Il 6 giugno è il compleanno del mitico Robert Englund, inoltre non so voi, ma l’estate mi fa pensare subito a Notte Horror e per me lo Zio Tibia non può uscire dalla sua cripta senza “The Mangler”.
Ci sono i film belli, quelli li amano tutti, è facile, ci
sono quelli decisamente brutti che invece non ama nessuno e poi ci sono mille
sfumature di colori in mezzo tra queste due grandi categorie, ecco qui si entra
in una terra di nessuno (che in realtà è di tutti) in cui non ci sono più
regole, i pareri soggettivi dominano perché è la zona del crepuscolo dove vivono e
prosperano film come “The Mangler - La macchina infernale”, dove la macchina
del sottotitolo italiano non è la Christine di Carpenter, ma serve a portarci
in zona Kinghiana.
Primo o poi l’adattamento Kinghiano tocca a tutti, la
produzione dello scrittore del Maine è talmente vasta che ancora oggi si può
pescare dai suoi scritti, anche se è piuttosto chiaro che per i grandi Maestri
dell’horror degli anni ’80, King fosse quasi una tappa obbligata, ci sono
passati tutti i grandissimi, poteva mancare il più sfortunato e spesso
bistrattato di loro? Tobe Hooper come sempre in carriera, ha dovuto un po’
accontentarsi di raccogliere le briciole, visto che per lui la prova dell’adattamento
Kinghiano è arrivata nel 1995, pescando da un racconto della raccolta "A
volte ritornano" (1978), nello specifico “Il compressore” che se avete
letto dopo aver visto “The Mangler” (o viceversa) potrebbe avervi lasciati
piuttosto straniti, diciamo così.
Zio Stevie nella parte della sensazione di quando leggi il racconto dopo aver visto il film e viceversa. |
La prova dell’adattamento Kinghiano per il regista texano è
arrivata in un momento ben poco luminoso della sua carriera, ancora oggi il suo
Non aprire quella porta - Parte 2 è un culto per pochi (presente!), in
mezzo a parecchie regie per il piccolo schermo, tra cui un segmento per Body Bags, i suoi due film “I figli del fuoco” (1990) e “Le notti proibite del
Marchese De Sade” (1993) non sono andati proprio benissimo, per utilizzare un
largo giro di parole, ma senza perdersi d’animo, benzinato a lattine della sua
amata Dr Pepper, Hooper non si è certo perso d’animo, ha alzato il telefono,
convinto Robert Englund a lavorare nuovamente con lui e insieme, via, si parte
per il Sudafrica.
Lo vedo, si sta chiedendo: «Dove cacchio le trovo le Dr Pepper in Sudafrica?» |
Perché il Sudafrica? Beh perché dove lo vuoi ricreare il tipico
clima perennemente autunnale del Maine di King? A Toronto in Canada, dove la
produzione doveva cominciare secondo i piani originali? Troppo facile! Si va
tutti in Sudafrica, in un periodo buono con ancora Nelson Mandela al governo, la
scusa ufficiale è che il produttore del film, Dave Barcham, avrebbe dovuto
organizzare il primo grande concerto post-Apartheid, Michael Jackson avrebbe
dovuto portare il suo spettacolo nel Paese, quindi mentre voi girate il vostro
filmetto, risparmiando qualche sudato dollaro, io prendo i contatti con i
locali eh? Visto che “Jacko” non ha mai suonato da quelle parti, potete intuire
che l’unico progetto che Barcham ha mandato a segno in Sudafrica lo deve alla
regia di Tobe Hooper e del suo sudatissimo cast. Se la scena iniziale di “The
Mangler” vi sembra oppressiva, angosciante e sudaticcia, ricordatevi che è
stata girata in un rovente Sudafrica travestito da Maine.
The rumble in the |
Allo stesso modo il nostro festeggiato, Robert Englund a
distanza di pochissimo tempo si è ritrovato nuovamente sommersa dal trucco di Nightmare - Nuovo incubo e subito dopo da quello di William “Bill” Gartley,
personaggio che nel racconto originale di King è appena citato, mentre nel film
di Hooper diventa il principale antagonista, che poi è anche un po’ il senso di
tutta l’operazione, che alla faccia della volontà di Englund di non dover ogni
giorno passare ore sulla sedia dei truccatori, qui manda a segno una delle sue
prove più memorabili.
