venerdì 2 settembre 2022

Murder à la Mod (1968): comincia il viaggio nel cinema di Brian De Palma

Da diverso tempo, al sicuro dall'alto della mia Bara, osservo, scruto, spio, in attesa del momento giusto per colpire, direi che i tempi sono maturi, dopo averla più volte promessa, il momento per iniziare una rubrica su Brian De Palma è arrivato, quindi vi do il benvenuto al primo capitolo di… Life of Brian!

Classe 1940, Brian Russell De Palma (elencare il nome per intero denota subito la mia professionalità, vera o presunta) nasce a Newark nel New Jersey e cresce a Philadelphia, ancora oggi è ricordato come uno dei registi più influenti della New Hollywood, ma queste sono le informazioni che conoscono tutti, quella che un po’ viene ignorata è la sua lunga gavetta. Per essere stato un ragazzo appassionato di fisica, che amava costruire computer, videocamere e altri dispositivi di vario genere (insomma un vero nerd), il nostro Brian aveva sviluppato un interesse per le registrazioni degli omicidi famosi, in particolare quello del presidente Kennedy, uno così da grande poteva diventare solo due cose: un sociopatico oppure uno dei registi più famosi del pianeta, grazie ai suoi film ossessionati dalle immagini, dall'atto di osservare le vite altrui e tutto quello che comporta.

De Palma con un paio di amici suoi, credo siano due registi, roba così.

Da buon nerd esordisce con un paio di cortometraggi: “Icarus” (1960) è la storia del Dio Pan sbarcato a New York, mentre “660124: The Story of an IBM Card” (1961) parla di un pittore che deperisce sempre più mentre procede con la sua creazione, un lavoro definito dallo stesso De Palma come folle, terribilmente pretenzioso nel suo ispirarsi spudoratamente a Ibsen, con tanto di simboliche partite a scacchi. Tra i tanti lavori giovanili di De Palma, il regista passa attraverso diversi formati mettendo in scena tutte le sue influenze, che vanno da Michael Powell a Jean-Luc Godard (di cui per un po’ De Palma, ambiva ad essere la versione americana, storia vera) fino, ovviamente, Alfred Hitchcock, il più palese tra i nomi di riferimento del regista di Newark.

Con “Woton's Wake” (1962) De Palma porta in scena tutta la sua passione per Godard, ma anche lo spirito estremamente citazionista del suo cinema, con una storia che potremmo per comodità etichettare come horror, anche se a ben guardalo sembra un incrocio tra un film di Bergman e un video di Bob Dylan, considerando che non manca la citazione alla partita a scacchi di “Il settimo sigillo” (1957), prende amorevolmente in giro "La dolce vita" (1960) con un finale che strizza l’occhio al King Kong del 1933, visto che il protagonista Woton, interpretato da William Finley (attore feticcio di De Palma, presente in molti dei suoi primi lavori) che è una specie di creatura mostruosa con cappello a cilindro e passatempi da guardone e quando non spia coppiette dai lucernari si ritrova incastrato in una storia tipo la bella e la bestia, con abbondante utilizzo di musiche e momenti di umorismo grottesco, quasi una palestra per i futuri fantasmi del palcoscenico Depalmiani.

Le prove generali per i Winslow Leach che verranno.

Non ho avuto modo di vedere “Jennifer” (1964) e “Bridge That Gap” (1965), anche se De Palma non li ama, il primo in particolare è stato un lavoro voluto dai suoi professori dell'istituto Sarah Lawrence dove lavorava, Brian avrebbe voluto girare un secondo capitolo di "Woton's Wake” (storia vera). Posso dirvi, invece, che per quanto piuttosto divulgativo nella forma, “The Responsive Eye” (1966) offre già una primissima chiave di interpretazione per tutto il cinema futuro di De Palma, il cortometraggio è a tutti gli effetti un breve documentario su una mostra d’arte moderna tenuta presso pensate un po’, The Museum of Modern Art di New York, non fa una piega. Tra le varie interviste agli organizzatori, William Seitz, il conservatore del MoMa, illustrando la optical art spiega come l’esperienza percettiva non corrisponda spesso ai dati fisici, perché le opere degli artisti agiscono in modo da stimolare la visione. Siamo agli albori del cinema di De Palma è giù pronti via, ecco un tema chiave: l’esperienza percettiva, il gioco di specchi (scriverò questa frase mille volte da qui alla fine della rubrica, garantito al limone), che è un punto fondamentale di tutto il cinema di De Palma.

