mercoledì 8 febbraio 2023

Fuga per la vittoria (1981): l’unico modo per farmi vedere una partita di calcio

Vivo seguendo un principio molto semplice, se conosco l’argomento di discussione dico la mia, altrimenti sto zitto e cerco di imparare qualcosa. Ma sono anche un vecchio lettore di Sir Arthur Conan Doyle, ho fatto mio il principio del suo personaggio più celebre, per cui le informazioni inutili vanno cancellate, per lasciare “spazio” nella memoria della mia materia grigia.

Tutto questo per dire che se esiste un argomento di cui non mi frega un accidente, quello è il calcio. Ma allo stesso tempo se esiste un argomento a cui sono stato esposto ad ore di discussione, era-rigore-non-era-rigore, dai miei adorabili colleghi di lavoro, quello è il calcio. Se volessi, potrei sostenere una discussione sull'argomento, senza dire robe più banali di quelle che ho sentito nel corso degli anni, tanto sarebbe impossibile, solo che non ho alcuna intenzione di farlo, perché non è tecnicamente vero che odio il calcio, odio il modo in cui, specialmente nello strambo Paese a forma di scarpa dove vivo io, sembra che sia l’unica questione che conta ed ogni altro sport o argomento, debba passare in secondo piano. Non entro nel merito, anche perché se siete qui forse vorreste leggere un elegia al gioco, ma io sono più fuori luogo di Stallone tra i pali.

L'unica formazione di cui potrei azzeccare il nome di un paio di giocatori.

Ecco perché tra i drammi sportivi, “Fuga per la vittoria” è quello che affronto con meno entusiasmo di tutti, anche se ha dentro un sacco di elementi di mio gusto e di facce e nomi giusti. Poi qualche settimana fa, con la scomparsa del re del calcio Pelé (anche se a Napoli e in Argentina potrebbero essere d’altro avviso) è successo un fatto buffo, sarà che la mia “bolla” di conoscenze sui Social-così prevede di sicuro più cinefili che appassionati di calcio, ma il giorno della morte di Pelè invece di condividere tutti qualche sua vera azione sul campo, molti (telegiornali in tv compresi) condividevano quella dell’unica partita di calcio che io sia riuscito a vedere in vita mia senza sbuffare, la rovesciata di “Victory”.

Un trionfo della finzione sulla realtà che è la base del cinema, ma anche la base su cui poggia questo film, perché la trama è liberamente ispirata alla “partita della morte”, tenutasi a Kiev il 9 agosto 1942 tra una selezione di giocatori della Dynamo e del Lokomotiv contro i soldati tedeschi della Luftwaffe. Una partita di propaganda nazista, in cui i giocatori ucraini sono scomparsi uno dopo l’altro giustificando così il nomignolo dato all’esibizione, colpevoli di aver fatto fare brutta figura a tutti, rovinando la giornata a quello con i baffi come Charlie Chaplin, ma decisamente meno divertente e geniale.

La vera partita che ha ispirato il film, ma occhio che arriva la finta.

In realtà i fatti, sia per la “partita della morte” che per la produzione sono ben più articolari di come vengono riportati dal 90% degli articoli dedicati a questo film, per fortuna ci ha pensato Lucius a coprire il 10% giusto, mettendo in chiaro sia gli eventi storici, sia come il film di John Huston abbia pescato a piene mani dal sovietico e propagandistico “Il terzo tempo” (1962) e dall’ungherese "Due tempi all'inferno" (1961), anche se i lanci lunghi e i palleggi a centrocampo di “Victory” non sono finiti qui, in ogni caso, voi intanto leggetevi il post Zinefilo per sapere tutto in merito.

Il campione che ha sconfitto il reich.

Significativo il fatto che Yabo Yablonsky avesse registrato la prima bozza di “Victory” nel 1979, ma nell’1981 all’uscita del film, venne messo in panchina o spostato in ala, come co-sceneggiatore, con l’entrata in scena di Evan Jones, sceneggiatore giamaicano che conferma l’argomento che conta: sono arrivati gli americani della Paramount Pictures.

