Alan Smithee è il regista più prolifico della storia di
Hollywood, perché a lui vengono accreditati tutti i film disconosciuti.
Anagramma di “The alias men” è l’equivalente Yankee di Ajeje Brazorf, il nome
fittizio che fornite quando non volete essere riconosciuti, quindi vi do il
benvenuto al nuovo capitolo della rubrica… Hurricane Billy LUCRABILI
HENRY!
Nella sua biografia “Il buio e la luce”, William Friedkin arriva a definire Rampage assassino senza colpa? Come il punto più basso della sua carriera, facendo calare un velo pietoso su un film che nel libro non compare minimamente, il nostro Billy ha concesso aneddoti e racconti su tutti i suoi lavori, ma un assordante silenzio a volte è il commento migliore possibile per il suo ritorno al genere Horror.
Posso essere blasfemo? Posso dimostrare di aver fatto mia la
volontà di sconvolgere il pubblico del regista di Chicago? William Friedkin
verrà eternamente ricordato per un solo film, grande, famoso, fondamentale, ma solo per quello, quando, invece, i polizieschi e soprattutto gli inseguimenti, sono quelli che lo hanno
reso il grande regista che è. Ma io sono solo un amichevole Cassidy di
quartiere, cosa può valere il mio parere davanti a quello di tutto il pubblico
che nel 1990, diciassette anni dopo l’unico film horror (e per cui verrà
ricordato) del nostro Billy, voleva un altro titolo in grado di
sconvolgerlo? Un film che Friedkin voleva così disperatamente che, infatti, a
dirigerlo, sarebbe dovuto essere Sam Raimi.
I titoli di testa, che vi mettono in guardian (ah-ah) |
Che non è un omonimo, è proprio quel Sam Raimi e, a ben guardare, non è nemmeno difficile capire come mai il regista del Michigan fosse stato scelto: alberi assassini, motoseghe, sembrano proprio materiale per il regista di Evil Dead. Ma prima è necessario fare un passo indietro e tornare al materiale di partenza, il romanzo “The Nanny” (1987) scritto da Dan Greenburg.
Dan Greenburg non è un autore che è stato molto tradotto
nella nostra lingua, ma nella sua carriera ha scritto molti libri per bambini e
parecchi rivolti ai più grandicelli, per certi versi il suo “The Nanny” (che
non prevede nessuna tata cotonata di nome Francesca, lo dico per mettere le
mani avanti) è un po’ il libro che unisce le due anime dello scrittore, visto
che è arrivato in un momento in cui la società stava cambiando: ora a lavorare
erano entrambi i genitori, quindi una figura come quella della tata che si
prendesse cura dei figli stava diventando una necessità, ma occhio a chi ti
metti in casa! Vi rendete conto da soli che è già uno spunto perfetto per un
horror: la babysitter che da preda ideale diventa a sua volta fonte di terrore. Non è un caso se il cinema contemporaneo abbia cavalcato la figura della
cattiva bambinaia.
Nessuna tata di nome Francesca dalla ciociaria, ve lo assicuro. |
Se “Rosemary's Baby” (1968) di Roman Polański era, oltre che un capolavoro, anche una riflessione sul senso di inadeguatezza al ruolo di madre, tutto dal punto di vista femminile, “The Nanny”, ribattezzato “The guardian” dopo i primi rimaneggiamenti della sceneggiatura, faceva quasi lo stesso dal punto di vista paterno, ma qui la fantasia dei creativi ci ha messo lo zampino, perché il primo sceneggiatore coinvolto, Stephen Volk, era interessato a rendere la babysitter una reincarnazione del demone ebraico Lilith, ma con la pre-produzione che andava per le lunghe abbiamo finito per perdere il regista: Sam Raimi, infatti, ha colto l’occasione al volo per andare a dirigere un progetto molto sentito, tangenzialmente anche uno dei film che ho visto, rivisto e amato di più in tutta la mia vita, ovvero Darkman, quindi direi che da parte mia non ho proprio nessun rimpianto di non aver mai visto Sam alle prese con la cattiva tata di questo film.
