giovedì 3 marzo 2022

57 canali e niente da vedere: Reservation Dogs, American Horror Story 10, Landscapers, What We Do in the Shadows, American Crime Story, Only murders in the building e Them

Torna l’appuntamento dal titolo Springsteeniano con le ultime serie viste di recente, non perdiamo altro tempo!

Reservation Dogs
Dove la trovate: Disney+
Stagione: stagione 1 (2021) 

La mia passione per i nativi americani mi ha attirato magneticamente verso questa serie, scoprendo con piacere che è stata creata da Taika Waititi e Sterlin Harjo.

La serie racconta le gesta di quattro giovani (Elora Danan, Bear, Cheese e Willie Jack) che vivono in una riserva indiana nell'Oklahoma dove, per altro, si sono svolte integralmente le riprese della serie, un fatto ben poco usuale che garantisce realismo, alla commedia ci pensa Waititi. 

Lookin' back on the track for a little greenback (cit.)

Strizzando l'occhio fin dal titolo a "Le Iene" di Tarantino (in originale "Reservoir dogs"), la serie racconta in maniera spesso tragicomica la vita nella riserva, tra leggende del passato (lo spirito guida del guerriero nudo è uno spasso), un buon modo per cavalcare il filone delle serie adolescenziali, ma dal punto di vista dei nativi americani, non voglio proprio dire “revisionista” perché sarebbe troppo, i momenti agrodolci non mancano, il cast è impeccabile e tutto sommato questo viaggetto nella riserva merita un’occhiata, anche se, lo ammetto, forse ho preferito gli episodi più intimisti, rispetto a che so... La puntata dedicata all'erba della zio fattone.

Commento in breve: mio padre dice che gli Americani veri stanno nelle riserve, ecco appunto.
Chi ne ha scritto meglio di me: Lisa parlare con lingua diritta, augh!

American Horror Story - double feature
Stagione: stagione 10 (2021) 
Dove la trovate: Disney+

Dieci stagioni sono tante, sei più della pizza, figuriamoci per una serie tv, anche la più irriverente del piccolo schermo come American Horror Story. 

Lo confesso: già la nona stagione non mi ha proprio convinto, malgrado l'ambientazione calata negli anni '80 ho faticato ad arrivare alla fine. Forse ho apprezzato un po' di più la serie fatta con i pezzi di scarto, ovvero American Horror Stories che, per certi versi, ha fatto da antipasto a questa decima stagione, ribattezzato "Double feature" come nelle sale grindhouse.

I primi sei episodi raccontano una storia (americana dell'orrore) intitolata "Red tide", gli ultimi quattro, invece, compongono "Death Valley". "Red Tide" ha qualcosa delle storie Kinghiane, quelle con cui zio Stevie rifletteva sullo scrivere e le dinamiche dietro alla creazione di una storia, una grande possibilmente, una con cui fare tanti soldi.

Mai accettare pillole da sconosciuti, a meno che tu non voglia scrivere un best seller.

Ryan Murphy e Brad Falchuk non ci provano nemmeno a cambiare la loro formula, ma davanti agli ultimi cali di ascolto piuttosto drammatici, hanno puntato tutto su questo doppio formato dopo, però, le idee scarseggiano. "Red Tide" sembra una variante sul solito patto Faustiano, Harry (Finn Wittrock), uno sceneggiatore in crisi, si trasferisce con la moglie e la figlia in una città di mare, Provincetown, per superare il suo blocco dello scrittore. 

Il fatto che nessuno esca dopo il tramonto a Provincetown (nemmeno il nome è originale) e ci siano dei "pazzi" che si aggirano di notte, non pare un problema per gli astuti protagonisti, meglio concentrarsi sulla pillolina che se hai un talento lo porterà ai massimi livelli, altrimenti... Beh, secondo me avete già capito l'alternativa visto che la trama non brilla per originalità. 

Gli autori si divertono a lanciare stoccate ai colleghi, con continui riferimenti a Netflix e alla continua caccia al successo di Hollywood, ma sei episodi sono fin troppi se ne sprechi uno intero per giustificare le origini del cappotto di uno dei loschi figuri, ma davvero? Forse avevano già dato tutto ripescando Macaulay Culkin, monito umanoide su come Hollywood possa masticarti e sputarti.

Restare a casa da solo, non lo ha traumatizzato, no no.

