Arriveremo alla fine del 2023, tra una manciata di mesi e uno dei titoli che avrà incassato di più dell’anno, risulterà essere uno tratto da un videogioco, allo stesso tempo è evidente che la Sony non sia rimasta con le mani sul gamepad, mettendo su una campagna di rilancio di molti dei suoi titoli, anche storici, se fossi Piera Detassis avrei già mandato alle stampe un pezzo riguardo alla nascita del “CineSony” o qualche altra menata del genere.
The last of us prodotta da HBO e il non proprio
brillante Uncharted sono tutti segnali di tentativi più o meno riusciti
di questa operazione macina soldi, se un tempo erano i videogiochi, gli ultimi
arrivati sulla piazza, a chiedere aiuto al vecchio palcoscenico del cinema per guadagnarsi
credibilità e nuovo bacino di pubblico, ora la tendenza si è invertita, il
mondo dei videogames ha pescato sempre di più dal cinema (quante volte di un
gioco avete sentito parlare come di «Sembra un film»? Ecco appunto) tanto che i
ruoli si sono invertiti, la settima arte in crisi di idee, ora spera di
convincere qualche Gamer a mollare la consolle per un paio d’ore e di trasferirsi
davanti ad un altro tipo di schermo, quello di un cinema.
Da qui nasce “Gran Turismo” (con melenso sottotitolo
italiano che mi rifiuto di riportare), nuova pellicola prodotta da Sony
Pictures Entertainment e da PlayStation Productions ispirata alla serie di
videogiochi omonima, che dal 1997 ad oggi ha venduto più di 90 milioni di copie
che si muove in un territorio, anzi potrei dire che corre su un circuito bizzarro,
a metà tra l’adattamento di un gioco e la biografia, quelle legate ad un
marchio che vanno tanto forte ultimamente, un po’ nerd e un po’ dramma
sportivo con punte alla Willy Wonka e il mischione è pronto per essere
servito.
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Il ragazzo che ha trovato il biglietto d'oro. |
Dopo un prologo con un po’ di storia e l’origine del più completo simulatore “per tutti” creato venticinque anni fa e battezzato appunto ”Gran Turismo”, il film ci porta a Cardiff la città del Doctor Who e di Jann Mardenborough, un ragazzo che nel 2011, all’età di 20 e dopo mille mila ore passate a pilotare auto nella cameretta di casa sua davanti ad una console, è riuscito a qualificarsi tra i migliori durante l’iniziativa promozionale lanciata da Nissan, la GT Academy, una competizione virtuale per selezionare i piloti di eSport più capaci, a cui far fare il salto, dalle gare dei videogiochi a pilotare una vera automobile da corsa su pista. Sono anni che molti in giro per il mondo sperano che prima o poi Pornhub faccia lo stesso, ma torniamo a Cardiff.
Jann Mardenborough (Archie Madekwe) è figlio del calciatore
professionista Steve (Djimon Hounsou) che come tutti i genitori del pianeta ha
difficoltà a capire il giovane figliolo e la sua passione per uno sport dove
per praticarlo, non devi nemmeno uscire dalla tua stanza, “Gran Turismo”
cavalca in maniera molto canonica l’arco narrativo del protagonista, da gamer a
professionista delle corse, passando attraverso i rapporti paterni (più che con
le ragazze, presenti nella trama ma in maniera minore) rappresentati da una
serie di personaggi, tutti volti noti.
Da una parte abbiamo Danny Moore, vagamente ispirato
all'ideatore originale della GT Academy ovvero Darren Cox ed interpretato da un
redivivo Orlando Bloom, dall’altra l’ex corridore, ora meccanico specializzato
negli assetti da competizione e in pezzi dei Black Sabbath ascoltati sul
walkman Jack Salter, interpretato dal prezzemolino David Harbour, il cui
agente è bravissimo a trovare per lui tutti questi ruoli da papà burbero ma
buono in cui lo sceriffo spicca sempre.
