giovedì 8 luglio 2021

Star Trek - Discovery - Stagioni 1, 2 & 3: un futuro nato vecchio

Il viaggio di questa Bara Volante alla ricerca di strani, nuovi mondi mi porta lontano, fino a “Star Trek Discovery”, una serie che ha avuto il fegato di riportare la creatura di Gene Roddenberry al suo formato originale, quello del piccolo schermo, solo che per farlo, ha scatenato un putiferio galattico dividendo profondamente i Trekkie di tutta la galassia.

“Star Trek” mancava dal piccolo schermo dal 2005, la cancellazione prematura di Enterpise ha lasciato campo libero al maledetto GIEI GIEI, di cui abbiamo già parlato diffusamente di entrambi i suoi film. Titoli che in campo cinematografico, hanno fatto più danni della grandine, sdoganando un modo di intendere il cinema di intrattenimento che personalmente trovo ributtante. Gli effetti a lungo termine li abbiamo purtroppo visti ma se non altro, il maledetto GIEI GIEI ha dimostrato che là fuori, esisteva ancora interesse per tutto quello che riguarda il mondo di “Star Trek”.

A cogliere la palla al balzo è stata Netflix, che ha fornito distribuzione e denari alla CBS (detentrice dei diritti sulla creatura di papà Gene), affidandosi al lavoro di Bryan Fuller e Alex Kurtzman, che per quello che mi riguarda è un po’ come tentare di mescolare il gelato alla stracciatella con i carciofi bolliti. Fuller è quello che con il suo abbandono (a causa delle solite inconciliabili differenze creative) ha determinando la fine anticipata di una serie che finché è stata curata da lui, aveva dei numeri, mi riferisco ad American Gods. Ma è anche lo stesso che tra enormi difficoltà e risultati alterni, ci aveva regalato quel macchinoso gioiellino di Hannibal, serie che malgrado tutto, era un piccolo culto, forse solo mio.

Alex Kurtzman invece è uno degli zerbini schiavi collaboratori di GIEI GIEI, oltre ai due Star Trek in carriera anche il (non tanto) Amazing Spider-Man 2. Serve davvero che io aggiunga altro?

Se non altro per il logo della serie si sono impegnati.

Cosa poteva nascere dalla collaborazione di questi due loschi figuri? Ecco bravi avete già capito, qualcosa di parecchio bizzarro come “Star Trek Discovery”, che prima di tutto è di nuovo un modo per “Star Trek” di guardare indietro al suo passato. Se Enterprise era ambientata circa un secolo prima della serie classica, “Discovery” torna indietro e circa dieci anni prima dell’esordio di Kirk e compagni, quindi la tendenza a procedere all'indietro come i granchi della saga non cambia, temo che i prossimi titoli di “Star Trek” saranno, una serie che inizia sette minuti prima che Kirk salga per la prima volta a bordo dell’Enterprise oppure… uno spin-off sul capitano Pike? (occhiolino-occhiolino).

Se già Enterprise aveva sbattuto il naso contro questo problema, capite da voi che una serie che ha esordito nel 2017, nata con il compito di sembrare più datata (che non è un androide costruito dal dottor Soong) di una andata in onda negli anni ’60, richiede già una buona dose di sospensione dell’incredulità, ma se abbiamo per anni creduto che pannelli con le lucine potevano essere la plancia di una nave stellare, perché no dico io. Gli scricchiolii di “Discovery” però sono parecchi, alcuni problemi di continuità e altri di tradizione, ma andiamo per gradi, affrontiamo subito l’elefante Klingon al centro della plancia di comando.

I Klingon intonano un canto di morte, dedicato alle loro folte chiome ormai perdute.

Senza aver visto nemmeno mezzo minuto di questa serie, già sapevo della sua fama che si è sparsa in tutta la galassia nerd, non solo in quella Trekker, ovvero il nuovo aspetto pensato per i Klingon, aggiungerei gli amatissimi Klingon, tra i personaggi più impersonati dai Cosplayer alle fiere del fumetto, una pratica che bisogna dirlo, se è così diffusa oggi in occidente è stato anche grazie all'enorme popolarità di “Star Trek”.

