giovedì 21 settembre 2023

Fenomeni paranormali incontrollabili (1984): se il titolo è chilometrico, aspettate di leggere il post

Il 21 settembre è un giorno segnato sempre in rosso sui calendari degli appassionati di horror, non importa se come accade quest’anno cada di giovedì, il giorno del compleanno di Stephen King è sempre festa e noi facciamo gli auguri al Re del Brivido con un’iniziativa a blog condivisi, tutti i link cliccabili anche usando i vostri poteri ESP alla fine del post.

La scelta del titolo Kinghiano quest'anno è stata semplice, avevo per le mani il cofanetto della Midnight dedicato a King e avendo già trattato gli altri due film contenuti, mi sono buttato sul terzo, un titolo di cui ho scritto tantissimo, senza averlo mai trattato per davvero, non fino ad oggi almeno.

John Carpenter aveva già diretto un adattamento Kinghiano, per altro molto bello visto che parliamo del mio coetaneo, uscito quasi in contemporanea con il mio giorno di nascita (storia vera) ovvero Christine, ma il 1984 è un anno chiave per gli adattamenti dei romanzi di King al cinema, perché senza girarci troppo attorno… Enter the Dragon Dino!

In ordine da sinistra verso destra in posa davanti a casa King: produttore, protagonista, regista e festeggiato di oggi (auguri Steve!)

Dino De Laurentiis dopo le prove generali come produttore esecutivo di La Zona Morta, capisce che King è la prossima gallina dalle uova d’oro, per avere i diritti sui suoi romanzi è disposto a fare di tutto, anche pagare un milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti per accaparrarsi i diritti di “Firestarter”, da noi “L'incendiaria”, romanzo di zio Stevie del 1980 mai considerato tra i suoi più famosi o apprezzati, ma pur di assecondare King il produttore avrebbe fatto questo e altro, anche finanziargli il suo primo (ed unico) film da regista (storia vera).

Vi avevo già raccontato questa storia di cambio in stile cestistico, ma lasciatemi riassumere: la Universal aveva già coinvolto Carpenter fin dal 1981, il Maestro molto interessato affidò il compito di scrivere la sceneggiatura a Bill Lancaster (figlio di cotanto padre) e a Bill Phillips mentre per il ruolo del padre della bimba dai pirotecnici poteri, Giovanni Carpentiere aveva le idee chiare come al solito: Richard Dreyfuss. L’attore feticcio di Steven Spielberg sarebbe stato perfetto per il ruolo, visto che in carriera ha dimostrato molte volte la sua capacità di interpretare l’uomo medio americano, in situazioni il più delle volte al limite, eppure nessuno aveva mai pensato di affidargli un personaggio di King, che di questa tipologia di eroi (contro voglia) ha una bibliografia piena. Se avete familiarità con la carriera di Carpenter però, immagino avrete già immaginato la fine della storia: con il disastro al botteghino di La Cosa, la Universal impaurita preferì affidare un progetto ad alto budget a chiunque altro e con l’entrata in scena nel frattempo di Dino De Laurentiis come produttore esecutivo, il nuovo regista scelto diventò Mark L. Lester, già autore di quella malvagia meraviglia di Classe 1984 e in futuro di vabbè, robetta, Commando (BOOM!).

«Devo darti una brutta notizia Charlie, la protagonista del film si chiama Charlie, ma non sei tu»

Il “Fattore D” entra subito a gamba tesa sulla produzione, per tenere bassi i costi e per usufruire dei vantaggi di un sindacato più accondiscendente, la produzione si sposta nella Hollywood privata di De Laurentiis, ovvero a Wilmington nel North Carolina, per altro città natale di Michael Jordan (storia vera). Visto che Dinone ha pagato un milione per il librone, col cavolone che seguiremo la sceneggiatura che prendeva le distanze dal testo di King voluta da Carpenter, tutto viene fatto riscrivere a Stanley Mann con l’imperativo di restare più aderente al romanzo ma di riassumere tutto in meno di due ore.

