Noomi Rapace è fenomenale, ho bisogno di punti fermi per affrontare questo strambo e affascinante film, quindi partiamo da qui, mettiamo nero su Bara il fatto che l’attrice svedese è una che non ha paura dei ruoli tosti e controversi ad Hollywood ma anche lontana dal cinema americano, quando lei è nel cast, sappiamo di poter contare su una che recita sempre dando il massimo.
Piantiamo qualche altro paletto: “Lamb” è il nuovo horror (ma poi è davvero un Horror? Andiamo per gradi) prodotto dalla A24, il che sapete cosa vuol dire, calma calma, ritmo lento (cit.) inoltre tra i produttori esecutivi, oltre alla stessa Noomi Rapace compare anche il nome di Béla Tarr, il che dovrebbe bastare a farvi inquadrare un po’ il prodotto.
Altri paletti per non perderci lungo il percorso, “Lamb” è il film d’esordio di Valdimar Jóhannsson, regista Islandese che si è fatto le ossa nel reparto effetti speciali, che qui firma un film che forse viste le abitudini della casa di produzione è stato etichettato come horror, anche se al massimo potrebbe rientrare sotto l’ombrello dei Folk-Horror, proprio a voler far la punta ai chiodi, potremmo ritrovare in “Lamb” echi da Eco-Horror (perdonate il bisticcio di parole), ma la sensazione che ho avuto è più che altro quella di un film drammatico, con uno spiccato elemento fantastico, abbastanza sinistro da rievocare l’horror utilizzato come metaforona, tutto questo per provare a darvi un’idea di quello che potreste trovarvi davanti guardando “Lamb”.
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La risposta Islandese a Baby Yoda, una tenera "Lambina". |
Valdimar Jóhannsson dirige un cast composto da un’attrice, due attori e un quarto personaggio digitale, una sorta di versione ovina di Baby Yoda, perché “Lamb” è la storia della coppia di contadini María (Noomi Rapace) e suo marito Ingvar (Hilmir Snær Guðnason) che portano avanti la loro routine nell'isolata fattoria Islandese dove vivono, la vita procede placida fino alla sera in cui qualcosa di non ben identificato si intrufola di notte nel fienile dove stanno le loro pecore, un po’ come faceva Lupo Alberto per incontrarsi in segreto con la gallina Marta, infatti dopo il patatrac una delle pecore mette alla luce uno strano ibrido femmina, metà agnellino e metà bambina, nel dubbio la coppia la ribattezza Ada e decide di crescerla come se fosse la loro bambina e non è un caso se Ada, fosse proprio il nome della figlia dei due, scomparsa non si sa da quanto, ma da non troppo visto che non hanno ancora superato il lutto.
La tocco pianissimo: alla faccia di quello che pensa Sua Santità, ognuno ha il suo concetto di famiglia, ci sono fior fiori di coppie che senza figli vivono insieme alla grande, altre preferiscono adottare animali e per un po’ ho pensato che “Lamb” parlasse di questo, quasi un modo satirico per sottolineare questo concetto, ma diventa presto chiaro che Valdimar Jóhannsson voglia portare la storia altrove.
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"Mamma posso andare a vedere Shaun vita da pecora?", "Tra poco tesoro, prima finiamo il post" |
Gli elementi “horror” (virgolette obbligatorie) per quello che mi riguarda sono quasi tutti rappresentati dalla pecora, mamma biologica di Ada che ogni sera, con la costanza che solo una mamma può avere, si libera per andare sotto la finestra degli umani a belare la sua pacifica (ma rumorosa) protesta. Un utilizzo quasi sinistro di un animale che a ben pensarci, avrebbe anche le sue ragioni per protestare, infatti gli umani mettono fine alla rivolta in un modo beh, molto umano. Per la coppia Ada è un dono, una stramba risposta ad una domanda destinata a restare inascoltata, non c’è un motivo per cui i due abbiano perso la loro bambina, ma ora ne hanno un’altra e nessuna intenzione di perderla di nuovo.
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Cuore di mamma (pecora) |
L’entrata in scena di Pétur (Björn Hlynur Haraldsson),
sembra portare il punto di vista di noi spettatori nella casa dei protagonisti,
il fratello Ingvar lo intima subito a non giudicare le scelte di vita sue e di
sua moglie, poi lo prende a sberle come Will Smith con Chris Rock chiarito
questo punto, la vita e il film procede, anche con qualche momento allunga
brodo, parecchi minuti sono dedicati al passato da musicista di Pétur e almeno
una sotto trama che non vi rivelo, l’ho trovata incollata alla storia come un
post-it con su scritto «Comprare il latte» alla portella del frigorifero.
Eppure Madre Natura tornerà a bussare alla porta della fattoria, anche se per maggior precisione dovrei dire Padre Natura, ma sta di fatto che Valdimar Jóhannsson pur allungando un po’ il brodo, ci porta nella vita di una coppia che pare aver risolto (o messo una toppa) ad un lutto che li stava consumando, Noomi Rapace è straordinariamente brava nel restituire al pubblico la ferocia con cui una leonessa difende il suo cucciolo e se vi sembra strano che un cucciolo di leone sia in realtà una "Lambina", vuol dire che vi siete calati nella dimensione del racconto.
Non ho scelto questo paragone ardito per far vedere che ogni tanto guardo i documentari sugli animali, quanto per sottolineare il dubbio che emerge guardando “Lamb”: e se stessimo facendo il tifo per i cattivi? Se la coppia, giustificata dal lutto si fosse presa un dono della natura con l’avidità con cui noi umani facciamo sempre con il nostro pianeta?