Nel corso del tempo i Klingon sono passati dall’essere dei muratori calabresi baffuti come li abbiamo visti nella serie classica, fino alla mitica cresta sulla fronte, per arrivare in “Discovery” a una sorta di Uruk Hai sfuggiti da “Il signore degli anelli”, a ben guardare una versione Klingon della famigerata “Black Face” che mi ha spiazzato. Si Perché “Discovery” nell’aspetto generale e malgrado molti episodi diretti da veterani come LeVar "Geordi La Forge" Burton e Jonathan "Two-takes" Frakes, sembra aver ricevuto la direttiva di scuderia di darci dentro con i “lens flare” e con le inquadrature a girare, attorno al cast fermo a discutere del problema del momento, mentre la macchina da presa gira tutto loro intorno, come in un pezzo famoso di Battiato. Capisco perfettamente che una buona fetta di pubblico, potrebbe aver sviluppato interesse per la saga creata da Gene Roddenberry dopo il successo al botteghino dei film del maledetto GIEI GIEI, ma per via dell’aspetto dei Klingon e di tutti quei “lens flare”, ho seriamente pensato che “Discovery” fosse una sorta di prequel sì, ma del “Kelvin-verso”, sul serio con tutto quel parlare di Spock, ho davvero creduto di veder spuntare Zachary Quinto, nuovamente con le orecchie a punta, nel corso della seconda stagione.

Quelle lucine stronze, ormai mi hanno lesionato la retina.

Ma superato questo spiazzamento estetico iniziale, forse la vera grande differenza di “Discovery” rispetto a tutte le altre serie di “Star Trek” sta nell'aver chiesto alla coralità del cast di sedersi un attimo in panchina a prendere fiato, in favore di trame che ruotano molto più intorno ad un personaggio identificabile come protagonista, mi riferisco a Michael Burnham, interpretata da Sonequa Martin-Green. Il fatto che si chiami con un nome storicamente identificato con il genere maschile, sarebbe una lancia a favore del tema caldo dell’inclusività, ma anche qui andiamo per gradi, non sembra ma questa serie ha parecchi nodi da sciogliere.

Michael Burnham è il classico personaggio pensato a tavolino, purtroppo si vede fin troppo, una donna di colore con il nome da maschietto, nel futuro di “Star Trek” serve a spuntare vari punti sulla lista delle minoranze da rappresentare, un fattore che è sempre più influente al cinema e nelle serie televisive contemporanee. Ma per essere sicuri che il pubblico identifichi Michael come il personaggio di riferimento, perché non appiccicarle addosso anche un po’ di “retro-continuity”? Michael Burnham è un’umana cresciuta dai Vulcaniani e se non ne avete mai sentito parlare prima, in più di cinquant'anni di storie di “Star Trek” è perché le premesse di “Discovery” vanno prese per quello che sono, una serie prequel che però porta novità, o presunte tali.

Con quella banana in testa, potresti dire delle grandi verità, ma diventa complicato crederti.

Di più? Alziamo la posta in gioco? Perché farla allevare solo da semplici Vulcaniani? Perché non proprio da Sarek, rendendola così sorellastra di Spock? Dopo pochi minuti di “Discovery” ho capito che i danni fatti da GIEI GIEI a questo universo, non si limitavano ai “lens flare”, ma anche a queste trovate ad effetto non sostenute dalla trama. Già perché Michael Burnham, la perfettissima Michael Burnham, la petulante e piagnucolante Michael Burnham del suo lascito Vulcaniano non ha nulla, di sicuro non la criticatissima acconciatura, modificata in treccine (più Afro che Vulcaniane a ben guardare) solo nel corso della terza stagione, quella utilizzata da “Discovery” per correre dietro alle lamentele dei fan, introducendo in corsa una serie di modifiche, ma ancora una volta vi devo chiedere di andare per gradi, questa serie mette parecchia carne sul fuoco.

Passata dall'avere un gatto morto in testa, ad uno vivo in braccio.

Michael Burnham è colei che dopo anni di silenzio ha il “primo contatto” con i Klingon e che di fatto provoca l’inizio delle ostilità, ma è anche l’ammutinata, successivamente reintegrata con meriti che ha sempre l’ultima parola, quando non è impegnata a piangere o a disperarsi per le sue scelte tutte molto istintive, tutte molto di pancia, alla faccia della capacità Vulcaniana si controllare le emozioni. Ma cosa ha imparato a fare questa su Vulcano? A muovere medio e dell’anulare della mano? Nano nano, la tua mano, nano nano, apri piano!

La posa tipica di Michael: lo sguardo da triglia.

