Se siete degli scrocconi
l’avete già visto, per tutti gli altri, sta per uscire un nuovo film del mio
secondo Canadese preferito ovvero
David Cronenberg, occasione perfetta per
riempire l’attesa con qualche titolo a tema.
A soli ventisei anni e
con due cortometraggi alle spalle, David Cronenberg dal Canada, scatena sul
pianeta un’infezione cinematografica che Padre Tempo ha dimostrato essere
inarrestabile, in quanto ancora in corso. La sua opera prima è “Stereo”, 65 minuti
girati in un rigoroso bianco e nero che rappresentano la sperimentazione più
pura, quella che ha dato forma al virus.
I personaggi di “Stereo”
non hanno un nome, non hanno un passato (e probabilmente nemmeno un futuro), a
ben guardare non hanno nemmeno la parola perché proprio solo quello possiamo
fare con loro, guardarli, visto che il film scritto, diretto e prodotto dalla
stesso Cronenberg è stato girato con una vecchia macchina da presa Bolex, rumorosissima
e senza l’audio in presa diretta, per questo i dialoghi sono totalmente
assenti, sostituiti da una fredda voce narrante, applicata sopra le immagini in
post produzione, impegnata a descrivere l’esperimento in corso, perché di
questo tratta “Stereo”, un esperimento.
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“Secondo voi lo sanno che stiamo arrivando a portar loro la peste?” (cit.) |
Nell’accademia del citato
ma mai mostrato dottor Luther Stringfellow (il primo dei tanti “Mad doctor” che
popoleranno il cinema di Cronenberg), un ragazzo avvolto nel suo mantello si
unisce agli altri giovani volontari, l’esperimento servirà a mettere alla prova
le loro capacità telepatiche innate, incoraggiandoli a svilupparle attraverso l’esplorazione
sessuale. So di gente che ha usato trucchi anche più loschi per fare sesso,
tipo la collezione di farfalle o roba così.
Il fine ultimo dell’esperimento
è dimostrare che attraverso relazioni sessuali di diversa forma e natura,
queste possano essere un sostituto del obsoleta unità familiare messa in
discussione, insomma la soluzione naturale a tutti qui film dove
basta trovarsi una famiglia per essere felici, grazie David!
Se i due cortometraggi
diretti dal mio secondo Canadese preferito, "Transfer" (1966) e "From
the drain" (1967), erano gli organismi unicellulari da cui si è sviluppato
il cinema di Cronenberg, “Stereo” è ancora una creatura in vitro, che a
differenza del suo fratello gemello “Crimes of the Future” (1970, a breve su questa
Bare) non ha nemmeno un genere con cui può essere etichettato, siamo dalle
parti del teatro però su pellicola, a voler essere romantici, l’esperimento
scappato dall’asettico laboratorio in cui era tenuto sotto controllo, per
svilupparsi in quelle tematiche legate a sesso, ossessione, il corpo che muta e
si adatta alle flessioni della mente, che sarebbero diventate la base del cinema di
David Cronenberg.
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Come è noto il nemico numero uno dei giovani è il governo, alleato coi matusa (cit.) |
I ragazzi protagonisti di
“Stereo” sono legati da quella telepatia che sarebbe esplosa (letteralmente!)
con
Scanners, uniti da rapporti di sesso come i protagonisti di
Crash,
mentre loro interagiscono, sperimentano, si accoppiano e comunicano senza
parlare, il professor Cronenberg li studia, allenando quell’occhio da patologo
che lo ha resto un regista unico nel suo genere, perché in tanti hanno provato
ad essere “Cronenberghiani”, ma solo uno lo è per davvero.
“Stereo” a suo modo ha
qualcosa di tenero, oddio per quanto possa esserlo un canadese la cui idea di
divertimento è interpretare un serial killer in
Cabal, guardando questi
ragazzi sembra di assistere quasi alle registrazioni della loro gioventù
spensierata, per una porzione di film almeno, visto che quello che vuol dirci
Cronenberg è piuttosto chiaro: il potere della mente può avere la meglio sul
corpo? Basta guardare il resto della filmografia di Davide Birra per sapere la
risposta che qui è già molto chiara.
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Morte all'unità familiare. Gloria e vita alla nuova carne. |
Il bello di “Stereo”,
venduto troppo spesso come un primo vagito di quello che poi un giorno sarebbe
diventato
Scanners (corretto, ma riduttivo) è vedere come una delle
ossessioni di Cronenberg fosse chiara fin dalla nascita del suo cinema: il
sesso che ha effetti sulla mente. Lo vedremmo accadere ancora in
Brood,
in
Inseparabili e sicuramente anche in
A history of violence, ma tutto
questo era già presente fin dalla genesi del virus meglio noto come cinema di
David Cronenberg, già pronto a fare la sua prima (di tante) mutazioni, finendo
per passare dall’essere impossibile da etichettare come questo “Stereo”, fino
ad abbracciare le tematiche della fantascienza post-apocalittica, come accadrà
nel film gemello di questo, ovvero “Crime of the future” (1970), ma di quello
parleremo la prossima settimana, anche perché l’attesa del nuovo “Crime of the
future”, quello targato 2022 è ancora lunga, tanto vale spendere il tempo insieme al
Dottor David Cronenberg.
Visto che siamo in tema,
vi ricordo la
rubrica dedicata al mio secondo canadese preferito!

E' sempre intrigante vedere opere primissime di grandi autori, perché si possono stanare loro tematiche e argomenti quando ancora probabilmente gli autori stessi non li avevano ben focalizzati, o ancora non avevano capito come rendere i loro virus pandemici. Il Dottor Cronenberg è autore di una delle più meravigliose pandemie della storia umana, cioè il suo cinema, quindi è un piacere vederlo giovane nel suo laboratorio a studiare e fare esperimenti :-P
RispondiEliminaPenso proprio lo stesso, con Padre Tempo dalla nostra diventa più facile giudicare, prossima settimana un altro germe dell'infezione Cronenberghiana da studiare ;-) Cheers
EliminaRiassumendo: Luther Stringfellow/Cronenberg conduce un esperimento per dimostrare che i giovani pensano (un pensiero condiviso, per telepatia appunto) sempre a una cosa sola (il sesso) e delle cose serie (come mettere su famiglia) se ne fregano ;-)
RispondiEliminaDimmi se non ha ragione lui anche questa volta ;-) Cheers
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