venerdì 31 marzo 2023

Mezzogiorno e mezzo di fuoco (1974): selle fiammeggianti!


Straniero, questa Bara non è abbastanza grande per tutti e due. No, non è vero, guardate quanto posto. Infatti, oggi ospitiamo un nuovo capitolo della rubrica… Tutto quel Mel!

Con due film all’attivo e un Oscar portato a casa, il Maestro Brooks pallottoliere alla mano si è fatto due conti: tanto prestigio, entusiasmo e strette di mano, ma in banca il nostro aveva accumulato solo cinquantamila dollari tra scrittura, regia e recitazione. Forse, questa impresa del cinema non era poi tanto sostenibile, almeno finché Mad Mel non ricevette un invito a pranzo da parte di David Begelman, vuoi dirgli di no? Almeno si mangia!

Begelman e il suo socio Freddie Fields erano due agenti di successo, pronti a fondare la CMA, acronimo di Creative management Associates, che diventò presto l’agenzia di Brooks. La proposta era interessante, Begelman aveva letto la prima bozza di una sceneggiatura scritta dal critico cinematografico con aspirazioni da sceneggiatore Andrew Bergman, il un atipico soggetto Western che nelle mani di Brooks, il fondatore della CMA era sicuro sarebbe diventato dinamite. David, amico mio, tu lo sai che io lavoro su soggetti scritti da me, vero? Mel, amico mio, penso di poterti farti ottenere un centinaio di migliaia di dollari come compenso. David, amico mio, ti ho mai detto che nelle giuste circostanze lavoro anche su soggetti altrui? (storia vera).

Come il Maestro Mel si è guadagnato la sua stella da sceriffo.

La bozza s'intitolava “Tex X”, la prima parte del titolo è facile da comprendere, la seconda sottolineava il colore della pelle del protagonista, secondo Mel una vera bomba, dialoghi molto 1974 per un ambientazione molto 1874, un soggetto proprio nelle sue corde che sarebbe potuto diventare ancora migliore se Brooks avesse ottenuto di lavorarci sopra come ai vecchi tempi di “Your show of shows”, ovvero in gruppo, quindi, oltre al già coinvolto Bergman, il Maestro azzardò la richiesta: visto che è la storia di un nero, potrei avere Richard Pryor?

«Che ho detto di male? Non vi è simpatico Richard Pryor?»

Richard Pryor ai tempi non era ancora il comico più esplosivo dei film anni ’80, ma era semplicemente lo stand up commedian più esplosivo del globo terraqueo. Noi abitanti di uno strambo paese a forma di scarpa non possiamo davvero capire la potenza dei suoi monologhi, vere rappresentazioni della sua vita, raccontate con la parlata delle persone vere e dettaglio del tutto non secondario, di colore. Un terremoto umanoide a cui Brooks saggiamente avrebbe voluto affidare anche il ruolo da protagonista, quello dello sceriffo Bart, ma intanto non ricevette obiezioni da parte di Begelman per arruolarlo come sceneggiatore. Manca ancora qualcuno? Sì, l’avvocato Norman Steinberg che sognava di fare l’autore comico, si era presentato proprio così a Brooks, con la voglia di cambiare carriera, ma alla condizione di portarsi dietro il suo coautore, il dentista con aspirazioni comiche Alan Uger, assunti entrambi! Tanto paga Begelman che mi frega!

Il regista sul set è quello più in vista, ma una scala aiuta.

Quindi, riassumendo: un ebreo, un nero, un critico cinematografico, un avvocato e un dentista. Sembra l’inizio di una barzelletta, invece è la squadra di dinamitardi che capitanati al Maestro Brooks al grido di «Scrivete tutto quello che vi passa per la testa! Dopo questo film finiremo tutti in galera!» ha trasformato il buon copione di “Tex X” in “Black Bart”, un intreccio che più classico e Western di così non sarebbe stato possibile: nel 1874 il politico corrotto Hedley Lamarr, generatore di gag sul suo nome fin troppo simile a quello dell’attrice Hedy Lamarr, lavora alla dipendenze del governatore William J. Lepetomane, ma vuole mettere le mani sulla terra su cui sorge la cittadina di Rock Ridge, per una speculazione in vista del futuro passaggio della ferrovia che farà lievitare il valore di quell’angolo di mondo.

Grandi transistor svedesi! (cit. In tema con la rubrica)

Il piano del diabolico Hedy Hedley Lamarr è quello di mandare il più improbabile nuovo sceriffo a Rock Ridge, in modo da insultare, irritare e far inorridire così tanto gli abitanti, pronti così a fare le valige. La scelta ricade sullo schiavo “Black Bart” salvato dalla forca e spedito in città con stella sul petto, qui con l’aiuto dell’ex pistolero alcolizzato Waco Kid, la situazione verrà ribaltata perché, ve l’ho detto, il soggetto è quanto di più classico e Western possiate pensare, ma carico a pallettoni di pura follia comica, tutto reso possibile dal fatto che a produrre fosse la Warner Brothers, quindi nessun problema di diritti se Bart di colpo risolve un guaio facendo l’imitazione di Bugs Bunny (con tanto di musichetta dei Looney Tunes) o se pronuncia la stessa frase di Bogart in “Il tesoro della Sierra Madre" (1948) ovvero «Non ho bisogno di mostrarvi nessuno schifoso distintivo!», perché tanto era già tutta proprietà intellettuale della Warner. Ora, tutto questo è diventato la normalità, tanto che se ne abusa, ma nel 1974 prima di Mel Brooks a questo livello, nessuno lo aveva mai davvero fatto, quindi onore al Maestro!

