mercoledì 24 agosto 2022

Nope (2022): sai inquadrare testa di cazzo?

Dopo essere scappato evitando di mettere anche solo un piede a terra per 90 minuti, Kevin Bacon corre verso il dirupo, il mostro che “nuota” sotto la sabbia di Perfection punta verso di lui, Gavino Pancetta scarta di lato all'ultimo secondo, il Graboide abbocca alla finta e muore come i film ci hanno insegnato i cattivi debbano morire, cadendo nel vuoto urlando, anche se l’urlo è quello di Kevin Bacon che si sfoga: «Sai volare testa di cazzo?», irridente nei confronti di un nemico che lo ha fatto penare, liberatorio, totalmente esaltante.

Ma volendo avrei potuto cominciare ancora più da vicino, dagli alieni di “Signs” (2002), perché “Nope” è il film che consiglierei a chi sente la mancanza dei titoli più riusciti di M. Night Shyamalan. In quel film gli invasori si vedevano pochissimo, ma l’atto stesso di “vedere” (e per certi versi anche credere) era quello che salvava la vita ai protagonisti. Saliamo un altro gradino? Cosa hanno in comune il primo Shyamalan e Tremors? La loro origine, sono tutti figli e nipoti del cinema di Steven Spielberg.

Indy che urla a Marion di coprirsi gli occhi, di non guardare nel finale di Raiders, regalandoci la nostra prima esperienza metacinematografica, perché tanto con le mani sugli occhi da bambini, sbirciavamo tutti il contenuto dell’Arca. Fino all'origine di tutto, Lo Squalo, il primo vero Blockbuster della storia del cinema, in cui Bruce non si vedeva per una buona porzione di film, per poi mostrarsi in tutta la sua ferocia nel finale, un duello in cui veniva fatto saltare in aria da uno sceriffo, come in un Western ma in acqua.

Spi-Spi-Spi-Spielberg face (quasi-cit.)

Tutto questo per arrivare a dire che Jordan Peele, più che “Quello del METAFORONE”, alla fine è “Quello del doppio”, il tema del doppio è centrale sia in Get Out che in US (Lo avete notato che Jupe qui sulla sua scrivania, ha un paio di forbici in bella vista? Occhiolino-occhiolino), ma se nei due primi film di Peele il sottotesto politico era più netto, anche un po’ lanciato in faccia allo spettatore, per “Nope” il regista punta a qualcosa di più ambizioso, meno diretto ma carico di letture di secondo (e terzo, e quarto) livello, per qualcuno anche troppo, come il ritmo flemmatico del primo atto e mezzo del film, che molti hanno patito e che personalmente mi sono goduto, perché sarà anche a lenta cottura, ma è pieno di ottimi dialoghi e prepara alla perfezione il campo per un finale che ho trovato esaltante come non mi capitava da tempo in sala.

Già perché “Nope” è anche questo, lento e flemmatico ma anche veloce e carico di emozione, insomma Jordan Peele è “Quello del doppio” perché una doppia natura ha il formato, amato e odiato, del Blockbuster che è figlio di formule, di calcoli e in generale dell’industria cinematografica di Hollywood, pensato per macinare soldi ai botteghini di tutto il mondo, ma può essere anche arte oltre che sistema, può essere intrattenimento oltre che messaggio, tutti elementi “doppi” e agli antipodi che coesistono, paradossalmente in armonia tra loro.

"Ho capito, un'altra premessa infinita di Cassidy, altro che il primo tempo del nostro film!"

