Allacciatevi ben stretto il giubbetto antiproiettile e attenti ai proiettili vaganti, il vostro Quinto Moro dal grilletto facile vi porta a fare una passeggiata tra i sobborghi di Los Angeles del 1992. O è il 2022? Perché il tempo passa ma certe cose non cambiano mai.
Alle superiori tenevo in tasca una lista di film, e se sentivo parlare di un titolo con sufficiente entusiasmo finiva sulla lista. In una tediosa giornata come tante una prof. mi fece drizzare le orecchie dicendo: “come in Un giorno di ordinaria follia, con Michael Douglas che un giorno perde la pazienza e va in giro a far esplodere le cose con un bazooka”. Non ho la minima idea di cosa avesse blaterato prima o dopo la parola “bazooka” ma tanto bastava, ho gusti semplici io.
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Basta parlare del passato. Sguardo al futuro! Ma è la mia scuola quella? |
Al titolo originale “Falling down” ho sempre
preferito l’italico “Un giorno di ordinaria follia”, ma si perde l’inside-joke sulla
canzoncina “London Bridge is falling down” che unisce le storie dei due
protagonisti: ricordo felice di un giorno alle giostre per uno, il sogno di
vecchiaia pacifica in Arizona per l’altro, così come il falling down del
protagonista. Il film però non racconta “la caduta”, piuttosto un tentativo di
risalita dopo il duro risveglio sul fondo del sogno americano. Ed è nell’incipit
rubato a 8½, in mezzo al traffico, assordato dai clacson e i martelli
pneumatici, stressato dalla calura e dalle mosche, che Bill Foster – aka D-Fens
la D è muta – si scuote dal torpore. Abbandona l’auto per tornare a casa
dalla sua famiglia e fa quasi tenerezza. Sembra un impiegato, con occhiali,
camicia bianca e cravatta. Un tipo qualunque. Ma avete presente le interviste
ai vicini di casa nella cronaca nera?
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“Un tipo tranquillo, salutava sempre…” |
Bill ha il volto di un Michael Douglas all’apice
della carriera, reduce dai successi che l’avevano portato nell’Olimpo di
Hollywood e scrollarsi la pesante eredità paterna: dalle relazioni pericolose
con Glenn Close e Kathleen Turner, passando per le strade di Wall Street e il
letto di Sharon Stone. Douglas junior è sempre stato meno guascone di papà
Kirk, eppure su quel mascellone e lo sguardo infido ha costruito i suoi personaggi
migliori, spesso torbidi, fallibili e sull’orlo del precipizio. Questo ruolo
sembrava scritto per lui, e Douglas ci teneva tanto da ridursi il cachet pur di
agevolare la produzione, che non era proprio convintissima. Si perché il
momento non era propizio per un film su un maschio bianco – e armato – in giro
per Los Angeles a sfogare la sua rabbia. Ve lo immaginate questo film uscire
dopo l’uccisione di George Floyd o l’attacco al Campidoglio? Nel 1992 stessa
cosa, con le rivolte di Los Angeles scoppiate per via di quattro sbirri che
erano stati ripresi a bastonare (letteralmente) l’afroamericano Rodney King:
assolti. L.A. fu gettata nel caos per settimane, con decine di morti ammazzati.
“Un giorno di ordinaria follia” si stava girando in quell’atmosfera, negli stessi quartieri delle rivolte, con l’interruzione delle riprese in esterni e ritardi di produzione. Quando il film uscì incassò accuse di razzismo e un vaffa dai coreani offesi che lo bandirono, sentendosi mal rappresentati dal negoziante troppo caro (avete presente gli indiani offesi per Apu nei Simpson? Stessa cosa). 1992 – 2022. Differenze? Ah sì, abbiamo gli iPhone. Molto utili per riprendere certe gesta di chi veste di nero o di blu, non solo come alternativa alle cabine telefoniche.
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Metti “Like” se desideravi farlo negli anni ’90 |
Cabine telefoniche a parte, il film è invecchiato tristemente bene. Se trent'anni fa potevamo raccontarci che “quelle cose lì succedono solo in America”, questo film ci mostra un mondo più vicino, una cartina tornasole delle solite tensioni sociali irrisolte, individuali e collettive.
