Il formato a tre titoli inventato da Quinto Moro ormai lo conoscete, oggi affronterò tre titoli horror tutti del 2022, uno buono, uno discreto e l'altro decisamente brutto. Vamonos!
Lo so che siete stufi marci di sentir parlare di infezioni che si chiamano qualcosa trattino numero a due cifre, proprio per questo per affrontare il titolo di oggi faccio un giro più lungo.
Prima o poi nella vita ogni appassionato di horror si mette in testa di inventarsi la sua storia, il più delle volte con degli zombie (o persone infette) di mezzo, personalmente non ho mai avuto grosse mire creative in tal senso, ma sollecitato dal solito amico che da grande voleva fare il regista (ne avete avuto tutti uno, se così non è, solo perché eravate voi quell’amico con aspirazioni), mi misi a pensare ad un soggetto: la mia infezione ci avrebbe messo qualcosa come 23 secondi dal morso per trasformare chiunque in una bestia feroce assetata di sangue, tempo cronometrato sulla base della scena finale, perché giustamente se non hai mai scritto una storia, mi sembra logico partire dalla fine no? Alla faccia dei manuali di scrittura creativa.
La mia scena finale prevedeva due sopravvissuti ad un enorme massacro (non chiedetemi quale, tanto non lo so), uno viene morso dal solito zombie cicciato fuori da qualche armadietto, solo per mettersi ad urlare all’amico di sparargli prima di venire trasformato, nella mia testa quello con la pistola si chiama Jurij, anche se di fatto la mai storia finiva come l’inizio di Spara Jurij dei CCCP, quindi poi chiedetevi perché la mia carriera di sceneggiatore (controvoglia) non è mai decollata.
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Assediati in una palestra con il canestro da basket non è poi così male, bisogna solo palleggiare evitando le pozze d'acqua. |
Sta di fatto che qualche settimana la piattaforma Shudder ha rilasciato questo film paraguaiano che mi ha fatto tornare alla mente questa storiella imbarazzante, perché nel nuovo film di Gustavo Hernández, regista di “La casa muta” (2010), gli infetti dopo aver aggredito qualcuno, piombano in una stati per 32 secondi, per effetto del virus del titolo che per fortuna, colpisce senza spiegazione alcuna e senza lasciare il tempo ai complottisti di tirare su qualche strana teoria, anche perché 32 secondi sono proprio pochi per farlo.
La storia è raccontata dal punto di vista di Iris (Paula Silva), che per un disguido con l’ex marito è costretta a portarsi la figlia Miriam (Sofía González) sul posto di lavoro, una vecchia palestra dove la donna lavora come custode, controllando le telecamere a circuito chiuso anche dallo smartphone, perché per nostra fortuna “Virus-32” non è uno di quei film che teme le nuove tecnologia che non conosce, quindi evita di utilizzarne nella storia, con il risultato che la trama (e i vari gadget) sembrano sempre bloccati al 1996.
Gustavo Hernández inizia il suo film con una lunga sequenza davvero riuscita, in cui segue i protagonisti fino all’luogo dell’assedio, dopodiché ci fa affezionare ai personaggi impegnati a portare a casa la pelle, aggiungendo alla lista degli assediati anche Luis (Daniel Hendler), personaggio che nasconde tra le mura un segreto interessante, che è solo la prima delle due scene in cui Gustavo Hernández sembra rifarsi al cinema di Zack Snyder, ma senza le trovate tamarre o al limite del comico.
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Siamo passati da 58 minuti per morire a 32 secondi, l'aspettativa di vita è molto calata in questi anni. |
La passeggiata nel corridoio pieno di infetti in stati (si, ma solo per 32 secondi) ricorda una versione meno esagerata di quella di Army of the Dead, mentre la moglie di Luis beh, vi dico solo che qui non ho potuto non pensare a L’alba dei morti viventi di Snyder, se non altro qui la trovata risulta un pochino più realistica e meno pacchiana, non aggiungo altro in più a quanto non abbia già detto per non rovinarvi la visione.
“Virus-32” non fa nulla di davvero originale, non troverete nel film molte novità sostanziali anche perché è davvero complicato dire ancora qualcosa di nuovo con una storia di zombie (o persone infette), più che altro troverete buona regia da parte di Hernández che sa davvero come muovere la macchina da presa e in generale, un ottimo modo di giocarsi le carte a disposizione piuttosto bene, il risultano non è un film memorabile, ma abbastanza valido da risultare comunque meno anonimo dell’infinita massa di film della stessa tipologia, quindi se vi ha stufato il nome dell’infezione trattino numero a due cifre, del tutto comprensibile ma non sfogatevi con questo film, che invece potrebbe salvarvi la serata.
