Brian De Palma è cattivo con me perché, si sveglia il mattino alle tre per dirigere quei film un po’ porno. Ok, questa caSSata dovrebbe farvi capire che l’aria è un po’ (porno) quella dell’ultimo giorno di scuola, perché siamo arrivati alla fine, ma prima abbiamo ancora un titolo meritevole di più attenzioni di quelle che ha riscosso, benvenuti all'ultimo capitolo della rubrica… Life of Brian!
Avete mai
visto “Frequently asked questions about time travel”? Forse no, perché
questa divertente commedia inglese in salsa di Doctor Who del 2009, qui da noi
in uno strambo Paese a forma di scarpa non è mai uscita. Eppure, è il titolo a
cui penso sempre quando m'imbatto in quei cinefili che io chiamo “Super Sayan”
perché sono ossessionati dai livelli, se un regista non è secondo loro al
livello di quell’altro non lo considerano, se quel film non è al livello di un
capolavoro precedente è per forza un’opera fallimentare... Buon per loro che
riescono a valutare i film così velocemente, io ad esempio non ne sono capace e
negli anni mi sono convinto che al lido di Venezia, tipo verso i primi di
settembre, ci sia il raduno mondiale dei cinefili del Super Sayan. Sfiga! Il nostro
Brian da Newark, forse complice l’amicizia con il veneziano Pino Donaggio, ha
presentato quasi tutti i suoi ultimi lavori al festival che è più o meno come
fare l’errore di sanguinare davanti ad uno squalo.
Black Dahlia, grandi fotografie al cast sul tappeto rosso e poi frettolosamente archiviato. Redacted, premiato a Venezia e poi uscito in qualcosa tipo tre sale sparse lungo uno strambo Paese a forma di scarpa. Quando alla 69ª Mostra del cinema di Venezia è arrivato “Passion” è cominciata la gara degli sputi stile “Monkey Island 2”, per un film che, in compenso, è stato distribuito solo nelle sale delle nazioni che hanno contribuito a finanziarlo (quindi Germania, Francia, Spagna e Regno Unito) qui da noi, è ancora inedito. Forse De Palma avrebbe fatto bene a passare a trovare il suo amico Pino, lasciando perdere il Lido.
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«Questa è l'ultima volta che vengo al Lido, la prossima volta vado direttamente in quel ristorante che mi ha consigliato Pino» |
Perché penso alla citata commedia inglese? Perché in quel
film, tra le altre cose, alcuni viaggiatori del tempo, molto nerd, tornavano nel
passato per uccidere i registi all’apice della loro carriera, prima di
rovinarsi con le loro mani. Una trovata satirica sempre attualissima (su “Infernet”
tanti se potessero, lo farebbero) che strizzava l’occhio all’andamento della
carriera di George Lucas, però, ribadisco, ci sono tanti cinefili che giudicano “a
livelli”, per cui se un nome noto non sforna come minimo un altro capolavoro
identico a quelli che lo hanno reso famoso, siamo di fronte in automatico ad un
fallimento. Infatti, Brian De Palma li ha presi tutti per i fondelli e molti
non se ne sono nemmeno resi conto.
Il nostro Brian da Newark, giù in rottura prolungata con Hollywood, dopo un film apertamente contro la politica estera americana, poteva trovare fondi solo in Europa, dalla Francia, in particolare, arriva “Crime d'amour” (2010) l’ultimo film diretto da Alain Corneau che De Palma sceglie di omaggiare con un rifacimento quasi immediato, a brevissima distanza dall’uscita dell’originale. Scelta bizzarra che, ovviamente, è stata accolta tra gli sputi veneziani a colpi di: «Vecchio, bollito e senza più idee!», ma ribadisco, troppa fretta nello sparare non è mai positiva.
