mercoledì 16 febbraio 2022

Non aprite quella porta (2003) e L’inizio (2006): la vogliamo chiudere ‘sta porta? Fa corrente!

Continua il ripasso dei film della saga della sega, in vista dell’uscita di un nuovo “The Texas Chainsaw Massacre” targato Netflix. Dopo aver affrontato il capostipite, il suo fin troppo bistratto seguito e tutti i tentativi di rilancio, in questo post ci concentriamo su due film che giocano in un campionato tutto loro, il remake del 2003 e il prequel del remake (il preqake?) nel 2006. Moto alla motosega!

Nessuna delle grandi maschere del cinema horror è stata mai davvero immune alla tappa obbligata del remake, questa pratica è arrivata fino in Texas nei primi anni del 2000, se ci pensate bene terreno fertile perché un rifacimento di un classico come Non aprite quella porta, potesse fare presa sul pubblico. Il film di Tobe Hooper con quel suo titolo (italiano) ammonitore e il fascino di un assassino armato di motosega (l’arma che molto pubblico generalista di solito associa erroneamente a Jason) poteva campare comodamente di rendita, tanto ormai chi aveva visto il film originale ai tempi era ben sopra la trentina, difficile che qualche giovanotta o giovanotto sarebbe davvero andato a recuperarsi un film del 1974, esclusi gli appassionati di horror, il pubblico che sceglie il film da vedere in sala all’ultimo secondo di sicuro no.

Non aprite quella porta (2003)

Quel volpone di Michael Bay tutto questo lo sapeva bene, infatti con la sua allora neonata casa di produzione, la Platinum Dunes, stava cercando di farsi un nome, niente di più semplice che mettere su un remake del film di Hooper per farlo, ricevendo proprio il benestare dal regista Texano, che ha fatto da padrino a tutti i seguiti, tanto lui aveva già detto tutto su Faccia di cuoio e la sua famiglia nel 1986.

Il nuovo “The Texas Chainsaw Massacre” scritto da Scott Kosar, viene affidato ad un esordiente che non a caso, arrivava dai videoclip (e avrebbe fatto meglio a restarci) dalla Germania con barbone ecco sbarcare Marcus Nispel, l’uomo dalla filmografia lampo, in una manciata di film è riuscito a sbagliare tutto, mettendo le sue manacce su Conan e su Jason, ma tutto è cominciato laggiù in Texas.

"Portatemi Nispel, lo farò al forno con patate!"

A ben guardarlo “Non aprite quella porta” sembra un’operazione nostalgia, però di quelle che vanno di moda oggi, quelle che quando attecchiscono ti fanno credere che negli anni ’80 avessimo tutti i Walkie Talkie, la BMX e conoscessimo a memoria film che sarebbero diventati di culto solo una decina di anni dopo, per certi versi Nispel ha fatto al classico di Hooper quelle Strane Cose per cui ora in tanti hanno un ricordo di plastica della loro infanzia negli anni ’80. Non è importante essere accurati, l’importante è risultare belli e retrò, a tratti non sembra un film horror, ma una festa in costume a tema “Redneck”, in cui se ti presenti vestito come Faccia di cuoio o come la cugina Daisy Duke di “Hazzard” va bene lo stesso, tanto chi la capisce la differenza no?

Ecco perché i ragazzi non sono più in viaggio per andar a controllare la tomba della nonna, probabilmente profanata, ma sul loro Volkswagen da terroristi Libici in cerca del plutonio rubato da Doc figli dei fiori puntano allegri al Messico e alla loro vacanza, infatti Jessica Biel (bòna come pane e Nutella, chiedo scusa per il commento strettamente tecnico) alla guida se la canta tutta allegra un pezzo che fa subito anni ’70 o giù di lì, uno che però conoscano tutti eh? Tipo “Sweet home Alabama” dei Lynyrd Skynyrd, poco importa se questa canzone è uscita nel 1974 e il film è ambientato durante l’agosto del 1973. Sei vestita da Daisy Duke che belli shorts, vieni entra gli alcolici sono da quella parte.

