Trovo incredibile il fatto che il cinema horror sia ancora guardato dall’alto al basso dai cinefili colti, quelli con la pipa e gli occhiali, quando a ben guardare è il genere che ha saputo fare prima e a volte anche meglio degli altri, cosette come costruire personaggi femminili sfaccettati e credibili, a volte più che in altri generi considerati meno d’intrattenimento, o magari roba per sociopatici alla ricerca di brividi facili.
Un esempio è sicuramente “The Entity” di Sidney J. Furie,
uno che in carriera ha abbracciato il cinema di genere con risultati a volte
non proprio spettacolari, eppure questo strano film dalla data di uscita
imprecisata, girato nel 1981 ma uscito nelle sale americane solo l’anno
successivo, meriterebbe l’attenzione non solo di noi maniaci dei film
dell’orrore. Ci sono stati tanti horror - a ben guardare proprio storie di
fantasmi - nobilitati dalla prova di un grande attore come protagonista, lo stesso possiamo dire di “The Entity” che può
contare sull'enorme talento e l’intensa prova di Barbara Hershey, ma andiamo
per gradi.
Rispetto al ben più famoso Poltergeist, anche “The Entity” porta le storie di fantasmi in un
contesto familiare, ma lo fa con un approccio del tutto differente, questo film
è basato sul romanzo investigativo omonimo scritto da Frank De Felitta nel 1978
e basato sulla storia vero di Doris Bither, una donna californiana che
sosteneva che una o più entità invisibili, oltre ad infestare la sua casa, la
aggredivano, la picchiavano ed alcune volte l’hanno violentata. Dopo uno
scetticismo iniziale, il caso venne studiato approfonditamente da una équipe
della Università della California di Los Angeles (UCLA), che oltre ai referti
medici e ai lividi sul corpo della donna, registrarono cambi di temperatura,
sporadici fenomeni di psicocinesi, tanto da riuscire a fotografare (in una
polaroid diventata popolare anche sul web) un misterioso arco di luce
fluttuante, sopra il letto accanto a Doris Bither. Mi sembra il caso di aggiungerlo,
storia vera.
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Storia vera? Lo lascio decidere a voi. |
Lo so cosa state pensando, il cinema horror vive e prospera da sempre su una bella scritta “Tratto da una storia vera” piazzata prima dei titoli di testa, una trovata che piace tanto a chi il film poi deve venderlo, ma “The Entity” ha più grazia, non si limita a portare in scena la storia del fantasma porcellone, ma tratta l’argomento, il genere e soprattutto Doris Bither con enorme rispetto. Infatti quando Hollywood ha messo gli occhi su questa storia, Frank De Felitta ha trasformato il suo romanzo d’inchiesta in una sceneggiatura ispirata agli eventi, in cui il nome della protagonista è diventato quello della immaginaria Carla Moran, una trovata che mette subito in panchina scettici o veri credenti. Se i terribili fatti accaduti a Doris Bither fossero veri o meno importa poco se non proprio nulla, sicuramente non a questo film che al massimo utilizza lo spunto per raccontarti una storia immaginaria, angosciante ma immaginaria.
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Caricarsi un intero film sulle spalle: la fenomenale Barbara Hershey. |
“The Entity” dura 125 minuti ma sembra durare la metà per quanto è denso e tirato, la mia Wing-woman mi ha perculato, pensava che avessi aspettato lei per rivederlo, ben consapevole della mia nota sofferenza davanti alle scene di stupro nei film, ci può stare, anche perché il film di Sidney J. Furie non prende prigionieri e da questo punto di vista è un’agonia sottolineata dalle musiche di Charles Bernstein, che condiscono ogni aggressione con quell'angosciante TUM TUM TUM TUM che suona come un’inarrestabile campana a morto. Ma “The Entity” è anche un fulgido esempio dei primi cinque minuti di un film, quelli che come vi ripeto sempre, determinano tutto l’andamento.
“The Entity” ci presenta Carla Moran (la straordinaria e bellissima Barbara Hershey), madre di famiglia estremamente pragmatica, impegnata in un corso di dattilografia che è lo spunto da cui (ri)partire per migliorare la sua vita e quella dei suoi figli. Non serve nemmeno che la storia perda tempo a ribadire l’ovvio, basta questo inizio a farci capire che Carla ne ha viste tante nella vita e che è ancora qui a tirare avanti, forte di un carattere già bello che formato, quello che le permetterà di sopravvivere al l'orrore che sta per piombarle addosso.
