giovedì 9 dicembre 2021

Robin e Marian (1976): alla ricerca del tempo perduto

Il mito di Robin Hood ha sempre fatto molto presa su di me, la leggenda del bandito che ruba ai ricchi per dare ai poveri, armato di arco, frecce e un cuore impavido è un mito che ha alimentato il cinema per decenni e su cui vi ero debitore di una piccola promessa. Minacciavo una rubrica sull’arciere di Sherwood e come sapete un Cassidy mantiene sempre le sue promesse, direi che i tempi sono maturi per la… Trilogia di Robin Hood della Bara Volante!

Istruzioni per l’uso: trattandosi di una trilogia in tre parti (e non in cinque come quelle di Douglas Adams) per ovvie ragioni resteranno fuori quel milione e mezzo di titoli dedicati a Robin Hood che abbiamo visto al cinema nel corso degli anni, niente “L'arciere di fuoco” (1971) ma nemmeno il Robin Hood diretto dallo Scott sbagliato nel 2010, ho già dovuto fare un grosso sforzo ad eliminare “Robin Hood - La leggenda” quello del 1991 con Uma Thurman nei panni di lady Marian, un film per la televisione che da bambino credo di aver visto sessanta volte (storia vera).

Questo piccolo speciale in tre parti non pretende di essere la parola definitiva sull'arciere di Sherwood, ma solo l’occasione di scrivere dei miei tre Robin Hood cinematografici preferiti, anzi a dirla tutta, i prossimi due capitolo sono talmente facili da indovinare che se avessi voluto seguire l’andamento naturale delle storie, mantenendo l’effetto sorpresa, il film di oggi avrebbe dovuto essere l’ultimo del lotto, ma siccome per molti lettori avrebbe potuto risultare un finale anti climatico, preferisco giocarmelo subito, perché malgrado sia un film del 1976, qualcuno potrebbe non conoscerlo.

Questa immagine è così bella che dovrebbe essere la locandina del film, anzi in certe edizioni per l'home video è stato proprio così!

“Robin e Marian” è essenzialmente un lavoro dello sceneggiatore James Goldman, premio Oscar per il bellissimo “Il leone d'inverno” (1968), per certi versi un grande esperto di coppie di personaggi, suo è anche “Nicola e Alessandra” (1971) e ovviamente questa rivisitazione del mito di Robin Hood che non somiglia a nessun altro film sull’arciere della foresta di Sherwood che potreste aver visto. Il titolo di lavorazione del film è stato a lungo “La morte di Robin Hood”, giusto per ribadire quando la dimensione umana del personaggio qui, abbia la meglio sul mito. Per la regia sono volati diversi nomi illustri, da David Lean (che lo avrebbe reso più epico) fino a John Frankenheimer (che ne avrebbe firmato una versione più muscolare), ma il più interessato di tutti al soggetto si rivelò essere Richard Lester.

Americano trapiantato in Inghilterra, Lester ha fatto sua la cultura della vecchia Europa, viene ricordato per un paio di film sui Beastles, “A Hard Day's Night” (1964) e “Help!” (1965), ma anche per la doppietta “I tre moschettieri” (1973) e “Il ritorno dei tre moschettieri” (1989), due film che hanno qualcosa in comune a questa versione di Robin Hood. Anche se i film più famosi di Lester, sono quelli in cui ha messo le mani su una grande icona pop americana, mi riferisco a Superman II e Superman III.

A destra  Richard Lester, gli altri due in foto in linea di massima dovreste conoscerli.

Non importa quale sia la vostra incarnazione preferita di Robin Hood al cinema, per certi versi “Robin e Marian” riesce nell'impresa di poter essere l’avventura finale del celebre personaggio, un po’ come alla Marvel Comics quando hanno lanciato la serie di fumetti “The End”, con l’ultima storia di ognuno dei personaggi più celebri della Casa delle idee, firmate dagli autori più rappresentativi dei singoli personaggi, stessa cosa, qui un gruppo di talenti di alto livello, sono stati radunati per raccontarci la morte di Robin Hood, un’ultima grande avventura per certi versi, alla ricerca del tempo perduto.

