Ricordiamoceli questi anni. Sono quelli in cui un nome di primo piano di Hollywood, come quello dell’amatissimo Keanu Reeves, ha fatto della sua passione per i film di menare un traino per tutta l’industria, tanto che ora sono gli altri divi a correre per accaparrarsi un ruolo d’azione, pur non avendone i trascorsi o tante volte nemmeno la preparazione, ma solo il carisma e le ore di allenamento.
Ricordiamoceli questi anni, perché senza reinventare la ruota, ma semplicemente riproponendo la grande tradizione dei film di arti marziali, Chad Stahelski ha messo in chiaro quando l’amore per il cinema d’azione fosse un fuoco che ardeva sotto la polvere delle videoteche, quelle dove reperire titoli che per decenni sono stati schifata, soprattutto da quei cinefili con la puzzetta sotto il naso, che oggi visibilmente rosicano e odiano anche solo l’idea che esistano quattro film di John Wick, siete liberi di godervi i vostri film di Özpetek ve li lascio più che volentieri, anche perché come i Goonies nel pozzo, questo è il nostro momento, quindi godiamoci e ricordiamoli questi anni.
Quello che i fanatici di Margherita Buy non hanno capito – perché erano troppo impegnati ad odiare – sta nella natura totalmente e volutamente fittizia di questa saga, che si è aperta con un titolo piccolo, una vendetta personale per la morte di un simbolico cagnolino, alternativa al classico Maestro ucciso da vendicare di tanti film di arti marziali, solo raccontato con protagonista il più improbabile “uomo nero”, Baba Yaga, excommunicado, l’uomo che assoldi quando vuoi uccidere il diavolo, tanta enfasi, quasi al limite della parodia, per poi trovarsi davanti chi? Un ciocco di legno come il buon Keanu, tutto cuore e lentezza, giunture inflessibili per kata ripetuti all'infinito prima in palestra e poi davanti alla macchina da presa. Un giochino divertente realizzato con manifesto amore e cura per il cinema d’azione, cresciuto nel corso dei capitoli, creando un’iconografia di personaggi da cartone animato violento, un mondo che per chi guarda solo i film di Özpetek è impensabile, visto che qui sono tutti super assassini, persino i loro cani, un universo creato non con poche difficoltà, infatti il secondo John Wick dedicava fin troppo tempo a questo dettaglio che comunque i detrattori hanno continuato ad ignorare.
Il terzo capitolo, seppur ancora con qualche lungaggine, trovava finalmente l’equilibrio in una saga che sembrava già pronta per la serialità, non è un caso se da una costola di questa saga, siano già in rampa di lancio due spin-off (“Ballerina” e la serie tv “Continental”) che mi sembrano lascito e ideale continuazione della saga, visto che anche “John Wick 4” è esageratamente lungo con i suoi 169 minuti, molti dei quali, specialmente i dialoghi, sembrano già pronti per il formato della serie televisiva mentre tutti gli altri, per fortuna in maggioranza, sono la celebrazione, un modo per ripeterci ancora una volta di ricordarli questi anni, un “Last Hurrah” come direbbero i nostri cugini Yankee.
Questo quarto capitolo abbraccia la serietà sì, ma quella comunque di un cartone animato violento, pieno di abiti di alta sartoria maschile anti-proiettile, per una storia che punta all'epica come in un pezzo Power Metal, infatti più che il testo della canzone conta la tecnica nell'esecuzione, siamo qui per celebrare un requiem, se non proprio un funerale Vichingo, per restare in tema metallaro. D'altra parte l'action americano contemporaneo è bulimico, "John Wick 4" non è qui per invertire la tendenza ma al massimo per celebrarla, il difetto vero? Risulta un mezzo passo indietro rispetto a Parabellum, perché ci si ostina a spiegare ancora dettagli legati al mondo di John Wick, al quarto capitolo non servirebbe davvero più, quindi per questo il ritmo procede a strappi e si sente, per lo meno nei momenti in cui non ci si mena, quelli in minoranza, va detto.
