mercoledì 12 maggio 2021

The Night Flier (1997): le nere ali di Icaro

Uno-zero-uno-bravo-lima… rispondi… parla Quinto Moro uno-zero-uno-bravo-lima, perciò vedi di spostare quel Cessna Skymaster nero dalla mia pista, perché abbiamo una bara in decollo.

Quante memorabili pellicole horror uscite a cavallo tra il 1995 e il 1999 vi ricordate? Nessuna? E non ditemi Scream che nel 1996 dimostrava solo come Wes Craven avesse capito la fine degli anni d’oro dell’horror – o almeno di un certo horror – tanto da decidere di scherzarci su.

Le grandi maschere assassine erano in declino, non a caso si cominciava a volgere lo sguardo a oriente, agli orrori nipponici da importare in salsa yankee. Ma una cosa funzionava ancora in quegli anni bui: il nome di Stephen King a garanzia, se non di successo, almeno di interesse. Pur non essendo mai stato un suo accanito lettore ho sempre subìto il fascino di ciò che era tratto dalle sue opere. Senza contare che negli anni ’90 l’etichetta “Stephen King” era diventata una strana garanzia di prodotti soft-horror da guardare in prima serata con bimbi al seguito. Ed è con quell'idea che una notte di tanto tempo fa capitai alla prima tv di “The Night Flier”. 


“Promemoria: introduzione troppo lunga, fare dei tagli”

Tratto da un racconto di Stephen King dall’antologia “Incubi e deliri” e bla bla bla, cose da enciclopedia che non volete leggere sulla Bara. Questo è uno dei film “secondari” nel mare nero delle opere kinghiane e forse uno dei più sottovalutati, con pochi cultori – di cui faccio orgogliosamente parte – che hanno goduto dei suoi passaggi televisivi – io l’avevo registrato su cassetta. [segna due, per le persone che avevano puntato il videoregistratore, ci sarà un motivo se scrivi su questa Bara. Nota Cassidiana

Prodotto con pochi spicci è praticamente un film indipendente, fiutato dalla Paramount che voleva distribuirlo per Halloween nel 1998, ma significava tenere il film in stanby per quasi un anno. Non se ne fece niente, e fu la New Line a farlo uscire a febbraio, in tempo per raccogliere risate al botteghino e spallucce dai soliti critici col monocolo.


Bene coi tagli, e monocoli strappati brutalmente ai critici altezzosi. Così ci piace.

I produttori Mitchel Galin e Richard P. Rubinstein erano già stati nell'orbita di Re Giorgio Romero, per poi passare a film e miniserie a marchio Stephen King (non le migliori). Perciò era pure passato nelle mani giuste, ma forse nel momento sbagliato. Fra i tanti titoli che si sono fregiati della tag “tratto da un racconto/romanzo/starnuto di Stephen King”, questo è uno dei pochi ad avermi procurato qualche sonno tormentato, forse perché ci trovo atmosfere più lovecraftiane che kinghiane: mistero intorno all’orrore che si rivela solo nel finale, dopo un lungo inseguimento. A ricordare la paternità di King il fatto che l’aereo dell’assassino “arriva da Derry”, l’immaginaria cittadina di IT, mentre il “costume” si rifà a quello dei vampiri del cinema, con mantello nero e rosso. [Anche il protagonista Richard Dees, era già comparso in La Zona Morta. Nota Cassidiana]

Ma il film è poi tutto ‘sto granché? Non ve lo voglio vendere troppo bene, l’ho sempre apprezzato perché al netto dei pochi mezzi sfrutta bene le atmosfere e i personaggi. Tra i suoi peggiori difetti certamente c’è… la locandina! O meglio quella locandina che andava regolarmente sulla guida tv, o sulle vhs e i dvd, che sbatteva il mostro in prima pagina, in barba a tutte le scelte del regista, che fece recitare mascherato l’attore Michael H. Moss anche quando non inquadrava il volto, perché la rivelazione doveva essere il momento clou della pellicola.

La “nostra” locandina sulla Bara è l’unica che ho trovato col volto di Miguel Ferrer, e pure modificata per nascondere le fattezze dell’assassino. 


Le locandine più belle. Quelle senza spoiler.

La trama in soldoni: c’è un assassino che si sposta con un aeroplano tra i piccoli e isolati aeroporti della Costa Est. Atterra, dissangua le sue vittime e riparte. La rivista scandalistica “Inside View” è uno di quei giornalacci da supermercato dove l’agente K andrebbe a cercare trovare le sue notizie: servizi truculenti, storie dal sottobosco del sogno incubo americano, pane per i denti del reporter veterano Richard Dees, uno per cui l’unica cosa che conta è “arrivare in prima pagina”. 


