giovedì 10 novembre 2022

Clerks II (2006): come siamo (ancora scemi)


Kevin Smith è stato uno dei primi a insegnare al suo pubblico a restare in sala fino alla fine dei titoli di coda, non solo per i ringraziamenti matti infilati nei crediti, ma anche per scherzi come annunciare “Clerks 2: Hardly Clerkin'” alla fine dei titoli di coda di “Dogma” (1999).

Anche se più che scherzi, spesso sono stati segni di continuità in quello che è noto come “View Askewniverse”, ovvero l’universo di personaggi creati dal regista del New Jersey, che al seguito del suo film più famoso, ci è arrivato per davvero tra il settembre e il novembre del 2005, quando con tanto di web diario di produzione, ha girato il film, che per un po’ avrebbe dovuto intitolarsi “The Passion of the Clerks”, per sbertucciare un certo film di Mel Gibson piuttosto chiacchierato, ma poi è uscito nelle sale nel 2006, con il titolo dritto e pulito di “Clerks II”.

La scena che chiude alla perfezione il cerchio, ve la sparo subito all'inizio tiè!

Un bel rischio a quel punto della carriera di Smith, che aveva già provato la via di un cinema più intimo e meno collegato al suo “View Askewniverse”, ma il risultato era stato il bistrattato e per certi versi discutibile “Jersey Girl” (2004). Annunciare il seguito del suo film manifesto a quel punto sembrava tanto un modo per non affogare, il risultato però ha sorpreso tutti.

Certo, “Clerks II” non ha il tiro del primo capitolo, non ha la stessa esigenza narrativa, Kevin Smith non ha avuto nemmeno bisogno di vendere la collezione di fumetti, dormire e girare sul posto di lavoro o mettere su una mezza truffa con l’assicurazione dell’auto per finanziare il secondo capitolo. A quel punto della sua carriera Smith poteva contare sulla coperta calda e comoda della produzione dei fratelli Weinstein, di cui va detto, anni dopo è stato anche uno dei pochi nell’ambiente cinematografico a prendere le distanze con gesti concreti, quindi tanto di berretto cappello al regista al nostro Kevin.

Una Rosario Dawson che balla, che aiutarvi a superare la mia solita, infinita premessa.

“Clerks II” è un film che fa lo scemo ma non perché sia stupido, il che è una differenza sostanziale, ma soprattutto resta forse l’ultimo film di Kevin Smith dove il regista ha saputo dosare per davvero uno dei suoi super poteri, quella capacità di far ridere (anche con trovate gustosamente volgarissime) ma anche di risultare malinconico, quasi tenero, un equilibrio difficilissimo da mantenere che è la vera forza di “Clerks II”.

Non a caso il film inizia in bianco e nero, ma passa presto al colore, più o meno quando Dante Hicks (Brian O'Halloran) e Randal Graves (Jeff Anderson) sono costretti a lasciare il Quick Stop e il negozio di videonoleggio a causa di un incendio per andare a fare i commessi da Mooby, un fast food che non solo è il nuovo luogo di spaccio dei soliti Jay e Silent Bob (sempre Jason Mewes e lo stesso Kevin Smith), ripuliti e rinati in Cristo, ma permette di allargare la “famiglia” dei personaggi.

La perfetta fotografia di un'intera generazione (però con più pupazzetti)

Dante è fidanzato con il clitoride sovradimensionato Emma (Jennifer Schwalbach Smith, moglie del regista), ma ha un amicizia-che-è-più-di-un-amicizia con la titolare del fast food, la bella Becky (una Rosario Dawson come sempre da urlo) mentre dietro al bancone, troviamo Elias (Trevor Fehrman), nerd, ultra religioso ma soprattutto fanatico dei Transformers e del Signore degli Anelli, insomma la vittima sacrificale perfetta per Randall.

“Clerks II” fila come una lippa grazie ai soliti dialoghi al fulmicotone scritti da Smith, trattandosi di un film del 2006 e soprattutto firmato da uno che sarà anche “Silent Bob”, ma zitto non ci è stato mai, il regista poteva ancora permettersi di farsi beffe del politicamente corretto quando non era un’ossessione di qualche “leone da tastiera”, ma semplicemente un modo divertente per sfottere certi tick della società. Un tempo forse un po’ più leggero dove facevano ridere e basta le uscite di Randall su quella cieca di Anna Frank, senza bisogno di schieramenti, pro o contro questo e quel determinato modo di pensare. Insomma abbiamo avuto tutto il tempo di diventare dei pesantoni dopo questo film.

