Qualche settimana fa ci ha lasciato il grande Ruggero Deodato, sarà pur vero che come caratterino non era tra i più facili del mondo, ma questo non alterna il fatto che il suo lascito come artista sia stato molto importante. Mi sembra doveroso rendere omaggio a colui che i nostri cugini transalpini avevano battezzato Monsieur Cannibal, con quello che è il suo film più famoso. O famigerato.
Secondo film a tema, visto che fu proprio il successo di “Ultimo
mondo cannibale” (1977) a convincere i produttori tedeschi a chiedere a Deodato
un altro film sullo stesso filone, solo che il regista nato a Potenza questa
volta aveva dei piani ancora più bellicosi. Ovviamente il primo dettaglio che
colpisce di “Cannibal Holocaust”, il motivo per cui viene ricordato non è il
suo essere un trattato sulla finzione e la realtà messo su (graffiata)
pellicola, lo è a tutti gli effetti, ma siccome Monsieur Cannibal ha reso onore al suo soprannome, il vistoso
contorno ha un po’ come dire, divorato l’obbiettivo del film.
La leggenda ci tramanda come Deodato abbia avuto l’idea dal figlio, impressionato dalle immagini violente che passavano al tempo regolarmente sui telegiornali italiani, era il periodo delle Brigate Rosse e senza arrivare per forza agli apici grafici di “Cannibal Holocaust”, andrebbe ricordato a tutta quella tipologia di persone che sollevando un sopracciglio, ti guarda come se fossi Hannibal Lecter quando dici che ti piacciono gli horror. Da appassionato del genere trovo molto più violento e di cattivo gusto il telegiornale (e il suo contenuto), potrà sembrare una banalità, ma fatevelo venire in mente la prossima volta che vi ritroverete davanti a tanta sana (sana?) pornografia del dolore più o meno ad ora di cena.
Ci sono due questioni monumentali quando si affronta un titolo come “Cannibal Holocaust”, due elefanti al centro della stanza che barriscono: il found footage e la violenza. Andiamo con ordine è iniziamo dal primo, anche senza voler trasformare questo post in un trattato sulla materia, si potrebbe dire che all'interno del genere horror, il padre nobile del testo pieno di orrore ritrovato resta H.P. Lovecraft, nell'immaginario collettivo il primo found footage per molti sarà The Blair Witch Project, mentre altri, calendario alla mano, vi diranno giustamente che Deodato aveva già esplorato questa selvaggia terra di nessuno nel 1980 proprio con “Cannibal Holocaust”. A voler fare la punta ai chiodi, ci sono esempi di falso documentario applicato al cinema horror anche antecedenti, faccio un titolo solo proprio per evitare l’effetto trattato e ricordo la caccia al Bigfoot di "The Legend of Boggy Creek" (1972).
Eppure “Cannibal Holocaust”, anche prima della streghetta di
Blair è il film che detiene il titolo di primo found footage, perché ha detto quello che aveva da dire con una
forza e una brutalità ancora oggi unica, e questo mi porto al secondo Dumbo
nella stanza, la violenza del film.
Qui le fonti abbondano, la realtà super a destra le leggende popolari (facendo anche i gestacci) e tutti conosciamo i fatti, le scimmiette in gabbia morte di crepacuore guardando quello che succede alla loro simile, Luca Barbareschi che spara in testa al maiale e poi passa la vita a non rilasciare dichiarazioni in merito anche se, lo dico fuori dai denti, non sarebbe l’unico fatto per cui provare vergogna rispetto alla sua carriera (non si può scrivere di “Cannibal Holocaust” senza sporcarsi le mani, fatto!) oppure per concludere, lo straziante incontro tra la tartaruga e il machete, che è un po’ il paradosso di Zenone, però alla moda di Ruggero Deodato.
