giovedì 2 febbraio 2023

I Rec U (2013): se mi registri ti cancello (il nastro della VHS)

Devo partire ringraziando Don Max e Zamuele de La Conversazione perché grazie a loro ho approfondito la conoscenza con un autore (perché di questo si tratta) come Federico Sfascia, disegnatore di fumetti dai multipli talenti, la sua evidente passione per tutti i registi e le influenze giuste, lo rendono materiale umano ideale per questa Bara.

Non avevo ancora avuto l’occasione di vedere i suoi film, per fortuna qualche mese fa la Mafarka Home Video ha sfornato due bellissimi doppi DVD, tutti strapieni di contenuti speciali su cui mi sono gettato senza pensarci due volte, nell'edizione su cui ho messo le mie sporche zampacce, anche una cartolina numerata, con tanto di disegno fatto di pugno da Sfascia.

A me è toccato il mostro amore (il mostro che ama amare, quasi-cit.)

Prima che qualche frescone metta mano al tempera matite per fare la punta al cazzo, Sfascia e la Mafarka non mi danno una lira per scrivere di loro, questo Bara vola sul principio Never for money, always for love che poi potrebbe anche essere il tema del film di oggi, che io vi consiglio caldamente, perché è un film che mi ha seriamente mandato giù di testa.

Lo diciamo spesso su questa Bara, prima o poi ogni regista fa un film sullo sguardo, sull'atto di guardare, normale quando per mestiere usi le immagini per comunicare e guardi la realtà da una macchina da presa. Federico Sfascia lo ha fatto al suo primo film, pescando da cassettini della memoria e da tutte le sue passioni. Infatti per certi versi “I Rec U”, oltre ad essere un film sullo sguardo è anche una fantasia adolescenziale, senza alcuna volontà di realismo e aggiungo anche per fortuna, perché quando si tratta di fumetti e cinema, specialmente ad occidente, tendiamo a razionalizzare troppo, problema che ad oriente non si pongono minimamente, senza porre limiti all'immaginazione.

In foto Federico Sfascia. L'altro invece se non lo conoscete, potete smettere di leggere questa Bara ieri.

Il sottobosco del cinema indipendente italiano è una selva oscura, piena di personaggi che fanno rimpiangere ad una fetta di pubblico il modo in cui vengono spesi e distribuiti i soldi per la produzione cinematografica in questo strambo Paese a forma di scarpa. Il discorso sarebbe lungo, noioso e complicato, provo a riassumerlo così: più punti di vista, più creatività, follia e amore per il cinema di genere potrebbero solo fare bene, ma credo anche che molti artisti indipendenti, con i soldi non farebbero altro che diventare indistinguibili dai registi che sfornano la solita roba che troviamo sempre nel nostro cinema, perché molti mancano di una visione e di una loro identità artistica precisa. Ecco, guardando un film come “I Rec U” verrebbe voglia di cedere al proprio lato più naif sperando in un cinema nostrano migliore, ma il fatto che il film di Sfascia non sia mai arrivato in sala e abbia trovato una distribuzione in home video solo a fine 2022, ci riporta subito alla realtà. E anche questo per certi versi è un tema del film in oggetto oggi.

Prodotto dalla Rubaffetto Entertainment, con il fondamentale contributo del collettivo I Licaoni (per anni, l’unico modo di vedere il film è stato sul loro canale YouTube) e della Krakatoa Ink, “I Rec U” ha avuto una genesi complessa: in origine era nato come “Faust Forward” una trama gemella che prevedeva cellulari e cabine del telefono, una roba che non è sopravvissuta, tanto che persino Sfascia nemmeno se la ricorda più troppo bene. Modificato, ripensato e vitaminizzato dalle tavole a fumetti del suo creatore, il film ha cambiato pelle, nome e forma ed è entrato in produzione un po’ come cantavano i Talking Heads lassù, più per amore che per soldi visto che “I Rec U” è costato boh, poco, anche perché Sfascia lo ha girato dietro casa (letteralmente) sfruttando amici e conoscenti, anzi citando le sue parole nei contenuti speciali del DVD, sarebbe più corretto dire schiavizzandoli.

