venerdì 3 febbraio 2023

Mission: Impossible (1996): questo post si auto distruggerà tra cinque, quattro, tre…


Spero che sappiate leggere molto velocemente, il fiammifero è acceso e il tempo stringe, benvenuti alla nuova missione e al nuovo capitolo della rubrica… Life of Brian!

Tutto è doppio nel cinema di Brian De Palma, anche la sua strategia nello scegliere i titoli su cui lavorare, che poi è più o meno la stessa filosofia che muoveva il suo Maestro Alfred Hitchcock, bella l’arte, ma se il tuo film molto artistico non va a vederlo nessuno, sarai un artistico regista disoccupato. Dopo il successo di Carlito’s Way, è il nuovo soggetto del suo prossimo lavoro a bussare alla porta di casa del regista del New Jersey.

Soldi facili, un incasso al botteghino assicurato, perché nel 2023 è più facile valutarlo, anzi diciamo che è una certezza, quando Tom Cruise si muove, non lo fa per collezionare una figura da cioccolataio, anzi tutt’altro. Nel 1996, dopo anni in cui i diritti di sfruttamento cinematografico della serie televisiva “Missione impossibile” ideata da Bruce Geller nel 1966, giacevano sul fondo di qualche cassetto, in una scrivania della Paramount, Tommaso Missile riuscì a convincere i vertici che lui era l’uomo giusto per la missione, ed era altamente motivato nell’avere successo, perché insieme alla sua socia, la produttrice Paula Wagner (ancora oggi, nella zona delle operazioni quanto di tratta di Cruise), il divo era pronto a lanciarsi a sua volta come produttore. Ho usato il verbo lanciarsi riferito a Tommaso, lapsus Cruisiano.

Sembra Diabolik, invece è Tommaso Missile.

Quindi la missione sarà anche stata impossibile, però se Tommaso si muove, preferisce avere il culo parato (tipica espressione di Hollywood), quindi per le maschere in gomma alla Diabolik dell’agente Ethan Hunt, fa venire giù un decano degli effetti speciali come Rob Bottin, anche se poi nel film si ricorre più spesso alla CGI. Il compito di rifare il mitico tema della serie composto da Lalo Schifrin a chi lo affidiamo? Danny Elfman il caso “Mission: Impossible” è tuo. Insomma, solo grandi nomi, potevamo risparmiarci per il regista?

Riportare i neuroni all'anno 1996, oggi la saga di Mission: Impossible galoppa frantumando botteghini, nel corso degli anni diventata sinonimo della voglia di morire sul grande schermo di Tom Cruise, che in sacrificio per noi spettatori e correndo dietro al suo ego, punta ad acrobazie sempre più spericolate. Ma all’inizio non era affatto così, il primo capitolo della saga fa storia a sé, perché la favoletta che Cruise ha iniziato a raccontare, quella per cui ogni “M:I” doveva avere lo stile del regista scelto (da lui, sottinteso) è iniziata per davvero con il secondo capitolo ed è durata fino al quarto, con il buco nero del terzo, messo in mano ad un cretino… anche oggi la mia picconata a GIEI GIEI, fatto! Per poi evolvere ulteriormente. Messa da parte la sua caccia all’Oscar (ultimo tentativo con Kubrick, nel 1999), Tommaso ha abbracciato l’obbiettivo di morire sul grande schermo, in sacrificio per noi spettatori, alla costante ricerca dell’acrobazia più pericolosa da eseguire. Ma prima serviva far digerire al pubblico l’idea di un film tratto da una serie televisiva, non è un caso se il telefono di De Palma ha cominciato a squillare.

«Ok ho capito, fermi. Ve lo dirigo io il film»

Alla fine il nostro Brian da Newark lo aveva già fatto, anche Gli Intoccabili era la versione in bella, se non bellissima copia di una serie nata sul piccolo schermo, inoltre era l’occasione per il regista del New Jersey di cimentarsi con il filone più movimentato (concedetemi l’espressione) dei film di zio Hitch, i vari “Caccia al ladro” (1955) e “Intrigo internazionale” (1959). Ma poi parliamoci chiaro, era questo film ad avere bisogno di De Palma più che il contrario, per nobilitare l’operazione era necessario qualcuno dalla statura artistica riconosciuta, dopo Carlito’s Way nessuno poteva davvero criticare la reputazione di Brian da Newark.

“Mission: Impossible” non è la risposta americana a 007, sarebbe un errore etichettarlo così, rivedere il primo capitolo oggi, dopo la acrobazie di Fallout, potrebbe far pensare ad un film immobile e un po’ mummificato, in realtà per essere un titolo su commissione, qui troviamo tantissime delle ossessione del cinema del regista, certo mediate dalle esigenze del suo divo e produttore, ma per assurdo le parti migliori di questo primo capitolo, sono quella che urlano «BRIAN DE PALMA!» a pieni polmoni.