Michael Douglas qui è una specie di prototipo del maschio divorato e tradito dal mondo che sperava di dominare, o almeno di servire. Tutto ciò che gli resta è la rabbia, urlata una frase iconica dopo l’altra dal “te la do la valigetta, nei denti!” alla più maschia “impara a sparare stronzo!” Potrei recitarvele tutte, ma il meglio sta nelle sfumature che l’attore riesce ad esprimere, rivelando a sorpresa le fragilità del personaggio (la scena della bambina mi colpisce ogni volta). Infatti Bill non è il prototipo dell’americano razzista e retrogrado, è un uomo comune deragliato, patetico, sfinito: non è un fanatico delle armi – spesso incapace di usarle – né un razzista convinto. Sembra incarnare la rabbia fascista dell’uomo bianco, ma la rifiuta con tutto se stesso.
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Legge delle 3P: Non con la Prosa né con la Poesia. A certa gente la democrazia va spiegata col Piombo. |
Bill non è incazzato col coreano immigrato perché è un coreano immigrato, né con la gang dei latinos perché sono latinos. Bill è incazzato col mondo. In ogni atto di violenza cerca di autoassolversi, rivendicando il diritto alla rabbia e quel posto nel mondo che sa di aver perso. Disprezza tanto i poveri che gli chiedono l’elemosina quanto i ricchi che giocano a golf. Tanto gli immigrati stranieri quanto i fascisti americani. Alla fine, l’unico uomo per cui sembra provare empatia è un afroamericano, camicia bianca e cravatta che come lui ha perso la testa e sbraita davanti a una banca perché non è “economicamente affidabile”.
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“Ora devi fare a te stesso una domanda: mi sento economicamente affidabile?” (quasi-cit.) |
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“Sono il Sergente Prendrerg…Pendreragrst…Pender… insomma, mi chiamo Wolfe, risolvo problemi” |
Discorsi sociopsicopoliticantropologici a parte,
questo poliziesco atipico è diretto da quel signor regista di Joel Schumacher, che
non dovremmo ricordare solo per i tristi giorni tra le tutine capezzolute di Batman
& Robin. Schumy sa come costruire la tensione o rovesciare tutto,
alleggerendo l’atmosfera e depotenziando l’ira del protagonista con situazioni
farsesche – la scena del fast food, la con la mitica valigetta.
Se il film funziona così bene, oltre al mestiere del regista, è per la sceneggiatura di Ebbe Roe Smith che di mestiere faceva l’attore ma qui centra il bersaglio pieno. Le maestranze di serie A nella crew hanno fatto il resto: Andrzej Bartkowiak alla fotografia (una carriera con Sidney Lumet) rende tutto bello da vedere, dal solleone mattutino alle soffuse scene in interni, e se Bill spicca praticamente in ogni scena per i contrasti di colori, Prendergast si confonde continuamente con lo sfondo, quasi una carta da parati umana. Paul Hirsch al montaggio (fido compare di un altro grande: Brian De Palma) si fa notare in tutte le scene più importanti, dove il ritmo e la tensione sono misurati proprio dagli stacchi.
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“London Bridge is falling down” musicata da Morricone sarebbe stata la ciliegina sulla torta. |
Chiudo con una nota dolorosa e nostalgica per la
mia vhs del film, caduta nell’esercizio del dovere per la stesura di questo
commento: non ha retto a stop e riavvolgimenti. Un minuto di silenzio per il
nastro martoriato dal vecchio videoregistratore. Ma se vi ho convinto a
scoprire o rivedere questo film con lo sguardo di oggi, ne sarà valsa la pena.
P.S.
Mille grazie a Quinto Moro per aver recensito il film!
Vi invito tutti a passare a scoprire qualcuno dei suoi lavori, che potete trovate QUI.
Ricordo che lo vidi su telepiù rimanendone folgorato; ero stato colpito dall'impatto visivo dei colori, forse Joel ha preso spunto da Tony Scott?, e dall'incisività della storia.
RispondiEliminaHo sempre pensato, e tutt'ora ne sono convinto, che sia un film a "blocchi", nel senso che sia stata presa ad esempio una giornata ordinaria di un cittadino qualunque e sia stata sezionata pezzo per pezzo, facendo una sorta di "...cosa accadrebbe se...".
Spassosa la scena nel mcdonald's.
La tempistica con cui uscì sicuramente non aiutò gli incassi del box office eppure, per quanto mi riguarda, il film avrebbe avuto diritto a ben altri onori. Direi che si tratta di un film quasi dimenticato e che mise il regista sulla mia personale "mappa geografica dei registi" (io, oltre alla lista dei film da vedere avevo anche la lista dei registi da seguire) dalla quale scomparve subito dopo "l'uomo pipistrello per sempre".
