martedì 10 gennaio 2023

M3gan (2023): il film che avete già visto (ma aveva un altro titolo)

Che vi piaccia o meno, un giorno quando riguarderemo indietro alla storia del cinema horror di questo primo ventennio degli anni 2000, il nome di James Wan (in amicizia Pupazzo UAN) comparirà inevitabilmente su un paio di pagine del librone del cinema di paura.

Non credo abbia bisogno di ulteriore presentazioni, ma il papà di Conjuring e Insidious a suo modo è diventato il padrino del cinema horror commerciale, quello che riempie le sale di spettatori – spesso adolescenti – che amano i “salti paura” (o “Jump scare”) anche solo per poi poter perculare chi del gruppo si è allegramente scagazzato nelle mutande.

Devo dire che Federico Sfascia mi ha aperto gli occhi, da quando ha fatto notare che i film di Wan di riffa o di raffa parlato tutti di travestitismo, non riesco più a notare altro. L’ossessione per le bambole del regista si sposa alla perfezione con questo discorso, le prove generali prima con “Dead Silence” (2007), seguito dalla saga di “Annabelle” con tre film all’attivo al momento, ed ora questo “Megan” resto graficamente anche come “M3gan” per darsi un tocco G-G-G-Giovane, ma lasciatemi l’icona aperta, su questo punto più avanti ci torneremo.

Il regalo ideale per tutte le bambine del mondo, per niente inquietante da tenere in casa.

Da grande appassionato di Chucky, non sentivo particolarmente il bisogno di un’altra bambola assassina, bisogna dire però che ancora una volta Pupazzo UAN ha mandato a segno un film in grado di fare soldi subito al botteghino, per questo sostengo che come padrino dell’horror commerciale (parola che odio ma concedetemela per una volta), anche questa volta ha fatto il suo, anche se “M3gan” non inventa davvero nulla.

Per certi versi potrebbe esser il titolo perfetto per un gioco alcolico, ogni volta che guardandolo vi ritroverete a pensare «Ma è come Chucky!» giù a bere! Ma in generale io ci aggiungerei una sorsata anche per ogni momento alla Terminator o alla Orphan e il coma etilico è dietro l’angolo.

Siccome i capi delegano e i grandi capi delegano anche la delega, Pupazzo UAN butta lì il soggetto e lascia che un’intelligenza artificiale (accreditata come Akela Cooper) firmi la sceneggiatura ricalcona. Dopodiché siccome Gerard Johnstone aveva dimostrato di saper dosare paura e risate con il buon Housebound, gli affida la patata bollente della regia di questo film, che di fatto inizia per colpa del Furby.

«A ripensarci preferisco pulire la cacca artificiale del Furby»

O meglio, della sua versione locale, il Furzeez, a tutti gli effetti il pupazzetto Furby che però sa anche defecare artificialmente, perché basta dire CACCA e il pubblico ride, Leo Ortolani docet. Sta di fatto che questo cazzo di Furby cagone sta spaccando il mercato dei giocattoli, costa la metà del costosissimo progetto dei protagonisti e il loro capo, sta a chiappe strette perché i risultati non arrivano. Anche perché la bambola M3gan non è pensata per tutte le tasche, oltre ad essere una bambola, quindi già inquietante di suo, è anche una di quelle realistiche, quindi doppiamente sinistra, ma i vari test si sono rivelati uno più fallimentare dell’altro, quindi messa al muro la zia progettista cosa fa? Appioppa la bambola alla nipotina traumatizzata dalla perdita dei genitori in un incidente stradale. Insomma come creare oggi i serial killer di domani.

M3gan (da qui in poi Megan perché mi sono rotto di scrivere come un bimbominkia, grazie Pupazzo UAN!) prende troppo seriamente la sua missione di proteggere la sua nuova amichetta e visto che non ho più voglia di consumare a caso il tasto “3” della mia tastiera, vi chiudo quell’icona lasciata aperta, come promesso. Perché si chiama “M3gan” la bambola? Acronimo nel progetto “Model 3 Generative ANdroid”. Fermi tutti! Lo sentite? Un urlo in lontananza, come un ululato di dolore? Si tratta di Lucius, che malgrado abbia scritto un intero saggio per spiegare al mondo che le donne artificiali si chiamano Ginoidi, James Wan non lo ha letto e continua a fare questi errori.

