domenica 24 settembre 2023

La battaglia dei tre regni - Parte 2 (2008): personaggi, fonti, musiche, libri e botte


Ogni promessa è debito, se per guardare La battaglia dei tre regni, continuo a consigliare la versione integrale, per il post sul film ecco la seconda parte con tutti gli approfondimenti del caso, la parola al mio consulente sino italiano per il capitolo extra della rubrica… Who's Better, Woo's Best!


Dopo i primi cento anni di prodotti cinematografici, si può con sicurezza affermare che i registi destinati a fare la Storia del Mezzo sono fondamentalmente bambinoni che registrano le loro proprie Avventure con i Pupazzetti. Poi, è vero, aver avuto infanzie di varie gradazioni di difficoltà, ed averle elaborate o meno, li distingue per stile e risultati, ma di base è questo su cui si basa la famigerata "Magggia del C." - ed anche il motivo per cui l'astina generale tende sempre più all'infantilismo, ma ok…
D'altronde non esiste religione al mondo che non abbia dato merito alla condizione di purezza del fanciullo, quale punto di vista migliore sullo spettacolo della Vita.
È ovvio che per quanto poi i genitori possano raccomandarsi, non si riuscirà mai ad andare d'accordo e farsi piacere i giochi proprio di TUTTI i bambini del parchetto: antipatie, egoismi, stupidità, in alcuni sono più marcate che in altri e si finisce per dividersi in gruppi o isolarsi a seconda dei gusti in comune.

«Vuoi giocare con me alla guerra?»
 
Tutto questo per spiegare che io da piccolo giocavo con Ang Lee e Won Kar Wai molto volentieri, ma ho sempre trovato il loro cuginetto mio omonimo troppo bamboccio, casinista e incasinato. Tipo il ragazzino che si divertiva ad infilare insetti e lucertole nelle bottiglie di vetro e poi farle detonare coi petardi che abbiamo conosciuto tutti. Spassoso senza spessore? A me pareva solo qualcuno che cercava fragorosamente di attirare l'attenzione sui propri complessi, mettendo sempre troppo pathos in tutto, fino a risultarmi ridondante e ridicolo, nelle sue storie Guardie & Ladri disperatamente romantici, sempre pronti a saltarsi addosso da un momento all'altro.
Ma un giorno sono stato costretto a cambiare completamente idea su di lui, quando per Natale gli hanno regalato un set elefantiaco di Warhammer e mi ha invitato a sorpresa a casa sua.
La prima volta che ho visto Red Cliff, me lo hanno proposto integrale, omettendo di proposito di specificarmi chi fosse il regista con cui sapevano stavo litigato. Considerate anche che non ho mai avuto interesse particolare ai films de GueRa in quanto tali, sebbene li conosca praticamente tutti per questioni specifiche e tecniche delle varie lavorazioni e qualità di ricostruzione.
Da allora sono passati una dozzina d'anni, e ancora una pellicola di genere, durata ed epicità di questa portata e qualità la devo ancora vedere.
Giusto l'altro giorno ho cercato d'illustrarvi i presupposti culturali di questa Epopea Filmico Marziale degli Archetipi Eroici, nata per celebrare il momento esatto in cui la Repubblica Popolare Cinese si apprestava a mangiarsi il pianeta intero: ci si può finalmente dedicare all'osservazione più attenta di ogni strato di quello che è lecito definire il Canto del Cigno di un Autore per troppi anni dilaniato tra troppe istanze culturali opposte ed inconciliabili, che qui trovò la pace.

In pace anche con le simmetrie Manniane (per continuare le affinità tra i due)
 
Amo volerla vedere a tutti i costi in maniera ottimistica, se cerco un merito nella zuppa di scientologia accelerata che il povero Wu Yu-sen si era subito in America, TRAVOLTO dentro una GABBIA di pazzi pensando di andare in CROCIERA, che lo portò indubbiamente ad una ponderosa riflessione sulle proprie radici culturali e quindi ideologiche. Un bel casino: ateo maoista per cultura, reietto complessato da una morale cattolica aliena cresciuta in un ambiente di amoralità anarchica millenaria come quella di un porto pirata, esteta dalla sensibilissima intelligenza sviluppata dalle necessità.
Nelle ultime puntate della presente rubrica é stato documentato impietosamente quanto frastornato fosse a livello artistico, ed è cosa altrettanto nota dell'assunto iniziale che facevo sul cinema in generale, che quando un Autore è in crisi la cosa migliore sia fare ritorno alle origini.
 
