mercoledì 22 febbraio 2023

Il prescelto (2006): Bee Movie


Come si fa a rifare The Wicker Man? Ne abbiamo parlato con dovizia di dettagli la scorsa settimana, parliamo di un titolo considerato di culto che però, hanno visto davvero in pochi, anche se rientra stabilmente nelle varie lista dei miglior “Folk horror” di sempre, ma spesso anche di quelle dei migliori film dell’orrore e basta.

Un film preceduto da una fama enorme come l’ombra dell’uomo di vimini di cui porta il nome, definito “Il quarto potere degli horror”, il film di Robin Hardy è per molti aspetti irripetibile, tanto che lo stesso Hardy ha tentato di replicarlo senza troppo successo. Anche perché “The Wicker Man” di base è un musical, o per lo meno utilizza musica e canzoni per creare l’atmosfera e raccontare porzioni della storia, ma allo stesso tempo è un film che aveva saputo cogliere, non solo l’incomunicabilità che si crea quando due religioni vengono messe a confronto, ma anche quel senso di inquietudine, figlio dell’anno 1973, in cui i genitori guardavano ai figli come a dei pagani ripieni di ormoni.

Nicolas Cage va in bici, fa ridere? A me non faceva ridere nemmeno quando lo faceva in Prisoners of the Ghostland, dove era tutto ben più tragicomico.

Nel post dedicato a The Wicker Man ho provato – miseramente – a dare un’idea di come potrebbe essere un nuovo adattamento sensato del film di Robin Hardy, ma forse la caratteristica principale di quel film è il suo modo di chiedere allo spettatore di affrontare tutta la storia dal punto di vista di un cattolico, un maschio bianco ed estremamente conservatore, che vive questa esperienza di paganesimo quasi psichedelica, ma sempre senza fare un passo indietro rispetto ai suoi inscalfibili valori morali. Un uomo abituato a far parte della maggioranza e a proteggere lo status quo (in quanto rappresentante delle forze dell’ordine) che di colpo scopre che la maggioranza, e con essa il concetto di cosa è giusta e cosa non lo è, diventa solo una questione di numeri. Malgrado la sua incredulità e ritrovandosi in minoranza numerica, non solo si ritrova nella condizione di non essere in grado di argomentare a parole la sua posizione, ma comunque la difende a spada tratta. Insomma tipo un fan oltranzista di Zack Snyder che si vede soppiantato dalla gestione James Gunn.

Se escludiamo la questione “musicarello”, The Wicker Man potrebbe ancora oggi essere l’allegoria perfetta dell’incomunicabilità tra persone di diverse religiosi, classi sociali, sesso e via dicendo, con un po’ di coraggio (quello che manca al cinema contemporaneo), potrebbe essere satirico e più attuale oggi, anno di grazia 2023 che nel 2006, quando effettivamente a qualcuno è davvero venuta l’idea di rifare “The Wicker Man”.

Per certi versi “Il prescelto” (titolo italiano dell’operazione) è un po’ come il rifacimento di Robocop, un film che sulla carta, sembrava fosse stato affidato ad un regista simile per sensibilità a Verhoeven: non americano, con una certa propensione alle scene violente e alla critica sociale, José Padilha sembrava il nome migliore possibile, ma siccome i film non sono equazioni matematiche dove tutti i calcoli devono risultare sempre e comunque corrette, tra il famigerato dire e il mitologico fare, ci sta in mezzo Nicolas Cage che è l’incolpevole capro espiatorio, sacrificato con la cerimonia dell’uomo di vimini di questo film. Ma andiamo per gradi, perché Neil LaBute poteva essere davvero l’uomo della provvidenza.

Poteva, ho scritto poteva, che sia ben chiaro.

Regista teatrale, con l’ambizione di fare il salto sul grande schermo, ancora oggi LaBute è ricordato per il suo dramma, adattato per il cinema in un film da lui stesso diretto nel 1997, intitolato “In compagnia degli uomini, la storia di due uomini d’affari, che per vendicarsi delle rispettive vite sentimentali pietose, decidono di sedurre una collega, per poi divertirsi a sbeffeggiarla una volta mollata. Un dramma in cui il super ego e tutte le debolezze dei maschietti emergono, condite da abbondanti dosi di prevaricazioni sul “gentil sesso”, leggermente controverse. Ma se vi capiterà di approfondire la filmografia di Neil LaBute, troverete un sacco di maschietti misogini, coppie in crisi, lotta tra sessi, tutto raccontato con molta satira, bacchettando entrambe le parti coinvolte.

