venerdì 4 novembre 2022

Blow Out (1981): l’orecchio che uccide (anatomia di un thriller perfetto)


Prestatemi orecchio un momento, perché oggi parliamo di un titolo veramente fondamentale, uno di quelli in grado di coinvolgere quasi tutti i vostri sensi cinefili, benvenuti al nuovo capitolo della rubrica… Life of Brian!


Dopo il successo di Vestito per uccidere, Brian De Palma non perde nemmeno un minuto, già pronto a cavalcare l’onda rimette insieme tutta la sua squadra per un nuovo Thriller, questa volta ancora più personale perché il primo dei due capolavori Depalmiani nati da una costola di “Dressed to Kill”. Già, perché sul set il regista, stanco dei soliti effetti sonori da libreria, usati e abusati, quelli che abbiamo sentito (spesso senza dar loro la giusta attenzione) in cento altri film, pensò bene di spedire il suo tecnico del suono a registrarne di nuovi. Un normale momento di lavoro sul set di un film che ha fatto mettere in moto le rotelline nel notevole cervellone di De Palma, tra i suoni di libreria disponibili, Brian da Newark aveva trovato gli effetti del vento riciclati da Lawrence d'Arabia, tanta bellezza ridotta a cosa? Un suono nella folla di rumori che compongono un film, ma ci sono due cose che è impossibile fermare: la marea e l’inconscio di un appassionato di cinema, due elementi in eterno movimento.

La passione di De Palma per la politica sarebbe venuta fuori nel corso della sua filmografia, mentre quella per le cospirazioni (in particolare per l’omicidio di John Fitzgerald Kennedy) è stata una sua ossessione fin da ragazzino che è diventata un elemento chiave anche nei suoi film d’esordio. Per De Palma, l’attentato a JFK è semplicemente l’omicidio più analizzato (e quindi guardato) della storia dell’umanità, poi si sa, le grandi idee nascono quando due spunti agli antipodi fanno “click” e trovano un punto di contatto: e se il fonico spedito da De Palma a registrare suoni freschi, imprimesse sul nastro la prova di un complotto politico? A quel punto, sarebbe stato più facile fermare la marea che De Palma con un’idea esplosiva in testa.

Anacleto quando sta fuori tutta la notte a registrare suoni, la mattina dopo è sempre di cattivo umore (quasi-cit.)

Da vero nerd in materia di politica e cospirazioni, De Palma prende l’incidente di Chappaquiddick, avvenuto nel Massachusetts, il 18 luglio 1969, quello che ha troncato la carriera politica al senatore statunitense Ted Kennedy ed inverte la sorte dei due passeggeri rispetto alla cronaca: nel suo film la ragazza si salva e il senatore muore. Il tecnico del suono spedito a registrare suoni è l’unico testimone («Sei testimone auricolare di un assassinio, mi piace, suona bene») e tutti i pezzi vanno al loro posto con grande facilità, ovviamente la ragazza non può che essere Nancy Allen, allora moglie del regista e alla loro ultima collaborazione insieme (i due avrebbero divorziato nel 1983), mentre la scelta della location è stata dettata dal produttore, George Litto, lo stesso di Vestito per uccidere, nato a cresciuto a Philadelphia, la città dell’amore fraterno dove per un po’ ha vissuto anche De Palma, insomma i due giocavano in casa (storia vera).
 
In “Blow out” (come strilla il titolo di giornale dopo la morte del senatore nel film: “Tragic incident blow out”) il nostro Brian ci mette dentro tutto quello che conosce meglio: i complotti politici spaparanzati su un impianto da Thriller, i suoi soliti collaboratori (dal direttore della fotografia Vilmos Zsigmond al compositore Pino Donaggio) e poi mescola tutto con Michelangelo Antonioni. Se Blow-Up metteva in dubbio realtà e finzione, partendo da un fotografo che andava ad analizzare nel dettaglio le fotografie scattate, potremmo dire che con questo film De Palma enfatizza Antonioni rendendolo completamente avvincente per 108 minuti (là dove il regista italiano aveva altri interessi per la sua trama) concentrandosi o, meglio, dando spazio anche ad un altro senso fondamentale quando si sta seduti davanti ad un film, oltre alla vista: l’udito. Potrei lanciarmi nel vuoto dicendo che se Blow-Up fa parte di un’ideale trilogia dello sguardo, “Blow Out” di De Palma potrebbe essere un capitolo della trilogia dell’orecchio, tra gli altri titoli ci metterei “Barton Fink” (1991) dei fratelli Coen e poi mi prenderei del tempo per pensarci ed uscire da questo vicolo cieco (e sordo) in cui mi sono infilato da solo come se fossi la brutta copia di un eroe Depalmiano.