Lo fa da par suo, chiaramente, surfando gagliardo l'onda di investimenti che la sua ingombrante culla nazional comunista stava creando nel primo decennio del ventunesimo secolo in ogni campo dello scibile economico, mettendosi sotto a studiare per dare l'esame magna cum laude di cinesità. Letteralmente e letterariamente.
Il materiale di partenza sarebbe un libro. Anzi: sette; ma andiamo con ordine iniziando da una serie di videogiochi e da un film demenziale.
Il primo Dynasty Warriors della Koei è in giro dal '97; Chinese Odyssey, scompisciante gioiellino di raro pregio della cricca/factory di W.K.W., dal 2002.

Come si sentono i fan di Won Kar Wai dopo questo paragrafo.
 
Dalla notissima serie di Hack 'n' Slash prende i personaggi e l'impostazione, dal film che dovete a tutti i costi recuperavi DOPO aver visto questo, il cast e il comparto tecnico d'eccezione e stile.
La storia non è quella accaduta per davvero ai tempi della morte di Settimio Severo, ma la ben più rispettata e conosciuta versione contenuta in uno dei 5 pilastri della Cultura Cinese Tradizionale, scritto mille anni dopo. Gli altri quattro ce li ficca d'ufficio Johnny Wu e aggiunge per buona misura anche l'Arte della Guerra di Sun Tsu, un evergreen dall'epoca di Aristotele, e l'I-Ching con i suoi tetragrammi e sentenze mistico sciamaniche.
Il malloppone cognitivo viene integralmente caricato sulle spalle del cast di maiuscoli, supportati da una Sinfonia Originale gloriosa ed immaginifica fino al pop e dalle ricostruzioni monumental-maniacali che solo un popolo che idolatra la propria sola memoria storica sa creare.
 
Zhang Fengyi fa Cáo Cāo. Chi tra attore e personaggio, entrambi Storici, vantasse più apparizioni su grandi e piccoli schermi è ancora dibattuto. Ma è un po' come se avessero messo Al Bano ad interpretare una figura che univa Caio Giulio Cesare e Giovenale, o Richelieu con Napoleone e Baudelaire. Avrete tutti sicuramente presenti i mitici "Antichi Proverbi Cinesi", giusto? Almeno un terzo li ha scritti di suo pugno d'acciaio il personaggione, che per quanto documentalmente un autentico Gigante della Specie Umana di tutti i Tempi, il suo stesso popolo preferì ricordare come un Vlad Dracula Tepes 3° qualsiasi. Il maliardo di "Addio mia concubina" è chiamato ad impersonare Mefistofele in vesti di Tigre: più leggendariamente cattivo tra i bimbi orientali di Dart Vader, più ebbro di conquiste di Alessandro Magno, più prolifico di Priamo, più avido e feroce di Nerone. Ogni sua battuta nel film, o sequenza o espressione, è l'esatta trasposizione del contenuto de IL ROMANZO DEI TRE REGNI (Sanguo yanyi) attribuito a Luo Guanzhong, pubblicato verso il 1350 circa dell'era cristiana, praticamente la Gerusalemme Liberata ma se l'avesse scritta Dumas padre. Dovreste proprio leggervelo.

«Non disponibile su audiolibro»
 
Takeshi Kaneshiro nella parte di Zhuge 'Kongming' Liang è onestamente troppo in ogni direzione, mannaggia al suo sorrisetto da sparviere, il suo ventaglio d'ala di pernice ed il suo Feng-Shui. L'ex Pop Idol giapponippo, musa e tormento del W. K. W. di cui prima, sarebbe la seconda figura centrale delle vicende narrate, insieme al tiranno Cào: avvocato, filosofo, ingegnere, statista, autore, intellettuale, musicista, leggendario apostolo di Sun Tsu e Sun Pin ed inventore del volo aerostatico umano con una decina di secoli d'anticipo rispetto ai Mongólfiere Brothers. In un'iperbole di Inner Easter Egg's Joke, uno dei protagonisti de "La Foresta dei pugnali volanti" ed altri Paeplum di Reclame del regime, gigioneggia compiaciuto e piacione nelle raffinatissime vesti tinte pastello dell'originale, storico "Crouching Tiger" messo già in scena dall'amichetto prefe del regista: quel pennellone di Chow Yun Fat (motivo per il quale quest'ultimo si perde l'appuntamento in stile Avengers col sodale di una vita.)

In foto, l'attore preferito del regista presente in tutti i suoi film. L'altro invece è Takeshi Kaneshiro.
 
