Avete presente quei titoli di culto che sembrano aver visto tutti, tranne te? Il film che risponde a queste caratteristiche per me è stato sicuramente “Possession”, anche se la frase mi è uscita fuori come un pezzo famoso di Fabri Fibra.
Del film di Andrzej Zulawski sapevo tutto, mi mancava solo
di poter finalmente vedere, a mia parziale discolpa posso portare come
argomentazioni il fatto che avevo visto altri film del regista polacco, come
“Il diavolo” (1972) e che qui da noi, in uno strambo Paese a forma di scarpa
questo film uscì sforbiciato di quasi 45 minuti, ancora oggi mettere le mani
sulla versione integrale è un bel problema, visto che il vecchio DVD sta diventando
una rarità.
Non che altrove siano stati più teneri con il film di Zulawski,
in Inghilterra finì dritto nella lista dei famigerati “Video nasty”, mentre in
Germania dove il film è stato girato, non uscì fino al 2009. Cose che capitano
quando lo stesso regista, nel tentativo di vendere il film alla Paramount mezza
intenzionata a distribuirlo, riassunse la sinossi dicendo: «La storia di una
donna che si scopa un polpo» (storia vera).
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"Se ve lo state chiedendo, non si chiama Paul" |
Pur avendo passato una vita a chinare la testa rispondendo mestamente no, alla domanda «Hai visto Possession?» negli ultimi due anni ho recuperato vedendolo due volte, la seconda in occasione di questo post pensato per festeggiare i primi quarant’anni di questo film di culto. Ho capito tutto di “Possession”? Penso che quel primato possa spettare solo a Zulawski o al massimo, a qualche saccente laureato del DAMS, forte della sua tesina dedicata a questo film piuttosto che ad uno a caso di Béla Tarr.
Non scrivo recensioni di film, al massimo scrivo commenti
(lunghi), per pensare di poter smontare pezzo per pezzo “Possession”, bisogna
essere attrezzati con una faccia come il culo che, perdonatemi, mi manca. Penso
sia anche uno di quei film per cui non sia nemmeno un bene andare a mettere le
mani sotto il cofano troppo, si rischierebbe di restare con qualche pezzo in mano, senza capire bene cosa farsene. “Possession” ha tantissimi
livelli di lettura, ma mi piace essenzialmente per il primo, quello più
istintivo: la capacità di provocare sanissimo malessere allo spettatore. Questo
mi permette di passare al prossimo (grosso) argomento, ovvero a che genere
cinematografico appartiene questo film?
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Bella Berlino, però non ci vivrei. |
La critica definiamola “alta”, ha cercato di impossessarsi del film etichettandolo in vari modi: dramma sovrannaturale, horror psicologico (ma l’orrore non è sempre psicologico? Vabbè), insomma trovo sempre buffo quando un autore si cala anima e corpo in un genere considerato popolare e buona parte della critica pur di non vederlo “sporcarsi” con quella roba per tutti, cerca di stendere la giacca sopra la pozzanghera come tanti gentiluomini ottocenteschi al passaggio di una dama.
Per me le chiacchiere stanno a zero: “Possession” parlerà
anche di divisioni e problemi di coppia, ma lo fa utilizzando il linguaggio
proprio del cinema horror. Zulawski comincia con un dramma da interni (girato
seguendo i suoi personaggi in camera con movimenti di macchina da presa
splendidi, roba che andrebbe studiata da chiunque volesse fare cinema per
davvero), chiede al suo cast di recitare così tanto sopra le righe osando, là
dove anche le aquile avrebbero paura ad andare, poi dopo quasi un’ora buona di
film, si gioca una tentacolare creatura Lovecraftiana (creata da Carlo
Rambaldi) quando ormai tu, spettatore che di questo film sapevi già (quasi)
tutto prima di vederlo, non speravi quasi più di vedere. Posso solo immaginare
cosa dev'essere stato per un giornalista di cinema vedere questo film la
prima volta avendo in testa il cinema di Zulawski, solo per trovarsi davanti
la storia di una donna che si scopa un polpo.
