venerdì 24 marzo 2023

Il mistero delle dodici sedie (1970): il buono, il brutto, il bolscevico

L’universo mi manda dei messaggi chiari e io sono un uomo in missione, ho il compito di non sprecate… Tutto quel Mel! Benvenuti al nuovo capitolo della rubrica.

Sono tutti fan di Mel con il Brooks degli altri. Ok, forse il preverbio non è proprio così, ma là fuori potete velocemente radunare un esercito di proseliti, vi basta nominare Frankenstein Junior o Balle Spaziali, provate a vedere quanti ne riuscite a trovare di appassionati del Maestro Brooks quando citate “Il mistero delle dodici sedie”, più o meno lo stesso quantitativo di persone pronte a dirvi del loro amore per i romanzi russi, che sono alla base di questo film.

Per favore, non toccate le vecchiette per Brooks è stato un esordio al cinema fulminante, recensioni positive, grandi incassi e un premio Oscar, il secondo “album”, il più difficile nella carriera di un artista per il Maestro richiedeva qualcosa di davvero folle e siccome i geni ragionano seguendo percorsi mentali differenti, proprio un romanzo russo è stata la base per il secondo film di Mel Brooks.

Il Maestro Brooks ospite da Dick Cavett nel 1970. La sedia non ha dovuto portarsela da casa.

In origine fu Mel Tolkin, il capo del gruppo di autori di “Your Show of Shows” dove Brooks ha esordito a dirgli: «Tu sei un animale di Brooklyn, ma penso abbia una traccia ben marcata di quello che si chiama cervello», consegnandogli una copia di “Le anime morte” di Nikolaj Vasil'evič Gogol, il Maestro essendo ben messo a materia grigia se ne innamorò alla prima lettura. In Gogol secondo Brooks (e la sua autobiografia che vi consiglio, esce per la Nave di Teseo) convivono due anime, la prima semplice e appassionata, capace di far comprendere la condizione umana, l’altra completamente folle. Non serve specificarlo, ma sono anche le caratteristiche chiavi del cinema di Brooks.

La locandina aggiornata per il mercato home video, con molto più faccione di Mel aggiuntivo.

Forte del suo amore per i romanzi russi, il Maestro pesca il soggetto di “Le dodici sedie” di Il'ja Arnol'dovič Il'f e Evgenij Petrovič Petrov pubblicato nel 1928, un lavoro in cui i due autori cercavano di trovare un senso alla trasformazione della Russia zarista in quel fenomeno noto come Unione Sovietica. Puro materiale da commedia no? Essì proprio, infatti capite da voi che per prendere un soggetto del genere e trasformarlo in una commedia ci vuole un animale di Brooklyn come il nostro Mel.

Nella Russia dell’anno 1927, Ippolit Vorob'janinov è un ex nobile russo caduto in disgrazia dopo la rivoluzione, che campa facendo il burocrate nel piccolo villaggio dove vive, fino al giorno in cui la sua anziana suocera sul letto di morte, gli rivela di aver nascosto i preziosissimi gioielli di famiglia in una delle dodici sedie della sala da pranzo della loro vecchia casa, problema: le dodici sedie ora sono sparse per tutta la Russia, sequestrate dai bolscevichi.

Le suocere, una fonte infinita di belle notizie eh?

Qui comincerà una caccia al tesoro con sullo sfondo, quel gran casino chiamato rivoluzione, in questo scenario di un Paese che sta passando dallo Zar al potere al popolo, il protagonista trova l’aiuto di Ostap Bender, un giovane, astuto e magnetico truffatore, strappamutande impunito e faccia da schiaffi patentato. Il tutto con la concorrenza di padre Fëdor, un prete ortodosso, anche lui molto interessato al prezioso contenuto di una di quelle dodici sedie in noce.