A bordo della nave che dà il nome alla serie poi, una banda di gatti senza collare notevole: al comando Philippa Georgiou (la mitica Michelle Yeoh), una sorta di mentore per Michael, che viene spazzata via dalla storia, solo per ritornare grazie al trucco dell’universo specchio, in una versione distorta e cento volte più sopra le righe, una sorta di super cattiva Bondiana (dell’epoca Roger Moore, quella più fumettosa) malvagia ed orgogliosa di esserlo, tutta arti marziali e strizzate d’occhio al pubblico.

La “quota aliena” della serie è rappresentata da Saru, l’alieno Sardo Kelpiano che ricopre il ruolo di Spock Data ufficiale scientifico, appartenente ad una razza che non si è mai vista in “Star Trek”, ma tanto il gioco ormai lo avete capito no? Saru funziona per la natura paziente, quasi timorosa della sua specie, ma soprattutto perché ad interpretarlo, sotto quintali di lattice troviamo un veterano di mostri e creature fantastico, il leggendario Doug Jones, qui intento ad interpretare l’ennesimo uomo-pesce della sua carriera. Ok, Saru non è una creatura anfibia, ma ditemi se non sembra il cugino di Abe Sapien.

Il più grande attore che non avete mai visto in faccia: Doug Jones.

La Discovery passa dall’essere una delle tante navi della Flotta Stellare ad una corazzata da battaglia grazie alla scoperta del motore a spore, che con quel nome, a me fa pensare alle scorie e nella mia testa, mi immagino una sorta di propulsione alimentata a cacca, nemmeno fossimo nel futuro di Mad Max. La mia testa è un posto strano lo so.

La propulsione a spore permette alla Discovery di tele trasportarsi ovunque nella galassia, inutile che vi ripeta che si tratta dell’ennesima trovata troppo avanzata per una serie che dovrebbe essere un prequel, ma più che altro ci tengo a parlarvi del Gran Visir delle spore, dei muschi e dei licheni della nave, il Paul Stamets interpretato da Anthony Rapp, personaggio che ha due principali caratteristiche, la seconda è quella di avere una lunga storia d’amore con il medico di bordo Hugh Culber (Wilson Cruz), una coppia Gay che continua a ribadire quanto “Discovery” abbia puntato sull’inclusività, anche se posso essere spudorato? “Star Trek” teneva conto di minoranze, mostrava baci interrazziali sul piccolo schermo e parlava di vivere in armonia, ben prima che tutto questo fosse un tema caldo sul tavolo di tutte le serie televisive, quindi anche da questo punto di vista, “Discovery” invece che tracciare la rotta e andare là dove nessun uomo, donna, gender fluid era mai giunto prima, gioca in difesa risultando meno innovativo di una serie che aveva lucine colorate e porte automatiche, che venivano aperte a mano al passaggio degli attori. Un passo avanti e due indietro avrebbe detto Springsteen.

Tu nella vita comandi fino a quando. Hai stretto in mano il tuo telecomando (cit.)

L’altra grande caratteristica di Paul Stamets? L’isteria. Si lancia in lunghi monologhi, blatera da solo come un matto, cambia umore come se più che di spore, sia esperto di altro tipo di sostanze ricavate da erba, funghi e loro derivati, insomma spesso più urticante che simpatico, anche se questo primato va a Sylvia Tilly (Mary Wiseman): formosa, perché mi rifiuto categoricamente di utilizzare il termine “curvy”, una cascata di riccioli rossi sulla testa, per la prima volta una donna vera sulla plancia e non una super modella come Sette di Nove oppure T’Pol, peccato che Tilly sia di un fastidioso che levati, ma levati proprio.

Non è cattiva, ma purtroppo la scrivono proprio così.

Sempre frasi fuori luogo, specialmente nei momenti in cui è richiesto un certo rigore nel trattare con altre specie, con quella sua mania di fare battute che NON fanno ridere e poi, passare il tempo a spiegarle. Un altro personaggio pensato a tavolino per piacere che invece risulta fastidioso e basta. Peccato, tifavo per lei per mettere fine alla dannata moda dei pigiamini super aderenti di “Star Trek”.

Anche se in versione Xena principessa guerriera mi piace molto di più.

Le trame di “Discovery” alternano episodi riusciti ad altri che a livello di trama mi hanno lasciato francamente perplesso. Una volta digerito il nuovo aspetto dei Klingon devo dire, che mai come in questa serie i fieri guerrieri vengono rappresentati come una serie di famiglie e caste, in lotta interna tra di loro, pomposi e tosti come se fossero usciti dalla copertina degli album dei Manowar anche se per assurdo, i personaggi più riusciti sono quelli che ruotano attorno al cast principale.

