giovedì 17 novembre 2022

Il cameraman e l'assassino (1992): chi non è colpevole smetta di guardare

All'inizio dell’anno, di solito tiro giù una lista di titoli, film che compiono gli anni nel corso dell’annata in corso, di cui mi piacerebbe festeggiare il compleanno qui sulla Bara.

Uno dei titoli della lista del 2022 era “Il cameraman e l'assassino”, che avevo visto una sola volta circa un’era geologica fa. I suoi primi trent’anni erano quindi l’occasione ideale per scriverne, l’ultima edizione del ToHorror è venuta in mio soccorso, mettendo in programma il film e invitando il regista Rémy Belvaux alla proiezione, occasione per lui per raccontare qualche aneddoto di produzione e in generale, di percorrere una passeggiata lungo il viale dei ricordi, di quando insieme a André Bonzel e Benoît Poelvoorde, all’epoca giovani e squattrinati compagni d’accademia, utilizzarono le attrezzature messe a disposizione dalla scuola per correre dietro al sogno di girare un film senza un soldo.

Un film scelto come ciliegina sulla torta della retrospettiva “F for True” del ToHorror, dedicata al rapporto fra realtà e finzione nel cinema, non è un caso che una delle prime proiezioni del festival Torinese sia stato The Blair witch project, film che deve parecchio all’operazione messa su da Rémy Belvaux, che richiede a nostra volta, un salto indietro nel tempo.

«Di' "anni '90" un'altra volta, di' "anni '90" un'altra volta! Ti sfido, due volte, ti sfido» (quasi-cit.)

Per il cinema indipendente dei primi anni ’90, questo film belga girato senza spiccioli è stato molto importante, quando Kevin Smith ha diretto il film più indie di tutti, sicuramente aveva più in testa l’esempio di Richard Linklater rispetto a “C'est arrivé près de chez vous”, ma per mezzi, uso del bianco e nero e di attori non professionisti, e se vogliamo anche per un certo umorismo nero, un po’ anche Clerks è debitore di questo film.

Sicuramente lo è il già citato The Blair witch Project, la cui celebre scena finale nulla mi toglie dalla testa che non sia un omaggio a questo film, visto che sono quasi identiche. Anche perché il film del 1999 è quello che si cita sempre quando di parla di “mockumentary”, oppure finti documentari se vogliamo dirlo in italiano, mentre il film di Rémy Belvaux, pur avendo le stesse caratteristiche era comunque un passo in avanti. Direi che ci sono gli estremi per il Classido, voi che dite?

Il titolo italiano è coerente con il contenuto del film, ma passa come pialla sull’originale “C'est arrivé près de chez vous” letteralmente “È successo vicino a te”, come a voler sottolineare un realismo che in realtà, il film non cerca mai per davvero, perché il suo impegno è quello di ribadire quanto il cinema sia finzione.

La trama è molto semplice, Benoit "Ben" Patard (Benoît Poelvoorde) sta su un treno e pronti via, prima strangola una passeggera ignara e poi ci spiega come zavorrare i corpi, per farli scomparire sul fondo del fiume. Siamo al primo minuto del film, così, per la nuda cronaca.

Non è una tenda da campeggio quella, così, per amor di cronaca.

Ben è seguito in quello che potremmo cinicamente definire, la sua normale routine lavorativa da assassino seriale, da una troupe televisiva impegnata nella realizzazione di un documentario, testimoni diretti di tutti gli omicidi e gli sproloqui di Ben, uno che non si fa problemi ad ammazzare il postino per rubargli la divisa, in modo da poter girare liberamente tra le case delle persone, in modo da poter individuare quelli più ricchi da colpire, non perché sia uno guidato da uno spirito alla Robin Hood, anzi, Ben non ha proprio nulla dell’eroe romantico, diciamo che è uno schifoso bastardo, razzista come la merda - lo mette in chiaro quando uccide l’operaio di colore e poi inizia a snocciolare frasi degne di Borghezio - il tutto con un suo perverso senso dell’umorismo e una famiglia tutta matta che per altro, lo porta in palmo di mano, basta dire che la madre di Ben nel film è interpretata dalla vera madre dell’attore, Jacqueline Poelvoorde Pappaert.