Non può esserci Western senza il mitico Slim Pickens.

L’umorismo è citazionista, ma anche basato su gag che arrivano da tutte le direzioni, quindi è normale che il leggendario Slim Pickens, fresco di una prova da storia del cinema in un Western crepuscolare, qui interpreti Taggart portandosi dietro la sua esperienza in tanti film, oltre ad offrire una grande lezione al Maestro Brooks: «Fare un film è faticoso, specialmente se come fai tu devi dirigerlo, non ti rendi nemmeno conto di quanta energia ti porta via, quindi appena ne hai l’occasione, riposati» la saggezza di chi è stato su più set di tutti quanti messi insieme (storia vera).

Il soggetto è talmente dinamite che permette a Brooks di spaziare con ogni tipo di trovata comiche, ispirate dai personaggi (è normale che uno sceriffo nero abbia una sacca da cavallo stilosa, di Gucci) oppure metanarrative, come Count Basie e la sua orchestra che, nel mezzo del deserto del Mojave, suonano il tema eroico del protagonista e vengono salutati... Beh, dal protagonista che passa davanti a loro cavalcando. Insomma, la solita mitragliata di trovate che hanno fatto scuola, perché nel corso degli anni tutti hanno pescato dalla genialità di Brooks, da Leo Ortolani ai Simpson, passando per Seth MacFarlane, tutti li ha tenuti a battesimo! Anzi, a proposito di Maestri che hanno preso ispirazione, il KKK preso giustamente a pernacchioni e il pistolero nero protagonista, da dove credete che arrivi il Django con la "D" muta di Tarantino? Proprio da questo film.

Quando noterete la sacca non riuscirete più a smettere di ridere.

L’unico dettaglio che proprio non piaceva al Maestro Brooks era il titolo, “Black Bart” era troppo generico, ma siccome le idee migliori arrivano quando smetti di sforzarti a cercarle, l’illuminazione per Mel arrivò sotto la doccia, facendosi lo shampoo venne colto da folgorazione, due parole distinte e separate, di senso compiuto se pronunciate singolarmente, esilaranti nell’effetto se accoppiate: Blazing Saddles ("selle fiammeggianti"), due stereotipi Western al 100% per un risultato comico assicurato. Time Out Cassidy! Prendetevi due secondi per sollevare il vostro sguardo lassù al nome di questo blog e realizzerete che gli insegnamenti del Maestro nel corso degli anni hanno raggiunto anche i più indisciplinati e improbabili studenti sparsi nel globo. L’adattamento italiano, chilometrico come da tradizione del periodo, a suo modo, è piuttosto brillante, visto che mette in chiaro le fonti d’ispirazione, anche se, devo dirvelo, a mio avviso, si tratta di un adattamento decente, posso sopportare quell’accento vagamente veneto appioppato al beone Waco Kid, però il capo indiano (uno dei tanti ruoli di Brooks nel film) che parla siciliano anziché Yiddish mi ha sempre convinto poco, quindi godetevelo in originale, fine del Time Out breve!

«Guardare i film in originale, Cassidy parlare con lingua diritta!» (parola di vero nativo ebraico purosangue)

Però quello che amo dei film del Maestro sta in quel tocco sempre molto umano nei suoi personaggi che fanno e dicono cose assurde in grado di farti cadere dalla sedia dal ridere, ma sono sempre mossi da sentimenti e obbiettivi concreti, non si perde mai di vista il fatto che la storia alla base debba funzionare e coinvolgere, oltre a far molto, ma molto ridere. Si nota quando Waco Kid cerca di consolare Black Bart, dopo il suo primo tentativo di far colpo sui locali. Secondo Brooks la battuta «Sono poveri contadini ignoranti. Non la cambi mica questa gente del nuovo West. È gentucola… merda!», doveva essere pronunciata in modo solenne, da qualcuno di serio come un attacco di cuore, perché il sogno per il ruolo del pistolero Waco Kid per Brooks era solo uno, John Wayne.

Bello l'adattamento, ma certe battute sono diventate storiche in originale.

Al Duca era piaciuto molto Per favore, non toccate le vecchiette e fu ben felice di leggere le sceneggiatura, ma il giorno dopo il loro primo incontro, l’americano più americano del mondo sentenziò: «Mel, questa è una delle cose più folli e divertenti che io abbia mai letto. Ma non posso proprio fare questo film. È troppo indecente, i miei fan mi perdonano qualunque cosa, ma non l’indecenza, non fa per loro. Fai questo film ed io sarò in prima fila ad applaudirlo, però non posso prendervi parte» (storia vera).

Non potendo avere il Duca, l’unica soluzione era puntare tutto sul fatto che Waco Kid fosse un ruolo alla Dean Martin e prendere qualcuno che lo ricordasse come Gig Young, il cui agente era pronto a giurare e spergiurare: tranquilli! Non beve più è pulito da mesi! Se lallerò! Alla prima scena appeso a testa in giù nella cella, ovvero l’entrata in scena del personaggio in “Blazing Saddles” si è trasformato presto in una scena dell’Esorcista, con Gig a spruzzare vomito in ogni angolo del set, ancora pieno dalla sera prima e con più alcool che sangue nelle vene (storia vera), ma ora dove lo troviamo un altro giusto per il ruolo di Waco Kid? Nel solito posto Mel, il tuo pretoriano Gene Wilder.

Ottima scelta, brindiamo!

