mercoledì 27 aprile 2022

Quella casa nel bosco (2012): come cambiare l’horror per sempre (pubblico permettendo)

Molto complicato festeggiare il compleanno di “The Cabin in the Woods” a dieci anni dalla sua uscita, eppure riesco a pensare a poche attività più piacevoli, perché il film dei due compari Drew Goddard e Joss Whedon dovrebbe stare in un museo, anzi no, dovrebbe essere obbligatorio per chiunque volesse scrivere, dirigere o produrre un horror, riguardarsi questo film per assicurarsi di rispettarne la lezione.

I primi dieci anni di “Quella casa nel bosco” sono l’occasione perfetta per ricordare l’importanza di questo film nel panorama contemporaneo del cinema dell’orrore, ma anche un bel dito in un occhio (ho detto occhio!), già perché ci sarà davvero qualcuno che ancora non lo ha visto? Io non credo ma siccome lo ripeto da dieci anni, fatemelo ripetere anche su questa Bara: se esiste un film che andrebbe visto senza sapere nulla della sua trama quello è proprio “The Cabin in the Woods”, quindi il post procederà così, leggete tranquilli fino a quando non vi farò “Il segnale”, da quel punto in poi se conoscete già la trama buona lettura, altrimenti recuperare i dieci anni e regalatevi la prima visione di questo gioiellino.

I fatti si sono svolti per sommi capi in questo modo: i due compari Goddard (che scrive e dirige) e Whedon (autore della sceneggiatura) si sono fatti le ossa su “Firefly” e Buffy, dove a ben guardare già ribaltavano i cliché dell’horror, perché lì era la bionda avvenente a dare la caccia ai vampiri e non viceversa come siamo da sempre abituati. Insieme sfornano questo capolavoro per la MGM sull’orlo del fallimento, il film nel 2009 è già pronto ma la casa di produzione seguendo la moda imperante del periodo, pretende una conversione in 3D, Whedon e Goddard si fanno una risata ma intanto la MGM finisce zampe all'aria e il film nell'oblio, totale oblio, tanto che la sceneggiatura ciccia fuori sul web di fatto “bruciando” il colpo di scena. Fine dei giochi? No perché dal nulla subentra la Lionsgate (sempre sia lodata) che recupera “The Cabin in the Woods” e lo manda in sala ormai nell’aprile del 2012, quei pochi che avevano letto la trama in anteprima, a quel punto non erano più un grosso pericolo.

Voi li vedete così placidi, ma questi due hanno portato il fuoco della distruzione.

Il film viene accolto più o meno: «Ommioddio quanto è meta!» dettaglio che mi fa preoccupare parecchio, ma i dubbi scompaiono quando finalmente corro a (ri)vederlo in sala, il film era la boccata di aria fresca di cui il cinema horror aveva bisogno, il cambiamento sembrava alle porte. Una risata vi seppellirà si diceva un tempo, proprio quello che hanno fatto Goddard e Whedon, tumulare un intero genere con la gioia di un film che prima di tutto risulta beh… Divertente, quasi una scelta sacrilega per gli amanti dell’horror più ortodossi, ma mai quanto il suo contenuto, quello si davvero esplosivo.

Parliamoci chiaro, nel 2012 erano già usciti quattro capitoli di Scream e altrettanti di “Scary Movie”, più o meno dal 1996 con la prima grande spallata data all’horror da Scream, il genere giaceva in uno stato di auto compiacimento, il film di Wes Craven nato per rivolgersi a quelli che guardavano troppi Horror e ne conoscevano tutti i meccanismi, era diventato il modello su cui basare tutti gli Slasher per il pubblico che ad un film con assassino con coltello non si sarebbe mai avvicinati. In un tripudio di regole elencate da Randy Meeks l’horror si stava specchiando nella sua stessa immagine, compiacendosi tra gomitate e strizzatine d'occhio. Quello che ancora molti non hanno capito della saga di Scream è il suo ruolo di cartina al tornasole dello stato dell’horror, “The Cabin in the Woods” invece aveva un altro ruolo, ovvero quello di mettere fine alla festa dell’auto celebrazione iniziata proprio nel 1996.

Peccato che il resto della sua carriera non sia stata allo stesso livello, qui era perfetta.