Duvall ottimo nella parte ma un pò troppo "buono" e poco poliziotto, quasi un padre per un figlio che non ha mai conosciuto e che avrebbe avuto bisogno di una guida paterna per evitare di cadere nella follia di un giorno ordinario.
Nizortace.
In effetti l’ultimo “blocco” è quello dove l’umorismo sottile (perfetto per sottolineare il tono grottesco) sale di colpi prima del finale drammatico. L’unico difetto che riesco ad imputare al film: non è chiarissimo come mai il protagonista abbia ricevuto dal giudice un ordine restrittivo, visto che non è mai stato violento con moglie e figlia, per altro una Barbara Hersey di nuovo perseguitata dopo “The Entity”.
EliminaMi piace molto il personaggio di Robert Duvall, penso sia un esempio positivo di maschio bianco responsabile, uno la cui gentilezza viene scambiata per debolezza (dalla moglie, dai colleghi, dal capo che lo percula perché ha deciso di stare dietro ad una scrivania per amore di sua moglie), c’è un bel discorso su come un maschietto per farsi rispettare, debba indossare la sua faccia incazzata per forza, altrimenti non viene considerato un uomo vero nella società dipinta da Schumacher (che con quella fotografia ti fa sentire il caldo addosso).
Inoltre la malinconia di fondo, SPOILER!!!!!
Oggi una bimba festeggerà il compleanno, domani le verrà detto di suo padre.
Il poliziotto avrà anche vinto, ma domani dovrà fare i conti con il non trasloco, con il collega preso (giustamente) a pugni, con il capo (giustamente) mandato a ‘fanculo in diretta tv e vuoi che non arrivi la disciplinare, ad indagare come mai ha sparato ad un uomo armato di pistola ad acqua. Una serie id vittorie di Pirro, un po’ come quelle che ottiene D-Fense nella sua giornata di ordinaria follia. Cheers!
Non so è proprio un film dimenticato. C'è anche chi lo ritiene sopravvalutato e chi lo ritiene un cult (io appartengo alla seconda categoria).
EliminaDuval "troppo buono" funziona per contrasto, è un eroe improbabile. Sono due uomini che cercano di riprendersi un pezzo della loro vita in modi completamente opposti. Se non avesse incontrato D-Fens, Prendergast forse non se la sarebbe ripresa, come sembra alla fine del film.
Ecco uno dei motivi per cui e' importante dare un occhio alla bara di mattina presto, si puo' incappare in qualcosa che indirizzi bene la giornata. visto al cinema del mio piccolo paese, in un periodo, come tu dici, dove IL FIGLIO DI KIRK,DIVENTAVA MICHAEL,RICORDO anche il resto del cast con il MITICO ROBERT DUVALL .SE BEN RICORDO in quel periodo JOEL TIRO' FUORI DAL CILINDRO anche LINEA MORTALE,PICCOLO CULT di quel periodo. da LUIGI .vi abbraccio
RispondiEliminaGrazie mille, in effetti Linea mortale è uno dei suoi titoli migliori ;-) Cheers
Elimina"Linea mortale" mi manca, lo devo recuperare!
EliminaL'ho rivisto proprio poco tempo fa e ancora ho sentimenti molto contrastanti verso questo film. Da una parte è talmente scorretto da far venire il nervoso, dall'altra col protagonista, per quanto matto, a tratti si può simpatizzare senza problemi, ché quante volte avremmo voluto cambiare i connotati degli impiegati/commessi/passanti stronzi e scortesi? Comunque è ancora oggi un film capace di far discutere e riflettere, purtroppo molto attuale.
RispondiEliminaIl film le prova tutte per giustificare la follia del personaggio, che alla fine uccide una persona sola, lo stronzo nazi che ammettiamolo, due schiaffi se li meritava tutti. Ed è proprio su questo sentimento in equilibrio che il film funziona, lo sbirro di Duvall aiuta a riequilibrare un po', se uscisse oggi un film così, non mordicchierebbe allo stesso modo, ma farebbe ancora discutere, ne sono sicuro. Cheers
EliminaNon lascia indifferenti, questo è sicuro. Migliora di visione in visione perchè a prima occhiata spicca solo la follia e gli eccessi di violenza di D-Fens, rivederlo aiuta a mettere sempre più in prospettiva la figura del poliziotto.