In questo periodo sono in fissa con i film sullo sguardo e sul guardare, tema centrale in "Nope", ma siamo appassionati di cinema, quindi un po' lo siamo tutti ossessionati dal guardare, ma prima di arrivare a sviscerare questa chiave di lettura, ci tenevo ad una riflessione: del cinema cosa vi piace? Margherita Buy in un tinello che mugugna sui mali del mondo? Nobile ma passo. Dal cinema voglio il Western, l'horror, l'elemento fantastico e a voler osare, magari anche qualche scimmia. Bene, "Nope" ha tutto questo, oltre ad essere pensato per essere uno spettacolo cinematografico, quindi lo so che l'attrazione gravitazionale del divano è potente, ma evitiamo di finire ad esaltarci per film in streaming che tante volte, dalla loro hanno davvero solo la comodità di essere a portata di click, ben venga questo miscuglio di generi giusti messo su da Jordan Peele, che ha proprio in una scimmia una delle svolte chiave della storia, quindi per me ha già vinto tutto e si merita di essere visto sullo schermo più grosso di un cinema a portata di mano. Da qui in poi andrò un po’ a ruota libera sulla trama e i suoi contenuti quindi: SPOILER!

I Simpson avevano previsto Nope! (Da qui in poi SPOILER)

“Nope” inizia con una scimmia, anche se di scomodare “2001 odissea nello spazio” (1968) non me la sento, o magari inizia con Keith David nel suo ranch che guarda in alto e viene ucciso dalla caduta di una moneta precipitata non si sa bene da dove. Elementi misteriosi senza forse alcune legame, che ne trovano uno con il passare dei minuti perché “Nope” è il Blockbuster che chiede al pubblico di elaborare temi che normalmente non avrebbe preso nemmeno in considerazione, della serie, vai al cinema per il mistero degli UFO tra le nuvole, resti per i temi, esci esaltato per l’intrattenimento. Probabilmente chi vuole qualcosa di più ”spiegato”, in cui ogni svolta o elemento viene sottolineato tredici volte potrebbe restare deluso, ma penso che Peele abbia comunque firmato un’esperienza da cinema per cui andare in sala, non è tempo perso, anche se credo che “Nope” potrebbe funzionare anche sul piccolo schermo, proprio perché ha tante chiavi di lettura.

La prima è quella cara a Jordan Peele, ovvero il ruolo dei neri nel cinema americano, ecco perché “Nope” prima di essere un horror (i tanti momenti di tensione che Peele dirige ormai con facilità) è anche un Western, genere americano per eccellenza che ad esclusione di rarità come "Non predicare... spara!" (1972) di Sidney Poitier di cui il protagonista O.J. (il solito Daniel Kaluuya, bravissimo a recitare tutto di mugugni e sguardi non a caso bassi) ha il poster in casa, di norma lasciava in panchina gli orientali e i personaggi di colore, facendo un largo sfruttamento ad esempio dei cavalli. Infatti i protagonisti di Peele sono Daniel Kaluuya nei panni di O.J. Keke Palmer in quelli di sua sorella Em e Steven Yeun in quelli di Jupe, ex Star-bambino del piccolo schermo, sopravvissuto alla tragedia della scimmia e finito a lavorare comunque nel mondo dell’intrattenimento, dove gestisce un ranch che sfrutta un tema Western di plastica. Beh senza poi dimenticare proprio i cavalli e la scimmia, animali di norma selvaggi, nati liberi, a ben guardare anche pericolosi nella loro forma più primitiva, che l’uomo ha piegato al suo volere, costretti ad esibirsi nel mondo dello spettacolo per il suo giubilo. Beh però si, spesso Peele è anche “Quello del Metaforone”, ma non tutti i Metaforoni vengono per nuocere, come in questo caso.

Non si uccidono così anche i cavalli? (cit.)

“Nope” è un film che riesce ad essere così tanto Spielberghiano, da fare il giro completo su se stesso diventando anche anti-Spielberghiano. La sua struttura potrebbe essere sovrapposta a quella di Lo Squalo da cui pesca il mostro nascosto alla vista, la caccia, il sotto testo Western e per certi versi il finale, da Incontri ravvicinati del terzo tipo invece prende gli UFO e la gioia dell’essere cinefili, l’amore per il cinema e la sua storia che è manifesto anche se ben radicato all’interno di quello “di genere”. Qui non trovate François Truffaut nei panni di uno scienziato/regista, ma Michael “Più grande cattivo degli anni ‘90” Wincott in quelli di un direttore della fotografia ossessionato dal riprendere un’inquadratura impossibile, perché “Nope” è un film dove tutti i protagonisti guardano in alto con stupore, insomma fanno la “Spielberg Face” che come in Jurassic Park, può anche ucciderti se quello che guardi è pericoloso come un T-Rex. Ed ora che ci penso, l’animale giurassico in quel film non ti vedeva se stavi fermo, non so come si sposi con “Nope”, ma mi sembrava una cosa importante da far notare.

