mercoledì 9 novembre 2022

Dead for a Dollar (2022): un altro morto per un dollaro per Walter Hill

Sono giunto alla conclusione che i premi alla carriera al festival del cinema di Venezia non portino troppo bene ai prediletti di questa Bara.

Jamie Lee Curtis è stata premiata prima della proiezione dell’imbarazzante Halloween Kills e nell’ultima edizione è toccato ad uno dei registi su cui questo blog è fondato, Walter Hill.

Non ci giro troppo attorno, “Dead for a Dollar” era il film che attendevo di più in questi ultimi mesi del 2022, non solo per la stima manifesta per Gualtiero Collina, ma soprattutto perché si tratta di un Western, diretto da un regista che non solo ha sfornato film che ancora oggi sono fondamentali per molti generi cinematografici, ma che per il Rock ‘n’ Roll di tutti i generi, quello più americano di tutti, è stato una vera autorità.

Il Re della collina laguna.

Lo conosciamo Walter Hill, è uno che parla solo il mercoledì e nemmeno tutti, per introdurre il suo film a Venezia ha parlato di miracolo, per trovare i fondi, ma anche per avviare la produzione, perché allo stato attuale dei fatti, il Re della collina come molti dei preferiti di questa Bara, deve sudarsi ogni sporco dollaro di budget, invece di essere celebrato come il maestro indiscusso che ha dimostrato di essere.

“Dead for a Dollar” ha tutti gli elementi giusti per un risultato che ad una prima occhiata non è all’altezza delle aspettative, ma nemmeno della filmografia di Walter Hill. La sensazione guardando Nemesi era di un film che con un budget un po’ più alto e magari meno ruggini nella regia, avrebbe potuto essere una storia migliore, questo non mi impedisce di finire a rivederlo ogni volta che lo passano in tv (cosa che succede abbastanza spesso), ma con Dead for a Dollar Mortdollaro sembra che il budget sia ulteriormente sceso e le ruggini aumentate.

Le facce sono quelle giuste, ma il post è difficile da scrivere lo stesso.

La storia scritta dallo stesso Gualtiero è puro Hill al 100%, Max Borlund è un cacciatore di taglie con l’aria malinconica e ben poco sorniona, quindi lontano dai personaggi anche Western a cui Christoph Waltz ci ha abituati. Nel suo lavoro ha accumulato parecchi "morti per un dollaro" in carriera, ma lui lavora per soldi non per santi e decisamente non è un santo Joe Cribbens dal Texas (il ghigno di Willem Dafoe), ladro di cavalli, giocatore d’azzardo, assassino che però, viene rilasciato per un cavillo legale dalla legge, ma non da Borlund che idealmente la sua scarcerazione se la lega al dito. Quanti nemici-amici (ma soprattutto nemici) avete visto nel cinema di Walter Hill? Tanti, aggiungete alla lista anche questi due.

Salto in avanti della storia, Max Borlund viene assoldato in gran segreto dal ricco Nathan Price, uno con parecchi ganci nell’esercito americano, il suo compito è quello di recuperare la signora Rachel Price (Rachel Brosnahan), rapita da un soldato disertore e per di più nero di nome Elijah Jones. Il riscatto sarebbero diecimila dollari, ma Price preferisce pagarne duemila a Borlund per recuperare la signora con più discrezione possibile, anche se nella cifra non proprio da capogiro, ci sta già tutto il valore che il marito attribuisce alla moglie.

La lunga tradizione di Reggie e Jack continua.

Con Max parte anche Alonzo Poe (Warren Burke), altro “Buffalo soldier” fedele alla bandiera che avrebbe dovuto essere il contatto di Jones nello scambio, quindi abbiamo un'altra coppia, un bianco e un nero di nuovo spalla a spalla, come da canone imposto da Hill alla cinematografia mondiale, infatti in certe rivincite (anche a colpi di frusta) che Alonzo si prende contro i razzisti bianchi, sembra un po’ di rivedere Reggie, decisamente meno comico perché in Mortdollaro si ride poco, lo spirito sta tutto da un’altra parte, più avanti su questo punto ci torneremo.

A complicare l’assunto ci pensa la trasferta in pieno territorio del Chihuahua, una zona dove il criminale locale Tiberio (Benjamin Bratt) fa il bello e il cattivo tempo, proprio il luogo dove Rachel ed Elijah si sono rifugiati, perché come potete facilmente intuire – e il film non perde tempo a nasconderlo – la signora Price non è stata rapita, il suo vero aguzzino è quello di cui porta il cognome.

