Mi sono visto
spuntare sul paginone di Disney+, molto ben pubblicizzato e in bella vista, questo “Lo
strangolatore di Boston”, tema che di base è anche di mio interesse per la mia
ben nota – e sinistra – propensione alle storie sui serial killer, quella di cui vi
avevo
già accennato. Problema: ci recita Keira Knightley. Ahia!
Keira, la mia amica “clavicole”
Keira che mi farà beccare accuse di “Body Scemo” (si dice così, mi pare), una che
quando recita come comprimaria
tanto quanto, ma come protagonista ha il
sanguinoso merito di aver fatto sporcare il foglio a due dei miei registi del
cuore, i cui film più
problematici, guarda caso avevano proprio lei nel
ruolo
principale. Eppure io sono sempre pronto a ricredermi, quindi vai
clavicole, stupiscimi! (cit.) non l’avessi mai fatto anche se per una volta non
è tanto colpa sua, anche se purtroppo la tradizione continua, se Keira
Knightley è la protagonista, fuggite via dal film.
Indovinate? La storia
è quella dello strangolatore di Boston, fin qui tutto bene, raccontata dal
punto di vista delle giornaliste che con risolutezza hanno indagato e insistito
per far emergere una verità, spesso sminuita dai propri colleghi. Una storia (vera)
che sarebbe anche interessante, se non inanellasse un’infinità di paraculaggini
una via l’altra, a partire dall’atmosfera messa su dal regista e sceneggiatore Matt
Ruskin.
Per non saper né
leggere né scrivere, anzi dubito che Ruskin sappia farlo visti i risultati, il
nostro pensa bene di raccontare lo strangolatore che ha terrorizzato Boston nei
primi anni ’60
in absentia, così, tanto per fare il figo e sentirsi dire
da qualcuno: «Che bravo! Hai fatto un film come Zodiac di Fincher», peccato che
il bel film del 2007, questa robina da streaming non la veda nemmeno con il
binocolo, anche se sarà il commento frettoloso che si beccherà più spesso dai
recensori (stipendiati) che corrono per passare il pima possibile al prossimo film su cui scrivere frettolosamente.
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Le protagoniste studiano i fatti, ovvero quello che NON ha fatto Matt Ruskin. |
No, su questo “Boston
Strangler” vale la pena soffermarsi un momento solo per sottolineare le condizione
disastrose del cinema contemporaneo. La Wing-Woman, che questo film lo ha visto
con un occhio solo (e ha fatto bene, sono io che mi ostino) si chiedeva se
fosse una versione contemporanea della storia, visto il linguaggio usato dai
personaggi e l’attenzione sulle “quote rose”, ma in realtà il problema ha radici
ben più profonde.
“Boston Strangler” è
la solita storiella sulla difficoltà di una donna di emergere in un ambiente
maschile, diretta e scritta da un uomo usando il pennarellone a punta grossa,
visto che l’assassino uccide delle donne, alla faccia del metaforone. Il solito
santino buono solo per farsi approvare il budget dalla major pagante, seguendo
la solita fredda lista di elementi inclusivi che devono essere presenti per
forza in un film targato 2023. Quindi la mia domanda, che pongo a voi in elegante
francese: come cazzo fa ad essere “inclusivo” un film a cui a nessuno, a
partire dal suo autore, frega una sega di esserlo per davvero, ma risulta un
imposizione caduta dall’alto?
Se a minacciare la città
di Boston dei primi anni ’60, invece di uno strangolatore ci fosse stato il
Barone Birra, ai fini di questo “santino” che non ho il coraggio di chiamare
film, non sarebbe cambiato nulla, questione che ci porta al prossimo annoso
problema.
Lo ha fatto notare anche Pier Maria Bocchi dal suo profilo Social, poliziotti
e capi redattori in "Boston Strangler" ad un certo punto iniziano a parlare di locali gay e di
omosessualità, utilizzando proprio queste parole. Ora, io comprendo, l’intendo non era realizzare
un durissimo poliziesco in stile
Friedkin, ma secondo voi, dei maschietti,
bianchi nella bianchissima Boston degli anni ’60, userebbero parole che sono
state sdoganata solo decenni dopo per rivolgersi a quella specifica porzione di
popolazione?
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«Un brindisi a Cassidy che ha deciso di mettersi nei guai da solo con questo post» |
Quando Bill Russell,
arrivò a Boston dal college nel 1959, scelto in quanto fenomeno vero della
pallacanestro, la prima cosa che dovette affrontare furono i “procioni” che gli
ribaltavano nottetempo i bidoni della spazzatura nel cortile di casa, ogni
notte, finchè Bill non denunciò alla polizia, che con un sorriso di chi avrebbe
voluto invece dire «Tornatene a raccogliere il cotone», raccolse la denuncia
usando la macchina da scrivere invisibile del commissario Winchester,
costringendo Bill a fare l’unica cosa sensata, ovvero attendere i “procioni”, un gruppo di loschi figuri ovviamente bianchi che dopo l’incontro notturno con il
Bill, non solo smisero di ribaltargli i bidoni della monezza, ma somigliavano
davvero a dei procioni, per via degli occhi neri procurati loro dal leggendario
cestista (storia vera).