Bee girl, be a girl... (cit.)

LaBute, autore anche della sceneggiatura cosa fa? Sottrae al protagonista la sua caratterizzazione di conservatore ultra cattolico, ambienta tutto negli Stati Uniti, ma mantiene la comunità rurale e pagana trasformandola però in una società matriarcale, dove lo straniero, l’uomo venuto ad indagare sulla scomparsa di una bambina è un uomo, non propriamente eroico (anzi!), che non riesce a comunicare con le donne, non le capisce, eppure è convinto di essere in una posizione di superiorità perché è qui per compiere una sacra missione e quindi ragiona per assoluti. Sulla carta “Il prescelto” avrebbe tutto per essere il film perfetto per l’anno 2023, potrebbe essere il preferito della nazi-femministe ma anche dei maschi sessisti, oppure potrebbe farli incazzare entrambi, se la satira come per sua stessa natura, andasse a segno. Purtroppo con Nicolas Cage di mezzo, e per ragioni di cui lo ribadisco, il nipote di Francis Ford e prediletto di questa Bara è del tutto innocente, nessuno prende sul serio questo film che è dal 2006 oggetto di spernacchiamenti e qui, vi beccate il paragrafo sulla mia esperienza personale.

Come Aldo del famoso trio, quando Nick Cage urla, il pubblico ride in automatico (guardatevi il film e non solo i meme estrapolati)

Andai a vederlo di corsa in sala con gli amici, loro non avevano visto l’originale ma a tutti bastava Nick Cage. A fine visione complice la scena prima dei titoli di coda (tra poco ci arriviamo) “Il prescelto” è diventato un film da risata involontaria, per anni non lo avevo mai più rivisto, comprendendo perché quelli che condividono il video di YouTube con Cage che urla Not the beeees! Oppure la scena dove minaccia una donna con la pistola per rubarle la bicicletta. Però bisogna dirlo, sono scene che se estrapolate dal film e guardate con la volontà di ridere delle urla di Nicola Gabbia, non hanno fatto che alimentare la brutta fame de “Il prescelto”, contribuendo a rendere Cage un beniamino in grado di sfornare meme a tonnellate.

Che poi voglio dire, sarà colpa di Cage se la trama prevedeva questo? (ribadisco, guardate il film non i meme)

Ho pensato di rivederlo dopo The Wicker Man, convinto del fatto che al massimo, sarebbe venuto fuori un post su Nick Cage, che per altro scrivo sempre molto volentieri, ma mi sono dovuto quasi completamente ricredere. Oh badate bene! “Il prescelto” non è diventato di colpo un bel film, ha parecchi problemi, proprio tanti, ma nessuno imputabile a Cage, che invece dà prova qui di aver capito la materia meglio del suo stesso regista e sceneggiatore.

Questo non cambia il fatto che “Il prescelto” è stato un disastro semi annunciato fin dai test di prova, nessuno lo capita, nessuno lo apprezzava, per questo si è corso ai ripari, inserendo una scena del tutto accessoria, che ricordavo molto bene dalla visione in sala nel 2006 e che non ho ritrovato nella copia “home video” del film, perché da quelle è sparita. Con il senno del poi per fortuna, visto che una delle “api regine” del film, finiva a cercare “fuchi” (o polli? Fate voi) in un bar e ne trovava uno impersonato da James Franco, attore che LaBute aveva già diretto (come Aaron Eckhart, che compare due secondi nella prima scena alla tavola calda) e che per via dei suoi trascorsi, chiamiamoli “Weinsteiniani”, non avrebbe fatto che rendere “Il prescelto” un film ancora più al passo con i nostri bizzarri tempi.

Ecco qualcosa che il film aveva davvero anticipato.
 