EliminaMa sai che non l'ho mai visto per intero? 😶
RispondiEliminaChe aspetti? In questi giorni il clima è quello giusto per gustarselo, non solo per la temperatura ;-) Cheers
EliminaSai che l'ho rivisto (di gusto!) una quindicina di giorni fa? Lo ricordavo ma non così bene come pensavo. Ed è agghiacciante di come per certi temi e per alcuni argomenti, il film è rimasto di un'attualità sconvolgente. Eppure sono passati quasi 30 anni...
RispondiEliminaQuando riesce a fotografare la natura umana bene, anche se usi gli strumenti pescati dalla cassetta degli attrezzi del poliziesco (e un po' del B-Movie, ma nel senso assolutamente positivo del termine), di solito vengono fuori film destinati a durare nel tempo. Cheers
EliminaSembra una sceneggiatura scritta durante la presidenza Trump.
EliminaMa mi spaventa come oggi quel tipo di personaggio lo trovi molto più vicino pure nel nostro Paese.
Era anche in anticipo sui tempi per quanto riguarda certi discorsi sulla mascolinità, suggeriti ma presenti.
Quando ho visto la prima (in realtà unica) volta questo film era appena arrivato su Tele+, quindi avevo forse 19 anni o giù di lì: capivo di testa il protagonista ma non di pancia. Oggi, grazie a maggiore esperienza "di vita", mi sembra un film fin troppo buono: ogni giorno in ufficio, accanto ai miei amati colleghi di lavoro, mi passano per la mente cose ben peggiori di quanto fa Douglas su pellicola :-D
RispondiEliminaPenso sia proprio la parte più riuscita del film, lo sai che non è socialmente accettabile, però per tutto il tempo pensi: beh però alla fine ha ragione, in fondo vorrebbe solo le cose giuste, fatte a modino ;-) Lo penso anche io che in certe parti sia fin troppo “da film”, però è un gran bel film quindi va bene così, anche perché all’epoca sollevò polemiche, oggi non la produrrebbero mai una trama così quindi mi tengo il buon vecchio “Falling down” ;-) Cheers
EliminaEsatto, sappiamo quanto non sia socialmente accettabile... ma, del resto, quanto sono socialmente accettabili tutte le storture e i soprusi (vedi mobbing e spiacevoli amenità assortite) che possono spingere qualcuno a dar fuori di matto? E la forza del film sta nel far riflettere amaramente, non certo nel giudicare: se il consesso civile non può giustificare la reazione di Michael Douglas, deve contemporaneamente prendere atto che nemmeno la scelta moralmente e socialmente accettabile di Robert Duvall è così scontata, in una società allo sbando... E su questo il film ci dà ancora di che pensare, dopo trent'anni.
EliminaEra un buon film al passo con i tempi allora, lo è ancora, come società non siamo migliorati, anzi. Cheers
Elimina
RispondiEliminaE “Ragazzi Perduti” non ce lo vogliamo mettere?
Senza contare che, proprio quando pensavo che avesse dato tutto, mi tira fuori un piccolo gioiellino come “In Linea con L'Assassino”.
Ne convengo. Sono stato fin troppo duro, col povero Joel. E tutto perché ho stabilito che grazie a lui ho scoperto che anche un film su Batman può venire brutto.
Come se fosse stata tutta colpa sua...
Pensate che ogni tanto continuo a pensare che questo film lo abbia diretto Oliver Stone!
Perché ricorda in tutto e per tutto lo Stone dei tempi migliori.
Nella luce accecante, nell'atmosfera opprimente e soffocante nonostante la vicenda si svolga per la maggior parte all'aperto. Anche se sotto un cielo reso plumbeo dallo smog.
Con la città che pare un forno, pronto ad arrostire chi vi abita e a mandare letteralmente in fumo i loro cervelli.
Un ecosistema mostruoso. Che per usare un felice sillogismo impiegato ai tempi dal cineracconto di Tv Sorrisi e Canzoni...farebbe saltare le coronarie persino a un toro.
Senza contare i cartelli sullo sfondo, con la scritta KILL ripetuta su decine di ciclostili fino all'ottundimento, con Douglas che si aggira per la strada come uno spettro.
Piccola parentesi: non voglio giustificare certe azioni compiute in passato (e tuttora) dai tutori dell'ordine. Perché spesso la polizia e l'esercito rappresentano un comodo rifugio per un certo tipo di estremisti, come già mostrava Kubrick in “Arancia Meccanica”.
Ma senza dubbio é un lavoro, come dire...complicato.
