Per
il finale di questa monografia ho fatto una piccola scommessa, quindi il titolo
di oggi casca a fagiolo, benvenuti al nuovo capitolo della rubrica… Macho Mann!
I
primi anni del 2000 vedono Michele Uommo impegnato su più fronti, la sua
biografia su Enzo Ferrari eternamente rimandata pare abbia imboccato la strada
giusta solo ora, al terzo cambio di protagonista (dita incrociate), ma questo
non ha impedito al regista di Chicago di lavorare comunque parecchio, anche sul
piccolo schermo che per lui è sempre stato palestra e trampolino di lancio.
“Luck” nasce dal compromesso tra due cavalli di razza come Michael Mann da una parte e David Milch dall’altra, il co-creatore di “NYPD - New York Police Department” e papà della bellissima Deadwood al pari del regista di Chicago è sempre stato una personalità molto forte, con dei trascorsi da scommettitore che rendono la serie “Luck” l’applicazione del mantra: scrivi di quello che conosci. HBO finanzia, la serie in uno strambo Paese a forma di scarpa fa la sua apparizione su Sky Atlantic, ma dura lo spazio di un mattino, nove episodi poi il canale chiude i rubinetti per via degli ascolti troppo bassi, ma è chiaro che tra Mann e Milch non potesse durare.
Il loro compromesso per evitare di finire tutti i giorni a fare a pugni sul set è molto chiaro: Milch non poteva mettere becco nelle scelte registiche di Mann e il regista di Chicago evita di rimaneggiare le trame degli episodi scritti da Milch, anche se è chiaro che una serie come “Luck” si rivolga più che altro agli appassionati di corse di cavalli, a chi è cresciuto negli ippodromi, in mezzo alla selva di cavalli, fantini e giocatori accaniti con tutti i loro rituali scaramantici. Sarà che sono cresciuto vicino ad un ippodromo, ma mi sono sempre sembrati delle piccole macchine del tempo, ferme più o meno sull’anno 1973 o giù di lì, basta dire che quello vicino alla mia vecchia casa è ancora pieno di poster di film di arti marziali di quel periodo (storia vera).
Dei nove episodi della prima ed unica stagione di “Luck”, solo quello pilota è stato diretto da Michael Mann che si prende la responsabilità di impostare tutto il tono della serie, prima di proseguire il suo lavoro come ai tempi di Miami Vice, come produttore esecutivo. Innegabile che il tocco di Mann sia ben presente nella serie, vuoi anche solo per le facce note nei ruoli di contorno, dall’immancabile Dennis Farina fino a Barry Shabaka Henley, Michele Uommo si è portato dietro tutti i pretoriani, anche se la sorpresa più gradita è stato ritrovare Dennis Dun nei panni di un irridente giocatore di poker professionista. Ne ha fatta di strada quando scommetteva solo sul tagliare bottiglie al volo!
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Peccato, anche la sigla non era niente male. |
“Luck”
trova anche il modo di chiudere idealmente il cerchio con la carriera di Mann,
il cui primo lavoro importante è stato quello di adattare per il grande schermo
“Come una bestia feroce” di Edward Bunker, malgrado il fatto che il suo lavoro
sia poi stato rimaneggiato e affidato ad altri sceneggiatori, il risultato fu “Vigilato
speciale” (1978) con un ottimo Dustin Hoffman che, guarda caso, è anche il nome
più grosso nel nutrito cast di “Luck”, anche qui ricopre il ruolo
di un criminale che nel pilota della serie esce di prigione e non riesco a non
immaginarlo come l’ombra lunga di Mann su questa serie.
Dennis Farina va a prendere Chester "Ace" Bernstein (Dustin Hoffman) all’uscita di prigione a bordo di una Mercedes ben inquadrata (perché lo sponsor va rispettato), il vecchio asso vorrebbe tornare nel giro, malgrado i controlli della libertà vigilata (per altro gli stessi che Hoffman affrontava anche in “Vigilato speciale”) e una malattia degenerativa che ha effetto sulla sua memoria a breve termine, questo non impedisce a Dustin Hoffman di mangiarsi un paio di scene del pilota, quando i vecchi compari vedendo il suo registratore lo accusano di essere diventato un informatore per la polizia.