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Negli horror si deve avere paura quando non c'è la musica, ma non in questo, qui è il contrario. |
Già prima che i terribili eventi del film avvengano, ma che prima delle musiche
terrificanti di Bernstein o delle affermazioni di Scorsese, che ha definito
questo film un parco a tema uno dei più spaventosi di tutti i tempi (storia vera),
resta il fatto che “The Entity” è una storia di resistenza umana,
dell’affrontare il dolore e l’orrore, rappresentato in modo metaforico da un
elemento fantastico nella storia, ma del tutto realistico e credibile, almeno
per l’arco narrativo della protagonista.
Quando il primo attacco avviene è una staffilata al cuore,
perché in pochissimi minuti abbiamo già fatto la conoscenza di Carla e un po’
ci siamo affezionati a lei, quello che le accade sarebbe drammatico per
chiunque, figuriamoci dopo che il film è stato così abile a portarci nella vita
della protagonista.
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Una cosa che non manca a questo film sono le scene dolenti. |
Sidney J. Furie utilizza moltissimi campi lunghi, lasciando
spazio a Barbara Hershey che ha spazio per esprimersi e la sua prova è incredibile, straziante e
dolente. Guardando il film è impossibile non pensare che per interi minuti sul
set, Barbara Hershey abbia dovuto, sola in scena, recitare
un’aggressione, sarebbe bastata una prova più esagerata, oppure uno scivolone
oltre il limite dell’involontariamente comico per dare un calcio al secchio del
latte, rendendo poco credibile tutta l’operazione, ma la Hershey invece è
perfetta, come spettatori si finisce per restare inchiodati al personaggio,
soffrendo con lei per i suoi immotivati e disumani attacchi, ma soprattutto
sperando nella sua rivincita.
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Quell'eterna faccia da simpaticone di Ron Silver. |
A ben guardare la trama segue un canovaccio piuttosto canonico, per prima cosa Carla deve affrontare lo scetticismo generale, ben rappresentato dallo psicologo Phil Sneiderman (Ron Silver che già faceva penare Jamie Lee Curtis), che non fa altro che andare a tirare fuori traumi del passato, suggerendo addirittura che Carla stia sublimando desideri incestuosi, insomma, tanti bei (pre)giudizi passivo/aggressivo e anche nemmeno troppo velatamente sessisti, il tutto mentre le aggress… TUM TUM TUM TUM! Ok, non so se sono riuscito a rendere l’idea, ma guardando il film, per riflesso Pavloniano, viene voglia di aggrapparsi ai braccioli della sedia ogni volta che la musica cambia e Carla è nuovamente sola contro il suo invisibile aggressore, che è più di uno stalker, in un concetto che il cinema, guarda caso sempre horror, ha ripreso anche in epoca recente.
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Mi viene l'angoscia anche solo a mettere le immagini, brrrr! |
Ci sono passaggi di “The Entity” che non esito a definire crudeli per la loro violenza, io sarò anche ultra sensibile alle scene di stupro al cinema, ma vedere la povera Carla sofferente, aggredita sotto gli occhi dei figli altrettanto impotenti è qualcosa che fa davvero male da guardare, ve l’ho detto, quello stramaledetto TUM TUM TUM TUM lo odierete una volta arrivati (con angoscia) ai titoli di coda.
Forse la parte che mostra più il fianco, ricordandoti tutti i
quarant’anni del film, sono gli effetti speciali, che oggi potrebbero risultare
un po’ datati specialmente ad un pubblico più giovane, ma è innegabile che la
ricostruzione completa del corpo di Barbara Hershey, per chi come me è
appassionato di effetti speciali vecchia maniera, resta una piccola opera
d’arte. Anche perché la parte più debole del film resta l’inevitabile passo
successivo, dopo che la scienza medica fallisce, Carla si rivolge al paranormale,
i due parapsicologi che intervengono come novelli Ghostbusters sono gli zii
(seri e ben più riusciti) di quelli che popolano i film di James Wan, e pur togliendo un po’ di ritmo alla pellicola,
permettono ancora una volta a Barbara Hershey di brillare, vederla invocare e
urlare contro l’entità per la prima volta in difficoltà è una piccola
rivincita, è impossibile non fare il tifo per lei anche quando per pura
disperazione ringrazia Dio (ironicamente un’altra entità invisibile), perché
per la prima volta dopo mesi ha la possibilità concreta di vedere la fine del
suo incubo.