Pieno di rischi, mal pagato, incline a demotivarti. Dove hai a che fare con criminali che grazie ai loro traffici guadagnano miliardi, si possono permettere avvocati senza scrupoli che approfittano di ogni cavillo di un codice tutt'altro che infallibile.
E sei odiato. Da tutti. Dalla gente, dalla stampa e da chiunque é pronto ad attaccarsi ad un tuo errore per farti a pezzi.
Se sei fortunato te la cavi con qualche barzelletta, e forse riesci ad arrivare alla pensione.
Ma soprattutto devi fare scelte, e prendere decisioni. In pochissimo tempo. E non sempre riesci ad agire per il meglio.
Ma torniamo a bomba, che non é questa la sede.
Grandissimo film, invecchiato benissimo e che ad ogni visione migliora. Perché ti fa scorgere un sacco di nuovi particolari che magari ad una prima occhiata ti erano sfuggiti.
Del tipo che la caduta di mister D – Fens era già in atto da tempo.
Lo si nota dalla scarpe bucate, ad esempio.
Da quante settimane faceva finta di andare al lavoro, con quella valigetta che sembrava contenere chissà quali importanti documenti e che invece conteneva solo un panino ed una mela?
EliminaMi ricorda la scena di Calcare quando faceva finta di andare all'università mentre restava a zonzo sulla metro per tutta la mattina.
Quanti studenti che sanno che a fine anno verranno bocciati, oppure operai ed impiegati rimasti senza lavoro stanno facendo così, in questo stesso momento? Solo per il fatto di non riuscire ad accettare lo stato delle cose, perché finirebbe col crollare anche quel minimo che sono riusciti a tenere in piedi?
Una parvenza di normalità. Ma é proprio in quell'apparenza, in quella normalità fittizia che si generano i mostri. Che macinano, macinano...e logorano.
Semplicemente, Bill non ne può più. Di ogni cosa.
E come sosteneva proprio un altro pazzo...per sbroccare basta una pessima giornata. O almeno più pessima del solito.
Ma tu guarda. Il Joker di Batman. Una coincidenza?
Ma il bello della vicenda é che i contorni non sono definiti, ed é difficile farsene un'opinione chiara.
Sul fatto che il protagonista sia incline alla violenza qualche dubbio viene.
Forse la moglie ha notato qualcosa, e lo ha cacciato prima che fosse troppo tardi.
O forse é una stronza come tante. E tanti, per non far torto a nessuno. Che si é lasciata malissimo, e ha deciso di usare tutti i mezzi che la legge le consente per farla pagare all'ex marito.
Perché si sa a chi da ragione il giudice, quando ci sono di mezzo i figli.
Aprendo un'altra piccola parentesi, dove specifico che non voglio minimamente giustificare i mariti che massacrano intere famiglie per poi farla finita. Ma é indubbio che quando le cose vanno a ramengo, siamo sempre noi a rimetterci.
E basta poco. Anche una minima accusa di violenza, senza prove.
Forse la moglie ne ha davvero subite, o si é inventata tutto? O lo sospettava e basta?
E c'entra solo lei, oppure già che c'era lo ha sospettato persino di possibili abusi sulla figlia?
Come ipotesi mette i brividi.
Penso che ci voglia una gran forza di volontà per resistere, in mezzo a tante rotture e difficoltà. Per impedirsi di fare cose di cui poi ci si possa pentire amaramente.
Non per forza fare del male o uccidere. Ma anche dire cose che magari nemmeno si pensano, solo per il gusto di sfogarsi o pensare di farlo, facendo incazzare la gente per niente.
Ecco, il cuore del film é questo. Un disperato e cinico apologo sull'incapacità di far fronte a situazioni estreme. Ma bisognerebbe ricordarsi che una scelta é sempre possibile.
Insomma...una brava persona non fa quello che ha fatto Bill, persino se dovesse ritrovarsi nella merda fino al collo.
Ma é difficile stabilirlo. Non lo si può sapere fino a che non ci si ritrova in mezzo.
Quante volte vorremmo far fuori una persona che non sopportiamo, o arriviamo al punto di gioire quando veniamo a sapere che le é capitato qualcosa di brutto?
E' normale. Fa parte del nostro retaggio ancestrale. E' la bestia che scalpita. Quella che ci fa pensare che conta che mi salvo io, e al diavolo tutti gli altri.