Mann mescola la vita del carcere con l’ecosistema chiuso degli ippodromi, le cui dinamiche e facce vengono inquadrate da Mann come l’interno della prigione di La corsa di Jericho, un montaggio veloce e dinamico per presentare tutti i personaggi, tra cui l’allevatore di cavalli messicano poco rispettato dai colleghi Yankee (John Ortiz), oppure l’anziano proprietario degli animali, Walter Smith interpretato da un intenso Nick Nolte, quasi un peccato che il vecchio Nick abbia incrociato Michael Mann solo in età avanzata e con tutti i segni di una “vida loca” addosso, quei due insieme avrebbero potuto fare scintille.
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Nick Nolte insieme a BoJack Horseman, che grande cast! |
Michael Mann dirige il pilota di “Luck” imponendo un ritmo che diventa sempre più ossessivo, come se la trama si stringesse attorno al nutrito cast, perché la preparazione alla corsa chiave, viene raccontata da Michele Uommo con le stesse dinamiche dei suoi film di rapina, ancora una volta i personaggi Manniani sono in corsa contro il tempo, dediti alle loro professioni e in molti casi in balìa del destino, facile ritrovare in questi personaggi i Frank e i Vincent che da sempre popolano la filmografia di Mann.
Legato alla corsa principale è anche il milionario montepremi in palio, più di due milioni di dollari a chi indovinerà i vincitori di sei corse consecutive, in quella che è a tutti gli effetti “Febbre da cavallo” (1976), ma diretto da uno dei più grandi registi viventi sul pianeta, si finisce a seguire gli eventi aggrappati ai braccioli della poltrona, la regia è immediatamente distinguibile: ci sono tutti i primi piani stretti a cui Mann ci ha abituati, ma anche il crescendo musicale che riesce ad essere coinvolgente nel suo risultare lontano dai canoni a cui Hollywood ci ha abituati, anche perché termina con una vittoria sì, ma in modo anti glorioso, vedere per credere.
Il problema principale di “Luck”? Gli altri episodi non tengono il passo del pilota diretto da Mann, trattandosi di una serie nata dal compromesso tra due cavalli di razza, “Luck” risulta troppo involuta su se stessa, la storia procede a ritmo lento, se non volutamente lentissimo come se si rivolgesse solo al mondo degli scommettitori e degli appassionati di ippica, certo, ci sono momenti anche divertenti, ma manca quel grande arazzo di loschi figuri che fanno la storia (e la portano avanti) come in Deadwood, a cui malgrado il pilota diretto da Mann, bisogna dirlo, “Luck” non allaccia nemmeno le scarpe.
Mentre si perde progressivamente quella tensione che Mann aveva saputo mettere sul tavolo con il primo episodio, la sfiga ha colpito forte una serie che la fortuna l’ha avuta solo nel titolo, già, perché quando hai dei cavalli da corsa il rischio che si feriscano o peggio, è sempre molto alto, alla morte del primo cavallo utilizzato per le riprese, la HBO cominciò a ricevere le proteste degli animalisti, sempre più inferociti dopo la morte anche del secondo animale impiegato per le riprese. Ho cercato notizie in merito, ma evidentemente il canale deve aver fatto una buona pulizia, perché non sono chiare le dinamiche delle morti di quelle povere bestie, se per malattia o per una cattiva gestione sul set, di sicuro alla morte del terzo animale nel giro di poche settimane di lavorazione, la HBO non ha atteso altre lamentele chiudendo la serie prima del tempo (storia vera).
Quindi, se “Luck” risulta un lavoro puramente in stile David Milch, anche se non uno dei suoi migliori o beh, più fortunati, vi consiglio almeno di vedere il primo episodio, un mini film di circa un’ora di durata in cui Mann malgrado tutti i compromessi, ha saputo dare la sua impronta anche questa volta, cavallo di razza, inutile negarlo.