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"Ma poi a te nemmeno piace l'insalata di polipo! Non me l'hai fatta mangiare per anni!" |
A ben guardare, “Possession”, malgrado il suo titolo che fa pensare a “L’esorcista” (1973), si spinge oltre a dove aveva osato anche Polanski con “Rosemary's Baby” (1968), qui ci sono quasi gli estremi per il body horror, considerando che pochi anni prima, David Cronenberg ci aveva già raccontato una storia che prevedeva le afflizioni di una donna capace di mettere (fisicamente) al mondo una covata malefica. Ma se Cronenberg era al servizio delle mutazioni della carne e in una fase della carriera ancora votata al cinema più splatter, Andrzej Zulawski aveva intenti anche più ambiziosi, dopo anni passati ad ammettere con tutto il candore di cui sono capace che questo film no, non lo avevo mai visto, oggi sono felice di festeggiare il suo quarantesimo compleanno aggiungendolo al club dei Classidy.
Con buona pace dei critici con la pipa e gli occhiali, “Possession” è un horror perché prima di tutto parla del male che entra nelle vite dei protagonisti, prima logorandoli, poi seminando il dubbio (anche in noi spettatori) solo per finire ad aprire (letteralmente) la porta al male nella sua forma più suprema, la prima parola che non può mancare quando si scribacchia di “Possessione” è “Lovecraftiano”, quindi mi gioco subito questa formalità, perché il male strisciante che aleggia sul tutto il film, cresce fino a prendere tentacolari forme che forse sarebbero piaciute al solitario di “Providence”.
Zulawski si porta in una Berlino spettrale, antecedente alla caduta del muro, alcune scritte in tedesco inneggiano proprio a questo, "il muro deve cadere" e di muri che cadono liberando il loro contenuto “Possession” è pieno. Nella Berlino Ovest dell’anno 1980 Anna (Isabelle Adjani, come al solito bella da togliere il fiato) e Mark (Sam “Presto, migliore attore degli anni ‘90” Neill) sono una coppia in crisi, inseguendoli con la macchina da presa Zulawski ci racconta del loro figlio Bob e del tradimento di Anna con Heinrich (Heinz Bennent) che Mark proprio non può sopportare.
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Isabelle Adjani bellissima anche così, fuori come un geranio. |
Per quasi tutta la parte iniziale sembra di guardare una specie di “Scene da un matrimonio” (1973) sotto acido, in cui gli attori recitano tre o quattro metri sopra le righe, scelta voluta perché nel caso di Sam Neill, tutti sappiamo quanto possa essere misurato anche affrontando il Male, nella sua forma più pura. Qui, invece, ogni reazione è enfatizzata, a tratti, e lo dico più che altro per preparare il pubblico che non avesse mai visto questo film (come accaduto a me per anni), pare quasi di stare guardando una parodia tanta è esagerata la recitazione, a questo aggiungeteci anche il montaggio che è la parte che mi ha messo più in difficoltà.
Se la regia e i movimenti di macchina di Zulawski sono da
manuale, il montaggio sembra un assalto frontale, con stiletto tra i denti e
granata in mano alla percezione del pubblico. Anche qui (credo) che la scelta
sia voluta, in alcuni momenti non è chiarissimo se stiamo assistendo ad un
flashback oppure a piccoli errori di continuità, in ogni caso la capacità di
minare le certezze degli spettatori di “Possession” non sono in discussione,
nemmeno per un minuto.
Le divisioni sono ovunque in questo film, evocate proprio
dal famigerato muro della città che scorre sullo sfondo alla storia, riemergono
con sinistra puntualità. Ad esempio, mi hanno fatto impazzire i due tavolini
separati, posizionati ad angolo uno rispetto all’altro, a cui si siedono i due
protagonisti, quando decidono di incontrarsi in un luogo neutrale come un bar
per parlare. Una soluzione visiva efficacissima per suggerire al pubblico
quanto i due protagonisti, siano peggio di Totò e Peppino (divisi a Berlino).