In compenso, con "Death Valley" va ancora peggio: la solita banda di "adolescemi" in cerca di disintossicazione dai cellulari, pensa che una vacanza del deserto sia una buona idea, i flashback in bianco e nero del presidente Eisenhower (Neal McDonough) sulla cospirazione aliena, fanno rimpiangere "X-Files", non dico gli episodi quelli davvero bello, mi farei bastare quello meno riusciti della vecchia serie di Chris Carter. Sorvolo sulle trovate da B-Movie di fantascienza degli anni '50, declinate in salsa Murphy e Falchuk, cosa dicevo lassù? Dieci stagioni sono tante per una serie, forse troppe. 

Commento in breve: tranquilli, tra poco arriva un altro "American" più interessante.
Chi ne ha scritto meglio di me: credo nessuno, se sì segnalatemelo nei commenti!

Landscapers - Un crimine quasi perfetto (2021)
Stagione: miniserie unica (quattro episodi)
Dove la trovate: Sky Atlantic

La "fragile" Susan e suo marito Christopher uccidono i genitori e seppelliscono i corpi nel retro del giardino della loro residenza a Mansfield, crimine rimasto insoluto per oltre un decennio e tratto da una storia vera (storia vera).

"Alla doppietta di storie vere di Cassidy", "Cheers!"

"Landscapers", quindi, è una storia vera come la funzione che inizia con il regista che da il ciak che fa cominciare questa indagine tra Inghilterra e Francia (dove sono andati a cercare lavoro i due coniugi) e dove le svolte sono credibili, realistiche anche quando sembrano forzature, perché la vita non segue un copione anche se certe storie sembrano seguirne uno. 

Il fatto che Susan e Christopher, poi, siano anche appassionati di cinema (in particolare dei Western con Gary Cooper) non solo giustifica il titolo, ma anche gli innesti assolutamente posticci, dove i due protagonisti si vedono come gli eroi della storia, pistoleri soli contro tutti.

"Voi americani siete tutti uguali, ma stavolta John Wayne non cavalcherà verso il tramonto con Grace Kelly", "Era Gary Cooper, coglione!" (cit.)

Cosa può migliore una storia già così intrigante? Due grandi attori, trovare di meglio di Olivia "garanzia di qualità" Colman e di David Thewlis è francamente impossibile, se pensavate fossero due grandi attori, provate a guardare "Landscapers" e scoprirete che questi due fenomeni hanno ancora assi nelle loro maniche per stupirvi, perché a mani basse questa è una delle serie migliori che potrebbe capitarvi di vedere in circolazione al momento. 

Commento in breve: un altro esempio della superiorità inglese nella recitazione.
Chi ne ha scritto meglio di me: l'ho scoperta leggendo In central perk, fate lo stesso.

What We Do in the Shadows
Stagione: stagione 1, 2 e 3
Dove la trovate: Disney+

Si poteva fare meglio di What we do in the shadows, film di Taika Waititi che da anni consiglio a tutti, in quanto geniale finto documentario sui vampiri che non solo fa ridere, ma è dannatamente brillante? Io pensavo di no, ecco perché ho evitato di iniziare la serie tv omonima.

Complice la presenza delle tre stagioni su Disney+ (sono comodoso, che ci volete fare?) ci ho provato e mi sono morso le mani, non come avrebbe fatto un vampiro e non per il pentimento, ma per non averla iniziata prima perché è davvero geniale quanto il film.

La nuova banda di vampireschi protagonisti buca lo schermo e conquista subito, il mio preferito quello in fissa con il Dream Team del 1992, solo la pallacanestro mi attira più del vampirismo che volete farci?

Il numero nove di quella squadra era solo il mio preferito.

Quando la serie mi ha conquistato? La riunione mondiale dei vampiri. Per discutere di un pericolo che minaccia tutta la comunità, i vampiri si riuniscono e quando dico vampiri intendo TUTTI: da Evan Rachel Wood che riprende il suo ruolo di vampira direttamente da "True Blood", passando per Tilda Swinton da "Solo gli amanti sopravvivono" (2013), per non citare Wesley SNIPES collegato da remoto, anche lui invitato anche se è un "Diurno". Ammettetelo, vi ho appena venduto questa serie, vero?

Dai ammettetelo, ora volete vedere questa serie, lo so!