Se Wan avesse letto il saggio, lei si chiamerebbe M3ggi.

“Megan” tenta di buttare nel mucchio un discorso sui bambini lasciati soli, a contatto con troppa tecnologia e senza la supervisione di un adulto, poi però si annoia a svilupparlo e quindi preferisce tentare la via della critica all’industria e al capitalismo, una strada che aveva già percorso Don Mancini nel 1988 e in epoca più recente, persino il remake di La bambola assassina aveva saputo essere molto più satirico. Posso essere brutalmente onesto e anche piuttosto cagaminchia nel mio citare altri esempi? Benny Loves You era cento volte più divertente e grondante sangue di “Megan”.

Anche perché questo film ha il limite del visto censura e non ci prova nemmeno a raggirarlo, la maggior parte delle morti avviene fuori scena (arrrrgh!) mentre l’ironia a cui il film si affida, non allaccia nemmeno le scarpe ai titoli elencati qui sopra. Vedere Megan che strappa e tira in maniera inverosimile l’orecchio al bulletto di turno con una freddura del tipo «Mi ascolti Brandon?» fa cadere le, diciamo braccia, via. Perché le orecchie cadono a Brandon.

Anche la realizzazione della bambola Megan genera risultati alterni, averla affidata alle movenze dell’undicenne Amie Donald è stata una buona idea, peccato che il volto sia un viaggetto nella “Uncanny Valley” e se il recente film su Cip & Ciop ha un pregio è proprio quello di aver sdoganato questo concetto in una sola (spassosa) scena.

Siamo dalle parte della faccia di cartone appiccicata di Bruce Lee.

“Megan” non è un buon film e allo stesso tempo non è nemmeno un film orribile, possiamo dire che è un film di puro mestiere condito da tanta furbizia, non per forza del tipo migliore. Se avete visto tanti horror nella vostra vita, non vi lascerà nulla, ma visto che devo cercare di essere il più obbiettivo possibile, posso dire che “Megan” è pensato per quel tipo di pubblico che descrivevo lassù, quello di riferimento dei film di Pupazzo Uan, che in quanto Pupazzo è ossessionato dalle bambole, forse anche questa è una spiegazione.

Se volete un guizzo, uno straccio di idea nuova che sia una, non è in “Megan” che dovrete cercarla, di fatto questo film presenta ad una platea di ragazzini che non sono cresciuti con Chucky le stesse identiche trovate riciclate. Questo spiega perché senza motivo alcuno, la bambola decida di assolvere al suo compito di proteggere la bambina, prendendoci anche gusto nel torturare i persecutori o anche solo i cagnetti colpevoli di averla spaventata. Perché Megan si spare le pose, attraversa corridoio brandendo armi improvvisate, ballando senza motivo o cantando una versione melensa della stramaledetta Titanium (pezzo che basta ascoltarlo due secondi per averlo in testa due settimane) e altre menate senza logica di questo tipo? Perché è canone del genere. Una macchina come lei dovrebbe eseguire, stile Terminator, invece siccome il pubblico è andato a vedere un film su una bambola assassina, Megan deve fare quello che fa Chucky, faccia spaccata a metà e battutine prima di uccidere comprese. Tanto consapevole del suo ruolo da minacciare le vittime con frasi al limite del meta narrativo come: «Questa è la parte dove tu urli.»

Questa roba invece ve la commentate voi, io passo.

Sarebbe tutto divertentissimo se fosse usato con un minimo di creatività, che qui è del tutto assente, la trama procede come deve andare, riuscita solo perché aderente alla tipologia di film che “Megan” (e più in generale James Wan) ha deciso di saccheggiare. La parte più spaventosa del film? Il fatto che avendo fatto soldi ci saranno altre due o tre seguiti, oppure se volete urlare per davvero, guardate come si è conciato il produttore Jason Blum alla prima del film.

Poi ditemi che Sfascia non aveva ragione.