Tutta la mia stima va a chi nel 2012 curò la campagna pubblicitaria di questo film, dei genietti visto che il trailer fu montato solo con le parti relative ai primi dieci minuti di “Quella casa nel bosco”, più qualche fotogramma stuzzicante, ma la trovata brillante fu la scelta della frase di lancio: tu credi di conoscere la storia. A mani basse tra le migliori “tag-line” della storia del cinema.

Contribuì alla popolarità del film anche la presenza nel cast di un biondone australiano che nel frattempo era esploso nel ruolo di Thor, mi fa sempre molto ridere l’aneddoto che trovate nei contenuti speciali del Blu-ray del film, in cui Whedon con il suo stile ironico racconta come nel periodo in cui Chris Hemsworth stava lavorando a questo horror, nel giro di poco tempo venne contattato per un ruolo in Star Trek, uno da zio Dio del Tuono per la Marvel e per il remake di Alba Rossa, le giornata in cui non squillava il suo telefono per ricevere qualche ruolo in un film milionario secondo Whedon dovevano essere proprio nere per il povero Chris, incastrato in un ruolo da Quaterback in un horror minuscolo, povera stella.

Un'altra Scooby Gang per Joss Whedon.

Si perché la trama è proprio questa, anzi è quella di un altro film con un “cabin” in un ruolo chiave: una banda di giovanotti identificabile come l’atleta, la secchiona con la faccia da Final Girl (Kristen Connolly), la sgualdrina, l’intellettuale e quello strambo che fa le battute e fuma erba da un bong convertibile in termos per il caffè, vanno a passare il fine settimana in uno chalet nel bosco, malgrado lo raggiungano guidando un camper e allora io mi chiedo, perché non dormire direttamente nel camper? Ma anche questo fa parte della demolizione del genere di Goddard e Whedon.

"Come hai fatto a trovarla?", "Mi ha dato l'indirizzo Bruce Campbell"

Ci tengo a sottolineare come il cambio di titolo italiano (creativo ma efficace), sia un’altra tacca alla cintura del film, “Quella casa nel bosco” sottolinea il cambiamento da chalet a casa di "Evil Dead" (modello su cui è basato il film), ma si tira dietro anche tutte le altre grandi case della storia del cinema horror, quelle dei 1000 corpi, del diavolo, delle bambole, quelle dove qualcuno è stato sepolto dentro e così via. Ma mentre la trama procede identica ad un milione di altri film che abbiamo già visto, tutti ripieni di adolescenti carne da cannone, in parallelo i due impiegati Richard Jenkins e Bradley Whitford, sono impegnati nella loro normale routine da ufficio, ed è qui che il film svolta diventando beh… Un Classido!

Come vi dicevo, chiunque volesse fare horror dal 2012 in poi, questo film dovrebbe conoscerlo a memoria, per la trama e per il fatto che per quanto ripieno di “metaforoni” il film procede leggero (motivo per cui tanti ancora oggi lo sottovalutano), pieno di dialoghi scritti come si fa in paradiso (la maestria di Whedon si sente tutta) fa di questo film un esempio sotto tutti i punti di vista, oltre che uno di quei titoli in grado di beh, farti stare bene, malgrado parli di annichilimento totale e non tiri mai via la mano su sangue e ammazzamenti. Da qui in poi lasciatemi fare la parte dell’anziano inquietante alla stazione di polizia («Sono in vivavoce? Sento l’eco») e considerate questa frase come “Il segnale”.

Questo sono io che vi faccio "Il segnale" dello SPOILER, poi ditemi che non vi penso.

Da qui in poi siamo rimasti solo tra noi, quelli che hanno già visto il film mi auguro per voi più e più volte, bisogna dire che a volte le idee fanno un giro lunghissimo, lassù citavo “Buffy” e proprio nella quarta stagione della serie, la porzione di episodi dedicati all’Iniziativa, sembravano un po’ le prove generali per “The Cabin in the Woods”. Un film che a differenza di Scream non celebra i cliché ma li smonta tutti, e quando intendo dire tutti, intendo proprio anche i dettagli, il comportamento idiota dei personaggi è dettato dal contributo del “reparto chimica” nella tinta bionda della ragazza che finisce prima a limonare con la testa di lupo impagliato (che sostituisce quella di cervo di Evil Dead) e poi andando contro la moda dei film post 2000, mostra anche le grazie come se fossimo ancora in uno Slasher degli anni ’80, un dettaglio che non è semplicemente pruriginoso (oddio, non solo), ma un modo brillante per deridere amorevolmente un genere che è diventato nel tempo sempre più fotocopia sbiadita di se stesso.