“Robin e Marian” prende i personaggi e gli toglie via tutti i sogni di gloria relativi alla giovane età, restituendoci due personaggi maturi (se non proprio vecchi), che sono stati separati fin troppo a lungo e con più rughe e più consapevolezza si ritrovano, visto che citavo i tre moschettieri lassù, permettetemi di scomodare Dumas dicendo che per certi versi, questo film avrebbe potuto anche intitolarsi “Vent'anni dopo”.

“Ah quindi ora saresti una suora?”, “Beh tu giocavi a fare l’agente segreto fino all'altro ieri”

Lasciatemi dare prova del fatto che sono cresciuto con Robin Hood, un po’ di sana cavalleria vecchia scuola, iniziamo dalle signore, visto che il ruolo di Lady Marian qui è stato affidato ad una grande signora del cinema come Audrey Hepburn, che non compariva sul grande schermo da ben nove anni dopo “Gli occhi della notte” (1967), pare si sia convinta ad accettare la parte punzecchiata da una nipote grande appassionata del protagonista maschile scelto per il ruolo, Sir Sean Connery che ebbe meglio sulla concorrenza di Charlton Heston (storia vera), che probabilmente al posto dell’arco avrebbe utilizzato un fucile, ma questa è solo una mia illazione, non datele peso.

Il volto da icona di Audrey Hepburn invecchiato e avvolto dai panni della badessa del convento offre al pubblico non solo la dimensione del tempo passato per i personaggi, ma anche la vera motivazione che ha spinto Robin a tornare finalmente a casa, se si è deciso a lasciare una così doveva proprio essere convinto delle sue ragioni no? Infatti proprio da qui il film comincia.

Il "Buddy Movie" che non ti aspetti.

Le crociate, la guerra santa mostrata da Richard Lester di divino ha ben poco, un castello diroccato, presidiato da un condor spennacchiato e un vecchio cieco sono il prestigioso (si fa per dire) obbiettivo del Re Riccardo Cuor di Leone (un Richard Harris più stropicciato che mai), per una statua d’oro contenuta nel castello, questo vecchio Re matto è pronto a passare a filo di spada vecchi e bambini tanto che il suo non più così fedele e convinto servitore Robin (Sean Connery, sempre sia lodato!) di tutta questa assurda follie non ne può più, l’eroe interpretato dal grande attore Scozzese di eroico ha ben poco, è solo uno che ha superato gli ‘anta, incastrato da anni in una guerra senza senso, una crociata dove sono partiti in tremila e sono rimasti in cinquanta come dice lui, vuoi la tua statua d’oro pulciosa? Vattela a prendere da solo!

Richard Harris, l’ex uomo chiamato cavallo qui nei panni di Re Riccardo Cuore di leone, più che un attore uno zoo umanoide.

Infatti per questo, sia Robin che il suo compare Little John (Nicol Williamson) vengono sbattuti nelle prigioni, da cui fuggiranno con scaltrezza ed eroico gesto? Seee col cavolo! I due compari riusciranno al massimo ad impiegare una notte intera per smuovere una delle mille pietre del muro della loro cella, sorpresi in fragranza di scavo dalle guardie la mattina dopo, si beccheranno la grazia da Riccardo Cuor di Leone, più per spossatezza che per audacia, infatti Richard Harris in un lungo monologo ci regala il Re Riccardo più trucido e inacidito mai visto al cinema, uno che prima di lasciare questa valle di lacrime, letteralmente rosica perché sa che Giovanni senza terra (Ian Holm), ora la terrà l’avrà e pure la corona.