"Welcome to the party honey!" (cit.)

Se nel film di Hooper i protagonisti erano incredibilmente normali e la più carina nei suoi shorts rossi era quel contenitore di urla a duemila decibel di Marilyn Burns, in questa nuova versione i protagonisti devono essere tutti degli Uber fighi. Quindi scordatevi fratelli disabili o quant'altro, persino l’autostoppista caricata dai ragazzini non è un tizio tutto gomiti e pomo d’Adamo, ma una bella ragazza che in fuga dai Sawyer dagli Hewitt si spara un colpo in testa, impazzita dopo le torture subite, ed è qui che Marcus Nispel inizia subito a lavorare ai fianchi.

Con una ricercatissima inquadratura, ci fa ripercorrere la traiettoria del proiettile con uno zoom all’indietro dritto attraverso il cranio della ragazza, perché per Nispel in questo film tutto deve essere bello, figo, stiloso, anche la morte e gli ammazzamenti, oserei dire alla faccia del senso di malsano che Hooper sapeva provocare nel pubblico con il suo film, uno di quelli che ti fa venire voglia di correre a farti una doccia ogni volta che arrivi ai titoli di coda, per quando quell'atmosfera sudaticcia e perversa ti si incolla addosso.

Più la guardo questa scena e meno la trovo efficace.

Marcus Nispel se ne frega, lui forse per via delle origini teutoniche e per i trascorsi videoclippari deve rendere persino il disordine di casa Sawyer Hewitt (perché abbiano cambiato nome proprio non lo so) a suo modo un complemento d’arredo, non c’è un ossicino, un teschietto, un gancio da macellaio che non sia studiato nel suo essere fintamente in disordine, se i Sawyer erano degli accumulatori compulsivi ispirati alle gesta di Ed Gein, gli Hewitt ti invitano alla loro festa in maschera (fatta con la pelle della tua faccia) a tema “Non aprite quella porta”, il risultato è tanto bello quanto posticcio, chi riesce a portare un minimo di orrore per davvero? L’unica vera novità del film oltre al cambio di cognome per la famiglia di assassini, che per altro non sono più nemmeno cannibali (infatti scompare la spaventosa scena della cena), ma semplici assassini, insomma questa è una festa per tutti, vuoi per caso che poi magari qualche vegetariano si senta escluso per caso?

L’unica novità sono le bocce di Jessica Biel è lo sceriffo Hoyt, perché da solo il personaggio interpretato da R. Lee Ermey è quello che mantiene l’ultimo legame con il film originale, lo scontro tra rappresentanti della città, del Texas (e del mondo) civilizzato, che si scontrano con una comunità rurale che vive ai margini, uccisi non tanto per quello che sono, ma per quello che rappresentano, di sicuro non per fame, visto che qui i cannibali latitano. Questo scontro interno alla civiltà tiene botta anche nel rifacimento davvero solo grazie allo sceriffo, perché quando l’autorità a cui ti rivolgi per salvarti la pelle, risulta matto quanto quelli che ti inseguono per usarle la suddetta pelle per farsi una maschera, allora tutta la scala di valori crolla. R. Lee Ermey di ruoli che mettevano paura in carriera era un esperto, anche se il suo sceriffo è una variante sul suo ruolo più famoso, il sergente istruttore di “Full Metal Jacket” (1987), ripreso poi in “Sospesi nel tempo” (1996) in chiave comica e ancora qui (e nel prequel) con il riuscito intento di mettere a disagio il pubblico. Missione compita soldato Ermey!

"Nispel, i tuoi genitori hanno anche figli normali?" (quasi-cit.)

