Non faccio in tempo a finire di scrivere un post su una “John Wickata” al femminile come Jolt che subito ne ciccia fuori un’altra, la faccenda sta scappando di mano ed io comincio a capirci sempre meno.
Da “Whoviano” di ferro quale sono, non posso che voler bene
a quella spilungona scozzese di Karen Gillan, magari la ricordate color mucca
della Milka in Guardiani della galassia,
ma il suo ruolo migliore resta Amelia “Amy” Pond in Doctor Who. Dal suo profilo Instagram, Karen Gillan da mesi sta
facendo una promozione spietata a questo nuovo film che la vede protagonista,
ci sta lo ha fatto anche Barbara Crampton per il suo Jakob’s Wife, con la differenza che quello è un gioiellino mentre
questo frappè ammettiamolo, vale molto ma molto meno di cinque dollari
(quasi-cit.).
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"Goodbye Raggedy Man". Non ce la faccio... troppi ricordi... |
Quello che mi ha stupito è stato scoprire che un film targato Netflix - e questo dovrebbe darvi già parecchi indizi - sia uscito da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa su Prime Video. Vai a capire i misteri dei diritti di distribuzione, ma sta di fatto che non è l’unico dubbio Amletico che mi sono ritrovato incollato addosso guardando questa robetta, la domanda vera è stata: come ha fatto il regista Navot Papushado a passare da un titolo come “Big Bad Wolves” (2013) a questo affare frutto di un algoritmo e di una riunione del reparto vendite?
“Big Bad Wolves”, era un film teso, brutto sporco e cattivo,
proprio come il suo titolo confermava, una storia con i denti e nessuna paura
di piantarli nelle carni molli dello spettatore, questo “Frappè alla polvere da
sparo” invece è un oggettino ultra cesellato per essere tutto citazioni e luci
al neon, l’ennessima “John Wickata” al femminile che a differenza di Jolt, che era appena passabile ma almeno
ti salvava la serata, non solo dura un’infinità per quello che ha da raccontare
(114 minuti, di cui almeno 114 di troppo), ma è un’operazione davvero avvilente.
Ancora una volta proprio come per Jolt, ci troviamo davanti ad un film che sembra tratto da un fumetto che in realtà nessuno ha mai scritto o disegnato, un altro “mondo” popolato da assassini e soprattutto assassine, in cui il centro nevralgico non è l’albergo Continental ma una tavola calda, che ovviamente nel doppiaggio italiano del film, nessuno chiama in questo modo perché se ora il frappè si chiama milkshake per cenare dovete andare al “Dinner”. Qui una cameriera agghindata in stile anni ’5, prima ti chiede se può alleggerirti del carico (di armi) e poi vi fa accomodare al tavolo.
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Vediamo di chiudere in fretta che con questo film tira una brutta aria. |
Sam (Karen Gillan) è la solita assassina ultra tosta al soldo di quella che qui si chiama l’Impresa, ovvero la solita lobbie di assassini che controlla il mondo, la distribuzione dei vaccini e il 5G sul pianeta. La nostra risoluta Sam ammazza gente in lungo e in largo come prima di lei faceva la sua mamma, ma nel momento in cui le viene chiesto di recuperare soldi rubati dal solito contabile fuggito con un trolley a forma di panda pieno di bigliettoni, s’intenerisce davanti alla figlia di nove anni dell’uomo di nome Emily (Chloe Coleman). Roba freschissima eh? Gli sceneggiatori Andrew Rona e Alex Heineman, due maschi bianchi, hanno pescato quattro idee stantie cadute dal tavolo delle trovate abusate, gli hanno soffiato via la polvere e le hanno frullate insieme a parti del corpo di noi spettatori, non vi dico quali parti del corpo, ma avete più fantasia degli sceneggiatori, sono sicuro ci arriverete a capirlo senza difficoltà.