Chiedete a chiunque di indicare un personaggio memorabile
interpretato da Englund che non sia Freddy Krueger, qualche illuminato vi dirà
Willy, il Visitors buono, ma in questa potenziale gara di popolarità, a mio
avviso uscirebbe trionfante proprio il diabolico Gartley, per la cui prova, il
buon Roberto ha sempre dichiarato di essersi ispirato ad un altro gran
simpaticone, J. Edgar Hoover (storia vera).
![]() |
... Ed anche un po' di Capitano Achab oserei dire! |
Doveroso passo indietro che mi serve per prendere la rincorda e gettarmi nel caldo abbraccio del mangano, torniamo per un momento al racconto originale di Stephen King, lui stesso ha sempre dichiarato che scrivere romanzi è come correre la maratona, mentre i racconti brevi somigliano più ad una partita di Basket, sarà per la mia nota passione per il giochino con la palla a spicchi che considero la creatività (e la follia) sfoggiata da zio Stevie nei racconti brevi forse la parte più libera ed esplosiva della sua produzione? “Il compressore” è una storia di esorcismo su una macchina, matta almeno quanto “Camion”, da cui lo stesso King ha tirato fuori la sua prima ed ultima prova da regista, Brivido.
Per non sprofondare nel ridicolo con una premessa tanto folle,
bisogna essere davvero bravi, il King del 1978 era il migliore, infatti “A
volte ritornano” è un’infilata di gioielli oscuri in cui anche una storia matta
come “Il compressore” incolla alla pagina invece di scadere nel ridicolo.
![]() |
Camicie ed operaie belle stirate, mi raccomando eh! |
Lo fa anche “The Mangler”? Ecco, non proprio, dopo un inizio fulminante – tra poco ci arriveremo – il resto del film è costruito sulla precisa scelta di risultare il più cinematografico possibile, quindi dove King suggeriva, raccontando eventi accaduti in precedenza (la ghiacciaia o la morte della signora Adelle Frawley), Tobe Hooper insieme ai suoi due compari sceneggiatori, Stephen David Brooks e Peter Welbeck, hanno tentato, lavorando a sei mani di adattare quell’atmosfera, una catena di montaggio che non allaccia nemmeno le scarpe al racconto originale, per lunghi tratti lo tradisce e in altri, non riesce proprio a non evitare il ridicolo involontario di una storia che comunque, prevede pastiglie a base di Belladonna e sangue di vergine.
Tutto questo casino per l’emoglobina di una nata tra il 23 Agosto e il 22 Settembre!? |
Tobe Hooper è un regista che è stato riscoperto, ma non
ancora pienamente rivalutato, anzi, possiamo dire che la rivalutazione del suo –
comunque notevole – contributo al cinema horror, non è ancora cominciata come
meriterebbe, questo non fa di “The Mangler” un bel film, al massimo ancora oggi
si attesa sul suo essere un orgogliosissimo B-Movie, tra i più bizzarri adattamenti
Kinghiani di sempre, culto per qualcuno e titolo del cuore per qualcun altro,
ma sempre per una stretta cerchio di pazzoidi di cui, come potreste aver
intuito, faccio parte anche io.
«Ci avrei giurato Cassidy, io di pazzoidi me ne intendo» |
Perché? Perché “The Mangler” ha stile, e quello stile non lo
dobbiamo a King, ma è tutta farina del sacco di Tobe Hooper risultando così un
film in perfetta continuità con le tematiche tanto care al regista texano, però
per non passare per un mitomane (più di quanto io già non faccia di solito)
iniziamo dai difetti, perché è giusto ricordare che stanno lì in bella vista.
Il primo, per assurdo, è aver arruolato un attore bravissimo
come Ted Levine, nei panni del tipico poliziotto da Noir, sfatto, sbronzo e stropicciato
dalla vita, che si ritrova sua malgrado alle prese con il mistero della
stireria industriale maledetta. Un personaggio che funziona perché è un cliché,
purtroppo quando il buono del tuo film ha la faccia del Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, questo tende un po’ a spiazzare il pubblico,
anche se a ben guardare rientra pienamente nello stile di un film ambientato in
un mondo senza speranza.