«Bella questa scena Brian», «Per chi mi hai preso? GIEI GIEI? A lui farai dirigere il terzo film, tzè»

Una battaglia per mettere le mani sul volante del film che è ben riassunta dai nomi degli sceneggiatori. De Palma ha voluto David Koepp, e chi lo molla dopo Carlito’s Way? Va bene Brian, però qualche passaggio lo facciamo sistemare a Robert Towne ok? Guarda caso sceneggiatore anche del secondo “M:I” e di Giorni di tuono, quindi pretoriano di Cruise. Anche se i due sceneggiatori scrivevano stando in due alberghi diversi, entrambi profumatamente pagati dalla casa di produzione, che ad un certo punto, ha deciso di tagliare, guarda un po', proprio Koepp (storia vera).

Insomma la sensazione è che “Mission: Impossible” abbia avuto bisogno del talento e della credibilità di un autore come De Palma, per non passare per la costosa voglia di un attore di giocare a fare il James Bond. Ma poi da un certo punto in poi, al regista abbiano detto: grazie Brian, da qui continuiamo noi. Il momento chiave di questo passaggio di testimoni? La scena del vagone bagagli sul TGV lanciato sui binari verso Parigi.

Non posso nemmeno scherzare su quanto fosse giovane Cruise, tanto è sempre uguale.

De Palma trovava ridicolo ridurre la rivelazione finale, ad uno spiegone girato su un piccolo set in interni, tra mucchi di valige accumulate, il regista aveva idee ben più spettacolari e cinematografiche per questo momento chiave. A Tom Cruise interessava girare una grossa scena spaccatutto, con l’elicottero, il tunnel, il treno e la CGI (ai tempi nominata ai Razzie Awards) ma poi gli andava benissimo anche un dialogo conclusivo in una stanzetta, forse seguendo il vecchio principio che piace ai divi, dammi un bel primo piano. De Palma ha insistito, poi come racconta nel bel documentario che porta il suo cognome del 2015, ha pensato bene di darla su: vuoi il tuo finale tra i bagagli? Giriamo questo finale tra i bagagli (storia vera).

“Mission: Impossible” è una spy-story con punte di giallo classico, se non proprio classicissimo, De Palma è abilissimo a non perdere mai il suo stile, assecondando le richieste di scuderia, ad esempio la prima non da poco: la serie di Bruce Geller era corale, il film deve essere lo spettacolo personale di Tom Cruise, quindi si inizia subito mettendo in chiaro che è De Palma al comando, con un inizio a freddo, quello che nel mondo delle serie televisive si chiama “cold open”, quella manciata di minuti prima del titoli di testa, in linea di massima abbastanza celebri e orecchiabili, che il regista utilizza per portare subito in scena un gioco di specchi.

Una missione a Kiev, il punto di vista dello spettatore/guardone è quello dello schermo, dell’agente interpretato da Emilio Estevez, l’attore che non ricordavate nel cast di questa serie. Tom Cruise si toglie la maschera, la finta stanza d’albergo con cui il pollo è stato intortato viene smontata, come se fosse un set cinematografico, De Palma ha già iniziato a mettere in dubbio quello che vediamo, mescolando realtà e finzione.

«Squadra di missione impossibile? Forse non ti hanno avvisato, questo è uno spettacolo solista»
 
Ora però bisogna trovare il modo di rendere Ethan Hunt assoluto protagonista, quindi ci vuole un MacGuffin di stampo hitchcockiano per mettere in moto la storia, viene scelto un classico, la lista degli agenti civili sotto copertura di stanza in Europa centrale, che non deve finire nelle mani sbagliate per non bruciare l’identità di tutte quelle spie. Ma non può mancare il doppio, che è uno dei temi cari a De Palma, quando hai per le mani alcuni agenti segreti il doppio si trova ovunque, dalle varie identità indossate sotto forma di maschere da Tom Cruise (la mia preferita è quella che lo rende un sosia di Bossi, quando si imbuca alla festa come senatore), ma anche i punti di vista si moltiplicano, utilizzando occhiali, microcamere nascoste e tutto il vostro normale kit da spia. Più aumentano i punti di vista e più si sovrappongono, più si moltiplica la possibilità di mentire ventiquattro volte al secondo, fedele alla sua massima. Cavolo! È talmente tutto doppio in questo film, che persino la gomma da masticare esplosiva da spezzare a metà per farla detonare, qui ha due colori.