Il film nel film in formato VHS, il più figo.

Ora, senza girarci troppo attorno, “I Rec U” è un film bellissimo, girato tutto grazie a talento, macchina del fumo e gelatine. Il risultato è una storia che va in giro con il cuore in mano come gli Ood di Doctor Who, vi accenno la storia e poi scendiamo un po’ nel dettaglio.

Neve è un adolescente con due grandi passioni, il cinema e la… l'amore. Cosa stavate pensando? Lo cerca ovunque anche se è nato con una limitazione fisica più unica che rara, fin da bambino le uniche donne che può vedere, correttamente messe a fuoco dai suoi occhi sono quella nei film, come il suo preferito “Faust Forward” (perché le storie non muoiono, al massimo trovano una nuova forma), un B-Movie che lui guarda a ripetizione, falso film nel film in formato rigorosamente VHS.

Quando prova a guardare una donna nella realtà, Neve la vede sfocata, oltre ad avere dei violenti giramenti di capo seguiti da svenimenti ancora più drammatici. Una premessa tutta matta che in mani altrui sarebbe potuto diventare un Metaforone su quella cose che ti diceva la nonna («… diventi cieco!») o nei casi migliori una parodia, invece per Sfascia è un punto di partenza sfruttato in maniera brillante. Perché l’unico uomo al mondo che può aiutare Neve è un genio folle, il Dottor Therieux, che costruisce per Neve un paio di occhiali speciali, collegati ad un videoregistratore “portatile” (il padre di Federico Sfascia ne ha tagliato uno a metà con il flessibile per infilarlo nella tracolla del protagonista, storia vera), con cui registrare la realtà, filtrarla e quindi renderla visibile al ragazzo senza provocargli crisi e svenimenti.

Sembra un giovane Sly Stallone, invece è Neve, con i suoi problemi di vista (e di cuore)

Se hai bisogno di qualcuno che interpreti un genio pazzo giustamente tu, regista indipendente che fa recitare i suoi amici, chi chiami? Beh facilissimo, complice la prima italiana di Tideland, Sfascia ha pensato bene di chiederlo ad uno dei prediletti di questa Bara: Terry Gilliam.

Mai accettare le caramelle dagli sconosciuti, ma da Terry si!

Gilliam davanti ad un’offerta del genere, non ci ha pensato due volte e ha risposto: No. Salvo poi cambiare idea dopo uno scambio epistolare e dopo aver dato un’occhiata ai disegni di Sfascia. Gilliam deve essersi ricordato delle sue origini come animatore, o forse si è fatto convincere da quelle due bottiglie di rosso che la leggenda, ci tramanda essere state il pagamento per la mezza giornata sul set di Gilliam. Sta di fatto che anche solo per rimpolpare la mia rubrica su Terry, “I Rec U” merita di stare su queste pagine, perché un regista che mette i poster di I Banditi del tempo e di Munchausen nel suo film PRIMA di aver arruolato Gilliam è uno con il cuore dal lato giusto.

Questo vale come capitolo extra della rubrica su Gilliam.

La vita di Neve cambia quando incontra per la prima volta Penelope (interpretata alla grande da Dolphine Lundgren, non è il suo vero nome ma è accreditata così ed io ve lo riporto perché è geniale), l’unica ragazza che riesce a vedere e a mettere a fuoco senza bisogno degli occhiali del Dottor Gilliam e come potete intuire, con uno spunto così il film è già avviato su ottimi binari. “I Rec U” non parla a tutti, diciamo che si rivolge a chi è disposto ad ascoltare e stare al gioco, se avete familiarità con i vecchi videoregistratori o le videocamere, il pallino rosso del tasto “Rec” che sostituisce il più canonico cuoricino è un gioco di parole orgogliosamente analogico che riassume al meglio la premessa, ma per fortuna il film non si ferma qui.