Occhio che arriva una parola da cinefili, il cortocircuito (vi avevo avvisati) tra realtà e finzione è totale ma anche palese, la troupe segue Ben proprio come Rémy Belvaux segue il suo attore protagonista, mentre ne combina una più del diavolo, con abbondanti dosi di umorismo nero, se non nerissimo: Ben fa venire un infarto ad un’anziana signora oppure alla sua festa di compleanno, spara più o meno volutamente in faccia ad uno degli invitati, prima di tornare a tagliare tranquillo la torta e qui, si vede perché il film piace tanto a Quentin Tarantino, perché un paio d’anni dopo avrebbe fatto quasi lo stesso con John Travolta e il povero Marvin, seduto sul retro dell’auto.

«Non sapevo stessimo girando un documentario sulle poste»

“C'est arrivé près de chez vous” fa propria la lezione di Michael Powell, se all'inizio c’è una certa dose di distacco, ad un certo punto anche la troupe inizia a porsi dubbi morali, avrebbero abbastanza materiale per passare al montaggio, ma un po’ per avidità, un po’ per voglia di continuare a guardare, non smettono di girare e a questo punto diventano complici, proprio come noi spettatori. Continuando a guardare siamo a nostra volta colpevoli delle efferatezze di Ben, se vogliamo un tema che Michael Haneke avrebbe ripreso (due volte) con i suoi “Funny games”.

Anche perché “Il cameraman e l'assassino” gioca a carte scoperte, Ben sarà anche uno che parla di cinema e di architettura, quindi non nasconde aspirazioni di cultura alta, ma poi è mosso dai più bassi istinti, quelli che ne fanno puro materiale da cinema perché andiamo, se fosse stato un colto professore impegnato a parlarci di cultura dalla poltrona di casa sua, come pubblico avremmo deciso di seguirlo? Si sa che il male ha un fascino maggiore, infatti Ben sembra saperlo, alla festa di Natale si veste da prete, si ubriaca e parte a sbraitare che è lui il cinema, non lo stanno cacciando dalla festa e lui che se ne va, e con lui, se ne va anche il cinema stesso, perché è lui quello che mette in moto tutti gli eventi.

Il Grinch? Un vero dilettante a suo confronto.

Che a ben guardare, sarebbe anche la verità, ma è il fatto che qualcuno continui a riprendere a rendere le sue azioni cinema, quindi quel certo grado di distacco iniziale con il passare dei minuti scompare. L’apice arriva quando i membri della troupe diventano complici di Ben, nella terribile scena dello stupro, me la ricordavo tremenda ma mi sono ritrovato ad annodarmi sulla poltrona del cinema Massimo, brrrr!

A quel punto vale tutto, perché la distanza tra l’assassino, chi lo riprende e noi spettatori che assistiamo (in parte complici) è stata azzerata, utilizzando un registro grottesco, sempre meno carico di umorismo nero con il passare dei minuti, “C'est arrivé près de chez vous” non finge mai di essere realtà. The Blair witch project era stato venduto al grande pubblico come un vero nastro recuperato, found footage appunto, il film di Rémy Belvaux ad una prima occhiata potrebbe passare per un falso documentario, quando invece è tutta finzione, che ci chiede di riflettere sul nostro rapporto con la violenza sullo schermo, ma anche su come la realtà viene raccontata. Proprio come Ben il film è pazzo, selvaggio, violento, volutamente cinico e disgustoso, ma siamo noi spettatori che decidiamo di diventare suoi complici guardandolo.

É il cinema, bellezza. E tu non puoi farci niente, solo guardare.

Il finale porta tutto alle estreme conseguenze, nel 1999 Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez lo hanno declinato in chiave horror, anche se di fatto già lo era, solo che alla fine di The Blair witch project torni ad essere spettatore, recuperi quella distanza iniziale, i ruoli ritornano quelli di partenza, con il dubbio che forse quello che hai visto, poteva essere anche realtà, anche se non è così. Alla fine di “C'est arrivé près de chez vous” sei perfettamente consapevole per tutti i 95 minuti della sua durata di stare assistendo a pura finzione, ma un po’ ti senti colpevole lo stesso, i titoli di coda senza musica che scorrono sono come la doccia dello sconfitto, quella che fai dopo una partita persa.

Insomma, ci tenevo moltissimo a questo compleanno sulla Bara, ho trattato un po’ di titoli legati allo sguardo nel corso dell’anno, quindi “Il cameraman e l'assassino” non poteva mancare. Grazie al ToHorror per avermi fatto soffrire come nelle intenzioni originali di Rémy Belvaux per il suo pubblico, ovvero sul grande schermo.