«Sono quello che prende l'ascensore in un film De Palma. Il mio agente è meglio che si trovi un altro lavoro»
 
Segni di continuità? Non ricordavate Emilio Estevez perché dura pochi minuti, ma dove muore? In un ascensore, che per De Palma è il luogo più pericoloso del pianeta. Tra i morti illustri anche il capo, quello più alto in grado di tutti, Jim Phelps interpretato da Jon Voight, che nel fuggi fuggi vola giù da un ponte e per me la bontà di un film come “M:I” sta quasi tutta in questa scena. Se avete letto due gialli in vita vostra (o due fumetti di super eroi, stesso principio) sapete che se non si vede il corpo, non c’è il morto, ma il film di De Palma, partendo dal classico che più classico non si può, riesce attraverso un ottimo ritmo e un riuscito gioco di specchi a farti dimenticare questo dettaglio, coinvolgendoti nella fuga dell’agente Hunt, ultimo sopravvissuto e quindi accusato di essere la talpa.

Moltiplichiamo i punti di vista e correggiamo l'astigmatismo.
 
Proprio grazie al suo stile e alla sua maestria, De Palma riesce ad evitare l’effetto “Sto guardando un True Lies senza la volontà di far parodia del genere” proprio grazie al ritmo. I film dove Tom Cruise corre nella sua filmografia abbondano, “M:I” è uno di questi perché anche al primo titolo da produttore, Tommaso era già lì ad imporre la sua presenza, ma per tre quarti di film la collaborazione con De Palma ci restituisce un film che fila ancora alla grande.
 
Se tutti i tuoi agenti sono stati bruciati, devi pensare fuori dagli schemi, quindi entrano in scena un po’ di “facce brutte” da cinema, come Jean Reno e l’Hacker con la faccia meno da Hacker della storia del cinema (e voi vi lamentate di Chris Hemsworth?) ovvero Ving Rhames. La “femmina fatale” di turno è affidata a Emmanuelle Béart e con questa nuova banda di gatti senza collare, si può puntare al computer centrale della CIA che si trova a Langley, perché correre dietro ad una copia della lista, quando puoi avere l’originale? D’altra parte il film si chiama “Missione: impossibile”, mica “Missione: di tutto riposo”.

Marsellus Wallace, il vostro tipico esperto di computer, anche un po' nerd.
 
Ed è proprio qui che Brian De Palma si gioca la scena madre, quella a cui tutti pensano quando si ricordano che il regista del New Jersey ha diretto questo film nel 1996 e per certi versi, anche quella che ha dato il via alla svolta futura della saga, ovvero Tom Cruise che fa i suoi stunt da solo e sullo schermo fa cose impossibili. La scena di Ethan Hunt calato dall’alto, appeso a delle corde come un salame, in una stanza dove se fai rumore suona l’allarme, se tocchi il pavimento suona l’allarme e se si alza troppo la temperatura, pensate un po’? Suona l'allarme, è la quinta essenza del tenere sul filo lo spettatore. Avete capito? Sul filo perché Tom Cru… ok la smetto.

Oh che bello, Ratatouille!
 
De Palma sovrappone le peripezie di Emmanuelle Béart intenta a drogare i caffè, con Jean Reno nel cunicolo d’areazione alle prese con un flirt con un topo («… non ricordo i dettagli» cit.) e Ethan Hunt novello uomo vitruviano a mezz'aria, tutti elementi che creano suspence. Da dove si capisce che dietro a tutto questo ci sta un grande uomo di cinema? Il vostro ritrovarvi aggrappati ai braccioli della poltrona è un indizio, l’altro sono gli occhiali di Ethan Hunt. Lo avete visto informarli prima di questa scena? No, però vuoi mettere quanto è cinematografico mostrare la goccia di sudore che corre lungo la lente dell’occhiale, quella che potrebbe rovinare tutta la missione? Rule of cool, certo, ma sono questi i motivi per cui “Mission: Impossible”, seppur su commissione, resta Depalmiano al 100%. Il fatto che la musica scompaia completamente, chiedendo anche al pubblico di fare silenzio come i protagonista è l'ennesimo tocco di classe.
 
L’unico rimpianto è che la rivelazione avvenga proprio in quel set anti climatico pieno di bagagli, anche se a voler essere precisi anche qui De Palma trova il modo di utilizzare i tanti punti di vista sulla storia, per dare un'illusione di controllo. Moltiplicare i punti di vista vuol dire aumentare le informazioni, ma per assurdo invece che sapere di più, come spettatori sappiamo di meno, infatti proprio come tutti gli eroi e anti-eroi di De Palma, lo sguardo è sempre quello che salva e condanna i suoi protagonisti. In questo caso Ethan Hunt ha già risolto il mistero prima di tutti, quasi fuori scena, avendo visto per primo il timbro sul libro, da ottima spia, mantiene il segreto con tutti, anche con noi spettatori fino alla fine.

