mercoledì 2 marzo 2022

El mariachi (1992): sai solo suonare o sai anche sparare?

Interno giorno, un ambulatorio da qualche parte in Messico durante i primi anni ‘90. Le pareti giallognole che un tempo sono state bianche ospitano una serie di letti, tra gli ospiti l’unico “Gringos” della stanza si guarda attorno annoiato, in cerca di facce amiche o di un modo per passare il tempo.

«Come mi è venuto in mente di accettare, qui nessuno parla nemmeno la mia lingua», «Io parlo la tua lingua», l’affermazione arriva da un ragazzone di ventitré anni, quasi un metro e novanta, ben oltre con il cappello da Cowboy che porta in testa.

«Ah meno male, sei americano?», «Quasi, San Antonio. Mi chiamo Robert», «Piacere io sono Peter, penso che quella roba che ci hanno somministrato ci farà male?», «Pare che sia qualcosa per tenere sotto controllo il colesterolo, al massimo moriremo con degli esami perfetti», «Eh tu ci scherzi, ma per i soldi che ci danno io il rischio lo corro, se solo avessi saputo della noia qui dentro, avrei chiesto più soldi. Tu almeno ti sei portato da leggere, cosa sono tutti quei fogli?», «Una cosa che sto scrivendo, avrei voluto portarmi la chitarra ma non me lo hanno concesso, per la sceneggiatura invece non hanno fatto problemi», «Ah quindi stai scrivendo un film? Sei un regista?», «Non ancora». Robert alza lo sguardo dai suoi fogli, si sofferma a guardare Peter Marquardt e poi gli chiede: «Hai una faccia interessante, se uscivamo vivi di qui ti va di fare l’attore?»

"L'attore? Io? Meglio che la cavia umana!"

Non so se i dialoghi siano stati proprio questi, ho lavorato un po’ di fantasia, ma nemmeno tanto visto che per inseguire il suo sogno di diventare un regista, l’allora ventitreenne Robert Rodriguez si candidò volontario come cavia umana per una pillola sperimentare per il colesterolo, impegnano il tempo a scrivere la sceneggiatura del suo primo film (storia vera). Non è dato conoscere i valori del suo colesterolo, ma sicuramente Rodriguez dalla sperimentazione uscì con le sue gambe, con settemila fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti in tasca e con il ruolo del Boss Moco affidato a Peter Marquardt, che non aveva mai recitato, non parlava una parola di spagnolo, ma imparò comunque a memoria le righe di dialogo del suo personaggio, per ripeterle in stile pappagallo, senza sapere nemmeno quello che stava pronunciando (storia vera).

"La tartaruga non ci può aiutare" (cit. Anche perché non è ninja)

Una follia? Sottoporsi come cavia per un farmaco sperimentale probabile, ma ancora di più pensare di poter fare un film con settemila dollari, eppure è proprio così che Rodriguez esordì, come raccontato nel suo libro del 1996 “Rebel Without a Crew: Or How a 23-Year-Old Filmmaker With $7,000 Became a Hollywood Player”, un’esperienza che è stata ripetuta e in qualche modo esorcizzata nel 2019, quando Rodriguez fece un secondo film con lo stesso budget intitolato “Red 11”, ma questa è un’altra storia.

"Facciamo solo una ripresa", "Sono così bravo?", "No, non abbiamo soldi"

Bisogna essere precisi, “El Mariachi” è stato girato con settemila dollari, anche se bisogna aggiungerne circa duecento mila per la post produzione, ma questo non cambia di un millimetro la mistica dietro ad un film artigianale, girato con parti uguali di follia, talento e amore per il cinema, che prima di arrivare nei cinema nostrani nel 1993 è riuscito nell'impresa di mandare in brodo di giuggiole il Sundance prima e la Berlinale subito dopo, niente male per un film scritto e diretto da una cavia ed interamente recitato in spagnolo.

Come fai a fare un film con i soldi con cui di norma, qualunque altra produzione paga i vizi della sua superstar (se bastano)? Molto semplice, fai il John Carpenter della situazione. Non è un caso se Robert Rodriguez sia anche lui cresciuto nella venerazione del Maestro, infatti “El mariachi” è sceneggiato, prodotto, fotografato, montato e può contare sugli effetti speciali di Robert Rodriguez, una prova da “One man band” direbbero gli Yankee, da Mariachi direbbero i loro cugini a sud del confine. Strano che Rodriguez non abbia curato anche le musiche, non per questo primo capitolo della “Trilogia del Mariachi” per lo meno, ma forse era già fin troppo impegnato in tutti gli altri reparti.