Un set che sembra una riunione di famiglia (e talenti)
 
“Blow Out” nasce come una produzione più modesta, un film da cinque o sei milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti come budget che, però, sono schizzati su alla doppia cifra di venti milioni, con il coinvolgimento nel cast di uno che proprio De Palma ha contribuito a lanciare con Carrie. Siamo abituati a pensare a John Travolta come al mito dei film ballerini di fine anni ’70, in “Blow Out” offre una prova incredibile, parliamoci chiaro: Travolta non è il tipo di attore in grado di interpretare tutti i ruoli, dal marziano a Churchill (per quello De Palma poteva già contare su John Lithgow), ma qui offre una delle sue prove più intense, Quentin Tarantino, Depalmiano di ferro lo ha voluto in “Pulp Fiction” (1994) perché va giustamente pazzo per questo film e la prestazione di Travolta (storia vera).

«Sì Brian, sono disponibile per il tuo film, mi è passata la febbre»
 
Con “Blow Out”, De Palma firma il suo film più personale, immagini e suoni vengono passati alla moviola, mentre il Thriller ti tiene inchiodato alla poltrona anche alla visione numero cento, il regista di Newark utilizza il cinema stesso come cardine del suo racconto, ricordandoci quanto la realtà sia inafferrabile e quando la finzione, invece, possa essere cinica. Massimo coinvolgimento e alto tasso di pessimismo, le tecniche cinematografiche come unica risorsa del protagonista, ma non per questo, al sicuro dagli eventi in movimento, guardi “Blow Out” e ti ritrovi ad imparare elementi chiave del cinema da uno dei suoi maggiori Maestri, senza nemmeno accorgertene perché stai aggrappato ai braccioli della poltrona, un capolavoro teorico, o un capolavoro e basta. Da questa parti i film così si chiamano Classidy!

 
De Palma mette su il suo solito gioco di specchi (il concetto più abusato da questa rubrica) fin dai titoli di testa che sono già finzione cinematografica, il regista usa la sua macchina da presa per offrire il punto di vista di un assassino (rendendoci ancora una volta suoi complici) su alcune belle ragazze che ballano, una di loro va a fare la doccia (la grande ossessione di De Palma ereditata da zio Hitch) e quando viene pugnalata lancia un urlo che toglie tutta la poesia, ci strappa fuori dalla finzione del film nel film, uno scarso Slasher di serie B a cui manca un urlo da “Scream Queen” a pieni polmoni, dovrà trovarlo Jack Terry (John Travolta), spedito dal regista a registrare un po’ di suoni freschi.

«Tu, prova ad urlare? Okay fai schifo, sotto con il doppiaggio!»
 
Brian da Newark ci mostra il lavoro di Jack, vere tecniche audio usate per il cinema, mentre sullo sfondo, grazie al solito fidato “Split screen” ci arrivano notizie di elezioni in corso, senza nemmeno rendercene conto stiamo seguendo due elementi che presto andranno a collassare, ancora una volta De Palma dimostra di aver fatto sua la famigerata “grammatica hitchcockiana”, spesso nei film di zio Hitch i personaggi parlano di qualcosa, mentre le immagini mostrano altro, quindi per seguire la trama devi usare occhi e orecchie, gli stessi a cui De Palma attribuisce uguale importanza per noi spettatori.

Gli occhi acquisiscono un'informazione, le orecchie un'altra, cinema che acuisce i sensi.
 