Ora, io non so dirvi se le cose si siano svolte davvero in
questo modo, il silenzio di William Friedkin nel suo romanzo mi costringe a
lavorare un po’ di fantasia, ma con l’inizio di una nuova decade e i fasti del
passato ormai alle spalle, io non riesco a non immaginarmi orde di
appassionati, tutti sotto i balconi di casa Friedkin ad intonare: «Biiiiily! Facci
un altro Horror Biiiiiiily! Solo una dài!». Ed è a questo punto della storia
che diciassette anni dopo l’unico film per cui verrà ricordato, il nostro Billy
accetta e, ovviamente, lo fa alla sua maniera.
“Che carino, speriamo non cominci a vomitare verde” |
Il cambio di titolo da “The Nanny” a “The guardian” è proprio farina del sacco del regista di Chicago, via con questa storia di Lilith, qui ci vogliono i culti dei druidi, pare che Friedkin avesse fatto letture interessanti sul tema e il suo piano è quello di infilare riferimenti alla cultura celtica nel film, la stessa che predica che abbattere un albero è quasi equivalente a compiere un omicidio, ma siccome in “Il buio e la luce” il nostor Billy tace, secondo me gli unici Celtici che interessavano davvero al regista appassionato di basket erano i suoi Boston Celtics, non ho altre spiegazioni, perché “The guardian” mette su una buona atmosfera da favola nera, ma è un film ben più che pasticciato e poco riuscito.
Come da sua tradizione, Billy non punta ad attrici e attori
famosi, lui vuole chi sa recitare, motivo per cui in “The guardian” non ci sono
grandi nomi, l’unico che ricordo è il mitico Miguel Ferrer nel piccolissimo
ruolo del poliziotto impegnato ad investigare (per due minuti), ho visto questo
film due volte, la seconda in vista di questa rubrica e del film ho conservato
solo memoria della presenza di Ferrer, una di quelle facce che (complice le
mille visioni di Robocop) amo
ritrovare nei film, ma del resto di “The guardian” non ricordavo un accidenti e
questo vi dice già molto della qualità stessa della pellicola.
Carey Lowell viene scelta per il ruolo di mamma Kate
Starling, personaggio che mette al mondo il pargolo, fa la gelosa con il marito
quando si presentano tate troppo avvenenti e poi sparisce dal film, perché
tanto quasi tutto ruota attorno a papà Phil Starling, interpretato da Dwier
Brown, ma soprattutto dalla tata malvagia, Camilla Grandier ruolo che Billy ha
affidato a Jenny Seagrove, preferita anche ad una giovane Uma Thurman (storia
vera). Uma non sai che proiettile hai schivato!
Una bambinaia con il pollice verde. |
William Friedkin ci cala subito nell’atmosfera da favola nera, dopo alcune frasi sui culti druidici, il film comincia con un bimbo intento a leggere “Hansel e Gretel”, mentre papà Phil Starling è intento a leggere “IT” di Stephen King, insomma un modo chiarissimo per farci calare in questa favola che ruota proprio intorno ai più piccoli, visto che la cattiva tata del film è una vestale di un antico culto druidico, gli alberi sono dei guardiani (così abbiamo spiegato anche il titolo originale) e nel boschetto della fantasia dietro la casa dei protagonisti ci sta questo enorme albero che si divora la gente, di cui Camilla Grandier è la rappresentante umana o una menata del genere, perché tutto questo è il modo gentile di girare attorno al questione: questo è un film dove un albero si mangia la gente, bene, ma non benissimo.
Il film, come da lunga tradizione degli Horror inizia con un trasloco, gli Starling si trasferiscono da Chicago (città natale di Billy) alla California in modo che papà Phill possa fare meglio il suo non ben precisato lavoro, i terremoti, normali amministrazione californiana diventano subito presagio di sventura e quando la coppia mette al mondo il piccolo Jake, si rivolgeranno all’agenzia dal nome sibillino “Guardian angel” per trovare una babysitter di fiducia.