Commento in breve: se non avete visto il film recuperatelo, poi gettatevi subito sulla serie.
Chi ne ha scritto meglio di me: chiunque, visto che sono un testone e ci ho messo una vita a decidermi. Però nel dubbio, In central perk.

American Crime Story
Stagione: stagione 3 (2021)
Dove la trovate: Sky Atlantic

Finalmente è tornata American Crime Story, dopo la seconda stagione fallimentare dedicata all'omicidio di Versace, temevo che non avremmo mai più visto questa serie.

La terza stagione, annunciata da tempo ed eternamente rimandata doveva trattare i fatti relativi al l'uragano Katrina, anche se secondo me non la vedremo mai, perché vorrebbe dire puntare il dito contro l'ex amministrazione Bush (secondo estratto), forse ancora troppo vicina nella memoria degli spettatori.

Quindi, passo indietro, perché non una serie dedicata ad un'altra amministrazione più datata? Ecco quindi arrivate "Impeachment" dedicata allo scandalo di Bill Clinton e Monica Lewinsky, non serve aggiungere dettagli, no?

Volevate il revival degli anni '90? Oltre a Pam e Tommy tornano anche loro.

Dopo la delusione della seconda stagione, ACS torna ai livelli della stagione d'esordio, tra le mille serie prodotte e curate da Ryan Murphy, secondo me la migliore resta proprio "American Crime Story", perché è un lavoro di ricostruzione molto accurato, anche grazie ad un cast molto azzeccato.

La solita prezzemolina Sarah Paulson si mimetizza nel ruolo di Linda Tripp, personaggio da cui tutto comincia grazie alla sua "amicizia" con Monica Lewinsky (Beanie Feldstein) che forse ha il problema di risultare spesso un po' troppo candida, ma alla luce di alcune sue scelte, forse, la rappresentazione da ragazza innamorata non è poi così distante dalla realtà.

Menzione speciale per la Hillary Clinton interpretata da Edie Falco, sempre un piacere rivederla fin dai tempi dei Soprano e qui è talmente azzeccata da far sperare quasi in una serie biografica sulla first lady tutta per lei.

Per il ruolo del Presidente, invece, troviamo Clive Owen, dietro al nasone posticcio utilizzato per calarsi nel ruolo di Bill Clinton, in una prova davvero convincente, perché in certi momenti emerge la rabbia e la testardaggine di un personaggio che per sua storia personale è sempre stato considerato fuori posto, ma per capacità (anche di reggere sotto pressione agli snervanti interrogatori) ha saputo arrivare fino alla Casa Bianca.

Luci e ombre di un presidente che ha fatto parlare parecchio.

Questa terza stagione di "American Crime Story" ci riporta negli anni '90 del modem a 56k e di uno scandalo che ha fatto tremare il mondo occidentale, la mia passione per le storie ispirate ai fatti reali va a braccetto con questa serie, Ryan Murphy continua così! 

Commento in breve: ve l'ho detto che il revival degli anni '90 è cominciato, no?
Chi ne ha scritto meglio di me: non ricordo di aver letto nessun parere sulla serie, se è il caso fatevi avanti nei commenti.

Only murders in the building 
Stagione: stagione 1 (2021)
Dove la trovate: Disney+

In un palazzo della New York, quella più ricca, colta, la Grande Mela di un film di Woody Allen per capirci, tra soli e solitari protagonisti agli antipodi hanno in comune solo la loro passione per i podcast, in particolare quelli legati ai misteri "Crime". Quando nel palazzo ci scappa il morto i tre ne approfittano per lanciare il loro podcast, con lo stesso nome della serie.

La giovane Mabel Mora (Selena Gome), lo spiantato ed eccentrico regista teatrale Oliver Putnam (il redivivo Martin Short che ogni tanto ricompare) e l'attore del piccolo schermo Charles-Haden Savage (Steve Martin) ricordato solo per il suo vecchio ruolo da proto Tenente Colombo sono i tre protagonisti, anche se nel palazzo sono tutti indiziati, anche se il tuo vicino di casa si chiama Sting, il cantante non il Wrestler.

Noi siamo un trio all'erta e pieni di brio (cit.)

Cosa può andare storto con una serie così? Parecchio. Per prima cosa il ritmo va a strappi, l'atmosfera a tratti sembra quella di uno spettacolo teatrale, ma guarda caso sono gli episodi cinematografici (la puntata "muta" 1x06) le parti migliori di una serie che non mi ha preso proprio.