Il montaggio sonoro di “Blow Out” è fondamentale come quello delle immagini, la scena dove Travolta di notte nel parco, registra i suoni è una delle più iconiche del film (con il doppio primo piano sul gufo), ma è l’esposizione, forse uno sparo in lontananza, che distrae Jack dal suo lavoro e lo rende eroe per caso. Scoppia una gomma all’auto del senatore e finisce in acqua, con dentro la truccatrice Sally, interpretata da Nancy Allen che ha potuto godersi fin da subito i vantaggi di essere la moglie del regista: alla faccia del terrore per gli spazi stretti dell’attrice, De Palma ha fatto quello che fa sempre con le sue protagonista: l’ha infilata nell’abitacolo dell’auto che velocemente si sarebbe riempito d’acqua, perché le eroine Depalmiane finiscono sempre in pericolo, incastrate in qualche luogo angusto, che sia una doccia, un ascensore o un auto che sta affondando. Poi chiedetevi perché i due hanno divorziato così presto, eh?

La faccia di due che si ritrovano dopo il liceo.
 
Al sicuro all’ospedale, Jack confessa a Sally di essere stato un ragazzino che amava costruire radio e piccoli congegni (in pratica il Keith Gordon di Vestito per uccidere, già alter ego di De Palma, però questa volta cresciuto), mentre la trama si complica con l’entrata in scena del losco Manny Karp (il solito fedelissimo Dennis Franz) che non solo cerca di far passare l’incidente come una semplice gomma esplosa, ma poi ha legami con Sally che gettano ombre anche sul suo coinvolgimento, insomma i meccanismi ben oliati del Thriller in movimento a cui va aggiunto un ingranaggio importante, uno alto 1,93 e fatto a forma di John “più grande attore del mondo” Lithgow. Vi ricordo che sono vice presidente del suo fan club, le iscrizioni sono sempre aperte (storia vera).

«La campagna di abbonamento procede a rilento Cassidy, me ne dovrò occupare personalmente»
 
Il Burke interpretato da Lithgow è l’ennesimo personaggio incredibile nella carriera di un attore mai abbastanza celebrato, di fatto è un sicario, pagato per coprire le tracce dell’attentato, uno che dovrebbe lavorare con metodo e distacco, che uccide certo, ma per mestiere, problema! Per coprire le sue tracce (e anche un suo errore), mentre è sulle piste di Nancy Allen come il T-800 era su quelle di Sarah Connor, inizia ad uccidere ragazze con la stessa criniera della Allen, per nascondere le sue azioni sotto le gesta di un serial killer inventato, una cortina di fumo, insomma l’ennesimo gioco di specchi. Il bello (o il brutto, fate voi) del personaggio sta nel fatto che John Lithgow con davvero nulla, riesce a farci capire quanto questa storia del serial killer risulti piuttosto sfiziosa a Burke, che ci prende fin troppo gusto a strangolare bionde. Azzecca un cattivo nel film e avrai fatto metà del lavoro, affidalo a John Lithgow e avrai messo in cassaforte anche l’altra metà.

«Il fan club di John Lithgow? Perché dovrei far parte del fan club di John Lit...»
 
Ma il fuoco di “Blow Out” sta tutto nel modo in cui il cinema, ovvero il trionfo della finzione, la materia che De Palma conosce meglio, venga utilizzato dal protagonista nel tentativo disperato di dimostrare la realtà. Ogni passaggio chiave della storia è caratterizzato da un momento in cui le tecniche cinematografiche si prendono il palcoscenico, ad esempio quando Jack Terry produce la prova schiacciante che la gomma dell’auto non è esplosa per sfiga, ma per un colpo di fucile, montando e sovrapponendo i fotogrammi delle immagini sul giornale alla traccia audio registrata da lui. In quel momento non solo il protagonista diventa il regista di un mini film che potrebbe svelare il mistero, ma De Palma ci ricorda dove i film nascono per davvero, offrendo l’onore che la sala di montaggio merita.
 