Se chiedete a me, il calcio è uno sport ben poco adatto ai tempi televisivi e del grande schermo, se escludiamo i rigori (che di fatto sono un gioco nel gioco), una grande partita potrebbe finire anche zero a zero senza vedere nemmeno un tiro in porta. Negli anni ci sono stati parecchi titoli dedicati a questo gioco, ma nessuno si è guadagnato un posto nell'immaginario collettivo come “Fuga per la vittoria”, che ci tengo a precisarlo se non fosse chiaro, non è nemmeno lontanamente uno dei film che preferisco di nessuno dei grandi nomi coinvolti, ma prendendo ad esempio solo il regista, questo è il film di John Huston che conoscono tutti, anche chi non ha idea di chi sia John Huston.

Non so come abbiano fatto a stipare tutti questi miti in una foto sola.

Anche perché parliamoci chiaro, con Michael Caine è subito sciovinismo inglese, con zio Sly invece, scende in campo l’arrogante irriverenza americana, quindi i tedeschi non avevano scampo! Anche perché di tutti i grandi nomi coinvolti, solo per Pelé possiamo considerarlo il suo miglior contributo alla settima arte, anche perché originariamente Sylvester Stallone in questo film non doveva nemmeno esserci, ma siccome era caldo come una stufa dopo il successo di Rocky e Rocky II, hanno pensato di inventarsi un personaggio apposta per lui, l’americano in forza all’esercito Canadese che confonde il Football nel senso americano yankee del termine con il Football, infatti loro lo chiamano Soccer.

Pronti via, fischio d’inizio e già siamo al primo tentativo di fuga dal campo di prigionia, che termina ovviamente malissimo e senza conseguenze, perché si sente forte l’influenza di “La grande fuga” (1963) quindi il gioco è che gli alleati tentano di scappare e i Nazisti fucilano solo quelli che ci provano, tutti rigorosamente ufficiali, perché Steve McQueen ha imposto l'idea per cui nell'esercito, anche i piani di fuga hanno una gerarchia.

«Sai giocare a Football», «Si, ma mi serve il casco», «Ok, meglio se vai in porta»

Quando non stanno cercando di scappare, i soldati alleati giocano a calcio, con Robert Hatch (zio Sly) che chiede indietro la palla al maggiore Karl Von Steiner (Max von Sydow) come il bimbo che l’ha calciata nel cortile della signora Pinuccia. Il Nazista è amante del bel gioco, e in nome di esso riconosce tra i giocatori il capitano John Colby (Michael Caine) stella del calcio inglese, con la carriera interrotta dalla guerra e gli propone, badate bene senza ordinarlo, una partita d’esibizione da giocare toh, nel più grosso stadio della Parigi occupata, alla faccia del calcetto del giovedì sera.

Sfida di grandi attori mica male, Svezia-Inghilterra.

Oh, tutto con la massima gentilezza e nel nome del più totale e assoluto “fair play” che non so come si dica in tedesco, ma non importa perché è chiaro che la partita è una trovata propagandistica. Non è bastato farsi umiliare a Berlino da Jesse Owens nelle olimpiadi del 1936, no eh? Poi mi chiedo come possano esserci ancora persone che sentono la mancanza di questi quattro gonzi con le svastiche e la fissa per il passo dell’oca, vabbè andiamo avanti.

“Fuga per la vittoria” è tutto basato sul recalcitrante personaggio di Hatch, che sta organizzano i suoi piani paralleli di fuga dal campo, e che vede nella partita l’occasione per trovarsi nel capanno giusto al momento giusto per scappare. Quindi Hatch le prova tutte per farsi prendere in squadra da Michael Caine che come si gira ha Bobby Moore, capitano della nazionale inglese campione del mondo nel 1966, il belga Van Himst, il polacco Deyna, l'argentino Ardiles campione del mondo nel 1978 e un'infinità di altri veri calciatori che non faccio nemmeno finta di conoscere, chiedete a Riky, lui sa tutto.