#MeeToo
 
In un attimo Smith snocciola tormentoni come quello “ass to mouth”, oppure il tentativo di Randall di riappropriarsi di espressioni ormai compromesse per sempre. Preso solo come elenco di momenti divertenti, “Clerks II” è una bomba a mano in grado di strapparvi una risata più e più volte nel corso dei suoi 97 minuti.
 
Sono sicuro che nei commenti avremo modo di sbizzarrirsi, ma ci tengo a dire che dopo questo film (e l’imitazione di Jay) non ho mai più potuto guardare il Bufallo Bill di Il silenzio degli innocenti con gli stessi occhi (storia vera). Allo stesso modo Smith, da cattolico convinto, non fa sconti a nessuno, persino Elias e il suo troll Pio Bernardo è un ottimo modo per accanirsi su molti atteggiamenti della sua stessa religione, perché lo ribadisco, si può fare gli scemi senza essere stupidi, Kevin Smith è un ottimo esempio di questa politica.

Immagini che potete sentire.
 
“Clerks II” è un film perfettamente calato nel 2006, basta dire che tornano tutti gli amici dell’ View Askewniverse come Ben Affleck, Alanis Morissette (evocata musicalmente come i Soul Asylum) oppure Ethan Suplee e Jason Lee, con ancora addosso i baffi ma in un ruolo diametralmente opposto a quello del suo Earl, serie a cui stava ancora lavorando proprio nel 2006.
 
Ma “Clerks II” risultava perfettamente a fuoco anche nel fare il punto della situazione sulla famigerata “cultura nerd”, quella che lo stesso Smith ha largamente contribuito a far uscire dal ghetto dei negozi di fumetti. Se nel 1994 eravamo in pochi a fare discorsi sui massimi sistemi di Guerre Stellari, nel 2006 la faccenda si era diffusa a macchia d’olio, non è un caso se uno dei momenti impressi a fuoco nella memoria collettiva uscito da “Clerks II” sia la tirata di Randall, vecchio fanatico di Star Wars contro i nuovi rinati ne Il Signore degli Anelli. Per la nuda cronaca, l’altro momento marchiato a fuoco nella memoria di tutti noi è Kelly e il suo erotismo interspecie, su questo non si discute.

Poi ditemi che questo film non è stato profetico.
 
Digerito il fatto che “Clerks II” non avrà mai l’impatto del capostipite sull’industria cinematografica (parliamo sempre di film indipendenti, ma quello resta il più indipendente di tutti), il film se la gioca con la leggerezza di chi sa di non essere qui per fare di nuovo la storia, ma di avere comunque una storia da raccontare, quindi si, può essere considerato un seguito degnissimo di un film super indie, ma anche un prodotto con i soldi di una grande casa di produzione che ad un certo punto, si gioca un numero musicale sulle note di ABC dei Jackson 5, anzi sapete che vi dico? Classido!

 
Quello che mi colpisce ogni volta di “Clerks II” è quel sul modo di tornare a personaggi ormai molto amati dal pubblico, senza risultare mai patetico, senza passare mai per un disperato tentativo di ricordare i bei vecchi tempi andati, ma anzi giocandosi bene la carta della malinconia quando necessaria, perché se Clerks era una storia in cui molti ventenni/venticinquenni si sono riconosciuti, “Clerks II” fa lo stesso per i trenta/quarantenni, mettendo in chiaro come quella generazione precaria in tutto (lavoro, amore, stabilità) sia cresciuta, con lo spirito in grado di avere la meglio sulle rughe e i chili di troppo.
 
“Clerks II” parla alla fascia di pubblico degli ‘enta a ridosso degli ‘anta, con la lucidità di chi sa giocarsi i pezzi di quella generazione al momento giusto (“1979” degli Smashing Pumpkins), ma anche risultando infantili come le battutacce dei protagonisti, un equilibrio che a Smith nel 2006 riusciva ancora benissimo e ammettiamolo era tutto tranne che scontato.

Eroe non è la parola giusta, ma è la prima che mi viene in mente (cit.)
 
I momenti cazzoni ci sono e tanti, si ride di gusto ma Smith ha saputo con “Clerks II” non solo fotografare quel 2006, sia dal punto di vista che della cultura pop, ma anche e soprattutto dell’evoluzione dei suoi personaggi. Arriva sempre il momento nella vita in cui abbracci la vita adulta, senza dimenticarti quelle gioie giovanili che ti facevano sentire autenticamente felice, tutto questo Smith sa raccontarlo senza nemmeno bisogno di far parlare a mitraglietta i suoi personaggi, gli basta mettere Randall sul Go-Kart sulle note del pezzo che ci ricorda il momento buono della vita di Butch Cassidy e Sundance Kid.
 