Perché il pubblico fa più il tifo per gli assassini che per le vittime in un horror? Siamo davvero ormai assuefatti a protagonisti idioti che muoiono facendo idiozie, anziani benzinai che intimano loro di tornare indietro e soprattutto, sempre gli stessi quattro mostri in croce? Era chiaro nel 2012, ma oggi dieci anni dopo ancora di più, troppa parte di pubblico ancora lo è, altrimenti non mi spiegherei come mai un film che ricalca tutti questi cliché come l’ultima versione di Non aprite quella porta, possa ancora piacere e non essere sbeffeggiato come meriterebbe.

I colleghi di lavoro che vorrei anzi, forse il lavoro che vorrei!

La metafora in “The Cabin in the Woods” è chiarissima ma mai lanciata in faccia allo spettatore, senza essere fanatici di horror si potrebbe guardare il film godendosi uno dei pochi titoli davvero in grado di uscire fuori da uno schema ormai consumato e come dicevo, divertente, con personaggi che sono ben caratterizzati malgrado siano delle funziona narrative con le gambe. Ma a differenza di Scream qui l’auto celebrazione è finita, con il sorriso sulle labbra e l’anarchia nel cuore, Goddard e Whedon dieci anni fa hanno distrutto un genere che hanno dimostrato di conoscere e amare molto e lo hanno fatto solo per il suo e il nostro bene.

Gli operatori nella misteriosa multinazionale sono i cattivi o i buoni? Il loro compito di organizzare sacrifici agli Dei («Un tempo era più semplice, bastava gettare qualcuno in un vulcano») serve a preservare lo status quo e la vita sul pianeta, i ragazzi sono carne da cannone destinati a morire male per il giubilo degli Dei e la salvezza dell'umanità. Goddard e Whedon vanno in zona “meta” senza appesantire il loro film, la chiave di lettura resta chiarissima al netto di una trama che procede veloce e come detto, divertentissima, considerando anche le varie frecciatine al J-Horror («Se vuoi un buon prodotto, comprate americano»).

Come la paranoia da droghe leggere può salvarti la vita.

Richard Jenkins e Bradley Whitford sono l’equivalente degli sceneggiatori di un horror, il resto dei loro colleghi sono i tecnici dei vari reparti, tutti impegnati a sfornare un prodotto, un film da consegnare agli Dei (gli spettatori) smaniosi di sangue, tette e budella, non è un caso se gli Antichi nell’ultima scena si manifestino con un’enorme manona a cinque dita identica alle vostre o alla mia, e il cameo di una delle predilette di questa Bara (ciao Sigourney!) non è il semplice ruolo della signora spiegoni che spiega cose, ma nei titoli di coda l’attrice è accreditata come “The Director”, un gioco di parole che in inglese suona molto meglio.

"Stai lontana da lei... Manona maledetta!" (quasi-cit.)

Se Scream sottolineava, dava di gomito e a suo modo ha portato nuova linfa al genere Horror, ma ha anche garantito un decennio di immobilissimo, “The Cabin in the Woods” è la rivoluzione che non bussa, quella che fin da un minuto dopo i titoli di coda ha reso obsoleti tutti i cliché che l’horror, nel 2012 avrebbe dovuto in automatico chiudere in cantina e dimenticare per sempre.

Goddard e Whedon con tutto il loro amore per il genere Horror, lo hanno voluto distruggere per manifesto amore, per non vederlo più soffrire contorcendosi sempre attorno a quelle quattro trovate trite e ritrite, basta con i soliti zombie redneck (uno dei quali per altro interpretato da Jodelle Ferland), noi vogliamo gli unicorni assassini, vogliamo i mostri giganti, come Bradley Whitford in una delle gag più divertenti del film noi vogliamo vedere il tritone. Se l’horror è senza limiti in quanto genere non per forza legato ai paletti della realtà a tutti i costi, perché auto imporseli? “The Cabin in the Woods” è il fuoco della distruzione che precede si spera, la nuova creazione, quella casa nel bosco non fa riverniciata con una mano di bianco per farla sembrare nuova, va rasa al suolo e ricostruita dalle fondamenta a colpi di creatività, per essere un horror pieno di morti ammazzati questo film è un inno al potere della fantasia e quindi del cinema, raccontato con gran leggerezza ma di sicuro non in modo stupido, sto ancora aspettando di vederlo un film della stessa portata.

