venerdì 18 giugno 2021

Fear itself - 1x05 - il suono della morte (2008): l’ultimo ruggito di Stuart Gorgon

Bisogna dirlo: è stata una lunga svolazzata, ma purtroppo siamo arrivati alla fine... Benvenuti all’ultimo capitolo della rubrica… Above and beyond!

Il piano di Mick Garris era quello di continuare la sua Masters of Horror a lungo, molto più delle due stagioni che è riuscito a mettere insieme, ma il calo degli ascolti e la difficoltà di collocare nel palinsesto un prodotto che oggi, sui canali di streaming farebbe furore, portarono alla prematura chiusura della serie, non per questo il nostro Mick si diede per vinto.

Con lo stesso tipo di formato e intenti, Garris bussò alla porta della NBC e il risultato fu “Fear itself”, una serie nata da una costola di “Masters of Horror” il cui titolo arrivava dritto da una celebre frase di Franklin D. Roosevelt: «L'unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa». Armato dell’ipnotica Lie Lie Lie di Serj Tankian (cantante dei System of a down) come sigla, Mick Garris da enorme studente e conoscitore del cinema horror, ebbe una seconda occasione per dispensare orrori al pubblico americano che per un po’ rispose anche piuttosto bene, almeno fino alle olimpiadi di Pechino del 2008.

L'unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa serie antologica di Mick Garris (quasi-cit.)

Per dare spazio alle competizioni Olimpiche, la NBC mise in pausa la serie con la promessa di riprenderla dopo la fine dei giochi, per trasmettere anche gli ultimi cinque episodi (dei tredici totali della prima stagione) che tutt’ora, anno di grazia 2021, devono ancora andare in onda sul popolare canale americano (storia vera) che semplicemente uccise la serie prima del tempo, usando i giochi olimpici come scusa.

Mick Garris era riuscito a radunare nomi niente male per questa serie: Brad Anderson, Ronny Yu e da proprio da Masters of Horror, gli unici due registi a timbrare sempre il cartellino sono stati il mio amico John Landis (gustosissima la sua “In Sickness and in Health” in italiano intitolata con l’anonimo “Il messaggio”) e il nostro Stuart Gordon, uno che quando aveva l’occasione di dirigere, non si è mai tirato indietro.

Stuart (di spalle) spiega al suo assassino come strangolare...

Questa Bara aveva già incrociato la rotta della serie televisiva “Fear itself”, infatti l’ultimo dei nomi noti a fare in tempo a vedere il suo episodio in tv, prima della falce olimpica è stato Larry Fessenden, del suo “Sking and bones” avevo già parlato un pochino in precedenza ed era la prova che Garris voleva offrire la possibilità anche a registi horror indipendenti di conquistarsi la visibilità che un canale come NBC poteva garantire. Purtroppo, il sogno di gloria (horror) di Garris è durato poco e senza saperlo è stata anche l’occasione per regalare a Stuart Gordon la sua ultima regia, l’episodio 1x05 intitolato “Eater”, modificato in italiano come “Il suono della morte”, forse perché il sinistro salmodiare del cattivone, aveva calamitato l’attenzione dei responsabili dell’adattamento.

... un bravo studente che ha imparato la lezione.

Non so come siano stati assegnati i singoli segmenti di “Fear Itself”, ma a differenza di Masters of Horror, mi immagino il lancio di magliette tipo partitella tra amici del giovedì sera: toh Stuart! Beccati “Eater”! Scritto da Richard Chizmar e Johnathon Schaech l’episodio ribattezzato “Il suono della morte”, sembra apparentemente ben poco in linea con la poetica di Stuart Gordon, a ben guardarlo la trama sembra un incrocio tra Distretto 13 e The Hidden, ma il nostro Stuardo non si è mai tirato indietro davanti a nessuna regia, infatti, i limiti della produzione televisiva non lo spaventano, al massimo quelli spaventati saranno gli spettatori e gli sbirri del suo distretto.

“Eater” si gioca il tema (sottolineato malamente un paio di volte dalla trama e presto dimenticato) della donna sola in un mondo di uomini, Danny Bannerman (Elisabeth Moss prima di The Handmaid's Tale, ma dopo “Mad Men”) è una recluta con la passione per l’horror, che ragiona proprio come una di noi, nelle pause legge fumetti dell’orrore e quando il comandante presenta l’ospite in arrivo al distretto, immediatamente Danny tira fuori il paragone con Il silenzio degli innocenti, perché il cervello di un appassionato del macabro ragiona per paragoni e come dicono i suoi colleghi: «Non c'è niente di peggio di un fanatico degli horror».

