domenica 17 luglio 2022

Divorati di David Cronenberg (2014): consumati dalla tecnologia


Se siete degli scrocconi l’avete già visto, per tutti gli altri, sta per uscire un nuovo film del mio secondo Canadese preferito ovvero David Cronenberg, occasione perfetta per riempire l’attesa con qualche titolo a tema.
Ad esempio “Divorati”, traduzione un po’ a braccio del ben più centrato titolo originale, ovvero “Consumed”, il primo romanzo scritto da David Cronenberg nel 2014, una trama che solo il canadese padre del Body Horror poteva partorire.

La storia è quella di Naomi e Nath, due fotoreporter, la prima è diretta in Francia, sulle tracce del celebre filosofo Aristide Arosteguy, scomparso dopo essere stato accusato dell'omicidio della moglie Célestine e pare, anche di aver banchettato con parte del suo cadavere. Questo perché non aveva trovato nulla in frigorifero? Andiamo avanti.

L’altro protagonista Nath è diretto in Ungheria, per seguire da vicino un intervento chirurgico innovativo effettuato da un eccentrico medico, il più classico dei “mad doctor” che popolano le storie di Cronenberg. Vicino ho detto, anche troppo visto che dopo un rapporto intimo con la paziente (con un’idea tutta sua di decorso post operatorio), Nath si becca una rara malattia venerea che ha bisogno del luminare che l’ha scoperta per essere curata, un altro dottore che risiede in Canada, insomma, solo per far iniziare la trama di due protagonisti hanno già accumulato chilometri per la carta oro da viaggiatori. Per mettere ancora un po’ di pepe alla storia, proprio in Canada, Nath, che ormai è chiaro, ha due grandi passioni nella vita, la seconda è la medicina estrema, fa la conoscenza della figlia del medico Canadese, la misteriosa Chase.

Bentornato sulla Bara signor Cronenberg, sempre benvenuto.

Il fatto su cui indaga Naomi, vero o presunto che sia, diventa lo spunto iniziale, quello che mette in moto gli eventi e permette al professore Cronenberg di analizzare la natura umana, prestando il suo occhio da patologo anche alla parola scritta. Perché parliamoci chiaro, se il modo facile per descrivere un Autore (con la “A” maiuscola) è dire che racconta un po’ sempre la stessa storia, allora nessuno più di Cronenberg può vantare una continuità tematica così soffocante, tanto da restare immutata anche su carta. Forse non avrei dovuto usare la parola immutata trattandosi del padre del Body Horror, ma vabbè ci siamo capiti.

I personaggi con cui i protagonisti vengono a contatto, non fanno che alimentare un clima di paranoia che di solito per Cronenberg è la piastra di Petri dove studiare i suoi protagonisti, ancora una volta Davide Birra è interessato al Transumanesimo, all'uomo nella sua forma 2.0, in cui la mutazione fisica questa volta è data dalla commistione tra carne e materiali estranei, nello specifico gli apparecchi tecnologici che utilizziamo ogni giorno e di cui lo stesso Cronenberg fa utilizzo, visto che il regista è potuto tornare dietro alla macchina da presa solo grazie ad un apparecchio acustico che ostenta con la solita grazia che lo contraddistingue (storia vera), per altro con estrema coerenza, visto che nessuno più di lui ha raccontato il rapporto tra corpo e macchina.

L’umanità raccontata da Cronenberg dispone di ogni tipo di tecnologia, ma la realtà filtrata dalle macchine risulta spesso falsata, a mescolare l’assunto della storia poi ci pensa proprio il Canadese, che nel trama inserisce elementi autobiografici (d’altra parte è di scuola Burroughsiana no?), quindi nella storia fa capolino il festival di Cannes, che lo aveva visto trionfatore tra le polemiche per il suo Crash.

Cronenberg non si fa mancare nulla, la Corea del Nord indicata satiricamente come l’unico asilo possibile per la libertà di espressione, una nutrita gamma di insetti più o meno provocati da visioni in un crescendo sempre più surreale, il tutto alimentato anche da una lettura che lo ammetto, proprio lineare non risulta essere.

Già che ci siamo, vi beccate anche il geniale corto diretto dal nostro, intitolato The death of David Cronenberg.

I riferimenti alla tecnologia di utilizzo comune in certi passaggi del libro sembrano degli elenchi, quasi dei momenti di autismo in cui Cronenberg snocciola nomi su nomi, modelli di telefoni, di macchine fotografiche, di formati audio e video, avete presente i momenti ossessivo-compulsivi della prosa di Chuck Palahniuk? Un dilettante a confronto di Cronenberg.

Il risultato finale, sembra banale dirlo ma è molto cinematografico, si perché una volta superate queste pagine più toste da masticare, nella trama si riconoscono i tratti distintivi della poetica del regista Canadese, più volte mi è capitato di pensare che se adattato per il grande schermo, “Divorati” sarebbe un buon film, a patto di farlo dirigere allo stesso Cronenberg, perché tanti hanno provato ad essere “Cronenberghiani” ma solo lui riesce ad esserlo per davvero.