Disperato il Maestro alzò il telefono per chiamare l’amico che prese un volo il mattino seguente per provare un paio di battute, con un cambio di cappello (perché quello nero donava molto di più a Wilder), Brooks aveva trovato il suo Waco Kid. Non aveva bisogno di un attore “serio” per quel ruolo, ma di qualcuno in grado di pronunciare anche le frasi più assurde (come la mano che trema, non quella, l’altra) con un approccio da Western, infatti trovo geniale il fatto che Waco Kid sia così veloce a sparare, tanto che nel film, di fatto, non lo vediamo mai estrarre, troppo rapido anche per il nostro occhio di spettatori.

In questa Gif animata il velocissimo Waco Kid vi ha sparato. Tre volte.

Ma radunare il cast per Brooks è stato più complesso che mettere insieme la sua banda di sceneggiatori, va bene avere Richard Pryor come autore, ma come protagonista? La Warner ne era terrorizzata, non solo per il peso “politico” che il comico si stava conquistando con i suoi monologhi, ma anche per le sue abitudini ritenute pericolose, dopo Gig Young meglio affidarsi al più sicuro Cleavon Little che interpreta Bart con quel tocco di candore che serve allo sceriffo arrivato in città per combattere i cattivi, ovviamente uno più colorito dell’altro.

It's good to be the king sheriff (quasi-cit.)

Brooks assecondando la sua ossessione per le segretarie “pettorute” si ritaglia qualche piccolo ruolo, come quello del governatore, mentre Harvey Korman è spettacolare nei panni del diabolico Lamarr che nel discorso alle “truppe” pronostica per la sua prova da cattivo almeno un Oscar. Anche se tra i vari trucchi con cui poi cerca di fare lo sgambetto allo sceriffo Bart, ci sono da considerare prima la bestia e poi la bella.

Per il ruolo del terrificante Mongo, il Maestro Brooks ha scelto il difensore dei Detroit Lions Alex Karras, un energumeno che come il Conan di Milius, non prende a pugni i cammelli, ma i cavalli sì! Anche se la sua laconica presa di coscienza («Mongo è solo una pedina nel gioco della vita») ogni volta mi fa rotolare dal ridere.

Conan sarebbe orgoglioso di Mongo.

Nei panni della bella, invece, Mel Brooks si affida ad un’attrice che aveva ammirato in due film di Peter Bogdanovich ovvero “Ma papà ti manda sola?” (1972) e “Paper Moon” (1973), convinto che con quel vibrato Madeline Kahn avrebbe potuto cantare qualunque cosa. Sull’attrice entrata con questo film a far parte in pianta stabile della “factory” di nomi di fiducia di Brooks, il regista nella sua autobiografia snocciola la più bella frase che si possa dire di qualcuno: «La sola cosa che non le permise di arrivare in vetta fu un piccolo difetto di carattere chiamato modestia.»

Nei piani del Maestro, Lili Von Shtupp oltre a rappresentare la quota con cui il nostro prende per i fondelli i crucchi (vecchia storia di Nazismo, per un ebreo di Brooklyn come lui una leggera fissa) era anche la versione locale della Marlene Dietrich di “Partita d’azzardo” (1939), quindi ci voleva qualcuna con voce e gambe in grado di tenere testa, al provino Brooks chiese a Madeline Kahn di alzare leggermente la gonna ottenendo come risposta: «Ah, quindi si tratta di quel genere di provino», voi capite che una così era fatta dal sarto per l’umorismo del Maestro. Tanto che non solo capì il riferimento a Marlene Dietrich, ma cantando riuscì a fare qualcosa di difficilissimo per chi sa tenere davvero bene una nota, ovvero infilare nella sua prova quelle piccole “stonature” proprio come faceva la Dietrich. La sua “I’m Tired” è geniale per interpretazione, ma anche come trovata comica, dovrebbe essere la presentazione della “panterona” che, però, ci canta che è semplicemente troppo stanca, perché la vita della predatrice da materasso non è tutta riposo.

La dura vita della panterona.

“Mezzogiorno e mezzo di fuoco” è un film brillante per diverse ragioni, la prima sicuramente il suo essere la perfetta parodia di un genere che per decenni è stato il più popolare ad Hollywood, due tipologie di pellicole determinano la fine di un filone aurifero, i titoli crepuscolari e le parodie, quindi Mel Brooks ha amorevolmente sfottuto un’epoca dimostrando di conoscerlo davvero bene il Western e i suoi meccanismi, creando una formula che avrebbe poi ripetuto con Frankenstein Junior, solo volgendo il suo sguardo agli horror.

Le trovate non-sense che mi hanno rotolare dal ridere.

Quello che mi manca delle parodie nel panorama odierno è proprio questo, se gli spettatori ti prendono per il naso su “Infernet” a colpi di meme, di fatto ti fanno comunque pubblicità gratuita, se invece è un tuo collega a farti pubblicità certo, ma anche a sfotterti, è qualcosa di diverso che dovrebbe portare alla fine di certi clichè cinematografici. Ad esempio, voi siete mai più riusciti a guardare i campeggi di Cowboy e le loro pentole di fagioli allo stesso modo dopo “Blazing Saddles”? Io no, perché nella sua gioiosa trivialità, ci ha ricordato che ad ogni fagiolo ingurgitato, segue una sonora risposta che Brooks ha elevato ad arte, per quella che sarà per sempre la più grande scena di scoregge della storia della settima arte!

Il lato oscuro e rumoroso dei fagioli Western.

