venerdì 10 settembre 2021

Good Times (1967): ed io che pensavo di averne vista di roba strana

Su questa Bara non mi sono fatto mancare niente, ho portato film d’animazione, titoli con Nick Cage, follie da Oriente ad Occidente. Non mi sono fermato davanti a niente lanciando addosso a voi Bariste e Baristi ogni genere di film matto, ma quello di oggi attenta almeno ad una delle prime dieci posizioni dell’assurdità, eppure deve stare su questa Bara perché è il nuovo capitolo della rubrica… Hurricane Billy!

«Ho lavorato con molti talenti, ma solo con pochi geni. Uno di questi fu Sonny Bono».

Così William Friedkin definisce il celebre cantante nella sua autobiografia “Il buio e la luce” (Bompiani… Altamente consigliata da cui ho pescato parecchio materiale per questa rubrica), anche perché Bono, cresciuto artisticamente come galoppino di Phil Spector, il leggendario produttore Rock creatore del “wall of sound”, era un artista dotato di manifesto talento, totalmente incapace di leggere una nota su uno spartito, Sonny Bono scendeva dal letto con una canzoncina accattivante nella testa, faceva una telefonata al suo arrangiatore Harold Battiste junior che riversava su un pentagramma il motivetto canticchiato da Bono che, non pago e in preda ad una visione artistica che esisteva apparentemente già fatta e finita nella sua testa, chiedeva di aggiungere percussioni, archi, trombe, controcanti per poi concludere l’opera chiedendo alla sua giovanissima fidanzata, Cherilyn Sarkisian LaPierre, in arte Cher (ho scoperto grazie al libro che Cher ha anche un cognome), diciotto anni e già un regale distacco degno della miglior Greta Garbo, di cantare il ritornello. Risultato? Pezzi in grado di scalare le classifiche, conquistandosi la rotazione costante nelle radio e accumulando il numero di dischi venduti. Sonny Bono si definiva il tramite attraverso cui la musica fluiva, come i grandi compositori del calibro di Stravinskij, con la differenza che lui e Cher hanno venduto qualcosa come ottanta milioni di dischi, prima di venire spazzati via dal cambio dei gusti del pubblico, dall'ondata Rock ‘n’ Roll degli anni ’70 capitanata da gruppi come i Rolling Stones, i Doors e i Jefferson Airplane, senza contare poi la separazione, non solo artistica, tra Sonny e Cher, che come solista sarebbe diventata una diva e un’icona per un altro paio di decadi o forse più, anche perché sospetto che sia immortale. 

Questi due insieme hanno venduto più dischi di un negozio di vinili usati.

In questo trionfo musicale che ruolo potrebbe avere un giovane regista, conosciuto per i suoi documentari e per la regia di un episodio di “L’ora di Hitchcock” come William Friedkin? Semplice, vuoi non far fare un film a Sonny e Cher per sfruttare la loro enorme popolarità? Ma perché proprio il nostro “Hurricane Billy”? Perché Nicholas Hyams, autore del soggetto del film e stretto collaboratore di Sonny, aveva proposto di fare un documentario sulla vita della coppia, anche perché detta fuori dai denti: sognava di dirigerlo lui il film. Ma quando venne proposto lo specialista di documentari Friedkin, tra lui e Sonny nacque un’amicizia, il nostro Billy era costantemente a casa di Sonny e Cher, tenuto d’occhio sia dall’invidioso Nicholas Hyams che da Joe DiCarlo, un tipo nervoso esperto di arti marziali, che ricopriva il ruolo di guardia del corpo di Sonny e Cher. 

Fare un documentario realistico sulla vita delle due celebrità era impossibile secondo Friedkin, le loro dinamiche di coppia erano troppo strambe, quindi l’unica opzione era gettarsi sulla fiction anche perché il nostro Billy continuava a coltivare il sogno di diventare un regista di film e non più di documentari, quindi gomito a gomito con Sonny i due tentarono di buttare giù una sceneggiatura, alimentati con litri di zuppa di vongole, piatto di cui Bono era ghiotto (storia vera). 

Da notare che Sonny ha lo stesso taglio di Cher, solo più corto.