Ma posso essere brutalmente onesto? Ho un blog intero per farlo quindi do per scontata la risposta, ad ogni fotogramma “Non aprite quella porta” trova sistematicamente il modo per tirarmi fuori dall’atmosfera horror del film, in parole povere? Non fa paura nemmeno per sbaglio. Oh! Questo è un parere soggettivo quindi lascia il tempo che trova, ma mi spiegate come faccio ad avere paura quando Jessica Biel ripete la camminata sculettante di Teri McMinn riempiendo i jeans in quel modo, con Marcus Nispel che pensando di citare il film originale, le dedica una “retrospettiva” che più che un omaggio al cinema di Tope Hooper sembra citare Tinto Brass?

Il 100% dei post su questo film si giocano un’immagine di questa scena, chiedetevi il perché.

No sul serio, Jessica Biel in canottierina che per sbirciare dentro casa, appoggia la parte migliore della sua recitazione (anzi entrambe) contro il vetro della porta e chiede: «C’è nessuno in casa?» io dovrei avere paura? No sul serio, mi spiegate come faccio a concentrarmi sulla minaccia rappresentata dalla famiglia di assassini?

Non sentite la paura premere sul vostro cuore? Io no perché sono distratto.

Eh lo so cosa state pensando: «Cassidy sei un erotomane» probabilmente avreste anche ragione, ma Marcus benedetto figliolo, puoi fare una scena in cui Faccia di cuoio per stanare Jessica Biel infrattata dentro al capannone, attiva l’antincendio dando il via alla gara di Miss maglietta bagnata 2003? No sul serio di cosa dovrei avere paura io esattamente?

No perché poi pensate che io mi invento le cose, giudicate voi!

Sono io che vedo le popp… ehm il marcio ovunque? Vi dico solo che lo scontro finale tra l’assassino con la motosega e la Final Girl in canotta avviene sotto la pioggia, probabilmente quella di prima era la seminifinale, questa invece è la finale per incoronare la vincitrice Texana del concorso. Ma che ci volete fare, sono cresciuto con i film del Maestro Russ Meyer e ne pago le conseguenze.

Quando cerchi immagini su Google di questo film, questa è una di quelle che spuntano per prime, poi ci chiediamo perché il film ha avuto tutto questo successo eh?

Devo provare però a valutare il film non solo su parametri soggettivi, o su entrambi i talenti di Jessica Biel, fingendo un minimo di professionalità posso dire che per un pubblico di spettatori che non conosceva il film del 1974, questo “Non aprite quella porta” per quanto fighettino, finto sporco e maldestramente finto retrò ha un suo ritmo, un classico Slasher basato più sulla tensione, sul numero di morti ammazzati, insomma è il “Non aprite quella porta” con le persone appese ai ganci da macellaio, le urla e gli sbudellamenti che ci si aspetterebbe di trovare nel film originale di Tobe Hooper e che invece latitano, in favore di un atmosfera marcia e malsana che ti attanaglia. Insomma non è un rifacimento del film del regista Texano, ma è un remake basato sull’idea che molto pubblico generalista ha di quel film e parliamoci chiaro, anche di uno Slasher, forse per questo funzionicchia, ha il suo pubblico (a volte anche adorante) e ha portato a casa più di cento milioni di fogli verdi con sopra facce di altrettanti ex presidenti defunti, al netto di un costo di circa nove milioni, insomma Michael Bay è un dritto, ditemi cosa volete ma il suo pubblico lo conosce bene.

“Ucci ucci sento odor di remakeucci!”

Sempre nell’ottima del restare lucidi, devo dire che per quanto Marcus Nispel sia un arredatore d’interni più che un regista, il successo di questo film, nel momento storico in cui è uscito, ha segnato parecchia dell’estetica di tanti horror “mainstream” (perdonatemi l’orrido anglicismo) usciti dopo, l’inutile remake di Venerdì 13 era un tentativo di cavalcare la stessa formula, ma sono usciti una carrettata di film fotocopia identici a questo, tanto che il suo successo ha portato quei volponi della Platinum Dunes a mettere in cantiere un seguito, anzi meglio, un prequel!