Allo stesso modo, avrete già capito che Sam diventerà il
bersaglio dell’Impresa, comandata da un maschio bianco (Paul Giamatti), pronto a
lanciarle addosso tutti i suoi sicari, possibilmente maschi e bianchi. Perché
la risoluta Sam, che cammina a rallentatore per tutta la prima parte del film
(per allungare inutilmente il minutaggio) è diventata di colpo tenerona davanti
alla giovane Emily? Navot Papushado ci piazza un lungo, lunghissimo flashback
ambientato nella citata tavola calda (detta “Dinner”), raccontandoci attraverso
scene leeeeente, luuuuunghe e il più delle volte abusando del rallenty
utilizzato a capocchia per allungare inutilmente il brodo. Sam da ragazzina
ha visto per l’ultima volta proprio in quel locale sua madre Scarlet (Lena
Headey), il tempo di un frappè bevuto insieme e poi mammà è scomparsa, inseguita e
probabilmente uccisa da alcuni sicari russi maschi e bianchi.
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"Non ci metti bourbon o qualcos'altro?" (cit.) |
Tutta la palla del trauma rivissuto attraverso la piccola Emily è descritto in maniera talmente didascalia, che senza nemmeno essere arrivato a metà del primo atto, stavo già sdraiato a terra, cercando sotto il divano le parti del corpo che fanno di me un maschio bianco, rotolate là sotto, ma ancora non sapevo cosa stava per lanciarmi addosso Navot Papushado.
Sono sicuro che “Gunpowder Milkshake” ambisca ad essere
post-moderno e tutti quelle belle cosine lì, in bella vista ho notato strizzate
d’occhio a “Drive” (2011), “Il grande Lebowski” (1991) e Fight Club, anche se stavo sul pavimento alla ricerca di parti
preziose del mio corpo ormai perdute. Ma il problema è che non tutti sono
Tarantino, non basta una spilungona come Karen Gillan a fare una Beatrix Kiddo,
specialmente se le scene d’azione non hai idea di come portarle in scena.
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A panda piace, il trolley. |
Durante la scena di combattimento contro gli sgherri ambientata sulla pista da bowling, mi si sono staccate anche le braccia che stavo cercando di usare per recuperare la “coppia” dispersa. La coreografia di combattimento non è niente male, articolata tanto da utilizzare il manico allungabile del trolley come arma, peccato che Navot Papushado utilizzi fin troppi stacchi di montaggio, necessari a tentare di mascherare l’uso della controfigura di Karen Gillan, l’unica in grado di portare in scena qualche presa come si deve.
Anche perché parliamoci chiaro, vorrò sempre tanto bene alla
cara Amy Pond, ma Karen Gillan per le scene d’azione è proprio negata. Alza la
gambetta per tirare un calcio, meno di quanto farebbe un cane impegnato a battezzare
un bidone della monnezza, sarà pure molto volenterosa e per questo la apprezzo,
però il suo modo di muoversi e combattere sul grande schermo è identico alle
sua capacità di ballo. Quando su Instagram mette le storie in cui balla, Karen
Gillan è sgraziata e buffa in parti uguali, lei sa benissimo di esserlo infatti
si fa delle gran risate con questi video tutti matti, ma una cosa è fare “storie”
divertenti sui Social-Cosi, un’altra combattere sullo schermo.
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No sul serio smettetela, vi state rendendo ridicoli tutti, lo dico per voi. |
Non è un caso che vada molto meglio nella scena di lotta successiva, ambientata nello studio di un dentista, che ovviamente è una copertura in questo mondo alla John Wick dove in realtà sono tutti assassini. Qui la protagonista si ritrova con le braccia narcotizzate, quindi è costretta a combattere contro tre sgherri impegnati a ridere come le faine di Roger Rabbit, per effetto del gas esilarante di cui hanno abusato. Karen Gillan quindi, per esigenze di trama si ritrova a muoversi come quando ti risvegli nel letto, dopo aver dormito sopra le due braccia, ritrovandole entrambe “addormentate” e formicolanti, ma se non altro può sfruttare quella sua naturale goffaggine che la rende spassosissima nei suoi balletti su Instagram, infatti è anche l’unica scena decente del film, ma in 114 minuti di tedio resta davvero troppo poco.
Si perché come potete intuire dalla sua locandina, “Gunpowder
Milkshake” mena il suo colpo più duro nella scelta del cast e trattandosi di un film Netflix (in
trasferta su Prime Video), l’algoritmo della casa di produzione con la grande
“N” rossa prevede la componente “Girl Power”, che ci fa andare definitivamente di traverso questo
frappè.