“Senti Merton, non vorrai tagliarmi le palle soltanto perché tu non ce le hai”, Una tipica entrata in scena alla Miguel Ferrer. Ci manchi vecchio.

Dees ha il volto ruvido di uno che ci mette poco a indossare la faccia da bastardo, e ancora meno a far grondare quel liquido rosso sul suo personaggio, che non è sangue ma carisma: chi gioca in prima base è Miguel Ferrer, un nome, un volto, una garanzia. E per una volta un protagonista. Miguel si mangia il ruolo a colazione, pranzo e cena, lavorando con le sue smorfie sardoniche che ci restituiscono un giornalista aspro e ostinato. Ma Dees non è una macchietta, non è stronzo perché sì, né le sue azioni sono guidate dall'avidità. Dees è consumato dal suo lavoro, così impregnato dall’orrore che ha visto da non poterne più fare a meno. Perciò ha senso che lo sfuggente Night Flier sia per lui un’ossessione, la nemesi di chi l’orrore vuole mostrarlo.

 

Il reporter di razza si riconosce da come fiuta le cose. Tutte quante.

Il film si apre con una scena dall’atmosfera niente male, con un tema musicale malinconico che accompagnerà tutto il film. Nei primi 5 minuti facciamo conoscenza di tutti i personaggi caratterizzati da subito molto chiaramente. L’aspro Dees, il suo viscido direttore e la novellina Katherine Blair, a cui Dees affibbia il soprannome “Jimmy” – il reporter sfigato dei fumetti di Superman – e poi la umilia in una scena rubata a Il silenzio degli innocenti, con un Miguel Ferrer stile Hannibal che affonda i denti nel cliché della ragazzotta di belle speranze che sogna la carriera. I personaggi sono ben caratterizzati, sguazzano nei rispettivi cliché risultando vivi grazie alla voglia degli attori di metterci qualcosa.

ALLERTA SPOILER

L’unico personaggio veramente umano resta la novellina “Jimmy”, almeno finché non si piega alle logiche di Dees, al suo “mai credere a quello che scrivi, mai scrivere quello in cui credi” che le regalerà la prima pagina, ma spegnerà il suo sguardo in una triste disillusione. Mi è sempre piaciuta quell’ultima inquadratura sul volto di “Jimmy” in prima pagina, non raggiante come lei sperava d’arrivare al traguardo, e invece spenta in una tristezza inespressiva, come a raccogliere la grigia eredità di Dees. E Dees fa un po’ la fine di Icaro, nella sua eterna caccia all’orrore, precipita dopo essersi avvicinato troppo.

FINE SPOILER

 

Non serve conoscere le altre trasformazioni di Jimmy per sapere che quella a destra è la migliore

“The Night Flier” porta con sé la storia di due esordi nel cinema ingiustamente caduti nell’oblio. Uno della protagonista femminile, Julie Entwisle sconosciuta prima e dopo questo film, acerba ma volenterosa, si vede quanto credesse nel personaggio – che è sempre la cosa più importante, al netto di qualche eccesso di smorfie e almeno una scena pessima. E se non ha trovato la fama, sul set ha trovato almeno il futuro marito, che risponde al nome dell’esordiente dimenticato numero due, il regista Mark Pavia.

Pavia ha anche adattato la sceneggiatura dal racconto di King, e si vede quanto pure lui abbia creduto nel progetto, perché senza far gridare al miracolo il film racconta la storia in modo molto efficace. Peccato per un finale non all’altezza, che doveva essere l’apice ma rivela tutti i limiti di esperienza e budget, o forse l’incapacità di Pavia con l’elemento horror in sé. Il finale poteva essere una festa degli schizzi di sangue, ma gli ammazzamenti restano fuori scena e si resta sullo splatter statico, limitandosi al sangue già versato e alle mutilazioni viste sui cadaveri. Ma non è neanche questo il problema.

 

“Chi è inciampato nei barattoli di sangue finto? Quello era tutto il nostro budget!”, “I didn’t do it” (cit.)