Con una crew tutta italiana e un budget fissato attorno ai dieci milioni, uno dei quali utilizzato per convincere un nomone come quello di George C. Scott ad impersonale un’appropriazione culturale, ovvero il ruolo dell’assassino nativo John Rainbird, il film viene diligentemente girato da Lester in cinquantacinque giorni, la parte difficile è stata scegliere tra due bambine come protagoniste, avevano da una parte quella di Poltergeist e dall’altra quella di E.T. ...

... In linea di massima sapete chi delle due ha trionfato.

Per le musiche non si bada a spese, cioè non si bada a spese per niente, De Laurentiis se voleva qualcosa o qualcuno, era disposto a coprirlo di soldi, consapevole di poter tirare come un matto la coperta (corta) da qualche altro lato, quindi per le musiche si vola tutti in Germania, i Tangerine Dream seguono le istruzioni, meno orchestra, più elettronica tedesca e registrano negli studi Berlinesi preferiti da David Bowie durante il suo lungo soggiorno nella capitale tedesca. L’arrivo del produttore negli studi viene celebrato come l’arrivo di Alí Ababua, in compenso De Laurentiis seduto al tavolo, in mezzo a due guardie del corpo giganti ascolta solo due delle tracce dei preferiti di Friedkin e Mann poi offre il suo responso: «Ok va bene… Dove si può mangiare della pasta decente qui?» (storia vera).

Eppure lo so a cosa state pensando, come sarebbe stato il film nella versione del Maestro Carpenter? Per una volta Padre Tempo ci offre una risposta, di sicuro sappiamo come sarebbero state le musiche, anche se la Wing-woman mi ha fatto notare che affidare il padre della ragazzina a David Keith, sembra un altro modo per girare intorno a Carpenter, visto che per mascella e zazzera, l'attore sembra la versione da discount di Kurt Russell.

«Basta! Io non sono Kurt e nemmeno UNDI!»

Inspiegabile l’adattamento italiano del titolo, chilometrico come da abitudini nostrane degli anni ’70, per un film dei primi anni ’80 che per ritmo trascinato, facce e nomi coinvolti, sembra davvero di un decennio precedente, che mi viene più istintivo associare a Fury di De Palma che a Scanners di Cronenberg, bisogna anche dire che [Cassidy inspira forte] “Fenomeni paranormali incontrollabili” [Cassidy espira forte] segue in maniera pedissequa il libro anche nei difetti.

“L'incendiaria” già di suo somiglia ad un misto tra i romanzi “Shining” (1977) e “La Zona Morta” (1979), inoltre ha delle lungaggini tipiche Kinghiane che per lo meno, lo scrittore del Maine sfrutta per scavare nei personaggi, il film dovendo riassumere tutto in 114 minuti (percepiti comunque, molti di più) deve per forza tirare dritto, quindi Charlene "Charlie" McGee (Drew Barrymore) e il suo papà Andrew "Andy" McGee (David Keith) sono già in fuga dagli agenti della minacciosa organizzazione governativa segreta chiamata “The Shop”, anche qui, nella versione doppiata inspiegabilmente reso come “Il laboratorio”, perché al responsabile del doppiaggio di questo film le soluzioni facili facevano schifo, “L'incendiaria” e “Il negozio”? Tzè, troppo facile!

Per colmare il vuoto, Lester dirige un sacco di flashback, spesso mescolati con i sogni tormentati di papà Andy, roba che se ti distrai un attimo non capisci perché il nostro, spiantato, per soldi si è offerto come cavia umana e in attesa degli effetti dell’iniezione, si è innamorato della sua compagna di branda ovvero Victoria "Vicky" Tomlinson di lì a breve in McGee, per altro, fatta a forma di Heather Locklear, il che semplifica di molto il processo di innamoramento. A noi in coda dal medico giusto con la signora Pinuccia possiamo chiacchierare, Andy invece? Heather Locklear, vabbè per la legge del contrappasso si passerà i suoi bei casini dopo.