Indovinare il colpevole non è per forza un problema se il Giallo è appassionante, questo viene svelato lasciando aperte porte e portoni per una seconda stagione, il problema per me restano proprio le gag un po' fiacche, alcune ripetute fino allo stremo, in un'atmosfera troppo seria per essere comica e troppo comica per essere davvero "crime", forse basare tutto sulla trovata moderna, modernissima (già datata) dei podcast avrà impressionato, ma io che nasco analogico non mi sono scaldato più di tanto.

Commento in breve: non ascolto nemmeno i podcast, non è roba per me.
Chi ne ha scritto meglio di me: Lisa oggi attenta a sbancare il banco.

Them
Stagione: stagione 1 (2021)
Dove la trovate: Prime Video

Molti dei più grandi horror di sempre iniziano con un trasloco, ma quando a traslocare sono gli Emory i guai per loro cominciano perché troppo neri per il quartiere bianco dove hanno comprato casa.

Se a questo aggiungiamo che gli Emory già di loro, hanno traumi pregressi che la comunità di East Compton, un luogo dove l'odio si respira nell'aria, ben rappresentato dal volto da bambola di porcellana di Betty (Alison Pill), messa a capo delle "casalinghe disperate" della comunità, una vipera in perfetti abiti anni '50 che ben riassume l' orrore dietro alla facciata di "Them".

Una famiglia quasi felice, ma per qualcuno del colore sbagliato.

Ben calata nel solco della nuova Blaxploitation rilanciata al cinema da Jordan Peele, "Them" è una serie di dieci episodi creata dal debuttante Little Marvin, questa storia inquadra alla perfezione il razzismo negli Stati Uniti (quindi nel mondo occidentale) perché la trama colpisce a tradimento, con esplosioni di orrore in certi momenti addirittura esagerati.

Il problema chiave di "Them" è quell'essere a tratti anche compiaciuta nel suo portare in scena la violenza, ci sono scene che rasentano la crudeltà, senza girarci attorno.

Oppure quelle esplosioni di orrore (spesso così cattive da risultare immotivate) per certi versi sono proprio il modo migliore per utilizzare il genere (in questo caso horror) per rappresentare l'orrore massimo, quello che ti piomba addosso perché qualcuno ti ritiene sbagliato, per raccontare l'orrore più disgustoso come quello del razzismo, il genere horror con la sua violenza è quello giusto per rappresentarlo.

Avete presente la famigerata "Black face"? Ora sapete perché fa davvero paura.

"Them" in alcuni momenti imbocca strade che dirottano un po' la storia del suo centro, eppure la trama con i suoi colpi bassi mena forte e incolla allo schermo, il futuro per questa serie potrebbe essere il formato antologico, sta di fatto che abbiamo un'altra conferma che l'horror sia il genere più in forma al momento, ma anche quello storicamente più adatto a fare metafora degli orrori della società, quindi se il tema è il più schifoso possibile, ovvero il razzismo, aspettatevi colpi bassi, i razzisti sono così.

Commento in breve: l'horror è vivo, lotta con noi e la sua capacità di fare metafora del presente non morirà mai.
Chi ne ha scritto meglio di me: già sapete a chi rivolgervi no?

14 commenti:

  1. Finalmente uno che dice che Only Murders In The Building non è granché. Anch'io dal cast mi ero fatto prendere bene, ma poi uff...

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    1. Non ho capito come mai sia piaciuta così tanto, sarà che non ascolto podcast forse ;-) Cheers

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  2. Di queste serie ne ho viste poche: grazie per avermi ricordato reservation dogs, perché l'avevo notata in qualche preview di disney+, ma poi totalmente scordata. Cercherò di recuperarla.

    What we do in the shadows è spettacolare: qua in casa Corso non ci perdiamo una puntata, non appena viene resa disponobile (ormai parlare di messa in onda mi sa di anacronistico), fin dai tempi di sky.

    Only murders in the building invece l'ho vista in solitaria e a me è piaciuta molto: ogni mercoledì ne guardavo subito un episodio.
    Non sono un appassionato di podcast ed anzi solo guardando la serie ho scoperto il dilagare del fenomeno.
    Quello che mi ha preso è stato proprio il tono genersle sospeso a metà tra il giallo e la commedia (ma non la parodia).
    Mi è sembrato un invito a cena con il delitto, ma più serio.
    Sicuramente guarderò la seconda stagione, anche se la storia poteva concludersi in una miniserie.