Qualche giorno fa vi ho promesso il film più simile a Scott Pilgrim Vs. The world, eccolo qui, finalmente l’ho scovato. Sfascia fa esattamente quello che ha fatto Edgar Wright, ma senza i soldi della Universal e tutti i volti noti del pianeta, eppure l’approccio è lo stesso, una storia adolescenziale, filtrata dal punto di vista per l’animazione giapponese e raccontata senza alcuna volontà di realismo, la differenza è che dove Wright ci infilava il linguaggio dei videogiochi, Sfascia cavalca una certa propensione per il cinema horror e i trucchi cinematografici orgogliosamente vecchia scuola.

Primi piani su schegge di vetro, una trovata che fa subito manga.

Non è un caso che “I Rec U” ruoti tutto attorno alla scuola, proprio come la maggior parte dei Manga e degli Anime, tanto che a scuola Neve viene bullizzato (per altro da un bullo interpretato dallo stesso Sfascia, dettaglio che mi ha fatto molto ridere, storia vera) e tende un po’ troppo ad idealizzare ogni ragazza di cui si innamora, cosa che accade ogni due secondi, come un Gigi la trottola meno in fissa con le mutandine e più con il registrare tutto, ogni secondo delle “relazioni”, il più delle volte immaginarie. Tanta che in un montaggio rapidissimo (di nuovo affinità con Wright) ci vengono mostrate molte delle sue non-ex, la migliore in assoluto resta la povera Gwen, che sfoglia un numero dell’Uomo Ragno. Ho riso più del dovuto, anche in questo caso (storia vera).

Il realtà e la finzione, tutto pur di parlare con le ragazze!

In questa storia che ruota attorno al mondo della scuola proprio come nei Manga, non mancano personaggi di contorno molto coloriti, come il fratello maggiore di Neve, Max (Massimiliano Torti) che è una specie di parodia di quello che oggi qualcuno (non io) etichetterebbe come “maschio tossico”, a me piace più pensarlo ad una specie di Johnny Bravo con maglietta di Ken il guerriero, cresciuto con tutti i film d’azione giusti, insomma come io immagino il lettore medio della Bara Volante. Uno che snocciola ad ogni piè sospinto massime di vita sul fodero e la spada, o su come l’uomo saggio vada a puttane, insomma un momento comico pronto ad avvenire ogni volta che apre bocca. Notevole poi che Massimiliano Torti non fosse nemmeno un attore professionista (la battuta si Babe maialino coraggioso ripetuta più di trenta volte ne è un evidente esempio, sta tutto nei contenuti speciali), ma rientra tutto nello stile di lavoro di Sfascia che ha saputo pescare le facce giuste, affidando loro il ruolo giusto.

Sarebbe troppo chiedere uno spin-off sulle avventure di Max vero?

Lorenzo Porzi che interpreta Neve (nome scelto da Sfascia togliendo una “e” dal nome del suo amico Neeve) non è nemmeno un attore, fa l’ingegnere e qui è bravissimo, oltre ad essere incredibilmente somigliante ad un giovane Sylvester Stallone, che penso che sia il motivo per cui è stato scelto, visto è un personaggio cesellato come solo un fumettista potrebbe fare, curando ogni suo dettaglio, dalla giacca rossa da donna (che ha un senso nella trama) alla maglietta di Rocky.

Stesso discorso per la bravissima (e se mi è concesso anche bellissima) Federica Bertolani, che interpreta la dottoressa Faustine, scienziata, scrittrice e quindi come molti in Italia, supplente nella scuola di Neve. Lei e Max insieme sono il film nel film (nel film!), due quasi ex adolescenti in un film dove gli adulti sono delle chimere, perché tra le tante argomentazioni che si potrebbero portare a favore del film, forse il suo riuscire in maniera così azzeccata a rappresentare l’adolescenza, quel periodo in cui sono tutti accoppiati e tu sei quello strambo a cui piacciono i film, è forse l’arma segreta di “I Rec U”. Neve è il Jimmy di “Quadrophenia” con la fissa per i film al posto della moda Mod ma la stessa ossessione per l’amore, e qui lo dico e non lo nego, farsi distrarre dai poster dei film appesi alle pareti o dalle citazioni (più o meno involontarie) sparse nel film è come guardare il dito e non la luna.