“Mi piacciono i bambini, sono così teneri e poi con le patate al forno sono una bontà”, “Ma tate non comuniste non ne avevano all'agenzia?” |
Arriverà la bella Camilla Grandier (Jenny Seagrove) e subito inizieranno gli sguardi malandrini, i sogni bagnati e tutto il campionario con cui Billy Friedkin prova a infilare un po’ di S-E-S-S-O in questa atmosfera da favola nera, ottenendo, però, ben poco perché il ritmo latita e le premesse scricchiolano, quindi tocca mostrare un po’ d’azione per dare qualcosa al pubblico.
L’aggressione da parte di un gruppo di motociclisti nel
bosco, intenzionati a violentare Camilla, diventa l’occasione per mostrare
l’albero al centro del culto in azione, con i suoi rami assassini nessuno
metterà addobbi di Natale su questo abete!
Visto così, sembra più un albero di Halloween. |
Parliamoci chiaro: se il titolo “The guardian” risulta un po’ più quadrato e serio nel suo far riferimento ai culti druidici, qui da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa, le cose sono andate molto peggio, già, perché “L’albero del male” è un titolo che puzza di b-movie scadente lontano un chilometro che, per altro fa a cazzotti con la messa in scena da favola oscura che, poi, sono anche gli unici momenti buoni del film.
Ad esempio i lupi, agenti del male evocati da Camilla, che
ogni tanto (non si sa perché) di notte si veste da ninja rossa per strusciarsi
sui rami del suddetto albero, ma che ha anche il potere necessario per evocare
i lupacchiotti che con la loro presenza ci riportano subito nell’atmosfera
della favola oltre ad essere minacciosi, molto minacciosi visto che papà Phil
assediato in casa, resta uno dei passaggi migliori di tutta la pellicola, anche
perché trovo molto logico il fatto che nessuno della polizia potrebbe mai
davvero prendere sul serio qualcuno che telefonando dichiara di stare subendo
un assedio da parte di un gruppo di lupi. Ceeeerto, scrivo tutto sulla mia
macchina da scrivere invisibile e le mando subito una volante!
"Wendi? Sono a casa amore!" (cit.) |
Quando poi Camilla diventa la rappresentazione fisica del male, quello a cui assistiamo è una donna nuda pittata di verde, muschi e licheni, che cammina con passo lento e deciso e gli occhi sbarrati. Posso capire tutto, anche l’idea di ribaltare la figura materna e rassicurante di... Beh, Madre Natura, trasformandola in una creatura maligna, un’idea quasi leopardiana se vogliamo, però una donna nuda dipinta di verde, con tutta la stima che ho per Billy Friedkin, non allaccia nemmeno le scarpe al costante senso di minaccia dell’unico film per cui il regista di Chicago verrà ricordato.
Nel finale non ho idea di cosa sia successo, perché si fa più splatter, forse un lascito della breve (brevissima!) gestione Sam Raimi: spuntano delle motoseghe e pare di assistere a Billy Friedkin che fa il verso a Raimi, giocando, però, ad uno sport che non è proprio il suo ed io peccherò anche di blasfemia cinematografica, ma “L’albero del male” non fa che confermare la mia idea per cui Friedkin dovrebbe essere ricordato più per i suoi polizieschi, oppure per i film in grado di mettere tensione, ma di quella vera sul serio!
Siamo sicuri che questa scena non l'abbia diretta per davvero Sam Raimi? |
Il disastro si completò al botteghino, dove “L’albero del male” raccolse risate, impietoso il paragone con L’esorcista e non parlo solo di aspettative, tra i due film c'è un abisso, quindi l’idea che mi sono fatto è che il nostro Billy cercasse solo un espediente per scendere dalla giostra. L’occasione arriva il 27 aprile del 1990, quando il film comincia a circolare sulle televisioni americane, riccamente sforbiciato (almeno dieci minuti in meno e parliamo di un film che dura 92 minuti nella versione originale), Friedkin sbatte i pugni sul tavolo, s’incazza come la proverbiale iena e rinnega il film, andando così a rimpolpare la filmografia del (non) regista più attivo ad Hollywood, Alan Smithee (storia vera).