Come quando andavate da nonna ma lei aveva appena passato la cera.
 
Infatti è un peccato che De Palma sia rimasto imbottigliato nelle esigenze del produttore (e protagonista del film), nessuno più di me ama le scene fracassone, e la pala dell’elicottero che si ferma ad un centimetro dalla gola di Tommaso Missile è sicuramente una di quelle, ma è chiaro che questo momento ad alto contenuto di CGI e la rilevazione tra i bagagli, non siano la porzione di film che più interessa o risulta nelle corde del nostro Brian da Newark. Che infatti non ha mai nascosto di non amare la "pre-vis", quella che non a caso abbonda nei film contemporanei, perché se pianifichi un film con tanta costosa CGI, non vuoi utilizzarla a caso, quindi spesso le scene più articolare, vengono coreografate grazie alla pre-visualizzazione, che però non ha l'estro o la creatività di un regista sul set, ma si affida il più delle volte a inquadrature e a soluzioni pescate dalla "libreria" del computer, quindi tutte uguali, come prenotare la cena da McDonald. Tutto questo De Palma lo aveva già predetto nel 1996, nel documentario che porta il suo cognome del 2015, diretto da Noah Baumbach, non ha fatto altro che confermarlo.

Questo abusare di pre-vis e schermo verde sarà popolare in anni cinque, quattro, tre...

Poco male, perché se film su commissione deve essere, che almeno abbia i tratti distintivi del suo regista e poi, che sia un successo. “Mission: Impossible” lo è stato e anche enorme, record di biglietti staccati abbattuti in brevissimo tempo, 80 milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti spesi per trasformare Tommaso Missile in un agente segreto e 457,7 bigliettoni dello stesso conio portati a casa. Missione impossibile ok, ma anche missione compiuta. 

Se ancora oggi Ethan Hunt è in giro ad arrampicarsi e zompettare, protagonista di una saga macina soldi, lo dobbiamo anche al fatto che nel 1996, il primo capitolo si è costruito la sua dignità grazie al talento di De Palma, che ora seguendo la sua ossessione per il doppio, era libero di poter portare avanti la sua strategia: dopo un film capace di incassare, si può passare a qualcosa di più personale, sentito e ovviamente, thriller. Tra sette giorni qui, uno dei miei film preferiti del regista del New Jersey, stato che guarda caso ospita la città di Atlantic City, non mancate!

48 commenti:

  1. mi ricordo che andai a vederlo senza particolare entusiasmo,sapendo esattamente cosa aspettarmi. confezione di lusso, costruita attorno a Cruise. Con qualche tocco Depalmiano. buona giornata, a proposito, il post meglio del film

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    1. A rivederlo oggi, i tocchi di De Palma li trovo ancora la parte più solida del film, grazie mille, troppo gentile ;-) Cheers

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    2. Forse li trovi ancora la parte più solida del film perché di fatto (espressione tipica da cinefilo tranchant) LO SONO ancora, la parte più solida del film ;-)
      Il resto, specialmente se rivisto oggi, dopo anni di assuefazione ai tentativi di Tommaso Missile di lasciarci la pelle sul set nel modo più spettacolare possibile, finisce giocoforza per essere meno entusiasmante... Tanto, ad entusiasmarci, basta e avanza il tuo post ;-)

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    3. Grazie capo, gentilissimo ;-) Cheers

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  2. Sicuramente un film tagliato su misura per Tommaso Missile, che grazie a Brian da Newark riesce a non straripare, essendo come sempre troppo Cruise-centrico... Si vede molto del mestiere del nostro regista, peccato che Tommaso mi sia davvero insulso... Quella sua spocchia sul fatto di essere il migliore di tutti, che traspare anche dalle foto, non riesco proprio a digerirla...
    A mio avviso deve molto agli 007 ma ha anche influenzato gli 007 a venire, in particolare quelli interpretati da Daniel Craig (vai di coppini), dove si vede un eroe molto più atletico e muscolare, anche se il Bond di Craig è per certi versi più fragile e umano, Tommasino invece è sempre sicuro e impavido.
    Concordo però con Luigi sul fatto che ho apprezzato più il tuo post che il film... Buon venerdì!

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    1. Non resti sulla cresta dell’onda per quarant'anni, quasi senza alcuna interruzione, se non hai un ego smisurato, a quel livello il connubio bravo, simpatico e superstar penso che sia roba rarissima. Sicuramente agli ultimi film di 007 ha fatto bene la competizione di “M:I” anche se non credo che si siano influenzati più di tanto, di sicuro non nell'andamento delle rispettive saghe. Grazie mille capo e buon venerdì anche a te! ;-) Cheers

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  3. Bellissimo. Non sapevo esistesse un terzo film, ero convinto che fosse una particolarità della saga passare dal secondo (epico) al quarto eliminando la numerazione. Si imparano sempre cose nuove! NON lo recupererò di sicuro!