Per girare il film in una manciata di giorni nella cittadina di Ciudad Acuña ovviamente in Messico, Rodriguez applicò “lo Zed e l’arte di arrangiarsi” al suo esordio come regista, per girare molte scene chiuse le strade, nessun permesso, solo un cartello che avvertiva tutti delle riprese in corso, incautamente scritto in inglese, che tanto nessuno riusciva ad interpretare (storia vera).

"Ti ringrazio, ma ho già fatto la barba stamattina"

Le armi? Quasi tutte pistole ad acqua dipinte di nero, ad esclusione di un paio di pistole vere prestate dalla polizia locale, che evidentemente non aveva altro da fare se non assecondare un pazzo con cappello da Cowboy, tanto che l’unica arma di grosso calibro del film, il MAC-10 equipaggiato con silenziatore che fa bella mostra di sé anche nella locandina del film, arrivava dalla collezione privata di uno dei poliziotti di Ciudad Acuña, perché se sei abbastanza pazzo da offrirti volontario come cavia umanoide, poi metti in moto una ruota di gioiosa follia applicata all’amore per la settima arte, non ci sono altre spiegazioni razionali a tutto questo.

Il mitra è in prestito, la maglia a righe potrai averne una a vita se non lo utilizzi come si deve.

Rodriguez avrà avuto solo ventitré anni ma le idee chiarissime, anche nella scelta degli attori si rivela un direttore del casting di livello, aggiungete anche questo al suo curriculum. Tutte le facce che popolano il film sono state scelte tra baristi locali (pagati con un piccolo ruolo), da amici e conoscenti, di Peter Marquardt vi ho già raccontato tutto, quindi mi soffermo un momento sul titolare, Carlos Gallardo che era un vero Mariachi scelto da Rodriguez per il ruolo del protagonista, a ben guardarlo una sorta di Lucio Battisti messicano che però sapeva per davvero suonare e cantare, a Rodriguez questo bastava per tirare su la sua commedia degli equivoci, condita di pallottole e (spaghetti) Western.

"In un mondo che, non ci vuole più, il mio sparo libero sei tu..."

L’unica a ricevere un trattamento da vera diva è stata Consuelo Gómez, che per il ruolo della bella di turno (titolo da dividere con la tartaruga, come sottolineato da uno dei dialoghi del film) ovvero la barista Domino, ha ricevuto la bellezza di duecentoventicinque dollari, roba da ricchi proprio! (storia vera).

“El mariachi” è debitore per stile e numero di inquadrature (circa duemila spalmate su un film di 81 minuti, quasi un record!) al cinema di Sergio Leone e per approccio sanguigno a quello di Sergio Corbucci, nell’ottica dei tre film della “Trilogia del Mariachi” di cui fa parte è istintivo trovare dei punti di contatto con la “Trilogia del dollaro”, ma a ben guardarlo questo film somiglia molto di più al primo Mad Max, perché racconta la storia di un ragazzo normale che diventa un (anti)eroe dell’azione in corso d’opera, perdendo l’uso di un arto (El Mariachi una mano, Max una gamba), l’amore e la pace interiore, per poi avviarsi verso l’orizzonte da cui era arrivato del tutto cambiato, ma niente auto rombante con motore V8 però per il nostro Mariachi, per lui al massimo un cane e una custodia di chitarra, perché Rodriguez ai tempi questo possedeva e nel suo film d’esordio ha davvero messo tutto se stesso (storia vera).

"Per essere una chitarra, pesa come un pianoforte"

Questo film ha dei toni da commedia (quasi slapstick) che caratterizzano tutta la prima parte, quando il protagonista arriva in città in cerca di lavoro in un bar, viene rimbalzato perché il locale ha già una pianola che svolge la funzione di orchestrina improvvisata, ma basta guardare la velocità con cui il gestore del motel compone il numero di telefono per avvisare Moco dell’arrivo di un tipo vestito di nero con una custodia di chitarra in città, per capire che Rodriguez prima di dirigere un suo film, ne ha guardati tanti dando forma ad uno stile che qui era già chiarissimo, per quanto il film per ovvie ragioni risulti ancora piuttosto grezzo nella messa in scena.