Come potete vedere, la campagna pubblicitaria ha leggermente puntato sui trascorsi horror del nostro Billy. |
Malgrado tutto, “L’albero del male” continua a venire assegnato d’ufficio al regista di Chicago, lo trovate sotto la voce “filmografia” in tutti i principali siti di cinema, per questo sostengo che i tagli della versione televisiva fossero solo l’estremo tentativo di Billy di liberarsi di un film in cui non ha mai creduto per davvero, realizzato in un momento in cui la sua carriera non aveva più una direzione chiara e precisa da ormai già troppo tempo. L’assordante silenzio di Friedkin che nella sua biografia parla di tutto tranne di questo film, è una dichiarazione d’intenti. Quindi, per il primo e unico capitolo della rubrica “Lucrabili Henry” dedicata al prolifico Alan Smithee per oggi è tutto, tra sette giorni, invece, torna la rubrica “Hurricane Billy”, per altro con un titolo che mi sta molto, ma molto a cuore io ve lo dico: portatevi le scarpe da basket, vi serviranno.
Intanto vi ricordo il post Zinefilo dedicato al film di oggi!
Mi riporta ai tempi in qui nel videonoleggio ignoravo i nomi della maggior parte dei registi e sceglievo il film in base a come mi colpiva la copertina,del perche Billy venga ricordato per L'Esorcista resta ovviamente ovvio,in una filmografia ricca di titoli che hanno guadagnato noccioline,la pimpa indemoniata che svomitazza verde e stato forse l'unico successo veramente enorme al botteghino che ha ottenuto! Alla fine se si ignora il regista che lo ha diretto The Guardian e un film strambo ma guardabile,adatto ad una visione disimpegnata!
RispondiEliminaPer assurdo ha vinto cinque Oscar con un b-movie poliziesco che fu un grosso successo al botteghino ma pare dimenticato. Cheers
EliminaLa mia tesi al riguardo potrebbe offendere qualcuno,ma penso che molti commettano l'errore di pensare che Billy sia un appassionato di cinema di genere! Ora faccio un esempio quale e la differenza tra Billy e Raimi? Che Billy nell'horror ci era capitato per caso realizzando un capolavoro,per quanto riguarda Raimi lui era il ragazzino fissato con i fumetti e i mostri di Harryhausen,era destino che si dedicasse anima e corpo al cinema di genere! Un esempio ancora piu forte che potrei fare a rischio linciaggio pubblico e un paragone tra Ridley Scott e James Cameron,Scott era un artista visivo che casualmente si era ritrovato a dirigere 2 capolavori della fantascienza per poi mollare il genere per mancanza di interesse,al contrario Cameron e un vero fissato della sci-fi che sta dedicando la sua carriera alla fantascienza! Ora cosa hanno in comune Billy e Scott? Che quando si sono ritrovati ad un certo punto della loro carriera in un limbo creativo,unito poi alle richieste incessanti dei loro(schiavi)adepti,sono tornati ai loro successi ma con poco reale interesse nel dire qualcos'altro in merito,tirando fuori dei casini! Cameron e Raimi veri devoti del cinema di genere,Billy e Scott non lo sono,hanno realizzato capolavori,ma non lo sono,ricordatevelo!
RispondiEliminaNon credo che sia blasfemo il tuo commento anzi, mi trovi d’accordo. Billy Friedkin è interessato alle luci e alle ombre dell’animo umano, quindi è normale che sia finito a fare anche Horror, per il resto non aggiungo altro, hai detto tutto alla perfezione ;-) Cheers
EliminaFilm che ho visto una sola volta, probabilmente su Italia1 e di cui ricordo poco o nulla.