Perché un altro remake quando potremmo avere questo?

Il pubblico lo ha capito? Si, non datemi dell’illuso io credo che lo abbia capito benissimo, il problema è che non tutto il pubblico ha voluto seguire l’inno alla rivolta di Goddard e Whedon, motivo per cui nel cinema horror (ma non solo) continuano a infilarci giù per il gargarozzo con l’imbuto operazioni nostalgia nate vecchie, perché il pubblico vuole i brividi ma ha paura di osare per davvero, per questo “Quella casa nel bosco” ha cambiato il genere horror per sempre, se solo il pubblico avesse capito per davvero l’importanza di questo anarchico atto d’amore.

Sapete che ho fatto mia la massima di Francis Ford Coppola, quella per cui andare al cinema (o premere “play” in streaming) equivale a votare, quindi votate bene. Volete vedere i tritoni o la solita minestra riscaldata? Non so voi ma io sto con Goddard e Whedon.

34 commenti:

  1. Zio Portillo
    (che continua ad avere problemi con Google...)

    Già 10 anni sono passati?!?! Madò... Capo, mi hai rovinato la giornata. Sappilo.

    Detto ciò, filmone incredibile che mette una sbarra tra "prima" e "dopo", come avvenuto solo per i grandi titoli che hanno riscritto* un genere ("Scream", giusto per ri-citarne uno). E' da un po' che non me lo rivedo e mi sa che è giunta l'ora di rispolverarlo.

    *riscritto, non codificato. Per quelli che hanno "codificato" il genere si sale ulteriormente di tono e si arriva a titoloni tipo "L'esorcista".

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    1. Da quanto Blogger ha modificato di sua iniziativa l’opzione commenti ci sono problemi, spero risolvano velocemente.
      Penso sia uno di quei titoli che da dieci anni puntualmente finisco per rivedermi, dovrebbero farlo anche qui ha intenzione di girare degli horror, perché siamo decisamente nel “dopo” questo film. Cheers!

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  2. Ho il DVD si un gran film il finale e' fantastico anche io vorrei il lavoro di jenkins ma nella sezione giapponese

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    1. Macchinetta stile golf kart compresa però ;-) Cheers

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  3. Film fantastico, che però non è riuscito a segnare il confine tra l'horror "prima" e l'horror "dopo" di esso come forse avrebbe voluto, e meritato. Non seguo poi molto l'horror, ma mi sembra che a parte alcune produzioni qua e là che cercano qualcosa di diverso il canovaccio degli horror più commerciali sia rimasto sempre lo stesso.

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    1. Secondo me il film ci è riuscito, ma è lo status quo che continua ad essere preservato, l'inno alla creatività lanciato da questo film è stato capito, ma forse è più facile continuare con i vecchi schemi per chi produce. Sta a noi spettatore premiare i film giusti, dimostrando noi di aver capito il messaggio del film ;-) Cheers

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  4. Ho recuperato il film solo nell'agosto 2019 e al tempo commentai:

    "Visto il film oggi per la prima volta.
    Conoscevo il titolo del film, la sua rilevanza ed il coinvolgimento di whedon… oltre a questo niente: tant’è che pure la presenza di thor mi ha sorpreso.
    Il film l’ho trovato folgorante, perché a parte tutta la lettura metacinematografica trattata nella recensione e nei commenti è possibile una ulteriore lettura oltre il meta:
    È come se whedon avesse creato l’mcu interconnesso di 20 e rotti film prima che l’mcu si concretizzasse, con la genialata di usare film scritti, girati, prodotti e distribuiti da altri prima di lui.
    È come se fin dal primissimo halloween ogni slasher che si è visto non fosse altro che un episodio di una gigantesca serie, che di puntata in puntata non ripeteva altro che lo stesso canovaccio, gestito fuori scena dall’organizzazione per scongiurare il risveglio degli antichi.
    Quella casa nel bosco aprendosi proprio con l’organizzazione anziché le vittime dello slasher movie diventa il finale di stagione: svela l’altarino dietro tutti gli altri film risoltisi con una vittoria celebrata a bevute di festeggiamento e sopravvivenza dell’umanità, così come accadeva in lost con la botola.
    Ecco che la casa di raimi non è più una citazione, ma una iterazione precedente andata a buon fine, così come può esserlo stato nightmare o qualunque film minore!
    Come dicevo, con un solo film hanno creato un universo condiviso composto da centinaia di altri film (o solo dai loro riflessi, nel momento in cui si dovesse discutere di copyright), cioè esattamente l’opposto di quanto è riuscita a fare l’universal con il suo dark universe (pur avendo già altri film all’attivo ha voluto resettare tutto floppando di brutto)."

    3 anni dopo condivido ancora tutto, specie la frecciata al dark universe (pure il nome era un "epic fail"...)

    Nathan

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    1. Direi che il tuo primo parere del 2019 resta ancora sensato e validissimo ;-) Cheers

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  5. In una sola parola: GENIALE.
    Dovrei rivedermelo.
    Tra l'altro lo hanno sbertucciato a dovere nel finale della sesta stagione di "Robot Chicken", dove il nerd occhialuto che fa da saltuario protagonista si ritrova con la vergine e le fa: "Se siamo vergini tutti e due e i vergini crepano per ultimi...allora TR@#€&€#O! Cosi' ci salviamo!!"
    Ci hai provato, bello...
    Oppure il capo che guarda i due tecnici e dice: "No, fatemi capire: il destino dell'umanita' dipende da questo e a controllare siete solo in DUE?!"
    Grandi.
    Sempre ammesso che si possa riuscire a sfottere un film che di fatto si prende in giro gia' da solo, nonostante faccia di tutto per essere di una serieta' allucinante.
    Immaginate un film dove di fatto hai la possibilita' di vedere il teatro di posa, con tutti i fili a reggere i burattini con tanto di burattinai all'opera e bestiario a cui attingere.
    Un'idea all'apparenza suicida, specie per l'horror dove la sospensione dell'incredulita' e' fondamentale per darti a bere tutte le scemate che passano su schermo.
    Appunto. Una trovata folle, si diceva.
    Ma che funziona alla grandissima, e' messa giu' benissimo e ha un suo perche' perfettamente plausibile.
    Geniale. E alla luce dell'andazzo di questi ultimi anni acquista quasi un significato nuovo.
    Non so, ammetto che e' dietrologia da strapazzo. Ma alle volte si ha l'impressione che dietro certe cose ci sia il copione.
    Beh, a tutti coloro che pensano di poter ridurre tutto al loro immenso parco giochi, questo film dice STATE ATTENTI.
    Perche' ogni volta che si scatena una crisi controllata con la scusa di smuovere le acque, mantenere lo status quo, generare il caos da cui far nascere un nuovo ordine oppure fare solo soldi a palate, spesso non ci si rende conto che ogni volta puo' essere l'ultima.
    Basta un elemento imprevisto che sfugge al controllo e che manda tutto a monte, una variabile impazzita non prevista o l'inadempienza di un addetto ai lavori.
    Occhio.

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    1. E aggiungo...talmente geniale che infatti lo hanno capito davvero in pochi, il messaggio sul fatto che ormai la coperta e' corta e non puoi tirarla piu' di tanto.
      Doveva, voleva suggerire un'inversione di tendenza e invece sono rimasti tutti ancorati alle solite quattro cacchiatine.
      L'horror definitivo, sotto certi aspetti.
      Bisognerebbe avere piu' coraggio, almeno tanto quanto ne hanno avuto qui.
      Cosi' si fanno gli horror. Cosi' si fa cinema.
      Dovrebbero e dovremmo capirlo piu' spesso.

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    2. Sempre io, eh.
      Pure prima. Ho qualche problemino anch'io, coi commenti.
      Alla fine sono d'accordo col messaggio finale.
      Certe volte sarebbe meglio radere al suolo tutto, e ricominciare da zero. Specie se ti rendi conto che la formula non funziona piu'.
      Magari e' la volta buona che vien su qualcosa di buono.