Allo stesso modo io vorrei parlare dell’elefante al centro della stanza, ovvero il fatto che in questo film nessuno venga definito “di colore”, oppure altre educate espressioni per girare intorno alla questione. Va ricordato che l’uso della parola con la “N” è stato comunque approvato sia da Cleavon Little nel cast che da Richard Pryor, come sceneggiatore, ma prima che sembri un modo paraculo per mettere le mani avanti va detto, nel 1874 nessuno si rivolgeva ai neri chiamandolo “afroamericani”, in tal senso il film è storicamente sensato oltre a mettere alla berlina il razzismo proprio come The Producers puntava il dito contro l’antisemitismo serpeggiante anche nel mondo dello spettacolo. Quindi, tutto il discorso per cui un film così oggi bla bla bla non ha senso perché tanto oggi un film così brillante possiamo scordarcelo, inoltre si tratta di satira, funziona solo se qualcuno o meglio, tutti, magari a turno, s'incazzano mentre tutti gli altri ridono, ennesima lezione da parte del Maestro, anche le parole tabù vanno utilizzate con del sale in zucca… cazzo!

Come far saltare ancora oggi la mosca al naso ai leghisti (e a Whoopi Goldberg)
 
Poi mi rendo conto che “Blazing Saddles” mi è proprio rimasto incollato addosso, ogni tanto parto per casa fingendo di essere a cavallo, cantandomi il tema principale, quello composto da Brooks che si sente sui titoli di testa di questo film che ad una prima occhiata, complice anche il formato anamorfico utilizzato per girarlo, sembra davvero uno di quei Western di cui mi nutrivo da bambino. Per me guardare questo film alternato a Gary Cooper, John Wayne e Clint Eastwood è stato davvero formativo, perché avevo davanti a me tutto lo spettro del genere Western in tutte le sue sfaccettature, per non parlare delle mille gag e trovate esilarati citate in continuazione, insomma, c’è aria di Classido anche oggi!


Anzi, se devo essere onesto, il motivo per cui ancora oggi ho un debole per le storie dove la quarta parete viene abbattuta, lo devo proprio al folle finale di “Mezzogiorno e mezzo di fuoco”, tanti sono stati i registi che hanno giocato con la metanarrativa e che hanno infranto la quarta parete, ma Mel Brooks l’ha semplicemente mandata in pezzi!

E voi piangete per le metà-trovate di She-Hulk, tzé!
 
Quando i pistoleri del film fanno irruzione nel set dove sta andando in scena l’assurdo musical diretto da Dom DeLuise la follia prende il controllo degli eventi, in una trovata comica che invece di rientrare nei binari, esagera, poi esagera ancora un po’ e poi quando ormai completamente deragliata nel campo dell’anarchia pura, pensa bene che sì, questo è il momento di esagerare un altro po’. La fuga dagli uffici della Warner, il cattivo che prende un taxi per scappare dal film e viene inseguito dallo sceriffo a cavallo, fino al duello nell'atrio di un cinema solo per poi vedere i protagonisti rientrare in sala e guardare beh, la fine del loro stesso film. Sul serio, quando distribuivano la genialità sono rimasti tutti con un palmo di naso, perché Mel Brooks nottetempo l’aveva già rubata tutta.

Kubrick ha tagliato un finale a torte in faccia, Mel Brooks invece non ha paura di niente!

Il finale, poi, è una meraviglia («Dove sei diretto, cowboy?», «In nessun posto speciale», «In nessun posto speciale? Ho sempre desiderato andarci») di fatto è il coronamento dell’amicizia virile su cui sono basati tutti i Western, ma anche un amorevole sberleffo alla cavalcata verso il tramonto di titoli fondamentali come “Il cavaliere della valle solitaria” (1953), perché va bene il cavallo, ma con una limousine vai più lontano e senza dolori al culo per via della sella (fiammeggiante).
 
Ma l’ultimo duello Brooks lo ha avuto con il capo della Warner che dopo la prima proiezione del film ordinò al regista di togliere i cavalli presi a pugni, la parola con la “N”, il numero musicale di Madeline Kahn considerato troppo spinto. Brooks fece sì con la testa e non tolse dal suo film nemmeno un fotogramma, forte di un contratto firmato anni prima dal suo avvocato che gli ha sempre garantito l’ultima parola sul montaggio, ovviamente aveva ragione lui, non solo il film, distribuito in poche copie fu un successo, restò in sala tutta l’estate diventando il più grosso incasso del 1974.

Oppure se leggete questa Bara, fatelo per Tony.

Al terzo posto di quella classifica trovate l’altro grande capolavoro di Brooks del 1974, lo conoscete a memoria e ne abbiamo già parlato, ma per un ripasso vi basterà cliccare fortissimo QUI. Per questa settimana la nostra sortita nel vecchio West l’abbiamo fatta, il Maestro Mel Brooks tornerà a trovarci la prossima settima e non indovinerete mai con quale titolo lo farà, per scoprirlo dovrete essere grandi investigatori oppure, aspettare qualche giorno.

38 commenti:

  1. Anche questo arrivò nelle sale dopo Frankenstein Junior, ma per fortuna non era come quella parodia russa, anzi, mi era piaciuto da matti.
    A ripensarci in effetti il capo indiano siciliano faceva un po' l'effetto Squallor di Arrapaho dove invece i pellerossa erano partenopei.
    Ma chissenefrega dai.