Sempre meglio la divisa del paralume da ancella, no?

L’ospite illustre è Duane Mellor (Stephen R. Hart) una sorta di Joey Ramone con la passione per l’omicidio, il cannibalismo e la violenza brutale sulle donne anzichè la musica Punk. Questo soggettone, come Hitchcock, ha una predilezione per le bionde ed è stato beccato in casa sua con paralumi fatti di pelle umana e altre prove dal fatto che invece di arredare casa dall’Ikea, Duane sia era ispirato allo stile di Ted Bundy.

20, 20, 20, 4, hours to go, I wanna be sedated (cit.)

Una sola notte da passare nel distretto, prima del trasferimento in un carcere di massima sicurezza prima di un giretto sulla sedia, “Il suono della morte” del titolo italiano deriva dall'incomprensibile salmodiare dello spilungone, una nenia di morte che fa tipo zuzo zuza zuzo o qualcosa così, che grazie alle sue conoscenze e ai poteri oscuri del Voodoo, permette al feroce assassino si spostare la sua chiamiamola anima per comodità, da un corpo all’altro, divorarli, invece, è un gustoso passatempo per Mellor.

Stuart Gordon ci trascina per quaranta minuti in un clima tesissimo: prima nessuno si fida di Danny in quanto ultima arrivata e per di più unica donna tra agenti maschi. Dopodiché nessuno le crederà quando inizierà a dire che i colleghi si comportano in modo strano, a partire da Mattingley (Pablo Schreiber prima del pornobaffo di Orange is the new black, ma dopo “The Wire”) che non solo è alto quanto Mellor, ma inquietante quasi allo stesso modo.

Qui era prima di finire a fare il secondino (baffuto) a Litchfield.

Difficile trovare tracce della poetica di Gordon in questi quaranta minuti, di certo non nel tema della storia, una variazione con sbirri del solito The Hidden molto riuscita, proprio perché il mestiere di Stuardo è tutto qui da vedere, con la minaccia potrebbe arrivare da tutti i lati e indossando le facce di quelli che fino ad un minuto prima erano (quasi) amici, la tensione non manca e in quel clima Gordon prospera, tirando fuori il meglio dalla prova di Elisabeth Moss, che in tempi non sospetti diretta dal regista di Chicago, era già una perfetta “Final Girl” sola contro un mostro.

"Ma perché questi lavori schifosi toccano tutti a me?"

Trattandosi di una storia dell’orrore autoconclusiva, “Eater” porta avanti la tradizione dei finali a sorpresa non per forza lieti, ma d’altra parte le storie horror servono anche a questo: avere paura fino ai titoli di coda e a volte anche oltre. Inutile aggiungere altro, la cancellazione anticipata di “Fear Itself” non ci ha permesso di assistere a nuove storie da brivido, magari dirette proprio dal nostro Stuardo, ma soprattutto ha rappresentato l’ultima regia per il regista di Chicago.

Gli artisti muoiono due volte, quando terminano il loro lavoro e poi ancora, quando sopraggiunge la morte fisica che per Stuart Gordon è arrivata nel marzo del 2020, nel mezzo di una pandemia globale e nell’’assordante silenzio anche di molti appassionati di cinema di genere. La sua morte artistica è stata rappresentata da questo episodio, non di certo per la sua qualità, ma per l’annoso problema che affligge molti dei maggiori maestri del cinema Horror americano degli anni ’80: l’impossibilità di trovare fondi per portare avanti le rispettive filmografie.

Il racconto dell'ancella della sbirra.

Ci sono tanti grandi nomi fermi al palo da anni, il Gordon artista, ad esempio, ci aveva già lasciato nel 2008, proprio lui che è stato uno tra i più influenti maestri del cinema Horror, ma che in carriera, è stato spesso dimenticato anche dagli appassionati. Quello che ho sempre amato del suo cinema e che spero di essere riuscito a far arrivare anche ai lettori di questo blog dal nome macabro, è l’amore di Gordon per il cinema di genere, da Lovecraft alla fantascienza il regista di Chicago ha dimostrato che si possono fare film con pochissimi soldi a patto di avere talento e parecchio sale in zucca.