28 commenti:

  1. Purtroppo ammetto di non essermelo goduto come avrebbe meritato: dopo tre giorni con 4 film al giorno, preceduti da maratone "turistiche" in città, sono arrivata all'ultimo film scoppiata come un riccio. Nonostante tutto, mi ha sconvolta il contrasto tra la pesantezza dell'argomento trattato, delle sequenze mostrate, e la natura gigiona del protagonista, capace di fare vergognare un pubblico che si ritrova, suo malgrado, affascinato quanto la troupe di scappati di casa che lo segue in ogni efferatezza.

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    1. La settimana del ToHorror è sempre una maratona ;-) Dici bene, ha un senso dell'umorismo (nero) che sfocia in dramma vero, lavora alla grande sul senso di colpa della nostra smania da guardoni cinematografici. Cheers!

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  2. Ciao Cass, mi sembra che anche in questo caso, pur non avendo mai visto il film, ci sta tutto il paragone con i videogiochi "sandbox" come GTA, quando si decide di passare (consapevolmente) alla modalità cattiva, violenta e pazza, anche detta berserk mode, per cui si fanno le peggiori cose senza freni inibitori e senza porsi il problema delle conseguenze.
    Tale modalità, per quanto possa essere inizialmente catartica e liberatoria (oltre che divertente), alla lunga, a meno che uno non sia un serial killer, comincia a far sviluppare un senso di disgusto e di malessere che porta inevitabilmente a riflettere sul fatto di essere dei mostri "in potenza" e cosa potrebbe succedere se decidessimo di liberare la nostra vera natura una tantum o come dicevano i latini, semel in anno licet insanire...
    In ogni caso ne approfitto anche per ricordare il compleanno del grande Martin Scorsese, che arriva oggi alla cifra tonda degli 80 anni.
    Ciao

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    1. Non ti saprei dire, non ci ho visto molti videogiochi, direi che siamo più in linea con la “trilogia dello sguardo” come l’ho ribattezzata in amicizia, per questo ci tenevo a trattare di questo film nel corso del 2022 ;-) Cheers

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  3. insieme a Salò di Pasolini e al già citato Funny Games sia originale che suo "remake" (è giusto chiamare remake una copia della stessa diretta sempre dallo stesso regista? Bho.. varrebbe la pena definirla un "update" come lo è la Casa e la Casa 2... cose che raramente accadono nel cinema e che varrebbe la pena tenerne traccia) è uno di quei film che vedi una sola volta... e tanto basta non è necessaria ne una seconda visione ne condividerlo con amici.. perlomeno per quanto mi riguarda. Malatissimo e terribile, dal titolo come sempre storpiato da noi italiani la cui traduzione migliore poteva essere "potrebbe succedere vicino a voi" lasciando quel minimo di mistero sulla trama. Assassini Nati deve praticamente tutto a questa pellicola, piccolo capolavoro di crudeltà "vera come la finzione", per fortuna. Preferisco sempre sia un mostrone ignobile a fare certe cose, o a non farle... fa meno schifo della realtà odierna, ma comprendo sia esso stesso comunque parte necessaria, del bel cinema.

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    1. Bisognerebbe chiederlo a Gus Van Sant ;-) Sicuramente Stone lo conosce, Tarantino (che scrisse il film di Stone) di certo visto che nel suo chiacchierare lo ha citato spesso, inoltre penso sia il compito del cinema, portarci in posti anche poco gentili, anche per fare riflessioni e sconvolgere, perché il cinema non ha il dovere di educare, anche se certi censori benpensanti credono debba farlo. Cheers

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  4. Mille punti in più al ToHorror per rispolverare anche pellicole d'annata: non ho mai partecipato, ma pensavo presentassero solo novità ;-) Prima o poi riuscirò a partecipare anch'io.

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    1. Mettono spesso nel programma tanta bella roba come questa, che merita di essere rivista in sala. Ah sarebbe fantastico! :-D Cheers

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  5. Lucius-bro, quando deciderai di partecipare fammi sapere, così possiamo incontrarci e riunire la "famiglia"!!

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    1. Ci sarebbero tante birrette da offrire se mai accadesse ;-) Cheers

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    2. Da buon piemontese spero che tra i tanti giri di birre (o di bare) ce ne sia una anche per me!!

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    3. Li avevo già contati ;-) Cheers

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    4. Allora speriamo che capiti presto!!