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    1. Era Arraphao degli Squallor che citava l'ottimo adattamento italiano di questo film ;) ;)
      Il primo ad avere gusto e orecchio per le "calate" gergali del nostro stivale era proprio Brooks ;)

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    2. Ti è piaciuto da matti perché è una pietra miliare, anche se viene citato molto, ma moooooolto meno del suo fratellino del 1974 non ha proprio nulla di meno ;-) Cheers

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  2. Film che ho visto tante volte e apprezzato sempre di più a ogni visione per le trovate geniali che Brooks è riuscito a inserire e che possono sfuggire a un osservatore casuale.
    Come ho già scritto fa parte del periodo in cui ero in fissa con Gene Wilder, quindi ritrovare una tale faccia da schiaffi in una pellicola western era il massimo che si poteva chiedere!
    Effettivamente il capo indiano strideva un pò per la parlata, però alla fine contribuiva al clima goliardico del film.
    Non vorrei fare spoiler ma il prossimo dovrebbe essere un film "muto" che è anche uno dei miei preferiti, a parte il solito che non sto nemmeno a citare...
    Grande post, mi hai fatto venire voglia di rivederlo, soprattutto per gustarmi il finale che ricordavo ma è talmente assurdo che conduce a rivederlo... Buon venner!!

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    1. Che poi è un modo sensato per adattare la gag originale, ovvero le battute in Yiddish. Waco Kid non si batte, ho sempre sognato un duello tra lui e Lucky Luke. Occhio agli Spoiler perché con Mad Mel di mezzo può succedere proprio di tutto ;-) Buon venerdì anche a te! Cheers

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  3. Questo film è stato così seminale per me che qualche anno fa mi sono cimentata in un libro ambientato nel far west, che giace ovviamente in un cassetto ma in cui è fin troppo facile ritrovare vari elementi di Blazing Saddles. Esilarante, che altro dire? Grazie per aver raccontato la storia della produzione del film, molto interessante. E che commozione a leggere che John Wayne approvava...

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    1. Mel Brooks aveva l’abitudine di andare alla fonte, anche in cerca di ideale benestare, con tutto che vado pazzo per i film del Duca, Waco Kid poteva essere solo uno ;-) Cheers!

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  4. Alla fine di questa tua Mitologica Rubrica, sarebbe divertente chiedere a tutt# # Barist#,te compreso, una personale classifica dei i film recensiti.
    Nella mia, questo Gioiello della Corona incrostato di preziosità geniali sta sopra Frankestein Jr. Senza sforzo
    Ogni volta che chiunque, tu soprattutto, parli di "levarsi il cappello" io penso SOLO alla scena di JOHN WAYNE (SI: IL DUCA e NON quell'altro del testo a fronte, ok?)
    Django Unchained l'ho visto due volte in sala ed entrambe le ho passate a disturbare ridendo come un Matto tutti, unico apparentemente a cogliere tutte le citazioni di questo Classico.
    IL finale riesce a omaggiare Blake Edwards e la sua Pazza Corsa senza andare sotto nel confronto....Parodia re il Re delle Parodie non é cosa da poco.
    E Ron Cheadle in Boogie Nights?Anche lui del club "Appena posso dico a tutti quanto amo Mel"
    La censura sulla parola con la BIG N l'ha inventata Brooks, altro che. DOOOONNNGH!
    La tragica storia di Waco Kid, narrata con quello sguardo velato..... "Vedi questa mano?".-"Ferma come come una roccia"..Mortale...(e ,spiaZe, ma il "pirletta in Galleria Vittorio Emanuele" gli aggiunge glassa - il Venerabile Maestro Leo la pensa come me)
    La parte nel libro sulla lavorazione di questo capolavoro é quella che mi sono gustato di piú.
    Nel suo essere connotato cosí greve, per molti versi, é invece raffinatissimo nella perfidia e l'intelligenza che usa nell'affrontare un dramma culturale irrisolvibile come la questione Nera negli States.
    I problemi e i motivi di "censura preventiva cui andò incontro 50 anni scarsi fa dovrebbero far pensare..
    Oggi darebbero fuoco a tutto tra le ovazioni per quei quattro fotogrammi, ma io un premio invece a cavallo e fantino per il tempismo col pugno lo darei al volo...meglio di molti stunt dell ultimo John Whik.
    Dí..
    Quanti Mongo hai conosciuto,nella vita, che cercavano di fare i cow boy fighi accendendo la sigaretta col falò e sbagliavano la meccanica? Io centinaia xD xD
    Lo sheriffo Burt gigioneggiava colla Quarta P quando Ryan Reynolds ancora gattonava...E quando si abbraccia da solo per farsi i complimenti? <3

    Basta la smetto sennò sto qui tutto il giorno

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    1. Penso che si ancora il film da usare come esempio quando viene fuori la polemica (non) intelligente tirata fuori da Whoopi Goldberg, molto più a fuoco per parlare di razzismo questa capolavoro che molti film che si impegnato a farlo restando serissimi. L’idea del sondaggio non è male, sono curioso anche io di scoprire se la rubrica senza titoli (più) famosi avrà sortito il suo effetto, nel caso, non abbiamo sprecato tutto quel Mel ;-) Cheers

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    2. Ti van fatti i complimenti per come sei riuscito a mantenerti pròfesshional e compíto in toni e struttura nonostante il filmone da recensire.

      Pensa che dopo aver poi visto "Moonlight" devo aver rivisto quest'opera d'arte 3 volte di seguito,tipo, per disinfezione ed espiazione...

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    3. Ti ringrazio e dici bene è uno di quei film da tenersi a portata di mano, per fare pace con il cinema e per riallineare i Chakra ;-) Cheers

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  5. Si, la scena del pugno al cavallo è spettacolare. Certo rivedendo in loop la GIF ti accorgi perfettamente come il cavallo venga tirato con la briglia tutto di lato dal fantino, mentre il vederla nel film ti lasciava semplicemente a bocca aperta per il tempismo fulmineo.
    Ai giorni nostri verrebbe realizzata quasi sicuramente con una CGI tremenda.