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Ti vorrò sempre bene Karen, ma questa non me la dovevi fare. |
Non ho proprio nulla contro i film che spingono a tavoletta sul pedale dei personaggi femminili tosti, il problema è che stiamo per raggiungere il punto di saturazione, non tanto sull’argomento, ma sui brutti film dedicati alla questione. Perché parliamoci chiaro, se i personaggi femminili che Hollywood tanto appoggia fossero al centro di grandi film, le chiacchiere starebbero a zero, ma purtroppo la rivincita femminile coincide con un periodo storico in cui il film al cinema (o in streaming) vengono curati poco, male e frettolosamente, ma anche affidati a registi promettenti come Navot Papushado, che qui sembra dover accettare il compromesso per restare a far parte del giro che conta.
L’idea della biblioteca in cui i libri contengono armi e
fucili è l’ennesima trovata alla John Wick, anche se qui la bibliotecaria è affidata alla sempre bellissima Carla
Gugino, affiancata da due veterane, due femmine toste che si sono fatte le ossa
quando i film erano più curati, infatti Michelle Yeoh e Angela Bassett. Anche se devo sforzarmi di non pensare al fatto che
ci fosse più tostissimo femminismo (e cura per i personaggi) in un mignolo
della Lornette "Mace" Mason di Strange Days piuttosto che negli ultimi dieci film, pensati, scritti e diretti con
il “Girl Power” nel cuore che ho visto di recente.
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Fantasmi del "Girl power" passato. |
Le tre libraie assegnano i compiti a casa a Sam, libroni pieni di armi da fuoco dentro tomi scritti da Virginia Woolf, Agatha Christie ed Emily Bronte, un METAFORONE talmente banale e sfacciato, da risultare come un sacco pieno di mattoni lanciato in faccia al pubblico, una sciatteria talmente sconvolgente da svilire un cast altrimenti mitico.
No sul serio, come fai a sbagliare un film con Michelle Yeoh,
Angela Bassett, quella meraviglia di Lena Headey, Carla Gugino e una campionessa di volenterosa simpatia come Karen Gillan? Ci sono
riusciti e posso dirlo? Radunare insieme tutte queste leonesse e poi farle
recitare in una tale schifezzetta di film, più che un’esaltazione del “Girl
Power” è uno schiaffo in faccia all'intelligenza dello spettatore.
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Un film tutto a rallentatore, non per una vera ragione, solo per allungare il brodo. |
“Gunpowder Milkshake” ha avuto almeno il buon gusto di avere
un visto censura permissivo, infatti gli ammazzamenti grondanti sangue non
mancano, ma nella mia vita ho visto troppi horror e indonesiani menarsi per
lasciarmi impressionare da questo filmetto che crea più fastidio che vera
ammirazione, specialmente quando si gioca uno scontro finale nella biblioteca,
tra le nostre protagoniste sole contro tanti, maschi bianchi mandati ad ucciderle. Per altro mi rendo contro che l’espressione che ho usato,
“scontro finale” è palesemente un lapsus Freudiano Cameroniano, per ricordarmi dei tempi in cui il cinema i personaggi
femminili tosti, li sapeva fare e non per moda.
Tra Karen Gillan che non riesce ad alzare la gambetta più di
tanto così per assestare un calcio e Carla Gugino alle prese con un M134
Minigun (San Arnold perdonali, perché non sanno quello che fanno…), mi sono
davvero reso conto che questa faccenda per cui chiunque, anche minimamente
famoso, possa scendere dal letto una mattina con il pallino in testa di fare l'eroe d'azione, ormai è
decisamente scappando di mano.
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Il Minigun un tempo non era roba per tutti. |
Ma poi posso dirlo? Sapete che non sono mai cattivo nei confronti dei film “femministi” (o presunti tali), però sapete anche che riservo tutto il mio cinismo nei confronti dei film brutti, quindi per questo frappè non me la sento di trattenermi.
Quale sarebbe il piano? Distruggere la società fallocentrica impossessandosi dei simboli che hanno contribuito alla sua diffusione uno alla volta? Ok, ma proprio dai film d’azione dovete cominciare? Ma poi facendolo in questo modo? Distruggere il patriarcato a colpi di film pezzenti è un po' come scorreggiare contro il surriscaldamento globale.