“The Night Flier” sembra uno di quei film girati per la tv con pochi mezzi e tanta voglia di fare. Pavia si gioca tutto sulle atmosfere, tiene il mostro nascosto e non cade mai nella tentazione dello spiegone: il Night Flier resterà un’entità misteriosa e affascinante, che attinge a piene mani dall'immaginario vampiresco. Dracula a parte, il cinema le ha provate tutte: da Kathryn Bigelow a Tony Scott, dalla saga di Blade a quella di Twilight. Eppure quella del Night Flier è l’interpretazione portata nel nostro presente che preferisco, realistica perché è realistico il mondo in cui si muovono i personaggi, con orrori in abbondanza a riempire le pagine dei giornali.

Mi è sempre piaciuto come i ruoli del cattivo e del buono si confondano. Il reporter e l’assassino sono personaggi speculari, entrambi mostri e a loro modo tragici. Uno vola di notte, l’altro di giorno. Uno va a caccia di sangue vivo, l’altro del sangue rappreso su scene del crimine. Entrambi orribili senza autentica colpa, abbruttiti, invecchiati, incapaci di fermarsi.

 

Mai andare dietro a un mostro troppo a lungo. Potrebbe lasciarti passare avanti.

Ho lasciato il peggio alla fine perché anche nel film è così. Dopo tante cose buone, un uso intelligente delle musiche e una fotografia interessante (c’è un costante uso di tonalità spente e colori freddi). Dopo un Miguel Ferrer d’annata che ci ha coinvolto nella caccia all’uomo. Dopo aver ben seminato per 79 minuti e illuso per un gran finale, arrivano quei 6 minuti di follia che danno un calcio al secchio.

Il problema è che “quella” scena, da quando il Night Flier mostra il suo volto a quando “Jimmy” arriva sul posto, è stata concepita male e girata peggio. La parte in bianco e nero poteva essere interessante se non fosse girata così male. Evidente la scarsità di ciak, con poche inquadrature statiche e in generale c’è la sensazione di un “buona la prima” a tutto quel che si vede a schermo. Il tutto tagliato – letteralmente – con l’accetta. Pure la Entwisle offre il punto più basso della sua prova d’attrice, fin lì dignitosa.

Un vero peccato sia perché la trama si poteva risolvere con un espediente magari banale, ma che lasciava intatta la dignità del finale. Sia perché quei 6 minuti, girati prendendosi tutto il tempo di costruire la scena gestendo a dovere i dettagli più morbosi, potevano diventare un gran bel delirio. Ma ci volevano un regista visionario con un po’ di esperienza, di milioni e di settimane di lavoro in più. Diversamente, tanto valeva rinunciare in toto a quell'obbrobrio.

[Tra l’altro non ho nemmeno avuto soddisfazione nella mia personale teoria su Dotty Walsh, che immaginavo uccisa da Dees pur di fare una prima pagina in più!]

 

“Non m’importa quello che dice questo stronzo. Se non guardate il film vi vengo a fotografare. E io fotografo solo cadaveri.”

Il film si salva comunque perché il danno non viene fatto alla storia né ai personaggi, che trovano ciascuno la chiusura del proprio arco narrativo. Né si rovina il finale in sé che risulta amaro e ben riuscito, motivo per cui continuo ad apprezzare e consigliare The Night Flier, e ad incazzarmi per quei 6 minuti di follia. 

Nota di servizio: nel momento alla pubblicazione di questo commento il film si trova gratis su youtube la versione integrale (almeno per quanto ho potuto notare) perciò non avete scuse!

In Italia usciva il 2 maggio del 1997. Un quarto di secolo dopo vale la pena di riscoprirlo o rivederlo. E la prossima volta che prendete un aereo, se riuscite a vedere le piste prima dell’imbarco, accertatevi che non ci sia uno Skymaster nero parcheggiato.

P.S. Mille grazie a Quinto Moro per aver recensito il film, come al solito potete trovarlo QUI, con un sacco di racconti nuovi fighissimi.

56 commenti:

  1. Se fosse stato girato oggi,probabilmente avrebvero dato un retroscena al protagonista per poter giustificare il suo atteggiamento verso il prossimo,ma fortunatamente questo filmone appartiene ad un altra epoca mostrandoci un protagonista che esordisce,lamentandosi della mancanza della sua foto in prima pagina del neonato morto! In pratica una autentica carogna votata al dio denaro,altro che personaggio da comprendere,gli stronzi esistono,eccome se esistono,prendi nota Disney!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma infatti uno dei meriti veri del film sta proprio nel suo protagonista stronzo e consapevole di esserlo, la prova di Miguel Ferrer poi è superlativa alle prese con un personaggio così. Cheers!

      Elimina
    2. Vero, di Dees sappiamo il poco che basta, ma a raccontare il personaggio è il mondo in cui vive, un mondo in cui di orrore ce n'è tanto, nella vita di tutti i giorni, lui ne è una specie di conseguenza.