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    1. Ai giorni nostri un film dove un cavallo viene preso a pugni non verrebbe nemmeno messo in produzione ;-) Cheers

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  6. non può mancare Mel Brooks in un blog di cinema ^_^

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  7. Quando da ragazzino passò in TV in famiglia eravamo tutti emozionati: il capolavoro comico più grande della storia dell'universo (la pubblicità non aveva freni, in proposito) stava per invaderci e lasciarci senza fiato dalle risate. Neanche un vago accenno di sorriso si vide, quella sera, in Casa Etrusca. Il doppiaggio italiano diceva cose che palesemente non avevano alcun legame con le scene mostrate, il tono della voce non corrispondeva alla recitazione, si vedeva che i traduttori si stavano inventando la qualunque per cambiare completamente tutte le battute, impossibili da rendere in italiano: il problema è che le hanno sostituite con robe che non si sa cosa fossero, recitate da doppiatori che brancolavano nel buio. Peraltro è il peggior Lionello di sempre: quel suo bisbiglio moscio e lento sarebbe la sua versione della "parlata da duro del West"?
    Capisco l'ingrato lavoro toccato ai nostri traduttori, ma il risultato non l'ho proprio mai sopportato. Ho provato più volte a rivedere il film, concentrandomi e spingendo forte per ridere, ma niente. Sicuramente in lingua originale migliora, ma è proprio il ritmo che mi blocca. Le singole scene le trovo carine, ma l'insieme proprio non riesco a vederlo.
    Però "Tex X" sarebbe stato un titolo geniale :-D

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    1. “Tex X” è fantastico, ma potrebbe creare problemi a chi pizzica la “X” ;-)
      In realtà è abbastanza aderente come adattamento, il nostro doppiaggio è sempre stato magnanimo con Mad Mel, ad esclusione della parte in siciliano, tutto sommato hanno fatto un buon lavoro, per le voci poi ci può stare, ma non mi hanno mai tirato fuori dal film. Cheers!

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    2. https://media.tenor.com/0llsVGcR-VwAAAAM/motherof-god-shook.gif

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    3. Posso confermare perché ho sempre visto i film in entrambe le lingue e con i vari sottotitoli per fare il confronto. Quello che descrive Lucius sembra più lo scempio fatto al Sacro Graal dei Python, quello davvero criminale. Cheers!

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    4. Io purtroppo ho la stessa percezione di Lucius, non mi fece ridere in italiano la prima e la seconda volta, ho riprovato a guardarlo in lingua originale e niente. Magari uno di questi giorni ci riprovo, il DVD ce l'ho lì insieme agli altri di Mel Brooks, che normalmente adoro, ma Blazing Saddles non è mai stato la mia tazza di tè, temo...

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    5. https://media.tenor.com/mkqWD0Qxf5cAAAAM/rolando-inocencio-rolly.gif

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    6. Arrivo preparata a questo film, il penultimo di Mel che ho recuperato; adesso mi mancano solo "Il mistero delle dodici sedie" e relativo rifacimento italiano, che sono curiosa, e qui lo dico e qui lo confermo, oltre ai soliti due di Mel, salvo solo "Essere o non essere" e il Film Muto.
      Perché qui mi devo purtroppo accodare ai giudizi di Lucius e Sam Simon. Il film mi ha strappato sì e no mezza risata sulla gag della mano, per il resto... gli effetti dei fagioli sulla digestione e le parolacce? sul serio?!? e non mi riferisco alla parola con la N, ma proprio alle volgarità gratuite...è un tipo di comicità forse ormai datata, sarà per quello che non mi ha preso. Ci sono alcune singole scene che magari possono risultare simpatiche prese a parte, ma tutto il film, mi dispiace ma no.
      Penso anche al nome ripetutamente sbagliato apposta di Lamarr e a tutti che si levano il cappello sul nome del Duca: un ventenne, ma anche un trentenne medio di oggi rimane basito, non avendo idea di che cosa si stia parlando. In quell'altro film leggermente famoso di Mel le gag sono costruite all'interno del film (penso alla gobba, ai cavalli che nitriscono al solo sentire quel nome) e questo secondo me rende quel film eterno, non c'è bisogno di conoscere il materiale di partenza della parodia, oltre al fatto che non ci sono volgarità di sorta, pur non mancando di doppi sensi ("Ci facciamo delle luuunghe chiacchierate...ce ne stavamo facendo una proprio poco fa..."), al contrario di questo. Di cui salvo il doppiaggio (i dialetti non mi disturbano: li usano in originale per arrivare in modo più immediato, perché noi no?), in particolare quello del personaggio di Gene Wilder, che mi è sembrato perfetto per rendere il carattere serafico del pistolero super-ultra-mega-veloce (non è Lionello, ma Manlio De Angelis). E Madeleine Kahn: perfetta, stupenda e bravissima.
      P.S. Anche Tom Cruise ha dato un bel cazzotto ben assestato ad un cavallo in "Cuori ribelli", e chissà forse citava proprio questo film, solo che lì la cosa mi fece ridere, qui...bah...