Anche secondo l’assistente di Mel Brooks, tirare fuori una commedia da un soggetto così era qualcosa di troppo folle anche per uno come lui, ma con la prima stesura di sceneggiatura pronta, il Maestro si presentò dal fidato produttore Sidney Glazier, secondo lui era assurdo anche tirare fuori un successo dalla storia di un disastroso musical su Hitler, quindi perché no, però ehi Mel, mettici una canzone, una delle tue.

«Ma come una canzone?», «Si una canzone, una sola. Orecchiabile»

Brooks torna a casa, ha in una mano una buona notizia, Glazier ha dato il via libera e farà produrre il film a Michael Hertzberg, nell'altra mano un grattacapo mai finito, come si fa una canzone orecchiabile partendo da un soggetto così Russo? La risposta ai problemi della vita, per un uomo il 90% delle volte arriva da sua moglie. Anne Bancroft ha già la soluzione: «Sei l’unico che può scrivere quella canzone. Pensaci, tua mamma è nata a Kiev. Tu sei russo! É il tuo sangue che parla. Per buona parte tu sei un autentico contadino russo», e vi ricordo che questa conversazione è avvenuta sul finire degli anni ’60, anche perché oggi Kiev è leggermente al centro di un piccolo diverbio territoriale tra russi e ucraini, ma questa purtroppo è un’altra storia.

Il compagno Mel qui, mi ha fatto vincere un'apparizione di Zelensky sulla Bara, per via della frase su Kiev.

Ovviamente aveva ragione Anne Bancroft, perché Brooks svolta pescando una canzone popolare ungherese, a cui si era ispirato anche Brahms, quindi se il buon vecchio Johannes aveva scopiazzat… ehm, preso in prestito, il nostro Mad Mel poteva essere da meno? Giammai! Il risultato è la splendida Hope for the Best (Expect the Worst) che non solo riassume uno stile di vita, ma incarna alla perfezione lo spirito del film e dei protagonisti.

Per il ruolo di Ippolit, Mel Brooks sceglie l’attore Ron Moody dopo averlo apprezzato nei panni di Fagin nel musical “Oliver!”, la sua capacità di recitare rabbia e passione era proprio quello di cui aveva bisogno il Maestro per la parte, infatti il suo Ippolit è la quintessenza del personaggio cresciuto nella bambagia, costretto a sporcarsi le mani (e a crescere, malgrado l’età) sbattendo il naso contro il mondo reale, con tutto il corollario di momenti comici che questa situazione può generare.

«Un divano, lo sapevo che avrei dovuto metterci un divano»

Altro giro, altro consiglio di Anne Bancroft, altro regalo, questa volta è il metro e novantatrè di Frank Langella, bravissimo giovane attore con cui la moglie di Brooks aveva recitato a teatro qui al suo primo ruolo cinematografico. Quindi se lo avete amato come Dracula, Skeletor o come corsaro nel corso degli anni, ringraziate i coniugi Brooks che qui gli hanno affidato un ruolo già piratesco, basta dire che il suo Ostap Bender entra in scena come falso invalido che chiede l’elemosina, poi beccato in flagrante, esce dall'impiccio invocando un miracolo, io vedo, io cammino, gettando l’occhio sulla generosa scollatura di una bella figliola che passa «… io vado» e due minuti dopo è già a letto con la ragazza. Visto canaglie cinematografiche con meno faccia da schiaffi di lui, ma anche esordi cinematografici peggiori in vita mia, ve lo garantisco.

Frank Langella, una carriera piena di grandi ruoli, questo è il primo e lo dobbiamo ai coniugi Brooks.

Ciliegina sulla torta, “The Twelve Chairs” è anche il film con cui inizia uno dei sodalizi artistici più solidi di sempre, quello tra Mad Mel e Dom DeLuise, che magari ricorderete parecchio pasciuto a recitare in titoli con il Maestro Brooks e il suo amico italiano Ezio Greggio, ma in patria DeLuise era famosissimo, lo stesso Brooks nella sua autobiografia lo definisce il dono degli Dèi alla comicità, uno degli attori più divertenti che abbia mai visto. Quando durante il provino per il ruolo di Padre Fëdor il regista lo ha visto improvvisare, scappando dal palco con una sedia sulla testa, Brooks è caduto dalla sua dal ridere, consapevole che per questo e per molti altri ruoli nei suoi film, non avrebbe mai più dovuto cercare altri attori.