Il film di Alain Corneau era un “Eva contro Eva” (1950) in cui l’anagrafe aveva il suo peso, perché tra la datrice di lavoro Kristin Scott Thomas e l’assistente Ludivine Sagnier ballavano parecchi anni, un elemento su cui De Palma, anche autore della sceneggiatura passa volutamente come pialla, affidando il ruolo della cinica responsabile Christine a Rachel McAdams (classe 1978) e per il ruolo della talentuosa Isabelle sceglie Noomi Rapace (classe 1979) costringendo così Lucius a recuperare anche questo film di De Palma.
“Passion” inizia con i fatidici cinque minuti, quelli che
determinano tutto l’andamento di un film, dove De Palma mette subito in chiaro
gli intenti: Pc, Smartphone, pubblicità e Christine (bionda) e Isabelle (mora)
ben oltre la distanza minima di sicurezza per non passare automaticamente per
saffiche. Mettiamoci anche la segretaria molto personale Dani (Karoline Herfurth…
Rossa) e abbiamo coperto tutto il campionario femminile, per poter far felici
tutti.
Quando arriva Dirk, pare di stare guardando l’inizio di un porno, il gioco di specchi di De Palma è già cominciato anche se le limitazioni del budget hanno costretto il regista originario del New Jersey a mettere attorno alle sue due attrici principali, una serie di facce provenienti dal piccolo schermo, nel 2009 ancora totalmente sconosciute, rivedendo “Passion” oggi è facilissimo riconoscere nei (pochi) panni di Dirk l’attore Paul Anderson, ovvero Arthur Shelby di Peaky Blinders.
Isabelle è la creativa in grado di creare una campagna
pubblicitaria accattivante ed efficace per il nuovo modello di Smartphone da lanciare
sul mercato, Christine, invece, è il classico capo che ascolta le idee dei
sottoposti e poi afferma: «Ho avuto un’idea!» si fotte quella degli altri e fa
carriera... Sono sicuro che conoscete il genere anche se non tutti quelli che
avete conosciuti erano fatti a forma di Rachele D’Adami.
Nessuna coltellata alle spalle, solo lavoro cara Isabelle che, ovviamente, non la prende benissimo perché sa che, in realtà, la questione è molto personale, quindi tra le due donne inizia un duello pieno di colpi bassi, falsi sorrisi, attrazione, repulsione, insomma la cara vecchia faida che ha reso grandi i Thriller, genere a cui, ovviamente, De Palma torna portandosi dietro uno dei suoi pretoriani, il compositore Pino Donaggio che mancava dai tempi di Doppia personalità, film a cui “Passion” deve qualcosa, anzi, a dirla tutta, questo film completa un’altra trilogia Depalmiana, una che ancora non è stata ufficialmente riconosciuta.
Perché il filone Gangster della sua filmografia è noto, quello anti-bellico anche, ma Doppia personalità, Femme Fatale e “Passion” insieme compongono un’ideale trilogia, a mio avviso molto sottovalutata, di film che partono dal Thriller, per giocare con le aspettative del pubblico. Anche qui l’elemento del doppio e del sogno sono molto importanti come in Femme Fatale, mentre da “Raising Cain” arriva il continuo cambio di fronte, ma anche la volontà di giocare con il cinema stesso, perché De Palma qui parte da “Crime d'amour” per andare altrove, proprio come aveva fatto con L’occhio che uccide, nel film con multipli John Lithgow. Per ora, questa trilogia non ha un nome, chiamiamola “Trilogia da rivalutare”, perché così sono stati trattati i tre film che la compongono, quando verrà ufficialmente riconosciuta da cinefili più armati di pipa di me, ricordatevi dove ne avete letto la prima volta.
“Passion” ha un filo rosso che lo lega a Redacted, ovvero l’uso della tecnologia,
se il suo film anti-bellico era un finto documentario, questo è quasi un
finto-Thriller, diretto in algido digitale con momenti da B-Movie saffico, non dovrebbe
stupire visto che nel corso della rubrica abbiamo visto come De Palma si sia
ispirato molto, ad esempio, al Giallo all’italiana
e come questo genere abbia imparato qualcosa anche dal regista del New Jersey.