I cavalieri dalle ombre mediamente lunghe.

Li vedete i pezzi sulla scacchiera? Cosa manca? Quello che spariglia, Joe Cribbens arriva in città per giocare a carte, si appiccia (con ragione) ad un inglese al tavolo da gioco e attira l’attenzione di Tiberio, insomma tutto è apparecchiato per un certo numero di scontri tra personaggi, trattandosi di un Western non è improbabile che nel finale ci sarà un grosso duello e voleranno le pallottole, ma questo in fondo è tutto canone del genere.

La colonna sonora in stile Spaghetti Western è quella giusta, le facce sono quelle giuste, il nome del regista poi non è in discussione, anche se il primo colpo al cuore è la fotografia, ho seriamente temuto che Gualtiero questa volta, si sia dovuto accontentare del primo direttore della fotografia pescato sul posto, invece è sempre Lloyd Ahern II, spalla di tutti i film di Hill da I trasgressori in poi, quindi me li vedo un po' come René Ferretti e Duccio, a barcamenarsi con la scelta (abbastanza suicida) di virare tutto verso un color seppia che fa molto cartolina scolorita.

Seppia (Biascica apri tutto)

In certi flashback Hill opta per la macchina da presa a mano digitale e il bianco e nero, solo che il risultato è più vicino a Nemesi che a Wild Bill, per le parti narrate nel presente invece, ci sono momenti in cui l’illuminazione funziona, poi arriva il controcampo e torna l’effetto seppia, che spesso distrae, ti tira proprio fuori dalla storia e non maschera nemmeno un set un po’ troppo pulitino, precisino, perché è chiaro che “Dead for a Dollar” sia stato girato con gli spiccioli. Senza scomodare i grandi Western di Hill, questo film va sotto bevendo dall'idrante anche contro la messa in scena del pilota di Deadwood (diretto dallo stesso Gualtiero), serie che ricordiamolo, HBO ha chiuso prima del tempo perché girare un Western costa, ma qui il paragone estetico fa uscire Mortdollaro con le ossa rotte.

La posa degli eroi della Bara (ma con effetto seppia)

I 114 minuti del film si trascinano un po’ pigramente, ci sono passaggi dove la capacità di Walter Hill di scrivere dialoghi è tutta lì da ascoltare, in altri invece il budget scarso e la ruggine hanno il sopravvento su tutto, il problema principale di “Dead for a Dollar” è di essere nato con un bersaglio disegnato sulla fronte, non solo per la fama del regista, ma anche per i paragoni diretti, questa storia e questi personaggi avrebbero dovuto tradursi in un film come Gli Spietati, anzi di più, ma Hill non ha un terzo dei soldi della Warner Brothers su cui poteva contare Eastwood e purtroppo si vede.

Mortdollaro vive e muore sulle prove del suo cast, ancora una volta, per essere il fautore di un cinema fatto di uomini, sono i personaggi femminili di Hill ad emergere come i più tosti del lotto. Il personaggio interpretato da Rachel Brosnahan sarà anche un po’ ridondante nei confronti della filmografia dell’attrice però che prova, a testa alta tra le altre grandi donne forti del cinema di Gualtiero Collina.

Sembra Evan Rachel Wood ma invece è Rachel Brosnahan.

Willem Dafoe ancora una volta torna a ricoprire il ruolo dell’agente del caos per Hill, meno fumettistico che in Strade di Fuoco, il suo Joe Cribbens è il classico bastardo per cui si potrebbe quasi fare il tifo, in cui classico è forse proprio il tema più ricorrente di tutto il film, anche perché in passato il Re della collina ha sempre contribuito a creare nuovi modelli, portano un po’ di innovazione anche nelle tematiche. Di fatto “Dead for a Dollar” è un cugino minore, nel senso di più sommesso di tutti gli altri Western di Hill, certo nella sparatoria finale qualcuno sfonda una vetrata a cavallo ma non è I cavalieri dalle lunghe ombre e nella ricerca della signora Rachel, ci sono solo gli echi di BrokenTrail che comunque era ben più drammatico ed epico a seconda di cosa aveva bisogno la trama.

Digerito il budget infinitesimale in “Dead for a Dollar” si muore senza gloria, anche i personaggi più spudoratamente malvagi vengono uccisi senza enfasi e la vittoria non è mai scintillante, chi uscirà vivo da questa storia nei casi migliori, si beccherà una frase prima dei titoli di coda che riassume il futuri dei personaggi, per certi versi destinati a continuare a combattere anche dopo i titoli di coda, come il Bruce Willis di Ancora vivo. Ecco perché la prova tutta a spalle curve di Christoph Waltz potrà far storcere il naso a chi ammira l’attore per i suoi pistoleri Tarantiniani, ma è la migliore possibile.