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    7. Non so che aggiungere se non che vi torturerò come eretici, sarò il vostro Torquemada, ma quello tra qualche settimana ;-)
      L’umorismo è soggettivo, quindi non serve provare a convincere nessuno, bisogna dire che qui parolacce e scoregge non sono mai la trovata di un comico senza idea, ma sono sempre molto ben calate nella storia e nel contesto della parodia Western, ma su questo mi sono dilungato già nel post.
      Nemmeno io vado pazzo per Brooks quando la butta sull’infilata di gag tenute insieme dal tema o quando punta sulle battute troppo pruriginose e basta, ma non è questo il caso, anzi penso che in “Mezzogiorno e mezzo di fuoco” abbia tutto il campionario: lo splapstick, la battuta basata sul modello di riferimento, ma anche gag che funziona benissimo da solo, infatti mi sembra strano che nessuno abbia citato la riunione cittadina dei Johnson. Inoltre ci sono già le gag non-sense, che popoleranno l’ultima parte della sua carriera (il casello voluto dal governatore), forse è proprio il fatto che il Western non sia (più) popolare come l’horror l’unica discriminante. Cheers!

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    8. Sapete che c'é....
      Esiste la Commedia.
      Poi esiste l'Opera Buffa.
      Quindi la Satira.

      Sono TRE Messe In Scena distinte ,ossia modi i rappresentare un CONCETTO su di un proscenio, e sono innanzitutto
      A) Diverse
      B) Regolate da meccanismi atti a scatenare il ridere nell'astante spesso OPPOSTI
      C) Codificate da gente capacina un 4 MILA annetti fa ed in seguito perfezionate a modino da una schiera di benintenzionati talenti.

      Se ne deduce che,oltre a NON essere per niente bastevole la definizione "non mi fa ridere" per giudicare come Mel Brooks cercasse di fondere o usare alternativamente questi strumenti nella la sua PARODIA (che é cosa ALTRA ancora),
      debba necessariamente essere per primo il tristo individuo carente in mezzi e metodo di comprensione a porsi il quesito di quale sia il problema.
      Poi guardarsi allo specchio e correre ai ripari.
      In caso di mancanza di volontà e/o capacità di ovviare a codeste carenze cognitive, astenersi dal formulare giudizi o opinioni denigratorie sull'Arte altrui.

      O, per sintetizzare...
      https://m.youtube.com/watch?v=1X5jOX5ApBA

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    9. Non vedo che c'entri il buttarla sul personale parlando di "carenze altrui" ma se la metti cosi nel tuo caso rivedrei un attimo grammatica e sintassi perché il tuo discorso non fila molto. Per il resto:
      1) Non devo essere necessariamente laureata in cinematografia per sentirmi in diritto di dire che un film mi piace o non mi piace, o mi fa ridere o non mi fa ridere;
      2) Il fatto che non faccia ridere me non vuol dire che altri non lo trovino divertente da sganasciarsi, né pretendo che dopo che io ho espresso la mia opinione, altri la pensino come me;
      3) Allo specchio mi ci guardo tutte le mattine rimanendone piuttosto soddisfatta, grazie tante.

      Tra l'altro, e chiudo, mi sembrava di aver argomentato i motivi per cui il film non mi è piaciuto in maniera molto civile, senza voler denigrare l'arte di nessuno, e senza stare lì a dire a chi ha opinioni diverse dalla mia che non capisce niente, come fanno i bambini quando vengono contrariati.

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    10. Tre punti inattaccabili, direi, compreso tutto quello che segue "tra l'altro" detto da me che, tra l'altro (questo ce lo metto io), "Mezzogiorno e mezzo di fuoco" l'ho adorato ;-)
      P.S. Sapevi che si poi era tentato, con scarso successo, di creare uno spin-off televisivo?
      https://www.imdb.com/title/tt0121113/
      https://www.cracked.com/article_36893_the-legend-of-black-bart-the-failed-blazing-saddles-tv-adaptation.html

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    11. Interessante...

      LEI non ha mezzi e cognizioni per comprendere, ALLORA Mel Brooks é inutilmente scurrile e sopravvalutato e io devo imparare a scrivere in italiano.....


      XD XD XD

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    12. @Giuseppe
      No ovviamente, non sapevo nulla del tentativo di spin-off, ma mi sa che hai bruciato il post della Bara di venerdì prossimo 😛

      @GIOCHER
      Non mi sembra di aver detto da nessuna parte che Mel Brooks è inutilmente scurrile e sopravvalutato, ma visto che continui a buttarla sul personale, aggiungi a tutto il resto un corso di dattilografia e un ripasso di ortografia e punteggiatura.
      Comunque continua pure a suonartela come ti pare, non ho più intenzione di risponderti: non mi è mai piaciuto nutrire i troll.
      Anzi guarda: abbandono proprio la Bara, a malincuore ti assicuro, datosi che qui il confronto civile non è mai stato un problema. Sentiti pure libero di insegnare cinematografia dall'alto della tua supponenza a chiunque abbia voglia di leggere quello che scrivi.

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    13. Signora Vasquez,
      La prego di considerare la mia intemperanza solo un pesce d'aprile; e di scusare, se non perdonare, l'eventuale allusione personale che Lei abbia potuto ravvisare nel mio tentativo di dare una motivazione al punto di vista di tanti spettatori.

      Faccio Fioretto Pasquale di non permettermi piú di commentare suoi futuri interventi, in questo blog che merita la sua attenzione ben piú d'un bislacco giullare.