“Il prescelto” inizia con il poliziotto della stradale Edward Malus (Nick nostro in versione Chips, Poncharello), che prima raccoglie bambole abbandonate sull'asfalto evitando camion in corsa, e poi tenta di salvare una mamma e la sua bambina da un auto in fiamme, invano e prima dei titoli di testa. Ma già dal prologo è chiaro che LaBute sia in difficoltà ad utilizzare la tecnica del bus, una delle pietre miliari del cinema horror. Bene ma non benissimo.
 
Malus (senza Bonus, ah-ah!) riceve un encomio (per cosa che non ha nemmeno salvato mamma e bambina?), ma vuole ritirarsi lo stesso dalla polizia finché non arriva una lettera della sua ex fiamma, nata, cresciuta e per un po’ fuggita dall'isola di Summersisle, la donna non ha più notizie della figlia e ha bisogno del suo vecchio spasimante sbirro per ritrovarla. Quando Nick atterra con l’idrovolante e raggiunge Summersisle, al pub fa domande, beve sidro, schiaccia api a cui è allergico e si atteggia come se fosse 007 in missione. Ma non era un agente della stradale? Si, ma l’unico ad averlo capito pare proprio Nicolas Cage, per altro indiretto responsabile anche della dedica a Johnny Ramone sui titoli di coda, fu il chitarrista dei Ramones a far conoscere l'originale a Cage (storia vera). 

Anche qui, Nicolas Cage indica. Una sicurezza!
 
Da qui prosegue un film che di involontariamente comico non ha davvero nulla, se non l’evidente difficoltà di Neil LaBute di amalgamarsi con un genere che non conosce e non sa gestire al meglio. Non è un caso che le uniche scene di tensione davvero riuscite, LaBute le abbia pescate quasi identiche dal film originale: la bimba finta morta che cade dall'armadio aperto e la scena in classe, qui con un corvo al posto dello scarafaggio nascosto nel banco della bambina scomparsa. LaBute tenta di metterci anche del suo, ad esempio si gioca un altro classico del genere horror, il risveglio con spavento del protagonista, anzi il doppio risveglio con spavento, una mossa che a Landis (citando Luis Buñuel) veniva fuori benissimo e che LaBute lancia in aria sghemba, storta e poco convinta, anche se di risate involontarie, nemmeno l'ombra. Al massimo tanta goffaggine registica.

A costo di sembrare ripetitivo, non è colpa di Cage se questa scena non funziona. Vedere per credere.
 
Neil LaBute è più fuori dal suo territorio del personaggio che ha scritto, incapace di restituire quel senso di alienazione, dato dal contrasto tra una società matriarcale e un protagonista che con il passare dei minuti, si rivela tonto (come fa a non fiutare la trappola? Vabbè è un maschio che è stato contattato dalla sua ex, uno scemo per definizione) e per di più arrogante nei modi. Infatti la messa in scena fin troppo convenzionale di LaBute viene divorata prima da Ellen Burstyn, che non imita Christopher Lee ma anzi, ne regala una versione femminile anche ben più convincente, e poi ovviamente da Nicolas Cage, che il suo personaggio lo ha capito meglio del suo regista e lo porta in scena con un energia e una coerenza che ammettiamolo, sono l’unica ragione per cui guardare “Il prescelto”.

Masha e orso.
 
Vuoi per il fatto che alla fine il film finisce per essere tutto sulle sue spalle, vuoi perché comunque molto pubblico guarda Nick Cage come i suoi colleghi guardano Homer Simpson, aspettando che faccia qualcosa di molto stupido, ma resta il fatto che la scelta di Cage di recitare il suo personaggio in quel modo è perfettamente logica e coerente con il punto di vista del protagonista che mi dispiace, non è l’eroe maschio bianco che salverà la situazione, ma questo è piuttosto chiaro seguendo una storia, dove ad un certo punto si traveste da orso, anzi diventa anche sensato il modo in cui lui cerchi di difendersi, anche se va detto, alla seconda bionda presa a calci in faccia, un pochino la trama mostra il fianco.