Didascalie che nessuno leggerà mai presenta: mamma Heather Locklear.

La trama di “Fenomeni paranormali incontrollabili” “Firestarter” va così di fretta che il fatto che Charlie sia la potentissima figlia di due con modesti poteri ESP, lo dovete capire da soli, infatti Heather Locklear sparisce velocissimamente dall’equazione, quindi Lester si concentrata sui poteri di papà, pronto a rischiare una micro emorragia cerebrale ad ogni utilizzo. Da dove pensate che abbiano rubacchiato il sangue dal naso di UNDI se non da qui?

Il film ha talmente tanti di quei nomi enormi da sprecare, che nella parte della moglie del buon fattore che offre temporanea ospitalità ai due fuggiaschi, troviamo un’attrice incredibile come Louise Fletcher, gettata così a caso nel mucchio, giusto per dare l’idea delle dimensioni del portafoglio di Dino De Laurentiis.

Il ruolo di Louise Fletcher nel film riassunto in un fotogramma.

Quasi lo stesso discorso che potremmo fare per il comandante in carico del Negozio del laboratorio, ovvero Martin Sheen, che prima di diventare il Muppet telepatico di Andy, sembra stare qui per dire: avete visto La Zona Morta? Ecco, quasi la stessa cosa. Perché “Firestarter” è tutto così, si sofferma su cose secondarie e tira dritto sui dettagli chiave, come ad esempio tutto il rapporto di dipendenza e ritorno di papà Andy con i farmaci che alleviano gli effetti dei suoi poteri. Ma per fortuna il film poi, capisce il suo punto di forza e ci si concentra, si è ora di parlare di zia Drew Barrymore.

Quando si spara il phon nei capelli sono cazzi per tutti!

La sua Charlie è talmente azzeccata che anche quando pecca di “tontaggine”, viene percepita per quello che è, una bambina, inoltre va detto, io non sono un fanatico del “Per interpretare un cannibale al cinema ci vuole un vero cannibale!” però va detto che George C. Scott con il codino da Fiorello ai tempi del Karaoke e la benda che viene e che va (oh oh) tutto sembra tranne un nativo americano, poi va detto che quell’uomo, dove lo mettevi non solo recitava, ma si mangiava la parte e buone porzioni dello schermo, quindi il suo John Rainbird è una nemesi che amiamo odiare riuscitissima, che funziona anche in contrapposizione alla prova di Drew Barrymore.

Grande capo George C. Scott, nativo americano sì, ma di Wise in Virginia.

Quando i capelli della bambina svolazzano, sono letteralmente cazzi per tutti, Mark L. Lester è bravissimo a mostrare gli effetti dei suoi poteri, che siano guantoni da forno o muri di cemento in fiamme poco importa, la piromania del film è la sua vera forza anche quando la coperta di Dino De Laurentiis, tanto lunga quando si parla di avere attori famosi a bordo, improvvisamente si accorcia tirata forte dall’altra estremità.

Il finale del romanzo è un’apocalisse in miniatura, una versione vagamente su più larga scala del finale di “Carrie” (1974), che prevedeva centinaia di agenti ridotti a BBQ, palle di fuoco, insomma una fagiolata ad alto tasso di gradi Fahrenheit, che sullo schermo si riduce con Lester che si tira su le maniche e mostra tutto il suo mestiere, arrangiandosi con quello che ha.

Le palle di fuoco ci sono, ma fanno un po’ tenerezza, visto che sono sempre mostrate lungo la loro corsa e per fortuna, nel loro devastante effetto, ma non si vede mai come faccia Charlie a generare, anche qui, colmate voi i vuoti con la fantasia. In compenso non mancano elicotteri cotti in volo e agenti sparati sulle cime degli alberi, insomma la caciara, quella giusta.

I'm a firestarter, twisted firestarter (cit.)