Mentre la pre-produzione del film faticava a cominciare, William Friedkin ricevette dal suo agente Tony Fantozzi una di quelle notizie in grado di far vacillare chiunque: uno dei grandi idoli del nostro Billy, il regista John Frankenheimer (se avete un cappello in testa, questo sarebbe il momento di togliervelo in segno di rispetto), aveva messo gli occhi su di lui, lo voleva come regista della seconda unità per un film sulla formula 1 che aveva nel mirino quello che sarebbe diventato quella pietra miliare di “Gran Prix” (1966) il film che fino a Giorni di Tuono è stato il modello da imitare per raccontare le gare di corsa al cinema. Billy è pronto a gettarsi tra le braccia del suo mito al grido di «Johnny! Johnny!», ma il suo agente gli porta buoni argomenti: "Se farai una buona regia per la seconda unità per Frankenheimer, avrai fatto il tuo e farai solo più quello a vita. Se dovessi sbagliare non troveresti più lavoro nemmeno in una pompa di benzina. Ma se farai il film su Sonny e Cher firmerai un film tutto tuo, buono o no, loro sono così famosi e tu ti sarai fatto notare". Le ragioni pratiche hanno la meglio su quelle del cuore, Friedkin era pronto a mettersi al servizio del musicarello con le due celebrità. 

"Ultime notizie: Friedkin ha voltato le spalle al suo eroe cinematografico, restate sintonizzati per i dettagli"

Il piano di Sonny Bono e Billy Friedkin è il più classico dei “scrivi di quello che conosci”, il soggetto del film diventa quello di Sonny e Cher, famosa coppia di cantanti che vogliono fare il loro primo film e fanno i conti su quanto sono disposti a vendersi accettando compromessi pur di farlo. Direi che cantante e aspirante regista non avrebbero potuto essere più onesti di così, per dare un tocco “faustiano” al tutto, viene aggiunto il personaggio di Mordicus, il mefistofelico produttore che offre a Sonny e Cher questo particolare patto cinematografico. Friedkin era entusiasta di poter dirigere nel ruolo George Sanders, attore che aveva ammirato in “Eva contro Eva” (1950), ma presto il giovane registra scoprì che chi è un mito sul grande schermo non per forza deve esserlo anche nella vita reale, Sanders era in preda ai suoi demoni personali, accettò i suggerimenti del giovane regista, ma per lui quella roba era solo lavoro e niente di più, benvenuto ad Hollywood Billy! 

Sonny Bono riesce ad evitare a tutti di ritrovarsi a lavorare su un film intitolato “The Sonny and Cher Movie”, componendo come al solito di getto “Good Times”, il prossimo brano da lanciare diventando anche il titolo del film, a questo punto ci vuole solo qualcuno che metta su carta le idee, per questo viene assunta una dattilografa, entusiasta di conoscere i mitici Sonny e Cher dal vivo, la ragazza viene abbandonata davanti ad una macchina da scrivere per diverse ore, risultato finale? Afflitta da fanatismo congenito la ragazza aveva buttato giù un’idea tutta sua, su una giovane dattilografa che dopo aver conosciuto Sonny e Cher arriva a diventare la loro manager. La mitomane è stata allontanata, ma non prima di ricevere in cambio gli avanzi della zuppa di vongole preferita di Bono, storia vera e ve lo dico subito: gli aneddoti di produzione di questo film sono ben più interessanti della pellicola stessa. 

Il titolo del film e la tradizione della rubrica, l'abbiamo messa in cassaforte.

La realizzazione, infatti, ha avuto più di un intoppo, Cher era professionale, ma distaccata, il suo sogno era fare cinema, ma non così, in linea di massima ci sarebbe riuscita (premio Oscar come miglior attrice per “Stregata dalla luna” nel 1987, altro che ‘sto coso canterino), quindi girava le sue scene credendoci il giusto, il tutto mentre Friedkin realizzò che tra un intoppo e l’altro, dopo giorni sul set avevano solo 45 minuti di girato utile e rischiavano già di sforare il risicato budget di mezzo milione disponibile. Qualunque altro regista esordiente, alle prese con un musicarello con due divi e le sirene di Frankenheimer nelle orecchie, alla prima difficoltà avrebbe smollato il colpo, ma qui Friedkin mostrò di che stoffa era fatto, la sua esperienza come documentarista tornò molto utile. 