Ecco, tutto questo è il prezzo da pagare nell’affrontare un
film che non si guarda mai a cuor leggero come “Cannibal Holocaust”. Ribadisco
un mio vecchio cavallo di battaglia: quei giandoni che specialmente sui
Social-cosi si sparano le pose dicendo robe tipo «Io a dieci anni guardavo Cannibal
Holocaust e L’esorcista ridendo»,
sono appunto questo, dei giandoni intenti a tirarsela, facilmente sbugiardabili
calendario alla mano che del genere (e dei film in questione) non hanno capito
una fava, perché sono troppo impegnati ad atteggiarsi. Se guardi un film come
questo a cuor leggero, sei indistinguibile dagli altri giandoni che ti
giudicano per la tua passione per l’horror.
Facciamo finta di aver già fatto tutto il discorso per cui voi date a me dell’insensibile perché non mi curo dei poveri animaletti (non sarebbe la verità) ed io che vi spiego la strategia con cui Deodato, si è difeso in sede legale ovvero che si, quegli animali sono stati veramente uccisi, lui ha ripreso le scene con spirito documentaristico (in linea con uno che si incazzava quando gli davano del regista di Horror, lui faceva film realistici, storia vera) che ha integrato nel film, perché se metti tanta gente in marcia verso Leticia, una piccola città della Colombia, al confine con Perù e Brasile, raggiungibile o per via fluviale, lungo il Rio delle Amazzoni o per via aerea e quelli devono portarsi dietro macchine da presa giganti e pellicola in abbondanza (perché il digitale non era ancora stato inventato) dovranno anche mangiare qualcosa e lo faranno così. Deodato avrebbe potuto evitare di inserire quelle scene nel montaggio del film? Forse, ma il risultato sarebbe stato “The Green inferno” (2013) di Eli Roth, film che pesca tutto da Deodato, dai tagli brutali di montaggio al titolo.
Anche Michael Powell ci ha detto che guardare violenza su
pellicola ha degli effetti a lungo termine e guarda caso, anche il suo film ha
scatenato un vespaio, però ancora oggi L’occhio che uccide viene studiato ed è giustamente un classico del cinema. Ruggero
Deodato a parità di polemiche non verrà mai studiato nei corsi di cinema,
proprio perché rendendo onore al suo soprannome, il regista ha abbracciato un approccio che
non prende prigionieri, grezzo, brutale e che, alla faccia dei giandoni, non si
guarda a cuor leggero ridendo (a patto di non avere qualche tara mentale) che
però a tutti gli effetti merita di essere considerato un Classido, spargo un po’
di rosso sangue anche io con il logo.
Una volte beh, digerito, l’approccio coltello tra i denti di Deodato, “Cannibal Holocaust” è una discesa all’inferno che rimesta nel torbido dell’animo umano e dei suoi istinti più bassi, raccontato con uno stile diretto e brutale su tutta la linea, anche quella estetica, visto che è diviso in due parti, la prima “The last road to hell” con le ricerche del professor Monroe (Robert Kerman) girato in 35 mm e la seconda, intitolata “Green Inferno” con i quattro reporter, tutta girata in 16 mm per risultare ancora più grezza, tanto che lo stesso Deodato, ha graffiato di suo pugno la pellicola per rovinarla ancora un po’ (storia vera).
“Cannibal Holocaust” è talmente giusto che persino le musiche di Riz Ortolani, apparentemente fuori luogo, sono invece uno degli esempi più celebri di musica fuori contesto, perché quella melodia dolce sdraiata sopra tanto orrore su pellicola, crea un contrasto che non può passare inosservato. Il film di Ruggero Deodato è un trattato sulla violenza nei film che anticipa per certi versi i due “Funny games” di Michael Haneke: siamo noi spettatori, spinti dal nostro impulso guardone a restare lì, complici e testimoni degli eventi, insomma quello che accadrà nel 1992 con Il cameraman e l'assassino, ma con i veri animaletti morti ammazzati per essere mangiati al posto dell’umorismo nero, perché ribadisco, Deodato non prende prigionieri.
Da una parte il film sembra guardare i locali dall’alto
verso il basso, infatti tra le polemiche sollevate dal film anche accuse di
razzismo nei confronti dei locali, ritratto appunto come selvaggi cannibali
pronti a punire le adultere in modi che non mi soffermo nemmeno a descrivere,
perché tanto il film l’avete visto tutti e sarebbe superfluo. Ma si tratta proprio del senso del film, la discesa all'inferno di “The last road to hell” è
propedeutica alla seconda parte, perché è in “Green Hell” che il messaggio di Deodato
colpisce alla giugulare.