Per me Padre Fëdor si riassume in una riga di dialogo che mette in chiaro il tono del film, la satira in esso contenuta, ma anche la capacità di Brooks di conciliare romanzi russi e commedia. Quando all’uomo di chiesa, molto interessato al prezioso contenuto di una delle sedie misteriose, viene fatto notare il suo collaborare con gli atei del partito Comunista, lui risponde: «La chiesa deve camminare con i tempi», ricordatevi sempre che solo il giullare di corte e il pazzo shakespeariano dicono sempre la verità e per nostra fortuna il Maestro Brooks è sempre stato entrambi.

Fate ciao al buon vecchio Dom, sarà ospite fisso in questa rubrica.

Se un altro Maestro come Sergio Leone, sullo sfondo dell’America post guerra civile, ci raccontava di un buono, un brutto e un cattivo alla ricerca di una tomba, un cimitero e il denaro in essa sepolta, Brooks fa lo stesso nella Russia post rivoluzione. Ha un buono come Ippolit, un bello come Ostap Bender e un cattivo come Padre Fëdor, non a caso i due film sono pieni di battute, hanno momenti beffardi e un ritmo bello alto. Ma differenza del capolavoro di Leone queste sedie misteriose non le ricorda quasi nessuno, anche se un’occhiata il film la merita perché è un vero spasso.

Inoltre è puro Brooks, anche se ad una prima occhiata potrebbe essere la sua unica commedia pura, tratta da un romanzo e non basata su altri film, a meno di non volerla vedere come una parodia dei film in costume. Per altro ”Il mistero delle dodici sedie” inaugura un’altra tradizione, quella dei lavori di Brooks dove il nostro, si ritaglia anche un ruolo da attore. Ormai pacificato con le sue origini di proletario russo, il Maestro Brooks interpreta l’ex servo di Ippolit, quel Tichon che è il punto di vista del popolo sulla rivoluzione oltre che un generatore di gag notevole. Un personaggio con cui Mad Mel ha risparmiato anche i soldi necessari ad ingaggiare un bravissimo attore inglese, che all'ultimo si è sfilato dall'incombenza, il suo nome Brooks nell'autobiografia non lo cita, ma meglio così, visto che Tichon è il primo di tanti servitori un po’ tonti, perfetti per "alzare" battute agli altri personaggi, un modello che Brooks ha imposto, da un lato il personaggio serio, dall’altra uno scemone patentato, mettili insieme e la comicità nasce da sola, chiedetelo pure al Venerabile Leo Ortolani, che su questa mossa non solo ha basato tutti i suoi fumetti, ma l’ha scippata proprio a Mel Brooks, Maestro dei Maestri.

Un giorno tanti Deboroh La Roccia seguiranno le loro orme.

A proposito di risparmio, Brooks per restare nel budget risicato (un milione e messo di Rubli fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti) ha girato tutto il film in quella che allora si chiamava ancora Jugoslavia, trovando grande collaborazione e un clima caloroso, ad esclusione di un singolo incidente di percorso, che ironia della sorte, riguardava proprio una sedia: girando una scena particolarmente complicata che stava andando troppo per le lunghe, Brooks temendo di perdere la luce giusta per girare, diede in escandescenza lanciando la sedia su cui era in piedi ad osservare tutto nell’acqua poco distante, visto che era la scena in cui Dom DeLuise si mette a distruggere le sedie ritrovate, alla ricerca dei gioielli. BOOM! Cala il silenzio sul set seguito dalle urla di tutti i locali coinvolti nella produzione, Brooks in ansia si rivolge al suo traduttore, che succede? Che dicono? Perché sono arrabbiati?