Caine con gli occhiali da Ipcress, Bobby Moore con il suo strumento di lavoro.

Stallone qui è come me durante le ore di ginnastica alle superiori, che in una qualunque scuola italiana sono sinonimo di si gioca per un’ora all’unico sport considerato in uno strambo Paese a forma di scarpa, ovvero il calcio, perché il resto puzza. Io, abituato ad usare le braccia che mi ha fatto mia madre, per giocare ad uno di quegli sport fetenti e non degni di essere citati, onde evitare di procurare un rigore ad azione per palla presa d’istinto con le mani, cosa facevo? Venivo spedito in porta (storia vera).

Zio Sly? Stessa cosa, siccome si è unito alla banda con l’aria di chi sapeva di essere il più famoso nella stanza, il suo piano iniziale era quello di far segnare ad Hatch il gol della vittoria, più gli hanno fatto notare che con Pelé nel cast, magari sarebbe stato meglio lasciare questo compito a lui. Per dirvi dell’ego di zio Sly, il nostro l’ha presa benissimo: prima ha rifiutato di allenarsi con il vero portiere Gordon Banks e poi si è spatasciato ogni parte del corpo, costole, spalle, dita, cadendo male e parando a caso ogni tiro (storia vera) e per me in questo aneddoto c’è tutto Stallone, il corpo e il cuore lanciato oltre l’ostacolo al servizio della storia, ok mi mettete in porta? Va bene, ma se il mio personaggio non sa giocare, inutile che io mi alleni con un professionista, imparerò con la pratica. Ecco perché nell’ora di ginnastica dopo la seconda rete facile incassata, mi saliva lo Stallone nel cuore e saltavo addosso agli attaccanti, paravo con le palle, con il naso, mi lanciavo atterrando sui gomiti, però più di due gol non li beccavo mai (storia vera).

«Fottutissima ora di ginnastica»

“Fuga per la vittoria” è un film che procede in crescendo, l’unico personaggio femminile del film è la bella francesina che attende Sly fuori, il suo contatto con i partigiani che stanno organizzando l’ennesimo piano di fuga, questa volta durante il primo tempo della grande partita di propaganda parigina. Anche se lo trovo molto equilibrato nel suo chiedere agli attori di attirare il pubblico e ai calciatori di scaldare loro il cuore, ognuno faccia quello che sa fare e poi al massimo, un pochino degli altri, e se ci pensate è una filosofia che poi Sly ha sempre seguito, anche quando ha chiesto a veri atleti di recitare.

John Huston fa un lavoro rigoroso, classicissimo, di gran eleganza, basta guardare il “Training montage” della squadra assemblata da Caine, che avviene sotto gli occhi di Rocky e non a caso, con la trascinante colonna sonora di Bill Conti, sempre secondo il principio, ognuno faccia quello che sa fare al meglio.

«Tu cosa sai fare? Bene, allenati con Rocky adesso»

Gli unici momenti in cui un minimo di realismo fa capolino in questa storia, sono quando Caine si fa spedire dai campi di prigionia dell’est Europa una lista di campioni di quelle parti, ma si vede recapitare un branco di scheletri che a malapena si reggono sulle gambe, scena che oltre ad arrivare dritta dai film saccheggiati da Huston, è davvero l’unica che ci ricorda cosa era per davvero un campo di prigionia Nazista, anche perché dopo gli inni nazionali, di colpo ai crucchi passa il “fair play” e iniziano a menare come fabbri con l’arbitro (cornuto) connivente. Perché finalmente a questo punto della storia “Victory” si iscrive tra i classici con i nazisti come cattivi (era ora!) e quindi tra i film automaticamente giusti.

