Altro tiro, altro giro, altro regalo e altro capitolo della versione targata 2021 dell’operazione Welcome to Blumhouse, il piano di ottobre con cui Jason Blum svuota i fondi di magazzino della sua casa di produzione, con horror adatti al periodo ma mi verrebbe da aggiungere, inadatti a qualunque altra cosa, perché se Bingo Hell era competente ma dimenticabile, con questo “Black as night” scendiamo un altro gradino verso il basso.
Avevo paragonato Bingo Hell al recente Vampires vs. the Bronx però con i gli anziani alle prese con la gentrificazione. Ecco, mi
rendo conto che forse anche Giasone Blum deve aver visto quel film, decidendo
di prenderlo come modello per la sua “Welcome to Blumhouse 2.0” visto che
ancora una volta si parla di gentrificazione, questa volta con protagonisti di
colore contro vampiri, anche loro di colore. In tal senso il titolo “Nero come
la notte” sembra quasi una battuta al limite del razzismo, ma forse sono solo
io che sono mal pensante.
La storia è un romanzo di formazione con vampiri, come Lost Boys direte voi? Seee magari! Forse se “Ragazzi perduti” avesse avuto protagonisti di colore
e fosse stato scritto utilizzando un rullo e della vernice. Mettiamola così,
siete tra quelli che pensano che Jordan Peele ci dia fin troppo dentro con i
METAFORONI a sfondo sociale? Ecco “Black as night” vi farà sembrare la critica
di Peele velata, quasi suggerita.
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Ve lo giuro, non è "Vampires vs. the Bronx 2", credetemi! |
Grazie ad una voce narrante ridondante ed utilizzata come NON si dovrebbe mai utilizzare la voce narrante al cinema, facciamo la conoscenza di Shawna (Asjha Cooper) un adolescente che stando alle sue parole “nell’estate in cui le è spuntato il seno ha combattuto i vampiri”. Di fatto la prima riga di dialogo del film, disponibile da qualche giorno su Prime Video e anche quella che mi ha quasi convinto a spegnere la tv per dedicarmi a qualcosa di più importante, tipo lanciarmi dalla finestra.
Shawna vorrebbe solo godersi l’estate con il suo amico
Pedro, la quota omosessuale interpretato da Fabrizio Guido, ma deve fare i
conti con un’invasione di vampiri, vampiri di colore che più che ricordare “Blacula”
(1972) oppure il gigioneggiante Eddie Murphy, sono la critica sociale che la Blumhouse decide di giocarsi in
questo film diretto con competenza da Maritte Lee Go, che poveretta ha del
materiale veramente scadente per le mani.
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I vampirelli figli di Eddie Murphy. |
Dove possono infiltrassi e prosperare dei vampiri di colore da sempre scacciati da tutti? Nel tessuto della società di una New Orleans post-post-post uragano Katrina, di fatto una guerra tra poveri di colore, in cui il sangue è come i soldi, troppo o troppo poco. Peccato che tutto sia dannatamente alle aste, a partire dai personaggi tipo la madre tossica oppure i dialoghi, che alle mie orecchie hanno fatto più o meno l’effetto che il sole fa ai vampiri, giusto per darvi un’idea.
Certo, le basilari regole del vampirismo sono tutte
rispettate (compreso il finale a “sorpresa”), ad esempio i succhia sangue qui
devono essere invitati ad entrare, ma questo succedeva anche in Vampires vs. the Bronx, quindi alla Blumhouse
hanno copiato si sono ispirati bene, per questo la domanda che mi pongo è
questa: a chi potrebbe interessare questo film?
Troppo piatto e già visto per appassionare davvero i
fanatici di horror, ma allo stesso tempo troppo didascalico anche per i neofiti, magari in
cerca di qualche brivido per Halloween. Potrebbe essere il film giusto per far
avvicinare le giovanotte e i giovanotti di colore al cinema dell’orrore? Forse, anche se per quello il comunque mediocre Vampires vs. the Bronx aveva già fatto un lavoro migliore, insomma non ho una risposta a
questa domanda, aiutatemi voi nella sezione commenti.
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Black |
Cosa posso salvare di questo film? Il carisma di quel mito di Keith David, costretto ad un monologo in stile “Black Lives Matter” ultra condivisibile nel contenuto ma scritto con i piedi o forse con altre parti ancora meno nobili del corpo, insomma voto dieci alle intenzioni ma molto più basso per la messa in scena generale.
Per altro, pochi giorni fa ci ha lasciati una leggenda come Melvin Van Peebles, papà di Mario e più in generale della blaxploitation, io sarò anche bianco come un vampiro ma visto che l’argomento mi sta a cuore, un omaggio meno banale di questo filmetto sarebbe stato gradito, forse sarebbe ora di riprendere in mano la questione, tanto peggio della Blumhouse con questo film non posso proprio fare.
Non c'entra con la serie Blum house, ma mi hai fatto venire in mente Bloody Mallory, che se non hai visto te lo consiglio per l'alta quota trash che contiene.
RispondiEliminaCosa mi hai ricordato! Lo avevo quasi rimosso ma me lo ricordo abbastanza uno Scult ;-) Cheers
EliminaHo dovuto stringermi forte collane d'aglio al collo per arrivare a metà film, prima di cedere e rimandare la Blumhouse dov'è stata per anni: sembrava quasi Giasone avesse trovato il suo vello d'oro, invece è tornato alle minchiatine che costituivano il suo pane quotidiano. Davvero un gran peccato.
RispondiEliminaEppure l'ambientazione e le idee c'erano ed erano buone, serviva un genio per rovinarle: Blum l'ha trovato! :-D
Questa “Welcome to Blumhouse 2.0” conferma le parole di un genio vero come Joe Dante, che intervistato in merito (anche) alla Blumhouse ha detto che il suo nome non è più “spendibile” presso il pubblico più giovane (peccando di modestia) e che nei suoi archivi la casa di produzione ha centinaia di filmetti, quindi Dante potrebbe anche tornare a dirigere, ma con film così il gioco vale davvero la candela? Dante potrebbe tirare fuori l’oro da quasi tutto, ma la risposta la conosciamo tutti. Cheers
EliminaPovero principe Mamuwalde, che nipotini sottozero.
RispondiEliminaPovera New Orleans, che fu teatro di un incontro tra il Dracula Marvel ("IL" Dracula) e marie Laveau, la Voodoo Queen (per chi ricorda il Corriere della Paura). Un appuntamento "al buio" finito molto male :D
Peccato perchè l'idea era buona, e parlando di post-"Katrina" non può non venirmi in mente la vampirica Grace, signora delle notti New Wave in un localino aperto dal tramonto all'alba in "Vamp".
Sì, le regole dicono che devi invitarli ad entrare, ... ma vorranno venire?
"Black undead matters", perché no, ma da quanto mi dici, ci voleva una scrittura migliore.
Ci volevano idee meno gettate via, purtroppo la tradizione è abbastanza lunga e gloriosa (“Vamp” è un culto totale), ma qui siamo davvero alle aste. Cheers!
EliminaPenso che i padri della Blacksploitation si staranno rivoltando nella tomba.
RispondiEliminaBlacksploitation per bimbi, preferisco quella originale. Cheers!
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