Lo sapete che ho una vera passione per l'Irlanda, tutta. Quindi secondo voi poteva non attirarmi magneticamente un film che si intitola "Belfast"?
Per altro uno dei viaggi più belli della mia vita l'ho fatto proprio a Belfast, quindi se qualunque altro film iniziasse come questo, con immagini da cartolina di qualunque altra città, non avrei gradito più di tanto, ma se mi fai vedere la capitale dell'Irlanda del Nord, qualche corda personale me la tocchi, purtroppo il resto del film non ci è riuscito quasi per niente.
Di mio non ho mai idolatrato Re Kenneth Branagh, ma ho capito gli intenti, raccontare la sua vita usando il mezzo che lo ha reso famoso, ovvero il cinema, insomma sulla carta questo poteva essere un film con dentro tutto per colpirmi, ma vi riporto questa citazione: «Secondo di tre figli, Kenneth Charles Branagh nasce il 10 dicembre 1960 a Belfast, Irlanda del Nord, da una famiglia protestante della classe operaia[...] All'età di 9 anni si trasferisce con la famiglia a Reading, Inghilterra.»
“Tu interpreti me? Allora cerca di essere bello, bellissimo… Ho detto ancora più bello!!” |
Questa frase arriva dalle prime righe della pagina Wikipedia dedicata alla biografia di Branagh, sapete dove sta il problema? Questa è anche tutta la trama del film. Sapete come dico sempre, quando la storia di una biopic è più interessante letta su Wikipedia che vista al cinema: Houston Belfast abbiamo un problema.
Dopo le immagini da cartolina della città, Branagh abbraccia il bianco e nero riportandoci nell'agosto del 1969, la storia è quella riportata qui sopra raccontata tutta ad altezza bambino - anche nelle inquadrature - ovvero dal punto di vista del piccolo Buddy, che in quanto alter ego del regista con il super ego, non può che essere un bambino bellissimo, biondisismo e bravissimo a scuola interpretato dall'esordiente Jude Hill.
Finisce qui? No perché il Super ego scalpitante di Re Kenneth gli impone di scegliere quel gran bel pezzo di Caitríona di Caitríona Balfe nei panni della madre e quel manzo di Jamie Dornan in quelli del padre. Completa il resto della famigliola nonno Ciarán Hinds e nonna Judi Dench, veterana di mille parti recitate nei film di Branagh.
Kenneth Branagh è talmente megalomane che il complesso di Edipo non gli basta, deve avere anche quello di Elettra. |
Posso dirlo? Il film sulla vita della sua famiglia è quasi una mossa alla Spielberg (apprezzo), ma in salsa Irlandese (apprezzo anche di più), ma il risultato mi è sembrato così edulcorato (malgrado il bianco e nero), da convincermi davvero poco.
Tutto è così ordinato, pettinato, laccato che le barricate, la questione Irlandese, i "Troubles" non sembrano poi tutto questo grande fastidio nella vita dei protagonisti. Dopo la scena di apertura in cui scudi improvvisati passano dall'essere usati contro draghi immaginari nei giochi dei bambini in strada, a fare da inefficace riparo durante la rivolta poi? Puff! Fine della questione, il problema più grosso dei protagonisti sembrano i debiti e il dover trasferirsi, anche se lo ammetto, ho apprezzato molto la battuta: «Gli Irlandesi sono nati per partire, altrimenti nel mondo non ci sarebbero i pub.»
Cosa funziona molto di "Belfast"? Il colore compare solo quando il piccolo protagonista viene portato al cinema e a teatro, una scelta estremamente cinematografica per dimostrarne il fascino, ma anche come i colori del mondo siano reali solo visti sul grande schermo (cit.), anche se John Carpenter ci era già arrivato da tempo.
Altro problema: quando il cinema fa capolino nella vita del protagonista, Re Kenneth mi fa un regalo, scegliendo due dei miei Western preferiti, purtroppo entrambi in bianco e nero, facendo un po' cadere faccia a terra il suo trucchetto sull'uso del colore.
"É buffo come i colori del vero mondo divengano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo" (cit.) |
Utilizzare come citazione musicale la ballata di "Mezzogiorno di fuoco" (1952) per quel duello in strada mi ha fatto pensare che il film sarebbe decollato, invece niente, a Re Kenneth sembra interessare di più raccontare la sindrome dell'emigrante che i "Troubles".
La sensazione che ho avuto guardando "Belfast"? Mi è sembrato che Re Kenneth il magnifico abbia scelto di usare il cinema per raccontare la sua storia ma in bella copia, vedere il suo piccolo alter ego seduto su un marciapiede a leggere non un fumetto Marvel a caso, ma proprio uno di Thor (non credo serva spiega perché vista la filmografia del regista), mi è parsa una chiara operazione di glorificazione personale della storia di Kenneth Branagh.