«No mi dispiace, non faccio più il dentista»

Parliamo del regista che quando ha avuto l’opportunità di dirigere il film della vita, quello dove gli è stata concessa carta bianca, ha firmato un capolavoro come Strade di fuoco che però non finiva con l’eroe impegnato a cavalcare verso il tramonto con la sua bella. Ha ragione Walter Hill nel dire che questo film è un miracolo che esista, che qualcuno gli abbia concesso un budget (non all’altezza) e dei nomi di richiamo per poter tornare ancora una volta nella sua amata frontiera, e se quando ha avuto tutti i soldi del mondo Hill ci ha ricordato che essere il Re della collina vuol dire essere fondamentalmente soli, con i quattro spicci di “Dead for a Dollar” ribadisce il concetto, muori per un pugno di dollari, dirigi per la stessa cifra, decisamente non all'altezza ma i guerrieri di Hill sono sempre stati così, pronti a combattere tutta la notte per tornare in un posto di merda come Coney Island o per portare a casa un Western che non ha spazio per la gloria.

“Dead for a Dollar” sta tutto qui, fanalino di coda di una filmografia che andrebbe studiata da tutti quelli che il cinema, vorrebbero farlo per davvero, tra la malinconia di chi sa che dovrà combattere per tutto e quella di chi sta sulla sua collina, solo, come un Re.

Prendere o lasciare perché con Walter Hill e i suoi personaggi, non si sceglie quasi mai di stare dalla parte dei vincitori, io ho scelto da tempo, per ricorare la carriera di Walter Hill, trovate la rubrica, questa Bara riconosce un solo regnante.

24 commenti:

  1. Carabara, non ho ancora visto il film perchè Walt questa volta mi ha detto " nemmeno gli stramaledetti giornalieri, paga il biglietto come tutti gli altri e mi dirai ! " e ti ringrazio per la recensione. Mi pare di capire che Hill The Fool, come lo chiamavano noi del corso " diventa un regista in 48 0re" abbia tentato la strada del remake del classico (o classydo) I professionisti con Lee Marvin. Ci sta perchè il Rock ‘n’ Roll di tutti i generi si nutre da sempre delle stesse due o tre trame: assedio, fuga verso la Frontiera, romanzo di formazione, nascita di una nazione, amo il mio cavallo perchè è mio, tornatene a casa uomo bianco. Okay forse non sono due o tre, ma le note sono sette. Ti dico una cosa in anteprima: sto cercando di convincere The Fool a dirigere un cinecomic con picchiatelli in costume. Una cosa tagliata su misura x lui. Ho firmato un accordo di riservatezza e ti dico solo che è la storia di un ex procuratore distrettuale collo schizzo ai freni ed il volto sfigurato che preleva se stesso dalla prigione perchè lo aiuti a risolvere un caso. Il tutto forse succede nella sua zucca scissa. Low Budget. James Gunn è entusiasta. Ti aggiornerò. Ciao ciao

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    1. In effetti Gualtiero torna a suonare uno spartito che conosce, non vedo l’ora di vederlo alle prese con il progetto segreto, da fanatico di fumetti il Re della collina forse così, troverebbe del budget, ovviamente “low” ;-) Cheers

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  2. Purtroppo il cinema non vive di riconoscenza, Hill non è l'unico a chiudere la carriera con queste difficoltà, e non si può negare che per quanto l'occhio resti buono, il peso degli anni si fa sentire per tutti.
    O resti attivo e sempre nel giro come un Eastwood o uno Scorsese, resti noto e spendibile presso il grande pubblico per avere accesso a visibilità e budget, o diventa difficile restare all'altezza del passato, godere della stessa considerazione presso il mondo del cinema in genere.

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    1. Esattamente, poi bisogna anche dire che se Eastwood che si è tenuto in movimento, e tu sia che razza di stima io abbia per il vecchio Clint, dirige una cosina con il cappello a tesa larga in testa a tutte le penne del mondo sono pronte ad incensarlo, Hill no. A volte si è soli quando sei il Re. Cheers

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    2. Il punto è che continuando a fare film continui a fare proseliti, ne puoi azzeccare anche 1 su 3 o 1 su 4. O 1 su 10 come lo Ridley Scott.