RispondiEliminaMi era rimasta impressa Carey Lowell ma solo perché da quando l'avevo vista in 007 Vendetta privata ero stato piacevolmente colpito dalle sue grazie...
Per il resto mi sembra che al buon Billy sia accaduto un pò quanto successo ad altri registi che avevano fatto il botto negli anni '70 e prima metà anni '80 (uno fra tutti, lo Scott sbagliato): una crisi di identità e una mancanza di motivazioni segnate dal passaggio a una nuova epoca, dove si stavano emergendo nuove tecnologie visive e uno stile più videoclipparo nella narrazione...
L'unico modo per risolvere la situazione è quella di tornare a fare qualcosa che lo appassionasse veramente, guardacaso un film sul basket e "di" basket che reputo uno dei migliori del genere sportivo.
Ciao
Il post cestistico della prossima settimana è già seduto sul cubo del cambio pronto ad entrare in campo ;-) Cheers
EliminaNon vedo l'ora. Mi preparerò fisicamente e mentalmente per essere al massimo della ricettibilità!
EliminaPronto sugli scarichi e aspettati la palla ;-) Cheers
EliminaIo invece me lo ricordo moooolto bene. Ahimè... Me lo spacciò un amico verso la metà degli anni '90 come "Oh, devi vederlo! E' fatto dagli stessi dell'Esorcista. Fa cagare addosso dalla paura!". Come fai a non resistere? Ecco... Gli riportai indietro la VHS sputandogli in faccia.
RispondiEliminaGià la storia di base non è che sia così appassionante o fresca, a tutto si aggiunge un crescendo di tensione che non c'è, l'orrore di fondo all'acqua di rose (la ragazza verde?!?! Ma davvero Billy?!?!) e pure il "male" non è così "malvagio". Si, cioè, c'è sto albero, i poteri, i lupi,... Ma nulla che ti faccia attaccare con le unghie sulla poltrona. La deriva finale poi con sangue a ettolitri e la motosega aggiunge cose sbagliate in un film sbagliato.
Dispiace ovviamente per Friedkin ma da sto scempio non riesco a salvare niente di niente. Venerdì prossimo ci sarà un tentativo da parte sua di fare pace con noi spettatori. Attendo e preparo il commento.
Ha una bella atmosfera da favola nera quello sì, ma il resto non funziona quasi nulla, non so che film avesse visto il tuo amico ;-) Cheers
EliminaP.S. Per il post della prossima settimana credo di aver esagerato, quando sono arrivato alla fine ho scoperto di aver sforato la lunghezza canonica che mi auto impongo (storia vera)
No, ecco, forse proprio farsela letteralmente addosso dalla paura con la tata driade dell'albero druido no ;-) Io lo definirei un film ancora suggestivo e vedibile, lastricato di non poche buone intenzioni che però raramente riescono ad andare davvero a segno: l'atmosfera da favola nera c'è, senz'altro, e la tata Jenny Seagrove con il suo dannato albero-mostro i brividi al sottoscritto riescono comunque a metterli (l'attacco dei lupi "stregati", poi, fa ancora il suo bell'effetto). Per il resto, chiaro che a Friedkin manchi quella convinzione che invece Raimi avrebbe avuto (vedi motosega finale su albero con tanto di conseguenze sulla Jenny-emanazione driadica). Era più grande l'attesa del pubblico di vederlo nuovamente alle prese con l'horror che non la sua reale voglia di ritornarci, a conti fatti...
