martedì 25 gennaio 2022

The King's Man - Le origini (2022): i modi continuano a definire l'uomo (e il regista)

Immagino ve ne siate accorti, ma il cinema contemporaneo americano deve qualcosina al mondo del fumetto, tra tutti gli “universi” nati su carta e finiti al cinema, il “Millarworld” di Mark Millar è uno di quelli che è stato saccheggiato da Hollywood molto presto.

In tutta onestà avrei immaginato un futuro più roseo per progetti come “Kick Ass”, malamente arenato dopo un secondo film piuttosto scarso (tratto da un fumetto altrettanto debole), ma zitto zitto, tra i tanti fumetti pubblicati da Millar per la sua etichetta con il suo cognome in bella vista, “Kingsman - Secret Service” nato in collaborazione con il disegnatore Dave Gibbons, è quello che al cinema sta facendo più strada, quasi esclusivamente grazie al lungimirante piano a lungo termine del regista Matthew Vaughn.

Dopo aver studiato il metodo utilizzato dagli altri per portare i fumetti al cinema, Matthew Vaughn è andato dritto per la sua strada, la sua scelta è stata la migliore possibile, ovvero quella di tradire il materiale originale, cogliendone l’essenza ma senza bisogno di ricrearlo sul grande schermo pagina per pagina, anche perché sfido chiunque a venirmi a dire che conosceva il fumetto di Millar e Gibbons prima dell’uscita del primo film e poi tanto lo sappiamo, molti degli spettatori che vanno pazzi per i “cinecomics”, i fumetti non li leggerebbero nemmeno con gli occhi di un altro, una triste verità ma qualcuno doveva pur metterla nero su Bara.

Il capitolo girato a chilometro zero, due anni fa sono inciampato nei set Torinesi (storia vera)

Nel giro di due film Matthew Vaughn ha creato il suo piccolo universo inglese, fatto di gentiluomini e minacce da sventare, con lo 007 di Roger Moore nel cuore e quel tocco di sciovinismo inglese che lo ammetto, mi piace tanto. Ma prima di lanciarsi alla regia di un terzo capitolo delle avventure di Eggsy, Vaughn sottolinea l’esistenza anche del suo “franchise” con un capitolo che è allo stesso tempo Prequel e Spin-off, ora però basta con tutti questi anglicismi, va bene lo sciovinismo inglese ma fino ad un certo punto.

Quindi dimenticatevi Eggsy, “The King's Man” in 131 minuti si impegna a raccontarti l’origine di tutto, anche del negozio di sartoria di moda maschile che fa da copertura all'agenzia segreta meglio vestita di Albione, il tutto con una storia di ampio respiro, che copre un arco di tempo piuttosto lungo che va dal 1902 fino alla fine della prima guerra mondiale, portando in scena un’operazione di fantastoria che si diverte a spernacchiare anche un po’ di complottisti.

"Quanto vuoi tu per tutte tue dona? Le dona, io compra tutte tue dona" (cit.)

Si inizia appunto nel 1902 con l'aristocratico britannico Orlando, duca di Whisky Oxford (Ralph Fiennes), al lavoro per la Croce Rossa e in visita con la famiglia ad un campo di concentramento in Sud Africa durante le guerre boere, così, tanto per ribadire subito la superiorità britannica che è nel DNA di questa saga. Per farla breve, l’ossessione del figlio del duca Conrad (Harris Dickinson nella sua versione adulta) per le storie del ciclo Arturiano sarà il motivo dei soprannomi di battaglia dei futuri agenti della Kingsman, ma prima bisogna passare attraverso lutti, cammini dell’eroe da affrontare e beh, l’omicidio dell’Arciduca d'Austria Francesco Ferdinando, a Sarajevo. Siete andati tutti a scuola, sapete cosa ha comportato la morte del povero Ferdy no? Bene andiamo avanti.

"Lee Harvey Oswald maledet... Ah no scusate, attentato sbagliato"

Matthew Vaughn ci racconta tutto questo con un piglio appunto da fantastoria, in cui si scherza e amabilmente si sfottono i personaggi realmente esistiti, qui affiancati da quelli immaginari protagonisti del film. Ecco quindi che il clima da polveriera dell’Europa, prima dell’assassinio dell’Arciduca è un lascito dei bisticci tra bambini dei tre cuginetti, tutti interpretati dal bravissimo Tom Hollander, che riesce a non far sembrare questa scelta una poveracciata solo perché è un attore di livello, in grado di caratterizzare al meglio Re Giorgio V, il kaiser Guglielmo II e lo Zar Nicola II (come Rocky), in cui non credo serva nemmeno sottolinearlo, del trio quello buono pacato e logico è ovviamente il regnante Britannico, lo avete capito il giochino ormai no?