Ci sarebbe un lungo discorso da fare su come Hollywood stia cercando di gestire (nella sua bizzarra maniera) le pari opportunità, ma non è questo il film giusto per farlo perché è semplicemente troppo scarso per ogni tipo di discorsi. Un giorno guarderemo indietro ai film di questi strambi anni ’20 e qualcuno, ci giudicherà dicendo che era la moda del periodo, erano pellicole figlie del loro tempo, io me lo auguro davvero che si raggiunga la parità soprattutto dove conta, sul posto di lavoro ad esempio, però sappiate che nel frattempo, l’etere verrà intasata di filmacci come questo “Gunpowder Milkshake” che non è brutto perché cerca di giocarsi istanze femministe, ma è brutto perché è un film pezzente. Non sono e non sarà mai contro il femminismo, ma contro i brutti film si, quello sempre, anche otto giorni alla settimana se necessario.
Come nel caso di Kate Beckinsale, per Karen temo che potrei anche mettermi a vederlo, sono un debole. Ti saprò dire...
RispondiEliminaAspetto il tuo parere, ma penso che ti mancheranno i vecchi episodi di "Doctor Who". Cheers
EliminaQuando vedo nei film delle donne minute che pestano come dei fabbri overpower degli uomini 5 volte più grossi di loro,a meno che non siano delle Bruce Lee al femminile con la giusta attitudine e prestanza fisica,faccio fatica a crederci alle loro scene di lotta e un pò mi viene da ridere! Certo si potrebbe dire lo stesso per Kill Bill,ma lì Beatrix aveva avuto a che fare nel film con il severissimo e brutale Pai Mei e vedevamo scena per scena quanto il suo addestramento fosse stato pesantissimo,eppure nonostante ciò Beatrix non era intoccabile,anche con le sue abilità prendeva comunque calci in culo dai suoi avversari che tra l'altro non erano solo maschili,anzi con le altre donne era anche più agguerrita! Il problema come hai detto tu Cassidy non è il Girl Power,ma il modo in cui lo si utilizza attualmente,che personalmente in me genera delle clamorose alzate di sopracciglio perplesse neanche fossi The Rock! Per rispetto della Bigelow e dei suoi personaggi,preferisco invece non fare proprio il paragone visto che si parla non di un altro livello ma letteralmente di un altro pianeta!!
RispondiEliminaPensa a me, l’unica parte del corpo che mi equipara come abitante dello stesso pianeta a The Rock è proprio il sopracciglio sollevabile, che è anche quella stessa parte che i film nuovi in uscita ultimamente mi stanno facendo allenare tantissimo per i vari sollevamenti. Cheers!
EliminaMa come? Ho appena commentato il film di ieri e me ne esci uno dello stesso genere? Di là c'era la Kate che nei mie confronti ha un'ascendente particolare, di qua c'è la Gillian che però, per me, non ha lo stesso appeal. Boh... Sicuramente non adesso ma prima o poi lo guarderò.
RispondiEliminaTu prova a metterti nei panni dell'amichevole Cassidy di quartiere che ha visto in fila due film quasi identici uno dopo l'altro, infatti ho deciso di scriverne e postarli proprio così ;-) Cheers
EliminaE scommetto che hai pure visto l'Italia in streaming chiuso nel cesso dell'ufficio...
EliminaPer fortuna lavoro da casa ;-) Cheers
EliminaE il regista è quello di Big bad wolves...
RispondiEliminaEh, tu che lo hai visto sai che film tosto era. L'antitesi totale di questa cosina da niente qui. Cheers
EliminaIo c'ho ritrovato tutti i difetti che rilevi, ma devo dire che per un'oretta me lo sono goduto abbastanza, almeno fino alla carrambata nell'albergo ("Sono diventata nonna?"). Poi tutto va a scatafascio, ma nel complesso devo ammettere che mi è piaciucchiato un filino più di Jolt, che è ancora più inetto al momento di tirare le fila (anche perchè io provo un'idiosincrasia viscerale sin dai tempi di James Bond per le scene in cui vedi il cattivo che potrebbe uccidere il buono a piacimento e invece no, lo tramortisce per poi ammazzarlo dopo, cosa che puntualmente non gli riesce).