Ma è l’autentico entusiasmo con cui Gordon ha realizzato film ad essere un esempio, senza il minimo di puzza sotto il naso nei confronti della famigerata serie B cinematografica, la sua filmografia è stata costellata da gioiellini che spero aver minimamente contribuito a farvi venire voglia di recuperare, il contributo di Stuart Gordon è stato inestimabile per ogni appassionato di cinema di genere, lasciar scivolare nell'oblio del dimenticatoio un tale talento sarebbe il crimine peggiore, ma sono sicuro che per le Bariste e i Baristi non sarà così.

Capolinea gente! Siamo arrivati alla fine anche di questa cavalcata, vi ringrazio per avermi seguito anche nei titoli più contorti e oscuri in cui Gordon ci ha condotto per mani, ma il ringraziamento speciale va proprio al buon vecchio Stuart: ci vediamo nei film!

20 commenti:

  1. Visto e apprezzato su YouTube ma più che the hidden mi ha ricordato la cosa

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    1. Ho pensato a "The Hidden" per via dei corpi scambiati come calzini, ma il distretto ha qualcosa di Carpenteriano. Cheers

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  2. In fondo Stuart Gordon è stato quello che per certi versi era la "EMPIRE" o la "FULL MOON",ovvero di "nicchia",conosciuto più che altro da quelli che il genere horror o fantascientifico come spettatori lo hanno approfondito fino in fondo,evitando di fermarsi ai film più inflazionati,addentrandosi in quelle chicche poco pubblicizzate,ma piene di sapori squisiti! Come si dice se sai dove cercare puoi trovare dei tesori nascosti,se invece sei uno spettatore pigro che cerca i film da guardare in base ai premi vinti,ho alle recensioni positive,bè avranno scalfito appena i meandri del cinema di genere!

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    1. Bravo, ma quando sei appassionato di horror e cinema di genere, sei sempre in miniera, piccone alla mano a scavare in cerca di tesori, Gordon ne ha dispensati a piene mani, per questo sarà sempre uno dei prediletti di questa Bara ;-) Cheers

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  3. Non sono sicuro di conoscere i motivi per qui Gordon fosse così poco considerato,dagli appassionati! Forse il fatto di essere un autore "NEUTRO",non aveva la forte visione politica di un Romero,il nichilismo di un Carpenter,l'ironia beffarda di un Landis,l'aggressività rozza di un Hooper,la faccia tosta di un Craven,o la bizzerria clownesca di un Raimi,o il trash spinto di un Jackson! Stuart Gordon nonostante fosse un grande regista,non era mai stato uno di quelli che faceva parlare troppo di sè,era un artigiano più umile rispetto ai suoi colleghi,forse è stata questa sua caratteristica a renderlo un pò l'invisibile tra i maestri,nonostante lo fosse lui stesso,e silenziosamente aveva influenzato il cinema di genere molto più di quanto gli sia mai stato riconosciuto! Ciò nonostante sono a lui grato per i bellissimi film da lui diretti,avrei voluto vederne molti di più,in ogni caso la sua filmografia resta la prova inconfutabile del suo talento cristallino! Ti ringrazio Cassidy per lo spazio che hai dedicato ad un maestro ignorato da tanti,ma amato da altri,è stata una rubrica appassionante! THANKS!!

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    1. Grazie a te questa tua chiosa finale mi sembra perfetta. Gordon amava farli per davvero i film, non ha mai smesso finché ha potuto e quel suo approccio da artigiano, con vero amore e vera cura per i suoi lavori si meritava un posto su questa Bara ;-) Cheers!

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  4. Hai citato Il Silenzio Degli Innocenti mentre stavo pensando che Elizabeth Moss mi sempre apparsa come una sosia di Jodie Foster. Che casualità eh?

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    1. Per me Liz Moss è una delle miglior attrici in circolazione, non arriva dove osava Jodie Foster (imprendibile) perché credo che sia molto abile in un numero limitato di personaggi, della stessa tipologia per ora, ma ha tempo per stupirci ancora. Cheers

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  5. Beh...grazie davvero, Cass.
    E' stato davvero un bel viaggio.
    Forse piu' appassionante che in altre occasioni, dato che mi hai permesso di scoprire alcune "chicche" di cui non conoscevo l'esistenza, soprattutto nell'ultima parte della sua carriera.
    Un grandissimo. A cui forse non e' mai arrivata la fatidica grande occasione, a differenza di molti altri suoi illustri colleghi.
    Ma che forse non ha mai nemmeno cercato, visto che a lui interessava soprattutto fare e continuare a fare cio' che amava.
    Far cinema, divertirsi e far divertire.
    I suoi film sono tesori che uno deve andare a cercare, e deve avere la pazienza di cercare.
    Ma che di sicuro verra' ricompensato.
    Un grande, davvero. Che se n'e' andato in punta di piedi quasi, senza voler far clamore o arrecare disturbo, da vero signore quale era.
    Un giorno ci rivedremo.
    Grazie anche a te, Cass.
    Come dicevo...e' stato un gran bel viaggio. Forse il piu' bello, fino ad ora.