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«Neil quale applicazione estremamente tecnologica stai comandando da remoto via Smartphone?», «Gioco a Snake» |
Prima di affondare i denti nella parte succosa di “Gran Turismo” iniziamo dall’effetto straniante che il primo atto del film crea, prima di tutto va messo in conto il fatto che questo sia essenzialmente un film di marchi, Nissan, Sony, Playstation, hanno tutti voce in capitolo perché senza di loro la storia (vera) di Jann Mardenborough non sarebbe mai esistita, quindi come in una gara automobilistica preparatevi a guardare un film che sembra la tuta di un pilota, piena di sponsor, scintillante e tirato a lucido come un auto da corsa e pieno di adesivi con lo sponsor, anche perché il primo atto, se non proprio tutta la prima metà di “Gran Turismo”, non si discosta di una virgola dai canoni del film di cui fa parte, cerca di raccontare in modo abbastanza aderente ai fatti (lasciatemi l’icona aperta, tra poco ci torneremo) la biografia mescolandola alla struttura canonica del dramma sportivo, ecco perché per tutto il tempo ho avuto quella strana sensazione di sospensione temporale, volevo quasi imputarla agli effetti del Dottore sulla città di Cardiff, ma poi ho capito.
Per esigenze narrative “Gran Turismo” sposta i fatti (aggiornando
anche la tecnologia) ai giorni nostri, quindi dal 2011 veniamo catapultati nel
2023, tanto che per restare fedeli ai canoni del film sportivo, gli
sceneggiatori Jason Hall e Zach Baylin e lo stesso regista Neill Blomkamp hanno
optato per una scelta che mi permette di chiudere l’icona lasciata aperta parlandovi
anche delle polemiche generate da tale scelta.
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Uellà giovane è la Bara che vola non la tua macchina, va piano! |
Pensate ad un dramma sportivo, uno qualunque, di solito funziona con un protagonista benedetto dal dono del talento ma grezzo, tutto da formare e senza una vera possibilità per arrivare lassù con i migliori, tante volte c’è di mezzo un mentore, un allenatore, un Sensei pronto ad allenare quel talento, una figura quasi paterna con i travagli del caso. Poi di sicuro ad un certo punto della storia ci sarà un “Training montage” per riassumere i miglioramenti e un grosso dramma (magari con lutto) che fa emergere la paura, la voglia di gettare la spugna che serve e rendere il successivo ritorno ancora più grandioso e travolgente. Tony, lo Scott giusto, di film così ne ha diretti due, cambiando i mezzi a motore sotto il culo di Tommaso Missile, ma abbiamo esempi che variano dal Karate di Okinawa alla Boxe e potrei andare avanti per ore, dove sta la polemica? Nel fatto che Neill Blomkamp e i suoi compari, in fase di scrittura, abbiano ciurlato nel manico giocando con le date.
Nel marzo del 2015, il vero Jann Mardenborough ormai pilota
professionista, è rimasto coinvolto in un incidente durante una corsa VLN
endurance sul circuito Nordschleife del Nürburgring, la sua Nissan GT3 Nismo ha
preso letteralmente il volo finendo per schiantarsi contro le barriere
protettive a bordo pista, il pilota non ha subìto gravi danni, ma uno degli
spettatori coinvolti ha perso la vita malgrado la corsa in ospedale. Un fatto
di cronaca che il regista con il nome quasi da autoradio (per restare in tema)
ha spostato nel tempo in modo da poter utilizzare come svolta narrativa nel suo
film, beccandosi gli sguardi scuri di molti, che hanno considerato la scelta di
cattivo gusto (storia vera).
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«Era più facile davanti alla console non è vero Neeeeeerd!?» |
Visto che non siamo davanti ad un documentario, il cinema non ha il dovere di essere realistico, se Blomkamp può ambientare gli eventi nel 2023, non vedo perché non possa prendersi questa libera raccontando quello che comunque, resta un evento – per quanto drammatico – che è parte della vita di Jann Mardenborough, i problemi di “Gran Turismo” al massimo si trovano tutti nel suo essere a tratti un po’ stucchevole, nel suo ricorrere ai lacrimoni per completare alcuni archi narrativi dei personaggi, ma soprattutto nel risultare tanto già visto proprio perché aderentissimo ai canoni dei generi a cui appartiene, per lunghi tratti sembra un freddo algoritmo applicato da un’intelligenza artificiale, scientifico nel dividere in eque percentuali fatti, dramma sportivo, romanzo di formazione del protagonista, lasciando spazio agli sponsor paganti con nomi, luoghi, persone e marche di automobili e qui veniamo al punto, perché Neill Blomkamp si è messo alla guida di questa auto da corsa?