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Ciao leggenda, manchi un casino. |
QUESTA era la bianchissima
Boston dei primi anni ’60, per Ruskin il massimo del sessismo a cui assistiamo è il
capo redattore Chris Cooper che chiama “ragazza” il personaggio di Keira
Knightley, ma poi in compenso è attento a definire “omosessuali” o in maniera
ancora più anacronistica “gay”, le persone che nessuno nella bianchissima Boston
dei primi anni ’60 (ma non solo) avrebbe mai chiamato così. Quindi a cosa stiamo
assistendo qui? Al cinema che mente, ventiquattro volte al secondo come sosteneva
De Palma, il cui scopo era però quello di farci dubitare delle immagini, non di
utilizzarle per riscrivere i fatti ma in versione edulcorata.
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Per una volta non è colpa sua, ma confermo la "Regola Keira" per evitare i brutti film. |
Se il gioco è
cacciare via il razzismo dai
classici Disney o dai vecchi film, sarà inevitabile
che quelli nuovi, onde evitare cause legali e polemiche, essendo pensati sempre
più non da registi con qualcosa da dire, ma dal reparto vendite, non faranno
che offrire una visione ripulita e irrimediabilmente falsa del passato.
Ribadisco, il cinema è finzione, ma che non sia presa per i fondelli all’intelligenza
del pubblico, almeno quello.
Cancellare razzismo e sessismo dai film è ben più facile che farlo sparire dalla vita quotidiana, eppure io sono convinto che i film non abbiano il dovere di educare le persone, quel compito non spetta certo all'arte, ma finchè si corre dietro a polemiche da "infernet" e si ragiona cercando di evitare possibili cause legali, la direzione sono titoli posticci e francamente fastidiosi del loro insultare l'inteligenza dello spettatore come quest'affare qui, quindi mi dispiace Keira non è colpa tua, però mannaggia te li scegli con il lanternino i copioni eh?
Ehnnò...aspettaaspettaaspetta...
RispondiEliminaCERTO CHE È COLPA SUA.
Kira&ammira (la chiamo cosí anche da prima che J.Clarckson la definisse "un'asse da stiro dei set per bambini con un faccino interessante, ma funziona") ha costruito una carriera sul prendersi ogni singolo copione proposto e rifiutato da quella pazzinculo della Portman, quindi la mano felice nella scelta non l'ha mai avuta.
Gli Yanquii non hanno mai brillato per intelligenza,cultura e capacità di ricostruzione storica,ma finché lo facevano con roba remota o altrui non si notava poi tanto, lo stesso trattamento riservato a storia recente salta all'occhio peggio dei dialoghi di Lidia Poet,che trovo molto piú offensivo e imbarazzante, visto che A NOI!la cultura storica non é mai mancata..
Poi guarda,da poco ho fatto saltare una serie promettente dopo i primi 45 secondi di filmato per lo stesso motivo: dialoghi,situazioni e personaggi totalmente avulsi e a vanvera.
A onor di cronaca,per UNA pellicola era assolutamente perfetta: Anna Karenina. Uno dei tre personaggi femminili della storia della letteratura piú insopportabili di sempre.
EliminaSolo che ora per temi infilati già per il gozzo alla trama usando l’imbuto, si inizia a notare parecchio, anzi salta proprio agli occhi perché la Storia è stata messa in panchina, l’importante è che si vedano i temi caldi per evitare le cause e le polemiche.
EliminaPensa che su “Lidia Poet” ha lavorato un nostro amico, avrei già storielle di produzione notevoli ma mi sono rifiutato di guardarla, ancora mi devo riprendere da “Giallo” di Argento, con le storie con Torino come sfondo la mia sospensione dell’incredulità non ne vuole sapere niente.
Sono anni che sogno un film che alla Hollywood di oggi piacerebbe, una versione di la maschera di ferro con Natalina Portuale e la mia amica Clavicole, i ruoli si assegnano da soli facilmente ;-) Cheers
Perfetto, hai riassunto perché il film di Joe Wright funzionava. Cheers!
EliminaLidia Poet ha dei dialoghi? Io sento solo bofonchiare.
EliminaColpa della presa diretta del suono?
Boh, però bei costumi, quello si.