Di fatto Billy gironzolando con cast e troupe sui set della ABC, cominciò a girare scene utilizzando le scenografie e i costumi disponibili e i costumi lasciati a prender polvere, tutto senza licenza o autorizzazione, non dico proprio “Guerrilla style”, ma quasi. Ci sono costumi Western? Cher mettiti davanti al pianoforte e canta “Good Times” vai! Facendo così non solo il girato utilizzabile lievitò, ma si poteva fare quasi tutto senza spendere molto, certo, poi sarebbe stato necessario rimontare tutto insieme, ma quello Friedkin sapeva come farlo forte della sua esperienza come documentarista, non aspettatevi qualcosa di morigerato e cartesiano, perché se l’idea di un film su Sonny e Cher che cercano di sfondare ad Hollywood vi sembra assurda è solo perché non avete avuto il piacere di vedere il risultato finale. 

Cher ci canta qualcosa, davanti ad un set organizzato ad arte (seee proprio!)

Ad Austin, qualcuno ha avuto l’onore di godersi un’anteprima organizzata con l’idea di rendere l’uscita del film, un grande bagno di folla per i due cantanti, ma nella sonnolenta cittadina del Texas, la risposta di pubblico fu scarsa, alla parata organizzata prima della proiezione parteciparono in pochi, molti dei quali nemmeno sapevano chi erano quei due fricchettoni vestiti strani che salutavano dalla loro auto. In compenso, in sala le persone erano ancora meno, attratte più che altro dalla gara di imitatori di Sonny e Cher organizzata per dare un tocco di colore, primo premio? Un viaggio in California per visitare la casa di Sonny e Cher (storia vera). 

Su “Good Times” cosa vorreste sapere esattamente da me? No, nel senso, cosa vi dovrei raccontare? Io di roba strana nella mia vita di cinefilo ne ho vista, ma questo titolo prende gli schiaffi dai film di Celentano che comunque sono oro vero, anzi credo che in uno scontro diretto, “Good Times” uscirebbe con le ossa rotte anche contro i musicarelli nostrani, quelli con Gianni Morandi oppure con Al Bano e Romina. Si comincia con Sonny e Cher chiamati nell’ufficio di Mordicus che per convincerli del loro potenziale sul grande schermo, fa vedere un loro filmato girato per la tv (in realtà da Friedkin gironzolando tra i set abbandonati) dove Sonny e Cher cantano “It's the little things” davanti a quadri in stile pop art che ritraggono Batman e Dick Tracy, il livello lisergico del film è già bello alto e siamo solo all'inizio. 

Mi sento già travolto dalla psichedelia e siamo solo ad inizio film.

Per tentare di giustificare le scene “rubate” girate con costumi Western riciclati, Friedkin s'inventa un duello per strada, tra Sonny e un bambino, entrambi armati di pistoline in plastica, che fa cominciare il flashback Western intitolato “The saga of Irving Ringo”, non pensate propriamente a Sergio Leone, ma nemmeno a Trinità, diciamo che è qualcosa che per costumi e trovate avrebbe fatto impallidire anche Roy Rogers, con Sonny alle prese con il tabasco nella zuppa e Cher che per lo meno quando canta “Good Times” lo sa fare. E se pensate che io mi stia inventando tutto, vi sfido a guardarlo questo film, io l’ho fatto e ho capito perché chiunque si lanci nell'impresa di scrivere qualcosa su un regista che ha fatto la storia del cinema come William Friedkin, di solito salta a piè pari questa porzione della sua carriera gettandosi subito sui titoli grossi. 

"Non hai mai visto un film western?", "Ma certo, Doc. E Clint Eastwood non ha mai indossato niente del genere", "Clint chi?" (cit.)

Vorrei avere una spiegazione sulla trovata di mettere un piccolo caschetto sulla testa dello Yorkshire di casa, a cui Sonny prepara la pappa in una scena, ma sono più tentato di prescrivervi la pelliccia con cui Cher torna nell’ufficio di Mordicus, uno che nell’atrio fa combattere due lottatori così, per il suo diletto personale, mentre Cher sfila con addosso una pellicciona a pois che sembra urlare fortissimo: Crudelia levati, ma levati proprio! 

Cher viene colta da malinconia e aggirandosi tra diligenze abbondante e pezzi di set anacronistici canta un’altra canzone, roba che qui a casa Cassidy, dove si guarda “Burlesque” (2010… sempre pescando dalla filmografia di Cher) a ripetizione ad uso ridere (ridere forte), improvvisamente il film con Christina Aguilera e i suoi vestiti anti-gravità, messo accanto a “Good Times” sembra non dico “West side story film” (1961), ma quasi. 