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    1. Grazie a te, sono felice che la rubrica sia piaciuta ci tenevo a rendere omaggio a Stuart Gordon su questa Bara come il regista di Chicago merita, tanti film della sua filmografia sono da riscoprire, spero di aver contribuito in minima parte alla rivalutazione ;-) Cheers

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  6. Bellissimo post per chiudere questo specialone su Stuart Gordon! Complimenti per questo e per tutti gli altri che hai scritto!! :--)

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    1. Grazie mille Bro, per fortuna la filmografia di Gordon aveva delle gran chicche anche nel finale, grazie ancora ;-) Cheers

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  7. Sarà che per una volta ne ho visti parecchi dei suoi film e sarà che mi ispirava una naturale simpatia per il fatto di non atteggiarsi a grande regista e anzi cercare con ogni mezzo di sfornare delle buone pellicole con pochi soldi ma mettendoci tanto amore e ingegno, la fine di questo ciclo mi lascia quanto mai triste per la perdita di un veterano che ha saputo calvare più decenni e le modifiche dei gusti e delle richieste del pubblico mantenendo sempre il suo stile e la sua idea di cinema.
    Come sempre ti faccio i complimenti per la passione e il tempo che (ci) hai dedicato, facendo anche scoprire delle perle preziose e dimenticate ma che si sono inserite perfettamente nel mosaico della carriera del grande regista di Chicago, con una passione per l'Italia.

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    1. Purtroppo una rubrica postuma lascia inevitabilmente l’amaro in bocca, se non altro mi è servita per salutare come meritava il buon Stuardo, saluti dall’Italia e da questa Bara che per Gordon ha solo stima ;-) Cheers

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  8. Grandissimo viaggio, e ho una lista di robe da recuperare lunga quanto la carriera di Stuart Gordon :-P

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    1. Ci tengo a non lasciarti senza niente da vedere, soprattutto ci teneva Gordon ;-) Cheers

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  9. Fear itself meriterebbe una review episodio per episodio... non era potente come Masters, ma godibilissima e ben realizzata. Peccato non averne mai visto gli episodi finali, grazie all'inutilissimo sport olimpico, che come quasi tutto lo sport in toto escludendo il bowling e il wrestling (entrambi più divertimento che sport alla fin fine, ecco perchè belli) mi disgusta e rovina ogni cosa bella di questo mondo. Peccato.

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    1. Ci metterei anche la pallacanestro, ma qui è il cuore che parla. Concordo, un po' alla volta spero di coprirli tutti. Cheers!

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  10. Stephen R. Hart è già tranquillizzante di suo al naturale, e quindi non poteva non essere convincente in questo ruolo ;-)
    Un episodio (di una serie ingiustamente interrotta anzitempo) che si potrebbe quasi definire su commissione, questo "Il suono della morte", se lo considera in confronto alla consueta poetica di Gordon, ma nel modo di portare avanti la tesissima storia mi pare che il suo stile si veda tutto, eccome. Oltre a "The Hidden", qui, mi viene da pensare anche a "Il tocco del male" di Gregory Hoblit...
    E così siamo arrivati alla fine pure stavolta (come ogni volta, sembra sempre troppo presto): NON ringrazio quei dannatissimi giochi olimpici per aver con tutta probabilità impedito a Stuart di sparare altre interessanti cartucce televisive, mentre invece ringrazio assai te per quest'altro doveroso e appassionato viaggio ;-)

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    1. Decisamente un lavoro su commissione, però fatto con professionalità e amore per la materia, più che per interesse a mettere le mani sull'assegno, se ci fossero stati altri episodi, sicuro che Mick Garris avrebbe potuto contare sul nostro Stuardo ;-) Ti ringrazio molto, vi tenevo a ricordare Gordon come meritava, spero apprezzerai anche il prossimo viaggio, comincerà presto. Cheers!

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