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    3. Considerando che Walter Hill è l'anti-Ridley Scott, quello che ha per davvero creato Ellen Ripley (tra le altre cose) e non si è solo preso il merito, siamo alla quadratura del cerchio. Cheers

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  3. Spiace per il buon Gualtiero Collina, sai anche tu quanto sono affezionato alla sua filmografia (nonché a lui), anche se i miei preferiti rimangono sempre Strade di Fuoco, I guerrieri della notte e Ricercati: Ufficialmente morti...
    Purtroppo come scrive giustamente Quinto e condivido pienamente, gli anni pesano per tutti, dispiace però che non si renda giustizia a un grande cineasta dandogli il budget che gli servirebbe per girare le sue opere.
    In ogni caso forse sbagliando mi tengo alla larga da tutte le ultime realizzazioni, proprio per evitare l'effetto malinconia nei confronti dei fasti del passato. Un pò come accade per gli ultimi film del grande Bruce.
    Ciao

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    1. Lo so e ne approfitto per sottolineare quanto trovi assurdi certi atteggiamenti da cinefili: bravino Brian De Palma, peccato che abbia fatto “Domino”. Come se l’ultimo film sia sempre e solo quello che offre la vera misura dell’artista. Cheers

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    2. Meno male che sono solo cinofilo e non cinefilo!! Comunque sempre lunga vita al Re della Collina!

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    3. Pensa che io sono entrambi, ma mi unisco all'invocazione ;-) Cheers

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    4. Beh, se non sei cinefilo tu, non so proprio chi possa fregiarsi di tale qualifica!!
      Mi fa piacere che sei anche cinofilo, ma lo immaginavo per alcune storie dei tuoi cani che hai condiviso in qualche post.

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    5. A volte vorrei resistuire la qualifica visto cosa comporta ;-) Cheers

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  4. Ho appena finito di vedere "Quelli che mi vogliono morto" su Netflix: se anche solo un decimo dei soldi buttati via nel vuoto col fuoco intorno li avessero dati a Walter, sicuramente avremmo avuto qualcosa che ha un valore in più rispetto a uno schermo nero, al contrario del film con Angelina.
    Non ricordo chi diceva che ogni anno ci sono due premi Nobel per la letteratura: quello dato a chi lo ha vinto e quello NON dato a Borges. Ogni inutile filmetto di Netflix vale dunque doppio, perché per ogni salvaschermo vuoto che esce NON finanziano Walter Hill, costretto (mi sembra d'aver capito) a forti ristrettezze su tutta la linea. Poi mi tocca pure sentire le grandi major che piangono miseria perché il cinema non riscuote più l'apprezzamento di un tempo...

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    1. Anche perché poi appena dietro alla macchina da presa ci sa qualcuno capace, la differenza lo capisce anche il pubblico generalista che pesca da Netflix, per il resto direi che la massima su Borges ora sarà ricordata come la massima su Walter Hill ;-) Cheers

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  5. Purtroppo non conoscendo troppo bene e quindi non amandolo come te, questo western fatto con due spicci l'ho patito e sbeffeggiato più del dovuto.
    La fotografia fa male agli occhi, la scrittura fa spesso cascare le braccia e non riesco a salvare niente di questo Leone alla Carriera che nemmeno con un budget più riconoscente, avrei amato. Colpa dei western, anche, che qui l'originalità non sta di casa.

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    1. Posso assicurarti che gli altri Western di Gualtiero sono di ben altro spessore, lo scoprirai quando vedrai il primo episodio di "Deadwood" che è farina del suo sacco. Qui davvero quella fotografia è inspiegabile, scelta forse per far tono con la ruggine. Cheers

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  6. Io l'ho visto in sala e devo dire che l'ho gradito molto di più di quanto non sia accaduto a te (almeno leggendo la recensione). "Dead for a dollar" è sicuramente figlio di una carriera in fase calante che ha già avuto i suoi picchi massimi (e che picchi oserei dire), ma non per questo non regala spettacolo. Certamente è un film che cerca il proprio respiro in momenti che non si è più abituati a vedere sul grande schermo come quelle inquadrature statiche che sembrano cartoline animate, gli spazi vuote che riempivano e riscrivevano il tempo come nei film di Budd Boetticher a cui questo è dedicato, qui in "Dead for a dollar" ci sono tutti e scandiscono gli eventi. Il budget è basso, certamente, ma non impedisce a Hill di essere furbo in fase di sceneggiatura portando il racconto poco prima dell'inizio del '900 quando i territori sono già scoperti e la frontiera tanto sognata ormai non esiste più. Pur con mezzi veramente limitati, concordo che siano anche minori di quelli di "Nemesi", Hill crea un film solido confermando che riesce ancora a tirare fuori il meglio dai propri interpreti.