      Elimina
  2. Miguel Ferrer,un bravissimo attore che ci ha lasciato nel quasi totale anonimato da parte degli "amanti del cinema",al contrario il suo cugino piu famoso che bravo,continua a ricevere elogi come piovessero,passando un giorno si e l'altro pure a lamentarsi del film fatto con Joel Schumacher,un signor regista professionale e rispettoso di tutti,senza la puzza sotto il naso! Un saluto enorme ai compianti Miguel e Joel,quanto a George che continui pure con le sue pubblicita del nespresso!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Poco da aggiungere, a volte credo che tanti che si professano appassionati di cinema in realtà siano appassionati di gossip e basta, nulla di male, basta non confondere come spesso avviene. Cheers

      Elimina
  3. Un vampiro incredibile,con un look che nonostante sia enormemente sopra le righe,funziona alla stragrande! Per quei pochi che lo conoscono un mostro ultra iconico,che ovviamente non e stato preso minimamente come modello di ispirazione negli anni successivi! "Altro che fori sul collo,ci hanno infilato un tronco di traverso!". BESTIALE!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti ho apprezzato la scelta di Quinto Moro di "censurare" la locandina del film fin troppo rivelatrice, questo film riesce a ricordarci quanto possa essere spaventoso un mostro con il mantello, in un'epoca di super eroi al cinema non è male ;-) Cheers

      Elimina
    2. Il look è figo e dà subito un'aura interessante al personaggio. Sembra un tipico vampiro da vecchi film, la scelta di mostrarlo pochissimo, lasciano l'aereo parcheggiato come presenza spettrale è una scena vincente che lo rende una presenza incombente e sinistra

      Elimina
  4. "Dwight!Devo vederti in faccia!Fatti vedere!" "Suppongo che fosse inevitabile!",mamma mia i brividi,quelli veri!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Notevole, infatti me lo sono rivisto con piacere questo film ;-) Cheers

      Elimina
    2. Pannofino e Alessandro Rossi, un azzeccatissimo duetto.

      Elimina
    3. I doppiatori qui sono azzeccatissimi, Pannofino specialmente restituisce tutte le sfumature della prova di Ferrer.

      Elimina
  5. Visto. E mi era piaciuto.
    Molto, a dirla tutta. Al di la' della scarsita' di mezzi.
    Pura serie B che non si vergogna affatto di esserlo, e queato e' senz'altro un punto a favore.
    Me lo ricordo come un film davvero cinico, che mostra il lato nerissimo del giornalismo.
    Non si salva davvero nessuno. A partire dall'odioso protagonista interpretato da un Ferrer davvero strepitoso (uno che ha sempre interpretato ruoli simili, solo che qui gli viene data la parte principale!).
    Un autentico sciacallo disposto a tutto, pur di accalappiare un lettore in piu'.
    Fantastico quando ricicla la battuta di Hollenbeck ("Vuoi un amico!? Comprati un cane."), che in bocca sua da' persino fastidio a sentirla.
    Poi c'e' la sua erede, candida e ottimista ma che ci mette davvero poco a imparare la lezione dal suo mentore, arrivando a superarlo persino in stronzaggine nel finale.
    L'attende un radioso futuro, se un giorno non si ammazza prima. Ma le parole di Dees le salvano davvero la vita.
    E poi il direttore, che esaspera la competizione tra i suoi schiav...sottoposti, mettendoli l'uno contro l'altro.
    E' davvero uno sfruttare i cadaveri per fare notizia, persino quelli dei propri ex colleghi.
    Non ci si ferma davanti a niente.
    Forse e' gente che una volta lo aveva un cuore. Ma che ha dovuto ucciderlo per poter sopportare il carico di orrori a cui vengono sottoposti (il loro giornale, pur vendutissimo, si occupa di fatto di notizie di quart'prdine, con una spiccata predilezione per fatti efferati e di sangue).
    Ma l'umanita' qui fa davvero schifo.
    L'unico onesto e' proprio Renfield.
    Il vampiro. Che per quel poco che si vede e' davvero orribile, uno di quei mostri che non ci si prova neanche ad affrontare.
    Davanti a una creatura simile, si puo' solo fuggire. Ammesso che vi si riesca.
    Eppure e' onesto, a suo modo. Fa cio' che fa come se comandasse ad un ordine superiore.
    E arriva dalle sue vittime come se avesse un appuntamento a cui non puo' mancare, con queste che gli si consegnano remissive e docili.
    Per mano sua si compie il loro destino (e anche per i dentoni. Mai visti, cosi'!!).
    E' inevitabile. Ed e' una cosa da cui si dovrebbe starne fuori, lasciando che le cose facciano il suo corso. Per quanto crudele.
    In fin dei conti Richard se la va davvero a cercare.
    Renfield non vorrebbe ucciderlo, visto che e' addirittura un suo accanito lettore e fan.
    Incredibilmente lo ammira, percje' forse i suoi articoli sono l'unico scossone rimasto in decenni di non - vita.
    Quando in un film ti dicono di NON GUARDARE, si dovrebbe sempre seguire il consiglio. Ma alcuni non ce la fanno proprio, a dare retta.
    Bello. E ottima recensione, Cass.
    Complimenti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il merito va tutto a Quinto Moro, io oggi mi limito a pilotare la Bara ;-) Cheers