A Robin e Little John non resta che tornare nell’amata Inghilterra, mentendo a loro stessi sostenendo che nulla è cambiato, al loro rientrato sofferto e degno di Ulisse, invece del cane Argo ad accoglierli trovano Fra' Tuck (Ronnie Barker) e Will Scarlett, per altro interpretato da Denholm Elliott, se vi chiedete dove avete già visto Connery e Elliott insieme, la risposta è molto semplice.

"Si è perso nel suo stesso museo, eh?" (cit.)

Il vero cambiamento coinvolte proprio Lady Marian, che non potendo sposare il suo amato Robin si è concessa in sposa all’Onnipotente prendendo i voti, la battuta sul fatto che le sue confessioni, facessero chiacchierare tutto il convento ci dice di quanto l’amore tra i due titolari, i nomi che compaiono nel titolo del film, fosse del tutto non platonico ma soprattutto sincero, quella cazzarola di idea assurda della crociata ha tenuto separati due amanti per una vita intera, il modo in cui reagiscono al tempo trascorso determina i due caratteri.

Il Robin Hood di Sean Connery è il classico uomo di mezza età che si rifiuta di essere beh, di mezza età. Afferma baldanzoso che le crociate sono state divertenti, davanti ai soprusi subiti dalla povera gente di Nottingham organizza una rivolta, porta tutti nella foresta di Sherwood come se avesse ancora vent'anni e Lady Marian? Ancora spera di poterlo avere per sé, come tutte le donne, ben più consapevoli e pragmatiche di noi maschietti, rappresenta alla perfezione quel senso di ineluttabilità: ci hanno tolto una vita insieme, ti vuoi stare fermo una buona volta, che il tempo perso non lo recupereremo certo diventando ancora più vecchi?

I dialoghi scritti da James Goldman filano via come musica, sono uno meglio dell’altro e inquadrano alla perfezione i diversi caratteri di questa coppia di opposti (nell’approccio) che non possono che essere perfetti in quanto complementari, anche se Robin sembra alla costante ricerca della gloria.

"PG mi piace, fallo scrivere su tutte le mie valigie" (cit.)

Gloria che per altro nel film manca completamente, lo si vede benissimo nella rappresentazione degli avversari, il Re Giovanni di Ian Holm è viscido e avido, un ometto in tutti i sensi vista anche l’altezza non straordinaria di un attore lui si davvero straordinario come Holm, qui perfetto per il ruolo. Ma quello più azzeccato di tutti è lo Sceriffo di Nottingham interpretato da Robert Shaw.

"Mi conoscete tutti. Sapete come mi guadagno da vivere. Vi prenderò io quel pesce Robin Hood e non sarà uno scherzo!" (quasi-cit.)

Un bastardo che per assurdo, potrebbe avere ragione, perché a suo modo ha un’etica, un codice morale, per certi versi è come Robin Hood senza però tutti gli ideali e i sogni di gloria, infatti la faccia ringhiante di Robert Shaw è il prefetto contro altare ai sorrisoni spavaldi di Sean Connery e il loro duello, la sintesi della totale assenza di gloria di “Robin e Marian”.

Il loro duello in armatura è faticoso, ha il fiatone come i due duellanti di mezza età, Robin è cotto, viene ferito perché fa un errore banalissimo dettato dalla stanchezza, vince sì, ma solo per manifesto rifiuto ad accettare la realtà e per altro, comportatosi in modo tutt’altro che eroico, anche se poi nei suoi racconti narrerà una versione edulcorata della sua vittoria, proprio per questo Robert Shaw si merita una menzione speciale, perché da spettatori è facile accettare quasi tutto quello che fa un’icona come Robin Hood, interpretato a sua volta da un’altra icona come Sean Connery, ma nel fondo della testa, ragionando con la lucidità degli anni (perché ricordiamolo, non sono gli anni sono i chilometri! Cit.) quello con più etica dei due potrebbe essere l’odioso sceriffo.

Acciaccati quasi quanto il cavaliere nero nei Monty Python.