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    1. Qualche terzo capitolo? ;-) In una saga dove ogni film ha un valore e mi sono piaciuti tutti, guarda caso l’unico insignificante chi lo ha diretto? Se mai ne scriverò, lo farò solo per portare avanti la mia (inutile) faida con il mio arci nemico GIEI GIEI. Ma sarà molto più facile che prima, mi rivedrò il film di De Palma altre tre o quatto volte ;-) Cheers

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  4. All'epoca l'avevo evitato bollandolo come una tamarrata. L'ho recuperato giusto pochissimi anni fa, nella speranza di cominciare e finire la saga (tentativo abortito col secondo capitolo, perché nel frattempo il mio tempo già scarsissimo è stato inghiottito da altre priorità cinematografiche) e mi era piaciuto molto, soprattutto per i tocchi hitchcockiani di una regia molto raffinata e per una storia che, alla fine, offre allo spettatore parecchie sorprese.

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    1. Forse per questo film, mi ha sempre colpito più il fattore De Palma che tutto il resto, rivedendo questo capitolo con i film del regista freschi in testa, si vede tutta la differenza tra un regista che fa un film su commissione perché si, e un altro come De Palma, che fa sì un film su commissione, però senza perdere il suo stile. Se poi consideriamo che ha messo in moto una saga macina soldi, avercene di film così ;-) Cheers

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  5. Carabara, nei fumetti di super eroi anche quando si vede il morto, prima o poi il defunto torna in vita. Noi lo sappiamo, è la variante "hai pescato la carta per cui stai fermo un giro" ed il pubblico di tutto il mondo è sceso a patti con la faccenda, anche prima del Multiverso ovvero tutto vale. Non ci crederai, ma Crepascola è andata a vedere il film con le amiche ed è rimasta sorpresa e contenta di vedere Emilio Estevez che le piaceva tanto e solo sorpresa che se ne andasse così presto. Cattivo Brian avrà pensato. Immagino lo saprai già, ma al tempo si disse che Peter Graves avesse rifiutato di interpretare il personaggio a cui deve la sua notorietà dopo aver letto il copione. Ricordo persino un numero di X-Factor in cui Jeff Matsuda disegna un poster del film col profilo di Cruise a cui il cartoonist dona un canappione eccessivo, ma il papà di Kaboom è un american mangaka dal tratto caricaturale. Io non so dividere la saga in episodi e forse li ho visto tutti, ma confesso che non sopporto i siparietti comici con Simon Pegg. Quando potrò produrne uno, Chris Nolan ibriderà il concept del telefilm (stangate orchestrate da spie) con le cose che fa nei suoi Inception e Tenet. Ti farò sapere, ciao ciao

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    1. Esatto, è la variazione sul tema, ad esempio a Cap America è successo proprio quello, cadavere in bella vista compreso. Che spasso era “Kaboom” avevo la copia dell’allora sotto etichetta italiana “Cult Comics” che poi era sempre la Panini che distingueva. Al tuo amico, collega e apprendista, io farei dirigere uno 007, ha il passaporto giusto per farlo, sulla questione Emilio, spero farà piacere a Crepascola che è in viaggio per tornare su questa Bara (con più minuti) ma se ci pensi è un’altra mossa alla Hitch per il nostro Brian: fai fuori la bionda prima del primo tempo, magari in un ascensore (tipo “Vestito per uccidere”), solo che qui è un biondo ;-) Cheers

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  6. Ricordo di averlo visto in una sala con impianto audio pazzesco e nelle scene in galleria ti sentivi quasi lo spostamento d'aria del treno che ti passava vicino.
    Che poi voglio vederlo un elicottero a volare davvero trainato così in un tunnel del treno... Mah...
    Basta prenderlo come spettacolo e basta

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    1. “Rule of cool” in movimento, anzi in volo, a guardare questi dettagli, bisognerebbe far sparire il cinema stesso. Comunque ti do una notizia, eri in una vera galleria. Brian l’aveva allestita da sala perché eri l’obbiettivo dei suoi agenti di missione impossibile ;-) Cheers

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  7. Che spettacolo il primo M:I (il terzo è una ciofeca, concordo). La scena nella camera del computer è divenuta iconica come poche altre, ma è anche vero che questo capitolo ha forse il freno a mano tirato rispetto ad altri. Lo vidi al cinema e mi diverti moltissimo ai tempi, oggi lo rivedo sempre volentieri, ma riguardo alla saga per me John Woo, pur litigando come un diavolo con Cruise, ha creato il miglior episodio in assoluto, per stile visivo e sequenze d'azione.