Ed è meglio che io non vi dica quale dito.

Pare che molti abbiano amato (o odiato) “I Rec U” per le citazioni, per questo suo aspetto da film anni ’80, complice anche l’ottima colonna sonora composta da Alberto Masoni (più avanti ci torniamo), in realtà il film di Sfascia mi è piaciuto perché prende a schiaffoni in faccia questo stramaledetto vizio di avvolgersi nella malinconia per i tempi andati a tutti i costi. I casini nella vita di Neve cominciano proprio perché invece di svegliarsi e crescere, continua a sognare e a vivere nel suo mondo immaginario, da questo punto di vista è l’anti Stranger Things che riesce a parlare d’amore con un approccio in parti uguali romantico e cinico. Quasi un invito a smettere di sognare e dar vita ai propri sogni, da quanto punto di vista in linea con il messaggio finale espresso dal grande zio dei Nerd.

“I Rec U” è talmente diretto in tal senso, che penso sia uno dei pochi film dove l’amore sia rappresentato come un mostro e i nastri delle vecchia VHS, sono il corpo che lo compongono, ma anche le ragnatele che ci tengono invischiati al passato: la spiegazione sul perché Neve riesca a vedere Penelope arriva e sembra uscita da un Manga, l’aver girato tutto nel garage di casa sua, con miniature, macchina del fumo ed effetti speciali rigorosamente vecchia scuola diventa un valore aggiunto alla trama, oltre che una prova del talento poliedrico di Sfascia che sul set ha fatto letteralmente tutto.

Un mostro fatto di nastro di VHS, figo no?

Scritto, diretto, montato, disegnato personaggi e storyboard, selezionato attrici e attori, realizzato gli effetti speciali e cantato anche nei cori di pezzi come Love Warriors, uno dei tanti pezzi che compongono la colonna sonora di Masoni che vi si pianteranno in testa, stesso identico effetto della colonna sonora di Scott Pilgrim, è da prima di Natale che mi canto da solo Love Warrior never surrendeeeeeeeeer! Non so come farla uscire, ormai ci convivo pacificamente (storia vera).

Essendo io uno di bocca buona, che riconosce l’amore, la passione (e si spera anche il talento) quando lo vede, su un film come “I Rec U” ci potrei campare felice, mi rendo conto però che per qualcuno, scontrarsi di faccia con i mezzi artigianali del cinema indipendente, per quella porzione di pubblico abituata a dormire tra i due guanciali della CGI e dei film a budget milionario, potrebbe essere uno shock culturale. Qui alla Bara Volante amiamo la vecchia scuola e quindi vi dico che Sfascia a mio avviso è stato molto abile a fare di necessità virtù, qualche esempio?

«Forza Cassidy, voglio proprio sentirli i tuoi esempi»

Oltre ai mostri creati tutti in casa e al gran lavoro fatto lavorando su sovrapposizioni e prospettive, anche il fatto che tutto il cast si sia dovuto ridoppiare per me è un valore aggiunto al film. Avere quasi tutti attori non professionisti e una macchina del fumo che sul set per tutto il tempo fa WUUUUUOOOOOOO senza sosta, rende inutile ogni idea di registrare l’audio in presa diretta. Questo ha permesso al regista di dare indicazioni agli attori durante le riprese (con le classiche indicazioni, guarda di là, fai la faccia spaventata e via dicendo), tutta roba che si può coprire con il ridoppiaggio. Che può sembrare strano un minuto, ma che a mio avviso non fa altro che enfatizzare la sensazione di stare guardando un cartone animato giapponese, girato però con attori italiani, d’altra parte quando guardavamo i vari Uomo Tigre e Lady Oscar non erano tutti doppiati in italiano? Stessa cosa.

Federica Bertolani vince il mio premio di MVP, migliore in campo a mani basse.