Finché sono pensieri e basta, ci può stare. Ma alle volte il meccanismo s'inceppa. E allora sono cazzi. Perché una volta imboccata la china, non si torna più indietro.
Ma alla fine, la scelta resta sempre nostra.
Metti il detective Prendergast.
Douglas é fantastico, ma qui Duvall é semplicemente stratosferico.
Anche lui si trova alle prese con colleghi stronzi, molti dei quali evidentemente più giovani ed arroganti che lo considerano un rudere. Senza rendersi conto che dovrebbero rispettarlo solo per il fatto di essere sopravvissuto a chissà quante battaglie, sulla strada.
Nel migliore dei casi lo compatiscono con un misto di tenerezza e disagio, come fa la collega.
Aggiungiamoci una moglie insopportabilmente apprensiva, ma che ha le sue ragioni.
Ti ci voglio vedere, dopo una vita passata a temere che una sera arrivi uno dei colleghi di tuo marito a dirti che é morto sparato.
E anche lì, temi fino all'ultimo. Perché si sa, l'inculata in genere arriva proprio alle battute finali.
EliminaTipo un mio collega che una settimana dopo la pensione é finito sotto ad una macchina.
Ci si dovrebbe incazzare, quanto meno.
Prendergast avrebbe tutti i motivi, per fare come ha fatto Bill. Però a differenza sua deve avere una pazienza che al confronto Giobbe é un dilettante.
Come farei io, come fareste tutti voi (me lo auguro), come farebbero tutte le brave persone.
E voglio credere che qui tutti lo siano.
Invece di rivolgere la rabbia all'esterno, la proietta dentro di sé in modo da non far danni.
Anche se forse gli costerà una gastrite, in futuro. Se non peggio.
Perché tutto ha un prezzo, purtroppo.
Prendergast potrebbe apparire debole, in un mondo che ormai privilegia la reazione.
Non l'azione, si badi bene.
Oggi se t'insultano devi vendicare il torto, ad ogni costo. Altrimenti sei un debole.
Prendergast, lì, é l'unico che RAGIONA.
Pensa, a differenza degli altri che fanno e dicono ogni stronzata che gli passa per la testa. Senza riflettere.
E' l'unico essere pensante in mezzo ad un mucchio di automi che non fanno altro che muoversi in reazione agli stimoli che subiscono. Bill compreso.
Questa, é l'unica differenza per non diventare come Bill.
Fermati. Rifletti. E manda giù. A costo di strozzarti, come diceva Sharon Stone in versione moglie di Nico Toscani.
Ma tu guarda, proprio la Sharon. Coincidenze?
Vien quasi da pensare che Prendergast, una volta che finirà inevitabilmente faccia a faccia con Bill, priovi a farlo ragionare. E invece no.
Il film non dà questo contentino. Prendergast rimane un poliziotto, il suo compito é di arrestarlo e di metterlo in condizioni di non nuocere.
Non gli interessa recuperarlo. Quello é dovere degli strizzacervelli che se lo piglieranno in cura.
Hai ragione, Cass. Temo che avrà scazzi, il giorno dopo. Ma la sua resta una vittoria.
Perché ora sa quel che deve fare. E infatti cambia idea.
In pensione non durerebbe una settimana. Finirebbe stroncato da un infarto.
E' la merda quotidiana a tenerlo in vita, alla fine. E allora...tanto vale continuare a sguazzarci dentro.
Ma non lo fa solo perché la verità é che adora il suo mestiere, anche se fa schifo.
Ma perché là fuori ci sono tanti altri D – Fens, da fermare.
Ne potrebbe venir fuori un altro. Domani, dopodomani...chissà.
E chi meglio di un D – Fens fortunatamente mancato come lui può intercettarli e fermarli?
Perché lai capisce. Li comprende. Perché é come loro.
Siamo tutti in bilico. Ma la scelta di lasciarsi cadere, almeno quella...rimane nostra.
Sì, anch'io ho ancora un mucchio di vhs che non oso più impiegare. Temo che non sopravvivrebbero ad un riutilizzo, dopo tutti questi anni.
Bella fregatura anche questa, dopo tanto sbattimento.
Pazienza.
Chiedo scusa per la lunghezza. Ed il turpiloquio.
Non credo serva elencarli tutti, molti dei film belli di Schumacher stanno anche su questa Bara.