Quando, poi, questo piccolo film montato da Jack diventa fondamentale per tutte le parti in gioco (non è un MacGuffin, ma allo stesso modo fa muovere tutta la vicenda), De Palma da grande Maestro trova costantemente il modo di inchiodarsi alla suspence tipica del Thriller, vado pazzo per l’inquadratura dalla strada, sulla finestra dello studio di Jack, che dà proprio l’impressione di qualcuno che lo stia spiando, così come la tensione che sale quando il nastro viene rubato, con le bobine nello studio del personaggio che girano, la musica di Donaggio che sale e De Palma che fa ruotare la macchina da presa tutto intorno alla stanza (quando si danza cit.) sempre più veloce, come l’ansia montante di Jack finito spalle al muro. Puoi riguardarlo anche cento volte, “Blow Out” ogni volta si rivela un manuale di grande cinema, per certi versi il thriller perfetto, d’altra parte ha una lunga scena in metropolitana, no? Quindi, altro materiale per la mia stramba teoria per cui tutti i bei film, dovrebbero averne almeno una scena in metro.

Tema: le tecniche cinematografiche possono aiutarti nella vita reale? 
 
Bisogna dire che di norma, i personaggi femminili di De Palma sono quelli più tosti, forse la Sally di Nancy Allen qui è spesso un po’ troppo svampita rispetto alla media delle sue colleghe, ma non cambia il fatto che siano i maschietti Depalmiani ad essere un vero casino, un cortocircuito di fragilità, Jack Terry vorrebbe risolvere il mistero e salvare la ragazza, ma è più incastrato di lei dentro l’abitacolo, vittima della sua ossessione per lo svelare la verità tanto da risultare incapace di fare per davvero la differenza.
 
Diventa chiaro nella scena più grandiosa del film, come abbiamo visto in Fury, De Palma ha sempre dichiarato di non amar le scene di inseguimento, vero, però la corsa in auto disperata di Jack, che passa (letteralmente!) attraverso la parata che celebra la Campana della Libertà è una scena madre notevole, che vede il protagonista, però, schiantarsi e ferirsi alla testa (alla faccia del grande eroe d’azione), un rallentamento che risulterà fatale per il finale del film, ma in generale, una scena che davvero ha richiesto a De Palma di doversi spremere del sangue.

Se vi sembra che la parata sia finita male, aspettate di leggere tutta la storia.
 
Il nostro Brian è stato uno dei pochi registi della storia del cinema, vittima del furto della propria pellicola, le casse con il girato completo sono state caricate su un camion diretto da Philadelphia alla sala di montaggio, durante una sosta il portellone del camion è stato aperto, evidentemente da alcuni ladri improvvisati che cercavano qualcosa di valore e senza saperlo, lo avevano anche trovato, ma i rapinatori (chiaramente non appassionati di cinema) non hanno riconosciuto in quei tratti di inutile pellicola la scena dell’inseguimento diretta da De Palma, che non è mai più comparsa, probabilmente gettata in qualche fossa dai ladri delusi che, senza saperlo, hanno costretto il regista a tornare a Philadelphia, per rimettere in strada tutte le comparse, per ricreare per la seconda volta la parata per la Campana della Libertà che De Palma e George Litto conoscevano bene, visto che hanno vissuto in città a lungo, anche se credo che dopo aver dovuto spendere tempo e soldi per girare due volte la scena più articolata del film, avranno decisamente iniziato ad odiarla questa maledetta parata (storia vera).
 
Ma la sfortuna del film è stata ben altra, alla sua uscita “Blow Out” non ha replicato gli incassi di Vestito per uccidere, possiamo dire che rispetto alle aspettative è stato tranquillamente un flop che ha anche diviso la critica, qualcuno ha riconosciuto la maestria di De Palma, altri hanno sottolineato il cinismo di un film che definire straziante sarebbe riduttivo.

Moltiplica i punti di vista e i dettagli da ascoltare e moltiplicherà anche la paranoia.

