Tra le tante ragioni per cui bisognerebbe volere molto bene a Mike Flanagan, metteteci anche il fatto che il nostro ha tutte le stigmate dell’autore, perdonate l’espressione religiosa un po’ forte, ma è proprio uno dei temi cardine del nuovo lavoro di Flanagan, la miniserie in sette episodi prodotta da Netflix.
Kinghiano fino al midollo, dallo scrittore del Maine il
nostro Michele ha imparato molto, anche una certa continuità all’interno delle
sue storie, non mi riferisco al fatto di fare recitare spesso sua moglie, la
bravissima Kate Siegel nelle sue produzioni, quando più che altro a trovate
come inserire sempre lo stesso specchio in tutti i suoi film, da “Oculus”
(2013) in poi non manca mai. Sam Raimi ha una Old Mobile Delta 88 color beige, Mike
Flanagan uno specchio (storia vera).
Ma se avete familiarità con la sua produzione, avrete sicuramente
notato un altro elemento quasi fisso nei suoi film, se non vi siete fatti
distrasse dalle grazie di Carla Gugino (avreste perso un ottimo film), sulle mensole dietro alla
testiera del letto a cui Mike Flanagan l’aveva ammanettata, compariva una copia di “Midnight Mass” il romanzo scritto da F. Paul Wilson nel 2004.
State guardando il libro, vero? |
Proprio dei personaggi dello stesso libro parlavano anche le protagoniste di Hush in uno dei dialoghi iniziali, insomma avrete intuito che per Mickey Mike, “Midnight Mass” è una missione, il suo Nord magnetico. Cosa fa un autore quando raggiunge il grande successo? Lo vediamo spesso anche qui nelle rubriche monografiche di questa Bara, si lancia nel classico progetto della vita, quello che insegue da anni, proprio il tempo che ha impiegato Flanagan per rivedere la sceneggiatura di questa miniserie, nata originariamente come film e poi, lievitata a miniserie (storia vera).
L’occasione è arrivata dopo l’enorme (e meritato) successo
di The Haunting of Hill House, un
trionfo per cui Netflix ha steso i tappeti rossi al nostro Michele, che pur di
lavorare finalmente su “Midnight Mass” ha rinunciato a dirigere molti degli
episodi di The Haunting of Bly Manor
(storia vera), ma poi a tutto questo aggiungete una pandemia globale. Sfiga? Un
po’.
"Mi raccomando, recitate ma distanziati ok? Non voglio altri guai" |
Ho seguito la produzione dai profili Instagram di Flanagan e signora, armati di mascherine e distanziamento sociale, sono comunque riusciti a portare a termine le riprese, pare costretti a ridurre solo un po’ di comparse dell’apocalittico (in tutti i sensi!) finale, poco male, perché “Midnight Mass” resta un gioiellino nerissimo che non dovreste proprio perdervi, malgrado un andamento calma calma, ritmo lento (cit.)
"Camminiamo un po' ti va", "Certo ma per quanto?", "Non so, metà episodio?" |
Ho una predilezione per le opere che utilizzano il genere, in questo caso l’horror, per parlare d’altro e Flanagan si è scelto un argomento con cui è facilissimo offendere qualcuno, specialmente se si ha una posizione un po’ forte sulla religione. Io che come uno dei miei preferiti, Douglas Adams, ormai mi professo ateo radicale e che sono venuto su a pane e Preacher, mi sono quasi trovato a casa con questa serie ambientata sull’isola di Crockett Island, 127 anime su un pezzo di terra in mezzo al mare, per una comunità dove il massimo della vita è rappresentata dalla messa domenica. Yuppi oserei dire, non sarà troppo come vita sociale?