Che sia qui o in un film di Snyder, Tig Notaro non cambia mai, la comica che non fa ridere nemmeno per sbaglio.

Il capitano Gabriel Lorca è il carismatico bastardo che da solo, rende la “Discovery” una nave più unica che rara del panorama della Flotta Stellare, ad interpretarlo un campione del mondo delle facce da schiaffi come Jason Isaacs, uno che su una nave spaziale, di norma si trova a suo agio. Lorca è quasi un anti-eroe, finché sta in scena questa serie offre spunti e segni di vita, anche se essendo interpretato da Isaacs (di fatto uno “Spoiler” umanoide a livello di scelta di casting) non è difficile intuire il destino del suo personaggio, ma posso dirlo? Meglio dieci Gabriel Lorca che un solo altro piagnisteo di Michael Burnham! Non ho ancora capito perché un’attrice che risultava anonima già nel cast di I Camminamorti, sia stata considerata quella giusta per diventare il nuovo volto di “Star Trek”. Ma magari sono solo io che non ho capito lo spirito di questa serie, o come funziona Hollywood eh?

E Rhett Butler... MUTO!

A proposito di capitani, nella seconda stagione di “Discovery” la nave riceve un supporto (anche in termini di interesse per il pubblico) da lei, l’unica, la sola, anzi la prima USS Enterprise, comandata dal capitano Christopher Pike e ovviamente dal lungo “Aspettando Spockò” che caratterizza la seconda stagione. L’Enterprise entra in scena con i suoi colori, i suoi “pigiamini” sgargianti e con una sotto trama legata alla ricerca di Spock (occhiolino-occhiolino) qui interpretato da Ethan Peck, posso aggiungere interpretato anche molto bene?

Non so dove l'abbiano pescato, ma questo Pike ci fa viaggiare indietro nel tempo.

Immaginatevi la pressione del dover essere un giovane attore, chiamato ad interrpepetare Spock in “Star Trek”. Peck qui risponde benissimo, anche meglio del blasonato Zachary Quinto che risultava spesso troppo sguaiato (per via delle scelte assurde del maledetto GIEI GIEI) oppure fin troppo con la sua aria da professorino. Ethan Peck più che cercare di imitare Leonard Nimoy, trova il modo di regalare un giovane Spock convincente, pacato dei modi, proprio dove Quinto invece risultava essere passivo-aggressivo.

Poi dicono che bambini e Vulcaniani non capiscono la satira eh?

Anche Anson Mount risulta essere una scelta perfetta per il ruolo del capitano Christopher Pike, a tratti sembra davvero di essere tornati indietro ai tempi del primo pilota della serie originale, se poi aggiungiamo la presenza della misteriosa Numero uno (quella santa donna di Rebecca Romijin), sono più interessato alla già annunciata serie spi-off “Star Trek - Strange new worlds”, piuttosto che alla quarta stagione di “Discovery” o alla seconda di “Picard” (a breve su queste Bare).

Già perché la terza stagione di “Discovery”, tira un calcio al secchio del latte, spargendo sul pavimento quanto di buono fatto da una serie che mi è parsa l’eterna indecisa. Senza rovinarvi il finale della seconda stagione (l’unico che mi ha un po’ preso) di colpo all'inizio della terza stagione, l’equipaggio della Discovery si ritrova catapultato 900 anni nel futuro, dove finalmente una serie contemporanea, non deve più mordere il freno per sembrare un prequel a tutti i costi e dove finalmente, “Star Trek” torna a parlare del suo futuro, senza rivolgere costantemente lo sguardo al passato, risultato? Peggio che andar di notte.

Ma solo a me ricorda Chiara Appendino dipinta di verde?

Il viaggio nel futuro non porta grandi cambiamenti alla serie, se non i nuovi capelli di Michael Burnham, che mettono in chiaro che tutta la terza stagione, sia stata scritta e pensata per tener conto del borbottio dei Trekker, ma da quando correre dietro ai fan è la soluzione? Non lo è mai stato e non lo sarà mai, infatti l’ultima (al momento) stagione di “Discovery” è la più insignificante, nemmeno la minaccia delle aliene verdastre, passate da odalische iper sessualizzate a cattive ribelli contro il patriarcato, portano davvero una ventata di novità in una serie che fa di tutto per strizzare l’occhio alla comunità LGBT, ma risulta molto meno ispirata in tal senso della serie classica, per un motivo semplice: “Discovery” si affanna a sottolineare il suo cast pieno di attrici e i suoi personaggi omosessuali, quando invece la serie classica, dava per scontato che il futuro dell’umanità, non si soffermasse più su tutte queste classificazioni. Un passo avanti e due indietro l'ho già detto vero?