A dirigere la partita un manipolo di arbitri in divisa nera armati fino ai denti (gli arbitri ti picchiano!)

Pelé, che palleggiava le arance sulle strade di Trinidad (stando almeno al doppiaggio italiano) è quello che viene messo giù male per primo, il fatto che sia il più scuro di pelle deve aver fomentato quelli in divisa nera, che questa propensione non l’hanno mai persa. Sta di fatto che il primo tempo è una fagiolata, quattro a uno per i Nazi: Michael Caine allenatore giocatore ha la gastrite, Stallone para come me prima di ispirarmi a lui (ovvero male), Pelé è rotto e gli allenati segnano il gol della bandiera, che Huston prontamente sottolinea con la musica in crescendo e una bella inquadratura lunga, fluida, in contrasto con quelle spezzettate come il gioco alleato fino a quel momento. Perché comunque John Huston svogliato che dirige in pigiama è meglio di tanti quando si impegnano e questo è un fatto.

Tutto pronto per la grande fuga, ma per una volta non è Sly il trascinatore, ma sono tutti gli altri, che si auto convincono di essere entrati in “zona magica”, quindi tocca a Michael Caine la frase: «Hatch se scappiamo ora, perdiamo più di una partita» ed ora ditemi quello che volete, ma anche un film scopiazzone, poco credibile nella ricostruzione storica e tutto sommato patinato, riparte di slancio e diventa un Classido!

Non ve lo aspettavate eh? Questo colpo di testa del vostro amichevole Cassidy di quartiere, lo so, ma quando la finzione prende il sopravvento, vuol dire che lo schema di gioco lo sta decidendo il cinema, e ci sarà un motivo se tutte le belle balle che racconta “Fuga per la vittoria” si sono conquistate, un tiro in porta alla volta, il loro posto nell'immaginario collettivo no? Come ricostruzione storica zero, come trionfo del cinema molto meglio, visto che proprio di questo si tratta, un trionfo.

Momenti di bel gioco.

John Huston inizia a filmare il bel gioco rendendo ogni azione gloriosa, il trionfo di scene al rallentatore arriva dritto da un altro titolo che pescava dai due citati lassù e nel post di Lucius, mi riferisco ovviamente ad un altro classico del dramma sportivo come “Quella sporca ultima meta" (1974) di Robert Aldrich, che aveva già messo in campo le stesse soluzioni visive che Huston replica anche qui. In più però il papà di Anjelica e Danny, qui ha un paio di cavalli di razza notevoli e sa come dar spazio a tutti quanti, da Bill Conti fino ad arrivare ovviamente a Pelè.

Che qui si gioca la mossa tipo Willis Reed, capitano dei New York Knicks nella finale NBA del 1969/1970 (sporti minori, non vi preoccupate) che rientra in campo infortunato e incanta tutti. Palla al piede, si tiene la mano sulla pancia come Napoleone, ma tanto a calcio si gioca con i piedi, o tuttalpiù con il cuore qualcuno potrebbe dire, tra reti buone annullate dall'arbitro collaborazionista, il cinque a quattro (morale non di punteggio finale) alleato arriva con la musica in crescendo Cross di Michael Caine che riassume tutto il film, assist di un attore che interpreta un calciatore ad uno vero, la scena simbolo del film. La leggenda vuole che Pelé abbia fatto risparmiare a tutti tempo e pellicola, mandando in rete la rovesciata buona la prima, non stento a crederci perché quando vede la palla in aria sorride, come il giocatore che sa che è all'altezza giusta. Io non ho mai visto una partita di Pelè, solo questa, ma per quanto stilizzata penso che sia anche quella che riassume la grandezza dell’atleta al suo meglio, una sospensione dell’incredulità talmente riuscita da rendere buono tutto, anche Max von Sydow che applaude il bel gioco senza essere fucilato sul posto.

Ciak, buon la prima!