Il finale di “Robin e Marian” è tenero e inglorioso in parti uguali, per certi versi è la fine della vita insieme di una coppia di anziani che però insieme, ci sono stati per pochissimo tempo, quindi il gesto finale di Marian è un atto d’amore che omaggia allo stesso tempo l’uomo che ha amato così faticosamente ma anche il mito, la leggenda del bandito che ruba ai ricchi per dare ai poveri, con cui ha sempre dovuto dividere il suo uomo.

Penso che un film come “Robin e Marian” si possa guardare da ragazzini, aggrappandosi alla figura carismatica di Sir Sean Connery, qui in uno dei suoi tanti ruoli azzeccati, quelli che gli hanno permesso di essere ricordato non solo per lo smoking da Bond, James Bond. Ma in fin dei conti penso che il film di Richard Lester lo si comprenda meglio con un po’ di strada percorsa sul conta chilometri, in quella sua amara dolcezza è più facile ritrovarsi con qualche ruga in più sul viso.

Robin Hood, Robin Hood, Robin Hood! / Tu fai sempre breccia se dall'arco scagli una freccia (tanto lo so che l'avete letta cantando)

Inoltre credo che un amorevole demolizione di un mito, come quella fatta in “Robin e Marian” sia stata un’operazione replicata al cinema troppe poche volte, siamo abituati a pupparci sempre la stessa storia e gli stessi personaggi riproposti sempre sotto la stessa luce, anche per questo il film di Richard Lester è da riscoprire, quindi forse alla fine ho fatto bene ad iniziare questo piccolo speciale proprio da qui. Nelle prossime settimane, ci saranno ancora archi e frecce, non mancate!

38 commenti:

  1. Mi piace lo stile di Lester, specialmente nel periodo dei film con i Beatles e affini. Tiro a indovinare gli altri due titoli? Potrebbero essere quello Disney (ma improbabile) oppure la versione con Kevin Costner e l'altra di Mel Brooks?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mentre le scommesse salgono e si accumulano (anche se non sono titoli impossibili da indovinare) ti confermo che Lester sa il fatto suo, infatti questo film merita di essere visto o rivisto ;-) Cheers

      Elimina
  2. Carabara, non sono così convinto che The End sia inevitabile e sto finanziando con i miei amici ed ex colleghi Musk e Bezos la ricerca tesa a spostare il nostro limite perchè non ho ancora finito di scrivere il saggio sul perché Audrey nei film finiva spesso tra le braccia di partners molto + vecchi ( Bogey, Grant, Cooper ) e, non ci crederai, ma non sono capace di sintesi. Robin & Marian fu un piccolo shock culturale per me, ma deve aver colpito anche Mike Grell perchè nella sua miniserie Green Arrow: The Longbow Hunters ( da noi tradotta per la prima volta dalla Play Press nei primi tre numeri di Green Arrow del 1990 ndr ) Ollie Queen sente il tempo che passa ( 43 anni ) e Freccia Verde deve qualcosa all'arciere di Nottingham.
    Una idea per il ns comune amico Chris Nolan: RoboR Hood è un crononauta intrappolato in un giorno della marmotta mentre cerca di sfuggire al Maelstrom multiversale nomato Fossa delle Marianne, nel suo viaggio dell'eroe scoprirà di essere un buco nero senziente generato dall'evento The End cioè la entropia di un vecchio universo. Uno zinzino Kirby uno zinzino Morrison che rilegge Kirby, ma le note sono sette...ciao ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Penso che fosse anche la convenzione del tempo, uomo maschio bianco con amante più giovane, da 007 (sempre con Sir Connery) in giù abbastanza un classico. Decisamente Oliver Queen deve molto all’arciere di Sherwood, pensa che da poco ho riletto qualche numero proprio di Play Press di quel periodo ed in effetti anche Ollie era un po’ alla ricerca del tempo perduto.
      RoboR il palindromo mi piace, speriamo solo che Nolan non concluda tutto come la forza dell’amMmore come suo solito, con Kirby e Morrison di mezzo si sbaglia raramente ;-) Cheers