Se lui è il buono, buona camicia (stirata) a tutti! |
Altri difetti? Nel tentativo di portare il materiale di
base, un racconto breve, alla durata di 106 minuti, inevitabilmente si allunga
il brodo, spargendo fuffa nella storia qua e là, con la precisa intenzione di
rendere tutto cinematografico. Quando la ghiacciaia inizia a sparare fulmini,
nemmeno fosse una delle Tre Bufere, a quel punto il
ridicolo involontario lancia via le scarpe, si slaccia il primo bottone dei
pantaloni, afferra una Dr Pepper e si siede accanto a te sul divano, dove ti
stai gustando per la millesima volta “The Mangler” e ciaione!
Quando realizzi che la credibilità della storia è andata, ma per la birra in fresco non ci saranno mai più problemi. |
Detto questo, posso lanciare idealmente via le scarpe anche
io e mettermi comodo, complici le repliche di Notte Horror, faccio decisamente
parte di quelli che vogliono bene a questo sgangherato ma fighissimo B-Movie,
che incarna alla perfezione la regola dei cinque minuti iniziali di un film,
quelli che ne determinano tutto l’andamento. Perché parliamoci chiaro, l’inizio
di “The Mangler” ti inchioda, non si scappa da quel Mangano (costruito in scala
uno ad uno sul set Sudafricano, storia vera), che sembra un mostro precipitato
da un’altra epoca, anzi, tutta la fabbrica, la Gartley's Blue Ribbon Laundry,
sembra ferma all’inizi del XX secolo, se non un rigurgito della rivoluzione
industriale, un incubo che pare funzionare a sudore e sangue, quello dei
lavoratori mal trattati e presi a parole anche peggiori dal sciur padrun,
che non c’ha manco le braghe bianche, perché è un catorcio più uomo che
macchina, un po’ Braccio di Ferro per via dell’occhio più grande, un po’ Darth
Vader. Se qualunque lavoratore del mondo dovesse descrivere il suo capo,
finirebbe per venire fuori un ritratto di mostruosità alimentata a colpi di capitalismo
molto somigliante a Bill Gartley, ecco perché Robert Englund, nel suo andare sopra
le righe è perfetto, passato da Nigthmare a incubo dei lavoratori.
Il Megadirettore Galattico, noto anche come Duca Conte William "Bill" Gartley. |
Il racconto “Il compressore” è nato dall’esperienza di King,
che in una stireria industriale ci ha lavorato veramente, descrivendola più
volte con un posto da incubo, ma il film si alimenta (ah-ah) di tutte le
ossessioni di Tobe Hooper, che non ha mai saputo rinunciare alla satira sociale
nei suoi lavori. Pensateci bene, il cinema di Hooper è sempre basato sullo
scontro tra classi sociali, che siano ragazzi di città contro cannibali del Texas
rurale, o i lavoratori sfruttai di “The Mangler”, questo elemento è sempre
presente nelle sue opere.
Infatti l’inizio del film lo mette in chiaro, il tempo è
denaro, tick tack, la vita fa schifo e poi si muore, il tutto mentre Hooper
scandisce il tempo del disastro alla perfezione, come in qualunque fabbrica
fatiscente del mondo lo sai che l’incidente è dietro l’angolo, il buon Tobe
gioca con la tensione e ci tiene sul filo, calandoci nel suo mondo (del lavoro)
senza speranza, oggi magari hai portato a casa la pelle, ma è solo questione di
tempo, basta una distrazione e il mangano, METAFORONE del mondo del lavoro e
dell’industria, ti tirerà dentro i suoi ingranaggi.
Mangler: più |
Io non voglio dire che “The Mangler” sia “Tempi moderni”
(1936) ma per lo meno è il “Modern Times” di Tobe Hooper, lurido, sudaticcio, nero
nell’anima come tutto il suo cinema, con un datore di lavoro che è uno sgorbio
sottoprodotto di questo ambiente e questa mentalità, che si porta in camera le
operaie più carine “consolandole” con un: beh, meglio che stare per strada no?
Delicato? No, è un METAFORONE fatto e finito, King si è
sempre dichiarato in ottimi rapporti con la musica di Bruce Springsteen, non ho
idea se fosse lo stesso anche per Tobe Hooper, il suo film è troppo lurido per
la melodia orecchiabile e pulitina di Factory, ma il testo scritto dal
Boss ha il cuore dallo stesso lato del film di Hooper, solo con quintali di
sangue e persone “stirate” in più.