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When ashes fall the legends rise (cit.) |
“John Wick: Chapter 4” con un occhio rivolto a quella serialità da fumetto alla quale lo stesso Keanu Reeves si ispira apertamente, riparte dal finale di "Parabellum", gli autori della sceneggiatura sono gli stessi, Michael Finch e Shay Hatten hanno di nuovo il compito di mettere in fila una serie di MacGuffin che funzionano come innesco per le sequenze d’azione: le storie tra Wick e la Gran Tavola sono tesissime, l’assassino che si esprime a colpi di «Yeah» è deciso a restituire la cortesia, ma anche i capi della malavita non se la passano benissimo, tanto da essere costretti a rivolgersi al Marchese de Gramont per provare a chiudere i conti con Wick, quindi per fare fuori l’uomo nero, chiamano l’altro incubo vivente noto come Pennywise, ovvero Bill Skarsgård senza trucco.
Prima dell’azione bisogna fare buon riscaldamento, questo quarto capitolo ha tutto il tempo che vuole a disposizione quindi abbiamo una scena nel deserto e poi si torna a New York, anche soltanto per ritrovare Winston (Ian McShane), Harbinger (Clancy Brown) ma soprattutto per un ultimo saluto al mitico Charon, in alto i calici per Lance Reddick, che ci ha lasciati troppo presto pochi giorni fa, si merita questo e altro.
Shimazu (Hiroyuki Sanada) e Akira (Rina Sawayama) ormai
stanno a questa saga come la fotografia composta al 110% di luci al neon, se
già per il cinema americano i neon sono sinonimo di ambientazione giapponese, “John
Wick 4” non è qui per cambiare le regole, ma al massimo per stilizzarle ancora
di più rappresentando l’apice di questo momento cinematografico da conservare nella
memoria, perché un giorno lo rimpiangeremo.
Con la porzione di film ambientata ad Osaka arriva, oltre ad uno dei momenti migliori non del film, ma dell’intera saga in termini di scene d’azione, abbiamo anche l’entrata in scena di Donnie Yen, che come in tutte le sue sortite americane, ruba la scena anche in ruoli da comprimario. Qui dietro gli occhiali da sole di un personaggio che è doppiamente canonico, visto sembra riprendere lo Zatōichi di Rogue One, perché lo ribadisco, “John Wick” non è invenzione ma celebrazione di una tradizione che è gloriosa, anche se fa storcere il naso agli appassionati di Özpetek.
Va detto che qualcosa bisognava fare per portare in scena il personaggio di Caine, il classico nemico/amico del protagonista, suo speculare prima avversario e poi alleato come nella tradizione (anche qui) dell’Heroic bloodshed. Già di suo il Maestro Donnie Yen è spudoratamente più preparato di Keanu Reeves, trasformarlo in una Furia cieca, in un Daredevil Donnie era l’unico modo per costringerlo ad abbassare il suo numero di giri per concedere a Reeves di passare comunque per un dilettante a suo confronto. Anche perché parliamoci chiaro, non esiste al mondo qualcuno che sappia comunicare con il corpo, come un ballerino del menare come fa Donnie Yen, se soltanto i fanatici di Margherita Buy, più ciechi di Caine quando si parla di uscire dal loro praticello, potessero vedere Donnie Yen come lo vediamo noi appassionati, capirebbero cosa vuol dire poesia in movimento.
La lunga sequenza ad Osaka è uno spettacolo, Chad Stahelski
sforna una varietà di coreografie di combattimento da perderci la testa, le
costruisce attorno ai personaggi, al loro stile di lotta e alla loro arma, poi
incastra le scene una dentro l’altra, anche se è chiaro che la lunga sequenza si compone di più momenti, sembra una tirata unica, che inizia con Wick solo,
pistola e Nunchaku, contro una serie di sgherri pronti ad essere battuti come
tappeti, per arrivare al primo di tanti scontri con il Caine di Donnie Yen, che
tiene alta la bandiera, anche di quelli come me che gli occhiali da sole non se
li toglierebbero mai.
Se non vi bastasse il Maestro Yen, la rissa reale ad Osaka, che termina nel modo più canonico possibile (i colpi di scena sono pochi, efficaci ma diluiti nell'abbondante minutaggio, quindi non vi rivelerò nulla) sia uno dei momenti più alti ed esaltanti di questa saga. L'unica colpa che posso fare a Chad Stahelski e di avermi illuso, perché dopo questa lunghissima tirata, quando ho visto il protagonista riprendere fiato in metropolitana, ho sperato fortissimo che “John Wick 4” si iscrivesse alla lista dei film che alimentano la mia teoria per cui, tutti si meritano una bella scena in metro, purtroppo qui è solo un dialogo, ma me lo faccio bastare perché più avanti Stahelski si è abbondantemente fatto perdonare per avermi illuso.