EliminaAlla fine la questione è tutta qui, ancora oggi tanti amano questo film perché "È del regista dell'esorcista", ok perfetto, ma riguardo più volentieri altri film di Billy che fanno paura per davvero, tipo "Il salario della paura" ad esempio ;-) Cheers
EliminaDi questo sapevo cose, ma non l'ho mai visto e non ho intenzione di farlo. Mi hai fatto morire dal ridere coi riferimenti alla tata Francesca ciociara (tra l'altro nella serie originale era ebrea e a un certo punto c'è un matrimonio ebraico che non ho idea di come possa essere stato adattato alla versione italiana/ciociara)! X--D
RispondiEliminaNon ho potuto resistere mi piaceva quel telefilm scemo. Fosse stato solo il matrimonio, andavano anche alla cerimonia di circoncisione di un neonato, se non ricorda male si erano giocati la carta dell’altra zia della protagonista, che nelle versione doppiata era spacciata per metà ebrea, questo bastava a giustificare secondo i responsabili del doppiaggio ;-) Cheers
EliminaLa zia mezza ebrea! Geniale. Oh, alla fine il giardiniere Willy scozzese doppiato come un sarso funzionava nei Simpson... X--D
EliminaIl più grande doppiaggio del mondo è già stato detto? ;-) Cheers
EliminaL'unico film in cui la motosega viene utilizzata contro il suo naturale antagonista: l'albero!
RispondiEliminaPS: non è mia, ma di un critico statunitense di cui ora mi sfugge il nome.
Boooooooooy
In effetti non fa una piega, anni di utilizzo improprio e Friedkin ci riporta tutta al suo utilizzo principale ;-) Cheers!
EliminaLo registrai da piccolo in VHS - fresco di visione de L'esorcista - durante una "Notte horror" di Italia1. Prima e unica visione, ricordo solo un senso di incertezza e le scene di nudo 😅 insomma, le cose più importanti u.u
RispondiEliminaQuello che conta! :-D In effetti su "Notte Horror" passava spesso ed è una delle ragioni della sua popolarità presso una porzione di pubblico. Cheers
EliminaIl Braccio Violento della Legge nonostante 5 oscar ed il grande successo ai botteghini è dimenticato per vari motivi :
RispondiElimina- Friedkin ce lo si ricorda per L'Esorcista e basta, o meglio, ci si ricorda L'Esorcista e basta.
- Il Braccio Violento della Legge vinse, ma aveva contro Arancia Meccanica e L'Ultimo Spettacolo, film di caratura e qualità decisamente superiori.
- Quello è l'anno dell'ispettore Callaghan il caso Skorpio è tuo, che se lo ricordano tutti come il poliziesco americano degli anni 70'.
Questo Albero del male mi era del tutto sfuggito, ma se fa schifo a te e a Friedkin... meglio evitarlo, anche se l'immagine dell'albero era interessante per come ripresa.
Dici bene, Billy Friedkin verrà ricordato per un solo film, infatti anche per questo pastrocchio sui social mi stanno scrivendo tutti: «Gran film! Friedkin! Esorcista!» dimostrando che sui social non si leggono i post, al massimo i titoli ;-) Cheers
EliminaBah...tutto sommato mi era piaciuto.
RispondiEliminaFriedkin riprova a giocarsi la carta dell'horror, dopo tanti anni.
E a dirla tutta mi sembrava anche bello convinto.
Era in palla e bello carico, almeno all'inizio. Anche se poi il film fu un floppone pazzesco e da quel che ho capito pure lui lo ha disconosciuto.
Ha delle buone scene splatter e un bel finalone alla motosega, con fiumi di sangue ad ogni fendente con tanto di rallenty alla Peckinpah!
A rivederla da padre di famiglia quasi ti esalta.
Una creatura maligna minaccia te e i tuoi. Che fare?
Scappare non serve. Informare la polizia? Non ti crederebbe nessuno.
E quindi, fedeli alla tradizione del buon vecchio Ash (ecco spiegato quel sospetto che ci fosse sempre stato lo zampino di Raimi, dietro. E tu me lo hai confermato in pieno!)...si barricano i propri cari in casa, si imbraccia una bella McCullough e si dice "Tranquilli...CI PENSA PAPA'!"
Che nell'immaginario di un bambino il papa' e' piu' forte di qualunque mostro.
Ma come ogni volta, Friedkin ci piazza un particolare inquietante giusto alla fine, che forse ci fa dedurre che non tutto e' bene quel che finisce bene, a differenza delle fiabe.