Un Re, un Kaiser e uno Zar entrano in un bar, fermatemi se la conoscete già.

Proprio per questo, con un ulteriore tocco di ironia, si introduce anche l’agenzia concorrente della futura Kingsman, una sorta di neonata “Spectre” che opera da un capanno per le capre sopra una montagna, comandata da una dittatoriale eminenza grigia di cui non sappiamo nulla, se non le origini Scozzesi (proprio come Mark Millar), un cattivone che al pari della nemesi di Spirit o dell’ispettore Gadget non si vede mai in faccia (fino alla rivelazione finale), però afflitto da “spiegone compulsivo”, infatti lo sentiamo tuonare i suoi piani di dominio mondiale ai suoi sottoposti, che siano questi Vladimir Ul'janov Lenin (obladì obladà, cit.) o il viscidissimo Grigorij Rasputin (interpretato da Rhys Ifans) poco importa, quello che conta è destabilizzare, far crollare l’alleanza tra cugini e lasciare l’odiata Inghilterra sola contro il nemico.

"Amico non avrai mica mangiato fagioli?", "Scusami, stomaco debole"

In tal senso in questa versione neonata della “Spectre”, la Germania è rappresentata da un largamente sotto utilizzato Daniel Brühl, che è il primo nome dell’elenco telefonico quando Hollywood ha bisogno di un attore per il ruolo di un crucco cattivo da fumetto.

Ecco, se dovessi descrivere un difetto del film, lo spreco di un cast di primo livello proprio non mi va giù, va bene che ormai i caratteristi da Hollywood sono in via di estinzione, ma non capisco che senso abbia affidare a Stanley Tucci il ruolo dell’ambasciatore americano per poi fargli recitare tre righe di dialogo, forse in ottica possibili altri seguiti (alcuni dei quali già annunciati, Vaughn sta pensando in grande) potrebbe avere un senso, così però tocca accontentarsi di vedere Djimon Hounsou in un roccioso ruolo da spalla e la bellissima Gemma Arterton in quello di una tata con il vizietto dei fucili da cecchino, assente quasi ingiustificata per buona parte del film, almeno fino alla lunga sequenza d’azione finale, dove la vediamo offrire provvidenziale fuoco di copertura a tutti i maschietti del film.

Sesso debole? Tzè!

Per quello che mi riguarda i difetti potrebbero anche essere terminati qui, perché con lo stesso coraggio con cui Matthew Vaughn ha sempre dimostrato di non avere nessuna paura - oppure voglia di passare la lingua sul deretano dei fan del fumetto, che tanto come tutti i fan, saranno sempre impossibili da accontentare - non solo ha modificato e fatto suoi i personaggi e le trame create da Mark Millar, ma qui dimostra di poter sbalordire ancora anche il pubblico, che forse si sarebbe accontentato di un altro semplice “Kingsman” dalla formula collaudata.

Gli elementi che hanno reso popolare questa saga ci sono tutti, non manca lo sfottò ai potenti come Rasputin che soggioga lo Zar facendogli bere oppio dal suo crocefisso (simbolismi raffinati portatemi via), oppure il presidente americano, che si rifiuta di intervenire finché non verrà risolto quel suo problemino personale, recuperando un filmino con cui una donna lo sta ricattando, non è dato sapersi se la signorina in questione di nome facesse Monica (ante litteram), ma è chiaro su cosa Vaughn stia scherzando. Ecco forse un altro piccolo problema di “The King's Man” è il suo procedere per micromissioni da svolgere, per portare avanti il piano e la trama generale, ma vi giuro che con questo ho finito con i difetti, giurin giurello!

"Prendi questa ragazzo, ti servirà da qui alla fine del post"

Certo potrei stare qui a parlarvi del tentativo di omicidio dell’immortale Rasputin, che Rhys Ifans riesce a caratterizzare come laido e viscido quanto basta per stare al passo con la fama del discusso personaggio, anche se vederlo combattere facendo le piroette (con la colonna sonora di Dominic Lewis e Matthew Margeson che accenna un Overture 1812 di Tchaikovsky, così, tanto per gradire), di certo non pareggia con la rissa in chiesa sulle note di Free Bird, però garantisce quel minimo sindacale di divertente caciara a cui Vaughn ci ha abituati.