      Elimina
    2. Incredibile ma non avevo pensato che la battuta sul cane è la stessa da "L'ultimo boy scout", tanto è diverso il tono dei film e dei personaggi!

      Il "fatti vedere Dwight!" è un pò il mito di Orfeo al contrario. Renfiel vorrebbe solo andarsene e lasciarsi Dees alle spalle, lui però non si accontenta di sapere che quel mostro esiste, e a quel punto non ha più la smania di fotografarlo. Vuole solo vederlo, e anzichè lasciar sparire Renfield nelle tenebre, è lui a sprofondare per sempre.

      Elimina
    3. Prima di tutto complimenti a te, Quinto, per il post.
      Diciamo che la battuta in bocca a Hollenbeck e' persino brillante, mentre detta da un semi-misantropo come Dees e' odiosa e basta.
      E dire che Renfield, di possibilita'per sganciarsi, gliene offre tantissime.
      Sarebbe persino lusingato del fatto che il suo giornalista preferito gli dedichi un articolo.
      Ma non puo' permetterselo. E' in gioco la sua stessa sopravvivenza, che deriva dal fatto che nessuno sa chi sia.
      A parte le sue vittime.
      Lo elimina solo quando non ha piu' altra scelta, e quasi a malincuore.

      Elimina
    4. Tornando alla battuta, Hollenbeck esprime schietto quel che noi pensiamo in genere dei rapporti con le ex, specie quando sono loro a mollarci (e nel caso dei duri dei film d'azione ma non solo, e' quasi sempre cosi').
      Non riusciamo davvero a odiarle, anche se ci hanno spezzato il cuore. Ma continuare ad averle come amiche e basta e' probabilmente peggio che non averle piu'.
      Non esiste. Non e' proprio concepibile.
      Maschilista? Retrogrado? Forse.
      Ma non e' il caso di vergognarsene.
      Dees odia i suoi simili, lavora e sta bene da solo e non fa nulla per nasconderlo.
      Anzi, ci tiene proprio a ribadirlo, addirittura.
      Non vuole la sua collega tra le scatole, e glielo da' da capire senza tanti giri di parole.
      Anche se non c'era nessun bisogno di esprimersi cosi'.

      Elimina
    5. La misantropia di Dees si nota ancora di più rivedendo il film, perchè ti permette di leggere meglio il suo atteggiamento nella sua scena iniziale. Il modo in cui parla di Dotty Walsh, la reporter che si è suicidata (?), e lo fa quasi con un gusto sadico, come a dire: perchè sprecare tempo con la nuova ragazzina, questo mondo la masticherà e la sputerà come tutti gli altri, solo io ho le palle per fare questo mestiere, perciò lasciamelo fare come dico io e da solo.

      Elimina
    6. Bisogna dire che Joe Hallenbeck per quanto stropicciato è sempre sprezzante, Richard Dees invece è sprofondato nel buco nero del fastidio. Cheers

      Elimina
  6. Bello bello bello! È uno dei pochi casi in cui il film è persino migliore del racconto di partenza! Apprezzo l'atmosfera sgradevole di cui ogni scena è ricolma!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Adattare i romanzi lunghi di King è complicato, spesso i racconti breve al cinema hanno regalato più gioie, come in questo caso ;-) Cheers

      Elimina
  7. Grazie Cassidy, per aver telepaticamente intercettato i miei pensieri:proprio l'altro giorno scartabellavo l'archivio della Bara per cercare se avessi già recensito questo piccolo capolavoro. Che dire? A mio modesto avviso uno dei pochi film che migliora il testo letterario di partenza, riscrivendo il finale per renderlo agghiacciante. Inoltre encomiabile il lavoro sul look del vampiro. Grazie ancora!
    Boooooooooooy

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se n'era parlato in un commento qualche settimana fa e ho colto la palla al balzo per "occuparmene".