Non si sta mai tranquilli in un museo, de De Palma è in zona.

“Show Me a Strong Town and I'll Show You a Strong Bank” (1966) ha un titolo fighissimo che promette grandi scene di rapine in banca, in realtà è solo un altro corto, commissionato dal dipartimento del tesoro, su un sopralluogo a sorpresa che dovrebbe fare da deterrente ai delinquenti, poca roba, insomma, utile a DePalma ad accumulare un po' di fondi per i suoi lavori successivi, ma è con “Murder à la Mod” (1968) che Brian De Palma comincia a fare sul serio.

Scritto, diretto e montato da De Palma, “Murder à la Mod” non solo è un titolo perfetto per riassumere al mondo tanto del cinema futuro del regista, ma è una commedia con momenti da Thriller, in cui il nostro può iniziare ad elaborare le influenze dei suoi maestri.

Dimmi che registi ti piacciono, senza dirmi che registi di piacciono.

Subito dopo i titoli di testa con tanto di canzoncina orecchiabile che canticchia il titolo del film (una settimana per togliersela dalle orecchie, storia vera), il film, in realtà, è il secondo girato da De Palma, ma essendo uscito in sala prima di “Oggi sposi” (1969) è a tutti gli effetti ricordato come l’esordio del buon vecchio Brian, che qui ci racconta la stessa storia da tre punti di vista molto diversi uno dall'altro.

La trama principale ruota attorno ad un delitto: una giovane modella (bionda, alla moda Hitchcockiana) s'innamora di un regista di film indipendenti, che le fa girare una scena dove viene uccisa con un punteruolo da ghiaccio conficcato nell'occhio, salvo poi poco dopo a riflettori spenti, venire uccisa proprio nello stesso modo, la vita (o la morte?) che imita l’arte, ma soprattutto, De Palma che paga il suo debito con L’occhio che uccide, io vi avviso, non sarà di certo l’ultima volta che lo farà in carriera. Basta dire che è proprio De Palma a prestare la voce al regista fuori campo, mentre intervista l'attrice, un trucco che ripeterà identico anche in "Black Dahlia" (storia vera).

Vi ho beccati che guardate eh? Degenerati.

De Palma ci racconta l’omicidio attraverso tre punti di vista differenti: il primo per ovvie ragioni, quello della ragazza, senza tirare via la mano sui vari contorni romantici del suo coinvolgimento amoroso con il regista, il secondo punto di vista è quello del regista stesso, qui De Palma può scatenarsi utilizzando momenti di suspence, tutti debitori del cinema di Alfred Hitchcock. L’ultimo punto di vista è quello che abbraccia uno stile più grottesco, De Palma analizza parte del contenuto del film nel film stesso, affidandosi come narratore al suo attore feticcio, il solito William Finnley, che qui interpreta un attore di film horror sordomuto, in una porzione di cinema tutta basata su gag visive a metà tra Godard e il cinema muto. Ci sarà un motivo se De Palma è considerato il più citazionista dei registi della New Hollywood, no? Quella sua capacità di partire da elementi consolidati, se vogliamo anche già visti, per portare lo spettatore altrove, lo rende ancora oggi il padrino del post-moderno, così ho utilizzato una bella frase da cinefilo colto, come se lo fossi davvero (seee! Credici).

Bill Finnley, il primo degli attori feticcio Depalmiani, lo troveremo spesso da qui alla fine della rubrica.

Al suo primo film uscito in sala, De Palma rende già omaggio ai suoi tre maestri e qui non si rischia di fare la figura dei cinefili con la pipa e gli occhiali, dicendo che s'intravedono già tutte le ossessioni cinematografiche del regista del New Jersey, i semi di quei temi che verranno sviluppati di più e meglio nei suoi futuri lavori, a breve su queste Bare.