Come fai a prendere tutta la bellezza di Lawrence d'Arabia e a trasformarla in rumore di fondo? Nel finale in crescendo di “Blow Out” (in cui vedo sempre qualcosa di “L'uomo che sapeva troppo” del 1956), si può trovare tutta la disillusione di De Palma nei confronti del suo Paese, con le urla di Nancy Allen davanti a quell’enorme bandiera americana, mentre in cielo esplodono fuochi d’artificio bianchi, rossi e blu, un trionfo che non fa altro che far spiccare il fallimento del protagonista, che paga alla sua ossessione il prezzo più alto.

«Per una volta che Brian non mi ha interpretare la parte del poliziotto, festeggiamo no?»
 
De Palma pesca in parti uguali da Blow-Up e da “La conversazione” (1974) di Francis Ford Coppola, mescola tutto con la sua passione/ossessione per l’omicidio di JFK e dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, di essere l’unico ad aver davvero fatto propria la lezione Hitchcockiana, regalando una grandissima lezione di cinema che sarà anche targata 1981, ma si porta dentro tutto il cinismo dei film del decennio precedente, il finale, infatti, è uno dei più amari mai visti, non solo nel cinema di De Palma.
 
Tutta quella bellezza (anche di Nancy Allen), tutto quel dolore, viene fagocitato dal cinema, l’amore perduto del protagonista, il “memento mori” del suo eterno fallimento, diventa l’urlo perfetto per uno Slasher di serie B, ne ho visti di finali carichi di amarezza, ma quello di “Blow out” è ancora uno dei più cinici di sempre.

Per un regista di minor talento, questo sarebbe il finale patriottico con la bella da salvare, per nostra fortuna De Palma ha talento (e cinismo) da vendere.
 
Brian De Palma con questo film non solo dà valore al cinema, ma anche alla ripetizione, lui che ha dovuto rigirare la scena dell’inseguimento sa meglio di tutti cosa voglia dire prendere zio Hitch, Antonioni e Coppola e rimaneggiarli per tirare fuori qualcosa di completamente diverso, ogni volta che ancora oggi esce qualche insipido remake, mi viene da pensare al cinema post moderno, ben radicato nel genere, ma con tutto per essere considerato “alto” di De Palma, anzi, a dirla tutta, da appassionato di Horror posso confessare che è anche il film che mi ha fatto guardare (o ascoltare, fate voi) in modo diverso anche alle urla delle “Scream Queen”. Forse non sarà stato il successo al botteghino sperato, ma a distanza di quarant’anni dalla sua uscita, film più belli di questo ci sono, ma sono davvero una manciata, cinema allo stato puro.
 
Prossima settimana? Altro giro, altro titolo incredibile che... Beh, ci spingerà al limiteTra sette giorni qui, non mancate!

18 commenti:

  1. Carabara, quel "vesteggiamo" è un capolavoro - Grant Morrison ed io siamo i + grandi praticanti della scrittura automatica al mondo e per noi tutto quello che è inconcio snocciolato senza ripensamenti è vero e sano e fecondo. Chiaro che la canotta lurida è la divisa del real mcCoy quando Brian usa uno dei suoi attori feticcio. Non ci crederai, ma nella cerchia dei miei allievi l'unico che non ama Blow Out è proprio Travolta (" tra quello e Urban Cowboy per poco non tornavo tra gli studenti del professor Cotter "). Mi consola sapere che nel tempo è diventato un cult amatissimo. Ciao ciao

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    1. Vesteggiamo per uccidere, ho corretto grazie, Nancy Allen nelle foto distrae anche me, io faccio largo utilizzo di scrittura inconscia ;-) Per assurdo sono i ruoli non ballerini di Travolta i miei preferiti, anche se ha sempre trovato il modo di ballare, anche solo qualche passo, in tutti i suoi film, qui più che ballare corre però. Cheers!

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  2. Come ti ricordo sempre posseggo anche io la tessera del fan club dedicato a John Lithgow.
    Su questo film, che non vedo da circa una trentina d'anni, c'è poco da dire: capolavoro assoluto.
    Molto dipende anche dalla tua bravura a descrivere le scene, ma quando leggo il tuo post mi tornano prepotentemente alla mente le scene della pellicola, nello specifico, a parte quella della registrazione dei suoni all'inizio, quella della devastazione dello studio con Jack spalle al muro e tutto che ruota, creava un'ansia che difficilmente ho ritrovato in altri film.
    E' incredibile in quanti film sia comparsa Nancy Allen e non me la ricordi affatto. Strano, vista la bellezza che era!! Ciao

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    1. Lo so che sei tesserato anche tu ;-) Ti ringrazio molto, purtroppo non so descrivere i suoni, talento che invece De Palma ha sfoggiato in questo film, alla grande oserei dire. Cheers!

