domenica 27 novembre 2022

Star Trek - Strange New Worlds - Stagione 1 (2022): andiamo laddove nessuno è mai giunto prima (di nuovo)


Avevo promesso un viaggio nell’ultima frontiera delle serie di Star Trek uscite di recente, quindi questa Bara Volante punta dritta verso l’ultimo titolo del lotto, per certi versi la novità (che poi non è proprio tale) tra le serie dell’universo creato da Gene Roddenberry.

“Strange New Worlds” è sbarcata su Paramount+ il primo novembre di quest’anno, anche se la sua traiettoria di volo è iniziata idealmente quando il tanto discusso Kelvin-verso ha riportato un po’ di visibilità sul Capitano Christopher Pike, da qui l’idea di renderlo nuovamente protagonista, dopo la sua apparizione in Star Trek - Discovery dove sfoggia per la prima volta il volto (e il ciuffo) di Anson Mount.

La serie “Strange New Worlds” comincia circa un anno dopo la scoperta di Pike del suo tragico destino, grazie agli effetti di un cristallo del tempo, ora anche il Capitano conosce quello che gli accadrà, insomma anche lui pare aver visto il doppio episodio “Ammutinamento” della serie classica. Per questo lo ritroviamo barbuto nel suo natio Montana, a guardarsi ancora una volta “Ultimatum alla Terra” (1951), quando l’Ammiraglio Robert April lo convince a tornare in servizio attivo.

It's good to be the King Captain (quasi-cit.)

La reazione di Pike potrebbe essere quella di lasciarsi andare ad un (brutto) destino segnato, oppure di provare a giocarsela come se non ci fosse un domani, che in effetti per lui non c’è, questo ci porta subito alla prima questione della serie. Al comando della USS Enterprise NCC 1701, prima del subentro sulla poltrona al centro della plancia del Capitano James T. Kirk, il nostro Pike ha l’atteggiamento di chi della prima direttiva della Federazione, quella che vieta fermamente di non intervenire, se ne batte allegramente il ciuffo portandomi alla domanda, come direbbe Spock molto logica: allora perché esiste ‘sta direttiva se poi il gioco è sempre quello di raggirarla o bellamente ignorarla?

Per fortuna “Strange New Worlds”, forse sbirciando il compito fatto dalla terza stagione di The Orville, azzecca una trovata. Facilitata dalla sua natura di prequel della serie originale, i colori tornano a strizzare l’occhio a quelli di TOS, le divise sono di nuovo super blu o ultra gialle, anzi, in un paio di episodi Pike si gioca anche la casacca verde, quella che utilizzava anche Kirk nei suoi momenti più rilassati.

Non so se sia più complicato esordire sull'Enterprise o nel ruolo di Uhura nell'anno in cui Nichelle Nichols è volata tra le stelle (ciao Nichelle!)
 
Oltre a questo tornano le trame verticali, certo esiste una lunga trama orizzontale a tenere banco per tutta la prima stagione (e un cliffhanger per giustificarne una seconda, già annunciata dalla Paramount), ma “Strange New Worlds” abbraccia nuovamente la minaccia della settimana, come ai vecchi tempi. Primo punto da depennare, ovviamente i nuovi personaggi, che siano inclusivi come da canone odierno del piccolo schermo, ma Star Trek non era già inclusivo negli anni ’60? Vabbè. Ad esempio il timoniere Erica Ortegas (Melissa Navia) sembra il personaggio chiave della serie nelle prima puntate, poi per fortuna “Strange New Worlds” si ricorda di essere una serie corale e svolge il suo lavoro piuttosto bene, sempre in equilibrio tra vecchio e “nuovo”, virgolette obbligatorie.
 
Personaggi classici come l’ufficiale medico Christine Chapel oppure Uhura, trovano nuovi volti nelle attrici Jess Bush e Celia Rose Gooding, anche se è inutile girarci attorno, se “Strange New Worlds” è riuscita a guadagnarsi la benevolenza dei Trekker è grazie ad Ethan Peck, terzo attore ad impersonare Spock. Per certi versi più credibile nei panni di un giovane Leonard Nimoy, molto più di Zachary Quinto, che se pur efficace, troppo spesso ne faceva l’imitazione.

La Federazione ha capito l'importanza di poter lavorare in pigiama. 
 