La storia è quella di Riley Flynn (Zach Gilford) che torna a
Crockett Island dopo aver scontato una pena in carcere, dove ha avuto tempo di
leggere molto, dalla Bibbia al Corano, solo per scoprirsi ateo. Sull’isola
ritrova una vecchia amica come Erin Greene (Kate Siegel) impegnata a portare avanti da sola una gravidanza a Crockett Island,
un posticino dove tutti sanno tutto di tutti, dove la gerarchia è
caratterizzata da quanto ti poni in rapporto alla chiesa, se ne sei invischiato
come l’odiosa Bev Keane (Samantha Sloyan alle prese con un personaggio
spaventoso perché assolutamente realistico) sei molto in alto nella classifica
sociale dell’isola, altrimenti più ti allontani dal centro etico, sociale e
morale della comunità, più verrai considerato un Paria, nemmeno un distintivo
servirà a molto, come scoprirà presto lo sceriffo Hassan (Rahul Kohli) che in
quanto mussulmano gode di un rispetto solo di facciata.
Questa città è decisamente troppo piccola per uno sceriffo mussulmano. |
Eppure Crockett Island ha da poco perso il suo pilastro, il vecchio prete partito per la Terra Santa non ha mai più fatto ritorno, al suo posto è stato mandato il giovane e parecchio zelante Padre Paul (un Hamish Linklater fiammeggiante, a mani basse il migliore in campo), che prima verrà visto di cattivo occhio dalla comunità per i suoi modi, poi questo novello Don Matteo senza bicicletta, finirà per conquistare tutti, anche perché fare miracoli in un’isola così, diciamo che conticchia ecco.
Istruzione per l’uso: sette episodi da quasi un’ora l’uno,
tutti a lenta cottura, se siete insensibili agli animali uccisi
nell'immaginario (beati voi, io non lo sono più da tempo, intanto vi ho
avvisato), per vedere qualcosa di minimamente Horror bisogna aspettare il terzo
episodio, ma per arrivarci dovrete pupparvi una serie infinita di messe e canti
e preghiere che lo ammetto, a me un po’ la pelle me l’hanno fatta pizzicare, ma
se non altro bisogna ammettere che con questa serie, ci si fa una discreta
cultura dei rituali del cattolicesimo.
"Mi prometto un miracolo, farò smettere di blaterare Cassidy!" |
Ma non è finita, il secondo punto chiave sulla quale mi sento di mettervi in guardia è senza ombra di dubbio il registro scelto da Mike Flanagan (perché di questo si tratta, una precisa scelta narrativa), di raccontare tutto con un ritmo che per tanti forse sarà anche fin troppo flemmatico, di sicuro in contrapposizione alle serie contemporanee sempre più veloci, smart e altre amenità in inglese che mi rifiuto di scrivere, tanto ci siamo capiti.
Vi dico solo che Flanagan nel quarto episodio, mette i suoi protagonisti
principali su un divano, fa uno zoom sul loro viso, partendo credo da casa sua,
mentre i personaggi sono impegnati, prima Riley e poi Erin, in un monologo sui massimi
sistemi: chi siamo? Perché siamo qui? Dove andremo dopo la morte? Ma
soprattutto, dove andiamo a cena stasera? (cit.), bellissimo, ipnotico, se vi
fate prendere dalla storia e dai personaggi – e Midnight Mass ha tutto per
conquistarvi – non troverete un prodotto analogo a questo nemmeno spulciando
tutto il catalogo di Netflix, però mettetelo in conto. Quando un regista può
giocarsi un doppio monologo infinitamente statico, evocativo e lungo, vuol dire
che ha davvero ricevuto carta bianca dalla produzione pagante.
Kate Siegel in versione tuta da Run DMC. |
Non ho nessuna intenzione di raccontarvi altro della trama, penso che “Midnight Mass” vada scoperta guardandola, però oltre che consigliarvela caldamente, posso limitarmi a qualche riflessione, sul motivo per cui ho trovato questa serie incredibile: nel suo ritmo compassata, Flanagan assesta degli schiaffoni a mano aperta sul volto dello spettatore, in grado di lasciarvi il segno delle sue cinque dita di violenza, anche se lo so che la metafora delle botte è la più abusata dai cinefili, ma ci tengo a prepararvi alla cinquine che vedrete volarvi addosso con questa serie.
Lo ammetto, questa scena qui un po' l'ho accusata anche io che sono senza sentimenti come Super Vicky. |
Prima Flanagan ti fa affezionare così tanto a questo personaggi, così ben scritti ed interpretati, che quando decide di strapparli via dalla storia, saranno dolori, succede con gli animali e anche di più con i personaggi principali le cui morti non lasciano indifferenti.