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    1. Quella scena è una delle più famose della saga ed è puro De Palma, poi se chiedi a me, il mio “M:I” del cuore sarà sempre il secondo, ma per questo, dammi tempo che ho messo in moto la Bara ;-) Cheers

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    2. Il secondo è bello, si, ma la scena sulle moto con Tom che pattina sulle suole daiiiii

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    3. Quella è il motivo per cui si guardano i film: gente che fa le penne sulle moto, mentre si sparano a vicenda. Senti quanta poesia, moto che sgommano sulla sabbia e pallottole, il cinema signore e signori, IL Cinema! :-D Cheers

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  8. "Missione: impossibile" non la seguivo... mi faceva troppo strano vedere Leonard Nimoy senza orecchie a punta 😅
    Ma questo film l'ho adorato, con le sue maschere che per me erano più alla Lupin che alla Diabolik, quella scena con Tom appeso come un salame...anche se poi a furia di visioni e ri-rivisioni la mia scena preferita è diventata quella dello spiegone: se in Blow Out "vediamo" quello che John Travolta sente in cuffia (che potrebbe essere la migliore rappresentazione mai vista della sinestesia, quel fenomeno di contaminazione dei sensi per cui ad esempio si odorano i colori, o si odono i profumi), qui sentiamo una cosa per bocca di Ethan Hunt -con la bella voce morbida di Roberto Chevalier- ma sullo schermo ne vediamo un'altra. Mentre oltretutto ci tocca rielaborare tutto quello che abbiamo visto fino a quel momento sotto un'altra ottica, in un corto circuito sensitivo che mi fa andare fuori di testa.
    È possibile che questo sia stato l'ultimo film in cui si sia riusciti un attimo a contenere l'ego di Cruise? Non lo so, so che Adkins ha detto di nutrire un gran rispetto per l'attore, che fa sé tutti gli stunt. Un bel film con Adkins, Cruise, e magari comparsata di Statham, con una trama un minimo consistente e un MacGuffin a caso, magari diretto da Stahelski potrebbe essere un bel modo perché Cruise inizi a contenersi un po'...

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    1. Premettendo che al massimo avrò visto un paio di puntate di quella serie, che non beccavo mai in TV, mentre ho passato ore al videogioco ufficiale "Mission: Impossible" per Commodore64 - in cui facevi salti volanti e hackeravi computer! - mi intrometto per notare che hai segnalato una questione spinosa, Vasquez: tutti quelli che usano maschere per cambiare identità, ci sono arrivati da soli o si rifanno a qualcuno? La risposta non è affatto scontata.
      Lupin è nato più di cento anni fa dichiaratamente per parodiare Sherlock Holmes e quindi come lui è un maestro del travestimento, ma che io ricordi entrambi usavano trucchi vari per cambiare aspetto, non maschere di gomma (che poi non era gomma ma ci siamo capiti). Diabolik è nato nel 1962 ma non ricordo che sin da subito usasse questo artifizio, comunque di sicuro lo usava nel 1966 in cui è iniziata la serie "Mission Impossible" sulla TV americana, e nel '67 quando è nato il manga di Lupin III, ma è innegabile che vedere Tom Cruise nei panni di Hunt ricorda parecchio il Lupin dell'anime degli anni Settanta (anche se a volte la maschera se la strappava, più che sfilarsela).
      Citando per divertimento il ladro diaboliko Fandorin dei romanzi di B. Akunin, pure lui esperto di maschere, romanzi guarda caso iniziati dopo questo film con De Palma, rimane la domanda: Diabolik è l'inventore della maschera cambia-identità? Ne dubito, visto che il personaggio si rifà palesemente agli eroi neri francesi di inizio Novecento, ma magari l'idea della maschera di gomma è una versione moderna delle arti trasformiste di Holmes e Lupin.
      Al di là di chi l'abbia eventualmente inventata, tutti gli altri ci si rifanno o sono tutte invenzioni indipendenti? Domanda diabolika...

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    2. Giuro, quando fai così mi mandi fuori di testa come quella scena in M: I...sono bastate tre parole buttate lì quasi per caso: maschere, Lupin e Diabolik, ed ecco qua! Un'indagine Etrusca in piena regola 🤩
      Ti avviso: adesso mi aspetto il post 😀
      Il telefilm piaceva a mia madre, io andavo a rubare i "Segretissimo" dal suo comodino (chissà che fine avranno fatto...), lei da ragazza leggeva Tex, io Dylan, diciamo che posso dire che so da chi ho preso...poi i suoi gusti sono cambiati, com'è giusto che sia (però un po' m'è dispiaciuto) ma so per certo che aveva una cotta pazzesca per Charles Bronson 😛

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    3. Anche mia madre era pazza di Bronson, ma che gli faceva Charles alle spettatrici? :-P
      Occhio che le indagini etrusche escono fuori dove e quando meno te l'aspetti...