Da un Marvel fan ad un altro, Kenneth ti voglio bene, ma questo è riscrivere la realtà, colpo basso. |
Insomma, caro Kenneth sono felice che la tua autostima sia ai massimi livelli, ma per me Belfast è un pezzo importante che forse non meritava di fare da sfondo a tutta questa ego mania, considerando anche quel vuoto pneumatico patinato che è "Assassinio sul Nilo" (2022), grazie Kenneth, ma per un po' tu ed io meglio se non ci vediamo più, andiamo a prenderci una birra insieme tra qualche mese eh? Paghi tu.
Anche io amo l'Irlanda e tutto ciò che la riguarda,ma ho trovato il film laccato e eccessivamente patinato e Jamie Dornan continua ha essere insipido, inespressivo e con il carisma di una pagina di Vogue vivente
RispondiEliminaMariya
Non è stato scelto da King Ken per la sua recitazione, ma per essere bello bello in modo assurdo, nel suo film dove tutto deve essere bello bello in modo assurdo. Credimi, mi dispiace fare la voce fuori dal coro perché questo film ha dentro dieci cose per cui potrei amarlo, ma è talmente sfacciato nel suo essere posticcio e auto celebrativo, da essere riuscito nell'impresa di tirarmi a forza fuori dalla storia. Cheers
EliminaAhia, sapevo che c'era il trucco: il coro di ovazioni della campagna stampa del film era troppo grande perché non ci fosse il trucco sotto. E pensare che nelle sue presentazioni mai King Ken l'ha spacciato per biografico, il film, ma solo un atto d'amore per il cinema e di come l'abbia aiutato a gestire la dura realtà quotidiana.
RispondiEliminaPerò l'egomania di Ken, diagnosticata da lungo tempo - uno che scrive un'autobiografia quando ha tipo vent'anni è chiaro che si ama parecchio - sapevo sarebbe giunta a farlo inciampare.
Sono perplesso perché mi trovo in condizioni contrarie alle tue: non conosco Belfast né ho sentimenti a riguardo, mentre da ragazzo ho amato tantissimo l'opera di Ken. Teoricamente dovrei essere meglio predisposto al film, ma ho specificato "opera di Ken": della sua giovinezza onestamente me ne frega assai poco, quindi mi sa che 'sto film mi darà ben poco.
L’atto d’amore per il cinema è chiarissimo, ma anche la sua volontà di utilizzarlo per auto celebrarsi, così facendo ha sminuito proprio la città e il popolo che voleva raccontare, detta fuori dai denti sembra il film di uno con la sindrome dell’immigrato, che favoleggia su un tempo passato, il fatto che sia raccontato dal punto di vista di un bambino è trucco che a King Ken non funziona, anche se gli permetterà di schivare le critiche.
EliminaProbabilmente potrebbe piacerti più che a me, ma l’egocentrismo resta l’ago della bilancia secondo me. Cheers!
Bocciato così? A me è piaciuto, credo che vadapreso per quel che è: tutto è visto attraverso gli occhi di un bambino innocente a cui nella vita è andato tutto bene, non è certo Ken Loach!
RispondiEliminaNon mi aspetto di certo vedere Buddy impegnato nelle trattative di pace o un film che analizza i “Troubles” dal punto di vista storico, non se il tuo protagonista è un bambino, ci sono momenti riuscitissimi dal punto di vista infantile, come quando la sorella pensa di aver capito il trucco dei nomi (cattolici o protestanti) oppure il (volutamente) esagerato sermone del prete che mi ha fatto molto ridere. Ma nel momento in cui mostri Belfast come l'Isola che non c'è, felice e piena di bimbi sperduti, poi di gioco una rivolta in strada e poi PUFF! Tutto risolto in favore di una riscrittura della storia personale di King Ken (ho fatto l’esempio del fumetto di Thor), ad un certo punto il gioco secondo me non funziona e non rende onore alla città, alla sua storia e allo spirito di un popolo.
EliminaIl punto di vista bambino non è semplice da portare al cinema, qui purtroppo ho visto un regista sugli …’Anta che usa questo espediente, ma resta comunque il punto di vista un adulto, mi dispiace perché mi ha proprio tirato fuori dalla storia. Cheers
Capisco perfettamente il tuo punto di vista, ma ci sta che all Branagh di nove anni Belfast sembrasse un'isola felice, specialmente nella memoria di un tizio sugli anta milionario e apprezzato da tutto e tutti.. E che magari ripensa a sé stesso e alla sua famiglia in termini chiaramente esagerati ed edulcorati. :--)
EliminaSi, ma è proprio quello che trovo un po' disonesto, allora non intitolare il film "Belfast", chiamalo "Branagh" ;-) Cheers
EliminaAhahah! Giusto! :--D
EliminaPerò poi non so se sarei stato interessato, beh forse per me sarebbe stato meglio ;-) Cheers
EliminaCommento del tutto frivolo e privo di qualsivoglia barlume di intelligenza: ma Branagh è ringiovanito secondo qualche rito magico? Potrebbe essere mio padre e sembra mio figlio...