Il generalissimo ultracavaliere Zhao Yun, una delle Mitologiche Cinque Tigri, ognuna caratterizzata da uno stile marziale ispirato ad uno degli Elementi Naturali, è portato sullo schermo nientemeno che da Hu Jun, figlio d'arte, specializzato ad Honk Kong in pugni e calci d'artista: un uomo, una quercia. È anche il primo a darci un'idea d'assaggio della qualità pazzesca delle sequenze di combattimento che si dipaneranno per tutta l'Epica durata; potrebbe anche dare l'onesta idea di essere il più figo del bigoncio, a combinare massacri, ma solo perché non si è ancora visto all'opera quell'uragano di schiaffi che risulta essere in battaglia Batdorj-in Baasanjab, ballerino d'origine mongola, armato della spaziale alabardona di Guan Yu, il "Vento" degli Elementali Guerrieri schierati a difesa dai Regni del Sud.
Terra, Fuoco e Acqua son lasciati alle fazze da antologia dell'Archetipo Lombrosiano di Tong Dawei, Zang Jinsheng e quel gran pirata di Nakamura Shidō II, rispettivamente. Insieme formano un Voltron di felini a strisce di innaturale, sovrumana Maestria Bellica, Sagacia, Abnegazione ed Abilità Violente, proprio come fedelmente immortalato ne I BRIGANTI (Shuihu zhuan), conosciuto anche come "Sulle rive della palude", attribuito a Shi Nai’an, anche se non si hanno notizie certe in merito alla paternità, al solito… Immaginate l'Anabasi di Senofonte, i Tre -anzi 5- Moschettieri, Robin Hood e i suoi allegri compari della foresta e la Chansón de Roland, tutto mischiato insieme e realmente accaduto per davvero. Dovreste proprio leggervelo.

«Ma non su ebook!»
 
Chang Chen piove dritto com'è da quel Chinese Odyssey (che dovete recuperarvi assolutamente) e con tutti i lavori giusti con la gente ggiusta fatti nei 20 anni di carriera precedenti, che gli garantiscono talenti e carisma in quantità tali da 1) cuccarsi il personaggio più sfaccettato, dall'arco narrativo più complesso e dalle capacità più limitate, ossia Sun Quan, per amici e cortigiani semplicemente Zhongmou, fondatore e primo Imperatore del Regno Ancestrale della famiglia WU; e 2) duettare tutto il tempo tra la bromance spintissima di platonica lascivia prevista tra il suo personaggio e quella dell'ingombrante Takeshi Kongming e soprattutto con le Daddy's issues di niente popò-di-meno-che..
Tony Leung Chiu-wai messo dentro Zhou Yu, il suo viceré e Comandante in capo.
Capirete anche voi il ruolo ingrato che gli è toccato in sorte.

Appena premiato a Venezia, festival che ormai rende omaggio ai prediletti di questa Bara.
 
Il GranMaestro che viveva in the mood for love nell'elegante camera 2046 al servizio permanente di Sua Maestà W.K.W., il Gary Cooper Asiatico, il Cary Grant della sua generazione, compare in scena tipo dopo un'ora e mezza dall'inizio e chiaramente è lì per mangiarsi tutto-tutto e battere nella propria specialità, quale che sia, ogni altro personaggio o interprete. Esattamente come in "Chinese Odyssey", solo che qui è come di sua abitudine in Stanislasky immersivo dentro un individuo campato solo 35 miseri annetti ma che è arrivato ad avere una carta di Magic col suo nome sopra, duemila giri intorno al sole dopo, non so se... Ce le aveva veramente tutte, pare: bellissimo, intelligentissimo, sensibilissimo, abilissimo ecc ecc..
Leggende a parte, documenti alla mano fu comunque davvero Macchiavelli, Cesare Borgia e Lorenzo il Magnifico messi insieme, nella sua epoca. Farlo interpretare dall'unico uomo in Cina che se incontra Donnie Yen può fargli *pat-pat* di commiserazione sulla testolina ed avere indietro la mano con un "Mi scusi, buongiorno dottore.. .", è fare solo metà del lavoro.
Accantonato il manicheismo duopolistico tra contrapposti/uguali-ma-diversi che l'ha reso acclamato, John si butta su un Infinity War di Supereroi del Kung Fu contro il Thanos degli Eserciti: uno contro tanti. Aggressore Imperialista contro Indomiti Difensori. Una sfida non indifferente di progettazione creativa, equilibrio, composizione narrativa, direzione, gestione di set ed egocentrismi grossi come quartieri metropolitani e coordinazione di maestranze da erezione della Grande Muraglia.