      Elimina
  3. "Dio è con me"
    "Era anche con noi, solo che abbiamo preso un sacco di botte"

    Lo stile di Lester è azzeccatissimo nel film, non sarebbe servita a nulla una versione epica (di nuovo) fatta da David Lean.
    Richard Lester è eccezionale nel prendere figure pop e rileggerle, Robin e Marian risulta essere tante cose al suo interno, inizia come una sorta di parodia, diventa una riflessione crepuscolare e rifonda il mito dei personaggi partendo dell'umano.
    Connery stra-funziona alla grande come Robin Hood che non vuole accettare l'età che ha, interstardendosi in avventure giovanili oramai prive di senso per gli anni che ha, di sicuro la figura più smitizzata è Riccardo cuor di Leone, su di lui si sente tutto il revisionismo anni 70', probabilmente il suo ritratto nel film è molto vicino a quello che doveva essere nella realtà (un re che se ne sbatte del suo paese, combattendo guerre in terra straniera per tutto il tempo è un buon governante?), mentre Marian ha capito molto più del suo partner come stanno le cose e vorrebbe tenerlo legato a sé, ma in questa esistenza non è possibile, perché in quanto umani non potranno mai realizzarsi assieme, quindi dovranno nuovamente diventare mito immortale, tramite uno struggente e denso monologo finale di Audrey Hepburn (che in ambito sentimentale al cinema non l'ha mai battuta nessuno e lo dimostra anche dopo 9 anni di lontananza dal cinema, grande la nipote che l'ha convinta a tornare, anche se spinta dalla presenza di Connery), che li consacra all'eternità. Dopo questo Robin Hood, qualsiasi altra versione successiva è priva di senso, perché hanno battuto su strade già note.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti lo aveva fatto alla grande anche con i tre moschettieri. Anche secondo me, infatti dopo attenta riflessione sono portati proprio da qui, l’ultima avventura deve essere anche quella definitiva no? ;-) Cheers

      Elimina
  4. film di cui ho sempre sentito parlare bene, ma che non ho mai beccato...

    per le altre due parti voto per il Robin Disney e quello di Mel Brooks, quello con Kevin Costner sarei sorpreso a vederlo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ogni tanto passa sulla Rai, non spesso ma ancora qualche tempo fa lo replicarono un pomeriggio ;-) Cheers

      Elimina
  5. Non c'è dubbio che il prossimo sarà quello di Ridley Scott... buah-ha-ha-ha-ha, no dai, non riesco a dirlo seriamente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti è facilissimo capire chi sarà il grande (grande?) escluso ;-) Cheers