      Elimina
  8. Reperito molti anni fa in VHS nella biblioteca dove lavoravo, che aveva acquisito un fottìo di cassette dalla videoteca più fornita della città, che aveva chiuso non potendo reggere all'avvento delle catene tipo Videovip, che a loro volta non ressero all'avvento di Internet, che al mercato mio padre comprò.
    Lavorando in biblioteca mi spupazzavo un sacco di film in VHS, tra cui ricordo Repo Man, Buckaroo Banzai e quel film che ora non ricordo il titolo, con Fred Ward che fa Lovecraft investigatore privato in un mondo alternativo in cui esiste la magia. Bei tempi!
    Di questo film non ricordo granché, segno che non mi colpì molto, ma sì, Ferrer piaceva un sacco anche a me.
    Insomma temo che, per me, il tuo post sia più bello del film stesso! :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come ha scritto Quinto alla fine ti consiglio di recuperarlo su Youtube, tra l'altro non dura nemmeno molto.
      Quel film che citi mi pare che Cassidy l'abbia recensito non troppo tempo fa.

      Elimina
    2. Grazie! Il film è "Omicidi e incantesimi"... L'ho copiato in VHS. :)

      Elimina
    3. Dovesse servire lo trovi QUI, anche se sono arrivato tardi. Tra gli altri titoli citati, uno è in lavorazione su questa Bara (storia vera) ;-) Cheers

      Elimina
  9. Su Youtube sì, ma in italiano?
    Comunque il film mi sembra a metà tra Dracula e Nightcrawler, ho detto una cavolata o no?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Yes, in italian of course. C'è addirittura in 2 canali distinti, uno dei quali ha una qualità video decisamente migliore, quindi hai pure di che scegliere.
      L'accostamento a Dracula e Nightcrawler è un pò tirato per i capelli, Dees è sì un reporter bastardo ma non alla Gyllenhaal, è un personaggio ben diverso.
      Quando a Dracula, il look del Night Flier sicuramente sì.

      Elimina
  10. Speravo che comparisse questo post da quando l'ho visto qualche settimana fa.
    E' proprio vero che spesso la scarsità di mezzi aguzza l'ingegno, non so proprio se con un budget più alto il film ne avrebbe guadagnato. Il cast è perfetto, anche nei personaggi di contorno.
    Non ho letto il racconto, ma le atmosfere del film mi sono parse molto fedeli a quelle tipiche del mondo di King, in cui il marcio e la malvagità possono nascondersi ovunque.
    Il rapporto fra Dees e Dwight è il fulcro del film ed è reso davvero benissimo, fino al fatidico incontro nel cesso dell'aeroporto, con tanto di pisciata di sangue che non intacca per nulla il pathos della scena. E il vampiro ne esce benissimo, spietato e carismatico come dovrebbe sempre essere una creatura del suo stampo.
    In realtà a me non è dispiaciuta neanche quella scena finale in bilico tra realtà e delirio, ma dovrei rivederla.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho sempre avuto un rapporto di amore-odio con quella scena, l'idea è buona ma girata male secondo me. E' proprio in quella scena che con del budget in più si sarebbe potuto chiudere alla grande.
      Prima di scrivere il pezzo me la sono rivista 3 volte. Il fatto è: alla prima visione, con tutta la tensione del film addosso ci può anche stare, rivedendola per capire meglio cosa non mi piaceva... ecco, mi dava fastidio tutta quanta.

      Elimina
  11. Ne ho un buonissimo ricordo, sia del racconto che del film, che ha il merito oltre al resto, di non aver cercato a tutti i costi di fornire una storia delle origini sia del Volatore Notturno che di chi vuole fotografarlo a scapito di tutto. Il vampiro c'è, esiste, e non abbiamo bisogno di sapere altro. Stessa cosa per il personaggio di Ferrer. Ciao Miguel, accidenti se manchi.
    Dovrei rivederlo per poter esprimere un giudizio su quei sei minuti "no" di cui si parla, perché onestamente non ricordo sbavature.
    In ogni caso gran bel pezzo, grazie a Quinto Moro, e a Cassidy padrone di casa 😉

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Da un punto di vista di messa in scena, capisco il punto di vista di Quinto Moro, ma bisogna anche dire che quella singola scena è in grado di far interrompere quello che sta facendo uno spettatore di passaggio, davanti alla TV dove questo film venisse trasmesso ;-) Cheers

      Elimina
    2. Forse sono troppo severo con la famigerata scena in bianco e nero, forse mi aspettavo troppo. Alla prima visione ricordo che mi affascinò e contrariò allo stesso tempo, e oggi è ancora così.