Con l’aria da scemo di chi può riempire il suo film di battutacce micidiali («Abbiamo seguito criminologia, che cazzo volevi diventare? Batman?») Smith ha saputo nuovamente fare una fotografia di una generazione che ha dovuto imparare anche a fare i conti con i datori di lavoro (tipo Weinstein), raccontando la loro storia con leggerezza si, ma senza stupidità. Quando il bianco e nero torna ad avvolgere i personaggi di “Clerks II”, lo fa al momento giusto, per chiudere idealmente un cerchio, avercene di seguiti di film di culto come questo.

Prossima settimana invece, affrontiamo il terzo capitolo. Fatemi gli auguri perché sarà dura per me tirare fuori le parole giuste.

24 commenti:

  1. Clerks II era il film giusto al momento giusto per me.
    Quando lo vidi ero ormai un trentenne con alcune responsabilità ma senza una propria famiglia, che viveva ancora con mammà e la pellicola di Smith parlava proprio a quelli come me, o forse, semplicemente parlava di quelli come me, un pò nerd (ora si direbbe geek), un pò bamboccioni e caxxoni, che cercavano disperatamente di aggrapparsi all'adolescenza che ormai si stava allontanando velocemente e con la paura di diventare adulti e responsabili che aleggiava dietro l'angolo.
    Kevin Smith è stato bravo a raccontare una generazione che non aveva molti punti di riferimento (a parte Star Wars) e che cercava di ritagliarsi un posto nella società ma senza dover per forza rinnegare la propria "formazione", forse proprio per il timore di diventare come i nostri genitori...
    In ogni caso, pur essendo un film leggero, ho sempre pensato che lanciasse dei messaggi importanti: nello specifico quello di non vergognarsi di ciò che si è o delle proprie passioni, anche se alcuni le possono bollare come infantili e sbagliate, e anche di non prendere la vita (e i casini che si porta dietro) troppo sul serio...
    Un film che devo assolutamente recuperare, l'unica riserva che ho è la paura di rivedermi troppo cambiato rispetto a quando lo vidi tanti anni fa... Ciao

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    1. Guarda non avrei saputo riassumerla meglio, Smith aveva la piena consapevolezza della sua età, di in che punto della sua carriera si trovasse e anche che valore aveva il primo “Clerks” nella cultura popolare. Ha mescolato tutto questo e ha tirato fuori il migliore dei seguiti possibili, per fortuna l’ho sempre considerato un film valido fin dal 2006, quindi almeno per me non serve la rivalutazione ;-) Cheers

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    2. Grazie, me lo dicono sempre che ho il dono della sintesi ;)
      Però mi sono spiegato male, il film era per me validissimo già dalla sua uscita, sono io che sono "scaduto" come il latte andato a male, quindi ho paura di confrontarmi con il me del 2006!!

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    3. Capisco la sensazione, penso che tornerà di moda quando arriverà il post su "Clerks III". Cheers!

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  2. Clerks II probabilmente è l'ultimo film per cui voler bene a Smith prima che impazzisse. Hai detto bene, si ride tanto, molto più che nel primo capitolo, ma ci sono anche momenti di malinconica riflessione e terribile, squallido realismo. Per questo è un film a cui voglio bene. Se il terzo fa davvero così pena, credo proprio che la mia avventura con Randal e Dante finirà qui.

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    1. Sarebbe troppo facile scherzare dicendo che ormai Smith ha votato la sua vita interamente al THC, quando prima era cinema, fumetti, famiglia e THC, ma “Clerks III” mi ha fatto venire la malinconia, ma del tipo brutto. Molto meglio quella sana e per certi versi giusta di “Clerks II”. Mi viene da paragonare il finale di questo film, l’ultima scena, a quella finale di “John Rambo” (2008), ovvero il finale migliore possibile per i rispettivi protagonisti. Poi però sia Rambo che Dante e Randall, sono comparsi in almeno un altro film. Raccolto bene le idee e magari ne parleremo del post dedicato al terzo film. Cheers!