“Murder à la Mod” richiede un minimo di sforzo durante la visione, ma con i modelli di riferimento di De Palma chiari nella testa, è molto più semplice seguire la vicenda e capire dove il regista voglia portarci, più difficile sarà togliervi dai neuroni la canzoncina sui titoli di testa: Muuuuuurder à la Mooooood! Praticamente un trapano nel cervello.

I titoli di testa, validi anche come Karaoke.

“Murder à la Mod” è una visione interessante per scoprire le origini e la gavetta di un futuro Maestro della settima arte, lo stesso De Palma non lo ha mai amato troppo questo film, per sua stessa ammissione etichettato frettolosamente come “Un brutto Corman o piuttosto un Bergman che cerca di copiare Roger Corman”, severo e autocritico, questo bisogna riconoscerlo a De Palma, ma bisogna riconoscergli anche che come uno degli assassini dei suoi film, sarebbe tornato su questi stessi temi ancora (e ancora e ancora!) con risultati davvero notevoli.

Come assaggio e introduzione a questa rubrica che si prospetta lunga, oggi ci fermiamo qui, la prossima settimana, invece, andremo più nel dettaglio, perché arriveranno altri dei primi lavori del regista di Newark, risparmiate il fiato, questa sarà una maratona!

24 commenti:

  1. Sara' un grande viaggio nel cinema cinema americano con uno dei padri fondatori della NEW HOLLYWOOD,un gigante che sicuramente rimpinguera' con i suoi lavori la sezione classidy. A OTTOBRE ,dopo quasi tre anni,dovrebbe ripartire il mio cineforum dove ho nella lista dei sedici film annuali OMICIDIO A LUCI ROSSE. SEI GIA' UFFICIALMENTE INVITATO. UN SALUTO A TE E A TUTTI. LUIGI

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    1. Ti ringrazio, sarebbe bellissimo e hai centrato il punto, De Palma è così fondamentale che spargerà loghi rossi ovunque lungo il percorso, rosso sangue per stare in tema con il suo cinema ;-) Cheers

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    2. IO ADORO DE PALMA E I SUOI THRILLER ... SI SA CHE E ' UN CITAZIONISTA DI HITCHCOCK .. IL MIO PRIMO FILM GLI INTOCCABILI , BASATO SULLA SERIE TV ANNI 60 , QUI C ERA TRA L ALTRO SEAN CONNERY CHE HA POI RICEVUTO L ' OSCAR COME MIGLIOR ATTORE

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    3. Ne parleremo diffusamente ;-) Cheers

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  2. Brian De Palma...Ecco un altro di quei registi (come Mann e Friedkin) dalla carriera chilometrica che conosco per quei film sì essenziali, ma che rappresentano alla fine l'un percento della loro visione artistica. Per prepararmi bene ho ripassato il suo curriculum e, che dire, ne vedremo (anzi: lui e il suo occhio critico ce ne faranno vedere) delle belle. Ti aspetterò al varco quando parlerai di Scarface, e suppongo anche che per l'occasione riesumerai la rubrica Video killed the movie star (me l'ha detto la "vedenza"...e anche un tizio del New Jersey di nome Bruce).

    - Matt Giger da Facebook

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    1. Proprio come Mann e Friedkin per me De Palma è proprio il cinema al suo meglio, ho dovuto fare un lungo giro per arrivare fino al New Jersey ma eccoci qua. In effetti quella rubrica un po’ De Palma lo aveva già trattato, ma tanto torneremo anche sull'argomento musicale ;-) Cheers

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  3. Un solo commento per questa nuova monografia settimanale: siiiiiiiiiii!