    Nathan

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    1. Di nulla, sono qui per questo ;-) “What we do in the shadows” è un gioiellino, invece il tono generale di “Only murders in the building” proprio non mi ha conquistato. Cheers!

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  3. Tanto ho trovato entusiasmante e barocco Red Tide, quanto mi ha fatto cadere le palle Death Valley, che ho trovato decisamente stupida. Speriamo la prossima serie sia migliore!

    E mi spiace tantissimo essermi persa American Crime Story, per me ormai impossibile da recuperare (io le serie o le guardo "quando ci sono" oppure devo rinunciare causa mancanza di tempo), visto che avevo adorato entrambe le stagioni precedenti. Non giova non avere Sky Atlantic, ovviamente.

    Them è una bella bomba, inquietante, disgustosa, per nulla trattenuta, capace di far più paura quando non racconta l'orrore "finto" e ti mette nei panni di chi non è mai stato, e mai sarà, benvoluto nel regno delle Stepford Wives.

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    1. “Red Tide” non è certo una trama innovativa ma almeno coinvolge, “Death Valley” invece ti fa passare il tempo a cercare le suddette balle rotolate sotto il divano, ha delle trovate veramente cretine.
      Ho la fortuna di avere Sky per le partite di basket, comunque ho notato che Sky Atlantic non è troppo diffuso, un peccato perché la terza stagione di ACS meritava più visibilità. Vero, “Them” ha qualcosa di Stepford Wives ma in generale ha dei denti affilatissimi e nessuna paura di usarli, a volte spudorata nella sua volontà di terrorizzare, ma visto il tema di fondo, l’unico modo per raccontarlo. Cheers!

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  4. L'unico che ho provato è "Them", dove ho resistito due o tre puntate poi ho mollato, visto che la trama era così lenta che temevo sfiorasse i cento episodi. Per il resto ignoravo tutto, quindi come sempre la Bara fa servizio sociale ^_^
    Mi stai dicendo che due dei Tre Amigos sono tornati insieme su schermo? Se un giorno si riunissero tutti e tre scoppierebbe tutto...

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    1. “Them” è un po’ a lenta cottura, ma poi rifila certe stilettate che mi hanno incollato allo schermo, soffrendo ma incollato. Perché credi che mi abbia attirato quella serie? È stata l’unica volta nella mia vita in cui ho sperato di veder spuntare Chevy Chase (storia vera) ;-) Cheers!

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  5. Ho visto solo Them tra queste e, manco a dirlo, PIACIUTA UN BOTTO!!!

    Davvero, salvo tutto, anche quella violenza e quella crudeltà così esagerata.
    Unico neo, un finale non all'altezza, non capisco se perché tutto ciò che lo precede sia troppo "oltre" o perché il raccordo, per quanto bello, non è ben amalgamato col resto.

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    1. Anche a me molto, una serie che ti sfida e a volte ti mette in difficoltà, molto bella e tosta. Io penso non sia stato amalgamato bene con il resto, almeno è la sensazione che ho avuto guardandolo. Cheers!

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  6. Urca, ho fatto quasi l'en plein a questo giro!
    Peccato che mi manchi la nuova stagione di ACS, che per il trucco posticcio ispirava gran poco. Devo rimediare quindi? Proprio adesso che siamo nel pieno della stagione e altro che 57 canali?!
    Uhm, se trovo il tempo...

    Nel mentre, felicissima che i ragazzi della riserva e soprattutto i nuovi vampiri ti abbiano conquistato.
    Nandor è anche il mio preferito, ma che lo dico a fare?

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    1. Considera che "Landscaper" l'ho scoperta dalle tue parti, quindi era doverosa la citazione. La terza stagione di ACS mi è piaciuta molto malgrado lo strano naso di Clinton, ma le serie basate su storie reali mi trovano sempre ben disposto. Nandor è il migliore, proprio il migliore ;-) Cheers

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  7. Un gran bel bottino, tra l'altro tutte ancora da vedere, tranne i vampiri che come sai adoro già ;)

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    1. Lo so lo so, sei tra quelli che mi hanno convinto a vedere anche la serie invece che fossilizzarmi solo sul film (storia vera). Cheers!

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