EliminaNon sei stato l’unico a prendersela con il regista per le sue Bat-colpe, alcune vere altre presunte, Oliver Stone lo ha già diretto questo film, si chiamava “Talk Radio”. I cartelli ripetuti “Kill” sono una gran trovata visiva, ma Schumacher sapeva “arredare” il set alla grande, usandolo spesso in maniera creativa per comunicare. Bah non mi sembra proprio che il personaggio di Barbara Hersey sia descritto come negativo, quindi non vedo la necessità di tanto livore, sul perché dell’ingiunzione il film non è chiaro, ma non vedo colpe non da parte della moglie ma nemmeno del marito, forse sarebbe bastata una riga di dialogo per risolvere meglio il dubbio. Cheers
Sorvolo sul discorso delle forze dell'ordine. La gente non disprezza i poliziotti, disprezza gli sbirri. Il fatto che vestano allo stesso modo non significa che si tratti della stessa categoria. Il problema è nel sistema, un sistema che percula Prendergast ma sforna un comandante di distretto come il suo. Prendergast e la sua collega sono poliziotti circondati da sbirri, rendo l'idea?
EliminaL'ingiunzione a me non ha mai lasciato così perplesso, per come funziona la giustizia americana dove si passa davanti a un giudice che può decidere in pochi minuti sulla base di pochi dati (siamo abituati ai grandi processi con giuria e testimoni, ma il grosso avviene con metodi più sbrigativi). Sappiamo che la coppia è divorziata, e che lui si comportava da stalker (come spiegato da Beth agli sbirri, non ha iniziato quel giorno, lei c'è già passata).
Non so.
EliminaLe cause sul perche' si siano mollati non vengono approfondite, come fai notare.
Posso ipotizzare che sia Bill che sua moglie fossero due brave persone.
Almeno finche' filava tutto liscio.
Ma credo anche che il divorzio o una separazione tirino fuori veramente il peggio dalle persone, in certi casi.
In certi casi si diventa delle autentiche carogne, al punto di litigare su ogni oggetto, contendersi la casa fino all'ultimo e farsi ripicche in ogni occasione.
Senza contare i figli, trattati in certi casi come veri e propri ostaggi.
Cose bruttissime, davvero.
Quasi dimenticavo...ho trovato quasi ironica la scena del ragazzino che fa vedere a Bill come si usa un bazooka.
Merito dei film e dei Videogames, o del fatto che ormai anche i bambini le usano ed e' fin troppo facile procurarsele?
Ok una pistola, ma addirittura un bazooka...
Concordo in pieno con Bill sul fatto che in pubblicita' gli hamburger te li fanno vedere enormi, mentre in realta' sono uno sputazzo di panino.
E' un tipico trucchetto della pubblicita', ampiamente documentato. Di mostrare i prodotti reclamato piu' grandi di quel che sono.
Ancora una cosa e poi ho finito, giuro.
Molte vhs che ho in casa tra l'altro sono registrate dalla tv, ovviamente nell'era precedente a quella del digitale terrestre.
Niente niente lo hanno messo anche per impedirci di continuare a farlo?
Al momento non credo sia piu' possibile.
Comunque...ormai mi sono rassegnato a non vederle piu'.
Moltre probabilmente finirebbero in pezzi da sole.
Il ragazzino che lo aiuta a usare il bazooka è una scena improvvisata perchè Michael Douglas non riusciva davvero a preparare l'arma (non l'ho riportato perchè questa curiosità sta scritta praticamente in ogni pagina che parli del film).
EliminaLe vhs hanno fatto il loro tempo, lo dico da nostalgico che ne conserva ancora un centinaio, ma oramai si rovinano e guardarne una è sempre un rischio. Un pò perchè gli ultimi videoregistratori erano davvero scadenti, un pò perchè le cassette si rovinano.
Ci si arriva per logica a pensare che il giudice abbia deciso per l'ingiuzione, grazie alla battuta "Beve?", "Ah pensavo parlasse del giudice", una riga di dialogo chiarificatrice non avrebbe cambiato molto, sarebbe stata un'altra goccia nel vaso ormai colmo del protagonista, anche perché la trama si impegna molto a mostrare sia Barbara Hershey che Michael Douglas come una coppia scoppiata, ma non dei malvagi, quello proprio no. Cheers
Eliminadevo essere sincero, ho sempre adorato questo film e l'ho visto non so quante volte.
RispondiEliminaIl video musicale di Walk dei Foo Fighters è praticamente il remake del film, con Dave Grohl che si innervosisce in macchina per via dell'adesivo dei Coldplay!