Ora, potrebbe sembrare che io stia tendando di tirare per le lunghe questa rubrica, ma in realtà forse questo scalcagnato blog dal nome lugubre un minimo di fortuna a Mann l’ha portata, oppure è solo il caso ed io vedo segnali come gli scommettitori di “Luck” (mi sembra più probabile), ma da quando l’ho iniziata non solo l’eterna incompiuta di Mann, la biografia su Enzo Ferrari pare finalmente essersi sbloccata in modo definitivo (dita incrociate), ma anche un’altra sua serie, annunciata da anni di cui si erano perse in parte le speranze ha esordito sul piccolo schermo, ne parliamo tra sette giorni, per l’ultimo capitolo (salvo altre gradite soprese) della rubrica, non man(N)cate... Ok la smetto!
Intanto per riempirvi l’attesa fino a venerdì prossimo, vi ricordo il post dedicato a Blackhat, unico film di Mann su cui avevo già scritto qualcosa, ma da oggi troverete il mio vecchio commento in versione riveduta e ampliata, lo trovato QUI in tutto il suo cibernetico splendore, buona lettura o rilettura!
No, questo non lo conoscevo.
RispondiEliminaDiciamo che per il sottoscritto quando si inizia a parlare di serie iniziano i problemi.
Se non altro merita il primo episodio, da quanto dici. Al punto che in quanto pilota orse funziona persino come film a se' stante.
Sono curioso di vedere cosa ci riserva il prossimo...
Un po’ si, di sicuro resta l’episodio migliore in assoluto di tutta la serie, Manniano al 100%. Nel frattempo in attesa di venerdì prossimo e dell’ultimo capitolo, trovi anche il post riveduto a corretto (e ampliato) su “Blackhat” ;-) Cheers
EliminaFaro' un salto anche da quelle parti, allora.
EliminaCi vediamo di là ;-) Cheers
EliminaAll'epoca ricordo che Roma era tappezzata di cartelloni di Sky Atlantic, che tutti quelli che mi circondavano consideravano un regalo divino: come si può vivere senza averla? Peccato le uniche serie pubblicizzate fossero "House of Cards" e "Game of Thrones", non sembrava esserci altro materiale, ed è esattamente tutto ciò che hanno visto quelli che mi circondavano. Invece tu mi dici che trasmettevano anche altro??? :-P
RispondiEliminaSe mi citi "NYPD" e "Deadwood" mi compri facile, ma non sapevo del Milch peperino, o comunque dell'alta incompatibilità con Mann. Seguirò il tuo consiglio e almeno il primo episodio me lo gusterò, poi si vedrà.
Penso che "Luck" si sia persa, di sicuro non è stata affatto pubblicizzata, ma sarebbe stato divertente assistere ai battibecchi sul set tra quei due cavalli di razza ;-) Cheers
EliminaMann alle prese con una "Febbre da cavallo", in pratica... In effetti non era cosa semplice riuscire a beccare questa serie, ai tempi. E infatti la MANNdrakata di Mann l'ho MANNcata del tutto (ok, adesso la smetto io) ;-) ... Almeno il primo episodio lo recupererò, come da saggio consiglio ;-)
RispondiEliminaPer fortuna ora non è complicato recuperare le vecchie serie, fammi sapere la tua impressione ;-) Cheers
EliminaLa mia impressione sul primo episodio è di sicuro una buona impressione: quel grand'Uommo di Michele riesce sempre ad ottenere il meglio da chiunque, cavalli compresi (le sequenze delle corse sono tesissime, per non parlare dell'incidente occorso a quello sfortunato cavallo e relativa, inevitabile conseguenza). Ed è un vero peccato, sì, che lui e Nolte si siano incrociati così tardi... ma pure qualche collaborazione in più con Dustin Hoffmann -un Chester "Ace" Bernstein fenomenale-non mi sarebbe dispiaciuta affatto ;-)
EliminaUn modo per chiudere il cerchio con Ace e quella scena del cavallo... GULP! Insomma la mano dell'Uommo si vede tutta ;-) Cheers
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