Basta un attimo ed è subito... MAMUSHKA!

Dove davvero funziona “The King's Man” è nelle sue ambizioni, questo “prequel” avrebbe accontentato il suo pubblico già così, con le origini su schermo dell’agenzia di Gentlemen, invece Vaughn dimostra di avere davvero a cuore i suoi personaggi ma anche di essere un autore più intelligente di quello che la sua filmografia piena di “cinecomics” lascerebbe intuire, per lo meno se io fossi uno di quei critici con la pipa e gli occhiali.

Se la saga di Kingsman era tutta raccontata dal punto di vista di un giovanotto che scopriva un mondo nascosto e affrontava il suo cammino dell'eroe, qui Vaughn ci fa una finta di corpo, facendoci credere che in questo prequel assisteremmo allo stesso percorso per Conrad, salvo poi concentrarsi molto di più sul padre, un personaggio meno “puro” ma non per questo meno nobile, portando così avanti la tradizione di questa saga, quella di prendere attori britannici amati dai critici con la pipa e gli occhiali e regala loro ruoli da cazzuti eroi dell’azione, questa volta tocca ad uno dei miei preferiti: Ralph Fiennes.

"Mio fratello tormenta le ancelle, io salvo il regno di Sua Maestà"

A lungo ho creduto che Ralph Fiennes potesse interpretate chiunque, magari non un lottatore di Sumo per evidenti caratteristiche fisiche, però ancora sogno di vederlo un giorno nei panni di Sherlock Holmes, banale lo so, ma mi accontento di piccoli sogni a volte.

Qui Vaughn gli fa combattere un veloce assedio in stile “Zulu” (1964) diretto in soggettiva, per poi trasformarlo piano piano in un recalcitrante ma convincente eroe dell’azione, guidato da motivazioni più che solide, che per certi versi sono la prova che a Vaughn, questa sua saga piena di Inglesi letali e ben vestiti sta davvero a cuore e attraverso i suoi personaggi si concede aspirazioni un pochino più alte, non dico proprio da film bellico perché la messa in scena è sempre quella volutamente posticcia del “cinecomics”, ma con la volontà precisa di alzare un pochino la posta in gioco.

Il risultato spiazza, ma in un modo del tutto positivo, perché Vaughn sa gestire la caciara e l’azione grazie ad una regia e un montaggio sempre affilati, nemmeno per un momento le scene d’azione risultano confuse e allo stesso tempo trovo che non sia affatto male giocare con la storia e le aspettative dei personaggi, se poi visto il periodo, trovi anche il modo di spernacchiare un po’ i teorici del complotto, tanto di guadagnato.

Ora voglio un cappotto come quello, Ralph Lauren? No, Ralph Fiennes.

Lo dico fuori dai denti, ho problemi a digerire tutti quei registi che pensano, spesso senza esserlo, di essere più intelligenti del proprio pubblico, vi lascio l’onere di fare voi gli esempi e i nomi. Preferisco di gran lunga qualcuno che tratta con parti uguali di intrattenimento e intelligenza una materia “bassa” (come da sempre viene considerato il fumetto) per cercare di alzare un pochino la posta in gioco. Insomma oggi come oggi ci sono pochi autori come Matthew Vaughn che mi mandano a casa quasi sempre contento grazie ai loro film, mentre tutti parlano di lunghe saghe a fumetti che fanno molto più rumore, Vaughn è davvero l’agente segreto che opera nel silenzio, uno che ha davvero fatto sua la massima: i modi definiscono l'uomo, e lo ammetto il suo misto di caciara e stile lo sento molto mio.

Se per caso vi foste persi il film, sappiate che sarà disponibile su Disney+ dal 23 febbraio perché si, siamo tornati in quel periodo in cui i film vengono dirottati sulle piattaforme di streaming, come direbbero gli inglesi: bloody hell! 

26 commenti:

