domenica 13 novembre 2022

Boris - Stagione 4 (2022): non lo famo, ma lo dimo (dai, dai, dai!)

Lo ammetto candidamente, ero abbastanza preoccupato per il ritorno di Boris, il film per quanto divertente non era memorabile quando la serie originale, il fatto che la quarta stagione sarebbe sbarcata su Star (ovvero Disney+) non lasciava tanto ben sperare.

La prima notizia invece è che Boris è tornato in gran spolvero, non solo la nuova stagione ci aggiorna su tutti i personaggi e l’andamento delle loro carriere, ma ha saputo trovare un modo per risultare ancora una volta attuale.

Alessandro (Alessandro Tiberi) che per noi spettatori è sempre stato il punto d’accesso al dietro le quinte della fiction Italiana, ora ha fatto carriera, adesso è il responsabile dei rapporti con la famigerata “piattaforma”, parodia ben riuscita di tutte le piattaforme di streaming, da quella che ospita “Boris 4” alle dirette concorrenti, che con i loro “high concept”, i loro “amori Teen” e i vari “Supermenni”, rappresentato esattamente il caro vecchio «A CAZZO DI CANE!» di Ferrettiana memoria, solo adattato ad un nuovo decennio, dove persino gli sceneggiatori di Boris, devono vedersela con la loro ideale versione 2.0, l’agortimo!

«No l'algoritmo no!», «Si, l'algoritmo si!»

Dopo un primo episodio che fa il punto della situazione (anche per salutare gli assenti), la storia ci porta dentro il nuovo delirio di onnipotenza di Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti), dopo aver dilapidato un capitale per il suo progetto su Gengis Khan, l'attore, ora anche produttore Stanis, si è confrontato con l’attrice e ora anche produttrice Corinna Negri (Carolina Crescentini) sua nuova pulcina fidanzata. Una serie sulla vita di Gesù è proprio quello che ci vuole, con Corinna che vuole essere strapagata, perché ha ancora i debiti avanzati dal disastroso progetto precedente.

La passione di Stanis.

Questo permette di rimettere insieme la banda (cit.) con René Ferretti (Francesco Pannofino) alla regia, Arianna Dell'Arti (Caterina Guzzanti) come assistente e giù fino a Biascica (Paolo Calabresi) e Duccio (Ninni Bruschetta) che non ha perso il vizietto anzi, proprio in virtù di quello ha anche perso la vista, d’altra parte un direttore della fotografia cieco potrebbe fare una fotografia migliore rispetto alle ultime dieci fiction italiane in cui siete inciampati per errore, poco ma sicuro.

La quarta stagione di “Boris” dimostra subito di poter essere ancora al passo con i tempi, perché se l’adorabile banda di casinisti a cui ci siamo affezionati nelle prime tre stagioni è (più o meno) la stessa, il loro metodo di lavoro, ben si applica anche alla nuova realtà delle piattaforme e "Boris 4", ha già mandato a segno un paio di tormentoni che le permetteranno di essere ancora citata dal pubblico per lungo tempo. Perché di fatto uno dei meriti di “Boris” è sempre stato questo, svelare gli altarini, farci ridere creando tormentoni su tutte quelle brutte abitudini, facilmente riscontrabili in film e serie tv.

La vecchia banda, quasi al completo.

La scena complicata, che costa troppo per essere girata («Non lo famo...») può essere soppiantata da qualcuno che la racconta («... ma lo dimo»), basta già questa trovata spassosa a darci un’arma per sfottere molti dei prossimi film che ci capiterà di vedere. Ma come dico sempre, se ti crei una certa aurea da comico, che ridendo e scherzando dice sempre la verità, puoi permetterti di sfottere anche certe ossessioni contemporanea come l’inclusività o l’uso dei pronomi, che diventano un fattore dentro e fuori il set della nuova produzione del megalomane Stanis...

...per altro amatissimo sul set.

Quini altro giro di gag divertenti («A merdu!») per dimostrare che il cuore di “Boris” è ancora lo stesso, immutato anche se ora anche questa serie compare in uno di quei "quadratini" tanto temuti da René Ferretti, che qui scopre, dialogano con la responsabile Yankee della piattaforma, che il suo mitico «Dai, dai, dai!» potrebbe finire per essere male interpretato.

Negli otto episodi di questa nuova, quarta stagione, “Boris” si gioca molti momenti spassosi, tra cui il ritorno di un Corrado Guzzanti sempre esplosivo, ma meno esagerato nel suo rubare la scena a tutti, più al servizio della storia. Anche se quello che mi ha fatto più ridere di tutti è stato l’autoironico Fabrizio Gifuni, qui impegnato a dire la sua sull’onnipresente Favino.