RispondiEliminaStrani questi anni 20... che sia tutto un complotto? Questi film marcatamente e scalcinatamente #metoo e girlpower sembrano volerci spingere alla misoginia di riflesso, il fiorire di protagonisti omosessuali a rimpiangere le white-etero-comedies anni 80, i social warriors a prospettarci nuove forme di apartheid... Trump è dietro l'angolo, e spirano venti destrorsi in Europa.
Un abbraccio
Blissard
“Jolt” non cambierà la storia del cinema anche perché è basato su momenti e passaggi triti e ritriti, però almeno non si prende sul serio come fa questo frappè che vorrebbe sembrare scanzonato, ma sembra una lista della spesa dei punti etici da trattare (male).
EliminaIn senso più ampio io direi: se ti do una caramella ogni volta che dico la parola “Ippopotamo” e di rifilo un calcio sui denti ogni volta che parlo di “emancipazione femminile”, quando sentirai parlare di femminismo come reagirai?
Questo bislacco paragone per dire che se tratti l’argomento associandolo a film brutti, bruttini o proprio pezzenti, la reazione del pubblico potrebbe essere di chiusura invece che di apertura, inizia a fare bei film, invece che film tanto impegnati a veicolare messaggi, tanto da dimenticarsi di essere anche buoni film. Cheers!
Film che non so nemmemo se sia effettivamente brutto o meno... di sicuro noioso: neanche 10 minuti e già il primo abbiocco, altri 5 minuti su per giù di visione (in un momento probabilmente a caso, perché ricordo il flashback citato in recensione ma non pareva, da come scritto, fosse piazzato all'inizio inizio) e poi il crollo totale...
RispondiEliminaMi son detto che l'avrei recuperato un altro giorno e che per conciliare il sonno poteva andar bene un film gia visto: ho messo su il destino di un cavaliere convinto di guardarne qualche scena e ronfare col sorriso... l'ho invece visto tutto, compresi i titoli di coda fino alla fine (cosa che forse non avevo mai fatto nelle visioni precedenti), senza che si palesasse nemmeno l'ombra di uno sbadiglio!
Insomma, quella sera non ero decisamente stanco io!
Poi a me i film/fumetti/romanzi/serie tv/etc in cui compare un'entità nominata: L'Impresa, L'Organizzazione, La Società, La Compagnia, il/la/lo nome di un soggetto un po' grigio per la sua vaghezza... ecco, queste robe qui già partono con -10 sulla scala del giudizio: mi pare una trovata da sceneggiatore/scrittore molto ma molto scadente.
Poi alcuni (rarissimi) prodotti riescono a ribaltare questo aspetto facendolo non solo sembrare meno scemo ma anche dandogli una rilevanza propria: l'unico caso che ho visto recentemente è l'anime "Steins;Gate", dove il protagonista cita spesso come sua antagonista L'Organizzazione, ma presto risulta evidente come tutto faccia parte di un suo delirio più o meno lucido!
Insomma, per non lasciare quella barra a metà per sempre (prime a differenza di netflix dopo un po' non toglie le cose dalla lista...), potrei riprovare a vedere questo milkshake, ma punterò a farlo quando il sole è bello alto nel cielo, altrimenti non finirà mai XD
Nathan
Una trovata pigrissima, ci sono idee di trama che si vede che vengono utilizzate perché rodate in ventimila storia precedenti, troppo facile citare gli sceneggiatori di Boris ;-) Io l’ho visto un pomeriggio e mi sono annoiato lo stesso, ma fammi sapere se hai battuto la barra. Cheers!
EliminaGia'.
RispondiEliminaTralasciando il film (trascurabile) trovo molto interessante la tua riflessione, Cass.
Premetto che sugli ultimi avvenimenti ad Hollywood mi sono fatto una certa idea sin dall'inizio, ma sembra proprio che, dai e ridai, dopo un attimo di sbandamento i capoccia dei produttori hanno trovato il modo di gestire la cosa. Fino a renderla innocua.
Di questo passo il terremoto finira' per sgonfiarsi da solo, una volta finito tutto il gran clamore.
Tolta l'eccezione di chi ci ha veramente messo la faccia, il resto e' stato un susseguirsi di gente che ha cavalcato l'onda per mero opportunismo.
Gli hanno dato il contentino, e sfruttando il travagliato periodo storico il contentino in questione si e' tramutato in una sequela di filmetti scialbi di cui nessuno si ricordera' minimamente.