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"Se non altro non assomigliate a Bill Murray e Dan Aykroyd" |
Eppure “The Entity” è un film molto più intelligente di quello che potrebbe sembrare, avrà pure quarant'anni, ma conferma che in questi otto lustri il cinema è diventato meno maturo e con i bordi sempre più arrotondati. Se un film così uscisse per disgrazia oggi, sarebbe una favoletta edificante con finale lieto, per fortuna De Felitta e Furie hanno combinato per una conclusione ben più adulta. Da qui in poi SPOILER sul finale del film!
Lo scontro finale tra Carla e il suo invisibile persecutore
non ha una risoluzione cinematografica netta, manca il definitivo «Ehi tu
porco, levale le mani di dosso!» che manda tutti a casa felici e contenti. La
frase prima dei titoli di coda ci conferma che proprio come accaduto a Doris
Bither, gli attacchi sono diventati sempre meno frequenti, ma Carla impara a
vivere sul dolore sofferto, senza poterlo davvero dimenticare ma senza mai
arrendersi ad esso, senza mai chinare la testa o perdere davvero quella
risolutezza che la caratterizzava come donna e come personaggio anche
prima che l’orrore entrasse a far parte della sua vita.
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Per fortuna è tutto finit... |
Il male diventa una condizione endemica alla quale possiamo decidere di arrenderci facendoci determinare solo da esso, oppure continuare a resistere, andando avanti e in tal senso, la scena finale è estremamente significativa, sembra la versione “realistica” (virgolette d’obbligo) del classico colpo di scena dei film horror, quello in cui il mostro ritorna per colpire prima dei titoli di coda, lo fa anche qui ma Carla decide semplicemente di ignorarlo, voltandogli le spalle per continuare la sua vita insieme ai figli. Perché ci sono eventi talmente drammatici che dimenticarli o ignorarli è del tutto impossibile, ma raramente il cinema (e non solo di genere) ha saputo parlare di violenza e dolore nelle vite delle persone, così bene come ha saputo fare “The Entity”, che è molto di più di un semplice film su uno “spiritello porcello”.
Le storie di fantasmi di norma parlano di un dolore nel passato che bisogna cercare di superare, “The Entity” porta il discorso ad un altro livello e a quasi quarant'anni dalla sua uscita è ancora un esempio di quanto l’horror meriterebbe ben più considerazione presso i cinefili colti con la pipa e gli occhiali.
Non perdetevi il post di Non quel Marlowe con uno sguardo sui libri inquadrati nel film e IPMP con una delle rarissime locandine d'annata uscite sui giornali.
Non so se lo hai notato Cassidy,ma Tarantino nel suo film sui bastardi senza gloria,utilizza proprio il Tum Tum Tum Tum di questo film,per l'entrata in scena di Hans Landa alle spalle della protagonista nella scena del ristorante!
RispondiEliminaVero, ero sicuro che sarebbe spuntato nei commenti. Non è nemmeno la prima volta che Tarantino pesca dagli horror per le musiche dei suoi film, gli esempi sarebbero tanti. Cheers
EliminaJames Wan che prende proprio Barbara Hershey per Insidious,per ricoprire il ruolo di una madre la qui famiglia era perseguitata da una misteriosa entità....un motivo in più per volergli bene,di sicuro Wan non guarda l'horror dall'alto in basso,uno di noi ammettetelo!!
RispondiEliminaPupazzo Wan è uno di noi, lo dico sempre ;-) Cheers
Elimina"The Entity" non lo vedo da una vita, almeno vent'anni. D'altronde 1981 lui 1981 io, potevo non andare d'amore e d'accordo con un film simile? Direi di no. Anzi sottolinei una cosa importante nella recensione, ossia che non è un titolo paraculo.