“I Rec U” prima del finale poi, opta per una soluzione narrativa che ho apprezzato moltissimo. Quando l’enorme scontro contro il mostro Amore, che si svolge tutto in maniera molto onirica e per fortuna volutamente non realistica, sembra imboccare i binari del “… e vissero tutti felici e contenti”, il film si gioca il secondo attore professionista (dopo Gilliam) ovvero l’entrata in scena dell’uomo che quasi da solo mantiene alta la grande tradizione dei caratteristi nel cinema italiano, ovvero Guglielmo Favilla. Non mi va di dirvi che personaggio interpreta, scopritelo voi perché è un bel colpo di scena ad effetto che sottolinea alla grande il messaggio del film.

Vedo questo, penso a Jabberwocky e mi sembra tutto giustissimo.

Mi fermo e mi auto censuro, altrimenti il mio entusiasmo avrebbe voglia di raccontarvi tutte le battute che mi hanno fatto ridere, descrivervi tutte le soluzioni orgogliosamente vecchia scuola degli effetti speciali o cantarvi ancora un po’ “Love Warriors”, concludo dicendo che sulla doppia dedica finale del film, mi sono alzato in piedi ad applaudire (storia vera), perché una cosa è dedicare una pellicola a Gilliam, Carpenter, Dante, Raimi e Stallone, un’altra è farlo così, dimostrando di avere il cuore dal lato giusto, riuscendo a parlare di adolescenza, amore, miopia e cinema in modo così schietto e coinvolgente. Mi sono ritrovato moltissimo in questa storia, questa è la tipologia di film strambo, pazzo e con un cuore così che vorrei sempre avere qui alla Bara Volante.

Prossima settimana, continuiamo a sfasciare tutto, perché “I Rec U” ha un fratellino (o meglio, una sorellina) e non vedo l’ora di scrivere anche di quello, tra sette giorni qui, non mancate!

16 commenti:

  1. Film che parla d'Am(m)ore, fatto con amore! Fine.
    Scherzi a parte, hai avuto ragione (come sempre), sicuramente non sarei riuscito a scovarlo, nello specifico come pellicola assimilabile a Scott Pilgrim vs The World.
    Tra l'altro Sfascia ha qualcosa del giovane Lorenzo Battistello del primo, mitico Grande Fratello. Però nella foto con il "nostro" trovo sinceramente un pò inquietante lo sfondo...
    Per il resto, da quanto leggo, è una pellicola che tratta dell'adolescenza e della ricerca dell'accettazione altrui, nonché della disperata sfida di trovare l'amore. Questo è un tema universale e sempre attuale; d'altronde chi non avrebbe voluto essere amato a quell'età, io stesso mi innamoravo ogni tre per due, ovviamente prendendo colossali due di picche...
    In più se aggiungiamo la limitazione del protagonista, insieme alle VHS, direi che abbiamo la miscela giusta, poi, onestamente, chissenefrega se si notano i mezzi artigianali, ho (abbiamo) visto negli anni tanta roba sperimentale che aveva meno (sole) cuore e amore di quanto traspare da questa pellicola, quindi ben vengano tali operazioni, speriamo che portino fortuna al suo autore e anche, come sostieni giustamente, a ripensare un pò da parte delle istituzioni a delle forme di finanziamento per il cinema indipendente, in modo da evitare i (soliti) film tutti uguali con Giallini e Favino...
    Ciao

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    1. Con i film estremamente visivi come questo, devo sempre trattenermi, perché vorrei riempire il post di immagini, per “I Rec U” quelle ad effetto abbondano, ma forse sarebbe bastata la doppia schermata con i ringraziamenti a tutti i Santi di questa Bara a mettere in chiaro che questo film è fatto dal sarto per queste pagine, lo avevo puntato da parecchio, me lo sono goduto nel doppio DVD, prossima settimana completiamo l’opera ;-) Cheers

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  2. SALUTE!

    (freddino in Sabaudia, neh?)