La "Spielberg-Face" secondo un cattivone come Wincott.

In un gustoso gioco cinefilo, i protagonisti O.J. e En sono discendenti del fantino di colore immortalato nella serie di fotografie Sallie Gardner at a Gallop di Eadweard, un modo per dare un valore e una storia a quel personaggio senza nome, che tutti hanno visto e nessuno conosce, perché il cinema glorifica, rende eterni immortalando su pellicola per sempre, ma cancella, mistifica essendo il trionfo della finzione, quindi l’altro grosso Metaforone di “Nope” è questo, viviamo in una società bombardata da immagini e ne siamo schiavi, sfruttati come cavalli e scimmie dal mondo dell’intrattenimento.

Ecco perché il passaggio dell’UFO fa ribellare questi animali dalla loro schiavitù, di fatto tra le nuvole di “Nope” si nasconde (oltre al già citato Metaforone) anche un monito, perché non c’è speranza che l’uomo rinunci a imbrigliare tutto e tutti al fine di monetizzare, che siano animali e persone all'interno dell’industria dell’intrattenimento ma anche le immagini, ecco perché in “Nope” chi guarda muore, chi prova ad imbrigliare e schiavizzare fa una brutta fine. Keith David che per sfruttare i cavalli nel cinema viene ucciso proprio con quello che più desidera, una moneta, il denaro, oppure Jupe, che ha l’arco narrativo più interessante visto che prevede come dicevo lassù che uno scimpanzé abbia un ruolo chiave.

Solo io ho pensato ad un video dei Daft Punk?

Jupe che nel 1998 era il divo-bambino del programma tv “Gordy's home” una sit-com immaginaria in stile Horsin' Around interrotta il giorno in cui il simpatico Scimpanzè presente nel cast è impazzito, sterminando tutti quanti, tranne Jupe che si è nascosto (rimanendo traumatizzato) e in quanto più puro di tutti è stato risparmiato dalla furia. Non è un caso se la scena della scimmia da sola, valga la visione del film perché è un gioiellino di regia e chicche (come la scarpa che resta in equilibrio, gran trovata), il fatto che Peele la concluda con un Bro-Fist (saluto ufficiale della Bara Volante), tra il ragazzo e la scimmia, non può che mandare in brodo di giuggiole lo Scimmiologo D.O.C. che è in me, il cinema di scimmie ha fatto un altro grande passo in avanti grazie a “Nope”!

Travis, la vera fonte di ispirazione per Peele (più avanti ci arriviamo)

Ma il tempo passa e Jupe crescendo si è fatto avido, ha messo su il suo spettacolo di sfruttamento (con tanto di inquietante collezione di reliquie provenienti dal giorno del massacro sul set di “Gordy's home”), il suo piano di ingabbiare l’UFO, di sfruttarne l’immagine finisce malissimo, in maniera coerente Jordan Peele non mostra mai gli effetti del massacro, anzi secondo me quando mostra quello che l’UFO (chiamiamolo così, anche se nel corso del film la sua natura viene in parte svelata) un pochino esagera, vedere i personaggi “digeriti” all’interno dello stomaco della bestia, oppure quelli strani tentacoli che spuntano da un quadratone verde che pare grafica computerizzata più datata di “Gordy's home” non mi ha convinto, a meno che non fosse un modo per farci capire che tutta la nostra smania di guardare, può portarci poi a fissare qualcosa di non solo pericoloso, ma più brutto (esteticamente) di quello che la nostra fantasia aveva ipotizzato, ma forse sto solo cercando di dare un senso ad effetti speciali così così.