RispondiEliminaProprio per nulla, per altro il film è stato girato ed uscito in anteprima qui da noi, per poi uscire ufficialmente solo l'anno dopo. Infatti non sapevo se festeggiarlo adesso o aspettare, poi Lucius indagando ha scoperto tutto sulle date di uscita del film ;-) Cheers
EliminaMai sentito, mai visto, ma è una scoperta abbastanza allettante ;)
RispondiEliminaSono qui anche per questo ;-) Cheers
EliminaPer anni ero stato convinto di aver visto questo film e di averlo dimenticato, invece mentre lo vedevo in occasione di questo post - rendendomi conto che non l'avevo mai visto - ho capito di averlo confuso con "Fury", che comunque non è che ricordo molto pure quello.
RispondiEliminaUn film ottimo che ci permette di dare un'occhiata su quell'epoca burrascosa, dove anche in Italia - grazie all'invenzione della Newton Compton del tascabile di saggistica - due grandi correnti di pensiero raggiungevano anche il più sprovveduto dei lettori: la psicoanalisi e il paranormale. A volte si fondevano, a volte si fondevano scienza e fede, scienza a paranormale, paranormale e fede, fede e psicoanalisi, psicoanalisi, sesso, fede, paranormale, scienza... e tutto in tilt. Da ragazzino di scaffali di libreria come quello inquadrato nel film ne vedevo ovunque, c'erano libri per tutti i gusti - a regnare erano la Armenia e le Edizioni Mediterranee - ma a Furie va il merito di aver colto quel sotto-genere troppo poco ricordato, cioè il "paranormal sex", che non poteva non avere ovvie sfaccettature freudiane.
Ron Silver è perfetto nel ritrarre uno che crede di aver ragione solo perché la branca del suo sapere è più rispettabile dell'altra, un vero scontro culturale che affonda le radici su divisioni di pensiero che all'epoca erano fortissime.
E' un vero peccato che la casa produttrice sia fallita sul più bello, perché se tutto fosse andato come previsto "The Entity" avrebbe battuto sul tempo "Poltergeist" e sarebbe lui il filmone del decennio, quello che cambia per sempre il modo di pensare degli spettatori e imponga un canone attivo ancora oggi: infatti il mio amato-odiato Leigh Whannell per la sua tetralogia di "Insidious" si ritaglia un ruolo di "tecnico del paranormale" anticipato identico da "The Entity", anche se più serio.
Anche secondo me, invece è stato battuto sul tempo (e dalla storia) da "Poltergeist", quando invece a ricordarlo sono sicuramente Leigh Whannell e James Wan che da qui hanno pescato a piene mani ;-)
EliminaLa descrizione di Ron Silver che hai dato è perfetta pensare che un tempo si provava a fare la distinzione, dopo è peggiorato tutto adesso di (para)normale è rimasto solo il fritto misto di pareri. Cheers!
L'ho visto una sola volta, una vita fa, credo alla fine delle medie, comunque prima metà degli anni'90. La vecchia Tele Padova faceva a gara a trasmettere i peggio horror: da "L'esorcista" (che lo davano una volta alla settimana!), agli splatter più schizzati, da "Poltergeist" a "Il serpente e l'arcobaleno" fino ai cari, vecchi "Critters". E c'era la "gara nella gara" tra compagni di classe, cioè testare gli altri con domande specifiche per capire chi ha avuto il coraggio di vederlo tutto. Poi c'era chi imbrogliava e lo registrava per vederlo di giorno, con le luci accese!
RispondiEliminaMa anche se l'ho visto una sola volta, me lo ricordo perfettamente. Cazzo se me lo ricordo... Da quella volta mai più. E non ho nemmeno intenzione di recuperarlo! Ne ho visti di "peggio" eh, ma sono quelle pellicole che ti entrano dentro e ti lasciano un segno indelebile nell'inconscio.