Grezzo ma non per questo poco professionale, perché Rodriguez passa agilmente dalla commedia dell’equivoci all'azione più pura senza batter ciglio, mescolando i generi senza soluzione di continuità, ecco quindi che il protagonista viene scambiato per il sicario che nasconde le armi nella custodia di una chitarra, solo perché si trova suo malgrado nel posto sbagliato al momento sbagliato. Proprio per questo sarà costretto ad imparare a suonare un altro tipo di strumento, perché quando cominceranno a volare le pallottole, sarà l’unico modo per lui per restare vivo.

Uno strumento che sempre dà la stessa nota ratatata (cit.)

Questa scherzosa tragedia che inizia come una barzelletta (un mariachi entra in un bar…), ha entrambi i piedi ben piantati nel cinema di genere, un tentativo riuscito di fare propri i canoni del Western all’italiana, ambientato però nel 1992 oltre il confine messicano, con una lente caricaturale che invece di risultare fuori luogo rende la trama e i personaggi - che Rodriguez ha voluto chiamare tutti con soprannomi quasi infantili, come Moco e Azul, come se fossero bimbi che giocano a guardie e ladri - ancora più credibili e funzionali, ecco perché quando la tragedia colpisce, come spettatori siamo totalmente dalla parte del Mariachi, un pistolero senza nome che arriva ad Acuña capace solo di suonare la sua chitarra e se ne va come artista della sparatoria, un po’ Django un po’ Armonica, ma con molta più spuma ordinata al bancone e un accento decisamente più messicano.

Solo come un cane? No, solo con un cane!

Difetti? Se non siete attratti dal puro talento registico, quello in grado di tirare su un film completo, coerente e con un suo stile già chiarissimo con letteralmente un pugno di dollari, potreste storcere il naso davanti a questo film amatoriale che però ha lanciato ad Hollywood uno dei registi che ha contribuito a portare al grande pubblico il cinema di genere, quello che noi appassionati abbiamo scoperto e coltivato per anni in polverose videoteche. Per tutti gli altri invece, siamo davanti ad un piccolo rirolo di culto.

“El mariachi” con la sua follia di fondo ha aperto la strada ad una serie di autori che hanno pensato che senza per forza sottoporsi a sperimentazione umana, si poteva comunque dirigere il proprio film, Clerks e The Blair Witch Project non sarebbero mai esistiti se quel ragazzone con il cappello, la chitarra e Corbucci nel cuore non fosse stato tanto matto da lanciarsi nel vuoto, quindi sono ben felice di poter festeggiare questo compleanno in stile messicano qui sulla Bara Volante. Alla fine trent'anni sono una doppia Quinceañera ma prima di chiedere dei bis, sappiate che El Mariachi tornerà, per il resto della sua trilogia vi basterà aspettare le prossime settimane, fino a quel momento… Hasta luego!

32 commenti:

  1. Visto diverse volte nel corso degli anni. Bel film.

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    1. Una volta pensavo che i seguiti fossero migliori, in realtà credo che alla fine, per talento puro questo sia il capitolo più efficace per certi versi. Cheers

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  2. In effetti, è esattamente l'opposto di Paganini in "Altrimenti ci arrabbiamo", che arriva con un fucile nella custodia del violino e se ne va suonando il violino stesso ��. A proposito, che ne pensi del remake? Io sono indeciso tra orrore e disgusto. Non si può rifare unfilm perfetto, ed Altrimenti ci Arrabbiamo è un film perfetto.

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    1. Alla fine il discorso è sempre lo stesso, un remake lo puoi fare se hai creatività e qualcosa da dire, qualcuno pensava che fossero perfetti anche “Il bacio della pantera”, “L’esperimento del dottor K”, “La cosa da un altro mondo” e “Il grinta” (ma ci sarebbero anche altri esempi). Per quanto riguarda il titolo in particolare non mi sono fatto un’idea, potrei guardarlo un giorno se passerà su qualche piattaforma, al momento non è qualcosa che mi attira o mi interessa, sono anche un po’ stufo di questo continuo cavalcare la malinconia del pubblico, mi sembra l’eterno giorno della marmotta. Cheers