La tecnologia influenza la storia e le vite delle protagoniste, la cui faida
esplode dopo il “casus belli” dello Smartphone da pubblicizzare, ma procede a
colpi di telecamere di sicurezza nel parcheggio, utilizzate per creare video
con cui deridere l’avversaria (intenta in un brutto momento durante un
parcheggio) oppure fondamentali per creare e diffondere quello che oggi è noto
con il solito nome anglofono di “Revenge porn”.
Ovviamente, De Palma non rinnega il suo Maestro Hitch, anche qui siamo in parte di fronte all'ennesima variazione sul tema di La donna che visse due volte, la cui identità cambia come quella della colpevole, ma anche l’aspetto cambia, tanto che una delle protagoniste utilizza una maschera con le sue stesse sembianze quando fa sesso che rende tutto molto simbolico e anche abbastanza freudiano, se dobbiamo dirla tutta.
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La maschera che indossiamo, meeeeeeetaforicamente parlando (cit.) |
Trovo significativo che intervistato per il documentario “De
Palma” (2015), il regista interrogato su questo film faccia una riflessione sul
fatto che il periodo di creatività di un regista, secondo lui, arriva tra i
trenta e i cinquant'anni, una volta passato di solito coincide con il momento
in cui i critici iniziano ad usare il termine “genio”, ma sempre per i film
sfornati in quei vent'anni indicati da De Palma. Secondo il regista è rimasto
davvero solo lui a portare avanti la tradizione della “grammatica hitchcockiana”,
ma come sempre Brian da Newark è fin troppo critico nei confronti del suo
lavoro. Lui che per una vita intera è stato secondo la critica prima uno che
imitava Hitchcock e poi appena provava altre strade, uno che si era troppo
allontanato da zio Hitch. Insomma: decidetevi!
Con i film della “Trilogia da rivalutare” di cui “Passion” fa parte, siamo oltre la grammatica hitchcockiana, perché tanto quella era già stata assimilata da tempo, siamo proprio in zona grammatica depalmiana, quella che nel cinema contemporaneo nessuno ha mai davvero provato a fare propria, non con la dedizione e i risultati con cui De Palma si è applicato a raggiungere e superare Hitch, codificando il suo stile ben riconoscibile, tanto che “Passion” sembra volutamente una somma della sua filmografia, in chiave totalmente post moderna.
I personaggi si muovono in un mondo rappresentato da uffici immacolati che sembrano pensati da arredatori di interni, ma sono loro con le loro – appunto – passioni che ci pensano ad inzozzarli e sporcarli. Infatti, il film è pieno di inquadrature volutamente inclinate per sottolineare lo stato mentale dei personaggi, ma anche lo scontro tra parte alta dello schermo e parte bassa che torna sempre nei suoi film ed era fondamentale, guarda caso, proprio in Doppia personalità. Ma non mancano nemmeno soluzioni estrose come il fidato Split Screen che arriva in una scena chiave ed è stato presto bollato come De Palma che fa De Palma, quando, invece, è una mossa Kansas city talmente riuscita che ancora molti non hanno capito di essere stati fregati.
In quella scena chiave Brian da Newark divide lo schermo come
ha sempre fatto e proprio per questo ci frega, perché negli anni ci ha abituati
al fatto che le due porzioni dello schermo raccontassero la storia da due punti
di vista sulla stressa azione, mentre sta accadendo, nello stesso istante, era
così per Carrie ad esempio, non lo è
per “Passion” che in metà dello schermo ci mostra l’arte, un ballo che ricorda
le installazioni artistiche di Dionisio nel '69
e dall'altra Rachel McAdams sotto la doccia (l’ossessione Depalmiana per
eccellenza, il suo avviso al pubblico del pericolo imminente), due momenti che sembrano distanti e quando
collimano ci prendono per il naso perché l’omicidio (in diretta) che vediamo,
in realtà non è in diretta, ma una comoda differita che spiazza il pubblico
proprio perché De Palma è stato tanto abile da toglierci da sotto il sedere le
abitudini che lui stesso aveva creato con il fidato split-screen. Quindi, per
certi versi, sì, è tutto un grosso “De Palma che fa De Palma”, ma in maniera più intelligente
di come il film è stato frettolosamente maltrattato. Come sempre con Brian nella zona delle operazioni, dubitate, dubitate sempre delle immagini e di quello che vedete.