Il gioco del falso documentario in realtà è una finta di corpo, una mossa Kansas City che ribalta tutta la prospettiva, quando insieme al dottor Monroe noi spettatori, ci ritroviamo a guardare il documentario ritrovato insieme ai rappresentanti dell’ente televisiva Newyorkese che lo ha commissionato, ci ritroviamo a scoprire che i quattro report che pensavamo essere le vittime, si sono adattati alla grande agli usi e ai costumi locali, con il risultato di essere peggio dei famigerati cannibali tanto temuti. Per far funzionare questo discorso Monsieur Cannibal mescola le carte tanto che non si sa più cosa sia finzione e cosa realtà, o meglio lo sappiamo benissimo (ad esempio la frase finale sulla multa pagata per via del materiale scabroso è una farloccata bella e buona, storia vera), però il gioco del film è proprio questo. Certo ottenuto nel modo più feroce possibile, visto che gli animaletti che sarebbero stati uccisi e mangiati comunque, sono morti sotto i nostri occhi di spettatori ma Luca Barbareschi invece è ancora vivo e vegeto. Deodato porta in scena l’osceno, cannibale mangia cannibale, uomo mangia uomo, per restare in tema di musica allegrotta fuori contesto ma nemmeno tanto, visto che sempre di arte trasformata in merce si parla.
Il percorso che Ruggero Deodato decide di farci percorrere è
la via che porta all’inferno, probabilmente senza ritorno visto che nella vita
di chiunque esiste un ACH e un DCH (Avanti Cannibal Holocaust e Dopo Cannibal
Holocaust), penso che non potesse esserci riflessione più lucida e laconica
dell’ultima frase del dottor Monroe, quando davanti allo sfruttamento del
materiale ritrovato e ovviamente al suo contenuto afferma: «Mi sto chiedendo
chi siano i veri cannibali.»
Ci sarà sempre un horror con cui le persone si mettono alla prova, qualcuno reagendo stile giandone va detto. La generazione di Tik Tok (minchia che frase da anziano che ho scritto!) l’ha trovato in “Megan is missing” (2011), ma nessun altro film potrà mai buttare giù “Cannibal Holocaust” dal suo trono fatto di ossa e teschi umani, quel titolo di film più violento mai realizzato se lo è guadagnato a colpi di denunce legali, di ore di difesa in tribunale studiate con i legali e di una censura figlia di un tempo in cui, alla faccia dei giandoni, i film te li dovevi andare a procacciare, non proprio come il dottor Monroe e la sua squadra di recupero, ma quasi. Non esiste un Paese del mondo in cui l’uscita del film non sia stata osteggiata, anche attraverso cavilli legali, oppure semplicemente rimandata a data da destinarsi tipo pallone calciato il più lontano possibile. I metri di pellicola tagliati sono stati chilometri e gli aneddoti o le volte in cui Deodato ha rischiato la vita e il linciaggio per il suo film, potrebbero essere materia non di un post sul film, ma di un paio di saggi. Non c’è moda di Tik Tok che regga al confronto di un film la cui brutta fama è cresciuta nei bassifondi, roba che se qualcuno ti minaccia con un coltello, tuoi puoi sempre metterlo in fuga urlandogli «Cannibal Holocaust!» o giù di lì.
Eppure il film di Ruggero Deodato è ancora oggi un trattato
sull’osceno, un manifesto programmatico sulla finzione e la realtà nei film e
sul modo in cui noi reagiamo ad essa. Molto più probabile che il vostro
professore di storia del cinema vi consigli giustamente Michael Powell, ma nessuno ha rimestato nel torbido delle manie del
pubblico, tenendo a mente il famoso principio dell’abisso che ti restituisce la
cortesia dello sguardo più e meglio di come abbia fatto Monsieur Cannibal, che ribadiva ad ogni piè sospinto di non fare
film horror ma realistici, ecco, ricordatevelo la prossima volta che dovreste
sentire un istinto giandone dentro di voi.
