Spero che abbiate portato la vostra spada più affilata,
perché oggi si torna a volare a bordo di questa Bara, benvenuti al nuovo
capitolo della rubrica… Who's Better, Woo's Best!
L’andamento della carriera di John Woo sembra seguire una forma
circolare, il ritorno in patria del figliol prodigo ha coinciso con un trionfo,
quello che al momento è l’ultimo grande acuto della filmografia del genietto di
Hong Kong, quella meraviglia di La battaglia dei tre regni (diffusamente
trattato), ma sembra che i corsi e i ricorsi storici per Woo siano una
costante, roba del tipo Giambattì lèvati, ma levati proprio.
Se Paycheck, ultimo lavoro della fase HoolyWOOdiana
della sua carriera è stato un film che in teoria Woo avrebbe solo dovuto
produrre ma si è ritrovato anche a dirigere, una volta tornato in patria lo scenario
dell’industria cinematografica cinese era ben chiaro, tanti fondi a
disposizione con relative maestranze e un massiccio impiego di nomi proveniente
dallo “star system” locale, tutti al servizio di titoli spesso di pura e
semplice propaganda, infatti sarà un tema che tornerà anche la prossima settimana.
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Quando ti trovi al cospetto di un Maestro, ma lo fai con la giusta sfrontatezza. |
Se Red Cliff era un film estremamente sentito da
parte di John Woo, un modo per rendere omaggio a tutti quei precetti e libri
che secondo lui, ogni buon cinese dovrebbe conoscere, ad altri registi e divi
orientali non è stata concessa tutta questa libertà, un nome solo come esempio,
guardate i titoli nella parte bassa della filmografia di Jackie Chan per
farvi un’idea. Ovvio che una volta tornato a casa, soprattutto dopo aver diretto
un film colossale come Red Cliff, il nome di John Woo facesse molta
gola, cosa lo ha salvato dal finire a dirigere immediatamente un’altra grossa
produzione finanziata e indottrinata dal governo? Il più improbabile degli allettati,
come in un film di John Woo ci sono due “proiettili eroici” in questa storia, due che sembra non abbiano nulla in comune ma che finiranno a fare squadra.Su Chao-pin, taiwanese, ben più giovane del nostro titolare
di rubrica, dopo il suo più che modesto “Silk” (2006) firma la sceneggiatura di
un Wuxia, spudoratamente pensato per far tornare a svolazzare un po’, spada
alla mano, la leggendaria Michelle Yeoh dopo il successo globale di “La
tigre e il dragone” (2000) di Ang Lee. La sceneggiatura piace così tanto a John
Woo che sale a bordo, ufficialmente come produttore, poi però Su Chao-pin
finisce a chiedere al veterano Maestro così tanti consigli, che Woo alla fine,
viene accreditato come co-regista (storia vera).
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La futura vincitrice di una statuetta di zio Oscar, Michelle Yeoh. |
Una situazione quasi identica a quella che si era creata per
il suo Just Heroes, un altro film dove il nome di Woo ovviamente fa da traino,
per una storia che a ben guardare, ricorda molto un altro titolo delle origini
ovvero Last hurrah for chivalry, insomma il cerchio si chiude anzi, a
dirla tutta il cerchio si chiude nel 2010 ma non in Cina, bensì sulla laguna di
Venezia.
Due terzi dei vostri amichevoli Tre Caballeros di quartiere, inviati sul posto, pronti ad affrontare piogge
monsoniche (insomma Venezia che fa Venezia) erano presenti alla consegna del
premio alla carriera al Maestro John Woo, quindi se non volete credere a me,
citofonate pure a Sergio, che potrà confermarvi che abbiamo visto sfilarci
davanti sette dodicesimi del profilo di John Woo e un primo piano stretto sulla
sua nuca mentre andava in sala a ritirare il premio (Storia vera). Dentro, non fuori sotto l'acqua, fior fiori
di commenti arguti da parte della stampa stipendiata perché ritirare un premio
alla carriera, prima di proiettare in sala un Wuxia co-diretto che non è certo
il suo titolo più rappresentativo, era un’occasione troppo ghiotta per passare
per arguti per non essere colta al volo, come se due anni prima Woo non avesse diretto un capolavoro, vabbè.
Dopo la proiezione veneziana – che secondo me ai prediletti
della Bara non porta benissimo in ottica distributiva – il film noto sul
mercato internazionale come “Reign of Assassins” (in cinese invece, una cosa che
suona tipo come “Pioggia di spade”, figo!) finisce in un limbo da cui riemerge per
puzza un paio di anni dopo, con il titolo molto ‘sti cazzi stando alla massima di
Castellari, “La congiura della Pietra Nera”, che sembra il sogno bagnato
di un geologo complottista.