Il finale è una bolgia, con i francesi sugli spalti che cantano la Marsigliese, ci vuole ancora una scena madre per l’attore più famoso nell'anno 1981: rigore per i tedeschi, lo calcia lo stesso crucco che aveva rifilato il primo gol a Stallone, che gli cammina incontro, lo guarda male, malissimo. Lo guarda peggio di come quattro anni dopo guarderà Ivan Drago perché in “La storia secondo Stallone”, il nostro ha prima sconfitto il Nazismo parando un rigore a Parigi nel 1981 e poi ha messo fine alla guerra fredda la notte di Natale del 1985, così in quattro anni abbiamo archiviato sia la “Seconda” che tutto il periodo post bellico.

«Se io posso parare, e voi potete parare... tutto il mondo può parare!» (quasi-cit.)

Trovo sempre spassoso il fatto che la “V” di vittoria, che trova spazio anche sulla locandina del film, per gli inglesi a seconda della posizione della mano possa essere l’equivalente locale del nostro dito medio, un lascito degli arcieri e della guerre dei cent’anni, storia lunga. In tal senso “Fuga per la vittoria” se ne frega del realismo e sventola una bella “V” all'inglese davanti alla faccia dei Nazi. Con una squadra così in campo e questo spirito, poteva prevalere solo la pura finzione cinematografica, infatti ancora oggi è un film amatissimo, talmente stilizzato che lo stesso Stallone, lo ha ricalcato, come Huston ha fatto con le soluzioni visive prese in prestito da Bob Aldrich nel Rocky più stilizzato di tutti. La propaganda, l’avversario più forte sconfitto grazie ad una motivazione più forte, i capi di stato avversari che si alzano ed applaudono, quando lo schema di gioco è buono, puoi cambiare lo sport ma la sostanza resta sempre la stessa.

«ADRIANAAAAAAAAAA!»

Il fatto che per celebrare Pelè sia stata condivisa più la sua rovesciata qui che qualunque altro suo vero gol, mi sembra significativo, il cinema alcune volte ha la meglio su tutto, questa è stata sicuramente una di quelle volte.

32 commenti:

  1. il calcio, a differenza di altri sport, e' piu' complicato da realizzare al cinema, ma il maestro huston supera la prova. RIESCE AD AMALGAMARE , IL TERMINE ESATTO, UNA SQUADRA PERFETTA TRA CAMPIONI DI QUESTO SPORT, QUANDO ANCORA ERA SPORT, E MITI DEL CINEMA,TUTTI NEI RUOLI GIUSTI. QUANDO MICHAEL CAINE SEPPE DELLA PRESENZA NEL CAST DI PELE' FECE CARTE FALSE PER ESSERCI. NONOSTANTE QUALCHE DOSE DI RETORICA, INEVITABILE , IL FILM VA' E SI RIVEDE CON PIACERE. ALLA PROSSIMA CASSIDY

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    1. Forse ha bisogno anche della giusta posta in gioco e questo film la trova, al costo di raccontare i fatti edulcorandoli, che poi vabbè, è quello che fa spesso il cinema. Alla prossima capo! Cheers

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  2. Questo era uno dei film preferiti della stessa persona che mi ha insegnato quei due principi esistenziali cardine che hai messo in incipit: il mio nonnino <3 <3 <3
    Nel pezzo del Luc(i)u(s)mone Etrusco ci sono un paio di cosucce maiuscole,sto ancora ridendo.Tipo quanto si somiglino profondamente dentro Krukki e Angli e il fatto che della vera partita sappiamo solo grazie al lavoro d'inchiesta di giornalisti RUSSI nel dopoguerra (lollissimissimo). L'unico altro film sul calcio che ho rivisto di piú é Shaolin Soccer (versione integrale).
    La storia della V e dei Longbow la conosco bene anche io ;) ma non bene quanto quella del #PORTIERIAVITA <3
    Il mio film prefe di Sly prima che facesse "Snap"Provolone...ma manco una parolina sulla colonna sonora?