Di questo passo, quello che doveva essere un vero cambiamento diverra' solo un fenomeno momentaneamente percepibile, destinato a non lasciare tracce.
E in piu', come dici tu, ne stanno sfornando a manetta.
Cosi' si raggiunge la saturazione, la gente si stufa e iniziera' a schifarli. Unendosi di fatto alla schiera dei detrattori.
Che si sa, di questi tempi quando si critica si fa tutto un mucchio.
Peccato. Di questo passo diverra' l'ennesima occasione sprecata.
Beh, pare che i pezzi grossi la stiano spuntando pure questa volta.
Il solito giochetto di illudere facendo finta di cambiare tutto per non cambiare nulla. E l'ennesima dimostrazione da parte del sistema di riuscire ad adattarsi, a modificarsi per riuscire a sopravvivere. Persino a se' stesso.
Ma sai, la cosa che mi sconvolge sempre è la marea composta dagli "indignati": quelli che non ci mettono la faccia, non sono coinvolti, ma che hanno da dire più di tutti...
EliminaGeneralmente evito le discussioni, specie sul web, generaliste e di attualità, ma l'altro giorno mi sono imbattuto in questo flame su twitter riguardo Scarlett Johanson e la Disney: senza entrare nel merito della questione, è avvilente che gran parte delle tesi a sostegno della ragione della disney (e quindi del torto della johanson) fossero su questa falsa riga
《She’s also now tarnished her rep and ensured she’ll never work with Disney, arguably the biggest company in entertainment, again. Whether Disney “fucked” her or not, suing was a terrible decision.》, scritto da una donna.
Che praticamente è come dire che 20 anni fa non ci si doveva ribellare alle pretese pruriginose di certi produttori, perché altrimenti non si avrebbe più lavorato...
A 'sta gente basta vambiare il contesto e già non ci capiscono più niente e perdono di coerenza.
Il tema non dovrebbe essere "girl power" o no, ma che cosa se ne fa chi quel potere ce l'ha, in qualunque campo e a qualunque ordine di magnitudo.
Nathan
Esatto, concordo con quanto scritto da Nathan qui sotto, non è questione di chi ha il potere, se prima si è sbagliato nel rappresentare le donne come oggetti di contorno, ora un “fischio sbagliato” nella direzione opposta (permettimi la metafora cestistica) non è la soluzione. Inoltre questi film escono in un momento storico dove la cura per le trame e per i titoli stessi che escono sta ai minimi storici, il pubblico poi si stufa in fretta e ama le soluzioni semplici ai problemi complessi, quelle che di solito non esistono fuori dalla realtà dei leoni da tastiera del web. Cheers
EliminaVero, anche io ho letto commenti atroci. Molti dei quali legati al fatto che la Johnason, ricca, famosa e impegnata nel sociale, dovrebbero lasciar correre. Seee lallero! Vorrei vedere molti di quelli che scrivono così, se fossero toccati nel loro di portafoglio ;-) Cheers
EliminaAnch'io sono rimasto perplesso assai: fissavo il bannerino di Prime Video e non capico. Stesso stile al neon finto-anni-ottanta, john-wickata senza averne i numeri, girl power a manetta... Aspetta, mi sa che è come per Fear-qualcosa 1994-1978, "Jolt" era la parte prima e "Milkshake" il seguito-prequel-sequel, no? Mmmm no, mi sa che semplicemente l'ultimo sceneggiatore ha lasciato Hollywood e Skynet sta sfornando soggetti in automatico (tutti uguali) per le piattaforme, tanto un click costa meno di un biglietto al cinema...
RispondiEliminaScherzi a parte, sposo tutto quanto hai detto, la prova che non basta aprire la via, serve pure gente capace per seguire le orme.
Visto che in questi anni Venti nel cinema le donne sono fondamentali... perché non vedo mai nomi femminili fra i produttori? Gale Anne Hurd non aveva bisogno di pari opportunità o girl power, lei tirava dritto e metteva sotto chiunque le si parasse davanti: perché ci sono solo ragazzette dal capello perfetto davanti all'obiettivo invece che serie professioniste dietro le quinte? Che femminismo è, se i posti che contano rimangono occupati da maschietti? (Per lo più incapaci, a giudicare da film come questo!)