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    2. Su altrimenti ci arrabbiamo spero che abbia successo ho visto il trailer e dai sembra carino. Magari al cinema non vado ma se lo danno su netflix un occhiata la do ventieri. E poi ammettiamolo: Christian de sica è un attore più completo di donald pleasance!!!!! Perdonami donald sto scherzando

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    3. Non ti saprei dire, non guardo trailer, ma parliamo di "El Mariachi"? Che ne pensi? Cheers

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  3. Fino a Machete kills ho amato tutta la filmografia di Rodriguez, compresi gli Spy Kidz che ho sempre trovato spassosi. Solo le ultime pellicole mi hanno convinto meno, ma questa è un'altra storia.
    Comunque il film l'ho visto sicuramente in un passaggio su Fuori Orario del mitico Enrico Ghezzi e... Mi è piaciuto tantissimo!! Si vedeva che era artigianale, forse più per la recitazione che per la messa in scena, ma aveva il coracon al posto giusto e per me è stato davvero un colpo di fulmine.
    Ovviamente la versione con Banderas (e soprattutto la Hayek) è molto più "fighetta" e stilosa, però se pensiamo che senza questa pellicola non sarebbe mai esistita...
    Non lo vedo da anni ma mi è tornata la voglia di un'ulteriore visione.

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    1. Per curiosità, sapresti risalire al momento spartiacque, quando cioè Rodriguez non ti ha convinto più? Azzardo un'ipotesi: è stato dopo aver prodotto "Predators" (2010), disastrosa operazione che ha distrutto parecchie carriere, in primis quella del regista, peraltro incolpevole.
      Dopo aver passato mesi a parlare con ogni forma di comunicazione umana, da internet ai telefoni fatti con le lattine unite da uno spago fino al linguaggio dei segni per sordi, a dire che "Predators" per lui era il più grande film mai concepito dalla razza umana, una volta uscito e destato solo 92 minuti di pernacchie in ogni cinema dov'è stato proiettato, Rodriguez non è stato più lo stesso: per la prima volta dal 1992 è stato messo in discussione il suo giudizio, ora sappiamo che non le azzecca tutte, e che quando una cosa per lui è bella forse è una minchiata. Da certi traumi non ne esci più :-P

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    2. Ma lo sai Lucius-Bro, che mi hai aperto un mondo?
      Non avevo infatti collegato il fatto che illustri con il calo qualitativo subito dal nostro!
      Effettivamente deve aver accusato il colpo, è proprio da Spy Kidz 4 che l'ho trovato molto "ridimensionato" e anche il successivo Machete Kills, per quanto divertente, era sicuramente un passo indietro al capostipite. Ciao

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    3. Eh sì, "Spy Kids 4" è del 2011, ci siamo! (Il povero regista Nimród Antal, peraltro un vero talento che avrebbe meritato ben altro destino, dopo "Predators" è stato visto a vendere rose nei ristoranti :-D )

      Molti grandi registi o attori non strombazzano in giro i film che si limitano a produrre, Rodriguez invece ci ha messo anima, corpo e soprattutto faccia su "Predators": nei contenuti speciali del DVD e Blu-ray c'è SEMPRE lui, in ogni video. Nell'audio-commento del film per il 90% c'è Rodriguez che parla parla e parla, senza mai dire una mazza di niente. Scusa, fai parlare un po' pure il regista? No, parla solo Rodriguez.
      Abituato che dal 1992 ha tutto il mondo ai piedi, adorante, Robert non ha mai preso in considerazione che qualcuno possa non trovare divino ogni suo operato, visto che in effetti TUTTI hanno sempre considerato divino ogni suo operato. Però come ogni altro autore che si sia accostato all'universo alieno, anche Rodriguez ignorava tutto dell'universo alieno, compresa la sua maledizione: dal 1992 tutti toppano con gli alieni al cinema, non se ne esce. Rodriguez ha ignorato la maledizione ed è rimasto fregato, sfornando il primo film che non è stato venerato e idolatrato come tutti i suoi altri lavori; quando ti senti un dio e un giorno ti accorgi che sei un semplice essere umano, non ti riprendi più :-P

      (Lancio una previsione: scommettiamo che se un giorno Tarantino facesse un film su Alien o Predator... sarebbe il suo primo film ad essere schifato dai suoi adepti adoranti? ^_^)

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    4. Mi sa che hai anche dato la risposta al perché Tarantino ha deciso di non cimentarsi con Star Trek, dopo che per un certo periodo i due nomi erano stati associati...