      Altra scena che mi lascia sempre un pò così è quella del cane, che come montaggio mi è piaciuta molto di più, ma sembrava uscita da una delle tante miniserie televisive di King, come IT o Tommyknockers (momento più telefilmesco).

      Ma i difetti (se di difetti si tratta) vanno nettamente in secondo piano rispetto a tutto il resto.
      Potrei citare a memoria tutte le mie scene preferite ma vi racconterei tutto il film.

      Elimina
  12. Come scritto da altre parti mi è sempre piaciuto molto questo film, inclusa la fine, che però non riesco a ricordare benissimo in questo momento, chiedo scusa sono stanco e anche un pò rimbambito, sarà l'età, ricordo però bene il bianco e nero e tanto sangue. Diciamo che nel periodo in cui è uscito leggevo tutto, ma proprio tutto quello che pubblicava King e quindi avere un film tratto da uno dei racconti che mi era piaciuto di più era per me fonte di grande godimento, al di là del risultato finale. Poi il fatto che ci fosse il grande Miguel Ferrer era un valore aggiunto che impreziosiva la pellicola, nonostante la realizzazione con pochi spiccioli. Insomma, un altro film a cui voglio bene, anche perché si collega a un periodo della giovinezza e spensieratezza. 👋

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche se questo film ha il suo da dire proprio sulla perdita della giovinezza e spensieratezza!

      Elimina
  13. Era una domenica estremamente calda, lo ricordo ancora. A casa non avevamo nessun condizionatore e questa era una scusa buona per infilarsi nella confortevole frescura della sala cinematografica. Tratto da un romanzo di Stephen King e distribuito da Medusa, in pratica la garanzia di una mezza ciofeca, "The Night Flyer" era uno dei pochi horror in programmazione e dato che da li a un mese o poco più, i cinema avrebbero affisso un cartello "è stato bello ci vediamo a Settembre", decisi comunque di andare a vederlo. Ricordo che su Italia1 giravano speciali con backstage vari come supporto promozionale al film (mediaset+Medusa due volti della stessa medaglia) e almeno un poco erano riusciti a creare interesse nei confronti del film di Pavia. Usci dalla sala a fine visione veramente deluso. Ammetto però che qualche anno fa, in sede di recensione, l'ho rivisto e tutto sommato apprezzato di più. In linea di massima concordo con il fatto che tutto funzioni fino alla parte finale dove budget e messa in scena claudicante affossano un po' tutto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Devi essere una delle dodici persone che l'hanno visto in sala in tutta Italia.
      Curiosamente, tra i paesi indicati per la produzione c'è pure l'Italia.

      Penso che in tanti abbiamo amato il film vedendolo in tv, partendo dall'aspettativa delle miniserie su opere di King.

      Elimina
  14. questa fu una GRANDE trasposizione, forse una delle migliori nonostante il budget risicatissimo, di King. Il Transvolatore notturno è molto sottovalutato come pellicola. Merita, soprattutto per il finale unico, non presente del mini racconto. Dwight Renfield (si suggerisce dal nome, una collocazione come servo del "fu" maestro iper famoso e iconico, infine "premiato" col dono maledetto..) è reso alla perfezione, esattamente come dovrebbe essere nel racconto, di cui "vediamo" con la nostra immaginazione di lettori solo le mani artigliate e "sentiamo" solo il fiato putrido di tomba. Qui dopo la rivelazione mettono il gore in folle e via per uno spettacolo di morte assoluta, molto molto ironico nel suo finale. Meraviglioso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Chiamare il personaggio Renfield è una chicca del professor King che filologicamente vuole farci suonare qualche campanello in testa ;-) Cheers

      Elimina
  15. "L’Inside View, ottimo per foderare la cassetta del gatto una volta che l’hai letto… assorbe la pipì che è un piacere!" Una battuta che rende alla perfezione la filosofia del giornale e delle persone che ci lavorano, Dees in primis, a caccia di un Dwight Renfield che, pur essendo non solo fisicamente un mostro a tutto tondo (se Dees è un cinico stronzo marcio fino al midollo, Renfield vede le sue prede solo come cibo e nient'altro), alla fine è comunque più onesto e "morale" di lui, nel mostrargli come per voler davvero vedere -e, quindi, credere- ci sia da pagare un prezzo molto alto. Adattamento riuscito come pochi altri questo "The Night Flier", a mio parere, tanto che non mi riesce ancora oggi di avere riserve nemmeno nei confronti di quei sei minuti...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Molto d'accordo ma anche malto d'accordo visto che il correttore automatico del telefono insiste, forse bisognoso di birra come Renfield di sangue ;-) Cheers