Non penso sia un caso che rilasciando interviste per il suo imminente “Crimes of the Future”, Cronenberg abbia dichiarato di essere già al lavoro su un nuovo film, con molta probabilità proprio un adattamento di questo libro (storia vera). Staremo a vedere, intanto sono ben felice di aggiungere alla rubrica dedicata ad uno dei prediletti di questa Bara, anche la sua prima esperienza come romanziere, prossima settimana invece, cercheremo di aggiungere qualche altro capitolo, tanto da qui ad agosto abbiamo un po’ di giorni da riempire.
 
Vi ricordo la rubrica della Bara dedicata a David Cronenberg. 

10 commenti:

  1. Uno dei pochi libri che comprai appena uscito (sorte che non riservai nemmeno a Harry Potter, per dire...) e appena finito dissi...
    Ma che è sta ca***a?

    Forse dovrei rileggerlo col senno di ora, ma lo trovi pessimo 😅 il paragone dell'eiaculazione col download mr lo sogno ancora oggi 🤣

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    1. Su quella sono scoppiato a ridere, puro umorismo nero alla Cronenberg ;-) Tutto tranne che semplice da leggere, quei muri di testo di marche e nomi non aiutano, ma una volta posizionato come una storia nella sua filmografia trova un senso, ormai ogni storia scritta da Cronenberg penso vada analizzata così, anche perché prese singolarmente ormai sono trame perfette per la tua reazione, roba del tipo: che cacchio ho letto/visto? ;-) Cheers

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    2. All'epoca avevo fatto come Jack: l'avevo comprato di corsa, l'avevo finito con fatica e alla fine l'ho regalato, tanto non mi era piaciuto. Credici o meno, leggendo il tuo post ho scoperto di non ricordare NULLA nemmeno della trama. E pensare che i film di Cronenberg invece li ho ben sedimentati in testa, anche quelli che ho visto di meno...

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    3. Ha proprio un tipo di prosa pensata per il cinema, infatti leggendolo pensavo che il suo posto sarebbe sul grande schermo, risulta tutto, tranne che immediato nella lettura, quello proprio no ;-) Cheers

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  2. Hai capito Davide, che non lo ferma nessuno? ^_^ Non sapevo di questo suo impegno narrativo, ulteriore prova che quando uno è Autore (con la A maiuscola) non esiste limite di medium.
    Non conosco lo stile letterario di Cronenberg ma dalla tua descrizione mi piace citare anche Borges, la cui passione per le elencazioni lo portava a scrivere poesie in cui elencava cose per cui essere grato, e che più e più volte anche in narrativa adorava spargere elenchi. Un curioso collegamento che unisce il Canadese al Bonaerense, mentre in Italia l'unico elencatore noto è Salvini. Ogni Paese ha l'artista che si merita :-D

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    1. Abbiamo decisamente pescato la pagliuzza più corto, gli altri dei geni noi un pagliaccio. Consoliamoci con gli altri elencatori, da tempo cercavo l'occasione per scrivere di questo libro, per un po' di settimane Cronenberg sarà di casa qui sulla Bara ;-) Cheers

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    2. Povero Cronenberg, non mi starà simpatico, ma accostarlo a Salvini mi pare veramente troppo! X--D

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    3. Era un accostamento pro Cronenberg però ;-) Cheers

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  3. Beh, Cronenberg intitola il suo romanzo "Divorati" mentre il tristo Salvini, assiduo frequentatore di sagre gastronomiche, potrebbe essere definito un "divorante", e quindi un certo qual collegamento fra il Canadese e il Padano parrebbe esserci: con gli svariati chili che il "sagrato" (inteso come somma totale delle iniziative a tema a cui ha partecipato) ha fatto guadagnare a quest'ultimo pure la forma del corpo si è modificata e, se aggiungiamo il particolare lombrosiano di una faccia rozzissima da leghista medio, non siamo forse dalle parti del Body Horror? "Crimes of the Future II: the Padan Eater": in un futuro imprecisato dove l'evoluzione della società ha portato alla quasi totale perdita del senso del dolore di fronte alle immani cazzate della Lega, Viggo Mortensen e Lea Seydoux sono riusciti a creare una replica tecno-organica potenziata dell'apparato digerente di Salvini, pronta per essere prodotta in serie e trapiantata sugli esseri umani i quali, in questo modo, avranno la possibilità di nutrirsi di qualsiasi cosa trovino (sia commestibile che plastica) con la garanzia di digerire tutto sempre e comunque... David potrebbe forse prendere in considerazione di girare un sequel del genere, subito dopo aver adattato il suo "Divorati" per il grande schermo ;-D

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    1. Si scrive da sola, l’unico organo che non riesce a generare quel coso che è toccato a noi è un cervello funzionante, per il resto fosse per me, hai già “luce verde” per il seguito ;-) Cheers

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