Vi ricordate di Wyrmwood, se si vuol dire che leggete questa Bara da un sacco di tempo perché era uno dei primi post di questo blog, come passa il tempo a furia di colpire sui tasti.
Il primo capitolo uscito ormai la bellezza di sette anni fa, era l’esordio dei fratelli Kiah Roache-Turner (regista e sceneggiatore) e Tristan (produttore e sceneggiatore), due australiani purosangue con l’idea canonica per chiunque voglia fare del cinema horror, dirigere il loro film di zombie di chiara ispirazione Romeriana, ma restano come dire, a chilometro zero, con entrambi i piedi ben piantati nella tradizione locale, che poi sarebbe quella di George Miller.
Venduto quindi come un incrocio tra Mad Max e Dawn of the Dead, era chiaro sette anni fa come oggi che Wyrmwood avrebbe potuto spostare la storia del cinema dalla sua traiettoria più o meno come uno moscherino potrebbe far deragliare un treno in corsa volando velocissimo in direzione opposta, quindi i paragoni arditi servivano solo ad inquadrare un film divertente, caciarone pieno di morti viventi (o persone infette, non è chiarissimo) ideale per passare una serata ignorante.
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La grazia e la delicatezza di cui solo gli australiani sono capaci. |
Eppure i fratellini Roache-Turner non mollano l’osso, dopo averlo presentato lo scorso ottobre al festival di Sitges, i due sono tornati con il secondo capitolo di quella che quasi mi auguro diventi una saga vera e propria. La storia quindi ci riporta nella landa desolata australiana infestata da zombie, concentrandosi su un personaggio secondario del primo film, il capitano Rhys (Luke Mckenzie) e anche questa se vogliamo, possiamo considerarla una trovata scippata dai due australiani a George “Amore” Romero.
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Pose da duri ne abbiamo? |
La scena iniziale fa parte dei primi famigerati cinque minuti di un film, quelli che ne determinano tutto l’andamento: Rhys si sveglia, si allena e poi dopo la classica colazione australiana a base di birra e rutto libero esce dal suo camper per continuare la sua routine, fatta di zombie utilizzati per alimentare l’impianto di irrigazione del suo orto. Già perché la caratteristica degli infetti (come detto, non è chiarissimo se siano davvero morti) di Wyrmwood è quella di emettere una specie di “fiatella” giallastra, un po’ come se si fossero sfamati con cucchiaiate di Bagna Cauda, che i sopravvissuti hanno imparato ad utilizzare come carburante per le loro automobili, ma anche per tutti gli altri rudimentali strumenti necessari a sopravvivere.
Ma il vero lavoro di Rhys non è il coltivatore diretto, quanto il cacciatore di zombie, da portare vivi o morti al terribile dottore (Goran D. Kleut), il pazzoide in tuta gialla del primo film, che prosegue i suoi esperimenti ufficialmente per trovare una cura alla pandemia globale, ma avrete già intuito che non sarà così se avete visto più di due film in vita vostra.
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Sono passati sette anni e sei ancora vestito come Walter White. |
“Wyrmwood - Apocalypse” prosegue quindi sul solco del primo capitolo, portando avanti questo le vicende in questo mondo matto dove chi viene infettato si trasforma in una via di mezzo tra uno zombie e un super eroe con gli occhi bianchi, infatti in una delle scene più tese, quella in cui Rhys deve mettere alla prova i suoi addominali, tenendo le gambe sospese sopra un branco di non morti affamati pronti a divorargliele, torna in scena anche Brooke (Bianca Bradey), che ormai aveva saltato il fosso trasformandosi in un nuovo super essere alla fine del primo capitolo.
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Bianca è il nome ma fa anche riferimento allo strano colore degli occhi. |
Insomma “Wyrmwood - Apocalypse” prosegue la sua corsa (è il caso di dirlo), continuano a sfoggiare quella sua aria spudoratamente australiana, nelle soluzioni e nella trovate, senza mai tirar via la mano su sangue, budella e morti ammazzati, sempre schierato dalla parte degli nativi ben rappresentati da Maxi (Shantae Barnes-Cowan), tutti insieme alle prese con le pillolette gialle il cui contenuto non è impossibile da intuire, ma garantisce effetti sanguinolenti.
Insomma, anche se sono passati sette anni, anche il secondo capitolo di “Wyrmwood” incarna alla perfezione quelle che io chiamo amichevolmente “Porcate di mezzanotte”, quei titoli che sono perfetti quando hai ancora voglia di film, ma l’ora è tarda e sei troppo stanco per iniziare qualcosa di più impegnato. Mi auguro solo che Kiah Roache-Turner non ci metta altri sette anni per trasformare in trilogia questa sorta di rilettura in chiave australiana di Z-Nation.