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Lucius dai lezioni tu a Reeves, che di usare un Nunchaku proprio non è capace! |
Sempre per il principio per cui questa saga, pesca e omaggia chi il cinema “di menare” lo ha reso grande e molto amato senza raccogliere un grammo dei frutti portati dalla visibilità di cui gode Keanu Reeves, nel lungo (lunghissimo!) secondo atto del film, una delle porzioni migliori vede come protagonista il Killa di Scott Adkins e anche qui, conciarlo come il Ciccio Bastardo di “Austin Power” non è un tentativo di candidarlo all’Oscar sulla scia del successo di Fraser, quando un modo per rallentarlo, perché Scott potrebbe usare Keanu per spazzare il pavimento, tenendo una mano dietro la schiena. Se poi ci mettiamo dentro il fatto che Adkins ha sempre voglia di far vedere di saper anche recitare oltre che menare, il suo Killa è minaccia ma anche alleggerimento comico, una sorta di Yuri Boyka ritirato e appesantito, come accade a molti sportivi in pensione.
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Most complete |
Bisogna superare il lungo (lunghissimo!) “bla bla bla” di metà film, reso dinamico proprio dalla presenza ghignate di Killa, per arrivare sulle note di una cover di Back in black, ad un'altra scena spaccatutto ambientata di notte, in mezzo agli Champs Elysées a Parigi, anche questa composta da due macro sequenze. Prima una in auto, dove Wick usa la Mustang come se fosse il cavallo da cui prende il nome, con tanto di armi raccolte al volo da terra come un pistolero motorizzato, per arrivare alla rissa nel traffico, con le auto usate come sponda o contro cui lanciare addosso sgherri come l’enorme Marko Zaror, che io ve lo dico, rappresenta la cartina al tornasole umanoide per capire se chi sta scrivendo il proprio parere su “John Wick 4” i film di menare li guarda davvero, oppure è salito sul carro del vincitore, se nel pezzo nessuno cita Zaror, l’autore fa parte della seconda categoria (storia vera).
Ho parlato di canone, di celebrazione del genere, quindi la conferma di quanto il cuore di Chad Stahelski stia dal lato giusto, per me è arrivata nel momento esatto in cui tutti i pezzi sulla scacchiera si allineano e la “storia” porta in scena la caccia all’uomo e la gara, per raggiungere un luogo di preciso di Parigi, che il regista decide di raccontare nel modo migliore possibile, ovvero suonando la serenata a Walter Hill. Se non vi bastasse il primissimo piano sulle labbra della DJ della notte di colore, che parla ai “guerrieri”, direi che l’utilizzo di Nowhere To Run metta definitivamente in chiaro come Stahelski si sia inchinato alla corte del Re della collina.
Anche la scalinata da scalare, in salita menando e non in discesa ballando come Joker, mette in chiaro quanto “John Wick 4” sia celebrazione ed esaltazione dei classici del genere per un film lungo, pieno di momenti esaltanti e che ti trasforma idealmente nel personaggio di Keanu, perché al finale si arriva sfatti ma gasati. Non è un caso se proprio Zaror, uno dei tanti “Boss” di fine livello, rispedisca Wick giù dalla scalinata due volte, l’unico artista marziale a non essere stato appesantito da cecità o maniglie dell’amore di gomma, quindi anche quello che mette più in difficoltà il protagonista, tanto che per superarlo sempre come impone il canone del genere, bisogna allearsi con il nemico/amico Caine, in quella che è un’altra scena madre di un film in cui non mancano.
Ora, io non vorrei sembrare esagerato, ma vi prego fatemi sapere la vostra quando avrete visto il film, ma Chad Stahelski che ci dice la sua, ispirandosi in qualche modo a “Barry Lyndon” (1975) mi è proprio piaciuto, non solo perché è una trovata volutamente fuori moda, perfetta per questo mondo pieno di assassini regolati solo da antichi rituali, ma perché offre a tutto il film quell'atmosfera da requiem che è perfetta non solo per l’arco narrativo di un personaggio come John Wick, ma anche per questo ultimo “Hurrah” che svolge alla perfezione il suo compito, ovvero quello di farci celebrare al meglio un momento cinematografico da conservare nella nostra memoria collettiva come un bel ricordo.