      Elimina
  6. Ma dici quello con Bergin, per caso?
    No, perche' a suo modo era un bel film. E forse ben piu' fedele di tanti altri, come adattamento.
    Ma c'era in circolazione un altro Robin, a quei tempi. Contro cui non poteva assolutamente competere.
    Ci credi che l'ho snobbato per anni?
    E dire che ha dentro Sir Connery, e un cast di primissimo livello.
    Ma non ne leggevo dei commenti lusinghieri, in giro.
    Poi un pomeriggio sotto le feste lo becco in tv mentre sono in pieno abbiocco post-prandiale e...
    Capisco il perche' di tanti pareri negativi.
    A me e' piaciuto. Ma e' troppo diverso, troppo originale, troppo malinconico, troppo...
    Non e' il Robin che il pubblico vuole vedere, punto. Anzi, e' quello che non vorrebbe MAI vedere.
    La gente ha sempre bisogno di eroi, ecco la verita'.
    Eroi che vincono sempre, e che soprattutto non invecchiano mai.
    Qui Robin fa la scelta sbagliata, ma per lui giustissima in quanto per un cavaliere nulla conta piu' del Re.
    Segue Riccardo in una guerra suicida, poi capisce di sbagliare e torna convinto di poter sistemare tutto.
    Il problema e' che lui e' rimasto fermo a vent'anni prima. E nel frattempo l'Inghilterra, tutto il suo mondo e' cambiato. Ed e' andato avanti senza di lui.
    Marian vorrebbe convincerlo a passare una vecchiaia serena con lei, almeno per recuperare un pochino del tempo perduto.
    I suoi ex-compari lo assecondano, dicendogli "Si', si', Rob, se sei contento cosi'..." e intanto, non appena si gira, fanno il gesto col dito alla tempia con cui si indicano gli svitati.
    Re Giovanni e lo sceriffo lo trattano come un residuato bellico, che forse avrebbe fatto meglio a starsene laggiu', in Terra Santa, con quel trombone vanaglorioso di Riccardo. E a crepare come lui.
    E Robin che fa? Dichiara ancora guerra all'usurpatore, perche' per lui l'unico Re legittimo e' il suo.
    Ok, Giovanni ha avuto luci ed ombre, come tutti. Ma nemmeno Riccardo era questo gran stinco di santo.
    Il trono era vacante, e in quel momento nessuno era piu' forte di lui.
    E che doveva fare?
    Poi tra le altre cose approvo' la Magna Carta, che era quasi un tentativo di timida democrazia in un tempo in cui quel termine non aveva nemmeno significato. Anche se ha sempre suonato come un disperato tentativo di riguadagnarsi il consenso elettorale a fine mandato.
    Come un sindaco che autorizza i lavori stradali dopo non aver fatto mai nulla per tre quarti del suo incarico.
    Ma sul serio, non ho mai capito perche' ce l'avessero cosi' tanto con lui.
    Ma d'altra parte, la leggenda stravince sempre sulla realta'.
    Mi viene in mente la frase su "Amadeus" di Forman.
    Dicevano che non era chiaro se avesse o meno danneggiato l'immagine di Mozart. Ma di sicuro ha distrutto quella di Salieri.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero o meno che sia, il mito di Robin Hood a Giovanni Senza Terra ha reso davvero un pessimo servizio.
      Comunque...Robin rimette in piedi tutto quel che lo ha reso celebre. Solo che...sono passati vent'anni, porca miseria.
      Lui è Marian sembrano Artu' e Ginevra.
      Vorrebbero riportare indietro il tempo, ma ormai ne sono successe troppe. E si e' irrimediabilmente guastato e rovinato tutto.
      Robin vive in una bolla, come Don Chisciotte.
      Ardimentoso come sempre, ma totalmente rintronato e fuori dal mondo. Al punto che non capisce nemmeno quando sta perdendo, ed e' convinto che un duello in singolar tenzone come una volta possa risolvere ancora tutto.
      Quando li vedi combattere, pensi solo BASTA, PER LA MISERIA! FINITELA!!
      La scena e' emblematica. Robin si tiene in piedi con la sola forza dell'ostinazione, con l'altro che e' in visibile imbarazzo. Mentre la soldataglia semplicemente se ne frega dei duellanti e fa piazza pulita dei rivoltosi.
      Sul finale, poi...non dico nulla. Tranne una cosa.
      Vedetelo, perche' merita.
      Davvero.
      Da recuperare, e rivalutare.
      Stupenda recensione, Cass.
      Complimenti.

      Elimina
    2. Quello con Patrick Bergin, sai quante volte me lo sono visto? Un’infinità (storia vera).
      Davvero collezionava parerei negativi questo film? Strano. Cheers

      Elimina
    3. Ti ringrazio molto gentile ;-) Cheers

      Elimina
    4. Si', si'.
      Non e' uno dei piu' apprezzati, proprio per via del suo contesto cosi' diverso.
      Io l'ho apprezzato proprio per via del coraggio mostrato.
      Dopotutto con Robin puoi giocare sul sicuro, chi te lo fa fare?
      Qui, almeno, hanno tentato una via diversa.

      Elimina
    5. Ops, ho colto dopo che probabilmente era ironico.
      Alla prossima!!