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    5. Mai fidarsi dei titoli annunciati da Tarantino, negli anni ha snocciolato mille titoli tra sui Star Trek, tutti si sono risolti con un bel niente. Penso che il calo di RobRod sia arrivato dopo “Planet Terror” (2007), il primo “Machete” (2010) tiene botta ma anche quello che promette, un film tratto da un finto trailer. A “Predators” ci teneva molto, avrebbe voluto dirigerlo ma forse si è esaurito nel parlarle pubblicizzandolo, sono arrivati lavori buoni anche dopo, ma quasi sempre come esecutore. Cheers!

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  4. Gran film, quando finalmente sono riuscita a recuperarlo sono rimasta a bocca aperta.
    Grande recensione, e occhi a cuoricino per la citazione da IT sulla tartaruga: Bill Tartaglia approverebbe 😉

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    1. Ti ringrazio molto, non potevo proprio non tirare fuori il Bill Tartaglia dentro di me ;-) Cheers

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  5. Robert Rodriguez vero Barney Gumble della situazione,speriamo che a lui non siano spuntate fuori delle orecchie della panza dopo le sue sedute da cavia medica!

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    1. Più che altro penso che gli effetti collaterali sia quella sua voglia di dirigere film per ragazzi ad ogni occasione utile ;-) Cheers

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  6. All'epoca in famiglia ci eravamo appena abbonati a Tele+1, e per giustificare la spesa mensile mia madre (l'appassionata numero 1 di cinema in famiglia) cercava di fomentare mio padre (semplice spettatore) spiegando che certi film unici, particolari, mitici e imperdibili passavano solo su Tele+1 (e in effetti all'epoca i canali terrestri avevano davvero poco da offrire). Quindi non appena il catalogo mensile della pay-TV presentò l'anteprima de "El Mariachi" raccontando la storia dell'esperimento umano a cui si era sottoposto l'autore mia madre la ripeté non so quante volte, per dimostrare a mio padre che certi film unici valevano il prezzo dell'abbonamento.
    Quel giorno della prima visione eravamo tutti lì, spagnoleggianti e pronti a gridare "olé", ma rimanemmo parecchio freddini. Io ero ancora in piena fase hollywoodiana e non riuscivo ad apprezzare un prodotto che usasse altri stili, ma forse a mia madre è piaciuto, non lo ricordo più.
    Comunque alla fine del film tra me e me lanciai una delle mie famose previsioni, quelle che si avverano sempre: 'sto Rodriguez non farà mai strada... Ma come me chiamano, Mago Otelma? :-D
    Quando poi la palla è passata a Banderas e Salma Hayek, aiutati dai Los Lobos, allora sì che il mio interesse è cresciuto, che sembrava un film molto più hollywoodiano. (E il videoclip mi faceva impazzire, mentre Morena de mi corazon è ancora lì, nelle mie raccolte di colonne sonore!)

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    1. Comprensibile perché in effetti non ha l’aria del filmone patinato da prima serata, il secondo capitolo somiglia più a quello stile, mantieni l’entusiasmo, il post del secondo film è già in rampa di lancio ;-) Cheers!

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    2. Il secondo capitolo lo si potrebbe descrivere come il primo "El Mariachi" solo rifatto con più soldi e, va da sé, con un occhio rivolto a una platea più vasta rispetto al precedente... l'importante è non averne tradito la geniale e anarchica grezzezza di fondo ;-)

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    3. Più o meno è il tema del post sul secondo capitolo che arriverà in settimana ;-) Cheers

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  7. Credo di averlo comprato in VHS in edicola, visto una volta e poi riposto per anni. Finché non uscì il seguito tamarro con Banderas al posto di Gallardo. Solo in seguito apprezzai il lavoro puramente artigianale e da appassionato di Rodriguez. Il paragone col primo Mad Max ci sta tutto, entrambi grezzi, entrambi strani ma geniali. Figli della passione sconfinata per il cinema e manifesto delle idee che battono il denaro.

    Detto questo, a Rodriguez voglio bene "a pelle". Con lui una serata a bere e a chiacchierare me la farei più che volentieri.