Insomma, parafrasando il titolo di un altro horror assorto a prova di coraggio per i G-G-Giovani, questa Megan non è missing (ah-ah), ma è generata da un’intelligenza artificiale per essere una Chucky che uccide fuori scena e che non fa arrabbiare Don Mancini, che dai suoi profili social ha dato il benvenuto a questa nuova bambola assassina (storia vera), perché tra colleghi è meglio non pestarsi i piedi gli uni con gli altri. Sarà, ma io continuo a preferire il serial killer rosso di capelli con la salopette oppure quell'adorabile favola nera che era Dolls di Stuart Gordon, come Roger Murtaugh sono troppo vecchio per questa stronzate o più semplicemente, per essere il pubblico di riferimento dei film di Pupazzo UAN e giocare con le bambole.

28 commenti:

  1. Ma il libretto di Lucio??? Ma che figata ,bravo Lucio mi ti compro oggi :))

    Ma basta Ma basta Ma basta.
    Siamo nel cazzo di futuro moderno anteriore, c'abbiamo droidi su Marte che fanno le videochiamate, il treddí ologrammici e ancora facciamo i film di RobotI assEssini usando gente truccata come Villaggio ai Grandi Magazzini.

    Svegliatemi quando avremo il primo protagonista robotico VERO, che io ho dovuto arrendermi ai set illegali per avere Johnny 5 in Lego,quest'anno.

    (Titanium é un capolavoro perché chi la canta NON é umana)

    Altro che seguiti,stiamo già alle "versioni +gore" https://www.insider.com/m3gan-writer-unrated-gorier-versioncoming-2023-1

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    1. Speriamo perché gli horror con gli omicidi fuori scena sono come la birra analcolica! Io ho il sospetto che Sia alla fine sia la vera ginoide, molto più di M3gan o M3ggi che sarebbe più corretto. Cheers

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    2. MISERIACCIA il saggio di Lucio c'é solo Kindle...Proprio da lui non me l'aspettavo ><``
      Che poi piú che a Chuky la bimbetta sembra proprio la DoubleDancer che la Zia Sia usava in video e concerti.

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    3. Chucky per quello che fa nel film, come aspetto non mi stupirebbe scoprire che fosse tra le fonti d'sipirazione. Cheers

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  2. Gynoid o ginoide purtroppo è un termine che viene spesso dimenticato accorpando tutto sotto androide, solito maschilismo forse.
    Eppure già in quel bruttissimo SGT. PEPPER, il film coi Bee Gees, venivano citate le ginoidi nei titoli di coda per indicare due personaggi che si vedevano durante She's Leaving Home.
    Ma James WAN e la sceneggiatrice forse quel film non l'hanno visto.

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    1. Poi è arrivato "Guerre Stellari" che ha troncato mezza parola, riducendo tutti a 'droidi creand oulteriore confusione, ma trovate tutto nel saggio di Lucius ;-) Cheers

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    2. Ma droidi deriva comunque da Androidi, perciò al femminile non dovrebbe esser noidi?
      Chiedo per un amico 😁

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    3. -oides in greco sta per "sembiante/a forma di" in senso anatomico. Tanto che sia androide che ginoide sono termini medici che indicano specifiche deformazioni adipose,in origine.
      È rimasto anche nell'Italiano per indicare una posa cioé un'impostazione di forma : es. Artistoide, Romboide,Europoide ecc..

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  3. Ecco, scusa la voce rauca ma stavo urlando per l'ennesimo uso sbagliato di "android" :-D Eppure dovrei essermici abituato, da anni è entrato in pianta stabile nella lingua inglese (e di conseguenza in quella italiana), ma solo nell'inglese ufficiale: per motivi che i linguisti del futuro dovranno scoprire, negli eBook autopubblicati invece gli autori amatoriali usano tranquillamente gynoid, dimostrando molta più professionalità dei loro colleghi blasonati ed esposti in libreria.
    Grazie per la pubblicità e per avermi aperto gli occhi sulla vera poetica di Wan, a questo punto chiara e oserei dire monotematica. Tutto bello, ma mi tengo gli originali invece di questa copia modaiola, che di sicuro funziona nei meme che hanno invaso l'«Infernet» (cit.) ma sono già annoiato a vederne le immagini, figurarsi un intero film :-P

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    1. Dopo Mercoledì che balla non vuoi anche M3gan che balla? Per altro mi sono tenuto a distanza dalla martellante campagna pubblicitaria (come mio solito, non ho visto nemmeno il trailer), ma mentre scrivevo ho realizzato che persino scegliere il titolo "M3gan" è un modo per avere un ashtag a tema sui social-così. Ora temo solo che i seguiti si chiameranno "M4gan" e "M5gan" ;-) Cheers

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  4. Linguisticamente sarebbe "Dìodo Umanoide" ove Andro- e Gyno- son per le sembianze.anatomiche specifiche.