I mortali ingranaggi del capitalismo. |
Certo, magari metterci mezzo film per dare ascolto al socio
in fissa con l’esoterismo avrebbe fatto risparmiare tempo ai protagonisti, ma di
sicuro lascia tempo al nostro festeggiato di oggi per esibirsi, infatti Robert
Englund è la faccia (volutamente brutta) di questo orgoglioso B-Movie, che
forse, e magari anche giustamente, non verrà rivalutato mai, ma si meriterebbe
almeno di essere guardato una volta con occhi diversi, come un po’ tutta la
disgraziata e sfortunata produzione di Tobe Hooper, che sapeva davvero come
mordere, infatti questo strambo film si gioca una folle scena di esorcismo ad
una macchina, ma poi si conclude dicendoci che il male, quello vero, quello che
riduce i lavoratori ad ingranaggi, finisce sempre per perpetuare se stesso, ma visto
che stamattina sono sceso dal letto in vena di paragoni musicali, direi che si
riassume tutto con le immortali parole degli Who: meet the new boss,
same as the old boss.
![]() |
«Oggi è canterino Cassidy, i lavoratori che cantano sono meno produttivi, quasi quasi lo stiro» |
Insomma, ci tenevo a rendere omaggio al mitico Robert Englund con un titolo a cui voglio molto bene, chissà magari da qui alla fine di questo anno pieno di compleanni, vedremmo tornare sia lui che Tobe Hooper su questa Bare, dove sono sempre benvenuti, però per oggi scusatemi, vado a lavorare… Auguri Robert!
I see my daddy walking through them factory gates in the rain,
Factory takes his hearing, factory gives him life,
The working, the working, just the working life.
Visto un paio di volte su Italia1, faccio parte di quelli che apprezzano questa pellicola, pur con le differenze probabilmente evitabili rispetto al racconto (e anche su questo punto andiamo d'accordo, nel senso che preferisco i racconti brevi del periodo fine anni '70 alla produzione successiva, forse perché il Re ancora era preda dei suoi demoni alcolici e sfornava roba bella cattiva, dopo si è edulcorato un pò, parere personale, ovviamente).
RispondiEliminaRobert Englund è un mito per quelli della mia generazione. Effettivamente l'ho conosciuto prima tramite Visitor, poi è diventato una presenza fissa della mia gioventù con Nightmare. Anche qui ci regala una bella prova, il suo Bill Gartley non può lasciarti indifferente, anche se più per ciò che ha dentro che per il repellente aspetto fisico... In ogni caso una bella maratona di Notte Horror ci starebbe proprio bene... Un altro che mi piacerebbe vedere nuovamente è Julian Sands, con un bel Warlock... Buon martes!!
Da quando ho messo le mani sul blu-ray mi faccio tutte le notti horror che voglio con "The Mangler" ;-) Oh "Warlock" prima o poi sarà da trattare, ho un po' di mini-rubriche horror in canna da un pezzo. Cheers!
EliminaOggettivamente? E' una trashata paurosa che sta al racconto originale come la boloGHNa americana di plastica sta alla mortadella vera. Parlando col cuore? Lo amo e probabilmente è il film che ho riguardato di più da quando lo registrai ai tempi di Notte Horror, con quell'Englund pazzo e leppegoso che fa più paura dello stesso mangler.
RispondiEliminaSbatti il pugno... Bro-Fist o nel caso Sis-Fist ;-) Se funziona lo dobbiamo ad Englund e a Tobe Hooper, perché davvero rispetto al racconto siamo a questo, rispettando la tua azzeccata metafora. Cheers!