Qualunque sia il suo titolo, il film co-diretto dai due
registi è un Wuxia puro, a differenza di Red Cliff qui troverete un
trionfo di spadaccini volanti, un gran lavoro di cavi per eseguire tutti quei
magici zompi, quindi se non amate questo genere sapete a cosa andate incontro,
se lo adorate troverete lame per i vostri denti, perché “Reign of Assassins”
alla pari di Last hurrah for chivalry è veramente un buon Wuxia, anche
se è chiaro che sia stato diretto da Su Chao-pin, con zampate del Maestro
sparse qua e là.
La storia inizia con una leggenda narrata per immagini sui
titoli di testa animati, si narra che i resti mummificati di un monaco buddista
indiano abbiano poteri mistici, lo scheletrino del Santo, contenuto nel pietrone
del titolo, donerebbe al suo possessore la capacità di rigenerare organi e arti
mozzati. Per questo quando la setta della Pietra Nera viene a scoprire che il
primo ministro Zhang (You Liping) possiede parti di questi resti, manda i suoi
assassini più spietati a fare Zhang-Zhang della famiglia di Zhang. Dopo il
massacro però, una delle più letali di loro, la giovane Pioggia Lieve (da cui deriva il titolo originale cazzutissimo “pioggia di spade”) ruba i resti e scappa,
inseguita dal figlio superstite di Zhang ovvero Renfeng (Guo Xiaodong) pronto a
giurarle vendetta.
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Doppio primo piano, per sottolineare la natura melò della storia. |
La svolta avviene quando Pioggia Lieve incontra il saggio monaco Wisdom (d’altra parte si chiama saggezza, mica poteva essere un
pirla no?), che le rivela i suoi quattro punti deboli, le pronostica che cadrà
per mano di un Maestro se non terrà conto delle sue mancate e insomma, le
insinua il dubbio che la porterà a cambiare, tutto, anche faccia, ed è qui che
John Woo ci piazza la zampatona, gancio comodo per noi occidentali per notare
il suo passaggio.
Tramite un filo d’oro, un lavoro di logorio fatto usando gli
insetti e in generale, la mano capace dell’equivalente locale di un chirurgo, Pioggia
Lieve assume l'identità di Zeng Jing e da qui in poi, viene interpretata da Michelle
Yeoh, in quella che è a tutti gli effetti la versione Wuxia di Face/Off.
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Ti è andata bene, potevi trovarti con la stempiatura di Nick Cage. |
Il secondo atto del film è quello dove trova spazio il melò,
che ormai dovreste saperlo meglio di me a questo punto della rubrica, è uno dei
registri narrativi che fanno parte del DNA del cinema di Woo tanto quanto le
scene d’azione, la nuova vita di Zeng Jing, il corteggiamento con il marito,
inetto, praticamente innocuo (cit.) e innamoratissimo, con citazioni romanticone a supporto della tesi («Vorrei trasformarmi in un ponte di pietra e
resistere a 500 anni di pioggia, 500 anni di sole e vento, mi accontenterei di
sapere che la mia amata passi sul ponte» usatela per fare colpo, poi però
passate a ringraziare eh?) è quella che fa calare il ritmo del film, ma anche
qui, se conoscete la poetica di Woo, sapete che un domani migliore per i
suoi personaggi è il desiderato, ma quasi mai il loro destino.
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Risponderò sempre alle offese con le offese (cit.) |
Il passato verrà a dare la caccia all’ex Pioggia Lieve che
tornerà ad impugnare la spada, ed è qui che lo stile ricercato dei
combattimenti, si nota essere più farina del sacco di Su Chao-pin che del
titolare della rubrica. Risulta proprio differente la scelta del taglio delle
inquadrature per non notarlo, forse più nello scontro finale si vede qualcosa
di Woo, lo spadaccino spara fuoco ricorda molto una scena analoga di Last hurrah for chivalry, ma è il contro colpo di scena a portarsi nella pancia
quel DNA da film di Woo, non ve lo racconto perché per alcuni recensori (tutti
occidentali) è stato considerato alla stregua di un salto dello squalo come si
dice in gergo, anche se come dicevo, mi sembra parte di quella strategia di cui
sopra, diamo in testa al film per apparire arguti, perché se potete accettare
spadaccini svolazzanti, quel contro-colpo di scena non è niente di
particolarmente assurdo e anzi, aggiunge fascino ad un titolo che altrimenti, sarebbe
solo un wuxia moderno, ben diretto e ben realizzato, ma molto aderente al
canone.
Proprio quel contro-colpo di scena serve a dare
spessore all’arco narrativo dei personaggi, che per Woo sono sempre in cerca di
quel domani migliore che è un punto fermo nella sua poetica.