Purtroppo nella sua versione cinematografica, “L'incendiaria” diventa un romanzo di formazione misto a film di vendetta, con finale tutto sommato rassicurante, un bel "Tarallucciatore" (copyright La Bara Volante) grazie ai coniugi Kent di turno, venendo a mancare del tutto quell’elemento che lo rendeva interessante. Il romanzo di King era una storia sul potere, qui apparentemente infinito che come sappiamo, corrompe in modo infinito, una maledizione, senza ombra di dubbio, a cui però Charlie inizia a dimostrare non solo un certo interesse, ma anche un certo piacere, come tutti i grandi poteri controversi possono scatenare. Il film su tutto questo passa come pialla, quindi possiamo dire che al pari delle musiche, l’unica cosa di cui siamo certi è che Carpenter avrebbe scavato più a fondo e con più cinismo, ma non ci possiamo lamentare, l’eterno sostituto Mark L. Lester ha fatto il meglio possibile con le carte che gli sono state messe in mano, firmando un film che a suo modo è diventato di culto, di cui oltre al nuovo adattamento, esiste anche una miniserie televisiva che fa da seguito, diretta da Robert Iscove nel 2002 che pensate, si intitola “L'incendiaria”, visto? Non era difficile? Del film però non ho un buon ricordo, i miei neuroni cancellatori mi hanno lasciato solo delle vaghe ombre riguardanti Malcolm McDowell e Dennis Hooper, altro non chiedetemi, quindi diciamo che l’unico vero fenomeno paranormale incontrollabile è il nostro festeggiato di oggi che dal suo testone ha fatto uscire tutte queste grandi storie, auguri zio Stephen!

Quindi premete con tutta la forza dei vostri poteri ESP sui link qui sotto per il resto del compleanno Kinghiano.

- La locandina d'epoca del film di oggi dalle pagine di IPMP.
Il Zinefilo festeggia il Re con una delle prime operazioni fosche in videoteca a suo nome.
Non quel Marlowe ricorda di quando "Stefano recensiva Stephen", cioè due recensioni del compianto Di Marino di opere di King.
vengono fuori dalle fottute pareti festeggia il Re con un libro su Creepshow.
- Mentre Need for Geek ci parla di Misery!

32 commenti:

  1. Ordunque: il Dino Nazionale, Re Stefano, i Tangerins, Heather Loackerchebontà, quello scoppiato di Keith Non Richards, Martin Sheen.... Poi ti meravigli del titolo alla Wertmüller! ! XD XD
    Ragazzo mio, il catering di questa produzione era trattato direttamente da Barry Seal con tratte dedicate settimanali e un biglietto di accompagnamento con la stima e il rispetto autografi di El Padrón..

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    1. Senza dimenticare l’enorme George C. Scott che fa reparto da solo, solo per elencare tutti i grandi nomi coinvolti metà post se ne va via ;-) Considerando la condizione di King durante la lavorazione dl successivo testo si, senza ombra di dubbio. Cheers!

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  2. Film che ricordo piuttosto bene, avendolo visto diverse volte a cavallo tra gli anni '80 e '90. Penso che la tua indicazione di pellicola che ha il sapore di un decennio precedente le calzi a pennello, manca sicuramente di quel "fuoco" che caratterizzava i film di quel periodo... Piccola riflessione su David Keith: l'ho sempre considerato un buon attore ma lo definirei "Carne morta", perché fa spesso una brutta fine nelle pellicole dove recita. Certo, non siamo ai livelli di Sean Bean, però... Sicuramente se l'avesse diretto il Maestro avrebbe avuto tutta un'altra impostazione. Buon giobia

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    1. Ha il fuoco (ah-ah) di un film degli anni ’70 oltre che i nomi coinvolti. Con Giovanni Carpentiere sarebbe stato un altro paio di maniche, ma va bene così, il Maestro sta bene alla guida di Christine, buon giovedì! ;-) Cheers

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  3. Da ragazzo ho molto amato il romanzo, mentre il film credo di averlo visto una volta sola, chiaramente trovandolo di gran lunga inferiore al libro e quindi archiviandolo.
    Passa spesso su Mediaset da splendida pellicola italiana d'epoca - come tutti i film di Dino, che dopo essere fallito regala a due spicci le sue pellicole - ma non mi è ancora venuta la voglia di rivederlo: mi basta la tua bella rece ^_^
    Auguri Stephen!