Un giorno mi metterò a girare per i set delle produzioni italiani vendendo microfoni, allora si che inizieranno a piovere i big money! :-D Cheers
EliminaL'unica storia notevole di quella produzione la sappiamo tutti quale sia,e il regista, che se la pastura sin da minorenne, ha visto bene di farcela apprezzare in ogni angolazione possibile...
EliminaAH! Cosa aveva quel filmetto che non andava?Cast perfetto,contaminazione teatrale che non guasta,mano ferma e pochi svolazzi..perfetta trasposizione moderna di uno scritto "difficilino" persino all'epoca in cui uscí.
Uh ma sai la cosa più succosa? L'autrice del libro su Lidia Poet si chiama Cristina Ricci!!!
EliminaPer un punto Cristina perse la "H" ;-) Cheers
EliminaPurtroppo da quando l'ho vista in Sognando Beckam, sarà che assomiglia tanto a una che mi spezzò il coracon tanti anni fa, pur sapendo che non è una grande attrice, ho una grande infatuazione per Keira. Certo a parte un paio di film come Love Actually e London Boulevard dove "brilla" (a mio avviso), le altre pellicole le ho trovate un pò insulse, sarà colpa sua, sarà che non erano film eccezionali... In ogni caso sono assolutamente d'accordo con te sulla critica alla scarsa (se non nulla) aderenza storica delle pellicole moderne che danno una visione falsata del passato, tutto per non offendere determinate categorie o nascondere la verità... Detto ciò non ho Disney+ quindi per ora questa pellicola dovrà aspettare (sorry Keira!).
RispondiEliminaBuon Christina Ricci!
Secondo me erano in tanti ad avere avuto qualcuna somigliante a lei che ha spezzato cuori, perché campa parecchio di rendita, ma il problema di questo film è ben più radicato. Buon Christina Ricci anche a te! Cheers
EliminaIo trovo persino offensivo per le vere vittime che intorno a una storia come quella dello Strangolatore di Boston si faccia del revisionismo storico da quattro soldi, trasformando una faccenda orribile, dove tutti erano perdenti, nella storia di una "vittoria" personale di qualcuno. D'accordo che e' dal letame che nascono i fior, ma fateci sentire almeno la puzza di quel letame, non raccontateci che era cioccolata giust un po' appicicosa.
RispondiEliminaBasterebbe rivedere (se ormai a qualcuno interessasse rivedere i film) il quasi istant movie del '68 The Boston Strangler di Richard Fleisher (uno che i film coi serial killer li sapeva fare: Follow Me Quietly, Frenesia del delitto, L'assassino di Rillington Place N. 10, Terrore cieco). Un film su una doppia personalita' dalla doppia personalita': raccontare l'allucinante fatto di cronaca restando fedele il più possibile alla realtà, ma raccontandolo nel modo più artificioso possibile, con un uso psichedelico di split-screen, soggettive, mascherine, effetti caleidoscopici, roba da far apparire De Palma un regista classico e moderato. Ne usciva un film che scomponeva l'immagine come i poliziotti tentavano di scomporre il caso per venirne a capo, ma dove alla fine i conti non tornano per nessuno, né per gli sbirri né per lo spettatore, dato che tutto alla fine risulta casuale, grigio e triste come la realta'. E l'interpretazione da brividi di Tony Curtis (che da bambino mi sconvolse, per me era il Grande Leslie de La grande corsa) toglieva ogni possibile catarsi. E no, temo, che i poliziotti nel film non usassero un linguaggio molto inclusivo: maledetta realta' che non sei sempre stata come sarebbe stato carino saresti dovuta essere!
Perfetto, anzi ne approfitto per ringraziarti per aver ricordato quel film, nel post non ho fatto paragoni perché tanto il titolo di oggi uscirebbe con le ossa rotta anche contro titoli di valore ben minore. Cheers!
EliminaKeira non la reggo,ho è totalmente inespressiva o fa le faccette,non conosce vie di mezzo
RispondiEliminaIn effetti si, quando fa il sorrisetto non la reggo, che poi quando rilascia le interviste mi è più simpatica, visto che parla come uno scaricatore di porto (storia vera). Cheers
EliminaLa cosa dello scaricatore di porto c'è l'ha anche Charlize Theron, però la Keira te la immagini sempre in costumi dell' Ottocento o nello spot Chanel,un po'strania
EliminaDecisamente NON mi hai venduto il film, e ti è venuto anche facile, visto che ha tutte le carte in tavola per farmi correre gridando nei boschi :-D
RispondiEliminaCon Keira ho fatto pace ma solo come persona, perché quando è andata ospite al "Graham Norton Show" ho scoperto una personcina simpatica e molto auto-ironica. Ma come attrice continuo a cercare di fare il giro largo quando la vedo :-P
Lei e JLaw dovrebbero solo fare interviste e ospitate ai talk show, splendide, poi però ad entrambe tocca recitare. Tipo in film insopportabili come queato ;-) Cheers
EliminaNon ho visto (ancora) il film, ma debbo per forza difendere la mia Keira da questa gogna mediatica! :)
RispondiEliminaKeira è adorabile, elegante, aristocraticamente "British", da tempo ha ridotto (purtroppo) i suoi impegni al cinema: sceglie solo i copioni che le piacciono per dedicarsi ai figli a tempo pieno. Ed ha anche l'umiltà di non ritagliarsi sempre il ruolo da protagonista pur di concorrere a buone cause, come è successo con "Misbehaviour". E poi, dico, l:avete vista in Silent Night? Come si fa a non amarla??
