sabato 28 agosto 2021

C'era una volta ad Hollywood di Quentin Tarantino (2021): non leggere davanti ai messicani

Lo so cosa state pensando, il film omonimo lo avevamo già trattato, ma per confermare quanto C'era una volta a… Hollywood sia un film differente (e forse anche più sentito) nella filmografia di Quentin Tarantino, il regista di Knoxville, come l’assassino del proverbio è tornato sul luogo del delitto.

Il risultato è un romanzo, che per stessa ammissione di Tarantino è un omaggio alle vecchie novelization, una pratica un po’ decaduta ma mai dimenticata di tirare fuori un romanzo dalla sceneggiatura di un film. Un appassionato del cinema vecchia maniera come Tarantino non poteva non apprezzare questo formato cartaceo, anche se come al suo solito ha rimescolato un po’ le carte in tavola.

Avete presente i capitoli rimescolati alla Tarantino? Succede anche nel romanzo.

“C'era una volta ad Hollywood” uscito qui da noi per la nave di Teseo, non è proprio una novelization in senso stretto, si colloca a metà tra l’adattamento e il compendio al film del 2019. Leggere solo il romanzo senza aver visto il film potrebbe essere un’esperienza stressante, anche perché di fatto la storia comincia presentando tutti i personaggi ma poi a ben guardare, non si conclude come il film, anzi potremmo dire che non si conclude proprio, infatti sarei curioso di conoscere il parere di un lettore casuale, uno che non ha visto il film prima di lanciarsi nella lettura.

Da parte mia posso dire che “C'era una volta ad Hollywood” funziona alla perfezione come materiale aggiuntivo al film, interi capitoli riprendono identiche le scene viste al cinema, espandendole e fornendoci informazioni aggiuntive sui personaggi e sul loro passato, come solo i romanzi possono fare, ovvero portandoci nella testa dei protagonisti, perché uno dei motivi di interesse di Tarantino è quello di costruire intorno all'attore Rick Dalton, alla sua controfigura e autista (nonché amico) Cliff Booth, a Sharon Tate e a tutti gli altri, un mondo dettagliato, pieno di dischi e di musica, in cui scopriamo i gusti musicali di tutti i personaggi, ma anche i film che hanno visto e amato e in qualche caso, con cui sono stati in sala, non per forza solo a guardare il film, come nel caso di quel marpione di Cliff.

Un dritto, su carta o al cinema lui è quello che se la gode più di tutti.

Ecco perché nel romanzo vediamo tornare in auge, un intero capitolo dedicato a Charles Manson, la famigerata scena con il losco figuro protagonista, annunciata ma poi tagliata dal montaggio finale, perché troppo lunga (anche per gli standard di Tarantino) responsabile di ammazzare un po’ il ritmo del film, che torna tra le pagine del libro, per raccontarci le ambizioni da musicista mancate di Manson e la sua avversione per i Beach Boys. Una scelta non casuale visto che il batterista del gruppo, Dennis Wilson ha avuto successo con la musica e in parte anche al cinema (insomma, il sogno di Manson), visto che ha recitato in Strada a doppia corsia, guarda caso un film diretto da Monte Hellman, uno di quelli che ha contribuito enormemente a lanciare la carriera di Tarantino (storia vera). Scelta casuale? Non credo proprio, non con Quentin di mezzo.

Charlie (don't surf) compariva anche nelle scene tagliate del film, in qualunque edizione anche in blu-ray.

Ma l’inconscio di un cinefilo è sempre in movimento, ecco quindi che Tarantino nel romanzo (forse anche più che nel film) fa muovere i suoi personaggi in un “mondo” dove personaggi immaginari come Rick e Cliff, s’interfacciano con attrici realmente vissute come Sharon Tate e molti altri personaggi, che mettono in chiaro la conoscenza enciclopedica di Tarantino ma anche la cura con cui ha cesellato il mondo in cui vivono queata personaggi così sfaccetatti.