AHAHAH CHE RIDERE! (guardatevi il film, poi ne riparliamo, però bel calcio)
 
Eppure Cage la bicicletta la utilizza per tutto il film per spostarsi sull'isola e poi parliamo di una trama, dove il protagonista nel 1973 si travestiva da equivalente di Albione del nostro Pulcinella, per mescolarsi alla parata e qui invece si veste da orso, anche rivedendolo è chiaro che non siano trovate sfuggite di mano (sicuramente non a Cage) che hanno generato risate in modo involontario, al massimo servono a sottolineare quanto sia ridicolo il senso di superiorità del protagonista, dietro alla quale Edward Malus si trincea, anche quando ormai ha smesso di essere in controllo della situazione da… più o meno l’inizio del film, anche se lui è ancora convinto che sia tutto nelle sue mani.
 
Forse il difetto vero de “Il prescelto” sta nel fatto che quando spunta l’uomo di vimini, il film va sotto con perdite rispetto all’originale del 1973, che come dicevo lassù è estremamente complicato da adattare e da replicare. Anche se di suo la scena è molto drammatica, manca quel cambio di punto di vista, qui ridotto ad una sorta di svolta, proto-Shyamalan ma molto più annacquata, visto che se LaBute avesse saputo gestire tutto al meglio, a quel punto della storia, la satira avrebbe giù dovuto colpire, mentre il massimo che ci arriva è un protagonista maschio allergico alle api, finito dentro una società matriarcale, dove miele e raccolti sono la principale esportazione di questa isola-alverare.

Bruciamo l'uomo di ViMEME, che il prossimo raccolto ci porti cinefili meno distratti.
 
Quindi, provate a togliervi la curiosità e a riguardare “Il prescelto” con tutte queste informazioni in testa, un buon modo non per rivalutare il film (quello è impossibile) ma almeno per guardare con occhio diverso il talento di Nicolas Cage, poi però oh! Guardatelo The Wicker Man, ormai gli ho dedicato due post per festeggiare il suo compleanno.

18 commenti:

  1. Io ho il dvd medusa e c'è un backstage più che rivelatorio sui casini del film: palesemente ognuno stava facendo un film diverso. Nic ad esempio è tutto concentrato nel raccontare il suo personaggio come appassionato di motociclette, come se fosse il perno della storia... Poi si arriva al regista, palesemente squilibrato, che racconta il perché della decisione di passare dal sidro di mele alle api: "un' ape se ti punge può ucciderti, una mela no... Forse se ti cade in testa! ". Backstage Consigliatissimo è parecchio illuminante (e quello sì che a tratti fa spaccare dal ridere! )

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    1. Infatti ha una concentrazione sulle moto che non si vedeva da "Ghost rider", anche se poi la maggior parte del tempo la passa sul sellino di una bici. In ogni caso tra squilibrati veri o presunti, almeno Cage e la sua idea erano vicine al senso del film, il regista secondo me ha un po' esagerato con il sidro invece ;-) Cheers!

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    2. Ma infatti d'accordissimo con quello che hai scritto, in questo caso lo squilibrato vero è innegabilmente il regista! Nic è pazzo ma è sempre concentratissimo, LaBute è palesemente fissato con sta cosa che le api fanno paura a prescindere e il resto è tutto lasciato andare per diverse tangenti che non si tangono mai!

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    3. Comunque una di queste sere me lo riguardo. Tanto penso che l'unico film che mi ha fatto faticare NONOSTANTE la presenza di Nicolas Cage sia proprio il primo Ghost Rider che, per fortuna, è stato riveduto e corretto con DRIVE ANGRY. A tema diavoli e malefici mi era piaciuto un botto anche L'ultimo dei Templari (Season of the Witch).

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    4. Ma il primo Ghost Rider è inguardabile per un dettaglio che per fortuna nel seguito è stato omesso: il parrucchino con frangetta del nostro Nicola, che non si scompone nemmeno quando va in moto senza casco!

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    5. Nicola esagera, perché spesso recita come un attore dei film muti però con il sonoro, il che è un complimento, perché comunque comunica qualcosa, ma qui non ha trovato il Richard Stanley di turno. Anche in "Il colore dallo spazio" faceva cose matte (tipo giocare a basket con i pomodori) però non ho mai visto meme tratti da quel film, per fortuna non ho visto nemmeno altri tentativi di horror da parte di LaBute ;-) Drive Angry per me resta il Ghost Rider giusto, Cage aveva la "Muscle car" infernale, prima dello spirito della vendetta fumettistico Robbie Reyes, che ci è arrivato solo nel 2014. Cheers!