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    1. Ti ringrazio, a parte la scelta di George C. Scott (che compensa con l’essere un fenomeno paranormale incontrollabile di talento) è un adattamento molto vicino al libro in tutti, difetti compresi. Cheers!

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  4. Ho sicuramente letto il romanzo perché mia madre era appassionata e li aveva tutti, almeno fino agli anni 2000, ma non me lo ricordo per niente. e anche del film ho ricordi talmente vaghi che potrei definire quasi nulli.
    Mi associo comunque agli auguri al re, che ho tanto amato fino al momento del tracollo, che farei coincidere più o meno con il quarto libro de La Torre Nera compreso. Ho detestato quasi tutto quello che è uscito dopo.

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    1. Bé..Bulemmu biri 🤡! Quelli dopo non li ha scritti mica lui, e parecchi fidati non li ha amati neanche ... Ma i vizi costano 😎😜

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    2. Tra i (pochi) fan della Torre Nera il quarto libro divide, per alcuni è il migliore di tutti, per me no, quel suo rallentare fino a fermare una storia che procede sulla linea del Vettore non mi ha mai convinto, ma il lungo flashback è incredibile, quindi giusto così. Anche se scritti con troppa ingiustificata (oggi, dopo il 1999 meno) fretta nel cuore, i tre libri finali mi sono piaciuti, in particolare il finale, non una normalità per King. Nei suoi libri post 2000 molto, tanto appiattimento, ma anche titoli molto molto buoni. Cheers!

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    3. Questa leggenda del “Ghost writer” non mi ha mai convinto, poi sarebbe stato più onesta una scelta alla Tom Clancy, ma questo è un altro discorso. Cheers!

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    4. Anche a me alcuni di quelli scritti dopo il 2000 hanno fatto sospettare un ghost writer, in particolare alcuni che sembrano avere uno stile diverso dal suo, tipo "the Cell". Ma altri sono chiaramente scritti da uno Stephen King a cui nessuno osa più dire che dovrebbe tagliare un po', e infatti sono ingiustificatamente lunghi per non dire lunghissimi. Ho iniziato da poco a leggere "se scorre il sangue" ma i primi due racconti (gli altri non li ho ancora letti) sono storie avrebbero potuto essere scritte non dico con metà, ma con un quarto delle parole, a essere generosi.
      Per quanto riguarda il finale della Torre Nera, io verso la fine del quarto libro ho pensato: "ho il fortissimo sospetto che finirà in questo modo, ed è una cagata senza alcun senso logico" e, ehi! E' finito esattamente in quel modo! C'ho la vedenza!
      Non so cosa abbia fatto Tom Clancy.

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    5. Ma non é questione di leggende o illazioni, signori cari.. Trattasi di conoscere anche solo un po' le meccaniche editoriali, il funzionamento delle agenzie e case editrici americane del Re prima( e di tanti tanti altri dopo), gli importi di anticipi, coordinazione di stampa, marketing e distribuzione, di quell'era americane.
      Nel suo caso specifico poi pesano moltissimo la moglie, i suoi vizi e il successo pazzesco che ebbe ad un certo punto.

      Che poi, davvero, non solo non c'é nulla di nuovo, strano, brutto o sorprendente. La struttura sintattica e narrativa di quel tipo di romanzi sono stilisticamente riproducibili con la minima difficoltà.
      E se pensi che la prolissità fosse il suo marchio di fabbrica.. é vero proprio il contrario!! Non lo si può nemmeno chiamare "segreto di pulcinella" perché ci hanno scritto addirittura serie di romanzi, su chi faceva quell'onesto lavoro.