Se siete tra quelli per cui “Passion” non è Vestito per uccidere quindi non merita attenzione, posso solo dirvi che il biondo da Super Sayan vi dona, per tutti gli altri è un Thriller anomalo quanto volete, ma estremamente coerente all’interno della filmografia di cui fa parte e decisamente da non buttare via con un frettoloso giudizio. La prova che De palma ha scalato il monte Hitchcock ed adesso è lui il modello da cui imparare, ma visto che pare non farlo nessuno, il nostro Brian da Newark si diverte anche a smontare il modello che lui stesso ha creato.
Per me è un grosso peccato che gli ultimi chilometri della
filmografia di De Palma vengano dati così per scontati, forse Padre Tempo
aiuterà, io spero nel piccolo della mia sgangherata Bara di aver contribuito,
certo, il pasticcio brutto di Domino non
aiuta, anche se le colpe di quel film sono tutte della produzione più
sgangherata della mia Bara, ma come al solito si sono riversate tutte su
De Palma, proprio perché sembra che per molti sia più divertente dare addosso
ad un grande nome invece di sforzarsi e capire cosa ha funzionato e nel caso di
Domino, cosa no.
Quindi, se tutto questo parlare di Thriller con De Palma è servito a qualcosa, colpo di scena finale! La rubrica finisce qui e spero vi sia piaciuto leggerla come io mi sono divertito a scriverla, ma in realtà il bello inizia adesso, liberi dalla fretta e con Padre Tempo sono sicuro che anche l’ultima parte di carriera di un Maestro come De Palma prima o poi verrà analizzata e compresa come la prima parte, quello che conta è mettere in dubbio quello che vediamo, la macchina da presa mente, ventiquattro volte al secondo. Io il mio l’ho fatto… Sipario!
Un'altra bella rubrica già finita (e divorata dal sottoscritto) che rende giustizia a un grande regista, forse come scrivi giustamente, un pò bistrattato, soprattutto al termine della carriera. Certo che mi immaginavo una split pagina per l'ultimo post, o almeno un cambio di punto di vista con un Lucius o un Quinto che si alternavano a te!
RispondiEliminaPurtroppo mi manca anche questa pellicola ma grazie al tuo servizio pubblico cerco di recuperarla, anche perché apprezzo molto Rachel McAdams. Buon venerdì 17!!
Dubita sempre di quello che vedi, la lezione di De Palma, quindi tu sei sicuro che questo post non lo abbia scritto davvero Lucius o Quinto Moro? Suspence! :-D No scherzi a parte, ho già avuto la fortuna di avere due ospiti (in realtà grandi amici) questa settimana, De Palma era la mia missione, felice che tu abbia gradito. Oggi si festeggiano i Santi più importanti Patrizia dall’Irlanda e Kurt da NY/LA, quindi gran venerdì 17 anche a te! Cheers
EliminaLa mia parte nascosta l'ho scritta con su la maschera di John Lithgow :-D :-D :-D
EliminaJohn Luchgow ;-) Cheers
EliminaE nel frattempo ci lascia anche Lance Reddick... Mi dispiace molto
EliminaNe ho scritto sui Social-cosi della Bara l'altra sera, bruttissima perdita. Cheers
EliminaMiscuserai,miscu...Se pur essendo nel novero di quelli che "DePalma campa su tre film assoluti,il resto fuffa" non mi possa considerar Sayan bensí Piccolo Namecchano (serio,ruolo istituzionale, spesso in imbarazzo per l'esuberanza degli altri alienati).