      Suerte y Salud

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    14. Scopro solo ora questa discussione, e visto che è avvenuta in risposta a un mio commento sento il bisogno di intervenire.
      Scusa, Giocher, Vasquez ha detto la stessa cosa che ho detto io e Sam Simon, perché hai sentito l'irrefrenabile bisogno di aggredire solo lei in modo così volgare e vigliacco? Quel tuo ridicolo commento potevi postarlo sotto il mio, e ti avrei ignorato perché già ho avuto la spiacevole esperienza di scambiare commenti con te e da allora non ti leggo più. Potevi postarlo sotto Sam Simon, invece no, chissà com'è hai aspettato Vasquez per sputare le tue parole irricevibili e offensive.
      Se davvero è stato un "pesce d'aprile" (che tanto non ci crede nessuno) hai un umorismo decisamente sgradevole e biasimevole e questo getta fango su Mel Brooks, visto che ne apprezzi così tanto l'umorismo.
      Il sedicente "fioretto" di non commentare più dovresti estenderlo a tutti quelli che commentano pacificamente ed educatamente qui sul blog, che non attaccano briga, che non hanno alcuna voglia di polemizzare e litigare in modo volgare come se fossimo in un social, che non hanno alcuna intenzione di far cambiare idea agli altri, nel rispetto delle opinioni di tutti. Persino delle tue.

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    15. Mi associo anche io con colpevole ritardo a quanto scrive Lucius (che apostrofo sempre come bro non a caso) proprio perché sono stato oggetto dello scherno di Giocher per la mia ignoranza, che ammetto serenamente, dovuta al fatto di permettermi di commentare un post come semplice fruitore della settima arte senza averne titoli o una laurea al Dams...
      Io alla fine me ne frego, sono uno sportivo, sono stato apostrofato in tanti modi molto più creativi, però
      mi sembra che tra gli intenti di questo Blog non ci sia la volontà di rivolgersi a letterati o a professori (almeno non solo) ma sia stato concepito come un luogo dove ci si trova tra amici a condividere una passione che scaturisce dai sempre interessanti spunti del buon Cassidy, quindi questa prosopopea che traspare da ogni tuo commento, scritto, tra l'altro, come i cani, può anche starci, caro Giocher, ma il fatto che ti permetti di insultare l'intelligenza o semplicemente i gusti di chi non la pensa come te, apostrofandoli come "sciemi", parole tue, potresti anche evitarlo, senza poi chiosare i tuoi interventi con qualche boutade per metterla in caciara, come se le parole appena scritte non avessero un peso...
      Detto ciò spero che Vasquez ci ripensi, per uno così ce ne sono tanti, come me, che apprezzano i tuoi interventi e che gradirebbero rivederti su questo blog. Come ribadito siamo tra amici che condividono una passione comune e che possno commentare tranquillamente ciò che viene scritto da altri ma sempre con educazione e rispetto, che è il clima congeniale a chi può dedicare qualche minuto della giornata a qualcosa che lo appassiona. Buona Bara a tutti.

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    16. Ho sempre cercato di mantenere e coltivare un clima su questa Bara almeno civile, lasciando la libertà a tutti di esprimersi, purtroppo diventa sempre più complicato e in tutta onestà, mi dispiacerebbe molto perdere una lettrice attenta e preparata come Vasquez per un problema di cui, indirettamente alla fine sono responsabile.
      Visto che non ho ne voglia e tanto meno tempo di fare l’arbitro, mi riprometto di affilare ulteriormente le mie armi, quindi d’ora in poi, a mio insindacabile giudizio, mi impegnerò il doppio a cancellare tutti i commenti che ritengo fastidiosi, supponenti, urticanti o anche solo quelli che mi fanno saltare la mosca al naso. Non ho ancora preso il caffè e vi cancello il commento perché mi va così? Andate a piangere sui Social-cosi, che sono pieni di persone che non hanno altro da fare che litigare.
      In tutti questi anni ho coltivato questo clima e non ho nessuna intenzione di cambiare politica, quindi chi è in grado di commentare in linea con questa politica è molto ben accetto, gli altri verranno passati tutti a filo di lama, ad uno ad uno... spietatamente (cit.)
      Chiudo scusa per questa parentesi e spero vivamente di non dover più perdere tempo con questo tipo di comunicazioni. Cheers!

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    17. Ed ora (Cassidy suona l'organetto) possiamo tornare a parlare di cinema, grazie a tutti ;-) Cheers

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  8. Tranquillizzo il padrone di casa dicendo subito che appartengo al gruppo dei NON eretici, come del resto ho già specificato a Vasquez ;-)
    Un'autentica perla Brooksiana sfotti-western, per tutti i motivi da te elencati nella recensione, ed è vero che in questo caso il doppiaggio nostrano riesce a non sfigurare, fatti salvi alcuni adattamenti necessari per battute o dialoghi poco comprensibili in originale al pubblico: quante volte ho immaginato Gene Wilder/Waco Kid farli davvero quei quattro passi in galleria qui a Milano, proprio lui che aveva ucciso "più persone del John Wayne e del Gary Cooper messi insieme" ;-D
    Le scene da antologia poi si sprecano, se pensiamo a Cleavon Little quando si prende in ostaggio da solo o quando approccia Madeline Kahn con un perfetto "wie geht's, mein schatz", a Mongo l'abbatti cavalli oltre che "solo una pedina nel gioco della vita", all'arruolamento dei cattivi con allegata frecciatina verso il KKK da parte della coppia Little/Wilder (menzione, poi, per il povero sgherro Don Megowan che non aveva chewingum per tutti), alla geniale serie di scoppiettanti abbattimenti finali della quarta parete (tipo quando Harvey Korman cerca di entrare al cinema come studente, per avere il biglietto ridotto)... Insomma, in "Mezzogiorno e mezzo di fuoco" con Mel si vola assai alto dall'inizio alla fine, e non ci si stanca mai di rivederlo!
    P.S. L'avevi visto lo spin-off "Black Bart"?

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    1. Fiuuu meno male ;-) No, ma considerando chi interpreta Black Bart ora dovrò vederlo a tutti i costi. Cheers!

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