Va di moda citare le frasi di Scorsese, ma per una volta mi sento di farlo anche io, per un film del 1981/1982 ci può stare, zio Martino aveva firmato una bella frase di lancio, molto più del “basato su una storia vera” ;-) Cheers
EliminaCarabara, ti ringrazio per aver aggiunto il tuo sassolino nella ciotola, ma non guarderò mai Entity anche se sono un fan da decenni di Babs Hershey. Capisco il contesto, capisco il periodo - condivido quanto detto nei post qui sopra - ma sono un vigliacco professionista e la mia concessione al paranormale di quegli anni è stato leggere in team up tra Daredevil e Uri Geller. Non credo nelle possessioni e nei demoni, ma mi terrorizzano le persone con lo schizzo ai freni, anche al cinema se interpretate da attori/trici colla luccicanza. Posso solo dire che Carla Moran - nome italiano e cognome francese - sarebbe perfetto per un personaggio di Clerville. Mi pare di vedere un possibile sviluppo a cui accenno perché so che il sig. Gomboli ti legge sempre: Carla Moran vive sola in una grande casa che improvvisamente sembra essere infestata. Gli oggetti si muovono. Sibili nella notte. Il suo avvocato la crede matta. Il suo dottore ne è sicuro. Diabolik ed Eva Kant hanno "infestato" casa sua di microfoni e microcamere per spiarla perché Carla non ricorda di essere un lusus naturae capace di memorizzare milioni di dati su una fortuna della mala. E' stata in un programma di protezione, ma è schizofrenica e ha fatto prevalere la personalità " Carla Moran " che è scappata. I ricordi affiorano sotto forma di poltergeist. E forse il suo doc ed il suo avvocato sanno + di quanto non sembri. Diabo pensa di usare i suoi gadgets per indiavolare "davvero" la casa, far saltare il tappo a Carla così che "il cassiere " emerga dal subconscio, ma Eva lo trova troppo crudele anche per loro due. Non è la prima volta che il dinamico duo litiga...ciao ciao
RispondiEliminaIn effetti con un tocco di “nero” italiano Carla Moran potrebbe tornare in un’altra casa infestata un po’ meno infestata ma comunque molto… Diabolika ;-) Cheers
EliminaInteressante come da libri chiaramente fasulli su vicende paranormali facilmente spiegabili come quelle dei Warren o della casa maledetta a Amityville vengano fuori qualche ottimo film ,peccato solo che facciano ricchi
RispondiEliminapersonaggi di infimo rango già ampiamente sputtanati .
Inserire-qui-Gif-di-Michael-Jackson-che-mangia-i-pop-corn ;-) Cheers
EliminaMai sentito prima, sembra davvero interessante.
RispondiEliminaAnche se da come ne parli sembra ci voglia davvero un gran pelo sullo stomaco, visto che qui la minaccia è davvero pericolosa, molto più degli spiriti di Poltergeist che tutto sommato erano quasi simpatici.
Devi metterti una sera in cui sei in vena, però merita la visione ;-) Cheers
EliminaGrande! Cosa mi hai tirato fuori, Cass.
RispondiEliminaUn capolavoro. Anche se in un senso del tutto anomalo.
Concordo in pieno con quanto dice un commento piu' addietro.
Film stupendo, ma che rischia di farti davvero male. E in fatti a parer mio e' una di quelle opere che ti vedi una volta e poi giuri a te stesso di non rivedere mai piu'. Perche' una seconda visione non la sopporteresti.
L'ho visto due volte in tutta la mia vita, ci credi? E non ho nessunissima voglia di rivederlo.
La Hershey e' semplicemente superba nel dare vita a un personaggio sofferto e drammaticamente reale. Una donna che tutto cio' che ha se l'e' dovuto conquistare con le unghie e con i denti, e che ha tirato su un'intera famiglia da sola.
Ma siccome le sfighe sono come le ciliege, viene presa di mira da un'entità (che non si capisce nemmeno chi sia. Un fantasma? Un essere extra - dimensionale? Persino alla fine i dubbi permangono, quando appare come una massa informe e GIGANTESCA) e si ritrova in un vero e proprio INCUBO.
E' praticamente impotente. Non puo' nulla contro un essere intangibile che invece su di lei puo' tutto. Come è quando vuole.
Oggi ci vedrebbero una chiara allegoria dei femminicidi e delle donne perseguitate dagli stalkers. Spesso ex compagni che si tramutano in presenze angoscianti e ossessive.
Come film e' davvero inquietante.
La protagonista si ritrova da sola. Forse perche' ai tempi (e ancora oggi) lo stupro e i reati sessuali vengono giudicati in modo controverso. Nel senso che non si rinuncia mai a pensare, anche in minima parte, che le poverette che li hanno subiti siano in qualche modo andate a cercarsela.
Carla viene abbandonata da tutti.