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Difficile capire chi ha diretto cosa, ma lo stile non manca. |
Per essere un film in cui Woo si è ritrovato regista un po’
per caso, “La congiura della Pietra Nera” è un titolo interessante, ovvio che
non sarà mai il film di riferimento della sua carriera o il primo che
consiglierei a chiunque per fare la conoscenza del genietto di Hong Kong, però
si sposa alla perfezione con titoli come Last hurrah for chivalry e
conferma l’andamento circolare della filmografia del grande regista.
Uno che si è fatto le ossa lavorando come discepolo del
grande Maestro Chang Cheh e che tornato in patria, ha idealmente ricoperto lo stesso ruolo per Su Chao-pin. Il passo successivo? Un altro titolo cinese al 100%,
anzi per essere precisi un titolo in cui l’influenza di Taiwan nella storia ha
il suo peso, ma soprattutto il suo rappresentare un altro progetto grosso da affidare
al figliol prodigo tornato in patria, ne parleremo diffusamente la settimana
prossima, anche perché questa rubrica è prossima ad imbroccare l’ultima grande curva prima
del traguardo.
Prima o poi recupererò i lavori fatti dal Masta negli ultimi 15 anni. Perché mi pare di essermi fermato alla sua edizione della "Battaglia dei tre regni". Quindi urge mettere occhio in quello che ora è diventato.
RispondiEliminaIo stesso due film suoi (i prossimi della rubrica) li conoscevo solo per sentito dire, questo lo trovi comodo su Prime Video, un Wuxia ben fatto che non è affatto tempo perso, poi si trova facile, a differenza del prossimo film in programma! Cheers
EliminaAll'epoca, quando era lanciato come il filmon3 spaccatutto di Netflix, l'ho visto in modo distratto e onestamente nenache ricordavo il coinvolgimento di Woo, e forse addirittura neanche lo sapevo. Ora mi sa che scatta la ri-visione 😉
RispondiEliminaSi è spostato su Prime Video, il gioco è "trova Woo", però alla fine è un film che fa il suo dovere ;-) Cheers
EliminaWhere is Woo?
EliminaWho?
Woo!
Did you find Woo?
What?
Not "what". Woo!
(e qui mi fermo) ;-)
Comunque, credo che anche a me toccherà riguardare attentamente il film per poter scovare le tracce della sua co-regia...
Chi gioca in prima base? ;-) Buona ri-visione. Cheers!
EliminaLa mia di mia sul tutto già la dissi estesamentegiusto un paio di precisazioni:
RispondiEliminaLa Madama Michela é il caso di cominciare ad appellarla col suo cognome completo (di un certo peso) : Yeoh-Todt, visto che quella coppia spettacolare é finalmenteconvolata a giuste nozze 😎😎😎😜
Il concetto dei "5 Pilastri della Cultura" mica é diJohnny, é un capisaldo per chiunque si voglia considerare "Colto" in Cina.. Ve ne sono 5 Arcaici Confuciani e 5 Classici 😎
Quella frase ad effetto oggi potrebbe fa colpo solo su una Dominatrix di quelle pericolose, quindi okkio... Altro che rimanticherie
Ah... E il titolista italiano-otaku che c'aveva il kink per Il Mistero della Pietra Azzurra, chiaramente 🤣🤣🤣
EliminaSi, una di quelle da tacchi alti, non sapevo del marito, pensa come sono aggiornato sulle questioni di rotocalco ;-) Cheers
EliminaSi molto probabile, non ci sono altre spiegazioni :-D Cheers
EliminaOvviamente, mi manca pure questo.
RispondiEliminaOltretutto Renfeng fa quasi rima col mio nickname, quindi mi ispira.
Dovro' giusto superare la mia reticenza per il genere.
Da pischello ammattivo per i vecchi film di arti marziali, e da "La Tigre e il Dragone" in poi, quando li hanno di fatto rispolverati, mi sono fiondato a vedere qualunque me ne capitasse a tiro di cinema. E si sa, anche una gustosa pietanza finisce col venire a noia, se ne mangi troppa e in continuazione.
Provvedero'.
Lo trovi comodo su Prime Video, non puoi sbagliarti ;-) Cheers!
Elimina«fare Zhang-Zhang della famiglia di Zhang» no vabbè 😂😂
RispondiEliminaTitolo che all'epoca, anno 2012 della dinastia Tang, amai molto. Immagina la felicità ogni volta che Rai4 lo passava a buffo 🤩
Si vede che ho studiato il cinese vero? ;-) Non passano mai film di Woo ma questo si trova ovunque, oh beh poteva andarci peggio! Cheers
EliminaNon a livello de La battaglia dei tre regni, ma discreto film ;)
RispondiEliminaDopo "Red Cliff" tutto il resto della filmografia di Woo è un passo indietro, però avercene di Wuxia come questo ;-) Cheers
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