So che non vi convincerò mai, ma non potevo non intervenire! :)
Scusami, ma tu il post, lo hai letto? No perché ho citato proprio "Silent Night" come esempio positivo. Inoltre ho scritto più volte che il problema principale del film non è lei. Quindi il tuo intervento non è convincente perché non c'è nessuna gogna contro la tua prediletta, inoltre non cambia la frase che ho scritto: era protagonista nei due film più problematici di due dei miei registi preferiti, and this is a fact, come cantava Bowie ;-) Cheers
EliminaNon volevo essere convincente... :) ma solo scherzare e provocare un po'! ;)
EliminaSpero si sia capito che scherzavo, altrimenti mi scuso. So che Keira non sta simpatica a tanti, ma io la adoro proprio per le sue smorfiette... non ci posso fare niente! Però ognuno ha i suoi gusti. In fatto di donne poi! (e menomale!)
Buona giornata
Assolutamente si, se ne facciamo una questione estetica continuo a preferire la sua clone Natalina Portuale, però a me clavicole è molto simpatica, solo che non "quagliamo" per il modo in cui sceglie i soggetti. Ci tenevo a sottolinearlo perché i commenti sembravano tutti contro Keira, ma io con il mio post volevo essere solo contro il film ;-) Cheers
EliminaGrazie Cassidy per avermi evitato una grande delusione, volevo vedere questo film perchè mi ricordavo quello con Tony Curtis nei panni dello strangolatore (ottima interpretazione la sua tra l'altro) che mi aveva molto colpito ma mi risparmio volentieri l'ennesima rivisitazione autoassolutoria del cinema contemporaneo, grazie ancora!
RispondiEliminaFigurati, sono qui per questo ;-) Cheers
EliminaChe tristezza. Quelli che si lamentavano che Tarantino mettesse la N word in bocca ai suoi criminali bianchi hanno vinto, e il risultato è questo revisionismo storico che non fa per niente bene a nessuno, perché negate ciò che è stato impedisce di comprendere, apprendere e migliorare. :--/
RispondiEliminaTra qualche settimana ne parleremo ancora di film criticati perché corretti, anche perché io la penso proprio come te sulla questione ;-) Cheers
EliminaConcordo in toto con quanto hai scritto, soprattutto sul fatto che il film sia maggiormente interessato a dipingere le difficoltà di vivere tra famiglia e lavoro delle donne dell'epoca più che dell'assassino.
RispondiEliminaViviamo in un coraggioso nuovo mondo, con un non tanto coraggioso modo di fare film. Cheers
EliminaOvvero, come fraintendere totalmente De Palma: in questi casi il cinema, anziché mentire, SBAGLIA ventiquattro volte al secondo e continuerà a sbagliare perdendosi dietro a farlocchi (e pericolosi come lo è il revisionismo, sempre) intenti "educativi" che NON gli competono. Nel caso in questione, poi, credo che la più innocente alla fine rimanga proprio Keira (di fronte a scelte così fiacche e pochissimo coraggiose, non avrebbe potuto comunque fare più di tanto per tentare di salvare un salvabile che, del resto, sembra del tutto assente in questo "Strangolatore" così family-friendly)...
EliminaPurtroppo va forte l'idea per cui il cinema oggi, debba indicare la via e dire a tutti come fare, quando invece il cinema ha compiti ben diversi, l'educazione non si impara al cinema, ma serve per farne di valido. Cheers
EliminaLo giuro sulle clavicole di Keira, ho il post in rampa di lancio e ti ho citato con l'espressione "pennarellone grosso" senza ancora averti letto e sapere che la usavi pure qui.
RispondiEliminaDirei che la pensiamo allo stesso modo, maledetti tempi moderni che rovinano anche i true crime.
Ti credo perché le grandi menti pensano all'unisono, fiutano le tracce di pennarellone ancora fresche e rivogliono le vecchie storie criminali raccontate come si deve. Cheers!
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