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    3. Un giorno troverò il tempo anche per vedere “Robot Chicken” intanto da dieci anni spero che qualcuno abbia le palle mostrate da Goddard e Whedon. Cheers!

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    4. Un consiglio spassionato, Cass.
      Veditelo.
      Quello e "Il China" (anche se in realta' e' "China, IL. Da Illinois. Ma il suffisso davanti fa tanto tamarro, in perfetta linea coi personaggi della serie).
      Assolutamente.

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    5. Tempo di finire un paio di serie in corso e poi mi ci butterò. Cheers

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  6. Anno 2012,esce "Quella Casa Nel Bosco" il film film che pone la pietra del cambiamento del genere,anno 2013,esce il remake de "La Casa" e tutto torna come prima,vabbè a parte gli scherzi veramente un grande film,Richard Jenkins che manda a fanculo gli horror asiatici mi fece rotolare dallle risate,io sono un pò dalla sua parte,gli horror giapponesi li preferisco quando non hanno a che fare con i fantasmi capelloni lisci passati dall'imbianchino!

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    1. Infatti è dal 2013 che mi chiedo come possa piacere quella scoreggia controvento di remake, tra “Quella casa” e la casa sbagliata, io non ho dubbi su quale preferisco e su quale sarebbe meglio prendere come esempio ;-) Cheers

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  7. Grande anniversario e grande omaggio, peccato che continuino a uscire horror nati vecchi a manetta. Ora che siamo al revival dei '90, altri vent'anni e al revival del 2012 finalmente avremo horror che non siano schiavi di stereotipi vecchi di un secolo :-P

    Una curiosità. Probabilmente è colpa dei miei troppi viaggi alla Total Recall, a forza di impiantarmi falsi ricordi ho incasinato la testa, ma io avrei giurato su mille Bibbie che l'apparizione di Sigourney alla fine fosse impreziosita da lei che dice "Sta' lontano da lei, maledetta". Quando ho aperto il blog alieno e iniziato a presentare citazioni aliene, sono tornato da questo film... ma ora SIgourney non dice più quella frase! O all'epoca ho visto una versione estesa del film, oppure era un falso ricordo che mi ero impiantato: sto seriamente incasinandomi la capoccia! :-P

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    1. Vero, perché ci va più fegato e talento ad essere creativi che a portare avanti vecchi schemi, per quello escono più film brutti che belli ;-)
      Oddio, bella domanda, mi affido solo alla memoria perché non ho materiale sotto mano: vidi il film prima in lingua originale e poi in sala (non chiedermi come), ma me la sarei ricordata quella frase, di sicuro. Anche nei vari contenuti speciali non lo ricordo niente in tal senso, faccio ancora qualche verifica però. Cheers!

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  8. Bellissimo film, lo riguardo sempre con piacere e la sequenza del massacro nella base è ICONICA
    poi ci sono delle punte di ironia acute unite allo splatter più becero, che adoro

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    1. Idem, in dieci anni lo avrò visto almeno altrettante volte, blu-ray comprato in scioltezza. Cheers

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  9. Visto infinite volte e tutte quante finisco a ridere come uno scemo. La scena che mi fa più scompisciare è quella delle bambinette che fanno girotondo attorno allo spirito e cantando una canzoncina lo trasformano in rana, con commento sarcastico degli impiegati che vedono la scena!

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  10. E quindi sono dieci anni che lo voglio vedere e che riesco ad evitare spoiler di qualche tipo? Ricordo il clamore e l'entusiasmo, e una parte della me fifona dell'epoca tentata di dargli una chance.
    Mi sa che ho trovato il titolo per la Notte Horror, ora che mi sono temprata, grazie!