      -Ho riassunto qui tutte cose che possono essere verificate su google. Di recente, comunque, se ne é parlato quasi con trasparenza in occasione di questo:
      https://www.washingtonpost.com/lifestyle/style/james-patterson-doesnt-write-his-books-and-his-newest-readers-dont-read/2016/06/06/88e7d3c0-28c2-11e6-ae4a-3cdd5fe74204_story.html


      Il motivo principale dello sciopero attuale a Hollywood, o la puntatina in Aula dell'Antitrust Americano che King ha fatto di recente per parlare contro il suoi ex datori di mangiare e bere e pippare, é proprio che la NATURALE catena di montaggio che da decenni sta dietro ad ogni Grosso Nome delle <> per la creazione di ogni suo prodotto uscito sul mercato, é stata completamente spazzata via dall'automazione.
      non si ha un' idea dell'indotto creato da un libro di un autore seriale o un cantautore famosi: le DECINE di persome che portano a casa il pranzo e la cena per ogni dieci pagine o minuto di canzone... O almeno era cosí fino a meno di un decennio fa.

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  5. Col tempo ho capito una cosa.
    E cioe' che il mio ex-idolo di gioventu' Araki (spiacente, ma da "Steel Ball Run" in poi abbiamo litigato di brutto) sia anch'egli debitore di Re Stephen, e su parecchie cose.
    Si', pure Jojo.
    Basti vedere "Baoh", la sua prima opera di un certo rilievo.
    Praticamente e' "L'incendiaria" con i ruoli ribaltati.
    Abbiamo i due fuggiaschi con l'organizzazione segreta mista a colosso farmaceutico alle calcagna.
    Solo che il protagonista e' il ragazzo che fa da padre e fratello maggiore alla bambina, i poteri esp ce li ha quest'ultima, e le capacita' psichiche legate al fuoco e al calore ce le ha il Rainbird di turno, ovvero il killer Walken.
    Nome non messo certo a caso...
    Tolti mostri e mutanti assortiti insieme al parassita che trasforma il protagonista in un essere potentissimo e semi-immortale, l'ossatura e' quella.
    Con tanto di vecchietti dove la ragazzina si rifugia, alla fine.
    Ma torniamo al film.
    Ovviamente, tutti a dire che come adattamento non e' riuscito.
    Bah, io dico che in giro c'e' di peggio.
    Il film e' piacevole, tutto sommato.
    Puro intrattenimento, scevro purtroppo dalle riflessioni del romanzo. Ma va bene anche cosi'.
    Interpreti in palla, specie la (ai tempi) piccola Drew che a rivederla cosi' dopo la piccina tenerina di E. T. fa davvero impressione.
    Poi il banco lo tiene il grande George C. Scott, che forse anche lui andava dove lo pagavano bene. Ma che comunque non era una scusa per non fare un lavoro coi fiocchi.
    Il suo Rainbird e' semplicemente gigantesco quanto diabolico. Specie per quel vizio di sparare il setto nasale delle vittime nel cranio a colpi di taglio in stile Karate...la scena fa malissimo al solo vederla.
    Tipo Hallenbeck. Ci siamo intesi.
    Aggiungiamo un regista che adoro da sempre per via del suo dono innato sia del ritmo che della sintesi, e il film ti scorre via liscio come un bicchiere d'acqua.
    Ovviamente la scena clou e' quando finisce tutto in caciara ardente tra roghi, proiettili che esplodono a mezz'aria (fantastico, per l'epoca) gente ridotta a torce umane e palle di fuoco che svulazzano qua e la'.
    Che certo, riviste oggi fanno un po' ridere.
    Suppongo che potesse materializzarle isolando il fosforo dall'aria, come faceva un certo guerriero di Nanto...
    Certo, col Maestro John al timone sarebbe venuto diverso. E di sicuro migliore è piu' sfaccettato.
    Ma ripeto, con King ho visto ben di peggio.
    Ad avercene.

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    1. Si decisamente sia per il peggio che per Carpenter al timone. Cheers!