Anche lo Spock di Ethan Peck, proprio come il Pike di Anson Mount arriva dritto dal suo esordio in Discovery, quindi era già stato in qualche modo testato sul campo, in generale mi sembra che la serie si sostenga sulle spalle di questi due attori, che comunque tengono botta nell’affrontare le aspettative del pubblico. Ora, io con la mia Bara sono sulla scia di Star Trek da relativamente poco tempo, fa un po’ strano anche a me scoprire che il nome per esteso di Spok in realtà è S’chn T’gai Spock, non so come questa aggiunta al canone sia stata presa dai Trekker storici, ma la sezione commenti esiste proprio per questo.
 
Tra le novità, questa volta effettive della serie, il ruolo della “Numero uno” di Pike, ovvero Una Chin-Riley interpretata da Rebecca Romijn che è sempre un piacere rivedere, la prova che “Strange New Worlds” sa muoversi tra le righe del canone, cercando di riportare tradizione e forse anche per questo pare sia stata molto ben accolta dai Trekker.

Con tutto il rispetto per Riker, questa nuova "Numero uno" mi piace di più.
 
Sarà che le altre serie di Star Trek hanno abbassato il livello così tanto da fiaccarmi, ma devo dire che mi sono abbastanza divertito a seguire il caso della settimana con Pike e compagnia, alle prese con minacciose comete (1x02 - Children of the comet), oppure passare del tempo con questo nuovo-vecchio Spock (1x05 - Spok amok).

Un saluto Vulcaniano a tutte le Bariste e i Baristi.
 
Ci sono stati episodi anche emotivi, o meglio abbastanza emotivi, io a reazioni sono mezzo Vulcaniano, come l’episodio 1x06 intitolato “Lift us where suffering cannot reach” con la sotto trama legata al dottore e al suo figlio, da mantenere (letteralmente) sotto una campana di vetro per via della sua condizione, messa in parallelo con il piccolo Messia, il cui destino sul suo pianeta natale sarà tutto tranne che gioioso, un finale anti-Disneiano che rende l’episodio uno dei migliori dell’annata. 

Una puntata che no, non pensa ai bambini, alla faccia della signora Lovejoy.

Peccato solo che la trama legata al dottore e alla sua prole, sia stata gettarla un po’ via con l’episodio più scarso della prima annata (1x08 - The Elysian Kingdom), dove tutto il cast viene catapultato in una favola della buona notte tipo mille e una notte. Va bene il ritorno ai vecchi tempi più naif, però non esageriamo ok?
 
Forse l’idea che ho trovato più sfiziosa di tutta la stagione è stato il ritorno dei Gorn, in una nuovissima incarnazione meno “plasticosa” e molto più vicina agli Xenomorfi, ma su questo lascio la parola all’esperto, Lucius ha dedicato un intero post all’episodio 1x09 (“All those who wander”) che è un omaggio spudorato ad Alien e Aliens.

A Mario Bava piace questo elemento.
 
Con il suo dover comunque sottostare alle logiche televisive contemporanee, “Strange New Worlds” riporta Star Trek ad una dimensione più classica, quella secondo me più affine alla sua stessa natura, tra tutte le serie di Star Trek in circolazione, potrebbe essere la migliore o la meno peggio in base al vostro barometro Trekker. Di mio posso dire che questa per lo meno l’ho seguita senza sbuffare troppo, se non per una questione che mi sta parecchio a cuore.

Sleepaway camp Spock
 
Sarò pure salito a bordo dell’Enterprise sul serio solo recentemente, ma è chiaro come Star Trek ad un certo punto della sua storia abbia smesso di guardare al futuro. “Strange New Worlds” sarà anche un gradito ritorno a formule e personaggi rodati e funzionali per questo universo narrativo, ma comunque siamo ancora qui a fare il tifo per Spock, Pike e Uhura, personaggi che sono stati creati negli anni ’60. Sarà che sono molto legato a Deep Space Nine, ma da allora “Star Trek” non ha più provato a guardare avanti e a nuovi personaggi, quando ci sarebbero ancora tanti strani, nuovi mondi da esplorare, senza dover per forza solo procedere in retromarcia.

Ad esempio, avrei preferito più personaggi come Hemmer...

... piuttosto che un altro James T. Kirk.
 
Detto questo, attendo più la seconda stagione di “Strange New Worlds” di qualunque altra serie targata Star Trek, ma gioco con le carte che mi sono state messe in mano. Per il resto invece, vi ricordo la rubrica della Bara… Lunga vita e prosperità!