Il cinema di menare è scomparso come le videoteche, se ne trova traccia nelle bancarelle dei mercatini e vive solo nei cuori (in fiamme) di chi lo ha amato per davvero, prima di lasciare che questa saga continui nel modo per lei più naturale possibile, ovvero tra gli spin-off e sul piccolo schermo, ricordatevi quello che i fanatici di Özpetek non capiranno mai: il cinema di menare ha vinto, siamo qui per celebrarne il requiem, lunga vita al cinema di menare!
Meraviglioso comunque come tu possa citare Barry Lyndon, che immagino equiparabile ad un buco nero di altre galassie agli occhi di qualsiasi fan seriale di questo ennesimo requiem johnwickiano. Come anche il fine e vago richiamo ad un piccolo eroico film passato sottotraccia (Boss Level) che si beve da solo tutta la saga di Wick con a capo l'incommensurabile Para(cu)be(l)lum
RispondiEliminaNon trovo paraculaggine nella saga di “John Wick”, anche perché di solito quella mi fa saltare subito la mosca al naso e in quattro film, non mi è mai successo. Chad Stahelski è sempre stato molto onesto negli intenti e soprattutto porta avanti una tradizione d’azione che lui conosce molto bene, visto che ci ha tenuto entrambi i piedi ben piantati dentro per decenni, detta fuori dai denti, trovo molta più paraculaggine in vari filmetti italioti, venduti come “Il ritorno del grande cinema di genere italiano”, che in realtà si atteggiano e basta.
EliminaPoi di mio posso dirti per esperienza, perché qui sopra lo faccio tutti i giorni sette volta a settimana, che le lettrici e i lettori della Bara sono talmente matti da seguirmi quando un giorno scrivo di un film impegnato e quello successivo di un horror indipendente pieno di budella. Quindi so bene che se trovano citato Kubrick in un post su “John Wick 4” nessuno qui cade dal pero, ma forse perché negli anni siamo diventati l’equivalente dell’hotel Continental ;-)
Su Big Joe sfondi una una porta aperta, ne ho sempre decantato le lodi anzi se ti va, resta a portata di Bara, perché ho proprio un post su Joe Carnahan in rampa di lancio, arriverà a stretto giro. Cheers!
Bellissimo pezzo per un film grandioso e sfacciatamente dedito agli appassionati di questo genere, di questi artisti (marziali), di questo santo protettore degli animali che è John Wick. GLORIOSO.
RispondiEliminaGrazie mille capo, gentilissimo!Un giorno penseremo a quando usciva quasi un John Wick l'anno con un sorriso sul volto ;-) Cheers
EliminaLo sai che faccio parte della sezione "Bara ignorante" che adora (anzi adova) i film d'azione, specie se conditi da tante botte marziali, pur se applicate a un ciocco di legno come il mitico Keanu, che poi nella vita è una persona dolcissima, quindi cozza ancora di più con il suo ruolo da Baba Yaga, ma dimostra anche che dal punto di vista recitativo è meglio, per quanto mono-espressivo, di quanto lo dipingano (senza esagerare, ovviamente).
RispondiEliminaDella serie di Wick onestamente, ho amato soprattutto il primo capitolo, per la dimensione quasi intima, per quanto il motore della vicenda poteva a mio avviso essere scelto diversamente (mi spiace sempre quando un quadrupede ci rimette le penne, anche se si tratta di finzione)... Dal secondo si è tentato di dargli un respiro più "globale" e costruire un mondo più coerente e definito, mentre il terzo è quasi un film di transizione verso questo gran finale (che, per inciso, non ho ancora visto ma provvederò presto).
Per il resto ha sicuramente reso un servizio a tutte le pellicole che si sono ispirate o collegate negli anni successivi (tipo il riuscito "Io sono nessuno", anche questo con un altro coccio di legno mica da ridere)...
Mi piace anche l'ambientazione in Osaka, visto che ci sono stato qualche anno fa e anche l'inclusione del Maestro Yen e di Adkins come spalla quasi comica.
Buon lunedì action!
Se “John Wick” avesse avuto un vero atleta come protagonista, tipo Adkins per esempio, sarebbe stato mooooolto diverso, ma è proprio il cuore dal lato giusto di Keanu Reeves che ha reso tutto questo possibile, quindi onore a lui. Per il resto posso dirti che il primo capitolo è quello che potrebbe piacere anche a chi non è particolarmente amante dei film di menare, ma questo quarto film è quello che riprende le fila del primo, quindi penso che potrebbe piacerti ;-) Cheers!