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    2. Dimenticavo.. In "Baoh", guarda caso, pure Walken era un nativo come Rainbird.

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    3. Gli esempi in tal senso sarebbero tanti, ma tanti tanti. Cheers

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  6. Comunque siete delle bVutte peVsone, l'anno prossimo potreste coinvolgere anche me, anche solo in virtù del mio ormai trentennale amore per King ç__ç
    A parte ciò, con questo adattamento ho rischiato di addormentarmi più volte, ma concordo con la bellezza degli effetti speciali, invecchiati più che bene!!

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    1. Mi faccio carico delle scuse ufficiali da parte di tutta la banda, come al solito siamo partiti all'ultimo secondo con l'iniziativa, giuro sulla testa di John Carpenter che l'anno prossimo verrai avvisata per tempo. Cheers!

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  7. Penso sia l'unico film tratto da King che ho visto una sola volta,nonostante sia molto famoso. Di solito gli adattamenti dei suoi racconti li rivedo più volte,tranne quelli che non mi colpiscono particolarmente,ma è anche vero che la mia unica visione risale a diversi anni fà,motivo per qui dovrei rivederlo. Thò a voler fare un esempio,un film super bistrattato è che io invece ho visto più e più volte con somma gioia è "L'Occhio Del Male" di Tom Holland,per me un lavorone,in ogni caso auguri di buon compleanno Stephen!.

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    1. Bello quello, anche il libro originale, citato e ricordato pochissimo, ennesima occasione per il Re per citare a suo modo il suo amato Richard Matheson. Non solo suo a dirla tutta ;-) Cheers

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  8. Grandissimo post per festeggiare il Re! Adoro i piani ben ri... ehm, adoro gi excursus storici, specie se riguardano zio John! :--)

    Comunque avrei potuto scommettere svariati euro che Keith Flint (pace all'anima sua) sarebbe entrato in un tuo post su Firestarter... :--D

    Buon compleanno Stephen!

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    1. Automatico, pensa che una volta sono anche riuscito a sentirlo dal vivo, non con i Prodigy ma come solista, mai stato un suo fan, almeno non prima di averlo visto dal vivo, dopo si, un Punk, ma una vero intendo (storia vera). Carpenter invece qui, avrà sempre spazio. Cheers!

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  9. Lacuna che finora non ho mai colmato. Ho saltato pure il remake perchè volevo prima vedere questo, e niente, sto ancora così.

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    1. Beh ci sta, penso ancora che tra i due il migliore (o meno peggio) sia questo. Cheers!

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  10. Eeee... non ho mai letto il film né visto il libro. No, un momento, non era così ma ci siamo capiti. Ho il remake in lista d'attesa da un po' di tempo ma non ho mai avuto la spinta necessaria a guardarlo.

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    1. Di quello nuovo merita la colonna sonora e la prova della protagonista, ma nel caso, ti direi di iniziare dal romanzo. Cheers!

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  11. Se il progetto fosse rimasto in mano a Zio John avremmo avuto a che fare con un risultato differente, questo è certo, ma anche Lester qui riesce a non sfigurare (specialmente nel lato action/effettistico) potendo contare su di un cast di tutto rispetto e sulle suggestive musiche dei Tangerine Dream, per Dino De Laurentiis meno interessanti della pasta decente che andava cercando (son gusti, che ci vogliamo fare) ;-)
    P.S. La didascalia io l'ho letta, come sempre. DOPO un attimo di distrazione, ma l'ho letta ;-)

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    1. Questione di priorità, per Dinone prima veniva lo stomaco, d'altra parte ha iniziato vendendo pasta (storia vera). Cheers!

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    1. Il prossimo anno facciamo un blogtour per te, altro che 'sto scribacchino :-P Cheers

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  13. Alla fine non dispiace, sempre se si riesce a soprassedere alla sua stupidità..

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    1. Si questo è vero, però fa ancora il suo dovere ;-) Cheers

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