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    1. Perfettamente d’accordo, infatti era un tentativo il mio di provare a guardare al film non solo per la sua fotografia (punto debole assoluto), ma al tentativo di Hill di raccontarci una storia dove di gloria non se ne trova nemmeno per sbaglio, la frontiera è agli sgoccioli, i personaggi vivono e muoiono per pochi dollari grazie per aver ricordato la dedica a Budd Boetticher, non l’ho citata nel post. Un film piccolo, non so e non credo che verrà rivalutato, che però come tutti i guerrieri di Hill, ha la sua dignità. Cheers!

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  7. Purtroppo i grandi del cinema sono ignorati nel mercato odierno e trovano briciole o non trovano proprio niente (Gilliam, Carpenter, Romero, Hill...). Spiace constatare che Walter abbia fatto un altro prodotto dimenticabile, però, pur con tutte le giustificazioni del caso.

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    1. Problematico più che dimenticabile, perché comunque il suo messaggio è bello chiaro. Per il resto sembra il destino dei prediletti di questa Bara: faticare a trovare fondi per tutta la carriera e non raccogliere abbastanza, di quanto è stato seminato (tanto) nelle carriere. Cheers

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  8. Io l'ho visto a Venezia, in sala, e ti confesso che mi sono divertito come un matto. Non so che cosa vi aspettavate (in generale) da questo film, ma io l'ho trovato un tenero, sincero, divertentissimo omaggio al western classico, senza troppe pretese. Non sono affatto d'accordo con il paragone con "Gli Spietati": il film di Eastwood è un capolavoro, una pietra miliare che demistifica il genere e restituisce giustizia alla Storia (tragica) degli Stati Uniti. "Dead for a dollar" è invece (per me) è solo un bel giocattolino ad uso e consumo degli appassionati: la trama è volutamente piena di clichè, il canovaccio è volutamente scontato, la regìa è volutamente invisibile... il vero protagonista è il caro vecchio western, quello "di una volta", nè "sporco" nè revisionista, ma proprio quello che racconta le gesta di un passato inesistente, falso ma tremendamente affaacinante. Io, ripeto, ho goduto e mi sono rilassato perchè (credo) di aver capito il senso dell'operazione. Cercare altre cose in questo film mi sembra fuori luogo.

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    1. Da quando mi dai del voi? ;-) Detto questo, sono felice che tu ti sia divertito, ma divertirsi con una trama volutamente anti-gloriosa mi fa intuire che del contributo dato da Walter Hill alla storia del cinema, al genere Western e in generale alla sua poetica, forse tu hai una conoscenza generica, ecco forse perché hai associato a questo film alcuni elementi che sono tutto tranne cha accostabili al regista.
      A questo proposito, lo so che ogni volta che senti parlare di Clint scatti sull’attenti (siamo Eastwoodiani entrambi, quindi faccio proprio come te) però forse non hai capito perché ho citato proprio “Gli Spietati” come termine di paragone, non di certo per togliere qualcosa al film del 1992 ;-)
      Nel post ho sviscerato i segni di continuità con le tematiche care a Gualtiero Collina, ben visibili anche in “Dead for a Dollar”, mossa che non è affatto fuori luogo, i film si valutano prima per quello che sono e poi per la filmografia di cui fanno parte, non cercare altre cose, sottovalutarle o addirittura ignorarle, secondo me è un errore grave, specialmente nel caso della filmografia di Walter Hill ;-) Cheers!

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    2. Cassidy, ma lo sapete che avete proprio... ecco, ti stavo dando del voi... (passo al lei) cioè, ma lo sa che ha proprio ragione su tutta la linea? ;-)
      Purtroppo temo che quest'ultimo western (ma avrebbe parimenti potuto succedere per un diverso genere) dimostri contemporaneamente due cose:
      1) Quanto Hill avrebbe ancora da insegnare a parecchio cinema contemporaneo, potendo disporre (e non sembra questo il caso) dei mezzi per esprimersi al meglio...
      2) Quanto parecchio cinema contemporaneo, negandogli quei mezzi, dimostri di avere ben poco interesse (e invece dovrebbe) a imparare ancora da lui...

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    3. Ma dice a me, a lei, a loro o a voi? ;-) Sta di fatto che dopo aver visto questo film, vederne altri con molto meno da dire, ma milioni di dollari per farlo mi mette ancora più tristezza però ehi! Qualcuno si è divertito ;-) Cheers

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