Leggere “C'era una volta ad Hollywood” è un tuffo nella mecca del cinema di fine anni ’60, dove ogni volta che un film, un regista o un attore viene citato, se già non lo conosci, viene voglia di cercarlo su Google per capire se è esistito per davvero oppure se Tarantino se lo è inventato. Il risultato come lettori è quello di muoversi mano nella mano con i protagonisti, attraverso un mondo ideale, creato ad arte per sembrare reale, una simulazione in stile OASIS degli anni ’60 che Tarantino ricorda, in cui è cresciuto e che di conseguenza ama. Perdonatemi il paragone con “Ready Player One” (2011), ma è il libro che ho cominciato al leggere dopo quello di Tarantino e i mondi in cui si muove Parzival, letti subito dopo la simulazione del 1969 di Tarantino, mi hanno fatto scattare immediatamente il paragone, fatto anche pochi giorni fa da Nanni Cobretti sul suo profilo sul Faccialibro, quindi forse non è del tutto campato in aria, oppure anche lui ha letto da poco "Ready Player One”.

Tarantino racconta la vecchia gag "tirami il dito" a Brad Pitt, che la trova sempre divertente.

Insomma, se avete odiato il film del 2019, potete tranquillamente ignorare questa operazione a metà tra la novelization e il compendio alla pellicola, espressione che posso usare, visto che Tarantino gira ancora in pellicola, l’ultimo dei Mohicani. Se avete amato il film invece, il romanzo è un’ottima lettura che aggiungerà qualcosa all'esperienza di viaggio indietro nel tempo organizzata di Tarantino. Ultima opzione: se invece avete letto solo il libro vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate, ho bisogno di sapere il parere della lettrice o del lettore casuale.

Ultima prima di andare: la parte su Bruce Lee? La trovavo insopportabile del film e la mia idea dopo aver letto il libro non è cambiata, capisco perfettamente le motivazioni di Tarantino ma mi dispiace Quentin, sto ancora con il piccolo drago.

8 commenti:

  1. Lo sto leggendo giusto in questi giorni, prestato da mio fratello.
    Che ha adorato il film e pure il libro.
    Se posso permettermi un parere...da leggere dopo aver visto il film, pure per me.
    Perche' ne risulta un'ottima appendice, visto che tratta anche sia il prima che il dopo.
    Forse un po' didascalico, a voler cercare a tutti i costi un difetto.
    Il presente lo trovo sempre un pp' indigesto, come tempo narrativo.
    Alla fine sembra piu' una sceneggiatura. Ma e' da lu' che deriva, quindi...
    Fermo restando che mi sta piacendo.
    Sai qual'e' la cosa che ho gradito?
    Il fatto che ho ritrovato tantissimi aneddoti da te citati, e da altri (tipo il sito di cui nomini il patron).
    Quando ho letto quello del produttore de "L'invasione degli Ultracorpi"he ha sparato al tizio che gli ha soffiato la moglie, mi e' venuto in mente il tuo post.
    Oppure Billy Jack, il primo prototipo di giustiziere ignorantissimo che raddrizza i torti a suon di calci in faccia.
    Quindi Cliff si e' tenuto il suo costume e va in giro vestito come lui?
    Grande.
    Leggendo questi aneddoti ti rendi conto che Quentin e' uno di noi.
    Fermo restando che aspetto il suo film di Judo Boy, ma nel frattempo...
    Voglio il film su Billy Jack, adesso.
    Con Cliff che si sgancia da Rick e va in giro vestito come Billy Jack, a bordo di una Harley, e si ferma in un paesino a riempire di botte i teppisti!!

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    1. Ancora una cosa...come con Trainspotting, andrebbe letto dopo la visione della pellicola perche' ad immaginare i personaggi con le facce degli attori che li interpretano, te lo godi di piu'.

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    2. Quando ho letto la parte su Walter Wanger che avevo già raccontato su questa Bara, ho capito che sto volando al ritmo giusto, sono soddisfazioni ;-) Billy Jack lascialo lì che è nel mio mirino. Cheers!

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    3. Viene istintivo fare così, ma per Sharon Tate personalmente mi sono immaginato, beh Sharon Tate ;-) Cheers

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  2. Addirittura un romanzo, Quentin è proprio mezzo pazzo, e comunque il film davvero sorprendente, soprattutto sul finale ;)

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  3. sembra interessante
    non ho mai letto però un libro tratto da una sceneggiatura di un film e lo trovo rischioso, già l'operazione della maledizione dell'erede è stata una ciofeca

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    1. Se ti è piaciuto il film è una lettura gustosa che fa da compendio, altrimenti è una novelization solo per metà. Cheers

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