      Elimina
    2. "per voler davvero vedere -e, quindi, credere- ci sia da pagare un prezzo molto alto"
      Vero, è la chiave di lettura più azzeccata del finale.

      Non sono d'accordo che Renfield veda le sue prede solo come cibo, perchè mentre alcune le aggredisce brutalmente, altre (la vecchia signora) la tratta con "gentilezza", non ne fa scempio come gli altri, sembra donarle una morte dolce, contrariamente ad altre sue vittime brutalizzate.

      Elimina
    3. In effetti la morte della signora è l'unico momento quasi da conte di Renfield. Cheers!

      Elimina
    4. Se vi state riferendo a Ellen Sarch l'ho tenuta volutamente fuori dal mazzo, trovando il comportamento di Renfield nei suoi confronti del tutto compatibile con quello di un vecchio amico (secondo alcuni amante, senza mezzi termini) tornato a trovarla da un tempo lontano, quando forse non era ancora un vampiro (non sappiamo di preciso quando lo sia diventato, in effetti): Ellen come unico "umano" rimpianto di una vita definitivamente passata da parte di un non morto, quindi. Ma per le altre vittime nessun rimpianto e nessuna pietà...

      Elimina
    5. In effetti potrebbe essere andata così, fila come discorso. Cheers

      Elimina
    6. Io l'avevo interpretata in un altro modo: forse condizionato dal Dracula di Coppola, ho pensato che Ellen potesse ricordargli una vecchia fiamma data la somiglianza delle vecchie foto. L'ho sempre vista in questo modo perchè le foto nell'album di Renfield le ho sempre immaginate antichissime, dagli albori della fotografia, o comunque primissimi del novecento, per cui Ellen non mi sembrava compatibile con una donna che avesse già conosciuto.
      Ma la tua teoria mi stuzzica molto, se le foto fossero più recenti, di 40 o 50 anni prima sarebbe compatibile. Ci sta!

      Elimina
  16. Lo hanno fatto pochi mesi fa su Italia 2.
    Per me i difetti del film sono due : troppo prevedibile nel finale sin dal suo inizio ( almeno per chi è sgamato di film specie horror ), e il vampiro in versione mostro, un pò ridicolo e stoppaccioso: e quando il Mostro fa più ridere che paura, è peccato mortale per un horror.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Me lo sono rivisto su Mediaset play in tutta comodità (storia vera). Cheers

      Elimina
    2. Non sono d'accordo sulla prevedibilità del finale. Certo, è matematico che Dees farà una brutta fine e che la ragazzotta ingenua si salverà e ne prenderà il posto.
      Il modo in cui si risolve la faccenda tra Dees e Renfield al contrario non è così banale.

      Il punto forte del mostro è proprio il fatto che non lo si vede per tutto il tempo, la sua maschera non è un granché, ma quello che conta è la tensione tra i personaggi più della qualità del make-up. Mi tengo tutta la vita un mostro fatto con due lire ma con l'anima giusta, più di altri horror fatti visivamente meglio - e coi soldoni - in cui i personaggi non fanno nè caldo nè freddo.

      Elimina
  17. devo leggere un'antologia di king, spero sia bella perke i suoi romanzi più corposi li trovo troppo annacquati
    PS: nn serve che rispondi perke nn entro mai e nn attivo le notifiche all'intera discussione

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Da poco ho finito "Se scorre il sangue" anche se ho preferito leggere "Later". Cheers!

      Elimina
    2. Anch'io penso la recupererò, anche perchè "Stagioni diverse" mi è piaciuto alla follia, un King a misura di racconto lo trovo più affrontabile.

      Elimina
    3. King diceva che i romanzi sono come partite di Baseball e i racconti come quelle di Basket. Conosci già la mia preferenza sportiva ;-) Cheers

      Elimina
  18. Grazie per la dritta, appena possibile a vedere il film e poi torno qui a dirti cosa ne penso. Mi hai "stregato" con questa recensione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Potresti trovarlo ancora su mediasetplay ;-) Cheers

      Elimina