RispondiEliminaLe sue scelte estetiche in campo muliebre qui sono al loro picco di respingenza, dal punto di vista saffico é soffocantemente fallocratico e in realtà (a mio modesto avviso) il problema é proprio che in realtà si citasse addosso, cercando +o meno sempre gli stessi sviluppi tematici fino alla nausea.
Oh ma poi te lo sapevi che se non era per i Maya e la sua becera stolidità analfabeta, Giorgione Lucas mica se li vendeva i diritti?
Era pronto attrezzato convito dell'Apocalisse 2012..Sé fatto pagare in oro zecchino,ha ficcato tutto nel bunkerino...
E pare ci si rimasto malissimo.
La definizione rapida di autore: uno che racconta sempre la stessa storia. D’altra parte De Palma è anche autore della frase: «Preferisco inquadrare donne in pericolo, anche perché è canone del genere» e sempre con la rapidità nel cuore, tutte le filmografie del pianeta potrebbero essere archiviate come due o tre titoli grossi e il resto fuffa. Per fortuna non ho la fretta di chi è pagato per scrivere di cinema, anche se non esiste un solo film di De Palma che sia stato ben accolto, erano tutti sempre troppo Hitch o troppo poco, il tempo gli ha dato ragione, perché anche quei due o tre alla loro uscita, fecero storcere più di un naso. Ora, “Passion” non rientrerà mai tra quei due o tre, se succederà in futuro, sarà malinconia scappata di mano, però è anche chiaro che quello Split Screen è un po’ più di un semplice “citarsi addosso”. Detto questo Piccolo è sempre stato il mio personaggio preferito di “Dragon Ball” fin dai tempi del Manga (storia vera).
EliminaChi aveva fretta, di sicuro Lucas, forse pensava che aver regalato al mondo Jar Jar bastasse a garantirgli un posto sull’Arca (non quella del suo amico Steven), anche se poi è stato fregato da un altro “Doppia J” fastidioso anche più di Binks ;-) Cheers
Te fai pure un discorso con meno grinze di un biliardo,ci mancherebbe.
EliminaFacciamo che ti offro da pulirti il palato: queste due campionesse di cialtronismo mimico van lavate subito.
https://m.youtube.com/watch?v=9tw2LMnxvW0&embeds_euri=https%3A%2F%2Fwww.bing.com%2F&source_ve_path=MjM4NTE&feature=emb_title
I whish ya All a messy wet Ol'Padrag dy.
Elimina"Sesso a pile" ne abbiamo? Urca se ne abbiamo! Il doppio caschetto moro tipo Mia Wallace/Valentina di Crepax contribuisce all'aumento della temperatura. Cheers!
EliminaSláinte! ;-)
EliminaAh, mai arrivato in Italia? Ecco perché non riesco a recuperarlo doppiato!
RispondiElimina"Rachele D'Adami", come la chiami tu, mi piace molto, ma questo film proprio è introvabile anche soltanto sottotitolato...
Non ho letto a fondo la recensione per evitare spoiler.
In realtà non ho rivelato nulla ma sono andato nel dettaglio quindi hai fatto bene. Confermo, mai uscito qui da noi, presentato a Venezia e poi ciccia, quindi tocca arrangiarsi per vederlo. Cheers!
EliminaHahaaaa! Presente se parli di FAQ About Time Travel, e lo sai pure che lo adoro anche per Anna Faris. E mi faceva impazzire pure Pop Porno de Il Genio. Il film di DePalma però mi manca ma pare molto interessante.
RispondiEliminaSegnato.