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    1. Ho dei trascorsi da arciere nella mia vita, un po’ più riusciti di quelli come portiere, che però è una figura che mi affascina: scende in campo vestito diversamente rispetto a tutti i suoi compagni, gioca con regole diverse, quasi sicuramente si allena in modo diverso, nessun uomo è un’isola, tranne il portiere di calcio ;-) Avrei potuto spenderci qualche parola in più, ma mi colpisce il fatto che sia stata firmata da Bill Conti, quindi legato a filo doppio con Sly, giusto per ribadire chi fosse quello più famoso in campo nell'anno di grazia 1981. Devo dire che il tema portante, mi piace anche più dell’altrettanto famosino (diciamo così) “The great escape”, ne adatta bene la lezione all'ambito sportivo. Cheers!

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    2. AH! Pure quello abbiamo in ballo...

      Tiravo con un Browning e ho una carissima amica che insegna tiro tradizionale giapponippo. ;))

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    3. Lo avevo anche io, di solito si inizia con quello. Quello nipponico è molto bello, anche per lo stile che si usa per scoccare, su quelli classici però l'esperto è il signor Cassidy Senior, che ne ha costruiti e intagliati più d'uno di archi in legno (storia vera). Cheers!

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  3. Vedo che riguardo al calcio la pensi esattamente come me, con la differenza che io, dopo giusto un paio di imbarazzanti tentativi da bambino, ho sempre evitato accuratamente qualsiasi contatto con la palla!

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    1. Lontano dalla scuola dell'obbligo ho fatto proprio come te, anche per questo mi sono deciso così tardi a trattare questo film. Cheers

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  4. Grazie per i link e hai tutta la mia comprensione: anch'io vivo immerso in un mondo di calcio, anche se i miei colleghi parlano molto più di cucina. Semplicemente perché col calcio finisce a botte, quindi per quieto vivere si parla di ricette. E ovviamente sono tutti esperti di fama mondiale :-D
    Da ragazzo ho buoni ricordi della prima visione del film ma certo si prende i suoi tempi. Curioso poi che le prodezze dei giocatori in campo, quelle che tutti mi indicavano come "la bellezza del calcio", non avvengano mai nelle partite vere: non sento mai i tifosi discutere su quanto in alto abbia saltato un giocatore per fare la rovesciata o per farsi passare il pallone sulla testa con un colpo di tacco, ma su quanto abbiano rubato un rigore dieci anni prima e da allora se la sono legata al dito, ladriiiiii! Ah, lo sport dei nobili! :-D

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    1. Immagino, saranno sicuramente tutti cuochi stellati ;-) Mi piace sempre quella frase di non ricordo mai chi, con il confronto con uno sport che agli italiani non piace perché ha “troppe regole” (!) ovvero il rugby: il rugby è uno sport bestiale giocato da gentiluomini. Il calcio è uno sport per gentiluomini giocato da bestie. Cheers

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    2. Lo disse Henry Blaha, rugbista americano, quindi non proprio il massimo dell'imparzialità.

      Io trovo il rugby uno sport rispettabile ma assolutamente noiosissimo e troppo spezzettato, detta papale papale.
      E sì, il successo del calcio si deve indubbiamente al fatto che sia il più immediato da capire e da praticare. E di conseguenza il più esposto alle polemiche.

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    3. A giudicare dal fatto che i lunedì sono un'eterna discussione e che il fuori gioco un mistero più intricato della costruzione delle piramidi, non so quanto sia immediato. Il resto è soggettivo, io trovo palloso (e classista) il calcio, gioco di squadra solo sulla carta. Cheers!

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  5. Grandissimo film che prima o poi doveva arrivare sulla Bara. Certo, dal punto di vista del realismo non ci siamo proprio rispetto alla verità storica, ma i suoi protagonisti sono caratterizzati splendidamente e la partita è girata da Dio.
    E poi Pelé... Come si può non ammirare quell'uomo? "Se non fosse nato uomo, sarebbe nato pallone."