Chi guarda muore in “Nope” e si salva solo chi è in grado di restare “puro”, regredendo allo stato infantile di quando le immagini (cinematografiche) erano solo pura gioia di stare con il culo sulle piastrelle di casa, davanti alla televisione a guardare che so, film di Spielberg. La regressione è uno dei tanti temi, l’UFO complice anche qualche cavalletta curiosa, non può essere ripreso dalle moderne telecamera in 4K, per farlo bisogna tornare alla tecnologia analogica, al Super8 che è il formato con cui TUTTI i registi hanno esordito per i loro filmini casalinghi da bambini. Il personaggio di Michael Wincott, spinto dalla sua ossessione di “intrappolare” su pellicola l’inquadratura impossibile diventa avido e viene spazzato via, quindi se vi siete chiesti come mai in questo film i personaggi muoiano male e i sopravvissuti, sia diano presto pace, va ricercato tutto nel Metaforone con cui Jordan Peele porta avanti la sua tesi.

La minaccia dello schermo verde, pronto a soppiantare tutto.

Un doppio binario in cui il regista utilizza la grammatica del Blockbuster per dire al pubblico in cerca di un horror estivo, cose su di noi, sulla nostra natura, sulla nostra società che forse non vorremmo nemmeno sentire, la volontà di Peele è sempre quella di raccontare il doppio significato delle cose, di farci riflettere sugli elementi della nostra società che, distratti dal quantitativo di immagini da cui siamo costantemente bombardati, non vogliamo considerare perché potremmo scoprire qualcosa di noi che non ci piace.

Nemmeno O.J. e sua sorella Em non sono due santi, sono simpatici, parlano per gran linee di dialogo, ma anche loro sognano di intrappolare il fulmine dentro la bottiglia, anche loro lasciati in panchina dall’industria cinematografica, cercano il ritorno, il colpo grosso che ti fa svoltare, la foto anche sfocata di Nessie che spunta dal lago che ti rende famoso e possibilmente ricco. L’unica differenza è che loro regrediscono a quello stato infantile di “Che belli erano i film, gli anni dei Roy Rogers come Jeans” (cit.) che ti permette di poter alzare (o rialzare) la testa, ecco perché Em riesce nel suo intento utilizzando una tecnologia antidiluviana e perché O.J. nel finale ci regala un momento di esaltazione come al cinema mi mancava da tempo, giocando a fare il Cowboy nero in omaggio ai suoi avi, lo sceriffo Martin Brody della situazione.

C'è un nuovo sceriffo in città (è quello con la felpa)

Ma fosse solo questo, essendo “Quello del doppio” Jordan Peele per il suo film più ambizioso gioca costantemente su due tavoli da gioco in contemporanea, ora mi sono lanciato in una sperticata e sconclusionata analisi sul film dal punto di vista cinematografico, ma dentro “Nope” ci sta tutta un’altra possibile analisi, un tentativo di approccio che utilizza la televisione e la sua notevole capacità di creare immagini come Stele di Rosetta.

Em sogna di riuscire a fotografare il mostro per diventare famosa ed essere ospitata da Oprah, un piccolo grande sogno un po’ infantile per un personaggio che viene interpretato alla grande da Keke Palmer, lei che prima di Scream Queens era già stata una Star-bambina del piccolo schermo, non proprio come Jupe ma quasi.

Non credo che sia un caso se il controverso protagonista si chiami O.J. quando sua sorella gli urla «Corri O.J. corri!» è la stessa frase iconica che gli americani urlavano all'altro O.J. famoso e famigerato, ovvero Simpson, quando correva verso la meta sul campo da Football o sull'autostrada, in fuga dalla polizia prima del suo processo, non a caso mediatico, in grado di generare da solo tante immagini iconiche di cui siamo ancora succubi. Per non parlare della storia (vera) e spaventosa della scimmia assassina Travis, di cui "Nope" potrebbe essere la biografia in chiave fantastica.