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Cuore di mamma (umana) |
Da qui le atmosfere da Folk-Horror si mescolano a quella di una sorta di Eco-Horror, dove ovviamente la natura trova il modo per vendicarsi, in questo film reso ancora più affascinante dagli scenari e dalla lingua parlata dai protagonisti, che a tratti suona un po’ come il veneto al mio orecchio, ma non datemi retta che io con gli accenti sono un disastro. “Lamb” risulta uno strano oggettino, in equilibrio tra dramma familiare e film che ogni tanto, utilizza gli strumenti tipici del genere horror per raccontarti questa bizzarra metafora sulla bambina agnello, quindi sfruttando il gancio offerto dal titolo del film, una Lambina.
Non so voi, ma se in una storia, una qualunque, compare un elemento fantastico, soprannaturale oppure horror, di solito cambio posizione sulla poltrona come a dire: «Ok adesso avete la mia attenzione». Se pur non tutto funziona al meglio nella gestione del minutaggio, “Lamb” è un ottimo film d’esordio che sono contento sia arrivato anche nelle nostre sale, anche perché Jóhannsson fa valere la sua esperienza come tecnico degli effetti speciali, sfido chiunque di voi a guardare Ada e a non pensare: «Possiamo tenerlaaaaa?», che poi è proprio il cuore di questo bizzarro film, anche se poi dire a qualcuno o ad una storia di essere strana è il migliore dei complimenti possibili.
Bizzarro e intrigante, senza dubbio. Non è doppiato? Dato che parlavi di una lingua con un avvento simil Veneto...
RispondiEliminaDa noi è uscito in sala (evento!) ovviamente doppiato, ma qui ho una sala di fiducia che i film così li trasmette in oroginale, una rarità me la tengo stretta ;-) Cheers
EliminaLa coincidenza col periodo e' la cosa che trovo davvero inquietante, se mi passi una riflessione ironica.
RispondiEliminaE il titolo mi fa ricordare tanto la (tristissima) canzone di Gabriel.
In realta' la storia, nella sua stranezza, mi appare quasi tenera.
Se non fosse che ho il tremendo sospetto che lo sviluppo non e' affatto cosi' tenero come ce lo vogliono vendere.
Facciamo che intanto me lo segno.
E complimenti a Noomi che nonostante abbia dimostrato di cavarsela alla grande pure a Hollywood, riesce a resistere tranquillamente al facile richiamo della sirene.
In effetti non ho pensato al pezzo dei Genesis versione Gabriel, però ci sta ;-) Cheers
Eliminalalalalalalallala mi sono turato le orecchie perché non voglio sentirti, e pure gli occhi perché non voglio leggerti, col rischio di sbattere contro qualcosa: ancora devo vedere il film e Noomi me la voglio gustare a pieno, senza sapere neanche la trama :-P
RispondiEliminaRipasserò quanto prima.
Bravo è il modo migliore per goderselo, buona visione ;-) Cheers
EliminaNe parlavano nell'ultima puntata di Wonderland, ho pensato subito che questo film era nelle mie corde.
RispondiEliminaPro:
- i paesaggi islandesi sono talmente belli, solitari e alieni da riempire un film solo loro (e si prestano un sacco al thriller)
- Noomi Rapace è brava. Non ho amato tutti i suoi film ma lei ha grinta da vendere, fin dai tempi del primo (e migliore) Uomini che odiano le donne
Contro: confesso che trovo Lambina abbastanza impressionante (NON in senso buono)...Sarà che il mio istinto materno sta a zero, ma io in casa non me la terrei (bambini, caproni, a questi The WWitch non ha insegnato niente?)
Comunque team mamma pecora tutta la vita: strappa il cuore a sentirla belare fuori dalla casa...
A Bologna lo dà mezza sala, non so se riuscirò a intercettarlo, ma spero almeno in un recupero legale...
Anche io sono Team mamma pecora e per certi versi, guardando il film è impossibile non esserlo. Anche qui da me è stato distribuito poco e male, ma da quanto leggo un po' ovunque, alla "Lambina" pare essere stato preverito il "Vampirla" di Leto, bah! Cheers
EliminaEco-horror, folk horror, fantasy: tre definizioni di genere che a "Lamb" si possono benissimo applicare contemporaneamente, senza il rischio di intralciarsi a vicenda... e poi c'è Noomi, che è SEMPRE un (grande) valore aggiunto in qualsiasi film la si trovi a recitare ;-)
RispondiEliminaAl netto di contesto, ibridazioni di specie e drammi/metafore familiari, per il sottoscritto "Lamb" una sorta di precedente lo ha avuto già negli anni '50 e cioè "Il mostruoso uomo delle nevi" (1957) dell'indimenticato Val Guest: lì ci troviamo di fronte a qualcosa di leggendario che convive da tempi antichissimi con il genere umano, nascosto alla loro presenza, e che forse non li considera poi così indispensabili per le future sorti del pianeta (quando Peter Cushing alla fine comprende perché gli Yeti si tengano lontani dall'uomo e cosa stiano aspettando)... e, alla fine, non è che il Padre Natura di Jóhannsson ci veda con occhi tanto diversi -giustamente- da quelli dei suoi leggendari colleghi sull'Himalaya.
Lei lo è sicuramente, ennessima sua splendida prova.
EliminaEcco, ottimo esempio che mi hai portato, in effetti il paragone ci sta tutto ;-) Cheers