Signor Brooks sono arrabbiati perché lei ha lanciato in acqua la sedia. Si vabbè ho perso un attimo le staffe, è una sedia non si è nemmeno rovinata è solo un po’ bagnata. No signor Brooks, lei ha lanciato in acqua una sedia che appartiene al POPOLO. Niente panico, il Maestro sale su un’altra sedia e fa il discorso alle truppe, tradotto per i locali dal fidato traduttore: «Djordje, di’ loro che sono mortificato e che mi profondo in scuse per aver gettato in mare la seggiola del popolo. Non farò mai più una cosa del genere», giubilo! Il popolo esulta, applaude, festeggia e abbraccia Brooks, tornato nelle grazie di tutti a colpi di bicchieroni di Vinjak, una sorta di brandy locale buono anche per staccare la ruggine dalle carene delle navi visto il taso alcolico. Incidente diplomatico evitato e storia vera.

«Alt! Metti giù quella sedia, appartiene al popolo!»

“Il mistero delle dodici sedie” porta a casa quaranta milioni dei soliti fogli verdi, non ripete il successo dell’esordio cinematografico di Brooks nemmeno per premi portati a casa, ma è costato così poco da venire archiviato comunque come buon investimento. Il Maestro ovviamente ne è giustamente orgoglioso, ancora oggi è il titolo con cui sgamare subito chi ama Mel Brooks davvero e chi lo ama per i suoi titoli più famosi, tanto sempre di amore e sacrosanta venerazione si tratta, bisogna solo capire fino a che livello di follia si arriva. Io che sono cresciuto con Mel Brooks e lo sono parecchio, ho messo su questo omaggio perché non posso sprecare tutto quel Mel e per trattare soprattutto i suoi film meno citati, quindi andate anche voi a caccia di queste dodici sedie, arrangiatevi, trovate l’Ostap Bender dentro di voi perché purtroppo con questo film bisogna fare così, ma come ci insegna Brooks la ricerca è già parte del divertimento.

Anche perché “The Twelve Chairs”, con quel suo finale, parla proprio di questo, follia certo, soggetti matti di partenza, gag divertenti, ma anche quel saper parlare di rapporti umani che crescono in corso d’opera e di personaggi che evolvono come succede Ippolit e Ostap, che a ben guardarli sono molto simili Bialystock e Bloom, quei rapporti umani e di amicizia, che nessuno cita mai ma sono alla base di tante storie del Maestro, insomma diventate anche voi i predatori della sedia perduta.

«Sai, questo potrebbe essere l'inizio di una grande amicizia. Tu, io e la sedia»

Prossima settimana invece, ci vediamo qui alla solita ora, ma pronti, perché abbiamo appuntamento con Mad Mel per mezzogiorno, anzi mezzogiorno e mezzo di fuoco, non mancate!

20 commenti:

  1. Gogòl, Pusskin, Chekov,Turgheniev e pure un po' di Tolstoj... O li hai letti e conosci bene o questo film non può farti ridere o neanche interessare.All'epoca si poteva contare su un nocciolo di intellettuali e appassionati(che Mel chiaramente voleva mettere alla berlina) che la materia d'origine la conoscevano,ma oggi cosa può dire allo spettatore ignorante come nà zzolla di grasso contado ucraino..?
    Solo Brooks avrebbe potuto pensarsi una cosa terrificantemente YIDDISH come trovare del comico nella ruralirà bolscevica e i suoi piccoli eterni drammi.
    Eppure gli voglio strabene perché senza di esso non esisterebbe quel capolavoro di Gatto Nero Gatto Bianco.


    Settimana prossima preparati TU ,dubito riuscirai a mantenerti lucido,compíto ed efficace con una roba gigantesca che ha cambiato per sempre la cultura umana e la civiltà occidentale. <3

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    1. Concordo su tutta la linea, anche sull'ispirazione a quello che è ancora il mio Kusturica preferito. Ai tempi era già una scelta sensata, trattata molto bene, ma ardita, oggi figurati, credo che molti non sospettino nemmeno dell’esistenza di questo film, nemmeno tra i proseliti di Brooks. Infatti mi piaceva l’idea di una rubrica su di lui, libera dal vincolo dei suoi due film più celebri anche per questo. Il terzo più celebre la prossima settimana, ho preparato la sella di Gucci e lucidato la stella ;-) Cheers!