Non aprite quella porta - L'inizio (2006)

Squadra che vince non si cambia, al massimo si modifica infatti come da procedura, il budget lievita a sedici milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti spirati, messi sul tavolo dalla Platinum Dunes nella speranza di portarne a casa ancora di più. Visto che ormai Marcus Nispel era richiestissimo per organizzare feste a tema, matrimoni e come arredatore d’interni ha pensato bene di mettere su una disastrosa festa a tema Cimmeria, il suo sostituto si chiama Jonathan Liebesman (salute!), stagista schiavo che Bay costringe a dirigere tutte le produzioni macina soldi nate dagli accordi commerciale che stringe con chiunque pur di incassare.

La facente funzione di Jessica Biel qui è Jordana Brewster, splendida ma con qualcosa in men rispetto alla Biel (e questa frase la lascio cadere così, sospesa nel vuoto…), anche se poi il film beccami gallina se riesco a ricordarlo!

In ogni caso anche Jordana ha dei numeri.

Sul serio, l’ho visto due volte, alla sua uscita nel 2006 e per questa rubrica, ma ogni volta si cancella dalla mia mente, come se i neuroni cancellatori, cercando di salvaguardare me e lo spazio della mia memoria, si mettessero in azione premendo ripetutamente il tasto “Delete”, come tanti piccoli Cybermen. Sta di fatto che trovo già abbastanza risibile l’idea che questo film sia un “Prequel” di un “Remake”, ma il trucchetto serve più che altro per mostrare un Faccia di cuoio con ancora entrambe le braccia, visto che nel film precedente Jessica Biel gli staccava un braccio al povero Leatherface.

Dopo un frettoloso prologo ambientato nell’agosto nel 1939, in cui ci vengono mostrato i genitori di Leatherface, due contadinacci (molto probabilmente cugini) che non hanno nulla degli abitanti del Texas rurale del periodo pre bellico, basta dire che la madre è vistosamente siliconata, perché le bocce sono un po’ le colonne su cui si reggono questi due film, anzi a tratti sembra che il film sia più interessato a mostrarci le origini dello sceriffo Hoyt, come messo in chiaro dal film precedente anche lui uno dei componenti della famiglia Hewitt, perché R. Lee Ermey era stato davvero l’unico elemento di novità quindi qui viene confermato nell'ennesima variante del suo sergente Hartman, solo meno credibile perché questo sarebbe un prequel, ma è chiaro che R. Lee Ermey nel frattempo non sia ringiovanito.

Le cenette in famiglia, quelle belle allegre.

Cosa ricordo di questo film? Che ad un certo punto ci va di mezzo un motociclista interpretato da Lee Tergesen e che per certi versi è quasi un film più a fuoco rispetto al predecessore, ha un ritmo migliore ma tutto sa di già visto tanto da mettere in azione i miei neuroni cancellatori già attivi ben prima dell’arrivo dei titoli di coda. Anche perché nel frattempo era arrivato Rob Zombie, quello che più di tutti è stato debitore del lavoro di Tobe Hooper e pur non avendo mai diretto un capitolo della saga della sega, ha saputo con la sua famiglia Firefly incarnare quel malsano marciume che Hooper aveva messo in chiaro che poteva nascondersi imboccando una deviazione sbagliata oppure beh, aprendo quella porta.

Insomma più guardo seguiti della saga della sega più mi convinco che Tobe Hooper nel 1986 avesse detto tutto e decostruito il mito da lui stesso creato nel modo più creativo (e divertente, nel senso più macabro del termine) possibile. Certi classici dovrebbero diventare degli esempi in grado di spirare altri, come successo con Rob Zombie, invece di continuare ad aprire e chiudere porta, la vogliamo chiudere ‘sta porta! Fa corrente!

Via, verso il prossimo rilancio di "Non aprite quella porta", si va vanti così.

28 commenti:

  1. Uh! Michael Bay e Marcus Nispel insieme in un post di Cassidy! Non mi potevo aspettare niente di positivo... e invece eccoti Jessica Biel! Che brividi (di paura, eh!) a vederla con quella sua maglietta tutta bagnata!