Cosa mi ha convinto a concludere le tre stagioni di “Discovery”? Un regalo inaspettato, di colpo nel cast in un ruolo fisso, compare uno dei prediletti di questa Bara, David Cronenberg nel ruolo di pensate un po’? Un dottore. Strano, non gli chiedono quasi mai di interpretare un medico.

Romulano? Vulcaniano? No meglio, Canadese!

Il mio secondo Canadese preferito non è nuovo a piccoli ruoli da attore, aveva recitato anche in un paio di puntate di “Alias” e in Jason X, per restare in tema spaziale. Per sua stessa ammissione Cronenberg ha dichiarato che apprezza recitare, un’attività di tutto riposo, basta presentarsi in orario sul set conoscendo le proprie battute a memoria, quasi una vacanza dal lavoro del regista, dove sei costretto a rispondere a mille domande, formulate da chiunque sul set, ogni minuto, di ogni giorno.

Cronenberg per altro abita poco lontano da dove la serie viene girata in Canada, ha dichiarato di costare poco e di apprezzare la serie classica, quindi state sicuri che il suo occhialuto personaggio continuerà a spuntare in questa serie. Insomma hanno trovato il modo di farmi guardare anche la quarta stagione già annunciata!

Per quanto riguarda “Discovery” è tutto, prossima settima continueremo questa lunga maratona Trekker con un’altra serie, avrete già capito a quale mi riferisco: il ritorno di Gianluca. Non mancate!

28 commenti:

  1. La conoscevo solo per la fama negativa che la precede. Ma ammetto, ancora una volta, che non solo non ho visto manco mezzo episodio, ma nemmeno conoscevo il cast o la trama di fondo.

    Però ho notato un particolare nel post. Hai citato volutamente o involontariamente gli Uruk Hai? So che sei puntuale con gli anniversari, e quest'anno sono 20...

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    1. Se può interessarti nel prossimo post su "Star Trek" cito gli Elfi e Legolas. Non a caso cadono le foglie di lorién (cit.) Cheers!

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  2. Mai vista questa, quindi non giudico e commento al buio senza lucine.
    Ci sono 2 cose interessanti, una è l'aspetto dei Klingon per il quale mi pare che si fosse costruita una complicata e affannosa spiegazione a base di mutazioni genetiche e sotto-razze, l'altro è la moda dell'"inclusione a tutti i costi", che quando finirà sarà sempre troppo tardi.
    Bisogna per forza "includere" ogni e qualsiasi identità sessuale, ogni sfumatura di colore, ogni possibile diversità, e soprattutto bisogna enfatizzarlo, anche se nel contesto della Federazione queste cose dovrebbero essere la normalità (oddio che brutta parola, normalità!).
    Ora abbiamo la comica che non fa ridere, ma sembra una che legge il TG (TG Notaro, Ah-Ah) e la ragazza non-proprio-bruttina-ma-comunque-non-la-solita-topona.
    Va a finire che i più transgender di tutti sono proprio i Klingon! Esaurite le lettere dell'alfabeto, LGBTIMNSPQRQQ7, cosa ci inventeremo? Ecco qualche idea per nuovi membri dell'equipaggio:

    - Un papero senziente (il Duckworld di Howard farà pure parte della Fed.)
    - Un cocker senziente e il suo accompagnatore-interprete (tanto Has Fidanken non se lo ricorda più nessuno)
    - Un parrucchino senziente con la passione per l'intrigo, la corruzione e le giovani donne (che alla fine
    diventa Presidente della Federazione)
    - Mio cugino Pasquale (che tanto senziente non è ma va bene lo stesso).

    Sarek santo subito per voler ostinatamente allevare figli rompicoglioni.
    Belle le aliene alla menta che se non erro erano un classico della serie classica. Mi ricordano un po' Capitan Harlock.