Ogni tanto mi faccio del male da solo. Nel mio masochismo voglio provare a capire se qualcuno, da qualche parte nel mondo, sia riuscito nell’impresa di realizzare un film di esorcismi in grado di prendere le distanze dai canoni imposti da Billy Friedkin nel 1973. Puntualmente finisco come John McClane, sul tetto della Nakatomi, con la manichetta dell’estintore legata in vita e pronto al salto a dirmi: «Ma come mi vengono certe idee!»
Attratto da qualche commento entusiasta, ho ignorato il mio senso di Cassidy che mi avvertiva della caSSata e mi sono guardato “The exorcism of God”, film di Alejandro Hidalgo presentato anche al festival di Sitges, dove mi auguro abbia raccolto risate, perché il film prometteva se non altro possessioni innovative, però quando entra in scena il protagonista, Padre Peter Williams (Will Beinbrink), chiamato d’urgenza per una brutta possessione, Hidalgo lo inquadra fermo davanti alla finestre illuminate della casa, nella posa di Padre Merrin ispirata al dipinto “L'impero delle luci II” di René Magritte, il tutto al secondo minuto di film, alla faccia della presa di distanza dall’iconografia creata da Hurricane Billy!
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Prendere le distanze dall’iconografia creata da Friedk... Se vabbè, buona notte! |
La tragedia continua quando dentro casa, Padre Williams legata al letto trova la solita posseduta in vestaglia, perché se lo DIMONIO entra nel tuo corpicino, la prima cosa da fare è vestirsi come Regan, con la differenza che qui Alejandro Hidalgo ci mette del suo, quindi la posseduta non è una ragazzina ma una donna fatta e finita e con delle caratteristiche beh, estremamente femminili.
Ora, io avrò anche una “mente sporca” (traducendo a braccio da un’espressione dei nostri amici Yankee) e in quanto possessore di Cromosoma Y magari tendo a notare delle cose più di altra parte del pubblico, però Alejandro, benedetto figliolo, se tu mi inquadra la posseduta ad altezza beh inutile girarci attorno, poppe, diventa difficile provare tensione, in particolare se le suddette riempiono l’inquadratura con tanto di annessi capezzoli fuori misura, insomma qui mi sembra chiaro che buona parte degli effetti speciali del film si sia concentrata su una cosa, anzi due.
Però vabbè, lo so cosa state pensando: «Cassidy sei uno zozzone non me lo sarei mai aspettato!», però mettetevi nei miei panni e nella testa matta del nostro Hidalgo, che fa fare alla sua posseduta le stesse trovate con cui ci aveva deliziato Regan, ma in versione porno zozza. Sul serio: si tocchiccia i paesi bassi con effetto sonoro quasi comico, si smanaccia le poppe, inoltre quando il prete la ricopre con schizzi di acqua santa lei ammicca, mugugna, mostra la scollatura (e non solo) insomma io non ho mai fatto il chierichetto in vita mia (proprio mai), ma il regista qui più che pescare dalla borsa dei trucchi del cinema Horror, sembra prendere a piene mani da quella del cinema per adulti, quello con la tripla X.
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Non so se ridere, piangere o sentirmi a disagio per il regista. |
Salvo poi sbracare malamente, perché ogni tanto la posseduta pianta un urlo, che fa volare gli oggetti della stanza addosso al prete, quindi i primi cinque minuti di “The exorcism of God” sono in perfetto equilibrio tra un porno (immotivatamente perverso e anti clericale) e una parodia degna di “Scary Movie”. Sul serio questo film dovrebbe essere visto da tutti, per capire come non si dovrebbe mai fare un horror e per mettere la mia di anima in pace, non sono io che vedo zozzerie casuali nel film ma è Hidalgo ad avercele infilate a forza!
Come continua questa farsa? Con Padre Williams che si consulta telefonicamente con il suo compare Padre Michael Lewis interpretato da Joseph Marcell, quindi non vi dico quanto possa essere credibile un horror in cui il secondo esorcista ha il volto del maggiordomo di “Willy il Principe di Bel-Air”, ma quando piove grandina e Hidalgo ci manda là fuori senza ombrello.
In un’altra scena ben oltre il limite del tragicomico, Padre Williams in quello che è palesemente un tentativo (fallito) di dominare un’erezione con un urlo degno di un combattimento di Goku in “Dragon Ball”, finisce per infrangere la regola aurea del dottor Peter Venkman: non possedere mai le possedute! Quindi vedete che alla fine è un porno per davvero?