Sapevo di poter contare su di te, per il resto buona visione ;-) Cheers
EliminaIo c'ho una mia teoria, che i pochi grandi del new horror che non parteciparono alla rimpatriata / auto-Spoon River generazionale dei Masters of Horror, rimediarono con film che potevano essere considerati degli episodi "ad honorem" della serie. Sam Raimi -> Drag Me to Hell", Romero (che appariva comunque come non meglio specificato consulente nell'episodio di McNaughthon – naturalmente con gli zombi) -> Diary of the Dead, Yuzna -> Beneath Still Waters. Unici veri Grandi Assenti Cronenberg (ai tempi l'unico produttivamente sulla cresta dell'onda) e Craven (considerato dagli altri un "venduto" al sistema hollywoodiano, come rivelo' l'amico Argento). Ecco la mastersofhorrorata di De Palma per me e' Passion, che nonostante il budget non indifferente sembra appunto quasi un film-tv da prima serata di raidue (va beh della raidue degli anni 90).
RispondiEliminaPigramente posto e incollo quanto e scrissi anni fa su un forum:
"Opera nettamente divisa in due, quasi cronometricamente, a livello narrativo, registico e persino cromatico. La trama è quella di un thrillerino aziendale dalle atmosfere gelide e ovattate, con il regista che si guarda bene dallo scavare o smontare il materiale che ha disposizione. Anche il giochino dei sogni nei sogni è ormai materiale comune e non è portato alle estreme conseguenze come in "Femme Fatale". Il lavoro è, al solito, tutto di superficie, con superfici che riflettono e contengono altre superfici. Il triangolo "erotico" è ridotto a livelli tipo la bionda, la mora e la rossa, l'intreccio giallo è neutralizzato dalla sua stessa banalità, con De Palma che gioca smaccatamente a carte scoperte (l'identità dell'omicida non è affatto dissimulata dalla maschera) e mette in scena con nonchalance le più plateali illogicità. Insomma un film lento, vuoto, gelido: mi è piaciuto."
Tra l'altro sono abbastanza sicuro che il giorno in cui lo rivedero' lo rivalutero' sicuramente.
PS fantastica la metafora sui livelli Super Sayan, che sintetizza alla perfezione il perche' non riesco quasi piu' a leggere critica cinematografica seria (e anche non seria a dire il vero).
Romero avrebbe dovuto dirigere un episodio, ma stava già lavorando a “Land”, quindi il suo episodio lo ha ereditato Joe Dante, insomma una coperta corta, perché uno dei due sarebbe rimasto fuori, così è stata la soluzione “meno peggio”.
EliminaConcordo, non ci prova nemmeno ad essere realistico o a non ricordare temi da B-Movie, ma a questo punto della rubrica dovrebbe essere chiaro che era tutto parte del gioco, più delle limitazioni, quelle hanno richiesto il loro tributo di sangue in “Domino”.
Sono contento perché finalmente sono riuscito a trovare un’occasione sensata per esporla, d’ora in poi quando mi sentirete parlare id cinefili Super Sayan, questo sarà il post di riferimento per la spiegazione ;-) Cheers
Come un colpo di scena depalmiano stavolta il film l'ho visto, anche se rimango lo stesso destabilizzato, visto che non sapevo (o ricordavo) fosse di Brian!!!
RispondiEliminaUna decina d'anni fa ho scoperto (non ricordo più come) l'esistenza di questo remake così mi sono sparato in rapida sequenza l'originale e il rifacimento: mi piacerebbe ricordare se la cosa mi sia piaciuta o meno, ma ho solo memorie vaghe. Credo che l'originale mi sia piaciuto di più, forse, ma è anche vero che amo troppo Noomi Rapace per potermi mai dire insoddisfatto di un suo film :-P
Di sicuro Venezia è la tomba dove vanno a morire i film, i registi dovrebbero andare al Lido in vacanza e poi distribuire i film altrove, pure al supermercato, ma NON Venezia, se vogliono che almeno uno o due spettatori li vedano.