Dov'è Wally? 

Mentre imbastisce sequenze di guerra e combattimenti di ogni specialità possibile che voleranno dalla linea dei liberi per schiacciare in testa a scene come il Fosso di Helm, lo sbarco del soldato Ryan, l'incipit nella selva del Gladiatore, tutto Troy, Alexandros, Crociati, BenHurry e compagnia belluina famosa, trovando tempi, modi e maniera di rinfrescare un po' l'atmosfera inserendo altri due ulteriori Testi Fondamentali della Cultura Classica Cinese: IL SOGNO DELLA CAMERA ROSSA (Hong lou meng) capolavoro di epoca Qing Scritto da Cao Xueqin tra '6 e '700, e ovviamente il suo adorato "La prugna del vaso d’oro, ossia Jin Ping Mei" anonimo caposaldo romantico di epoca Ming e testo di riferimento per i personaggi femminili suoi e di tutti i colleghi suoi amichetti operanti sui set più ricercati del periodo.
Centrano pochino con l'epica di massacri campali e lotte di civiltà della trama principale ma il loro contenuto è saldamente affidato a fotografia, costumi, musica e due attrici.
E non un paio di figuranti semi amovibili, spesso foriere solo di tragedie & rompimenti, facili al dramma e al vittimismo come da poetica dell'Autore da decenni. Nono: tutto il contrario.
Nella miniserie di 5 puntate in cui idealmente oggidì lo si potrebbe scomporre, ci sarebbe tranquillamente da confezionare un paio di episodi solo col minutaggio delle imprese delle Principesse  Lin Chi-ling / Xiao Qiao e Zhao Wei / Sun Shangxiang, indimenticabile portiere saracinesca di Shaolin Soccer (VERSIONE ORIGINALE INTEGRALE!). Come anticipatovi venerdì entrambe permetteranno che il sanguinario volteggiar di maestria guerresca di tutti i maschietti porti a qualcosa di concreto, anche se frutto della fantastica penna dell'autore dei Tre Regni: un lieto fine di pace.
 
A proposito di calcio, per gli appassionati di quello Storico Fiorentino (che se non conoscete vi consiglio di ri-scoprire) ci sono pure gli extended highlights di una partita del suo antenato: il Cuju.

Un po' di storia per gli appassionati di calcio.
 
"Kiki's Delivery Service" e "Memories of a Murder" potrebbero già dirvi qualcosa, se proprio non conoscete già di nome e per capacità Taro Iwashiro, ma il compositore giapponippo ha il tema centrale di questo film come suo migliore biglietto da visita per i neofiti o gli appassionati di temi magniloquenti e Colonne Sonore da Fomento Glorioso. A questo Maestro, a Tim Yip per i costumi ed a Yue Lü per la fotografia, il Figliol Prodigo della Terra di Mezzo affida l'impianto ultra realistico che precipiti tutti i partecipanti alla Battaglia dai due lati dello schermone nel 208 dell'era cristiana comunemente accettata.

 
Da quelle parti non hanno mai smesso di produrre con le stesse tecniche gli stessi oggetti per qualcosa come 5000 anni. Anche solo come falsi da vendersi persino tra loro, dalle spille da balia alle macchine d'assedio; se proprio manca qualcosa di pronto si possono sempre recuperare i progetti originali negli archivi: la veridicità tecnica delle ricostruzioni architettoniche, metallurgiche, tessili e plastiche NON è un problema.
Eppure trasuda la mitologia del fantasy più tolkeniano da superare spudoratamente la Narnia di C. J. Lewis, pur non perdendo neanche un secondo di crudo realismo. No: nemmeno per mezzo pezzetto di cavo wuxia o un'ipercinesi (pun intended) di calcivolanti come un# Wachowski qualunque(chiunque?).
 
Ve n'è davvero per tutti i gusti della famiglia, in quantità e qualità sibaritici, 'Imperiali' verrebbe da dire, se non fosse che quell'epiteto all'epoca non l'avevano ancora coniato. Saranno le drammatiche vicende qui narrate a portare all'unificazione dell'immenso territorio di vastissima varietà che chiamiamo Cina.
Forse troppo colto e denso persino per i suoi intenti è rimasto comunque completamente insuperato per resa stilistica generale, livelli produttivi ed eccellenza di risultato, quasi impietoso nel confronto con i risultati di budgets e Terabytes di CGI decuplicati che si usano adesso e su cui tutti possiamo deprimerci (Anelli del Potere, anyone?). 