Da tutti gli uomini, voglio precisare. Dal suo amante (la scena del corpo nudo con la pelle che si deforma al contatto invisibile e' un tocco da maestro) e dai medici e psicologi, che la ritengono pazza o frustrata in preda a voglie represse.
L'unico conforto lo trova in un team di parapsicologi (eh, si. Una volta psicologia e occulto avevano un confine piu' sottile di quanto si potesse immaginare) che piu' che specialisti sono un branco di studenti universitari in fissa con l'occulto.
Sembrera' strano, ma negli ambienti di scienza "alternativi" si possono trovare persone molto meno infarcite di pregiudizi e preconcetti.
Dopotutto, se hai la mente aperta e credi ai fantasmi, puoi anche considerare uomini e donne alla pari.
Fa riflettere, in quel punto.
Trattano Carla alla pari. La prendono sul serio, e la considerano una donna.
Una donna, capito? Non una femmina.
Dei Ghostbusters ante - litteram.
Anticipano persino la celebre battuta del dottor Venkman alle prese con l'ecologia rompiballe.
"Voglio questo tizio fuori di qui entro cinque minuti!!"
Possiamo considerare Carla come un'eroina alla pari di Sarah Connor o di Ripley?
Per me si.
Affronta questa prova spaventosa per se' stessa e i suoi figli, anche quando si rende conto che non finira' mai del tutto.
Perche' il film termina in maniera amara.
Forse l'entita' si e' presa una bella strizza, dopo il fallito tentativo di cattura. E adesso ci pensera' due volte, prima di rimetterle le mani (e pure qualcos'altro. Anche se non si dovrebbero fare Battutacce. Non con un film del genere. Perche' non c'e' nulla da ridere. Ma per niente. E' un dramma, basato su una situazione a dir poco allucinante).
Ma non ha rinunciato. E' ancora li'. E aspetta.
La colonna sonora, con quel picchiare ritmico, ti entra nel cervello. E ti fa gelare il sangue.
Capolavoro. E precursore. Soprattutto nel mostrare la tragica realta', pure odierna, di tante, tantissime, troppe donne alle prese con situazioni invivibili. Ma che pero' vanno avanti lo stesso.
Resistere. Alle volte non si puo' fare altro.
Forse e' il momento di riaffrontarlo. Anche se fa male, come film. Malissimo.
Grandissima recensione, Cass.
Complimenti. Perche' e' un film non facile.
Aggiungo una cosa: Poltergeist e' piu' spielberghiano, nei concetti. Non a caso lo produce.
EliminaAnche li' i momenti horror non mancano, ma e' presente un elemento fantastico che tende a mitigare il tutto.
E' piu' buonista, per certi versi. Ed in quanto tale impone il lieto fine, dopo tutta la paura (e ve n'e' tanta anche li', ci mancherebbe. E' un classico pure quello).
Ma qui il punto di forza non e' l'orrore in se' ma come viene usato per raccontare un dramma umano.
Ti ringrazio molto, ci tenevo ad avere un film di genere in grado di puntare anche al cinema alto, il tipo di distinzione che non faccio mai qui alla Bara ;-) Cheers
EliminaDiciamo che tPoltergesit è proprio di Spielberg, mi sono già espresso sul tema ;-) Cheers
EliminaLo vidi anni fa, un film che mi ha messo i brividi
RispondiEliminaFa ancora terrore oggi. Cheers
EliminaQuel maledetto TUM TUM TUM TUM è efficace come pochi altri effetti nel rendere all'istante il peso e la brutalità di quell'entità invisibile, sì, ma dannatamente fin troppo corporea per Carla (grande e sofferta Barbara Hershey) e che, forse, non potrà mai essere definitivamente sconfitta ma solo tenuta sotto controllo. In questo senso, non la vedo poi così dissimile dal Babadook di Jennifer Kent, altra malefica entità per nulla disposta ad andarsene dalla vita della protagonista Amelia, anche dopo essere stata coraggiosamente da lei sfidata e affrontata (com'e successo a Carla, alla fine, con il male e il dolore si deve imparare a convivere ed essere più forti)...
RispondiEliminaVero, non avevo pensato a "Babadook" perché la metafora ha intenti differenti ma l'entità che resta è davvero la stessa, ottimo appunto ;-) Cheers
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