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    2. A proposito del tizio del nostro club: The Old Man sembra molto interessante, in più, oltre a lui, c'è il Drugo!! Attendo tue indicazioni! Peccato sia su Disney+ che non ho...

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    3. L'ho iniziata ieri sera, mi sono sparato le prima due puntata proprio per via del cast (storia vera), ti farò sapere spero a breve giro. Cheers!

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  3. Altro pezzo-capolavoro, Mi sa che a De Palma scapperebbe una lacrimuccia a vedere questo ciclo ^_^
    E comunque concordo, con Lithgow cattivo si vince sempre tutto a mani basse, non si discute.

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    1. Ti ringrazio di cuore, la porzione più complicata della sua filmografia e non vedo l'ora che arrivi il giorno della settimana che dedico alla scrittura dei post su De Palma perché sono film incredibili che non vedo l'ora di portare sulla Bara. John Lithgow si the numero uno (quasi-cit.) ;-) Cheers

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  4. L'ho visto giusto settimana scorsa, filmone.
    Aggiungimi pure al fan club di Lithgow, il suo personaggio qui fa davvero paura.

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    1. La maglietta e la tessera ti arriveranno a casa ;-) Cheers

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  5. Penso di averlo visto una sola volta secoli fa, eppure lo ricordo benissimo, che poi è il miglior indice di qualità di un film.
    Tendo a non rivedere i thriller, e poi quel finale amarissimo è una mazzata. Posso dirlo? Lo dico: più dell'omicidio in sè e del fallimento del """eroe""", la cosa peggiore è come finisce per essere usato quell'urlo, se poi si aggiunge la storiella della ricerca dell'urlo, ragazzi: questa si che è scrittura.
    Pazzesca la storia della pellicola rubata e perduta, una scena di massa poi. Se già De Palma non amava gli inseguimenti, immagino la gioia di doverla rifare.

    Domanda:
    "Travolta non è il tipo di attore che possa interpretare tutti i ruoli, dal marziano a Churchill"
    il "NON" è un refuso o intendevi proprio che non sia adatto a tutti i ruoli? perchè sembrava volessi dire il contrario

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    1. Quel finale è molto più che doloroso, ma davvero tragico, di un cinismo senza speranza.
      In realtà intendevo proprio dire quello, non è un attore che può interpretare qualunque personaggio eppure qui è perfetto. Mi sembrava ok la frase, l’ho sistemata un po’ così non dovrebbe generare dubbi ;-) Cheers!

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  6. Io ho ancora la VHS a casa! Film che assieme a "La Conversazione" di Coppola è maestro di cinema.

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    1. Infatti sono titoli che vanno a braccetto, per entrambi i registi non sono i loro più ricordati, ma sono entrambi dei capolavori. Cheers

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  7. Lo dice quel che hai scritto
    De Palma è ognor perfetto
    Esser da lui diretto
    ti rende attore vero
    e infatti qui Travolta
    non fa Tony Manero
    Lui non mi tira il pacco
    "Blow Out" non è mai vecchio
    e piace sempre un sacco
    Il tempo mai non butto
    se lo rivedo tutto
    attento ad ogni suono
    (quest'è l'approccio buono)
    non basta darci un occhio
    qui ci vuol anche l'orecchio
    udito a vista aggiungo
    perché m'aiuta parecchio ;-)


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  8. Lo vidi tanto tempo fa e, ahimè, l'unica cosa che ricordo è l'ultimissima struggente scena. Anche questo nella lista dei ripassi obbligatori!

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    1. Sono ben felice di essere la causa scatenante di ripassi di film come questo, mi prendo volentieri la colpa ;-) Cheers

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