Per quanto riguarda ricordare Ruggero Deodato, oggi la pelle e la pagnotta l’ho portata a casa (la battaglia continua nella sezione commenti), ma non è detto che io abbia finito con i film del regista qui su questa Bara, ci sono un altro paio di suoi titoli che mi piacerebbe trattare.
Gli appassionati di horror degli ultimi 30 anni dovrebbero odiarlo profondamente.
RispondiEliminaNon tanto per l'opera in sé, bubbone esploso enfio di un decennio terribile dentro e fuori dalle sale, quanto per essere diventato il Case Study n1 per il settore distributivo.
Fare in modo che una pellicola diventi leggendaria prima ancora che qualcuno possa vederla, sfruttando ad arte la censura e la morale,era qualcosa che era successa solo con certe opere letterarie,cosí in grande.O con rare pellicole molto piú impegnate.
Da lí si ci sí é concentrati spesso molto piú sulla propaganda che sui contenuti vero e propri.
Certo non é questo il caso,ma quanti altri film pubblicizzati con polemiche ,collassi e enti religiosi indinniati son poi ciofeche ridicole girate da individui problematici?
Vero, però questo nella lista dei "Video Nasties" inglesi ci è entrato, mentre ad esempio "L'esorcista" no. Il film di Friedkin è stato anche lui responsabile più o meno della stessa pubblicità (però messa su da una grande casa di produzione) oltre alla famigerata "Tratto da una storia vera", anche questa frase appioppata a molte ciofece horror, che erano più finte del film di Deodato, ma non avevo gli stessi intenti. Cheers!
EliminaL'esorciccio era appunto una delle "rare pellicole molto piú impegnate" cui mi riferivo. ;)
EliminaNon mischiamo il Ciaocream con la Crema Gianduia,por favor.
(un saluto affettuoso alle Signore di Peyrano. Vi Lovvo<3 )
Vedi che ci capiamo al volo ;-) Cheers!
EliminaNon dovremmo odiare la censura. A volte dovremmo amarla, perchè è grazie a lei che finiamo a sentir parlare di certi film e poi a vederli.
EliminaE' una magnifica legge del contrappasso: se dici a qualcuno di non fare qualcosa, automaticamente gli crei un interesse a riguardo.
Non pensare all'elefante (cit.), stesso principio ;-) Cheers
EliminaIl problema di questo film è che se ne è sempre parlato tanto (e spesso a sproposito) ma alla fine in pochi sono riusciti a vederlo e anche quelli che sostengono di averlo fatto sono da prendere con le pinze. Personalmente ricordo a inizi anni '90 quando è scoppiata la mia (sana) passione per i film "realistici" (non li chiamo horror per non fare arrabbiare Deodato) che se ne parlava ancora... C'era sempre l'amico più informato che ogni tanto lo tirava fuori in qualche discorso sulla pellicola più difficile da vedere, quello che tu definisci giandone, dicendo che era qualcosa di incredibile e raccapriciante... Onestamente però non riuscirei più a vederlo oggi, soprattutto per la violenza sugli animali...
RispondiEliminaGrazie comunque per l'opera divulgativa! Ciao
Ad un certo punto è stato sdoganato, ma quelli che sostengono di vederlo e rivederlo da quando erano in fasce mentono, più del finto documentario di Deodato. Anche perché non è un film che si dimentica, lo si odia, lo si trova insopportabile, ma dimenticarlo proprio no. Grazie a te capo ;-) Cheers!
EliminaVederlo, rivederlo e in più riderci sopra? Balle, balle colossali. Già è sufficiente una singola visione di "Cannibal Holocaust" per farti passare la voglia di rifare l'esperienza a breve, figuriamoci poi a intervalli regolari come sostengono i tizi di cui sopra (che mentirebbero pure in caso si trattasse di epigoni quali, ad esempio, "Mangiati vivi" o "Cannibal Ferox"). Né, tantomeno, ci potrebbe MAI essere qualcosa da ridere a riguardo: chiunque lo affermi si sputtana da solo e senza possibilità di appello, dimostrando la stessa onestà intellettuale e serietà di un Luca Barbareschi qualsiasi (altro orrore collaterale del film di Deodato è l'avergli involontariamente spalancato le porte del mondo del cinema e della televisione)...