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  3. Non riesco a ricordare se l'ho visto, il che forse è già un chiaro segno che non l'ho visto, comunque ci credo sulla parola a quanto scrivi ^_^

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    1. In effetti potrebbe già essere il tuo parere definitivo, grazie per la fiducia ;-) Cheers

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    2. Lucius se l'avessi visto te lo ricorderesti, almeno per una scena, che per quanto mi riguarda non è che ci tenessi a vederla, ma poi come dicono anche nel film, non puoi fare a meno di rimanere a guardare 🤣

      Sottolineo anch'io Rosario Dawson, verso cui in teoria non dovrei avere nessun interesse, ma in pratica è talmente "oltre" che non si può non ammirare in rigoroso silenzio, una vera e propria dea. C'era una qualche scena che la riguardava a proposito di certa maionese? 😛

      Bel film, non all'altezza del primo, ma ne è il seguito ideale. Il terzo non l'ho visto, ma sono curiosa di leggere la recensione 😉

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    3. Splendida, anche a rendere femminili dialoghi scritti da un uomo che però, le stanno perfettamente addosso, come la maionese. Raccolgo le forze e cercherò di buttare giù il post, non sarà facile. Cheers!

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    4. Sono circondato, dovrò per forza vedere il film :-P

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    5. Il secondo ancora merita, sul terzo io stesso ho dei dubbi, ma ne parleremo presto ;-) Cheers

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  4. Io dico solo che una Rosario Dawson così non l'ho più rivista ❤
    Ma nemmeno giornale...
    ... ok, la smetto.

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    1. Dacci oggi la freddura del nostro Genius... quotidiano :-P Comunque hai ragione da vendere! Cheers

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    2. E sulla ragione di vendere il cerchio si chiude perché che sia rivista, giornale o quotidiano se non vende si chiude (come il cerchio), appunto... Più che una freddura, questo è un ghiacciaio vero e proprio :-D
      Poi d'accordo, un sequel riuscito di "Clerks" lo si può anche considerare un miracolo, ma non serve recitare il Rosario quando qui c'è Rosario che recita (e dal ghiacciaio arriviamo alle temperature dell'azoto liquido) ;-)
      Il terzo invece credo sia abbastanza raggelante di per sé, senza alcun bisogno di freddure...

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    3. Io ancora mi deve riprendere dall'idea di trovare attraente una persona di nome Rosario, ora che mi hai sollevato anche la componente religiosa sono in crisi, forse rinasco come i Jay e Silent Bob di questo film. Per una vita mi hanno dato del Silent Bob quindi tutto torna il cerchio si chiude ed eccolo che si ricomincia! ;-) Cheers

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  5. Anche per me resta un gran sequel e non capisco chi si è accanito contro questo film. Smith il peggio lo ha dato dopo, da Zack & Miri (che ancora azzeccava diversi momenti) in poi. Del terzo son curioso di leggere...

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    1. “Cop Out” buono solo per le battute auto ironiche che Smith ha snocciolato negli anni su quel film, “Red State” per una buona metà (e ancora un pezzo) ha dei numeri, così come “Zack & Miri”, poi il disastro. Anche per questo apprezzo ancora di più “Clerks II”, ma lo faccio dal 2006 ;-) Raccolto tutte le idee, il post sul terzo arriverà la prossima settimana. Cheers!

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  6. La Rosario Dawson di quegli anni era una delle donne più belle del mondo, di quella bellezza pura e non strettamente sensuale

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    1. Ha tipo un film in uscita l'anno, compare in "Clerks III" e ha un ruolo fisso nell'universo di Star Wars con tanto di serie personale in rampa di lancio. Cheers

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  8. Penso che Clerks fosse un film da lasciare assolutamente senza sequel. Quelle che nel 1° capitolo erano gag e dialoghi incredibilmente spontanei, irriverenti, anarchici oserei dire, qui sono molto più pensati, studiati a tavolino

    Qualcosa del tipo "riprendiamo alcuni momenti topici di Clerks (Star Wars, la volgarità di Jay, il politicamente scorretto di Randal) e riproponiamo lo schema con qualche eccesso (Anna Frank ed il tizio sulla sedia a rotelle) per far vedere che siamo sempre noi, sempre taglienti". Ma a mio avviso suona tutto così poco spontaneo, così posticcio, proprio dove Clerks, per 92' filati, era una specie di inno alla follia ed al grottesco

    Non biasimo K.Smith per averci provato o per aver voluto monetizzare, ma Clerks è uno di quei gioielli che non possono aver seguito, perchè tutto suona falso ed innaturale. Con le debite proporzioni, un po' come i seguiti di Febbre da Cavallo o dei Blues Brothers

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    1. Secondo me questo seguito è molto consapevole, ma mi sono dilungato già nel post. Se ti sembra che "Clerks II" sia colpevole di lesa maestà, aspetta di scoprire cosa ha fatto Smith con "Clerks III". Potrebbe farti rivalutare di botto questo secondo film ;-) Cheers

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