Se pensate che sia tutto, è perché non avete idee di cosa accada ancora in “Good Times”, evidentemente William Friedkin deve aver scovato costumi e animali da qualche film o telefilm su Tarzan, perché in questo delirio lisergico, improvvisamente Sonny e Cher alla ricerca del genere giusto per il loro film, si ritrovano novelli Tarzan e Jane a vivere in una casa sull’albero, una roba da far rimpiangere immediatamente i nostri Sandra e Raimondo

E voi pensavate che "L'esorcista" fosse il film più spaventoso di Friedkin eh?

In quello che sembra anticipare la pubblicità delle Gocciole, Cher cavalca un elefante e Sonny “lotta” con un tigrotto che pare più un grosso gattone che fa le fusa, roba impensabile oggi dove rifanno i Dalmata in CGI e che William Friedkin ha girato così, cambiando scenario e canzone in sottofondo, in quello che potrebbe tranquillamente essere l’antesignano dei futuri videoclip, ma questo è un giudizio che possiamo dare noi oggi, una conclusione a cui lo stesso Billy giunge nella sua autobiografia, ma resta il classico tentativo di tirare le somme fatto a freddo, dopo aver messo la distanza di sicurezza degli anni tra noi e questo film. Io me lo immagino Billy morto dentro, che pensa a Frankenheimer ma intanto dirige scene in cui un gruppo di scimpanzè, dietro alla casa sull’albero di Sonny e Cher, giocano a dadi, fumano sigari e parlano tra di loro come in una puntata di “Lancillotto 008”. Lo sapete che in quanto “Scimmiologo” per me ogni film migliora quando ci metti dentro le SIMMIE, però ve lo ripeto per darvi il tempo di assimilare: William Friedkin, futuro premio Oscar e più in generale genio della macchina da presa, dirige degli scimpanzè che fumano e giocano a dadi, poi ditemi che non vi avevo avvertiti che il post di oggi sarebbe stato la prova che negli anni ’60 ad Hollywood, girava della roba veramente buona. 

Mi hanno messo anche le SIMMIE, direi che per me può bastare.

Non me la sento di aggiungere altro, se non che “Good Times” termina a tarallucci e vino, dopo aver stremato i miei zebedei con un numero imprecisato di canzoni, bello e brutto (barrare opzione “B” in questo caso), William Friedkin aveva firmato il suo primo vero film, al botteghino un flop clamoroso, per stessa ammissione di Billy, non il suo lavoro migliore (e ci mancherebbe!), ma quello dove si è divertito di più, non stento a crederlo, perché, come vi dicevo, gli aneddoti sul film sono più spassosi della pellicola stessa. 

Ad esempio, uno degli ultimi giorno passati da Friedkin a casa di Sonny e Cher, un sabato sera andato lungo per via di una partita di Poker, verso le due di notte suonò il campanello di casa, un fatto così strano da far scattare quel mastino di Joe DiCarlo, pronto a correre alla porta, ma solo dopo aver messo mano alla pistola che portava sempre dietro sotto la giacca. Trambusto, urla, «Andate fuori dalle palle!», Joe, ma chi era alla porta a quest’ora? Risposta di Joe: «Due stronzi che sono venuti qui in taxi da Austin. Dicevano di aver vinto non so che concorso per sosia» (storia vera). Ve lo avevo detto che le storie sul film sono meglio di “Good Times”. 

Prossima fermata? Il resto della lunga gavetta di William Friedkin e qui cominciamo davvero a scaldare i motori, non mancate perché dobbiamo festeggiare un compleanno, solo il primo della carriera di Hurricane Billy.