Per lasciare inedito un film di un nome così grosso, per di più interpretato da un'attrice che era appena esplosa con la saga di "Uomini che odiano le donne" (2009), significa che c'è pura cattiveria dietro ai distributori italiani. Meriterebbero una visitina di Raising Cain :-P
L’ultimo di Walter Hill è un’ottima prova della teoria che hai appena esposto. Anche io sono per la visitina di Caino, perché su questo film si sono accaniti più che mai. Cheers!
EliminaA Venezia si ricerca il prestigio ma ci si dimentica del pubblico VERO, che non è quello "selezionato" del Festival sotto la cui mannaia purtroppo è passato anche De Palma con "Passion" (totalmente assurdo il suo essere ancora inedito dopo più di un decennio)...
EliminaRiguardo poi a tutti quei (molto) presunti cinefili di cui sopra, direi che il parallelo con “Frequently asked questions about time travel” ci sta proprio a pennello ;-)
Frequently asked questions about Venezia ;-) Cheers
EliminaOddio, che fine ha fatto il mio non breve post? Google mi ha giustiziato?
RispondiEliminaVabbuo', non c'ho voglia di riscrivere e mi limito a concordare con la recensione, e a dire che rubero' la folgorante metafora dei livelli dei Super Sayan, che descrive alla perfezione perche' non riesco quasi piu' a leggere la critica "seria".
Sul film in se', un'idea del momento: e' il film piu' polanskiano di De Palma, con infatti piu' di un punto di contatto con D'après une histoire vraie / Quello che non so di lei, per me altrettanto incompreso.
Ti vedevo dall'anteprima (da telefono) quindi non mi sono posto il problema, non chiedermi perché ma blogger aveva deciso che fossi (bacon e) spam. Per fortuna si può rimediare facilmente ;-) Cheers
EliminaAh fantastico, grazie. Boh, problemi con google che in effetti non mi mantiene loggato.
EliminaOgni tanto colpisce, ieri ha messo in Spam anche miei commenti vecchi di giorni (storia vera). Cheers!
EliminaOddio, forse Noomi Rapace poteva essere sconosciuta al pubblico americano (anche se quell'anno uscì Prometheus) ma Rachele D'Adami siamo sicuri non l'avesse mai sentita nessuno?
RispondiEliminaEra fresca di due "Sherlock Holmes" che hanno incassato bene (specialmente il primo), un Woody Allen e un Terence Malick. Quindi concordo con Lucius lassù, una vera carognata non distribuire il film. Cheers
EliminaRecuperato e visto.
RispondiEliminaFilm diviso piuttosto nettamente in due parti, aventi come spartiacque proprio lo "split screen": una prima parte basata su giochi di potere aziendali al femminile, bisinnisse direbbe il Padrino, una seconda da incubo, con un precipitarsi di eventi molto in salsa hitchcockiana.
Complessivamente un bel thriller... d'amore, anche se ci sono un po' di cose che ho trovato troppo semplificate per essere credibili:
- Come faceva Isabelle a sapere che Dirk avrebbe ronzato attorno a casa di Christine?
- Come ha fatto Dani a filmare così facilmente tutte le mosse di Isabelle?
Sul fatto che la distribuzione sia stata scarsa... beh, fammi dire che ho visto circolare roba molto più soporifera.
Rachel McAdams per adesso non ha sbagliato un personaggio nei ruoli in cui l'ho vista, inclusa Bezzerides in "True Detective", e lunedì inizierò a vedermi i due Sherlock Holmes che ho preso recentemente in cofanetto. "Sotto il cielo delle Hawaii" ho smesso di vederlo dopo 15 minuti, Bill Murray fuori da "Ghostbusters" mi è proprio indigesto.
Noomi Rapace non credo di averla mai vista prima, ma la ritroverò nel secondo film su Sherlock...
Bill Murray ormai mi è indigesto e basta. Ah si vero, anche lei come Rachele recitava nel secondo "Sherlock Holmes". Cheers!
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