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Seduto su due piedi qui con te, ti parlerà di Padre Williams superfico del Vaticano. |
Salto in avanti di diciotto anni, Padre Venkman Williams è considerato un Santo che aiuta gli orfani (non voglio sapere come!!) che ha sepolto il suo sporco segreto lontano dagli occhi di tutti, chiamato in una lurida prigione ad aiutare un’altra posseduta di nome Esperanza (mamma mia quanta originalità, ad interpretarla invece è María Gabriela de Faría), il nostro uomo di Chiesa potrà redimersi, seguono carcerare che si contorcono, che si accattano alle pareti come l’Uomo Ragno e un finale con tanto di camminata del protagonista verso il Vaticano, che mi ha ricordato l’esorcista si, ma quello di Renny Harlin, a mio avviso la vera ispirazione di Hidalgo, a meno che non abbia noleggiato “L’esorcista” e gli abbiano dato la parodia porno, che non penso nessuno abbia mai avuto il fegato di dirigere, almeno fino all’arrivo del nostro Hidalgo.
Quindi il risultato del mio masochismo è questo: no, i film di esorcismi sono ancora fermi al 1973, ma se volete vedere una roba a metà tra un casto porno e una parodia, ora sapete che film cercare.
Ammazza Cassidy,sotto l'immagine che hai postato dell'indemoniata,io sarei stato tentato di inserire sotto la didascalia:"Un tempo avevi detto di trovarmi attraente!" "Tesoro....adesso fai veramente schifo!" Cit.
RispondiEliminaI primi cinque minuti di quella roba (film sarebbe troppo) sono una fonte infinita di gag, avrei dovuto inserirli tutti nel post, avrei potuto scrivere una caSSata delle mie senza difficoltà ;-) Cheers
EliminaPerò la foto che ripete la locandina dell' Esorcista originale è molto bella dai... Sicuramente un omaggio a Friedkin. Non posso credere che sia tutta scopiazzatura, sarebbe troppo palese... O sono ingenuo?
RispondiEliminaLo è, ma il problema ha radici più profonde, non esistono film sull'esoecismo che non siano più o meno ricalcati su quello di Hurricane Billy, questo vuole dire due cose: lui è un gigante, gli altri peccano di poca creatività. Cheers
EliminaMmmm non mi sento convinto ad approfondire al conoscenza di questi tre, anche se le "pose da duri" sono gagliarde :-P
RispondiEliminaIn effetti si, gli Australiani sono gagliardi di loro ;-) Cheers
EliminaL'ultimo non ha bisogno di presentazione e neanche visione, per gli altri c'è bisogno di pensare.
RispondiEliminaL'ultimo doveva stare qui, il mondo deve sapere che esistono film così ;-) Cheers
EliminaSai che non ho mai visto Wyrmwood...?
RispondiEliminaCome "porcata di mezzanotte" fa ancora il suo dovere, ma non è un titolo fondamentale. Cheers
Eliminaguarda che presentandolo come "porcata di mezzanotte" stai facendo l'esatto contrario, lo vendi come un titolo fondamentale
EliminaIn effetti alla fine alle mie "porcate di mezzanotte" voglio bene, svolgono il loro ruolo ;-) Cheers
EliminaUhm, mi sa che nessuno dei tre (di certo non l'ultimo) riesce a modificare le settimane horror estive, alle storie di zombie e contagi preferisco le storie di fantasmi.
RispondiEliminaDovevo scriverne, il mondo deve sapere cosa gira in questo periodo. Dopo l'ultimo "Scream" e X non sono usciti titoli fondamentali, le storie di fantasmi meritano, ti farò sapere dovessi imbattermi in una degna di nota. Cheers
Elimina"Virus-32"... ma impegnarsi un minimo sul titolo sembrava brutto?
RispondiEliminaNon è che ci volesse tanto: "A 32 secondi dalla fine" - "Fuori i secondi" - "Don't count: just run" - "The time is running out" (con scena di sbranamento sul brano dei Muse) - "Z-Clock: 32" - "Dead in a half minute +2" - "Fuck title: another zombie movie" - "32 jump dead" - "Ready, set, zombie!"
Mi propongo come titolista precario, accetto anche pagamenti in buoni pasto o frattaglie.
p.s. un minuto di riflessione sulla Bara che diventa politicamente corretta, in un primo tentativo di abbandonare la Z word e sdoganare il più inclusivo "persone infette"
Propongo anche diversamente vivi, o transviventi.
"Wyrmwood 1" non l'ho visto ma mi è venuta voglia di recuperarlo.
"The exorcism of questo o quello" non mi pronuncio perchè i film a tema spiritistico e possessivo non mi interessano più dal '74.
Miglior commento della settimana? Miglior commento ricevuto sulla Bara in settimana. Applausi! ;-) Cheers
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