EliminaVedere Keanu Reeves menare dei simili mostri di bravura mi fa già ridere solo all'idea. Vedrò sicuramente questo film, ma ammetto non avere nessun ricordo del terzo! L'ho visto? Non l'ho visto? Sono quasi sicuro di averlo visto, ma non ne ricordo nemmeno un pezzetto!
RispondiEliminaÉ come dicevo nel commento qui sopra, è il cane di Wick che si morde la coda ;-) Cheers
EliminaTamarra nel profondo, li ho visti tutti.Il primo addirittura più volte.Questo è in lista...
RispondiEliminaPosso sempre contare sul tuo buongusto ;-) Cheers!
EliminaAvrebbero dovuto intitolarlo showdown,quest'ultimo.
RispondiEliminaQuesti due vecchi companeròs hanno potuto finalmente gettare la maschera e dopo aver irretito e satollato pubblico e critica, hanno sfornato il primo (e solo) John Wick che avevano in mente.
Scott Adkins in citazione dotta di Austin Power prova a carico n"1 ,vostro onore. Decesso finale n"2.
Unico rammarico, la VERA defezione di metà dell'interesse che avevo per questa Proprietà Intellettuale Acchiappona,l'unico di cui volevo a tutti i costi la serie spin off.
Grazie Keanu.
Sempre Santo
Assolutamente sì, poteva finire in un solo modo e doveva essere questo, ed in effetti mi sono chiesto anche io perché solo il terzo capitolo si sia meritato un sottotitolo, per altro cautissimo, “John Wick Showdown” o come ho provato io “John Wick Requiem” ci sarebbe stato alla grande.
EliminaSan Keanu e un saluto e un ringraziamento a Charon, giù celebrato con funerale all’Irlandese (in quanto 17 marzo e sempre in tema “The Wire”), unica brutta notizia in un giorno cerchiato sempre in verde sul mio calendario. Cheers!
Dimmi che quella GIF animata con Keanu che usa il nunchaku come uno sturalavandini non è vera, è solo una fanart!!!! Da vent'anni Keanu si allena a usare ogni arma da fuoco esistente, possibile non avesse un paio di settimane libere per imparare un paio di trucchetti base col nunchaku? Sul Tubo ne è pieno, perché deve farmi soffrire? :-D
RispondiEliminaScherzi a parte, pezzo ispirato e Zaror Dolór lo portiamo nel cuore, anzi sarebbe il momento giusto per i distributori italiani di portare in Italia un po' di suoi vecchi film. Chissà se Adkins conta più di quanto sembri e ha fatto arrivare i suoi vecchi "avversari" o magari è invece Chad che si è divertito a fare un Adkins Show, dopo che in pandemia si è aperto tantissimo nel suo programma sul Tubo "Art of Action", ricordandoci che nei mitici Novanta marziali lui era lì, a fare piccoli ruoli, a cadere e a combattere nei più succulenti film dell'epoca ("Martial Law 3", "Heatseeker", "Bloodsport 2 e 3" e via dicendo), quindi è uno che l'azione marziale ce l'ha tatuata nel cuore.
Mi spiace solo che l'entusiasmo generico e "saltocarrista" per questo film non porterà a far rinascere il genere, perché chi loda la saga solo perché ha scoperto ora il cinema di menare non vorrà altro se non interpretato da grandi nomi e diretto maledettamente bene, mentre il genere si basa per lo più su prodotti zoppicanti e ruspanti. Temo che senza Keanu non ci saranno grandi numeri, ma speriamo almeno si sforzino di portare in Italia la valanga di vecchi film di Donnie Yen ignorati per trent'anni dai nostri distributori.
Io te lo dico per il bene delle tue coronarie, però ti dico anche che i consulenti ad Hollywood sono ben pagati, io fossi in te ci farei un pensiero ;-) Perfettamente d'accordo, per il solito principio, entusiasmone ma poi nessuno tra i fan andrà a ritroso a riscoprire, anche per questo è un requiem, che almeno ha riconosciuto la grandezza di un intero genere, ma noi lo sapevamo già ;-) Cheers!