    DISCLAIMER: quanto riportato nel commento rappresenta l'opinione personale di uno zuzzurellone e non è assolutamente da considerarsi denigratorio e offensivo verso la Federazione dei Pianeti Uniti, ogni e qualsiai identità di genere e le 24 lettere dell'alfabeto italiano (mi paro il culo, non si sa mai).

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    1. Che poi ad esclusione dell’aspetto immotivatamente cambiato, i Klingon sono una delle parti della serie più riuscite, anche se modificarne l’aspetto così, un po’ a capocchia, non è un gran modo per farsi amici i Trekker. Il futuro di Star Trek era già inclusivo (altra parola che non mi piace perché inflazionata), in quel futuro se mai qualcuno fosse uscito con un’affermazione del tipo: «Ehi ma lo sai che il guardiamarina è gay?», sarebbe stato un po’ dome dire: «Ehi lo sai che gli Andoriani hanno le antenne?», oppure «Lo sai che Kirk si ripassa una ad ogni puntata?» che poi è l’equivalente Trekkie di qualcosa di talmente scontato che non ha nemmeno bisogno di essere sottolineato.

      Io sai cosa vorrei? Personaggi scritti bene, quella sarebbe la prossima frontiera. Grazie a personaggi scritti bene i miei eroi negli anni sono stati donne con stress post traumatico guidate dall’istinti materno per salvare Newt, creature artificiali che hanno capito l’umanità meglio degli umani («Ora capisco perché piangete») ma l’elenco potrebbe essere molto lungo ;-)

      Un cocker (di nome Joe)? No al massimo userebbero il Beagle di Archer ;-) Cheers!

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  3. A noi non è dispiaciuta. Certo la terza stagione ambientata nel futuro poteva essere strutturata molto meglio, e poi alla fine la causa del "grande fuoco" l'abbiamo trovata veramente ridicola! A me non dispiace come attrice quella che fa Burnham..ah si Cronenberg immenso, si mangia tutto il cast quando entra in scena!

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    1. Se avevano bisogno di una che piagnucola è da "I Camminamorti" che non fa altro, speravo che avessero deciso di sacrificare la coralità in favore di un personaggio più capace di trascinare... tipo Cronenberg! ;-) Cheers

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    2. Io me ne sono accorto dopo che è Cronenberg.
      Lì per lì dalla foto l'avevo scambiato per Peter Capaldi! :D

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    3. Magari! Capaldi farebbe fare un salto di qualità enorme ;-) Cheers

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  4. Ho visto le prime due stagioni, con lunghi vuoti per pisolini e attività più interessanti tipo curare le tegoline, e mi ritrovo in tutto quello che hai detto: un carosello di personaggi pensati solo per il colore della pelle e l'orientamento sessuale, fastidiosi e volubili, una storia traballante, tante luci negli occhi, il peggior uso dei Klingon di sempre. Doug Jones sempre formidabile, anche se il suo personaggio era pensato male, come tutti gli altri. A volte, nel dormiveglia, mi pareva di star guardando Agents of Shield... Ommamma!

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    1. In certi momento ho pensato che se non fosse stata una serie di “Star Trek”, non l’avrei mai terminata.
      Sono un nerd e un appassionato della Marvel, dai tempi in cui non era popolare andare in giro a dirlo, quindi sono nella condizione per criticare: “Agents of S.H.I.T.” è la serie che mi viene in mente quando penso che tante belle serie tv sono state ammazzate prima del tempo, e altri invece, inspiegabilmente sopravvivono. Una roba brutta, persino per un “Marvel Zombie” come me, quella la guardano solo i Marvel Fan che non hanno quasi mai letto un fumetto, quelli perduti, quella proprio senza ritorno. Cheers!

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  5. L'unico modo che ha Tig Notaro per farmi ridere è cadere e farsi male in un video di Paperissima.
    Ho amato il capitano Lorca, peccato che sia durato poco...
    Le prime due serie si lasciano guardare, non è davvero "Star Trek" ma risulta comunque una serie di fantascienza godibile, con un bel finale della seconda stagione che mi aveva fatto ben sperare per la terza. Peccato che la terza stagione sia cacca fumante, ambientata in un futuro che sembra una provincia della galassia di Star Wars, dove i cattivi si vestono come i cattivi dei western per farsi riconoscere meglio, dove bastano un paio di giorni per "aggiornare" una nave vecchia di 900 anni e renderla perfettamente competitiva, dove l'unica innovazione tecnologica sembra essere la "materia programmabile" che però è un mero orpello grafico visto che non ha alcuna funzione che non avessero già gli strumenti di 900 anni fa. Per non parlare del Burnham-centrismo, che già era fastidioso nelle stagioni precedenti, ma nella terza diventa insopportabile, con tutti i personaggi di contorno che sembrano non saper fare altro che ripetere a tutti quanto Burnham sia brava e in gamba ed eroica e guardarla con occhioni luccicanti di adorazione.
    Niente, nemmeno Cronenberg riuscirà a convincermi a guardare la quarta stagione. Ed è un peccato, perché fino alla fine della terza pensavo ancora di essere un "completista" di Star Trek. Ma c'è un limite a tutto, e una serie con Burnham capitano è ben oltre quel limite.