Ci ho un po’ scherzato sopra come mio solito, ma “Midnight
Mass” riesce davvero, partendo dal tema religioso, a parlare dei grandi dubbi e anche un po' le grandi domande,
la scienza contrapposta alla religione (ben rappresentata dalla dottoressa
interpretata da Annabeth Gish che bontà, sua pare non invecchiare mai), ma anche
di vita, morte, fede, insomma tantissima carne al fuoco,
raccontata con uno stile volutamente più flemmatico, rispetto a quello
utilizzato di solito da Flanagan, perché forse temi così richiedono, non dico
un momento di raccoglimento, ma il tempo per essere sviscerato. Ma tranquilli,
se è il sangue che volete, in “Midnight Mass” scorrerà copioso, bisogna solo
avere la pazienza di aspettare, la storia e i personaggi vi conquisteranno, per
una trama che a tratti sembra più Stephen King di beh, Stephen King. Scusate se
è poco.
Il vero caso X-Files: perché Annabeth Gish non invecchia mai? |
Ma dove davvero Mike Flanagan non prende prigionieri è nel rappresentare la religione, facendolo come solo un ex cattolico praticante come lui potrebbe fare, ovvero con una lucidità e una comprensione dell’argomento incredibili. Cosa è disposta a vedere una persona che ha allenato la propria mente a pensare solamente in termini Biblici? Se sei così, non vorrei dire infognato, diciamo quindi coinvolto con la religione e le Sacre Scritture, tutto quello che ti si parerà davanti nella vita, che sia esso bello oppure orrendo, sarà sempre un dono di Dio oppure il suo modo di mettere alla prova la tua fede.
Infatti ho trovato incredibile il modo in cui, l’elemento
sovrannaturale (se non proprio smaccatamente Horror) di questa serie, possa
letteralmente andarsene in giro per Crockett Island, senza che nessuno si ponga
il minimo problema o si faccia anche solo una domanda sul suo aspetto, la fede cieca può fare anche questo. Vi ho
fatto venire la voglia di sapere di più della storia? Spero di sì, perché “Midnight
Mass” è la più feroce critica alla cecità che la religione può causare,
raccontata però con educazione, quasi un garbo di facciata degno di quello di
Bev Keane, che sotto la cenere nasconde un discreto furore, in una serie che però ha i denti e nessuna paura di usarli, come le
vedrete fare spesso, specialmente nel finale.
"Vuoi fare una preghiera?", "No Padre basta, ho fatto il pieno con questa miniserie" |
Insomma, Mike Flanagan alle prese con il progetto della vita, supera lo scoglio meritandosi gli applausi, se riuscite a sopportare quelle infinite ore di canti da chiesa, vi assicuro che troverete una serie che merita davvero di essere vista, continua così Mike, sei tutti noi!
Dovro' decidermi a vincere la mia allergia congenita alle serie, una buona volta.
RispondiEliminaPiccola divagazione: ma dove sarebbe il problema che un film, un telefilm o uno sceneggiato sono lenti?
No, perche' in giro (ergo: su riviste che un appassionato di cinema non dovrebbe mai leggere) sto leggendo delle cose allucinanti.
Del tipo che non si riesce piu' a riguardare i vecchi film peeche' SONO TROPPO LUNGHI E LENTI.
Parere personale, e non discuto.
Ma quando leggo che "Rocky" e' noioso e lento perche' a parte il match finale sono solo dialoghi e basta e non succede nulla...
No, io non ho parole.
Mi piacerebbe sentire il tuo parere, Cass.