    Ovviamente in mano a gente di questo calibro (non la Biel, poverina, lei non ha colpe) non poteva uscire niente di dignitoso... e quella scena che passa attraverso la testa della tizia è orribile, è fintissima e artificiosa/artificiale, l'opposto del film di Hooper a cui questo remake fa il verso (una pernacchia, direi).

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    1. Posso capire chi apprezza questo film senza aver visto quello del 1974, alla fine è uno slasher almeno diligente basato sulla tensione, con una Jessica Biel talmente tanta da distrarre dai difetti, ma è nel paragone con il film originale che Marcus Nispel ne esce con le ossa rotte, quell’uomo ha fatto più danni della grandine. Cheers!

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  2. Ora non vorrei ricordare male, ma nel(l'inegualiato) originale Marilyn Burns era portatrice sana di jeans lunghi adeguamente aderenti, gli iconici short rossi ripresi da celebre e ubaldesca inquadratura erano della poveretta che finiva appesa. ;)

    Devo dire che 'sti remake, sequel, prequel, non mi fecero troppo schifo quando li vidi, una loro inutile efficacia ce l'avevano. Ma mentre i due film di Hooper ce li ho impiantati nel cervello fin dalla prima visione, questi sono passati via come acqua fresca. A parte la canottiera bagnata di Jessica e i jeans a vita bassa di Jordana nulla rimembro di entrambi.

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    1. Prova a vedere se così suona meglio la frase, avevo fatto un giro di parole inutilmente lungo, grazie per avermelo segnalato.
      Il “Prequel” a mio avviso funziona meglio, sono film che funzionano per le nuove generazioni (del 2003), nel confronto diretto con i film di Hooper però non hanno senso, non giocano nemmeno nello stesso campionato, ma ti assicuro che J&J (Jessica e Jordana) sono quelli che ricordano tutti. Cheers!

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  3. Prequake sempre più spesso, e non è un bene. Per quanto riguarda questi due film che dire? Non male il primo, evitabile il secondo. Comunque effettivamente la differenza la fa tutta Jessica ;)

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    1. Prendi un campione di dieci persone e chiedi cosa ricordano di questo film, vedrai che un nome emergerà sopra tutti ;-) Cheers

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  4. Non ricordo mai se ho visto questi seguiti recenti della saga, ma ora mi hai dato le prove che no, non li ho mai visti. Perché altrimenti i validi elementi valorizzati dagli autori me li sarei ricordati ^_^
    Non so se riuscirò a trovare la voglia di recuperarli, ma già rifarmi gli occhi col tuo post è stato soddisfacente :-P

    Finora il caso più sorprendente che ho incontrato è stato "Death Race 3" (2013). Essendo il seguito di "Death Race 2" (2010), il quale raccontava vicende antecedenti a "Death Race" (2008), a sua volta rifacimento dell'originale di Corman del '75, "Death Race 3" è a tutti gli effetti il sequel di un prequel di un remake! Filotto! ^_^

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    1. Ammetto candidamente di aver cavalcato le parti migliori di entrambi i film per i post, non faccio nemmeno finta che non sia così ;-) Vero “Death Race” ha intrecciato parecchio, ma nemmeno la saga di “Halloween” ha scherzato, con varie false partenze e seguiti dei rilanci da perdersi nel labirinto! Cheers

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  5. Secondo me il migliore Non Aprite quella Porta dopo i 2 di Hooper, nonché film assolutamente godibile, al netto di Niespel. Ora linciatemi pure...
    Il prequake non lo ricordo bene a parte il fatto che avessero ripristinato la sequenza della cena. Nel prequel del remake manca Jessica Biel, però non hai citato Diora Baird che aveva anch'essa due ottimi talenti. Talenti peraltro non esibiti a pieno: per quello sarebbe stato necessario attendere il remake de La Notte dei Demoni (picchiatemi anche in questo caso, ma a me è piaciuto pure quello...). Boooooooooy

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    1. No ma figurati, non lo farei mai, anche perché come ho scritto, fatto salvo che Marcus è un cretin… arredatore d’interno e non un regista, il suo film funziona almeno per introdurre i giovani (del 2003) al genere Slasher e il “prequel” è un pochino meglio, per essere due film che non inventano nulla, capisco perché abbiano i loro estimatori, ma se li confrontiamo con i contenuti dei due film di Hooper, sono il niente con la polvere, le ossa e il disordine finto ;-)
      Diora Baird da quel punto vi vista batte tutte le colleghe e non ho motivi di rissa nemmeno qui, amo l’originale ma il remake di “La Notte dei Demoni” è bellissimo (storia vera). Cheers!