EliminaFilm, secondo me, troppo sottovalutato. Al netto di alcune bizzarrie e di una recitazione sopra le righe, ha un'atmosfera malsana, deprimente e pessimista come ne ho percepite poche nel genere horror. Oltretutto quando lo diedero in prima TV era un periodo moralmente abbastanza in sintonia con quell'atmosfera... e se ci aggiungiamo l'afa estiva possiamo dire che l'immedesimazione era molto sentita. ç_ç
RispondiEliminaMi devi scusare ma devo fare un appunto: Hooper si era già cimentato con King con "Salem's Lot" nel '76... mica briciole. O_O
Concordo su tutto e devo precisare, perché forse non era chiaro: primo adattamento cinematografico di King firmato da Hooper resta "The Mangler", per quello ho scritto che nel '95 ha dovuto accontentarsi delle briciole, visto che per allora molto era già stato accaparrato. "Le notti di Salem" era un adattamento per il piccolo schermo, uscito in un momento in cui King non aveva ancora il cognome a caratteri cubitali sulle copertine dei suoi libri, era il 1976, stesso anno di "Carrie", allora noto come un film di De Palma, perché King era uno sconosciuto. Inoltre ancora oggi, anno di grazia 2023, "Le notti di Salem" è uno dei più bei libri di King che non viene citato mai, anzi più noto grazie al film per la tv di Hooper. Quindi rinfodera pure gli occhioni, l'espressione briciole riassume tutto questo, quindi lo ribadisco, briciole ;-) Cheers!
EliminaMi spiace se possono essere sembrato supponente... in effetti potevo formulare meglio il commento. Solo che, anche se avevo immaginato la distinzione Cinema/TV, mi sembrava comunque trascurabile. Sarà che da sempre considero quel film televisivo un'opera più che riuscita.
EliminaComunque... sempre in tema di briciole... tempo fa lessi che Hooper aveva intenzione di trasporre "Buick 8". Chissà cosa ne avrebbe tirato fuori. Quello sì che è una storia assurda.
No figurati, in effetti avrei potuto specificare un po' meglio, "Le notti di Salem" (libro e adattamento) sono entrambi molto belli e non vengono ricordati mai, ad esempio nessuno ha riconosciuto a Tobe Hooper di essersi lanciato presto in un adattamento Kinghiano, proprio perché lo ha fatto sul piccolo schermo e scegliendo quel libro. Anche questo fa parte della mancata rivalutazione al suo operato, che purtroppo stenta a cominciare. Ho amato "Buick 8", ai tempi molti rimasero delusi, si aspettavano "Christine 2", per me resta il tipico soggetto matto che solo uno benzinato a Dr. Pepper potrebbe scegliere, sarebbe stato una figata, proprio per manifesta follia ;-) Cheers
EliminaMettiamola così: il METAFORONE che sottende al film è più riuscito del film stesso che comunque, al netto di saette energetiche dalla ghiacciaia e altre simili corbellerie, si lascia guardare (in primis per Robert Englund, ovvio) ;-)
RispondiEliminaParlando di Ted Levine sì, era effettivamente un po' presto per affidargli un ruolo positivo: il suo rassicurante detective Leland Stottlemeyer (in grado di convincere il pubblico che un Levine "buono" era possibile oltre che credibile) visto in "Detective Monk" sarebbe arrivato solo di lì a qualche anno...
METAFORONE grosso come il mangano, ma sono i nomi coinvolti ad aver dato carattere a questo culto da Notte Horror ;-) Cheers
EliminaArrivo tardi ma soffio lo stesso sulla torta di Englund (e me ne mangio pure una fetta), facendo tantissimi auguri all'attore che ha passato la vita sulla sedia del trucco lamentandosi della sedia del trucco: se non è puro horror questo :-P
RispondiEliminaA questo "The Mangler" voglio bene, forse proprio per i suoi difetti, forse perché mi ricorda un periodo intenso della mia vita, o forse perché in un modo o nell'altro sono legato a tutti i figli di "A volte ritornano", antologia che ho divorato e amato con la forza di un adolescente.
Mi piacciono i punti di forza che hai identificato della regia di Tobe: mi sa che ci scappa una re-visione ;-)
Il lavoro richiede sacrifici, Englund lo sa e Hooper ne ha fatto metafora, anzi, METAFORONE! Ti dico solo questo il primo libro di King che ho letto? "A volte ritornano" (storia vera), non serve che aggiunga altro no? ;-) Cheers
EliminaLo amo perché è bruttissimo. Giuro.
RispondiEliminaBeh ma ci sarà un motivo se attira no? Sarà brutto ma ha carattere, anche se sembra un dialogo di "Pulp Fiction" ;-) Cheers
Elimina