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“Piuttosto che sopportarti ancora, vado in un’isola piena di dinosauri!” |
Con il passare dei minuti l’efficace colonna sonora di Andrzej Korzynski (ma quale divinità hanno fatto adirare i Polacchi per meritarsi questi cognomi con troppe consonanti?) scompare quasi completamente lasciando spazio ad un film che racconta per immagini, ma se l’aggettivo “Lovecraftiano” è un rito di passaggio da cui non si può sfuggire, non si può certo mettere insieme parole in fila dedicate a “Possession” senza parlare del tema del doppio. Ho sbrigato un’altra formalità, visto?
Il doppio, il doppelgänger
visto che il film è ambientato in Germania, Zulawski punta su questo tema in
maniera ossessiva, l’aborto di Anne e le due gemelle chiamate una “Fede” e
l’altra “Possibilità”, sono un modo per rendere carne (e sangue) questa
dicotomia tra fede e caos che manovra le vita dei protagonisti. Il doppio
ritorna con forma anche nel personaggio della maestra di scuola Helen
(interpretata sempre da Isabelle Adjani che per questo film ha fatto davvero
gli straordinari) e, ovviamente, nel finale dove i doppioni dei protagonisti
sono riconoscibili solo dagli occhi verdi, l’invasione degli ultra corpi secondo David LoPan.
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Zulawski è bravissimo ad utilizzare le immagini (quindi il cinema) per sottolineare le trasformazioni dei suoi personaggi, la casa in cui Anna viveva con Mark è enorme e perfettamente illuminata, ma un totale casino fatto di vestiti sparsi, piatti sporchi nel lavandino e caos (uno dei dualismi del film) ovunque, mentre la casa in cui consuma con il suo amante (umano o tentacolare che sia) è oscura, ma spoglia, buia, ma a suo modo ordinata, insomma l’esatto opposto come a voler rappresentare la vita pubblica, alla luce del sole, ma contorta della donna e quella nascosta, ma a suo modo lineare attraverso i luoghi dove vive la sua vita.
Se la dicotomia è tra fede e caos, la religione diventa un’altra
degli strumenti utilizzati da Zulawski per scolpire la sua storia. Una delle
scene chiave, anzi LA scena chiave del film, quella senza ombra di dubbio più
celebre, arriva subito dopo una disperata sortita in chiesa di
Anna che sotto lo sguardo assente e distaccato di un Cristo in croce, sembra
rivolgere suppliche ad un Dio che non risponde. Il fallimento della fede apre le
porte al caos (e al male), infatti subito dopo arriva la famigerata scena della
metropolitana, dove Anne sparge la spesa (uova e latte, entrambi volendo
simboli di vita, ma qui si rischia di diventare pedanti nell'analisi, cioè,
ancora più pedanti!) e Isabelle Adjani ci regala una prova di recitazione
davanti alla quale, penso che anche Nicolas Cage avrebbe detto: «No vabbè,
questo è troppo anche per me!».
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Qui Nicolas Cage si ferma e comincia Isabelle. |
La scena è talmente straziante che pare che dopo averla girata, Isabelle Adjani abbia avuto una crisi isterica piuttosto seria che ha richiesto un’interruzione delle riprese (storia vera), d’altra parte in un film dove i dialoghi vengono recitati otto metri sopra le righe, la possessione demoniaca doveva essere per forza qualcosa di stravolgente e in tal senso, Isabelle Adjani che a mio modestissimo parere resta una delle donne più belle che si siano mai viste al cinema è perfetta per rappresentare il bellissimo volto dietro cui si nasconde il male.
La possessione del titolo risulta molto diversa da quella rappresentata in qualunque altro film di esorcismo abbiate visto, perché di fatto va
mano nella mano con il tema del film: il matrimonio in crisi dei protagonisti
li porta ad aprire le porte (e le loro vite) al male più oscuro, più la loro
storia d’amore precipita più il male nel mondo raggiunge livelli apocalittici.
Per questo la possessione del titolo non è per forza demoniaca, ma più che
altro è quel tipo di volontà che spinge i protagonisti a possedere l’altro,
trasformandoli in una copia perfetta di se stessi, la compagna o il compagno
ideale, due disumani doppelgänger dagli occhi verdi che
rappresentano allo stesso tempo la fine della coppia, ma anche dell’umanità dei
protagonisti. Il finale, poi, è davvero uno dei più apocalittici mai visti al
cinema, Stephen King in “Le notti di Salem” (1975) scriveva che non esiste
niente di più spaventoso di una porta socchiusa dietro la quale si nasconde
qualcosa di orribile, Zulawski l’orrore qui lo nasconde dietro una porta chiusa
che sta per essere aperta, ma prima ci ha descritto alla perfezione cosa ci
aspetta in agguato sulla soglia.