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  2. Quella locandina fatta apposta per il DVD è una sfacciata fotocopia di quella di Frankenstein Junior (o dovrei dire Young Frankenstein).
    Di questo film ho un cattivo ricordo perché lo vidi dopo Frankenstein Junior al cinema e veniva presentato come il nuovo film di Mel Brooks, mentre invece i distributori italiani stavano cavalcando la scia del successo del film campione d'incassi mettendo in circolazione anche quelli precedenti puntando sul fatto che, non essendoci internet, potevi fregare il pubblico come ti pareva.
    E infatti quella fu la mia sensazione dopo averlo visto.
    Risate poche e noia tanta.
    Anche perché di letteratura russa non conoscevo una beneamata cippa.

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    1. Prova a rivederlo, seguendo l’ordine giusto, perché per me è un gioiellino, ma sarà che quel misto di ironia beffarda e malinconia mi trova sempre pronto. Bisogna dire che tra distribuzione e titoli italioti “creativi” Mel Brooks non è stato trattato proprio benissimo, per assurdo “Il mistero delle dodici sedie” almeno rende il tono del film. Cheers!

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    2. Un gioiellino, assolutamente, anche se dalla distribuzione che definire difficoltosa è un eufemismo. Né la televisione si è dimostrata più rispettosa nei suoi confronti, del resto... Per me vale comunque la pena di affrontare la visione pur non essendo particolarmente ferrati in letteratura russa (come appunto certo NON ero quella prima -e ormai lontanissima- volta che l'ho visto), se si è aiutati dall'essere sulla stessa lunghezza d'onda di quel misto di ironia beffarda e malinconia così sapientemente portato sulla scena da un Mel Brooks geniale e coraggioso (perché genio e coraggio erano doti indispensabili per riuscire a ottenere questo risultato partendo dal romanzo di Il'f e Petrov) ;-)

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    3. Geniale è anche l'aggettivo che sarà più in voga nel corso della rubrica ;-) Cheers

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  3. Incredibile, il MACC non molla mai: proprio qualche giorno fa ho consigliato questo film a Vasquez, insieme al recente remake italiano con Mastandrea (che a sorpresa non ho trovato malaccio), ed ecco la prova che la verità è là fuori...

    Consultando il "Radiocorriere" scopro che l'ultima volta che questo film è passato in TV era il 1983, quando avevo 9 anni, perciò tornano i conti con il mio ricordo. Quel giorno lontano, infatti, per puro caso mio padre girando i canali ha visto l'inizio di questo film: nessuno di noi aveva la minima idea di chi fosse Mel Brooks, ma sembrava un film simpatico e così ce lo siamo visti, divertendoci fino alla fine. Dubito che sia stato fra i film ripescati da Tele+1 nei cicli dei primi Novanta, perché quando nel 1990 finalmente le 12 sedie arrivano in videoteca sono targate AVO Film, i cui titoli si sono sempre mal sposati con le TV.

    Non resisto a raccontarti questo aneddoto. Nella rubrica della posta di un numero del "Radiocorriere" del 1988 una signora di Vicenza si lamenta perché nel 1976, quando questo film di Mel è andato in onda sulla RAI in due puntate, lei non è riuscita a vederne il finale, per via di un fastidioso incidente: un terribile terremoto ha investito tutto il Friuli! Non è che si potrebbe rimandare in onda il film?
    La risposta a questa richiesta è geniale: «Vedo che lei non è superstiziosa» :-D