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    6. Il primo Ghost Rider secondo me è inguardabile più che altro perché dietro la macchina da presa c'è quel criminale di Mark Steven Johnson! Il resto del castello viene giù di conseguenza, nonostante Nic!

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    7. Assolutamente si, Mark Steven Johnson è davvero un criminale, avergli messo in mano anche Ghost Rider dopo Daredevil solo perché sosteneva di conoscere i fumetti, una mossa anche peggiore. Cheers!

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  2. Guarda, ti riporto paro paro uno stralcio del mio post, visto che la mia opinione non è cambiata nel corso degli anni:
    "Ha un bel dire Nicolas Cage a rimandare al mittente le critiche che gli sono giustamente piovute addosso da ogni dove affermando che Il prescelto è una "commedia nera surreale": a Nicola, di nero c'è soltanto il vuoto pneumatico all'interno della testa tua e di LaBute, che un cult horror venga trattato come una commedia è passabile di fucilazione istantanea e il surreale è tutto ciò che rimane allo spettatore ancora incredulo di fronte a una simile belinata!"

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    1. Preciso, se solo avesse avuto un regista vero. Anche se sono ancora convinto che non si possa rifare "The Wicker Man" di sicuro non così! ;-) Al massimo puoi dimostrare di averne capito la lezione, quella che LaBute non ha capito, in "amicizia" LaBrutte. Cheers!

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  3. Sicuramente l'ho visto in uno dei tanti momenti della mia vita in cui mi sono detto "Su, diamo un'altra possibilità a Nicola, andiamo a recuperare uno dei suoi film", rimanendo poi scottato dal film in questione e avendolo relegato in qualche cantina buia della mia memoria. (Paradossalmente apprezzo di più il Nicola sfatto degli ultimi anni rispetto a quando era ancora "un bell'omìn" :-P)
    Strano che in questi tempi in cui tutti amano (per finta) il matriarcato nessuno stia sfornando un secondo remake, ci sarebbe già disponibile l'attore principale: Harvey Weinstein! Gli servono soldi, quindi vien via con poco ^_^

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    1. Con un po' di coraggio sarebbe già pronto, peccato che al cinema contemporaneo manca anche quello. Poi si, onore e gloria a Nick Cage il re della serie B indipendente, tornato ad Hollywood da conquistare ;-) Cheers

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  4. Povero Zio Nicola, per una volta che aveva compreso il senso di un film, il regista è stato preso a morsi (ripetutamente) da delle api che lo hanno portato a "stati di allucinazione" e a girare di conseguenza un enorme pastrocchio. Però questo film ha dei suoi momenti (devo però ancora capire quali, forse quelli dei calci in faccia), poi a Zio Nicola non posso voler male, è come uno di famiglia, quindi non mi va di buttare benzina sul fuoco... Ciao

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    1. Viene odiato, ma per i motivi sbagliati, io riserverei più carocchie a LaBrutte ;-) Cheers

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    2. Ma infatti è stato LaBrutte ad aver la pretesa di fare (e, addirittura, di saper come farlo) un remake di "The Wicker", non Nick... lui ha solo cercato in qualche modo di salvare l'insalvabile ;-)

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    3. PIù Cage meno LaBrutte! ;-) Cheers

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  5. Ciao Cassidy, ho visto il film alla Mostra di Venezia e, dico la verità, ho riso davvero tanto per tutto il film, sono colpevole. Non ho visto l'originale, non so se ad una seconda visione potrei avere un'impressione diversa, ma tutto quello che ricordo sono grandi risate. Comunque il tuo post è molto interessante, quasi quasi il film lo riguardo, ho visto Primal l'altra sera e potrei sfruttare il mood...

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    1. Io te lo consiglio, rivedendolo ho ritrovato un film diverso da come lo ricordavo nel 2006 visto al cinema, non solo per James Franco scomparso ;-) Cheers

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