Il regista sudafricano naturalizzato canadese per un po’ è
stato l’astro nascente della fantascienza, dopo “District 9” (2009), il film
che ha fatto passare la voglia di gamberi alla Wing-woman per un po’ (storia
vera), sembrava pronto per prendere il suo posto nel Valhalla dei giganti del
cinema, con titoli come “Elysium” (2013) e Humandroid ha confermato la
sua estetica perdendo progressivamente in personalità, poi quando sembrava
pronto per ripartire alla grande come il suo Jann Mardenborough, si è trovato
in scia ad uno più grosso di lui, prima il naufragio del suo RoboCop e poi il
suo Alien 3 (2.0) ucciso in culla dalle invidie di Ridley, lo Scott sbagliato, hanno fatto definitivamente precipitare l’uomo con il cognome che ricorda un
autoradio in un abisso, rappresentato da un horror indipendente sgangherato,
che però cercava di mantenere continuità tematica, ovvero Demonic.
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Altro salto dal virtuale al reale per Blomkamp. |
Per assurdo proprio quel piccolo Horror, che cercava di parlare di possessioni da un punto di vista nuovo, mescolandole con la realtà virtuale, è il filo rosso, un po’ consumato va detto ma presente, che lo lega a “Gran Turismo”. Non è un caso che le parti del film dove l’estro di Blomkamp fa capolino, sono quelle in cui il suo protagonista, quando entra mentalmente “In the zone” (come si diceva una volta) dalla sua cameretta di casa, si immagina virtualmente catapultato dentro un auto da corsa che come un Trasformers, Blomkamp costruisce intorno a lui andata a ritorno, perché quando Jann ha bisogno di tornare alle origini e ritrovare il vecchio fuoco di una volta, il regista ruota la macchina da presa, utilizza gli effetti speciali per smontare in pezzi l’auto riportando il protagonista alla stanzetta dove si è innamorato delle corse, regalandogli la sua personale “Dai la cera, togli la cera”, la frase-mantra, anche lei puro canone del dramma sportivo. Poco? Forse, ma ho parlato di filo rosso consumato, quindi tocca farcelo bastare, perché “Gran Turismo” è anche un po' la storia di Neill Blomkamp che cerca di riprendersi il podio dopo essere uscito di pista malamente.
Trovo altamente simbolico che a buttarlo fuori strada sia
stato quello con le mire da filosofo di casa Scott e a fargli idealmente
rimettere il culo in carreggiata sia invece il fratello figo e giusto. “Gran
Turismo” non ha il tiro, la potenza, mi verrebbe da dire l’ardore di Giorni di tuono, ma è un film con chiari committenti proprio come quello di Tony (Tom Cruise da una parte, la Sony Playstation dall’altra), che infatti funziona
quando inizia a seguire le sue traiettorie, facendo valere i nomi coinvolti.
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Che lo spirito dello Scott giusto sia con te Neil! |
Se Orlando Bloom è un cortocircuito di recitazione sopra le righe, a tratti un po’ troppo per sottolineare l’entusiasmo del capo della sezione marketing, almeno Archie Madekwe e David Harbour mettono su delle dinamiche che funzionano, mi viene più da pensare grazie all’esperienza del secondo, perché il primo ha l’immobilità che ti aspetteresti da uno capace di stare alla guida per ore, che sia di un mezzo virtuale o reale. Non può essere un caso che tutti i personaggi della trama, comincino a funzionare meglio in prossimità del Jack Salter di David Harbour, ora, non vorrei trasformare il post in un’elegia all’Hellboy meno fortunato, però prendete l’aspirante antagonista Patrice Capa (Josha Stradowski) scritto sul retro di un tovagliolo e con lo spessore della carta velina, che guarda caso diventa almeno un personaggio quando fa a cornate con Jack Salter, poi avrebbe tutto da imparare dal Russ Wheeler di Cary Elwes, ma questa è un'altra faccenda.