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    1. Dovessi scommettere, credo che ti potrebbe piacere e non per forza poco, vediamo se ci ho preso, intanto complimenti per il tuo radar anti spoiler, ben felice di averti consigliata ;-) Cheers

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  11. G & W sono due matti, in senso buono, che hanno fatto tanto senza raccogliere quanto meritavano. In particolare ho sempre apprezzato tanto Buffy, in particolare il personaggio di Spike, e questo film l'ho considerato quasi una naturale evoluzione del telefilm. Sicuramente ha un'idea semplice ma geniale e devo ammettere che i due impiegati ricordano me e il mio collega Fabio quando dobbiamo risolvere qualche casino, spesso causato da altri, quindi mi fanno ridere tanto.
    Ho capito perché il futuro Thor dura anche così poco... Doveva girare un gozzilione di altre pellicole... Comunque avercene di horror così intelligenti e divertenti, in 10 anni non me ne sovviene uno di pari livello... Ciao

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    1. Perfettamente d'accordo, mi dispiace solo che in dieci anni, anche la carriera di Whedon abbia preso una stramba piega. Cheers

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  12. Non mi vergogno di ammettere che ho visto questo film principalmente per la presenza di Chris "Thor" Hemsworth, convinta di vedere l'ennesimo horror stampinato; che sorpresa! Un film intelligentissimo che mi sono goduta dall'inizio alla fine e che mi ha fatto ridere di gusto oltre che gongolare di piacere meta-cinefilo-filosofico. Mi stupisco che ancora si facciano horror dopo questo film, non dovrebbe essere possibile. Grazie infinite per gli aneddoti e le riflessioni su questo bel tema!

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    1. Grazie a te e penso lo stesso, almeno una ripassata a questo film prima di produrre un nuovo horror, dovrebbe essere almeno obbligatoria ;-) Cheers

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    2. Ma infatti il film di Goddard e Whedon è un brillante, ironico, divertentissimo, splatteroso e meta-narrativo manuale di cinema horror o, detto meglio, di tutto quello che il genere aveva già dato e quindi era bene si lasciasse alle spalle, per poter prendere strade nuove e inesplorate ;-)
      Credo anch'io che il pubblico avesse capito benissimo la sua portata rivoluzionaria, sì. Purtroppo, allo stesso tempo, non l'ha preso sul serio abbastanza da ergerlo a vero spartiacque fra un vecchio e un nuovo modo di intendere il genere (come avrebbe dovuto essere) preferendo -salvo rare eccezioni- tornare al già visto, magari condito da un generoso spruzzo di falsi anni '80...

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    3. Ora capisci perché molte operazioni malinconia mi vanno strette, dopo essere stati in quella casa nel bosco, come spettatori dovremmo pretendere di più non di meno ;-) Cheers

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  13. Ammetto che è da un po' che non lo vedo, però trovo sia un film ben invecchiato: è tutto ciò che si può dire su un horror -inteso come critica ai cliché del genere- ma è ben consapevole di essere una commedia horror, quindi fa una buona satira di quei punti (memorabile, in tal senso, la scena in cui il fattone si meraviglia della stupidità dei suoi compagni nel dividersi). Ovviamente la scena della base è dove lo spettatore diventa bambino, l'equivalente di prendere una certa piena di giocattoli, buttarli sul pavimento e giocarci senza stare lì
    a pensarci....quindi, serpenti giganti coi lupi mannari. Omaggi a pinhead accoppiati con cadaveri ricombinati. Clown e unicorni assassini (?!)
    Di tutto e di più!
    Sì...questo film mi piace. E quanto avrei voluto vedere cosa succedeva nelle altre parti del mondo, quali mostri venivano usati, quali cliché (del tipo, in Giappone si vede una classe, ma sarebbe stata una figata avere il biondo "ribelle" la nera occhialuta e popputa, la scazzata gothic/emo, il professore pervertito....)

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    1. Il bello del film è dire tutto, lasciando anche tanto suggerito, che poi penso sia una delle caratteristiche dei grandi film, dove anche il non detto funziona risultando evocativo ;-) Cheers

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  14. Se non ricordo male (prendere con le pinze), i produttori proposero a Whedon e Goddard di realizzare un "The Cabin in the Woods 2", dimostrando candidamente di non averne capito una benemerita mazza.
    Filmone. La mia scena preferita (SPOILER):
    "Ogni volta non posso fare a meno di pensae a quei poveri ragaz...TEQUILA!!!!!!!!!!!!!!!!"

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    1. La scena della Tequila è uno spasso ;-) Si ricordi bene, si sono beccati in faccia una bella risata (storia vera). Cheers

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