EliminaCome da prassi, poi, il risalto dato alla dipartita di Monsieur Cannibal è stato praticamente nullo ma, per fortuna, c'è sempre la Bara Volante qui a rimediare all'ignoranza e superficialità dei media ;-)
Come sempre, chiunque si sia "sporcato" con il cinema di genere (horror in particolare), non merita menzione presso la stampa, nemmeno se l'artista in questione è nato a Potenza. Poi però si va a cercare un po' di Italia qua e là, in aualunque articolo o servizio in tv. Vabbè, Paese strambo e a forma di scarpa. Cheers!
EliminaUna spietata critica ai Mondo Movies e a quel tipo di giornalismo, da cui torna comunque Riz Ortoloni per un cortocircuito assurdo.
RispondiEliminaNotizia vera: anni fa scrissi un pezzo per un sito (Osservatori esterni) e dovettero rimuoverlo dopo un anno circa...
Uno dei miei cult di sempre, contraddittorio e complesso.
Moz-
Di culto di sicuro, contraddittorio anche, ma è proprio la sua natura. Ah io mi aspetto molto più modestamente casini da qui ai prossimi giorni, non si può mai uscire puliti quando si tratta questo film ;-) Cheers
EliminaMi spiace per Deodato, non sapevo della dipartita, ma l'hai ricordato in maniera eccellente.
RispondiEliminaSono abbastanza sicuro fosse questo film che un giorno dei primi Novanta un collega passò a mio padre, come fosse la roba più scottante al mondo, roba segreta che il giovane Etrusco minorenne non poteva vedere: non so se poi mio padre se l'è visto, ma io di sicuro, come si fa a resistere al proibito? Vedere Dedoato di nascosto è stata una gran bella emozione ;-)
Eh eh, caro Lucius-bro, il tuo racconto mi ricorda quando i miei si videro con degli amici "Nove settimane e mezzo", anche questo film recuperato in VHS da mio padre sul mercato nero (non ne ho mai saputo la provenienza), però non potevamo assolutamente sapere di cosa trattasse la cassetta in questione...
EliminaLa cosa strana è che ricordo esattamente il pomeriggio in cui lo videro, era una grigia domenica autunnale e io mi guardavo nel mio stanzino Robotech su Rete4...
Dovevo per forza ricordare Monsieur Cannibal. Ah sì, più se ne parla come di un titolo mostruoso, più cresce la voglia di vederlo. Cheers!
EliminaNon hai mai potuto guardare "Robotech" più in tranquillità che quel giorno immagino ;-) Scherzi a parte, per altro penso che "Nove settimane e mezzo" rivisto dopo il suo periodo caldo, sia una di quelle delusioni del tipo: beh tutto qui? Però fa anche parte del mito questo, succede molto spesso con i film preceduti dalla loro fama. Cheers
EliminaEcco, un film che ho profondamente odiato da subito :/
RispondiEliminahttps://thumbs.gfycat.com/PositiveFloweryLadybug-mobile.mp4
EliminaLegittimo, anche perché si possono fare un sacco di cose con questo film, riconoscerne il peso specifico nella storia, odiarlo, rimanerne giustamente disgustati, ma amarlo non so, io personalmente non ci riesco. Penso di averlo visto, non più di tre volte in vita mia e mai a cuor leggero. Non è un tentativo di difesa il mio, perché beh, tanto è indifendibile (o si difende benissimo da solo, dipende), per ci sono titoli che hanno puntato sullo sconvolgere il pubblico e non hanno smosso niente, come invece è riuscito a fare Ruggero Deodato, tipo “A Serbian Film”, per citarne uno che conosci benissimo. Cheers
EliminaDall'URL mi aspettavo di vedere "Miraculous" invece è il Bro-fist di Nic Cage (faccio la pagina 777 delle gif) ;-) Cheers
EliminaGrazie Cass per il servizio 777! Basta solo che poi non ci chiedi il canone!!