  1. Carabara, " molti degli spettatori che vanno pazzi per i “cinecomics”, i fumetti non li leggerebbero nemmeno con gli occhi di un altro, (è) una triste verità " che ai ragazzi colle idee degli Studios interessa relativamente. Si può ricavare un cinecomic decente da qualsiasi straccio di idea. Un Carpenter potrebbe cucinare uno Sludge ( Malibu Comics ) ed un Raimi mettere a terra ( espressione che personalmente non mi piace ) un Nigthman ( Malibu Comics - anche serial tv anni fa ) per nostalgici del suo Darkman. Siamo entrati in un nuovo mondo dove i fumetti - se va bene - possono essere tradotti per il cine ( finche dura ) e per le piattaforme ( from here to Mars ). Pazienza.
    Di Ralph Effe Boss Boselli della SBE disse che avevano scelto il suo volto x Draka perchè aveva qualcosa del winner e del loser. Se non ricordo male aveva visto Strange Days. Potrebbe funzionare con Holmes - la zucca torna allo strange movie di Wilder - e spero che a Cinelandia qualcuno raccolga il tuo suggerimento.
    Una idea per i Russo che so seguire il tuo blog da sempre: Ralph è un impiegato di una oscura agenzia govenrnativa. Non un operator, un travet kafkiano. Resta bloccato in coda su una superstrada durante una invasione aliena. Scende in stato confusionale dall'auto. E' colpito da un dardo ripieno di droga da una spia che vuole un mcguffin con codici. La spia è assimilata da una colonia di batteri ultima difesa del pianeta. Ralph espande la sua consapevolezza e vede la realtà x come è. Entra in un fast food dove spiega che tutto è vivo e che si trasforma. Diventa in breve un guru. Propone la pace alla contrapposizione agli extraterrestri propugnata dai micro-organismi bellicosi. Finisce in un talk show a discutere la cosa con il leader dei ribelli teleguidati che lo uccide collegandolo quindi al tutto. Uno zinzino Un giorno di ordinaria follia, uno zinzino Lucy, uno zinzino Joker, uno zinzino tante altre cose, ma le combo alla fin fine non sono poi molte. La critica lo adorerà. Ciao ciao

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    1. Ormai si, ad esempio la Marvel lo ha capito benissimo e non fa mai adattamenti pagina per pagine dei suoi fumetti, ne parleremo in settimana. Sludge mi piacevano un sacco le tavole, mentre Nigthman sarebbe stato perfetto per Raimi ;-) Lo spero anche io da molti anni ormai, Draka arrivava da Lenny Nero senza ombra di dubbio.
      Ci ho visto subito un po’ del film di Schumacher ma credo che la critica lo amerebbe davvero, anche un po’ di “Quinto potere” se vogliamo, mi piace un saluto ai Russo, tra un “Tyler Rake” e l’altro fatemi anche questo ve ne sarei grato ;-) Cheers!

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  2. Bellissimo il primo. Il secondo mi ha convinto molto meno. Ma qui le cose sembrano molto interessanti.

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    1. Quando Mark Strong si mette a cantare nel secondo, viene giù il soffitto, per non parlare di Elton John eroe dell'azione ;-) Questo te lo consiglio, continuo a trovare molto sfiziosa questa saga e il regista ha un gran occhio. Cheers!

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    2. Concordo! E confesso che, spionisticamente parlando, non mi dispiacerebbe un giorno poter vedere (sempre sotto la sapiente direzione di Matthew Vaughn) un crossover fra i Kingsman e il James Bond di Daniel Craig... tanto, a pensarci bene, Ralph Fiennes è ormai di casa anche da quelle parti, no? ;-)

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    3. Sarebbe lui il punto di unione tra la vecchia agenzia Kingsmen e il nuovo Mi6 di Bond ;-) Cheers

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  3. Spoiler spoiler spoiler se non avete visto il film fermatevi qui spoiler Mattew goode è l attore più anonimo del mondo intero che se fai il villain può anche essere un pregio

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    1. SPOILER!
      SPOILER!
      SPOILER!
      Scelta davvero azzeccata anche secondo me, perfetto per il clima da complotto del film. Cheers!

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  4. Tutto sommato a me non dispiace questa formula distributiva. Ben inteso, il passaggio al cinema per certi film deve essere obbligato ma se, dopo poche settimane, lo caricano sulle piattaforme di streaming, per noi pirati del web è tutto grasso che cola.

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    1. Piaccia o meno sarà sempre più diffusa, anche per cause di forza maggiore. Vogliamo vedere il lato positivo? Almeno così i film verranno visti dal pubblico. Ok, forse non è per forza il lato positivo se penso poi ai commenti su “Infernet”, non sono bravo a trovare il lato positivo. Cheers

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  5. Devo ancora scriverne perché come al solito tempo zero, ma me lo sono goduta dall'inizio alla fine, con tutti i suoi pregi ed innegabili difetti.
    Se esistesse un backstage della disgustosissima scena tra Ifans e Fiennes giuro che vorrei vederla, anche solo per capire come potessero stare seri girandola. Pagherei oro, davvero.