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«Sono contento di dover alzare la testa per guardarti negli occhi, sono cinque anni che guardo verso il basso quei piccoletti di Strane Cose» |
Quindi l’altro grande pregio del film oltre ad Harbour e alle musiche di Lorne Balfe e Andrew Kawczynski (un trionfo di toni bassi con punte trascinanti, in pratica il riassunto in musica perfetto di “Gran Turismo”), sta nel lavoro rigoroso di Neill Blomkamp, che ad una prima occhiata, pare uno a cui di auto da corsa non interessa un’infiocchettatissima, che però con lo stesso rigore con cui portava in scena i suoi futuri distopici fantascientifici, si cala nel mondo delle corse portando gli appassionati dentro gli abitacoli, sulle piste, dentro i paddock, rendendo omaggio in parti uguali al realismo pieno di dettagli, strategie e marchi bene in vista delle gara, ma anche ad alcune scelte visive rese celebri dall’amata serie di videogiochi, ad esempio il modo di rendere graficamente il numero delle posizioni, un lavoro realizzato con un occhio magari un po’ distaccato ma comunque di uno che ha sempre fatto dei dettagli (anche tanti, tutti insieme a riempire lo schermo) la sua cifra stilistica.
Basta guardare la varietà delle inquadrature, primi piani
dei piloti, dei volanti, dei pistoni nel motore, angoli di inquadratura a volo
di drone, da bordo pista, dal basso ad altezza paraurti o durante i sorpassi. Quando scalda i motori Blomkamp li fa correre grazie soprattutto ad un lavoro
di montaggio notevole, che rende l’azione sempre chiara e spettacolare, come negli
ultimi venti minuti prima delle inevitabili foto dei veri protagonisti sui
titoli di coda (biografia? Non si scappa dall’album di fotografie finale), ma
in generale tutta la parte dedicata alla leggendaria 24 ore di Le Mans sono la
parte migliore di un film evidentemente su commissione, anzi, spudoratamente su
commissione viste le premesse, in cui l’occhio clinico di Blomkamp è la vera
marcia in più.
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Il vero Mardenborough, per alimentare l'effetto "Ma è uguale!!" |
Non so se per il regista sarà la gara del ritorno, probabilmente no considerando i risultati che sta collezionando in patria, non è nemmeno il film che rivoluzionerà per sempre il modo di raccontare le gare automobilistiche al cinema, ma potrebbe piacere sia ai giocatori che ai piloti, anche gli aspiranti tali.
Non sono riuscito neanche a finire di guardare il trailer; anche le marchette fanno fatte in un certo modo e questo va oltre ogni sopportazione.
RispondiEliminaPeccato, perché il cinema è una serie di marchette più o meno in vista, ma il problema di questo film non sono certo i committenti in bella vista. Cheers
EliminaHai perfettamente ragione, ma questa pubblicità fatta senza ritegno, senza neanche cercare di dare una storia vera e propria al tutto (a differenza di "The Lego Movie", per esempio) proprio non mi va giù.
EliminaPoi per carità, è anche possibile che scopra che mi piaccia, ma proprio non riesco a trovare la forza e la voglia di andarlo a guardare.
La storia è quella vera di Mardenborough può risultare incredibile e sicuramente raccontata in modo un po' caramelloso, ma è la base del film. Per il resto ci sta che non ti attiri. Cheers!
EliminaChe talento sprecato che è diventato Blomkamp. Dove sono il suo RoboCop o il suo Alien? Questo volevamo, invece ci toccano queste minestre. Per tanto così mi guardo Driven con Stallone, diretto da Renny Harlin.