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    5. Manderò un androide con le mie fattezze, la vedo più fattibile :-D

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    6. Lo accettiamo solo se sarà pettinato come Peter O'Toole, mica solo lo Scott sbagliato può farlo! ;-) Cheers

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  6. Maddaiiii macosamitirifuoriiiiii!!
    Lollissimo: questa pellicola, ai tempi andati del Secolo Duodecimo Scorso, era la cartina di tornasole assoluta.
    il Grande Cancello di Cinefilia che separava immenso le schiere di Cinefili d'Elite dell'apposito dicastero Bolognese: da una parte chi lo conosceva e ne annusava tutto lo sforzo Nuvelle-NuvelleVague di cui era intessuto, dall'altra chi lo ignorava con sprezzo mentre si masturbava furiosamente con Tarantino, subissato dai lazzi dei primi.

    Hai fatto bene a sottratti alla tentazione di sezionarlo scena per scena per illustrare la mole di gente & opere che vi hanno saccheggiato manco fossero visigoti in Gran Tour.

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    1. Grazie per il viaggio indietro dritto nella faida con i cinefili Bolognesi da una parte, hai detto bene, ancora oggi in troppi si chiudono in bagno solo ed unicamente con Tarantino, quindi invece il gioco vero (a cui lo stesso Quentin ci invita) e di essere curiosi ed andare a scoprire le fonti, ma si sa che per troppi appassionati, il cinema è una gara a chi piscia più lontano ;-)

      La lista dei saccheggiatori è luuuuunga, ma secondo me il film parla, a voce alta, anche così, quindi mi andava più di festeggiare il compleanno che altro. Cheers!

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    2. Visto che si era in mood b/n, pareva acconcio tirar fuori le Annate da Invecchio delle rimembranze. :))

      C'é da dire anche che a scavallo del secondo millennio a. C. Quntino era TheNextBiggggThinG ma solo per gli illuminati cresciuti a mazz', panelle Y cinemone-di-genere-italico'70. Correnti, furti, fonti e scoppiazzature non erano a portata di click in una tasca( e manco figuriamoci in Aula Studio), andar a gozzovigliarci contro, inalando robe di simil francesi Ma Moderni(!) e honkongate giapponippe... Ecco diciamo che si poteva rischiare""nomee et approcci intesi a mettere in dubbio la congruità delle tue preferenze in campo sentimentale." " XD XD

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    3. In compenso anche oggi, che sono tutti i portata di click, ancora tanti non fanno i compiti, almeno prima esisteva una scusa ;-) Cheers

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    4. E gli effetti SI NOTANO! https://www.insider.com/quentin-tarantino-says-this-era-worst-in-hollywood-history-2022-11

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    5. Secondo me i giornalisti seguono Quentin aspettando di trasformare in titolo qualunque sua sparata, tipo i colleghi che fissavano Homer attendendo di vederlo fare qualcosa di stupido ;-) Cheers

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  7. Visto una volta, nei profondi 90s, in seconda serata su un canale Rai... che secondo me lo trasmisero senza avere la piu' pallida idae di che stavano trasmettendo. Dire che mi lascio' interdetto e' dir poco. Non l'ho piu' rivisto, ma meta' delle sequenze ce le ho ancora stampate in testa. Come dice Clown qui sopra, e' uno di quei film che anche una volta sola basta e avanza.

    Per datare ulteriormente il tutto ricordo che avevo comprato non da molto la primissima edizione del Mereghetti, che appioppava al film il famigerato pallino vuoto. Fu li', credo, che cominciai ad intuire la natura di Bibbia del Qualunquismo Cinematografico di quel nafasto tomo che tanto male ha fatto e sta facendo alla cultura cinefila nostrana...

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    1. Qualche "Fuori orario" magari? Forse qualche Barista potrà aiutarci ad identificare la data ;-) Cheers

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    2. Che fosse stato trasmesso su "Fuori orario" lo darei praticamente per certo, ma ricordarmi pure la data precisa di quell'unica visione va al di là delle mie possibilità... Comunque, quanta strada ha fatto Benoît Poelvoorde da allora, e di certo questa sua prima convincentissima prova attoriale (nonché co-registica e quant'altro) se li meritava tutti i festeggiamenti per questo trentesimo compleanno ;-)

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    3. Per questo ci tenevo ad averlo qui sopra ;-) Cheers

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  8. Grandissimo film, anche se lo vidi ai tempi e quindi non lo ricordo benissimo. Il protagonista che commette le peggiori cose come se fossero un lavoro qualsiasi, i suoi sproloqui, i suoi momenti poetici, questi avversari che lo braccano per eliminarlo... e la troupe che lo segue diventando complice. Spiazzante, estremo come pochissime altre pellicole.

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    1. Lo è per davvero, anche io lo avevo visto una sola volta tanti anni fa, quindi mi ha fatto molto piacere l'iniziativa del ToHorror. Cheers!

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