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    1. Lucius, ma così mi costringi a confessare cose inconfessabili 🫢 tipo che sto facendo a botte alternativamente con Woody Allen e Mel Brooks, e temo che ne usciremo perdenti tutti e tre...tanto che, avendo fatto il percorso inverso rispetto a Cassidy, questi ultimi tre film di Mel (o primi tre per La Bara Volante) volevo proprio saltarli, ma ho capito che non si può fare nulla contro il MACC, e ormai se lui mi dice di saltare, chiedo solo: quanto in alto?😛
      E comunque visto che sono riuscita a beccare chicche introvabili, alla fine ne sarà valsa la pena, no? no?!? Prego il MACC che sia così, perché sto soffrendo davvero tanto 🫣

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    2. Ma chi l’ha scritta la risposta? No perché è in puro stile Mel Brooks! :-D Concordo in pieno, io in tv non l’ho mai visto che sono nato nel 1983 ho un alibi di ferro ;-) L’ho sempre visto in DVD, penso che nemmeno i canali pagamento siano mai venuti incontro alla mia caccia alla sedia, però va detto che questa rubrica è nata nel MACC, con te che mi fai scoprire dell’autobiografia di Brooks e quindi è giusto che si alimenti a colpi di motore! Cheers

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    3. Il MACC dall’alto della sua montagna ti premierà, io di mio posso solo consigliarteli, i film “sconosciuti” del Maestro Brooks sono belli e pieni di chicche come quei due citati da tutti ;-) Cheers

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    4. CHE COSA DIAMINE MI STA A SIGNIFICARE "recente remake italiano con Mastandrea "

      Delle 12 sedie???! O_o

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    5. "La sedia della felicità" (2013) di Carlo Mazzacurati, con Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese e un irruento Giuseppe Battiston nel ruolo del prete. Magari ne parlerà Cassidy nel ciclo, comunque l'ho visto su Prime Video (ora è solo a pagamento) e non mi pare ci fosse alcun riferimento a Mel, ma dopo un po' era chiaro che la storia era una fotocopia delle 12 sedie. Non amo il cinema italiano, figurarsi Mastandrea, eppure il risultato a sorpresa mi ha divertito, con le dovute proporzioni. E Battiston nel ruolo che fu di Dom DeLuise è davvero azzeccato :-P

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    6. @Cassidy
      Immaginavo che il tuo pensiero fosse questo, e infatti oggi ho commentato solo perché Lucius mi ha tirato in ballo 😛
      Ne ho recuperati 8 di Mel, e oltre ai soliti due (che continuo a trovare una spanna sopra gli altri) ne salvo forse solo altri due...e non è che voglio assurgere a "Leggenda", è che proprio non mi prende.
      Ma, per parafrasare Marco Paolini nel suo Racconto del Vajont, non è che lo puoi sapere prima, quali film ti piaceranno e quali no, quindi mi stringo la fascia in testa, sgombro la mente e vado avanti, sperando nell'illuminazione, ma giuro, è una salita mi che diventa sempre più ardua 🥲

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    7. Buona scalata Vasquez ;-) Cheers

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    8. https://media.tenor.com/wRTz6TBZuf4AAAAM/germano-mosconi.gif

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    9. Trattieni il Germano, io credo che prima o poi tutto quel Mel farà breccia anche nel cuore della nostra Colonial Marines ;-) Cheers

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    10. La signora ha tutta la mia solidarietà, inveivo col "remake non dichiarato"

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    11. Continuerò a ignorarlo, non posso farcela, non posso. Cheers!

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  4. Dopo che avevo terminato la visione dei grandi classici di Mel, Papà Verdurin mi parlò del Mistero delle 12 sedie, film che aveva visto in gioventù. Ovviamente partì la caccia (all'epoca non esistevano nè Youtube nè Amazon) al film e, dopo moltissime incursioni e anni di ricerche, riuscimmo a trovare il dvd e vederci il film, che è davvero molto divertente. Ossessione di completezza di fanatici "Melanconici".

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    1. Vero, oggi invece te lo tirano dietro, io ho trovato il dvd nel mercatino dell'usato dietro casa (storia vera). Ma i film trovati o ritrovati sono i migliori, specialmente se diretti da Mad Mel ;-) Cheers

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