RispondiEliminaIl suo egocentrismo lo mantiene giovane ;-) Cheers
EliminaSecondo me insieme al biglietto dovrebbero essere regalate tre pint di quella buona per sopportare questa pellicola. Effettivamente solo dal trailer mi dicevo che la mamma e il padre scelti per impersonare quelli veri di Kenneth erano molto fighi, forse più del risultato che hanno sfornato. Buona domenica 👋
RispondiEliminaPotrebbe essere una soluzione, buona domenica! Cheers
EliminaChe sia un film furbetto non ci sono dubbi, ma anche i film furbetti possono essere belli. A me "Belfast" ha smosso emozioni vere, perchè negli occhi di quel bambino ci ho rivisto proprio lo spirito e l'orgoglio degli irlandesi. Si tratta, come ha scritto Sam Simon sopra, della Storia vista attraverso gli occhi di un bambino, e mi pare naturale che il tono dovesse essere questo. Gli Irlandesi non piangono ma sanno rimboccano le maniche, sdrammatizzano nel dolore ed esorcizzano la paura. Non poteva venir fuori un film troppo drammatico perchè non sarebbe stato nella sua natura. A me è piaciuto molto, e soprattutto mi sono piaciuti gli attori (tutti, compreso il ragazzino, con menzione speciale per il grande Ciaràn Hinds). E poi c'è la colonna sonora di Van Morrison: come può non piacere? :)
RispondiEliminap.s. volevo scrivere "sanno rimboccarsi le maniche", mi è partito il t9...
EliminaVero, avrei voluto apprezzarlo anche io perché tra la città, la dichiarazione d'amore al cinema e all'arte (ci metto anche i fumetti) e il cast aveva davvero tutto per colpirmi al cuore. Chiaramente il punto di vista è quello di un bambino, ma l'ho trovato falsato, come ti dicevo il film trovava continui modi per tirarmi fuori dalla storia, la sensazione che ho avuto è che questo punto di vista del bambino, fosse un po' troppo adulto, ad altri registi la regressione è venuta meglio, ma oppure più semplicemente mi ha colpito di più. Cheers!
EliminaVai tranquillo, si era capito purtroppo i correttori vivono di vita propria ;-) Cheers
EliminaSospetto che a) il buon vecchio Kenneth sia stato un po' sopravvalutato o b) dopo aver fatto fantastiliardi di dollari e venduto l'anima alla Disney abbia deciso di limitarsi all'autocelebrazione e mandare il resto in vacca... E io ho adorato tutte e 4 le gloriose ore di Hamlet, ma diciamocelo, qual'è l'ultimo bel film fatto in qualità di regista? Salvo il remake di Sleuth ma i titoli successivi sono uno più tremendo dell'altro... Per tacer della rivisitazione in chiave tormentato-romantica di Poirot che è una cosa da far piangere sangue a qualunque lettore della Christie. PS in quanto al ringiovanire, sospetto un sapiente uso della CGI come in Assassinio sul Nilo
RispondiEliminaLa risposta non è semplice, narciso lo è sempre stato ma non arrivi a erri risultati senza la convinzione (più o meno manifesta), sicuramente gli ultimi lavori non allacciano nemmeno le scarpe ai primi, i due Poirot passo, il primo non mi è piaciuto il secondo un pasticcio tirato a lucido. Cheers
EliminaIl sentore di ruffianeria mi è arrivato, ma per una volta l'ho voluto zittire.
RispondiEliminaL'ego ingombrante di Kenneth che gli fa scegliere attori belli, bellissimi non mi ha disturbato in questa storia in cui i problemi sono quelli di un bambino, in cui il cinema, il teatro, sono il colore.
Sarà che avevo bisogno di un film così, semplice e genuino, per una volta.
O sarà che Jamie mi ha stordita.
Ma nella sua semplicità, lo approvo. Poteva uscirne una pappardella ben peggiore.
Vero, ma siccome per me la questione Irlandese è un pezzo di cuore, forse avevo delle aspettative, purtroppo avrei voluto perdermi di più in questa storia, invece vi ho visto molta "formula", non so se ho reso l'idea. Cheers
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