Ma parare su cosa esattamente? Dobbiamo assecondate tutti i matti in giro? Già devo tenere a bada le mie di psicosi ;-) Detto questo, nel corso degli anni ci hanno (o ci siamo) abituati ad un montaggio più veloce, guarda la scena dell’ascensore di Aliens - Scontro finale, crea tensione certo ma sembra lunghissima per i canoni del montaggio moderno, normale che il gusto cambia ma non capirò mai l’avversione per il “vecchio” (più di due anni nel passato) di molto pubblico, non la condivido e non la capisco, quindi ribadisco, non dobbiamo assecondarli proprio tutti tutti ;-) Cheers
EliminaAzz, avevo programmato il post per questo pomeriggio, l'ho spostato di un paio di giorni XD
RispondiEliminaVisto la settimana scorsa, intrigante all'inizio e pesantissimo nella parte centrale, i canti... sono la cosa meno pesante ahaha XD
Kinghiano come dici, che non è per me un complimento... insomma, costruisce bene la tensione ma poi qualcosa non va a dovere.
Però, paradossalmente, è carino e si fa guardare.
Ma gioca a fare il prodotto d'autore.
Vero per i discorsi sulla religione, vita ecc (un paio sono insostenibili però, uno è quello dello zoom da casa sua che citi XD...)
Moz-
Mi stai dicendo che abbiamo rischiato di prendere i voti insieme? Ti leggerò di gusto Bro ;-)
EliminaSi, ho avuto più volte il prurito per i canti ma quello è un mio problema, non certo della serie. Kinghiano è sempre un complimento, alcune volte sbrodola davvero troppo, però secondo me prende, alla fine ci si affeziona a questi personaggi che parlano della vita, l’universo e tutto quanto ;-) Cheers
Io quando penso a kinghiano (almeno nell'ottica di questa serie) intendo
EliminaSPOILER
SPOILER
mostrare il mostro...
Che ok, anche un altro eccellente personaggio analogo lo era (killer BOB) ma qui è proprio spiattellato (anche se si riservano di non specificare del tutto la natura... ma un esperto in demonologia può arrivarci facilmente)^^
Moz-
Esatto, ma il bello penso che sia proprio quello: come lo percepisce l'elemento sovrannaturale/horror una persona nata e cresciuta con la religione in testa? ;-) Cheers
EliminaNe ho letto su faccialibro e aveva già attirato la mia attenzione, metto in lista
RispondiEliminaVai, vai che merita la visione ;-) Cheers
EliminaNoto che tra i nomi citati ci sono molti abituè dei film e delle serie televisive di Flanagan, molti erano già apparsi nelle due stagioni di "The Haunting..."
RispondiEliminaP.s
Anni fa ho avuto il piacere di intervistare F.Paul Wilson per Nocturnia, lui (almeno all'epoca della mia ingtervista) si definiva un "cattolico rinato", quindi a differenza di Flanagan ancora con una sua idea di fede anche se ammetteva che la stessa fede si fosse parecchio intiepidita.
Concedimi una parola in inglese, fanno tutti parte della “factory” di Flanagan che come Coach Pat Riley alla partita porta dodici giocatori, si fida di sette ma gioca con cinque ;-) In effetti doveva essersi intiepidita parecchio per scrivere una storia così. Cheers!
EliminaHai giocato d'anticipo e come Moz anche io ho posticipato il post. Io me la sono sciroppata (nel bene e nel male) durante il weekend. Condivido quello che scrivi riguardo a Flanagan e la religione: senza pietà. Anche se rappresenta un estremo della religiosità.
RispondiEliminaOcchio che ci sono spoiler in questo commento.
Ti dico cosa mi è piaciuto e cosa no. Parto dall'unico no: io non avrei inserito quei jumpscare all'inizio. avrei preferito che "l'angelo" apparisse di botto in modo da sconvolgermi così come dovrebbe essere nel romanzo a quanto ho capito cercando info in giro.
Mi sono piaciuti molto i monologhi e i sermoni delle puntate centrali non perché siano particolarmente illuminanti o ispirati, anzi alcuni sono dei pipponi assurdi, ma perché spezzano il ritmo della narrazione e tu stai lì combattuto tra il bramare un'accelerazione della trama e il temerlo per quello che potresti vedere.
Al di là di questo non do pareri tecnici (nemmeno nel mio post) perché lascio a chi ne sa, come te, l'onere di approfondire questo aspetto però posso affermare che la serie può essere guardata anche da chi non sopporta l'horror e secondo me il fraintedimento delle sacre scritture in cui incappa padre Paul vale da solo tutta la visione.