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    2. "amo l’originale ma il remake di “La Notte dei Demoni” è bellissimo (storia vera). Cheers!"
      Wooooooo... parlerai anche di quello e pure dei sequel del film originale?

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    3. Dovrei farlo, mi piacerebbe farlo ;-) Cheers

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  6. Visti, ma...
    Solo due parole (che ne ho gia' dette cinque, e per due film cosi' sono pure sprecate. Che poi siamo gia' a venticinque credo, senza contare queste ultim...aah, basta. Non se ne esce).
    DISINTERESSE TOTALE.
    Credo sia il commento più breve che abbia mai scritto.

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    1. In effetti la saga della sega è famosa, ma dopo i due capitoli originali il nulla cosmico condito da Jessica Biel. Cheers!

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  7. Con tutti questi doppi sensi mi hai fatto scompisciare grazie. Questi due film li ho visti ma l'unica cosa che ricordo vagamente è la Biel,per il secondo buio completo,e tu stesso non mi hai aiutato più di tanto a fare luce,ma fa niente,quello che mi ricordo e che non mi era piaciuto e tanto basta.L'unica cosa che mi hanno dato queste recensioni e la voglia matta di rivedere i primi due film,che sono gli unici che contano veramente.

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    1. Bene, allora sono riuscito nel mio intento, far ridere e spingere tutti a rivedere i TCM giusti ;-) Cheers

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  8. Visto che lo hai citato, pensi che, un girno o l'altro, tornerai sull'argomento Cimmero inaugurato da Nispel?

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    1. Prima dovrei rivederlo, il che è come decidersi di buttarsi dalle scale, ma mai dire mai, potrebbe venirmi un istinto masochista prima o poi ;-) Cheers

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    2. Se è per questo ci sarebbe pure quella gran minchiata di "Pathfindser - la leggenda del guerriero vichingo", orrido ed osceno remake (ma va?!) del bellissimo e suggestivo film lappone "L'arciere di ghiaccio"; assolutamente da commentare per fare un esatta metrica tra poesia e cultura e schifezza ed ignoranza.

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    3. Visto al cinema quell'affare, per fortuna ho visto tante volte "L'arciere di ghiaccio" per compensare (stora vera). Cheers

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    4. Pensi che parlerai anche di quei due film... ?

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    5. Al momento ho altri piani. Cheers

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  9. Jessica Biel, Regina delle saghe!! 😜
    Scherzo ma è veramente l'unica cosa che ricordo del film del 2003, oltre al fatto che non faceva per nulla paura...
    Bay avrà un'idea di cinema perlomeno discutibile, ma dal punto di vista produttivo non sbaglia un colpo...
    A proposito di Transformers, sembra ci sarà un crossover tra Lego e Hasbro per realizzare modelli dei famosi robot... Comincio a vendere un rene per prepararmi all'uscita... 👋

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    1. L'unico dettaglio che tutti ricordano, però Bay il suo lavoro sa farlo anche per questo ;-) Cheers

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  10. La gif che chiude la recensione, con Leatherface che cammina portando a spasso la motosega con una camminata ostentatamente stilosa, é esattamente ciò che questi due capitoli mi hanno lasciato... ovvero la sensazione di aver visto due prodotti patinati, ruffiani e senz'anima.

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    1. Talmente bella da diventare anche la locandina di un film che sto già dimenticando di nuovo malgrado averne scritto. Cheers

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