Non ho proprio capito come una produzione Netflix, con tutte le caratteristiche di una produzione Netflix, qui da noi sia uscita su Prime Video. Sarebbe carino capire se è successo solo in uno strambo Paese a forma di scarpa, ma un film così non vale nemmeno la fatica.
EliminaL’horror sarà tanto criticato, ma al momento è l’unico genere dove trovo registe donne dietro la macchina da presa, molte delle quali sanno il fatto loro, ho un paio di film sull’argomento a tema. Ah, horror indipendente ovviamente perché tra le produttrici influenti del cinema più per tutti, al momento ricordo solo la famigerata Kathleen Kennedy, legata a “Star Wars” per il resto vale il vecchio discorso sportivo: tante atlete donne, qualche allenatrice donna, quasi nessun proprietario di squadra donna. Cheers!
Forse il motivo per qui a Cameron e la Bigelow i personaggi femminili venivano così bene,era il fatto che per loro non era una questione strettamente personale,non combattevano una guerra ideologica di genere,e non c'era di mezzo nemmeno il marketing,semplicemente per loro è sempre stato un puro talento di scrittura,uno spontaneo rispetto della femminilità,non influenzato dalle mode ho dai contesti dell'epoca,lo dimostra il fatto che loro realizzavano figure femminili tostissime quando la maggior parte degli altri non lo facevano! Oggi è più una questione di etichetta,non c'entra più il crederci sinceramente nei personaggi femminili che racconti,semplicemente devi metterceli perchè questa è la norma,devi farlo per non essere etichettato come un retrogado!
RispondiEliminaDiciamo pure che sapevano scrivere ;-) Ma questo vale per tutti i personaggi, nei film contemporanei sono curati molto poco e male. Cheers
EliminaMi stavano per fregare visti i colori, il pop, il cast.
RispondiEliminaMa grazie per essere andato in avanscoperta qui e con Jolt, che mi ritrovo a confondere (PrimeVideo li distribuisce in modo strano i suoi/non suoi film).
A Karen/Amy Pond continuo a voler bene, ma non me la vedo come spietata assassina né nel mondo Marvel.
Una piccola scoperta che sempre sponsorizzo è il suo film da regista: The Party's Just Beginning, indie al punto giusto.
Ben felice di far evitare una pallottola a qualcuno, sono qui per questo ;-) Si può solo voler bene a Karen "Amy Pond", ma qui è davvero fuori dal suo territorio naturale, persino color lilla che invoglia per la Marvel è più a fuoco che qui. Avevo sentito parlare del suo film da regista, lo cercherò grazie ;-) Cheers!
EliminaQuesto per me è il classico film da Tapis-roulant. Nel senso che quanto mi metto a correte con l'arnese da criceto troppo cresciuto, solitamente mi guardo un film del genere. Devo dire che se i primi 5 minuti descrivono l'andamento del film, almeno questo è uno degli insegnamenti della bara, allora ci si rende conto subito di stare di fronte a una porcheria. Dopo 35 minuti ho terminato l'allenamento e pure la visione che non riprenderò mai, ma sopravviverò lo stesso. Hai ragione, riesce ad essere peggio persino di Jolt.
RispondiEliminaPer fortuna in questo periodo amo correre all'aria aperta quindi impiego lo stesso tempo con la musica nelle orecchie, però i primi cinque minuti di questo film sono già a rallentatore, fanno almeno venire voglia di correre più forte, come a voler dire al regista: dajè! ;-) Cheers
EliminaMinutaggio di giamatti? L'unico motivo che ha destato il mio interesse. Sono in crisi da astinenza di billions
RispondiEliminaSe sommi la sua apparizione qui (5 minuti? 10?) a quella in "Jungle Cruise" (7 minuti? Forse 12?) di sicuro meno della durata di una puntata di "Billions". Cheers!
EliminaLa rece mi ha fatto scompisciare come non mai, da "a panda piace" alle storie di karen ballerina, sono morto! D'accordo al 100%, gli action sono film di genere, e necessitano di attori e registi adatti a quel genere. Questo film va quindi in cima alla lista di quelli che salterò al termine di Peaky Blinders. Thanks!
RispondiEliminaFigurati sono qui anche per questo, strappare una risata e far evitare perdite di tempo cinematografiche dove possibile, ed ora via verso nuovi orizzonti! ;-) Cheers
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