Io avevo capito di che "angelo" parlavamo quando insistono a inquadrare il "vino" sull'altare.
Ma io sono malato e ossessivo per quanto riguarda storie gotiche per cui...
Hai giocato d'anticipo e come Moz anche io ho posticipato il post. Io me la sono sciroppata (nel bene e nel male) durante il weekend. Condivido quello che scrivi riguardo a Flanagan e la religione: senza pietà. Anche se rappresenta un estremo della religiosità.
EliminaCon il gotico ci sto sotto anche io, concordo con quanto hai scritto soprattutto sul fatto che questa serie potrebbe piacere anche a chi di norma non digerisce l’horror, quando il genere viene utilizzato bene per parlare altro, può arrivare a tutto il pubblico. Cheers!
Dopo Midnight Mass ho visto The Haunting of Hill House, e... che noia. Ce l'ho fatta a finirla ma certo mi sono dissuaso dall'illusione che Flanagan avesse la formula perfetta. Nonostante le lungaggini filosofiche, Midnight Mass ha una vivacità narrativa e l'aspettativa di una clamorosa soluzione che tengono l'attenzione sveglia...
RispondiEliminaVero, ho amato molto l'educatissima iconoclastia di Flanagan ;-) Cheers
EliminaQuando ho fatto lo speciale sui libri finti-veri-finti che hai citato mi chiedevo quando sarebbe nato un altro "gioco" dello stesso autore, ed eccolo! Grazie della dritta e mi sono fermato a leggerti: tornerò una volta visto tutto ;-)
RispondiEliminaFigurati, ho iniziato proprio dai libri perché mi sembrava ovvio iniziare da lì per una miniserie tratta da un libro, ma anche perché ci tenevo a sottolineare il gioco del regista, sono curioso del tuo parere ;-) Cheers!
EliminaAh, ok, non sono l'unica ad avere dei problemi con il ritmo della miniserie.
RispondiEliminaSono ferma al terzo episodio (e quindi a metà di questo post), e tutti e tre ho dovuto rivedermeli perché l'abbiocco autunnale mi colpiva nei densissimi dialoghi.
Mi faccio forza, mi faccio di caffeina, e vado avanti sperando che con lo spauracchio arrivato le cose migliorino!
Per non avere problemi con quel ritmo, credo sia necessario essere dei bradipi ;-) Vai sotto di caffè perché ci sei quasi, dal terzo episodio comincia ad ingranare davvero, vale la pena tenere duro. Cheers!
EliminaMike Falangan riesce sempre a farmi piangere e non in senso negativo. Miglior serie dell'anno? Forse sì.
RispondiEliminaProbabilmente siamo da quelle parti ;-) Cheers
EliminaVa bene "ritmo lento" ma ormai i parametri Netflix per le serie TV sono fuori controllo: impiegare mille ore per dire "Ciao, come stai?" supera ogni mia sopportazione.
RispondiEliminaSono arrivato alla terza o quarta puntata di questa serie e ancora doveva iniziare la trama, a un certo punto mi sono accorto che la scena in cui il protagonista e il prete parlano di religione - in modo decisamente dozzinale - durava così tanto che non mi sarebbe bastata la mia intera vita per finirla. E ancora non era iniziato niente di qualsiasi sia la trama di questa serie.
Non ne faccio una colpa all'autore, è il pubblico di Netflix che vuole questo ritmo ridicolo, infatti avevo appena interrotto a metà "Midsommer qualcosa" perché a parte la protagonista che va in Svezia e guarda in alto, poi in basso, poi a destra e poi a sinistra per dieci ore non parlava di altro.
È chiaro che la N rossa sta per NOIA (scusa, hai detto gioia? No, ho detto NOIAAAAAA) :-D
"Elevated horror" una piaga a cui hanno già appioppato un nome (ovviamente in inglese), se poi ci mettiamo il ritmo Netflix, ciao. Varrebbe anche la pena arrivare alla fine, ma che sudata ;-) Cheers
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