RispondiEliminaSi, considerando i "RoboCop" che abbiamo avuto (un remake pezzente) e gli Alien filosofeggianti dello Scott sbagliati, anche io vorrei indietro quelli di Neil, bravo, ripassiamo "Driven" come ai vecchi tempi ;-) Cheers
EliminaHo piacere che Blomkamp abbia fatto pace col suo orgoglio e abbia accettato la sua natura piú profonda: smarkettare come un# tossic# ancora piacente ispirandosi a gente piú capace é quello che gli riesce meglio, tanto se c'é da metterci del suo si perde completamente.
RispondiEliminaAl solito non ha perso il Kink per il protagonista con la faccia da salluschione: in questo caso il Discount di Patel prima aveva fatto il figlio di Momozzo in See... É un segno, te la devi guardare!
Coraggioso, comunque, per essere il tentativo di fare il DoT di questa generazione, che di motori ad altissimi ottani e roba dal vivo non ne vogliono nemmeno sentir parlare..
P. S. Detesto dover essere proprio io a darti questa informazione, ma "i programmi fedeltà" e i concorsi di PornHubs vari che ti portano a corsi e filmati con i/le professionisti/e mi risulta esistano da parecchio 🤓🙄🐒
Ho pensato lo stesso, belle palle a fare un film al maschile, tutto di motori, per una generazione che al massimo si limita ai videogiochi. Per una volta che faccio il g-g-giovane e non cito il vetusto YouPorn tu mi ricordi la mia distanza con il resto dell’umana razza. A questo punto è già pronto il soggetto per la prossima biografia ispirata ad un’azienda o marchio, quelle che vanno di moda oggi. Cheers!
EliminaOrlando è uno di quei attori inutili che hanno avuto la fortuna di essere Carucci da giovani e di aver partecipato a due delle saghe più famose di sempre
RispondiEliminaQuindi sono due fortune, tutte e due insieme ;-) Cheers
Elimina"Sperano che prima o poi Pornhub faccia lo stesso" Sono in attesa dal meccanico e sto per subire un altro salasso, ma almeno ho tanto sghignazzato 😜
RispondiEliminaUn po' ci spero nel grande ritorno di Bloomkomesiscrive, che in fondo è uno di noi - peraltro anche lui fregato da Scott come tutti i fan del mondo - ma dubito che inseguire disperatamente i videogiochi sia il "biglietto d'oro" wonkiano.
Ho giocato pochissimo ai giochi di corse, e nessuno alla Play, ma se mi citi "Giorni di tuono" mi fai sciogliere il cuore: glie piaceresse a Bloom di fare un film così! Allora sì che canteremmo tutti la canzone degli Umpa-Lumpa 😜
Neil, fregato dallo Scott sbagliato va a scuola da quello giusto, non gli allaccia nemmeno le scarpe, ma si conferma uno di noi, anche a livello di sfighe megagalattiche ;-) Cheers
Elimina"Giorni di tuono" è l'unico film di Scott che mi sono tenuto da parte in questi anni. Non perché lo reputo "minore", ma perché mi manca troppo Tony.
EliminaNon passa giorno che io non senta la mancanza di Tony, lo Scott giusto (storia vera). Cheers!
EliminaSincero?
RispondiEliminaMi aspettavo la bocciatura in toto. E invece...
Gran Turismo, da NON appassionato di giochi di corse, lo trattavo solo per il gusto di provare un mucchio di macchine che, guardando le mie finanze esangui, non avro' mai.
Per quelli come me IL GIOCO e' Burnout, visto che ribalta l'essenza stessa della simulazione di guida.
Li' lo scopo e' creare incidenti a catena e sfasciare tutto!
L'ideale, per il sottoscritto.
Una vera sorpresa trovarmi Neil al timone.
Non lo sapevo, giuro.
Del resto solo il nome di Gran Turismo oscura tutto.
Spiace che non gli abbiano dato la possibilta' di sfogare il suo talento per la sci-fi, ma non e' detta l'ultima.
Questo e' chiaramente un lavoro su commissione, ma se resta bordo della grande S le possibilita' ci sono.
Io gli farei fare un film su Killzone. Oppure Resistance. O magari Horizon.