Ho sempre fatto il tifo per Michael Douglas perchè raggiungesse la figlia per il compleanno e portarle il regalo...
Esatto, uno vero spasso come molti dei video dei Fighters ;-) Cheers
EliminaSi è vero, rido troppo per la scena con adesivo dei Coldplay.
EliminaIl film è stato citato parecchio, persino Frank Grimes Jr. nei Simpson è basato sull'aspetto di D-Fens: taglio di capelli, occhiali, camicia bianca e cravatta nera.
Quando vidi questo film mi piacque talmente tanto che quando qualcuno mi chiede quali sono i miei film preferiti in un modo o nell'altro rientra quasi sempre nella lista. Da anni ormai non lo rivedo, forse per conservare il bel ricordo, ma non credo che sarebbe un problema, in fondo.
RispondiEliminaNon lo è, lo trovo un film invecchiato molto bene, ancora al passo con i tempi, che sono invecchiati peggio del film di Schumacher. Cheers
EliminaAccusare il film di razzismo, vuol dire sviare il discorso schietto e diretto del film.
RispondiEliminaLa rabbia del protagonista è di matrice socio-economica, non razziale; praticamente il mondo in cui credeva non esiste più, forse in realtà non è mai esistito, si è svegliato di colpo non accettando questo, andando alla ricerca di un inesistente passato felice, subendo lo scacco definitivo.
Incompreso e frustrato per essere stato sfruttato dalla sua nazione, la quale pretende anche di negare la sua rabbia.
Ragazzi la rabbia è un'emozione come un'altra, fate bene a provarla, estetnarla e gridarla al mondo, perché è giusto essere arrabbiati, chi dice che sbagliate non capisce nulla ed è un'ipocrita, a prescindere a quale etnia appartenga. Migliore interpretazione di Michael Douglas, ovviamente zero nomination agli oscar per non turbare i benpensanti.
Chi è che avrebbe accusato il film di razzismo? Di sicuro non nel post, basta leggerlo per capirlo e basta vedere il film perché sia chiaro che le azioni del protagonista non sono mosse da razzismo. Cheers
EliminaNel pezzo ho citato delle accuse di razzismo che ricevette il film alla sua uscita, i sudcoreani se la presero un tantino, e anche negli USA. C'è sempre chi non si sforza di vedere il senso di un'opera e darle contesto.
EliminaSe questo film uscisse oggi, cosa ne direbbero sui socialcosi e nei talk show? Garantito al limone: un branco di razzisti lo glorificherebbe, senza aver capito un cazzo del film. E un branco di buonisti lo criticherebbe come razzista e inno alla violenza.
Non mi riferivo al post, ma alle recensioni dell'epoca e alcune retrospettive dopo quasi 30 anni dall'uscita. Accusarlo di razzismo, vuol dire mettere la polvere sotto al tappeto e non vedere il problema sollevato dal film.
EliminaNon era chiaro ma lo è ora, si era il classico puntare il dito e guardare quello invece che la luna, purtroppo solita vecchia storia, per fortuna il film è più trasparente nelle intenzioni che certe recensioni d'epoca. Cheers
Elimina"Disprezza tanto i poveri che gli chiedono l’elemosina"
RispondiEliminaQuello non era un povero che chiedeva l'elemosina, ma un drogato fancazzista che voleva spiccioli per una dose, ed era pure arrogante, rompicoglioni (i poveracci che chiedono l'elemosina non ti si attaccano come zanzare) e presuntuoso (tutti i suoi deliri insensati sul fatto che lui passasse per il "suo" parco con due valige); se davvero avesse avuto tutta quella fame non gli avrebbe tirato dietro il cibo in valiga.
Va be, sì nel film era un tossico, io volevo spiegare che non c'era un accanimento del personaggio contro questa o quella categoria: ce l'ha col mondo. Tra l'altro quella è una scena memorabile non solo per come D-Fens risponde colpo su colpo, ma anche per come gli regala la valigetta, dopo averla difesa con tutte le sue forze.
EliminaPer me qui siamo al filmone incriticabile, quindi applausi a scena aperta per il Quinto Moro (anche per aver infilato The Killing Joke nella recensione)! Gran film, grande Michael Douglas, gran finale, grande discesa verso l'inferno (express elevator to Hell, going down!)... Non mi stanco mai, mai di rivederlo!
RispondiEliminaA rivederlo si colgono sempre più sfumature. L'accostamento a The Killing Joke infatti mi è venuto solo a quest'ultima visione.
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