    Battute a parte sul titolo che pare uno starnuto, se non avessi tu escluso gli orientali, io ti avrei nominato a botta sicura "I'm a Robot, but it's ok" di Park Chan Wok. Regista a parte, tutto il resto calzava. :)
    Tu hai una vaga idea di cosa esca su Google Immagini se cerchi DOlphin Lundgren??? Disgraziato.
    Mica era DElphin, per caso? XD XD XD
    A prescindere da tutto, questa operazione sembra avere il cuore dal lato giusto e i santini sul cruscotto.
    Tutto molto bello, sembra tanto da vicino il lavoro di esordio di un altro italiano di talento, Paolo Zucca.
    Poi che diamine, TERRY fukin' GILLIAM in cammeone non é roba da poco.
    Non é esattamente nelle mie corde ma so come fare e a chi spammarlo per portare un po' di pecunia in tasca a chi lo merita.
    Grazie moltissimo della segnalazione.


    BELLLAAAAAAAAAAH! (cit)

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    1. Ho il DVD qui davanti a me, confermo “Dolphine Lundgren”, nei contenuti speciali dicono anche il nome dell’attrice ma purtroppo non sono riuscito a coglierlo al volo. Ho provato a fare la ricerca su Google quindi possiamo dire che “I Rec U” ha azzeccato una predizione: dopo una vita a sentirsi fare il gioco di parole tra il suo nome e il mammifero acquatico, Dolph “Io ti spiezzo in due” Lundgren nel film d’animazione “Seal Team - Squadra speciale foche” del 2021, presa la voce ad un delfino di nome Dolph. Tutto documentato, sta su Netflix il film.

      “I'm a cyborg, but that's OK” lo avevo visto ai tempi, nel periodo in cui andai giù di testa per Park Chan-wook e non era ancora immediato trovare i suoi film, mi era piaciuto ma non ne ho un ricorso fresco in testa, per fortuna oggi si trova facile in home video, dovrei ripassare.

      Tra i nomi coinvolti, la passione e il talento manifesto e tutto il cucuzzaro, ci tenevo ad avere “I Rec U” qui sopra quindi grazie a te ;-) Cheers!

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    1. Merita, ha tutte le sue cosine al posto giusto ;-) Cheers

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  4. Ottimo film. Lo vidi sul canale dei Licaoni quando lo presentarono e devo dire che mi ha fatto divertire veramente tanto. Una cosa che ti entra subito nel cuore.

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    1. Uno spasso, ogni volta che Max apre bocca arriva una frase di culto tutta ridere ;-) Cheers

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  5. Venduto subito, perciò ti ho letto con un occhio solo perché tornerò dopo la visione.
    Però questa te la devo dire: l'Universo continua a tessere la sua tela. Da una settimana ho ripreso a vedere il Dottore, visto che è apparso tutto su Prime Video. La prima stagione l'avevo già vista anni fa quindi sono partito dalla seconda, ho appena visto l'episodio degli Ood... e tu me li citi qui oggi. Tra millemila episodi hai scelto proprio quello che ho appena visto: non può essere un caso. I want to believe...
    Il Dottore ci è propizio ^_^

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    1. Gli Ood sono una meraviglia, ma è stata Donna Noble a "spiegarli" in una frase rendendoli adorabili, ci arriverai a quella porzione di puntate, buona maratona ;-) Cheers

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  6. Ma come ho fatto ad essermi perso una chicca del genere per tutti questi anni? E con un cameo di Terry Gilliam, per di più? Urge rimediare! ;-)

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  7. Ne parlò bene anche Federico Frusciante qualche tempo fa, sono in colpevole ritardo... :--(

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    1. Però adesso lo trovi in DVD, quindi ora è più facile recuperarlo ;-) Cheers

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  8. Ah, ecco. Non sono l'unico ad aver notato la somiglianza con Stallone, tanto che dalla locandina mi sembrava la parodia di Harry Potter con Stallone, usando una di quelle applicazioni che ringiovaniscono o invecchiano!

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    1. Bisogna dire che Lorenzo Porzi con il capello lungo somiglia a zio Sly, ma nella locandina anche di più. Cheers!

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