    Laddove il greco originario "diodos"stava per "tramite" usato infatti per Catodo+Anodo e in traslato "mucchio di valvole e circuiti".

    Ma in anglico "Humandroid" mantiene la connotazione patriarcale e maschilistica.
    Ecco perché alla fine Droide é ancora la scelta migliore,
    Sebbene der Golem/Roboto della VecchiaScuolaScheggiaDenti non lo batte mai nessuno.

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    1. Verissimo, ma quando sento Roboto io reagisco in un modo solo, QUESTO ;-) Cheers

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    2. Domo arigato da parte dei fratelli Panozzo

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    3. Per fortuna gli americani non sono arrivatii ad "humandroid", indigesto mischione inventato dagli italiani per il film omonimo, ma sono fautori di quell'errore di stampa diventato norma che è "droid", quando l'editore dei romanzi di Star Wars si è perso l'apostrofo ('droid come contrazione di android) ed è nato il franken-meme "droid", privo di qualsiasi significato. È come se dicessi "cchina" al posto di "macchina".
      Per carità, inventare parole è il sale della vita e la narrativa fantastica lo fa da sempre (uno ha proposto "andreide" per i robot donna!) ma preferivo quando si usava più attenzione alla lingua greca da cui si traeva ispirazione. Così un maestro come L. Sprague de Camp si rifaceva al greco per inventarsi il termine "pseudobiblia" (libri falsi) e oggi per colpa di Wikipedia tutti lo trattano da latino, con il singolare assurdo "pseudobiblium".
      "-oid" significa "a forma di", perciò "andr-oid" a forma d'uomo, "gyn-oid" a forma di donna, ecc. Invece gki anglofoni sono convinti sia un termine neutro, e c'è chi ha usato "female android"! E c'è chi ha usato in modo serio "fembot", riciclato poi da Austin Poers, termine che migliora decisamente in una delle sue traduzioni italiane: "autopa" 😀
      Ognuno parli come vuole, ma come dice bene Cassidy io continuo ad urlare quando gli americani (e quindi gli italiani) chiamano una ginoide "androide". L'unico caso che mi fa sghignazzare è quando Kirk baciò Andrea the Android 😜

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    4. Lucius però parte tutto dal fatto che si usò una parola già esistente che faceva fiko,a orecchio, per un concetto che linguisticamente all'epoca aveva senso: il "diodo umanoide". Classico sincretismo semantico tra anglico e greco-latino.

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  5. Quindi non essendo adolescente da un po' e nel mio piccolo essendo un po' scafata del mondo horror, non sono il suo pubblico di riferimento e posso saltarlo in cerca di brividi più profondi?
    E non lo chiedo solo perché quella bambolina mi ha già stancato per la sua onnipresenza sui social...

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    1. Secondo me ti annoieresti e basta, ormai hai già visto abbastanza horror, non ci perdere tempo dietro a questa bambolina. Cheers!

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  6. Sta storia del pupazzo UAN non smetterà mai di farmi ridere. Era vero quello che hai scritto sui social comunque, non sei stato a pettinare le bambole. AHAHAHAH

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    1. Pupazzo UAN, bambole, lo vedi? Tutto torna! :-D Cheers

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    2. Ma solo io seguivo il pupazzo Four su Rete4??? :-P

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    3. No, io mi ricordo anche di Five a completare il trio ;-) Cheers

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  7. Ero già indeciso di mio, a dirla tutta, e la tua recensione mi "indecide" ancora di più... ma può essere che alla fine magari un'occhiata gliela dia, giusto per bamboleggiarmi un po' ;-)

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    1. Da quando mi hai illuminato con la tua massima, a parte che ci ho messo venti minuti a smettere di ridere dopo averla letta (storia vera), ma tutta la sua filmografia mi è diventata di colpo chiara ;-) Cheers

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