Un'impresa che è il Tempo stesso a dirci essere stata catartica, per il regista, e sapete bene tutti come uno degli Antichi Proverbi Cinesi di questa Bara reciti che il Vecchio Ineluttabile Bastardo è il miglior critico della Storia, per distacco.
Io allora feci pace con John Woo e lui con se stesso, ritirandosi artisticamente a vita privata e uscendo solo per incassare il Paychek ad intervalli regolari. Il resto della sua produzione mi risulta tutt'ora piuttosto insignificante, ma mi e ci ha regalato uno delle pellicole più maestose e complete degli ultimi trent'anni. Basta e avanza.

Vi ricordo che trovate la prima parte del post dedicato a "La battaglia dei tre regni".

8 commenti:

  1. Stimolante e con alcune tracce da seguire ed approfondire. Mi sono preso la libertà di girarlo ad un giovane amico che va frequentando un corso di sceneggiatura in Milano. Attendo altri tuoi scritti. Buona domenica.

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    1. Ti ringrazio molto e ringrazio anche Giocher per il doppio lavoro, che è stato anche triplo, perché questi due post hanno richiesto più tempo e modifiche di quello che potrebbe trasparire. In ogni caso entrambi ci tenevamo a rendere giustizia scrivendo di un film trattato sempre un po' troppo frettolosamente da tante recensioni, anche valide ma non così approfondite che si trovano in italiano. Cheers!

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    2. Grazie Paolo, spero che il tuo giovane amico rinunci al piú presto ad un settore foriero solo di prostituzione intellettuale, saccheggio ideologico e depressione sfiduciata spinta molto mossa... 😜

      Ma se é fanatico di cinema e retroscena ti e gli consiglio lo speciale dedicato a Cool Runnings uscito su questo blog ad agosto 😎


      Giocher

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  2. Mi associo.
    Post molto articolato ed esauriente, con numerosi spunti per chi avesse voglia di saperne di piu'.
    Che poi, alla fine, e', quel che dovrebbe fare un film basato su fatti storici.
    Passata la dovuta sbornia di spettacolarita', magari ti viene una voglia matta di scoprire un po' come si sono svolti i fatti.
    Visto che hai parlato di videogiochi, da appassionato di vecchiume ripenso ai due picchiaduro a scorrimento Dynasty Wars e Warriors of Fate di Capcom.
    Diciamo che in 2D e pixel non badavi molto al fatto di pesare decine e decine di avversari sempre uguali, mentre in 3D è poligoni, beh...lo si nota un po' di piu'. E infatti viene a noia ben presto.

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    1. trovo che sia il bello di questo film, vuoi le battaglie? Qui ne abbiamo di fantastiche e dirette alla grande, poi subentra (si spera) la curiosità di sapere di più della Storia, per questo ho sempre apprezzato moltissimo questo filmone. Cheers!

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    2. Un po' come 300.
      Il film, piu' che altro.
      Al di la' del dispensare testosterone gratuito che ti spinge a spararti le flessioni nel parcheggio del multi una volta uscito, magari dopo vai a leggerti qualcosina sulla storia vera.
      E scopri che e' ancora piu' pazzesca. Del tipo che gli spartani erano in rotta e stavano fuggendo (val bene la morte gloriosa, ma fino a un certo punto), ma poi si sono accorti che il Re era rimasto indietro, e...hanno fatto retromarcia e si sono ributtati in mezzo.

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    3. Seeeee se non fosse che in questo caso ci sarebbe il "problema" della fonte fumettistica, in cui Miller parte dalla Storia ma racconta quello che gli fa comodo a lui secondo il suo punto di vista, quindi non me la sento tanto di paragonarlo a "Red Cliff" perché il film di Woo è frutto di gran lavoro di studio e ricerca da parte del regista, "300" invece NO, perché il regista era impegnato a ricreare solo l'estetica delle tavole e basta, non ha sfogliato altre pagine se non quelle del fumetto di Miller. Cheers!

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    4. Da ben piú di un punto di vista, il buon Red non ha tutti i torti: il fumetto di Miller ed il testo originario di questo film, scritto in una fase Dolcestilnovistica cinese, hanno ben poco a che fare con i fatti davvero accaduti, ed un medesimo afflato agiografico.... Le similitudini però finiscono qui.
      Tra i film c'é la differenza che pasaa tra una redbull sgasata e addizionata con un Long Island particolarmente secco e aromatico..

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