«In che senso ci vuole la sottotrama Teen?»

Cosa manca a questa quarta stagione di “Boris”? Forse nell’ansia di dire al pubblico che nulla è cambiato (a partire dalla nuova-vecchia sigla cantata ancora da Elio), qualche personaggio ne fa le spese, la Arianna di Caterina Guzzanti pare quasi non tenere conto degli ultimi sviluppi del suo personaggio, così come la cecità di Duccio, largamente sotto utilizzata, un gran potenziale anche comico rimasto un po’ inespresso.
 
Da un certo punto di vista si potrebbe criticare anche la struttura, ancora una volta “Boris 4” si gioca la carta della “Locura” nel finale, anche se ora non potremmo mai più guardare Flashdance con gli stessi occhi, bisogna riconoscere che è nuovamente la stessa via d’uscita già usata con successo in passato, ma forse è stata una mossa meta-narrativa da parte degli sceneggiatori per battere l’algoritmo, ora che ci penso, potrebbe essere andata così.

«Usa la Locura René», «Ma non era la Forza?», «No, altrimenti Disney ci fa causa»
 
Forse alla quarta stagione di “Boris” manca quell’ansia di raccontare, quella rabbia, quella malinconia travestita da sorrisi e battute al vetriolo che solo gli addetti ai lavori possono conoscere, la frustrazione di stare all’interno di un sistema produttivo in cui mettiamola così, l’arte non è proprio al primo posto, quella che le prime stagioni di Boris sapevano così bene prendere alla berlina. Detto questo, tra le tante operazioni “revival” (una più fallimentare dell’altra) viste sulle varie piattaforme, la quarta stagione di “Boris” spicca, sono sicuro che staremo qui a commentare serie, fiction e film a colpi di «Lo dimo» per i prossimi anni, quindi come direbbe René Ferretti: anche questa l’abbiamo portata a casa, dai, dai, dai!

8 commenti:

  1. Mi mancano ancora gli ultimi due episodi e poi ne parlerò, comunque positivamente senza alcun dubbio 😊

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    1. Non vedo l'ora di leggerti, dai, dai, dai! ;-) Cheers

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  2. Noi siamo stati abbastanza perplessi sulla "locura" finale :D Come ho scritto, non so se sia stata una stronzata o un ultimo colpo di genio :) Comunque, vorrei una nuova stagione dove raccontino un pò di più dei vari personaggi.. ad esempio Arianna, che hai citato pure tu, com'è finita sposata a quello? Vedremo che ne dirà l'algoritmo :D

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    1. Arianna la grande sacrificata della stagione, il finale o lo ha scelto l'algoritmo oppure gli sceneggiatori di Boris, perché è la loro classica mossa finale ;-) Cheers

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  3. Ma di cosa vogliamo parlare? Cosa? Qua siamo ancora a livelli altissimi. Questi tornano dopo anni di assenza e mettono in riga trequarti di serie (nostrane e no) spenarcchiandoli senza pietà. Tra attori/produttori in contrasto tra di loro, il "Lo dimo" (geniale!), la "sala Umberto Eco", l'inclusività di genere ("ah merdù!"), l'algoritmo, il gruppo satanista in area PD, "Pepperoni",... E me ne sto dimenticando altre decine e decine. Tra tormentoni e batture, BORIS si conferma la "fuoriserie", come veniva definita all'epoca.

    Due appunti. Arianna e il finale. Sul personaggio della Guzzanti concordo che è quella più sottoutilizzata del mazzo. Non so se aveva altri impegni e suo set poteva andare poco o se si è deciso di puntare su altri lasciando un po' a parte lei. E il finale. Un po' "locura" ovviamente e un po' "faccio una cosa così scema e slegata da tutto che mando in crash l'algoritmo" facendomi promuovere la serie/film. Solo così BORIS inteso come "serie nella serie (metacinematograficamente parlando) avrebbe ricevuto il via libera dalla produzione (Disney in un caso o "piattaforma" nell'altro). Ma anche l'arte che piega il sistema perché se in fondo una cosa è ben fatta, perché non deve essere fatta? E BORIS è decisamente ben fatto, perché si sono aspettati così tanti anni per fare la 4^ stagione?

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    1. Penso la stessa cosa, per molti anni useremo le armi fornite da "Boris 4" per spernacchiare algoritmi e soluzioni, ci voleva questo ritorno ;-) Cheers

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  4. Ah, quella stupenda frase di lancio nella locandina... quanto NON mi dispiacerebbe vederli riuscire nell'impresa, quanto ("Dai, dai, dai!") ;-)

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    1. Un po' pilotata, ma hanno il coltello tra i denti per farlo ;-) Cheers

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