    Se vuoi fare pace col calcio, guarda (o riguarda) Febbre a 90.

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    1. Lo avevo visto, così come "Il maledetto United", quello con Vinnie Jones e la partita in prigione, ho fatto i compiti ;-) Ad un certo punto il realismo cede il passo al cinema, giusto così direi anche. Cheers!

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  6. capolavoro! Uno di quei film che avrò visto trecento volte e non stanca mai...
    Tra le scene cult direi anche quella dello "schema Fernandez" "Voi mi date la palla qui ed io faccio così, così, così, così... GOL! Semplice!" 5 anni dopo un argentino capellone e basso (e purtroppo per lui con un'eccessiva attrazione per la neve) rifarà quell'azione in una vera partita...

    La storia della rovesciata riuscita al primo tentativo l'ho sentita anch'io, non so se è vera... tendo per il sì, perché nei "replay" è diversa, quindi ne hanno filmate un paio dopo la prima "buona"
    A proposito di Stallone (AKA: "l'uomo che in 4 anni ha sconfitto i Nazi e i Commie", mi piace!): il finale con il gran capo dei cattivoni che si alza e applaude un risultato che non è quello preventivato se l'è rigiocato in Rocky IV, dove il simil-Gorbaciov si comporta allo stesso modo...

    PS: Ho notato qualche piccola svista nella recensione: per esempio, la partita ufficialmente finisce 4-4.
    E la partita all'inizio doveva essere davvero un'amichevole col nemico nel puro stile del fair play, finché i pezzi grossi dei Nazi hanno tolto il controllo al Generale von Sidow e trasformata in farsa per puro spirito propagandistico...

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    1. Volevo fare una battuta in merito, ma poi avrei aizzato la vecchia faida su chi sia il vero re del calcio ;-) Esatto, infatti è quello che volevo sottolineare: Huston ha pescato da altri e Sly da Huston. Chiedo venia, ho scritto "tra reti buone annullate dall'arbitro collaborazionista" pensando bastasse, ho aggiunto una parentesi, così dovrebbe risultare più chiaro, in ogni caso grazie ;-) Cheers!

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  7. Da quanto letto il famoso Death Match in realtà non fu mai giocato, o meglio, fu giocato ma senza l'alone di minacce e senza la morte dei giocatori ukraini. Pare che di match fra prigionieri ed occupanti tedeschi ce ne furono circa 150, quasi la metà vinti dagli slavi, e molti altri pareggiati, senza che questo portasse a rappresaglie

    Fu la propaganda sovietica ad utilizzare queste partite enfatizzare l'eroismo del popolo dell'URSS. Un po' come la storia di Jesse Owens a Berlino nel 1936, che andò mooolto diversamente da come fu poi raccontata dopo la guerra ed ancora oggi

    Ciò non toglie che Fuga per la Vittoria sia una bella storia ed un film che vedo sempre con piacere

    PS: nessun commento sul record di LeBron?

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    1. Butta qui le fonti, che è tutto materiale per il post di Lucius. Riguardo al record ho scritto sui social-così. Cheers!

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    2. In realtà ho letto solo Wikipedia in inglese, che ha molte più informazioni di quello in italiano, sul Death Match

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    3. Non solo su quello, ma resta comunque Wikipedia, con i suoi pro e i suoi contro. Cheers

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  8. Mi aggiungo a quelli che erano tanto scarsi (per il dispiacere di papà) a calcio da essere sempre scelti per ultimi alle partite dell'oratorio / campetto della scuola. Poi, però, essendo cresciuto in fretta, nonostante l'altezza appena al di sopra della media, venivo sempre scelto come difensore perché ero bravo negli stacchi aerei, merito dell'altro sport che condividiamo prima che mi dedicarsi al volley. Questa lunga digressione per dire che il calcio mi piace ma senza eccessi da tifoso medio italiano. In più essendo del Toro... Sono abituato alla sfiga e alla lotta, per cui un film che era l'apologia di quest'ultima, e non solo da un punto di vista prettamente sportivo, non poteva che appassionarmi. Se poi ci mettiamo anche lo zio Sly che fa il simpatico guascone, insieme a Sir Michael Caine e O Rei... Insomma, tanta roba. Rivisto qualche anno fa l'ho trovato un pò lento, però avercene di questi tempi. Buona serata