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L'orrore è una porta chiusa. Per ora. |
“Possession” è un film incredibile per tutto quello che è in grado di evocare nel pubblico, David Lynch (nome che quando citato, fa drizzare parecchie antenne ai cinefili) lo ha definito la pellicola più completa degli ultimi trent'anni, io direi anche quaranta visto che trovare qualcosa di somigliante al film di Andrzej Zulawski è ancora oggi francamente impossibile, un oscuro e contorto viaggio che parte dalle divisioni di una coppia per arrivare fino all’altrove. Forse di testa non sarà facile decriptarlo completamente, ma di pancia colpisce, turba e crea reazioni da quarant'anni che, poi, è quello che dovrebbero fare i grandi horror e i grandi film, con buona pace dei cinefili con pipa, occhiali ed etichettatrice alla mano.
"E stanco,abbiamo fatto l'amore tutta la notte!" "Oook,senta signora,mi faccia la cortesia di farsi una bella doccia completa,anzi meglio ancora, una bella lavanda gastrica,ma soprattutto eviti di dire a suo marito che lei si fa continuamente di "frutti di mare"!
RispondiEliminaQuella frase della protagonista fa sprofondare in un abisso, sia il marito che noi spettatori. Contiene tutto il candore e l'amore possibile, come se fossero due fidanzatini, quando invece il calamaro è un coso che avrebbe fatto prendere un colpo a Lovecraft ;-) Cheers
EliminaCosa?!?! POSSESSION?!?! Quando mi tiri fuori certi titoli mi fai andare giù di testa!
RispondiEliminaLo vidi un paio di volte, secoli fa, quando mi ero incistato coi film "di nicchia", proibiti. La prima non sapendone nulla e guardandolo malamente, con la testa storta pensando "Ma che kaiser sto guardando?!?!". Probabilmente era pure una versione tagliata. La seconda volta invece qualcosa avevo scoperto e lo rividi un pelo più consapevole, anche se non del tutto preparato. La prima parola che mi viene in mente ripensando al film è "malessere", inteso come "disturbato" e "malsano".
Ma poi, "studiandolo" in seguito capii che tutto il gioco del doppio era molto più psicologico che diabolico, un secondo piano di lettura molto più profondo di quello che può arrivare di primo acchito. Tutto fatto di simboli e metafore, una discesa negli inferi fatta dall'animo umano quando perde le certezze. Bellissimo e non per tutti.
Ora che ho l'età giusta e maggior consapevolezza, sono curioso di rivederlo. Dove l'hai beccato? Un dvd esiste?
In attesa di cominciare una nuova rubrica (a breve su queste Bare), ho qualche venerdì libero, quindi mi gioco questi jolly ;-) La recitazione così sopra le righe è la prima cosa contro cui si sbatte il naso, poi bisogna pescare l’edizione integrale, quella italiana è un massacro di montaggio.
EliminaEsisteva, ora se non sbaglio è fuori catalogo, quindi bisogna scavare un po’ ma si trova ancora ;-) Cheers!
Ok, confesso che quando ho letto il titolo del post ho pensato a un omonimo film con G. Paltrow... (e 'nfatti, mi pareva strano...) Questo ovviamente mi manca; potrei recuperarlo giusto per completismo su Sam Neil (che come lanciava sguardi satanici lui da giovane, nessuno mai...)
RispondiEliminaAlla Paltrow è concesso l’accesso a questo blog solo quando recita in “Iron Man” ;-) Sam Neill è una sicurezza! Cheers
Elimina@zio portillo
RispondiEliminaLo trovi qua
https://www.ebay.it/itm/Sam-Neill-Isabelle-Adjani-Possession-DVD-NUOVO-/174812890793
Super! ;-) Cheers
Elimina"Possession" dritto dritto dai migliori sushibar,pero occhio che potrebbero servirtelo ancora vivo,eri giunto per mangiare il polpo,e invece hai finito col farci le zozzerie da porno giapponese tentacolare! La prossima volta,pasto vegetariano!