Impossibile da promuovere, ma anche bocciarlo in toto non me la sento proprio, non sarà il film che ci restituirà il regista, però ha dimostrato del fegato, apprezzo, come direbbe Hannibal Lecter ;-) Cheers
EliminaLapsus freudiano Cass? Quando ho letto "Jack Slater" sul personaggio di Harbour, stavo già invocando esplosioni e ammazzamenti, invece si chiama Salter. Vabbè, meglio così visto che non immagino ci siano pallottole ed esplosioni.
RispondiEliminaGiuro non sapevo fosse diretto da Blomkamp anche perchè era l'ultimo titolo in cui mi aspettavo di vederlo spuntare. Propio non mi ispira, non perchè tratto da un gioco, ma perchè non ci trovo alcun motivo di interesse.
I piloti "veri" ormai usano da anni i simulatori per prepararsi, per studiare i circuti, già nel 2008 si parlava delle millemila ore che un giovinetto Lewis Hamilton passava nel simulatore, e chi segue un pò le corse sa com'è andata.
Stupore e curiosità su una storia del genere sono proprio al minimo per me, siamo proprio in ritardo sui tempi. Ce l'avrei visto bene 20-30 anni fa, quando il soggetto poteva sembrare avveniristico, tipo The Last Starfighter, quello si che c'aveva visto lunghissimo ma non credo se lo ricordino in molti.
Io me lo ricordo, appeso al cabinato ci speravo di venire selezionato (storia vera). Non volevo scrivere l’elegia all’Hellboy sfortunato a poi ho finito nello stesso paragrafo a chiamarlo con il nome di un mito due volte, più che Lapsus alla Freud direi Lapsus alla Schwarzenegger, grazie ho corretto ;-) Forse avrebbe avuto senso non ambientarlo ai giorni nostri, lasciando almeno la storia nel 2011, ma in generale sì, è un film nato fuori dal suo tempo, tipo Napoleone Wilson. Cheers!
EliminaMa esisteva veramente il cabinato di "Giochi Stellari"? In tanti anni di frequentazioni di sale giochi non l'ho mai visto... Peccato!! Per quanto riguarda Gran Turismo devo ammettere che devo molto alla serie videoludica, in particolare al primo capitolo. Sembrerà una cavolata ma appena conclusa scuola guida con ottenimento della relativa patente non ero molto capace a fare le curve a sinistra... Con GT ho imparato come farle, durante una lunga estate di sessioni mattutine. Sicuramente cosa differenziava il gioco da altre produzioni ludiche era la fisica applicata alle auto, per l'epoca veramente rivoluzionaria, almeno su una console... Il film, purtroppo, mi ispira molto poco. Forse giusto la presenza di David Harbour potrebbe spingermi a vederlo, proprio perché lo reputo uno dei (pochi) attori carismatici della mia generazione, essendo coetanei... Buon Christina Ricci!!
EliminaEri come Zoolander ;-) Buon Christina Ricci anche a te! Cheers
EliminaEh eh, hai ragione! Okkio che ti lancio una Blue Steel!! Che poi oggi è giovedì, sono stordito come gli amici di Zoolander!! Ciao
EliminaTroppe Blue Steel... Cheers!
EliminaMa il capa junior non è josha stradoswsky? Detto anche il villain più inutile della storia?
RispondiEliminaCorretto grazie, talmente inutile che l'ho confuso con l'altro Capa (non rezza). Cheers!
EliminaMai sopportato gran turismo, troppo simulativo e precisino, preferendo giochi come Burnout se non addirittura Mario Kart, dove si può fare a sportellate, prendere bonus svolazzanti e lanciare gusci di tartaruga addosso agli avversari. Non sapevo che questo film fosse tratto da una storia vera, sulla carta appare anche interessante, ma da Neil Bloomkamp io continuo ad aspettare altre cose, che non arriveranno mai, mannaggia.
RispondiEliminaPurtroppo temo anche io che non le vedremo mai. Cheers!
EliminaNeil sembra uno di quei registi con la carriera al contrario, partito benissimo e con pochi mezzi, si è un pò smarrito. Non perdo le speranze, è giovane e ha mestiere.
EliminaQuello sicuramente, anche se la storia del cinema non è mai stata buonissima con quelli che hanno esordito con il botto. Cheers
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