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    1. Il capitano Lorca è tostissimo, anche dal nome che mi ricorda “Lo Squalo”.
      Verso la seconda stagione, con tutte le candelette belle calde, si lascia guardicchiare, la terza stagione invece è come cadere di faccia in una pozzanghera, non piena per forza solo di acqua. Se non altro Picard e Sette di Nove, accentravano ma avevano carisma, Burnham nemmeno quello. Cheers!

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  6. Chissà cosa ne avrebbe pensato il buon Egon, che collezionava "spore, muffe e funghi", di questo motore a spore... La stampa era già morta negli anni '80 e se n'era accorto solo lui, il cinema è morto da 20 anni e tutti noi ne stiamo pagando le spese, mi viene il dubbio che con questa "Discovery" stiano attentando alle serie tv...
    Già ero indecisa, ma adesso... mi dispiace da morire per Jason Isaacs che adoro, ma passo. Grazie lo stesso ma, no grazie.
    E grazie a te Cassidy che mi hai aiutato a prendere questa difficilissimissima decisione 😁

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    1. Giasone Isacco è tra quelle due o tre cose della serie che funzionano, ma funzionano per davvero, il resto, spore, muffe e funghi ;-) Cheers

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  7. Mai vista nemmeno mezza, pure di questa.
    Diciamo che, complici i disastrosi exploit cinematografici, mi ero un po' disaffezionato.
    Ecco, e qui notiamo una delle cose che detesto di molte produzioni odierne.
    La lista della spesa.
    E' mai possibile che ogni volta che si realizza qualcosa, e' necessario fare la spunta?
    Personaggio di colore...ok. Personaggio omosessuale...ok.
    Non e' cosi' che si rispettano le categorie, a parer mio.
    Scusate se forse ho usato termini un po' didascalico, ma siamo al punto che non si sa piu' nemmeno che termini usare.
    Useremo PUNTINI PUNTINI, di questo passo.
    Io lo capisco, eh. L'imperativo e' pararsi la schiena. Ma non deve diventare la regola fondamentale, altrimenti si perde di vista l'obiettivo fondamentale. Che dovrebbe essere quello di realizzare un buon prodotto.
    Mi vien da ridere perche' mi fa pensare alle parole di un mio vecchio capo reparto, che sosteneva "Sappiamo tutti che siamo qui per pararci il c...,piu' di ogni altra cosa!".
    Al che gli risposi: "Ma davvero, capo? E io che pensavo che eravamo qui per LAVORARE!!"

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    1. Pensa che basterebbe scrivere bei personaggi per mettere d’accordo tutti ;-) Cheers

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  8. L'anno scorso la pandemia mi ha portato spavaldamente là dove non ero mai stato prima: cioè a vedermi tutte le serie di Star Trek che per trent'anni mi ero rifiutato di vedere. Sono sopravvissuto a tutto, ho sopportato Picard, persino "Enterprise" malgrado abbia messo a dura prova ogni fibra del mio corpo, ma niente, con Discovery ho fallito. Dopo due stagioni sopportate a stento, la terza non ce l'ho fatta e ho mollato, lasciando una lacuna nel mio viaggio totale nell'universo Trek. E sì che questa serie ha ghiotti fanta-fucili per la mia collezione...
    Fra tutte le minoranze rispettate da questa serie, manca quelli degli appassionati di Star Trek, che non vengono mai presi in considerazione anzi irrisi e frustati in ogni occasione. Ah, e su Netflix mi sono visto uno speciale comico di Tig Notaro: per un'ora ho aspettato che arrivasse almeno una battuta ma... niente. E' proprio quello il suo stile: parlottare con la faccia seria, e tutti ridono... Boh :-P