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    4. La macchina da presa mente, ventiquattro volte al secondo. Per questo dico che questo “M:I” sarà anche su commissione, ma ha dentro quintali di De Palma e un Tom Cruise alla sua prima esperienza da produttore, la spiegazione sta tutta qui, poi Tommaso è diventato più famoso e potente di molti di quelli che lo hanno diretto, quindi ha fatto diciamo, valere i galloni. Cheers!

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    5. "Missione: impossibile" non passava mai in tv, per un periodo hanno provato a replicarla, sulla scia del successo dei film ma non ha mai preso il pubblico italiano. Ora però voto a favore dell'indagine "gommosa" Etrusca, che già la premessa qui è da applauso ;-) Cheers!

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    6. Anche io sono fan delle indagini etrusche. Ne vorrei di più, altro che Giacobbo, fratello Lucius for President!

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    7. Comunque anche mia nonna era fan di Bronson e vedendo delle foto sue e della moglie Ireland devo ammettere che avevano un discreto phisique di rôle!

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    8. troppo buono :-P aspetto la chiamata per "Etruskenger" su Rai2 :-D
      Scherzi a parte, 'sta cosa delle maschere mi ha sempre incuriosito, visto che sembrano nate indipendentemente in più Paesi, e trovare collegamenti certi è una mission: impossible...

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    9. Non voglio andare troppo OT, ma fino agli anni Ottanta Bronson lo mandavano a manetta in TV, oggi per puzza forse si conoscono due otre suoi film, ma ne ha girati a secchiate e le emittenti se lo litigavano, perché aveva un seguito da paura. Io ci sono cresciuto coi suoi film, per via di mia madre che era fan sfegatata, perciò è come uno zio per me :-P
      E quando uscì "Lionheart" ed ero in piena vandamme-mania scoprii che Bronson era stato il primo Lionheart, ma erano già i Novanta e i film stavano scomparendo nel nulla: "L'eroe della strada" sono riuscito a vederlo pirata solo negli anni Duemila, perché è uno dei tanti film di Bronson murati vivi negli archivi segreti dei distributori nostrani.

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    10. Ma infatti il Giustiziere della Notte me lo vedevo sempre con mio padre e mia nonna! Seguiti compresi! Ricordo anche Assasination, oltre ai western, però effettivamente sono anni che non li propongono in TV...

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    11. Un giorno organizzeremo un raid negli uffici delle sedi tv, troveremo l'archivio stile magazzino di "Raiders", pieno di meraviglie dimenticate e nascoste. Cheers!

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  9. Mi immagino una riunione segreta, nella luce soffusa, qualche oscuro produttore nascosto al buio dice "Mission Impossible 2" è stata un capolavoro: chi sarà così pazzo da venire dopo e subire un confronto impari? Ci sarà un regista così idiota?" Qualcuno alza la mano: "Io ce l'ho, un nome!" :-D
    Scherzi a parte, all'epoca quella scena del salame appeso ha fatto furore, l'ho trovata citata ovunque, e che bei tempi quando c'erano ancora trame nei film di Cruise, non semplici rassegne di stunt :-P

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    1. Ehehe io credo sia andata proprio così per il terzo film ;-) Si è diventata leggermente iconica, poi Tommaso ha pensato bene di prendere solo più registi schiavi, bravi ma sul suo libro paga, più o meno da “M:I 5” in poi. Cheers!

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  10. Accidempoli Cass, non mi faceva postare da stamattina e non sono riuscito in tempo ad evvertirti del refusone..:( :(

    So per certo che il regista di questo filmino poco convinto si chiama RYAN BEDALMA, nativo di Newport nel New England.
    Oscuro mestierante allampanato è biondo , poi sparito nei meandri di una chiesa di Scientology pochi anni dopo.

    GIURO STORIA Vera!!

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    1. Tipo el Señor Spielbergo, però selezionato da Cruise e non da Burns ;-)

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    2. Sembrerò estremo ma ricordo troppo bene ancora la cocente delusione di Emmanuele Beart completamente lessa,fissa, incapace.incomprensibile..
      Voight che se ne andava in giro con la carta COLPEVOLE appiccicata in fronte dal min 1.
      E soprattutto la scena orribile di Renaut col topo: girata, diretta e montata da schiaffi in mezzo ad una sequenza iconica.
      Poi é vero lo si rivaluta immediatamente andando avanti con la serie. L'unico che si salva forse Rogue Nation,il piú solido,ma aveva la fresca concorrenza dei Bond di Craig ..