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    1. Quando Ralphone risponde al commento provocatorio del laido Rasputin: «Per fortuna tra poco verrà servita la cena» ho dovuto tapparmi la bocca con due mani per evitare di scoppiare a ridere in sala (storia vera), se dovessi mettere le mani su una copia del backstage fai un urlo ;-) Cheers

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  6. Visto nel fine settimana e le aspettative erano bassine. Dal trailer mi aspettavo un'operazione più commerciale che altro. Ed invece Vaughn non mi delude mai e dirige bene un film scritto meglio. C'è molta carne al fuoco, non tutta è cotta bene da formare un piatto riuscito (mi riferisco alla parentesi Sam Mendes inserita al centro del film), ma stiamo ben sopra la media del genere, con personaggi ben caratterizzati e alcuni scontri, come quello con Rasputin davvero divertente. Proprio come te alla fine preferisco la carciara genuina di Vaughn al vuoto intelletto di molti altri.

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    1. Vaughn non solo ha un ottimo occhio, ma ci tiene ai suoi personaggi e soprattutto non si vergogna di divertire il suo pubblico, avercene di registi così. Cheers!

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  7. "molti degli spettatori che vanno pazzi per i “cinecomics”, i fumetti non li leggerebbero nemmeno con gli occhi di un altro"... Capita anche il contrario, io i cinecomics Marvel li guarderei solo con gli occhi di Matt Murdock. Ma così, per partito preso.
    Ammetto che non conoscevo Kingsman fumetto, e i 2 film come onesto intrattenimento mi sono piaciuti abbastanza, un po'meno il secondo.
    Questo lo vedrò quando passerà in tv. Abbiamo Rasputin che sembra uscito da un videoclip dei Boney M., Rasputin e Lenin che lavorano per Blofeld... fra qualche anno me ne sarò dimenticato e potrò accendere tranquillo la tv.

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    1. Nel senso che li guardi con la vista radar? ;-) Scherzi a parte, secondo me i film di Kingsman sono meglio del fumetto, non posso dire lo stesso di “Kick Ass” (il primo, il secondo è indifendibile già sulla carta) il che vuol dire che Vaughn ha trovato la sua dimensione e i suoi personaggi. Cheers

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  8. Il primo è stato una discreta bombetta (con la scena spaccatutto in chiesa come ciliegina), il secondo mi è piaciucchiato anche se non arrivava ai livelli del primo. Questo l'ho visto l'altra settimana e devo dire che mi ha sorpreso.

    Ammetto che non ci credevo ed ero partito con aspettative bassissime. E invece, pur con qualche difettuccio sparso, sono due ore di puro intrattenimento dove si gioca e ci si diverte con la storia.

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    1. Totalmente d'accordo, mi diverto sempre grazie a questa serie di film ;-) Cheers

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  9. Non sono un fan della serie ma sono contento di sapere che il regista ha trovato un ottimo equilibrio col fumetto, cosa di solito assai difficile ;-)

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    1. Si parecchio, anzi ti dico che quasi preferisco i film al fumetto originale ;-) Cheers

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  10. Non conosco il fumetto ma i film sono davvero brillanti e stilosi, con quel sano humor inglese che li differenzia da tanta produzione a stelle e strisce. In più i protagonisti risultano simpatici e sebbene ci siano eccessi giustificabili per quanto riguarda le scene d'azione, risultano comunque ben realizzate e abbastanza coerenti con la storia. Tutto ciò per dire che è un film che aspettavo e che mi gusterò... 👋

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    1. A breve sulle piattaforme streaming, vantaggi (o svantaggi) della pandemia globale. Cheers!

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  11. Molto interessante, come sempre! MA Matthew Vaughn a me invece non piace per niente... Il primo King's Man non l'ho digerito, non ne ho capito il tono, non ne ho apprezzato svariati elementi (la pubblicità nascosta - poco - per esempio)... E Kick Ass nonostante mi piaccia l'idea di base (e un Cage meraviglioso) non mi ha convinto nemmeno quello... :--(

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    1. Mi dispiace, trovo che abbia un buon occhio, anche se "Kick Ass" è molto meglio su carta, Nicolas Cage a parte, lui è spettacolare :-D Cheers

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  12. Ecco, ho letto la tua recensione oggi che ormai l'ho visto su Disney+ :) Concordo su tutto! E' vero, Tucci e anche Taylor-Johnson dicono 3 frasi in croce, è ovvio che ci sarà almeno un sequel

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    1. Si lavora sulla lunga distanza, altrimenti non ci sono spiegazioni per il loro coinvolgimento ;-) Cheers

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