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    1. Si i fucili niente male, però hai riassunto bene, nel tentativo di far felici tutti, si sono dimenticati dell’unica minoranza che avrebbe potuto davvero fornire supporto, i Trekker ;-) Pensa che quando lo faccio io mi dicono che sono incazzato anche quando non lo sono, Tig Notaro è una profeta, devo conoscere il suo segreto! Cheers

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  9. Io di Discovery ho solo guardato i video di RedLetterMedia dove Rich e Mike si sottopongono al martirio al posto mio. Ho letto attentamente il tuo post e ha confermato tutto ciò che penso di una serie che non ho visto né voglio vedere... Però Cronenberg è simpatico a lanciarsi come attore in una serie! X--D

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    1. Cronenberg fa guadagnare un punto al gradimento di una serie che spara in aria nel tentativo di colpire qualcosa, capisco perché abbia diviso così tanto. Cheers!

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  10. Pensa che l'altro giorno riguardavo Apocalypse Now e nella scena dello spettacolo delle conigliette ti vedo tanti di quei lensflare che ho pensato subito a lui. 😂😂😂

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    1. Sono piuttosto certo che la fissa di GIEI GIEI per i "lens flare" derivi da Incontri ravvicinati del terzo tipo ;-) Cheers

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  11. Una serie che trovo scandalosa per come si colloca a ridosso della classica stravolgendone scenografie, uniformi, razze...
    Il primo Star Trek del "maledetto" l'ho comunque visto e me ne sono schifato, ma questa roba mi sono rifiutato di sciropparmela.

    La serie su Pike? No grazie, troppo tardi. Avrei preferito qualche episodio in più della serie classica con lui prima di passare il testimone a Kirk, ma se la produzione decise di bruciarlo subito dopo "Lo zoo di Talos" che senso ha rimetterlo in campo adesso? Il periodo narrativo è quello, okay, ma nessuno lo ha imposto... Anzi sì! C'erano dei vincoli circa l'esplorazione di epoche post "Nemesis". E va bene, allora mostrami un sequel di "Deep Space 9", giusto per dare un'idea che non credo avrebbe fatto schifo a qualche milione di trekker nel mondo!

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    1. Che poi "Picard" è ambientata dopo, quindi la volontà precsita di Kurtzman è quella di continuare a "paraculeggiare" come imparato dal suo capo ;-) Cheers

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    2. Non conosco i dettagli ma pare che con "Picard" i tipi della CBS abbiano avuto convenienza a togliere quel vincolo per rilanciare Jean-Luc e altri personaggi fan service... Che poi era lo stesso vincolo con cui il "maledetto" aveva fischiettando scelto di darsi al reebot.

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    3. Da indagare questa faccenda del vincolo, perché tiene in ostaggio Star Trek da decenni ormai. Cheers!

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  12. Fuller ha lasciato i suoi Dei e Kurtzman ha finalmente lasciato a casa Jar Jar ma, a dirla tutta, il loro essersi svincolati non ha prodotto chissà che di memorabile, perlomeno parlando della prima stagione di "Discovery" che è l'unica da me vista fino ad ora. Qualcosa di interessante c'è in effetti, vedi appunto personaggi come Philippa Georgiou, Gabriel Lorca o ancora il "giovane" Harry Mudd, con le sue punte di bastardaggine omicida che lo rendono ben diverso dall'importuno intrallazzone visto nella TOS... Riguardo poi al chiedersi come faccia quest'ultima a collocarsi tecnologicamente dieci anni dopo "Discovery", direi che dopo "Enterprise" la domanda è superflua (nel senso che una risposta gli showrunners non la daranno mai, non cercandola loro per primi). Per i nodi a venire, me la vedrò quando deciderò di proseguire con la seconda stagione (che sto rimandando da una vita): la prima impressione, comunque, è ancora quella di un prodotto assai bisognoso del fatidico appoggio di altri media per potersi guadagnare uno proprio spazio nell'universo classico, al pari degli Star Trek in quota Kelvinverse da cui -guarda caso- prende parecchio in termini di linguaggio, tempi, ritmi e... lens-flare ;-)

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    1. Per assurdo hanno nomi, denaro e mezzi, ma spesso girano a vuoto, più che un ritocco estetico, non sono riuscito ad andare oltre alla superficie di “Sta Trek”, se non fosse una serie ufficiale della saga, l’avrei abbandonata anche io per momenti di gran noia. Cheers!

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