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    3. Topo e colpevolezza dichiarata dal fotogramma uno, sono frutto della faida tra sceneggiatori. De Palma non è mai stato regista di attori e attrici, anche in questo è di scuola zio Hitch, qui si vede da Emmanuelle Béart, oggetto immobile di scena. "Rogue Nation" è bello, anche se il capitolo che ha iniziato il cambiamento (alla saga e alla filmografia di Tommaso Missile) è "Protocollo fantasma". Cheers

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    4. Essú...Si era in era molto pre internet,si veniva da Carlito, Tommaso me saltava molto al naso. Da climber però, l'intro del seguito me lo fece quasi simpa.(la moto di quello dopo ancora, invece, ILBARATRO).
      ora in vecchiezza lo perdono di piú perché é uno spostato duro proprio pazzinculo e va compatito.

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    5. Arrampicata con citazione l'inizio del secondo. Oggi cerca solo di morire sul grande schermo, per noi o per punire il mondo di non avergli dato l'Oscar quando lo inseguiva, va bene così, al cinema serve anche questo. Cheers!

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  11. Non lo vedo da secoli, ma ai tempi lo vedevo e rivedevo. In effetti è l'unico che mi faccia piacere rivedere, anche se i recenti sono filmoni ben confezionati è sempre Tom che picchia gente, corre dietro a cose, ma non mi lasciano nulla.
    Sono rimasto affezionato a questo film, al suo stile, tanto che M:I2 lo presi malissimo, già dalle prime scene mi trovai a pensare "ma che è 'sta cafonata?" Ovviamente ci ha pensato il cretino a farmelo rivalutare.

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    1. Il vero super potere del cretino. Erano anni che non lo rivedevo, temevo risultasse imbalsamato rispetto a quelli nuovi, invece niente. Dimostrazione che se hai uno con la testa sulle spalle dietro alla macchina da presa, il film poi regge alla prova del tempo, un modo di pensare a lungo termine che ormai sembra quasi del tutto andato. Cheers!

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  12. Sempre sui grandi nomi: per la colonna sonora avevano fatto venire giu anche Adam Clayton e Larry Mullen Jnr rispettivamente bassista e battirista degli U2, che nel 1996 erano assolutamente delle divinità all'apice della loro carriera...

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    1. Confermo, basta dire che il loro pezzo per Batman uscito un anno prima, era stato accolto tipo Secondo Avvento. Anche perché in quel periodo ai quattro di Dublino piaciucchiava fare le super celebrità. Cheers!

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  13. Il primo Mission Impossible non si scorda mai, autentico cult diretto magistralmente da un grandissimo Brian De Palma, ma quanto gli voglio bene *_*

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    1. Davvero, ci voleva lui per iniziare la cavalcata dell'agente Hunt ;-) Cheers

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  14. Avevo il videogioco per la PS1, per questo la spuntò rispetto a "GoldenEye" nella mia mente da piccolo. Però se questi erano i film su commissione di una volta guardando quelli di adesso viene da chiedersi se manca il talento o la capacità di mettere la proprio firma su produzioni invasive. Guardandoci ancora più indietro, pure "Murder on the Orient Express" era definito un film su commissione di Sidney Lumet e potrei continuare.


    Fatto sta che tra questo "classico" e quello di John Woo preferisco il secondo, ma solo perché quella vena pazza di Hong-Kong aveva più radici folli. Nonostante avere un Brian ancora al top in cabina di regia sia praticamente la stessa cosa.

    Quello di J.J. Binks dovrei rivederlo, ricordo solo la scena dei calcoli per il lancio.

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    1. Forse perché erano registi con ben altra cultura cinematografica alle spalle, che anche su commissione, proprio di scendere sotto un certo livello non erano capaci, gli esempi sono tanti, ho anche un post in rampa di lancio in merito. Anche io sto con Woo, la verità è che nessuno ricorda quello di GIEI GIEI, un film che tende a cancellarsi dalla memoria come i messaggi di Missione Impossibile ;-) Cheers

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  15. Primo capitolo di una saga molto spettacolare e avvincente, beninteso che non mi pare di aver mai visto il telefilm per fare un paragone... Né mi viene da paragonarlo a 007, i cui film hanno atmosfere diverse e un ritmo generalmente più ponderato (almeno fino al primo di Brosnan, poi mi sono rifiutato di andare avanti). Attendo il completamento della saga per recuperarla in un cofanetto, mi sono seccato di acquistare delle "saghe complete" (Indiana Jones e Arma Letale), e poi sfornano un nuovo capitolo!
    Non ho capito, davvero a Tom Cruise non dispiacerebbe morire sul set girando apposta scene pericolose senza stuntman?

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    1. A giudicare dal fatto che ogni suo nuovo film sembra fatto per alzare l'asticella degli stunt eseguiti da lui, l'idea pare quella ;-) Cheers

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