RispondiEliminaPensavo di essere l’unico in grado di scatenarsi con le battutacce sul polpo ;-) Cheers
EliminaBeh, anch'io devo dire che hai scritto una recensione davvero POLPOsa ;-)
EliminaParlare di un titolo di Zulawski è sempre opera ardua, e con "Possession" diventa una vera e propria impresa: un horror malsano, metafisico, psicologico, sociale, politico (la Berlino del Muro, scelta per niente casuale visto il dualismo di cui i doppelganger dei protagonisti possono essere la metafora) e una coppia Isabelle Adjani/Sam Neill la cui immedesimazione nei rispettivi ruoli sembra sempre essere a un passo dalla follia (specialmente Isabelle), senza ovviamente dimenticare quella cronenberghiana e lovecraftiana creatura tentacolare, citata pure nel nono numero di Dylan Dog ("Alfa e Omega"). Un film dai molteplici livelli di lettura per cui una singola visione non basta, e già anche il riuscire a vederlo una sola volta non è cosa alla portata di chiunque...
Altro che molteplici, si potrebbero scrivere saggi e trattati (non solo di cinema) partendo da questo film, complimenti per la scelta dell'aggettivo, azzeccatissimo ;-) Cheers
EliminaBeh...grazie per il regalo, Cass.
RispondiEliminaTu pensa che volevo proportelo nei film a richiesta (la tua rubrica che metti di solito ad inizio anno).
Non ci crederete mai, ma...visto da piccolo, su Italia 1. E poi mai piu' rivisto.
Si, lo so. Sono da ricovero quasi quanto i due protagonisti.
Era la prima meta' degli anni 80, quel periodo stupendo in cui la Fininvest ti sparava in prima serata filmoni come questo, dopo I Puffi.
Al massimo ti raccomandavano un "E ora a letto, bambini! Il prossimo film non e' adatto a voi!"
Che di fatto per un bambino era un invito a nozze.
Oh, beh...a quei tempi ci si limitava a mettere le mani avanti e basta.
Noi vi abbiamo avvertito. Poi non veniteci a rompere se vostro di notte ha gli incubi.
Beh, qui c'è n'era per fare ricco qualunque psicologo.
Forse la mia salvezza e' stata di non averci capito praticamente nulla.
E figurati: lo capirebbe a malapena un adulto!
Molto stanno cercando di capirlo ancora oggi.
Non l'ho mai piu' trovato, nemmeno in VHS.
Col tempo si e' fatto la nomea di film "maledetto", che nessuno vuole ricordare. Nemmeno chi lo ha fatto.
Forse e' per quello che e' tanto difficile da trovare.
Dicevamo...mai piu' rivisto. Pero' ho potuto colmare le lacune grazie al tubo e altre fonti.
Spezzone dopo l'altro, come in un puzzle o in un mosaico.
Che a conti fatti e' forse il modo migliore per decodificare quest'opera.
Non ci capirai nulla, ma ti scava dentro peggio di un acido corrosivo.
E' ambientato a Berlino, ma non quella che conosciamo oggi.
Non la Berlino cosmopolita, no.
Quella che a momenti non ricordiamo nemmeno piu'.
Quella del muro, delle due Germania, quando la capitale di quella Ovest era Bonn.
Quella del blocco sovietico. E cacchio, se si vede.
Ambienti grigissimi, spettrali e tutti uguali. Freddo, rigore, conformismo e cielo plumbeo, con due protagonisti esangui e sull'orlo di una crisi di nervi.
La Adjani era (e') davvero bellissima.
Pallida e sensuale come una vampira.
E Neill da' gia' una prova dell'attorone che sarebbe diventato.
Non mi stupirebbe se i due, al termine delle riprese, fossero finiti davvero in clinica.
E poi...QUELLA scena. Una delle scene di sesso piu' ributtanti della storia del cinema, e piu' Lovecraftiane.
Forse nemmeno Gordon al massimo del suo fulgore era arrivato a tanto.