12 commenti:

  1. Cercavo "Quella nuova di ST che il capitano c'ha il Maine Coon come animale di bordo"

    ...e invece ho beccato questa versione turca di E. T. di un telefilm etto americano.
    Alle prime due puntate pensavo fosse una satiricissima presa in giro della serie classica ma uscita seriosa.
    C'é piú latrare di cagnitudine attoriale che in una muta tira slitta kirghisa.
    Se devo sceglierne una personale di riferimento, io vado per quella con TúPopp e il Cap Archer a spasso nel tempo.
    la prima st di Picard era guardabile, ma questa robaccia coicosplayer del lidl fa sembrare Legends of Tomorrow the Young Pope..

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    1. Ruggine. Che potrebbe essere la spiegazione del problema delle trame di tutte le serie nuove di "Star Trek", che sono tante e puoi scegliere tra la meno peggio. Ma è anche il nome del Maine Coon del capitano Michele Prosciuttobruciato, protagonista di "Star Trek - Discovery", la serie che fa contenti gattofili e cinofili, per il Maine Coon da una parte e per come recita il cast (tranne Jones e David Cronenberg) dall'altra. Cheers!

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    2. Ah quindi é un roscio .bah...non amo particolarmente la livrea,non gli rende giustizia.

      Ecco dove ho sbagliato : "discoverin' strange new worlds" e ho preso il lato sbagliato della citazione.LOL

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    3. Risolto il mistero della citazione ;-) Cheers

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  2. Ho visto solo le prime tre o quattro puntate e per ora mi sta piacendo, amo il ritorno all'"alieno della settimana" e a tematiche meno cupe. Concordo sull'incapacità di guardare al futuro, e le volte che ci hanno provato invece del futuro luminoso precedentemente prospettato da Star Trek ci siamo ritrovati con altre di quelle distopie che vanno di moda. Picard, almeno la prima stagione (credo che abbiano fatto anche una seconda, ma nel caso non ho deciso che non mi interessa) a parte l'essere una mezza cagata presentava un futuro prossimo (rispetto a TNG) più cupo del passato, ma soprattutto la terza di Discovery, che finalmente ci portava addirittura 900 anni nel futuro della federazione, per trovare cosa? Ma rifiuto di sprecare altre parole per quella porcheria.
    Strange World e Lower Decks sono ciò che riesce a mantenere ancora alto il nome di Star Trek (e mettiamoci pure l'intruso The Orville), ma niente, si continua a guardare al passato, il che è lo stesso che succede in tutta la narrativa d'intrattenimento degli ultimi dieci anni. Si vede che si stava meglio quando i treni arrivavano in orario.

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    1. Malinconia, brutta bestia quando scappa di mano. Troverai episodi interessanti proseguendo con questa serie, che insieme a “Lower Decks” è quella che sono riuscito a seguire meglio, mi perdonino i Trekker più duri e puri di me, anche perché concordo in pieno sulla panoramica che hai fatto sul resto delle serie. Cheers!

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  3. A noi è piaciuta, anche a noi abbiamo apprezzato il fatto della minaccia della settimana, a scapito della maxi-trama stagionale alla Discovery che poi di solito si risolveva a tarallucci e vino. Poi hanno fatto delle scelte coraggiose, come eliminare sul più bello un tal personaggio che era fra i più amati...

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    1. Vero, penso sia un formato più adatto a "Star Trek", per me la prima stagione è promossa, anche perché rispetto al resto della concorrenza Trekker, spicca in ogni caso. Cheers!

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  4. E' stata una sofferenza atroce arrivare a quel nono episodio, l'unico motivo per cui ho visto la serie, e come ricompensa l'episodio successivo è il rifacimento - dichiarato ma brutto - di uno dei migliori episodi TOS della storia. No, dall'inizio del 2000 l'universo televisivo Trek non fa più per me, sono entrato in altri wormhole e non riesco più a seguire queste derive politicamente corrette, che con la fantascienza non hanno molto a che vedere. (Capisco le leccate di sedere alle attiviste di twitter, ma un capitano di nave che lava i piatti con tanto di parannanza mentre le sue sottoposte donne stanno a guardarlo mi sembra uno zinzinino esagerato :-D )

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    1. Anche perché porta avanti il falso mito del "capo buono" e alla mano, si procede a colpi di stereotipi ;-) Cheers

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  5. E arriverò a guardare anche "Strange New Worlds", da inguaribile completista trekkiano quale continuo comunque ad essere (cosa non facilissima, con le ultime serie). Certo che se Star Trek ricominciasse a guardare pure nel futuro del proprio multiverso non sarebbe una cattiva idea, no...

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    1. Da quasi neofita la tendenza a guardare nello specchietto retrovisore per Stra Trek ha soppiantato anche la fissa per l'universo specchio. Cheers!

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