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    1. Ben felice di aver trovato un soggetto di tuo gradimento Tall Man ;-) Cheers

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  4. Praticamente con il mi commento di ieri sera su alltro post ho rischiato di spoilare brutalmente! Ahaha
    Seguirò per quanto possibile questo speciale, in attesa non solo di Blow-out, ovviamente.
    Questo mi manca e cercherò di recuperarlo. In pratica di è una specie di "Morte della Pizia" (o Rashomon, se preferisci) nella sua struttura, da quello che ho capito.
    Interessanti anche quei due cortometraggi giovanili che citi. Chissà se li trovo....

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    1. Anche perché dopo Hitchcock, Powell e Antonioni, in pratica stavo giocando a carte scoperte ;-) Li trovi tutti facilmente sul web, quelli che non sono riuscito a recuperare infatti non ne ho scritto, "Murder à la Mod" in particolare, lo hanno inserito (senza troppa pubblicità) tra gli extra del recente cofanetto della Midnight dedicato a De Palma. Cheers!

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    1. Non vedo l'ora di proseguire, sono carico a pallettoni ;-) Cheers

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  6. Un pò ho il dente avvelenato con il buon Brian di Newark, perché colpevole di avermi provocato diverse notti insonni con il suo "fantasma del palcoscenico" quando ero piccolo e già mi avvicinavo a un certo tipo di cinema... Guardacaso sempre con Bill Finnley nel cast...
    Però seguirò sicuramente con molto interesse questa nuova monografia, ho diverse lacune cinematografiche su questo regista e conto di colmarle grazie ai tuoi sempre pregevoli post. Ciao

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    1. Mi sono portato un po' avanti con i post, quindi quello al momento è il prossimo che devo scrivere, arriverà in ordine tra qualche settimana, ma comprendo perché Brian di Newark ti fece prendere un colpo ai tempi ;-) Cheers

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  7. Hai ragione quando dici che la visione richiede un minimo sforzo... ma più che altro perchè non è disponibile (almeno fino a pochi anni fa, ora non so) una versione almeno sottotitolata. Devo però ammettere che mi ci sono voluto sottoporre più che altro per vedere in azione il mio attore-culto Willian Finley, quì (come in futuro) anche cantante con l'eccellente "sigla".
    Questo senza nulla togliere al Maestro, ovviamente!
    Spero di avere in futuro un'altra occasione di vederlo con sottotitoli... anche se il buon William non ne ha avuto per nulla bisogno.
    P.s.: Auguri per il debutto di questa nuova rubrica... dal titolo fighissimo!

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    1. Bill Finnley ha una mimica facciale da applausi, in effetti non sarebbe male una raccolta dei primi lavori di De Palma in cofanetto. Grazie mille, il titolo è venuto fuori da solo giuro, non potevo perdere l'occasione e non usarlo ;-) Cheers

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  8. Altro nuovo ciclo da applauso, e altro ciclo che promette d'essere "leggerissimamente" corposo :-P
    Con settembre si riparte alla grande.

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    1. Sono anni che me lo pregusto, bisognava prima trattare qualche titolo grosso ma ora ho tutti i pezzi necessari per scalare il Monte De Palma, ben felice che sia di tuo gradimento ;-) Cheers

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  9. Forse il mio regista preferito anche se gli ultimi suoi film come Possession e Domino sono molto al di sotto. Domino imbarazzante.Speriamo torni.

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    1. Trovi il post su "Domino" qui sulla Bara, non è riuscito a disconiscerlo ha dovuto lavorare in condizioni disagevole, non è nemmeno valutabile come film. Cheers

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  10. Ottimo inizio di ciclo (che ovviamente seguirò), già prodigo di interessanti dettagli sui non così noti esordi di in giovane De Palma e, di conseguenza, anche dell'attore feticcio William Finley... Un "Murder a là Mod" già seminale riguardo alle future tematiche del regista, anche se oggi in pratica lo considera alla stregua di un esperimento a metà fra Ingmar Corman e Roger Bergman ;-)

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    1. Mi sono divertito a pescare aneddoti e studiarmi i primi lavori di De Palma, molti non l'avevo visti, anche il prossimo post sarà bello carico, per fortuna De Palma è da sempre prodigo di temi ;-) Cheers

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  11. In una sola parola...AGGIUDICATO!!
    Già mi sto fregando le mani...

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