      Elimina
  7. Questo film costituisce per me un "caso".
    Adoro Sean Connery, inoltre Audrey Hepburn è la mia attrice preferita in assoluto, eppure questo film non ho retto a vederlo oltre la prima mezz'ora circa.
    Sarà che mi aspettavo qualcos'altro, ma sostanzialmente scena dopo scena, i due divi li ho trovati sprecati. Forse inconsciamente speravo che avessero realizzato un film su Robin Hood quando erano entrambi più giovani? Chissà... Fatto sta che non fui l'unico dei presenti favorevole a interrompere la visione perché il film stava venendo a noia. 🙁
    Può darsi che in futuro mi ricrederò, come in parte successo con "Il vento e il leone", altro film con Connery rivalutato dopo qualche decennio di insofferenza. Intanto attendo gli altri due film scelti, vedremo se coincideranno con quelli che credo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Considera che per me “Il vento e il leone” è un altro di titoli immortali a partire già dall’infanzia (Storia vera). Secondo me con il tempo lo apprezzerai di più questo film, migliore con un po’ di chilometri percorsi nella vita ;-) Cheers

      Elimina
    2. Un film fatto quando i due attori erano giovani non sarebbe stato altro che l'ennesimo Robin Hood. Dopo la versione di Curtiz (con la De Havilland a fare Lady Marian), in ambito cinema sonoro, la versione classica ha trovato la realizzazione massima, battere su quella strada sarebbe stato inutile.

      Elimina
    3. Lo penso anche io, infatti la bellezza di "Robin e Marian" sta nelle rughe e nel tempo trascorso. Cheers

      Elimina
    4. Infatti il film non a caso non fu per nulla un successo ai botteghini.

      Elimina
    5. Questa era la parte facile ;-) Cheers

      Elimina
  8. Film che guardava spesso mia madre (il fascino di Sean...) ma che personalmente non ho mai apprezzato nè capito poiché sono cresciuto col mito "vero" di Robin Hood. Quello della Disney o di Errol Flynn per intenderci. Solo più avanti ho imparato a fare mia la storia crepuscolare di questa versione di Lester. Una rilettura diversa ma ugualmente efficace di Robin Hood, lezione che ha imparato benissimo Kevin Reynolds o Mel Brooks ma che ha cannato completamente Scott, mancando completamente il bersaglio.

    Per me i prossimi titoli saranno quelli con Kevin "Dio degli anni '90" Costner e quella imprescindibile, unica, canonica e immancabile. Il solo e unico Robin Hood, cioè quello della Disney del '73.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io mi diverto a fare questo trilogie bislacche anche perché mi segno tutti i titoli delle vostre teorie e tengo le statistiche come Tex Winter a bordo campo ;-) Cheers

      Elimina
  9. Vabbe a parte il piu ovvio degli ovvi che e il Robin Hood disneyano che ci scommetto il culo che spunta fra i classidy,decreto il miglior Robin Hood della storia del cinema la sua comparsata in Superfantozzi!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quello è notevole, Luc Merenda che ruba ai ricchi per dare ai poveri ;-) Cheers

      Elimina
  10. Non lo conoscevo! Per me RH è il classico Disney e il capolavoro di Mel Brooks^^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se ti conosco abbastanza potrebbe piacerti ;-) Cheers

      Elimina
  11. Temo di averlo visto una sola volta da ragazzino, trasmesso da Mamma RAI, perché mi sa che le repliche televisive sono state pochine. Lo ricordo con gran piacere ma i ricordi sono davvero annebbiati: ora che ti leggo ricordo un Richard Harris fuori di testa, ma poco altro. Quindi mi ha fatto ancora più piacere riscoprire un film che in pratica ricordavo solo di titolo.
    Curiosissimo di scoprire quali saranno gli altri due "preferiti". E non so come fai a resistere a lanciare un ciclo di mille titoli!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh ma la tentazione è tanta lo ammetto, ci sarebbero tanti Robin Hood degni di nota, questo Mamma Rai ogni tanto lo passa ancora, lo trovo ancora molto affascinante ;-) Cheers