L'incipit a base di babysitter diabolica anticipa in un certo senso quello di "La mano sulla culla", anche se il film di Hanson lo giudico decisamente piu' riuscito. Pur rimanendo un "semplice" thriller senza nulla di soprannaturale.
Di questo mi ha sempre affascinato l'idea in se'. Della celebrante che omaggia con arcaici riti di sangue un albero legato a culti e divinita' perduti, e che e' meglio dimenticare.
Piu' che una strega o una sacerdotessa (o una druida), sembra un vero e proprio essere o spirito dei boschi, per come e' legata a doppio filo all'albero che venera, nutre e protegge.
Quasi una fata, una ninfa o una driade. Che nei miti dell'antichita' erano entita' tutt'altro che benevole, specie con gli uomini.
Quasi un emanazione dell'albero stesso.
Il problema forse sta in quello che hai detto tu.
Friedkin ci si e' messo di buzzo buono. Voleva davvero regalare un altro horror memorabile, dopo la sua prima e ancora oggi piu' famosa sortita in quel genere
E lo stesso si aspettava la gente, a quanto sembra.
Ma qui non ci sono ne' gli stessi mezzi, ne' la stessa volonta' di farlo da parte di chi ci sta dietro. E il risultato e' un po' quel che e'.
In certi punti rasenta l'autentica poverata, senza se e senza ma.
Aspettative troppo alte? Forse sarebbe stato meglio limitarsi a fare un buon horror e basta?
Chissa'. Di sicuro, e non mi stanco mai di ripeterlo...vale lo stesso discorso de "Il Silenzio degli Innocenti".
La lezione che sia Demme che la Foster (perche' sono due persone intelligenti) hanno capito al volo e fatto loro, a costo di smenarci.
Certe cose riescono una volta sola.
Solo che la motosega di Ash non ha molto da spartire con il cinema di Friedkin e con le atmosfere di "Il silenzio degli innocenti" ciao proprio, siamo su pianeti distanti ;-) Cheers
EliminaVisto un paio di volte, una un bel pò di anni fa ed un'altra in anni recenti... e dopo entrambe dimentico che ci sia anche il compianto Ferrer.
RispondiEliminaRiguardo più strettamente il film... per me é un B-movie senza infamia e senza lode a cui nuoce ovviamente il fatto che sia diretto da Friedkin... cosa che mi fece strano già ai tempi della prima visione, quando non andavo poi tanto per il sottile.
Riguardo invece la fonte: giusto il mese scorso ho letto il romanzo, che definire differente é un eufemismo. Praticamente l'unica cosa ripresa nel film é la scena della tata viene sorpresa dal protagonista a fare il bagno con il piccolo. Per il resto é letteralmente un'altra storia, anche come stile: infatti se si eccettua il finale (molto da B-movie) tutta la vicenda ha risvolti più misteriosi e suggestivi per cui, anche se un pò esagerata, ci sta bene la dichiarazione in quarta di copertina: "Il Rosemary's baby" degli anni '90"
Prima Billy ci ha voluto mettere dentro i druidi, poi quando ha capito di essersi infilato in un vicolo cieco ha cercato un'occasione per uscire, il suo silenzio sul film nella sua autobiografia è molto significativo. Cheers!
EliminaEra solo il 2019 quando ho recensito il film eppure mi sembra una vita fa, e non lo ricordo più. Paradossalmente mi ricordo di più quelle scene che mi avevano intrigato all'epoca, quando l'ho visto su Italia1, rimanendone poi delusissimo.
RispondiEliminaOggi, dopo questo tuo ciclo, sarei più morbido con Friedkin, ma nel 2019 conoscevo solo i suoi errori e questo mi sembrava uno dei più grandi. Davvero un gran peccato, perché materiale buono c'era.
Lo penso anche io, ma considera che lo stesso Billy di questo film non parla volentieri, ci sarà un motivo no? ;-) Cheers
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