EliminaNo figurati, ti verrà addebitato direttamente in bolletta, comodo comodo ;-) Cheers
EliminaOttimo, pensi proprio a tutto! A questo punto direi Shut up and take my money, vorrei mettere la gif, ma lascio a te il compito (visto che pago)!!
EliminaCassidy pettinato con il ciuffo biondo di Fry di Futurama sventola un pugno di dollari con l'aria di chi vuole pagare a tutti i costi. Ho capito perché hanno inventato i meme, più comodi ;-) Cheers
EliminaBro-fist!
EliminaBro-fist! ;-) Cheers
EliminaL'ho visto con l'avanzamento veloce sulle scene degli animali, Cannibal H. per skipparle in qualche modo ed evitare di guardarle.
RispondiEliminaNiente ero malato di curiosità morbosa, cioè un film censurato in 50 paesi nel mondo io me lo trovo quasi per sbaglio al Mediaworld in versione originale ..dieci anni fa.
Riconosco la grandezza nel suo genere e quello che ha rappresentato in quegli anni e il carisma di film cult maledetto che si porta dietro.
A me personalmente ha deluso ma poco importa son figlio di altri tempi e altri orrori (intesi come film-:))
Deodato lo preferisco nel cameo che ha fatto in Hostel 2 e pace alla sua anima .
Amen ...comunque curiosissimo di sapere quali altri suoi capolavori tratterai.
Ciao
Esatto, più o meno in quel periodo lì è stato sdoganato ed è diventato come la replica in tv di “Arancia Meccanica”, la prima ha fatto notizia, le altre sono state tante, abbondanti e passate sotto silenzio. Chi torna buono il discorso che facevo lassù, sui film anticipati dalla loro fama, ci sta.
EliminaEli Roth con estrema coerenza ha dedicato la carriera a Ruggero Deodato, gli ha “rubato” persino i tagli di montaggio selvaggi e il modo di muovere la macchina da presa, il cameo era doveroso, molto più coerente di quello di Miike nel primo “Hostel” a mio modesto parere. Cheers!
Altro giro, altro Classido. Un pezzo molto lucido su un film che la lucidità tende a fartela perdere, destabilizzandoti coi suoi eccessi, e a fartela riprendere a suon di sberle con quel finale lì.
RispondiEliminaL'ho visto solo una volta, nella versione integrale (o almeno quella che viene spacciata per tale, che chissà quanti altri orrori sono andati fuori montaggio) e direi che mi è bastato.
L'accanimento sulla macellazione, specie nella scena della tartaruga, l'ho sempre trovato e lo troverò sempre eccessivo nel minutaggio. Al di là dello stomaco, in questo film ci vuole pure tanta pazienza di arrivare a quel finale lì che è di rara potenza e significato.
Pare una scena con dei piranha (qesuti farlocchi) che divoravano le gambe ad uno, sia stata tagliata perché venuta fuori fin troppo posticcia, ma tanta altra roba è sparita e basta. ti ringrazio perché non è semplice scriverne come non è semplice guardarlo, ne vale la pena ma ai "giandoni" io non credo, non si guarda per diletto o per piacere questo film. Cheers
EliminaForse l'efferate violenza sugli animali, per me è stato un errore nonostante certi li abbiano mangiati per necessità. Però questa è la sola critica che posso fargli da quando lo vidi fino ad oggi. Una volta non è che ficcavo così tanto il naso nei retroscena e quindi quel piccolo dettaglio mi sembrò insignificante al tempo...oppure ero io un indifferente al tutto.
RispondiEliminaNon è semplice da giustificare, anzi, lo si può capire proprio conoscendo i retroscena, anche sapendo tutto, da vedere resta un tormento. Cheers
EliminaVisto poco tempo, ma è difficile "dimenticare" (in senso positivo), un film veramente e splendidamente crudo!
RispondiEliminaChi lo ha visto non può dimenticarlo ;-) Cheers
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