      Elimina
  12. Uno dei film che mi ha dato di più spunti di riflessione.
    Il rapporto tra Robin e Riccardo, tra Robin e lo sceriffo, tra Robin e Little John, e ovviamente tra Robin & Marian.
    E' un film di rapporti :D
    Mi è piaciuto soprattutto il rapporto tra lo Sceriffo e l'"aborto". Non c'è molta distanza tra Robin e lo Sceriffo, ma l'"aborto" (Sir Ranulf, mi pare) è il prototipo del politico anni 2020: non si rade, quasi non sa scrivere, fa solo selfie e posta su Facebook.
    Poi ci sarebbero mille cose da dire, ma voglio raccontare questo: parecchi anni fa passò il film in tv e la mia nipotina, allora molto piccola, quando vide Connery esclamò "Zio Bo', zio Bo'!" (Bo' sta per Roberto).
    Allora avevo una barba assolutamente identica a quella di Robin, e altrettanti capelli. Mi misi a piangere dalla gioia: secondo qualcuno, somigliavo a Connery!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E pi il duello tra Robin e lo Sceriffo (al netto degli esiti drammatici) mi ha ricordato quello fra Brancaleone e Teofilatto. Alla fine probabilmente i duelli erano davvero così, faticosi e ingloriosi.

      Elimina
    2. Tutto un equilibrio di periodi e di rapporti (cit.) ;-) In effetto ho finalmente capito chi mi ricorda l'aborto! ;-) Scommetto che è la tua nipotina del cuore vero? Bella storia grazie. Cheers!

      Elimina
    3. Secondo me questo film ha qualcosa di Brancaleone lo penso anche io ;-) Cheers

      Elimina
  13. Ah, cavolo, mi dispiace arrivare in ritardo a commentare questo film. Per me capolavoro assoluto di un regista enorme e dimenticato come Richard Lester, ahime' oggi noto ai piu' come l'usurpatore di Richard Donner nella saga di Spuerman. Fatemi boomeggiare: a Donner gli voglio piu' bene che a quasi tutti i miei zii, ma che un pur ottimo regista come lui oggi passi come un Riccardo Cuor di Leone del cinema, mentre un mezzo genio come Richard Lester come il Giovanni Senzaterra di turno e' un tragico esempio dei danni irreparabili alla memoria del cinema che sta facendo la cultura nerd.

    R&M lo vidi per la prima volta da ragazzo e lo adorai subito. Per certi versi, visti il rapporto tra Robin e Little John e il tono cialtron/picaresco delle loro avventure, lo vedevo come una versione tragica e crepuscolare dei film di Bud Spencer e Terence Hill. Tra l'altro sono da sempre convinto che Frank Miller quando scrisse Return of Dark Knight avesse MOLTO presente questo film. Sottoscrivo chi ha scritto che e' l'ultimo film di Robin Hood possibile e per certi versi immaginabile. Se lo hai visto e lo ami tutti quelli usciti dopo sembrano postille trascurabili.

    La mia trilogia: Robin Hood con Douglas Fairbanks / The Adventures of Robin Hood con Errol Flynn / Robin e Marian

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Donner ha inventato i Cinecomics (sono in vena di semplificazioni) ma ha creato anche gli appassionati di Cinecomics, che si sa amano una sola tipologia di film. Ha molto di picaresco inoltre anche in "The Return of Dark Knight" compariva un arciere male in arnese ispirato a Robin Hood, volevo mostrare che si può essere Nerd senza fare danni ;-) Cheers

      Elimina
  14. Voglio vederlo da anni. Ma non lo trovo! Grazie per la rece ;)
    Aspetto quando scriverai de "La Leggenda di Robin Hood" Con Errol Flynn ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questa rubrica su Robin Hood è un filone aurifero inestimabile ;-) Cheers

      Elimina