Eliminail vero nemico di John, sono le SCALE. <3
RispondiElimina"John Wick 5 - Distruzione delle barriere architettoniche" ;-) Cheers
EliminaLeggendo questa tua recensione mi sono convinto, alla fine, che quello dei fanatici di Margherita Buy non sia vero odio ma semplice invidia: loro non si sentono rappresentati in questa saga e un posticino lo vorrebbero, ma non riescono ad ammetterlo...
RispondiEliminaMargherita Buy: "Aiutami, John, MI DEVI AIUTARE!"
Reeves/Wick: "Che problema hai, Margie?"
Margherita Buy: "Ci sono dei ceffi che mi inseguono da stamattina OMMIODDIO ECCOLI!"
Reeves/Wick: "E voi chi cazzo sareste?"
Ceffi assortiti: "Levati dalle palle, Wick, non ce l'abbiamo con te. E' lei che vogliamo!"
Reeves/Wick: "Dalle palle mi levo solo quando lo decido io... E voi stronzi, ditemi, perché vorreste prendervi Margie?"
Ceffi assortiti: "Ci hanno pagati per farlo, e comunque non sono cazzi tuoi"
Reeves/Wick: "Questo lo decido SEMPRE io... CHI cazzo vi ha pagati?"
Ceffi assortiti: "Ci ha pagati e questo è quanto, non l'abbiamo mai visto in faccia... Ignoriamo chi sia e non ci serve saperlo per quello che facciamo!"
Reeves/Wick (già armato fino ai denti) e Margherita Buy all'unisono: "Ah... LO FATE IGNORANTI"
Ed ecco pronto il prossimo capitolo "John Wick 5: Lo fate ignoranti", di Ferzan Özpetek e Chad Stahelski (a mia volta ho omaggiato il trailer parodia di "Le fate ignoranti" di Lillo e Greg, alla cui realizzazione la stessa Margherita Buy si era simpaticamente prestata) ;-)
ahhah voglio SUBITO questo quinto Wick al cinema!!! :-D
EliminaHanno fatto il numero 4? Wow, me lo segno xD
RispondiEliminaAppena uscito nelle sale, giusto la scorsa settimana ;-) Cheers
EliminaConcordo: meno pulito ed elegante rispetto a "Parabellum" e troppo lungo, ma il mestiere c'è davvero tutto.
RispondiEliminaDurante la scena in cui Scott Adkins fa il Le Chiffre romanzesco versione Ciccio Bastardo atletico ho riso come il cretino per tutta la durata, alternando però le risate con le occhiate di rispetto per lui che riesce ad essere atletico anche con una tuta da obeso; forse è davvero il dio degli stuntmen.
Tanto di cappello ad accettare un ruolo così di contorno e riuscire a spaccare lo stesso, per manifesta superiorità. Poi va detto che ha saputo farsi i suoi conti, meglio un ruolo in vista in un film atteso che essere lo sgherri numero sei in un Doc Strange qualunque. Cheers!
EliminaSeguo il canale YouTube di Scott quasi dalla sua nascita, e al posto di tutorial marziali e interviste in streaming con giovani youtuber d'un tratto è pieno di grandi trasmissioni britanniche che solo ora scoprono Adkins, elogiandolo come fosse Capitan Britain: il campione inglese che mena John Wick! Cinque minuti in un blockbuster fanno più di cinquanta film!
EliminaUna volta in "Art of Action" si è lasciato sfuggire che in patria nessuno vede i suoi film, essendo tutti con la puzza sotto il naso (ha usato altre parole, ma il senso era quello), quindi sono contento che grazie a Ciccio-Marziale finalmente Scott abbia avuto quel minimo di visibilità che in decenni di onorata carriera gli è stata sempre negata a casa sua.
P.S.
EliminaCome visto, un altro amico di Scott, J.J.Perry, l'ha chiamato a fare un piccolo ruolo, in "Day Shift" con Jamie Fox, eppure non se ne è accorto nessuno: dipende da quale amico ti chiama, e dove :-P
Ecco "Day Shift" è un altro esempio perfetto, li fa un ruolo più canonicamente alla Adkins, ma chi lo ricorda? Cheers
EliminaInvece con Killa ha avuto locandine e pubblicità, assurdo che la carriera di Adkins sia questa, ma è famoso nel decennio sbagliato e tutti sommato si sta giocando le sue carte. Cheers!
EliminaLa cosa bella è che sono 10 anni di film per una storia di tipo... una settimana?
RispondiEliminaÉ il cinema bellezza, e tu non ci puoi fare niente (quasi-cit.) ;-) Cheers
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