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    1. Con la differenza forse che George Miller poi è salito di colpi aumentando il ritmo e l’ossessione per i dettagli, invece tra i titoli della trilogia del Mariachi, questo mi sembra ancora quello più vispo di tutto, in ogni caso RobRod si fa voler bene a suo modo ;-) Cheers

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  8. Ma...in mezzo al mix un pizzico del TONY col suo "Revenge" non ce lo vogliamo mettere?
    Io dico di si'.
    L'esordio fulminante di Rodriguez alla regia. Che merita di esser visto proprio perche' il nostro non era ancora finito sotto l'ala protettrice di San Quentin.
    Mi voglio comunque complimentare con te per il dialogo all'inizio.
    Non esagero dicendo che ce ne sarebbe per una bella scena extra, piazzata a inizio film con l'attore e il regista nei panni di loro stessi!
    Farebbe la sua porca figura, credimi.
    Aah, io adoro queste storie.
    Come col buon Kevin.
    Rodriguez certe volte non mi ha convinto per nulla. Ma sapendo i suoi trascorsi, come si fa a non volergli bene?
    Come si fa a non amare un film come questo, sapendo cosa c'e' dietro?
    Davvero di grana grossa, ma con inventiva a mille e caricata a dinamite.
    Perche' la storia lo insegna. Quando parti disposto a vincere o a morire pur di realizzare la tua idea in testa, succede che alle volte compi il miracolo. E scardini i limiti che per forza di cose ti eri autoimposto, lasciando un segno indelebile.
    Volutamente ridicolo in certi punti, anche se tra i metodi sbrigativo del Boss e il killer (quello vero) che semina cadaveri a destra e a manca c'e' ben poco su cui scherzare.
    Ma quando vedo il tizio alla reception che diventa Speedy Gonzales e il protagonista che davanti alla prospettiva di perdere le sacre borse ("Dici di essere un mariachi? E allora forza! Canta, mariachi! Canta!!") per mano della bella di turno si mette a fare cio' che sa fare meglio, e cioe' cantare...non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
    Poi pero' arriva il classico momento della disfatta, che serve a preparare il terreno all'eroe per la rivalsa finale (i due momenti sono talmente rarefatta da essere uno solo)...capisci che da ridere non c'e' e non ci sara' piu' nulla.
    Un piccolo gioiellino da recuperare.
    Assolutamente.

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    1. Con tutto il rispetto per RobRod a cui voglio bene, Tony aveva due o tre chili di talento in più ;-) Cheers

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  9. Ho un'edizione limitata della trilogia in dvd, presa ai tempi dell'uscita di "C'era una volta in Messico". La storia della cavia è diventata leggendaria, il mio apprezzamento per Rodriguez e la sua arte di arrangiarsi è cresciuto a dismisura al di là della visione del film, vedendo nel dietro le quinte i trucchetti che ha usato, gli espedienti per girare tutto in fretta con le poche lire che aveva.
    Cinema verace, figo e godibile nella sua immediatezza e messa in scena rudimentale ma efficace.

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    1. Totalmente d'accordo, uno che ha davvero assimilato la lezione Carpenteriana senza per forza dover imitare a tutti i costi. Cheers

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  10. Mi ha sempre divertito la storia dei cani.. quando nel mariachi si vede un cane, vuol dire che nel montaggio mancava un raccordo o un controcampo. Insomma, non u montaggio da cani, ma un montaggio coi cani

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    1. Esatto, quando Rob Rod non sapeva che metterci o come raccordare le scene, cane (storia vera). Cheers

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  11. Vuoi vedere che la massa magra tirata su negli ultimi anni sono gli effetti collaterali della pillola? 😅🤣

    E talento registico ce n'era già a iosa, specialmente visti i mezzi...

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    1. Avrebbero dovuto monitorarlo nel corso degli anni, l'esperimento nel corpo di Rodriguez non è ancora finito ;-) Cheers

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  12. Splendido questo film, molto meglio del remake fatto con più soldi! Mi è piaciuto come hai romanzato gli inizi di Rodriguez regista... E non sapevo del suo recente film fatto con 7mila dollari! Me lo cercherò...

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    1. Non ha avuto fortuna con la distribuzione ma si lascia guardare, anche se per la stessa pesa continuo a preferire "El Mariachi" ;-) Cheers

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