Forse Cronenberg ha voluto omaggiare proprio la scena in questione, con una certa sequenza de "Il Pasto Nudo"...
Da recuperare, assolutamente.
Ma attenzione. Con enorme riserva.
Non e' per tutti.
Diciamo che voglio fare come il famoso speaker di Italia 1.
Doloroso, e si rischia di rimanere scottati.
Ma va visto. Il cinema e' anche questo.
Di nuovo, Cass.
Grazie. E complimenti.
Penso che qualcuno lo avesse anche richiesto, non quest’anno ma sicuramente in una delle iniziative precedenti, era destinato a questa Bara. Poi parliamoci chiaro, chi ha mai ascoltato le avvertenze di Gabriella Golia o Emanuela Folliero dai? ;-) Grazie mille capo, gentilissimo! Cheers
EliminaHai tirato fuori un classicone di quelli censuratissimi alla sua uscita (quasi come Salò di Pasolini),Isebelle Adjani mostruosa e bellissima
RispondiEliminaIsabelle Adjani, la bellezza dietro cui si nasconde la follia e la mostruosità, ci tenevo ad avere questo classico qui sulla Bara. Cheers!
EliminaDevo chinare la testa doppiamente, visto che non solo non ho visto il film... ma temo di non averne neanche sospettato l'esistenza! O meglio, non ricordo di averlo conosciuto. Quindi in quest'anno ricco di anniversari è obbligatorio colmare questa mia lacuna: torno poi a leggerti e a commentare ;-)
RispondiEliminaSai quanto ci ho messo io a vedere questo film? Una vita, quindi vai tranquillo, per fortuna amare il cinema non è una gara di velocità come credono in troppi ;-) Cheers
EliminaIndubbiamente un lavoro mostruoso, un film giustamente tra i più importanti della storia del cinema recente o meno, tuttavia tra quei tipi di film che poco digerisco, da questo si capisce il mio giudizio un po' freddo scritto anni fa, eppure mi piacque, disturbante, angosciante, clamoroso.
RispondiEliminaNon è certo un film che ti accoglie a braccia aperte, a partire dalla recitazione esagerata, però migliora con la visione a patto di aver il fegato di immergersi nuovamente in questa atmosfera nerissima. Cheers!
EliminaUn film che sei anni fa ha sancito definitivamente il mio rapporto col cinema "altro", facendomi scoprire un mondo.
RispondiEliminaLei, poi, di una bellezza da far sentire in colpa...
In un’ipotetica classifica delle donne più belle mai vista al cinema, cerchiamo le altre nove candidate, un posto è già occupato. Cheers!
EliminaEl Diablo - Conosco il film da più di vent'anni sicuri, ogni tanto cercavo i dvd ma erano sempre edizioni che non mi convincevano troppo, e quindi non l'ho ancora realmente visto.Della Adjani mi ero innamorato recuperandomi anche Adele H. di Truffaut. Nel caso non l'avessi mai visto ti consiglio il video Voodoo in my blood dei Massive Attack, che omaggia sia Possession che Phantasm. Grazie di aver festeggiato il compleanno di Mel Brooks con Frankestein Junior(Dove vai?Non lo vuoi un sambuchino?) che non so a memoria come Balle Spaziali ma amo immensamente.Hola Cass!
RispondiEliminaHola Diablo! Grazie per la dritta sul video lo cercherò, con omaggio a due titoli così non posso perderlo ;-) Cheers
Eliminache analisi!
RispondiEliminanon sono ancora riuscito a vederlo ma ne sento parlare da una vita!
Grazie mille, scrivere di questo film è impossibile, penso che sia tra i più analizzati della storia del cinema, si possono ancora scrivere saggi di varia natura ispirati al contenuto di questo film, merita la visione ;-) Cheers
EliminaLa scena della metropolitana e quella del rapporto con la creatura di Rambaldi sono di un altro modo di fare cinema. In tempi moderni ho solo visto le punte del vero iceberg che un film così rappresenta.
RispondiEliminaIsabelle totale, per niente il film preferito di Lynch. Quando lo vidi a 19 anni rimasi di stucco.
Non è difficile capire come mai lo sia, davvero un gran film. Cheers!
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