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    1. Conoscevo uno che voleva fare un corto di fantascienza su Gigi Meroni, la farfalla granata, a cui dedicano solo brutte fiction italiane, quando sarebbe materiale da cinema, poi passo sempre davanti al suo momento, quindi mi sono affezionato (storia vera). Visto? Posso parlare di calcio senza parlare di calcio, mi alleno da una vita ;-) Cheers

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    2. Meroni era un mito, prima come uomo, ma sarebbe meglio dire ragazzo, poi come giocatore. Abbiamo avuto la fortuna di averlo nella nostra squadra, dove ha mostrato il suo genio con delle giocate incredibili, meriterebbe sicuramente un film, piuttosto che una brutta fiction. Ma tu sei avvantaggiato dal fatto che hai talento come scrittore, quindi ti leggerei anche se scrivessi degli Inti Illimani...

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    3. Fin troppo buono Daniel-San, con me, non con Meroni intendo ;-) Cheers

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  9. Mamma che film, ogni volta un'emozione, la potenza del cinema nello sport ai massimi livelli, come giustamente sottolinei tu, che hai scritto un pezzo che ho amato leggere ;)

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  10. Presente nella “bolla” delle tue conoscenze sui social anch'io ho condiviso quella rovesciata sulla mia bacheca, da ex interessato di calcio ma da sempre amante del Cinema.. ma anche perché quella scena mi ha sempre, realmente e addirittura, commosso. Inoltre é il film di, anzi con, Stallone che preferisco.
    Piccolo simpatico aneddoto personale: in un'indimenticabile partita di calcetto, nell'altrettanto indimenticabile anno di grazia 1989, mi trovai a dover parare un rigore. Un mio amico, come me amante di questo film, mi incitò gridando << Paolè ricordati di FUGA PER LA VITTORIA!!!>. Beh non lo parai come Stallone, ma la palla comunque non entrò! Potenza del Cinema... mi é sempre piaciuto pensarla così! ^_^

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    1. Può il cinema aiutarti nella vita reale? Risposta: si ;-) Cheers

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  11. mi attiro odio se dico che per me questo film è una boiata pazzesca di fantozziana memoria?! si vero?!.. eh vabbè... al di là che mi faccia schifo il calcio con tutto il cuore e tutto l'animo ho sempre visto il tutto tremendamente risibili (" guardi i miei uomini, a stento si reggono in piedi..." -sullo sfondo, uno Stallone con bicipiti di circonferenza inferiore ad un utilitaria, suda copiosamente mentre mostra 98 addominali con altrettanti addominali tipo matrioska) con Nazisti buontemponi (vah che ossimoro meraviglioso) e prigionieri denutriti probabilmente solo del dolce a fine pasto delle 12... solo quello eh la merenda è garantita. Bho, spiace, de gustibus immagino.

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    1. No in realtà è quello che ho detto io, solo messa già con un po' meno parole e un po' più ruspante. Se dovessimo guardare al realismo, non esisterebbero tre quarti di tutti i film del mondo. Cheers

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  12. Ottima recensione. Hai inserito "il maledetto United" e vorrei segnalarti I believe in miracles", che racconta di Brian Clough, un personaggio particolare che nel film era interpretato da Michael Sheen. Era davvero un calcio diverso. Buon lunedì.

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    1. Grazie mille, lo cercherò perché non l'ho mai visto, buon lunedì anche a te ;-) Cheers!

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