Su questa scena mi sono lanciato in un silenzioso "Si cazzo!", esultanza silente da cinema (storia vera)

Lo stesso formato degli spezzoni di “Gordy's home” che vediamo sono un omaggio/sfottò (sempre su due binari si muove Peele) al piccolo schermo, che poi è proprio quello da cui arriva il regista che ha iniziato come comico in televisione. Insomma “Nope” è un calderone di tanta roba, troppa? Forse, potrebbe essere una puntata lunga di Ai confini della realtà (che era una serie tv è diventato un film diretto anche da Spielberg e poi e tornata sul piccolo schermo proprio curata da Jordan Peele, così ho chiuso il cerchio) che ci attira con la promessa di brividi e la speranza di vedere qualcosa di mai visto prima, ci tiene a bordo con una scimmia, tanto Western e delle riflessioni sulla nostra società che possono risultare interessanti o banali nella misura in cui sareste disposti a stare al gioco, a regredire fino a quella fase della vostra vita in cui poggiavamo lo sguardo sulle immagini (della tv o del cinema, ma non solo) con il giusto grado di rispetto, spinti da parti uguale di timore e stupore nei confronti di tutti quei fotogrammi sfruttati e intrappolati in eterno a nostro uso e consumo. “Nope” ti riporta a quando un bidone giallo poteva uccidere un mostro tutto fauci e denti, la gravità poteva battere quella testa di cazzo di un Graboide e una scimmia della televisione, meritava più rispetto e magari un Bro-Fist consolatorio.

Non penso proprio che “Nope” possa piacere a tutti, forse è troppo “scritto”, troppo tecnico e pensato, ma è bello per una volta non sapere dove potranno portarti le immagini e credo che lasciarsi andare e seguire il flusso posso valere la sfida alla gravità (quella che fotte i Graboidi) dell’attrazione del divano, per spingersi fino al cinema per questa operazione cinefili. Ora almeno un bravo per non aver fatto nessuna battuta (facile) sul titolo del film me lo sono meritano no? Basta un Bro-Fist, mi accontento.

Saluto ufficiale della Bara Volante e tra Scimmiologi e non solo.

20 commenti:

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    1. Occhio a guardare, con questo film non si sa mai. Scherzo, sono curioso del tuo parere ;-) Cheers

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  2. Quel cinema tipo quando con un PC Windows riuscivi ad entrare nel sistema degli alieni per infettarlo con un virus? 😉

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    1. Bravo, il tipo di film che piace a questa Bara e Margherita Buy... MUTA! Scusa Maggie ;-) Cheers

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  3. E' tutto talmente strano che me lo devo vedere, quindi mi sono fermato allo spoiler.
    I'll be back...

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    1. Lo è, non so se potrebbe piacerti, ma secondo me è proprio da vedere ;-) Cheers

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  4. Di Nope sono sicura solo di una cosa: è uno spettacolo coi fiocchi, e un film molto meno semplice di quello che appare, basta appunto sapere guardare. Onestamente, ho preferito gli altri due film di Peele ma di sicuro questo lo riguarderò, e più volte, appena possibile, per godermi tutte le sensazioni "del senno di poi". (La storia vera della scimmia l'ho letta su Wikipedia martedì scorso, appena uscita dal cinema. Angosciante, altro che bro-fist!)

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    1. La storia di Travis è terribile, il vero horror. A partire da quella storia tremenda Peele ha costruito il suo film strato su strato, ho visto che ne hai scritto ma passerò a leggerti, volevo buttare giù il post prima di conoscere altri pareri, anche se mi interessano perché è un film denso,, davvero pieno di chiavi di lettura ;-) Cheers

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  5. Visto ieri al cinema! Anche io sono uscito pensando Jaws, Close Encounters, Duel e cinema western!

    Credo che mi abbia convinto meno di quanto abbia convinto te, però di elementi di interesse ne ha a pacchi (e che bello vedere Keith David e Michael Wincott!).