12 commenti:

  1. Micidiale, ma immagino non sia mai stato distribuito in Italia...

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    1. Assolutamente no, eppure ero certo che il primo a commentare saresti stato proprio tu, il più musicofilo di tutti ;-) Cheers

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    2. Grazie del complimento. Un po esagerato forse dai😜

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    3. Ma va figurati, ero sicuro che Sonny e Cher ti avrebbero attirato ;-) Cheers

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  2. Finita l'estate, si parte a rotta di collo per un nuovo immancabile appuntamento del venerdì!!!! ^_^
    E pensare che per coincidenza anch'io oggi ho citato Friedkin, visto che probabilmente è stato lui nel 1989 a rinunciare al progetto che poi sarebbe diventato il pessimo "Lo specialista" con Stallone, segno che Billy aveva davvero buon gusto.
    Comunque Sonny Bono ha imbroccato canzoni che i fantomatici miti di oggi dovrebbero solo nascondersi, e non solo quelle note, ci sono canzoni mitiche che molti non sanno neanche aver scritto lui. Un distributore automatico di musica che funziona!

    Una domanda: ma Al Bano e Romina hanno iniziato a fare film dopo aver visto quello di Friedkin? In fondo sono il perfetto corrispettivo italiano di Sonny e Cher :-P

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    1. Esatto, infatti dovrò trovare il modo di citare il tuo post nel corso della rubrica, ho già una mezza idea su come fare ;-) Sonny imprendibile, inoltre alcuni suoi pezzi erano così avanti che potrebbero funzionare ancora oggi, dove risulterebbero ben più freschi e orecchiabili. Ne sono certo, secondo me hanno rubacchiato l'idea agli Yankee ;-) Cheers

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  3. Ok, preambolo bellissimo che coinvolge Sonny&Cher e quel visionario di Phil Spector per dire che da oggi inizia la rubrica su Friedkin?!?! Ok, mi allaccio le cinture perché ci sarà roba pesantissima e non parlo solo di quel filmetto da niente del '73. Io aspetto quelle due bombe totali di " Il braccio violento della Legge" e "Vivere e morire a Los Angeles"! Più una robetta da nulla con Shaq e Bobby Knight, pardon Nick Nolte!

    Comunque sto "Good Times" non lo guarderei manco sotto tortura. Complimenti per lo stomaco Capo!

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    1. In realtà questo è già il secondo capitolo, abbiamo aperto venerdì scorso, ma capisci che mi mancava un regista in fissa con gli inseguimenti e il basket, Hurricane Billy deve stare su questa Bara ;-) Cheers

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    2. Venerdì scorso ero a Gardaland con la famiglia... Non ho fatto i compiti per casa! Sorry...

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    3. Che scherzi ci mancherebbe! tanto il post mica scappa ;-) Cheers

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  4. Ironia della sorte, se la memoria non mi cilecca Frankenheimer ando' a dirigere il sequel di quello che considero il primo film di un certo (altissimo) livello a cura del nostro William Friedkin.
    In tutta sincerita' ritengo che pure la tua recensione sia di gran lunga meglio del film che tratta, oltre che gli aneddoti.
    Mai visto. Ma leggendo il tuo pezzo uno che idea dovrebbe farsi?
    Di un film per lunghi tratti indecifrabile. E forse persino ingiudicabile. Che a casa mia equivale a dire brutto.
    Per carita', la grandissima Cher avra' modo di rifarsi, anche dal punto di vista cinematografico. Ma qui sembra di assistere alla classica situazione in cui, al termine delle riprese, ti ritrovo con una montagna di girato.
    Per lo piu' inutile, aggiungo.
    In simili condizioni cavare fuori qualcosa di decente e' una vera impresa.
    In sintesi...abbiamo il predecessore di JOLLY BLU!!
    Immagino che Friedkin sara' stato professionale come sempre, e ache avra' fatto del suo meglio.
    Ma se dovessi dire che e' riuscito...hmm.
    Passerei per bugiardo, a costo di risultare ingeneroso verso il suo impegno e la sua buona volonta'.
    Pazienza. Intanto gli e' servito per intavolare le amicizie e gli agganci che un giorno gli saranno necessari per entrare ad Hollywood dalla porta principale.
    Sfondandola, come farebbe "Papà" Doyle.
    La scalata al successo e alla fama imperitura passa anche per queste rotture.
    Onore al merito, comunque. Che a recensire i filmoni son bravi tutti.
    Lasciami dire che apprezzo ancora di piu' i tuoi post soprattutto quando hai il fegato di andare ad occuparti di sbobba come questa.
    Non e' certo roba da poco, anzi.

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    1. In realtà gli mancava del girato, quindi Friedkin ha dovuto improvvisare, si ricordi bene e ne parleremo questa rubrica è appena iniziata ;-) Cheers

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