    Vediamo se oggi riesco a scrivere i miei pensieri... :--)

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    1. Mi sono preso del tempo per scriverne perché ha taaaaaanti strati questo film, in ogni caso è uno spettacolo da sala niente male ;-) Cheers

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  6. Non l'ho ancora visto.
    Però ne sto sentendo dire in giro un gran bene. Ma dato che sento dire la stessa cosa di "Prey", stavo aspettando una voce autorevole.
    Beh, voglio fidarmi.
    Se mi citi lo Spielberg dei suoi primissimi quanto grandiosi lavori non puoi non stuzzicare la mia attenzione.
    Perché lì si parlava di cinema allo stato puro, gente. E pazienza se erano prodotti per riempire i cinema e fare soldi a palate, in fin dei conti. Ci si divertiva un sacco.
    Quindi abbiamo un film che fa divertire, strabiliare ma anche pensare e pure discutere?
    Quasi non ci credo. Ma ho deciso che voglio farlo.
    Del resto pone molto spazio alle dinamiche tra i vari personaggi, oltre che all'evento soprannaturale.
    E per un horror é fondamentale.
    Che dite? Peele é pronto per entrare nel cinema mainstream, dopo questo?
    Sperando non ce lo rovinino, eh.

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    1. Come se fosse un male fare soldi con un film, puoi fare un gran film eppure se nessuno va a vederlo che serve? Persino zio Hitch pensava per prima cosa ad incassare e poi io non ho parlato di soldi ma di formato del blockbuster. Cheers

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  7. "Ehi, l'hai già visto l'ultimo film di Jordan Peele?"
    "Nope"
    (E questo ci può stare, essendo magari in vacanza senza grandi schermi a portata di mano)
    "Ma quel capolavoro di recensione di Cassidy l'hai letto, almeno?"
    "Nope"
    (Questo, invece, è inammissibile, ragion per cui...)
    "Guarda! Lassù!
    "Dove?"
    (Mentre alza lo sguardo, si fa partire una manciata di monete dritta sul coppino)
    "AHIA! CAZZO!"
    "Male, eh? Impara a leggerle le recensioni che meritano, invece di avere sempre e solo i soldi in testa!" ;-D

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    1. Anche stavolta blogspot si è dimenticato il mio nome... Poco male, glielo ricordo io ;'-)

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    2. Ahaha grazie, anche se qui sulla Bara girano pochi soldi, anzi nemmeno le monetine ;-) Cheers

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    3. Ti avevo riconosciuto e mi scuso per Blogger che funziona al contrario della dogana, fa passare chi non si identifica ;-) Cheers

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  8. Ho preferito di gran lunga la tua recensione al film. Nope non mi ha esaltato e mi ha anche stancato tutto il citazionismo di un film che è Lo squalo con gli elementi rovesciati. Sicuramente ben diretto ma per il resto non mi ha lasciato nulla. Sarebbe stato meglio se Jordan Peele avesse fatto un film sulla vicenda dello scimpanzé piuttosto che questa simpatica storia di una nuvola. De gustibus eh. Saluti.

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    1. Non è mai il mio obbiettivo "farmi bello" anche se comunque ti ringrazio, fa piacere leggerlo anche se credimi, se potessi ti passerei un po' dell'entusiasmo che mi ha generato "Nope". Credo che il livello di "Spilberghitudine" nei singoli cuori conti, poi so di aver un debole per i film, chiamiamoli teorici sul cinema sanno essere anche altro, Peele questi colpi li ha (basta vedere anche Candyman che ha prodotto), certo deve piacere, questo è poco ma sicuro. Cheers

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  9. Recuperato durante le vacanze di Natale, mi mordo le mani per non averlo visto al cinema. Un film splendido, forse un po' troppo tecnico per raggiungere un pubblico vastissimo come scrivi, ma per quello c'è Roland Emmerich

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    1. Infatti ha diviso, o lo ami o lo odi, ma i film di Peele fanno fin troppo spesso questo effetto, purtroppo. Cheers

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