Lo ammetto candidamente, ho qualche problema con Mark Millar e mi sono preso una lunga pausa dalla lettura dei suoi lavori.
Lo scrittore scozzese è stato capace nel tempo di tenere botta nel passaggio di consegne ai testi di “The Authority” dopo la gestione di Warren Ellis. Ha scintillato sulle pagine di “Ultimates” per la Marvel, fornendo tanto materiale all’universo cinematografico, basti pensare all’aspetto di Nick Fury ritratto con le sembianze di Samuel L. Jackson, inoltre con il primo volume di “Kick Ass” - fumetto, non l’edulcorato film che ne è stato tratto - ha saputo dire qualcosa di nuovo e non per forza rassicurante sui super eroi.
Eppure Mark Millar è lo stesso che mi ha tremendamente deluso con “Superior”, che ha raccolto risate sulla pagine di “Fantastici Quattro” e che è riuscito a tirare un potente calcio al secchio del latte con “Kick Ass 2” e “Kick Ass 3”, dove la propensione di Millar è venuta drammaticamente fuori: uno che per tante pagine si atteggia da Punk iconoclasta pronto a sputare in faccia alle tradizioni (super eroistiche) al fine di smontarle, metterle in ridicolo per poi ricostruirle, salvo poi far spesso terminare le sue storie come il peggiore dei conservatori, uno che non solo lo status quo non vuole alterarlo, ma a cui tiene anche parecchio.
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Non vi siete stufati anche voi di vedere supereroi che indicano e gesticolano come se fossero Nick Cage? |
Ecco perché mi sono tenuto alla larga da molti dei suoi lavori recenti, anche se sto provando il recupero anche se con molta difficoltà lo ammetto, ad esempio “Jupiter's Legacy” non mi è piaciuto quasi per niente. Pubblicato nel 2013, in coppia con il disegnatore Frank Quitely che proprio con Millar aveva fatto scintille su “The Authority”, questo fumetto è al momento composto da due volumi, più uno spin-off intitolato “Jupiter's Cirle”, dedicato alle origini di Utopian e della prima generazione di eroi della serie.
Nel 2019 è stato annunciato anche il capitolo finale, “Jupiter's Requiem” che però non è ancora uscito perché Frank Quitely, al fine di evitare lunghe attese ai lettori, si è preso del tempo per curare a dovere le sue dettagliate matite. Non ho idea invece di come sia “Jupiter's Cirle”, perché non l’ho letto, ma i primi due volumi di “Jupiter's Legacy” come dicevo lassù, mi sono sembrati tanto la montagna che partorisce il topolino, non nel senso Mickey Mouse del termine.
Purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista, Mark Millar è uno degli autori più corteggiati dal grande e ultimamente anche dal piccolo schermo, basta dire che il suo “Wanted” arrivò al cinema nel 2008, quando il secondo numero del fumetto originale non era ancora stato pubblicato, questa spiega perché le due trame in comune hanno giusto il titolo (storia vera).
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Da grandi poteri, derivano pigiamini pacchiani e parrucche imbarazzanti. |
Ma dopo Kingsman e il suo seguito, anche “Jupiter's Legacy” non poteva stare lontano dai radar degli adattamenti, infatti molti fumetti targati “Millarworld” - etichetta fondata dallo schivo scozzese, la cui prossima autobiografia in uscita si intitolerà “L’uomo con il cervello d’oro”, quando distribuivano la timidezza Millar era al pub a sfondarsi di birra - verranno portati sul piccolo schermo da Netflix, proprio come accaduto per questa serie che devo ammetterlo, sulla base dei due volumi che ho letto, risulta essere un adattamento piuttosto fedele, al netto di un paio di personaggi che hanno cambiato etnia senza perdere il loro spirito originale. Niente di drammatico da segnalare, a meno che non siate dei paladini del: «Hanno rovinato il fumetto perché tizio non è nerooooooo!», ma questo concedetemelo, è un problema vostro, di mio devo già affrontare i problemi di “Jupiter's Legacy”, quindi sono già indaffarato per oggi.
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"Questo Re Artù mica lo aveva a Camelot eh?" |
Utopian (un tutto sommato adatto Josh Duhamel) è una sorta di Gesù Superman, insieme al resto della sua famiglia, la moglie Grace Sampson (Leslie Bibb) e il fratello Walter (Ben Daniels) sono stati benedetti dai super poteri che il nostro ha deciso di utilizzare con estremo giudizio, questo primo circolo di eroi si attiene fedelmente al codice, una serie di regole tra cui non uccidere e non interferire con la politica, che ha migliorato le cose nel mondo, ma non ha certo creato un’utopia, in compenso la seconda generazione di eroi non ha certo intenzione di portare avanti la tradizione di famiglia.
I figli di Utopian vivono all’ombra di cotanto padre, qualcuno vorrebbe seguire le sue orme con tutte le difficoltà del caso altri invece, come la ribelle figlia Chloe (Elena Kampouris) preferisce passare la giornata a sballarsi, fare il giro delle discoteche e posare mezza nuda per le copertine più prestigiose. Tranquilli, nella serie tv non si vede niente, riponete gli ormoni.
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Non sto in piedi ma sto in posa / Storta sì, ma favolosa (cit.) |
La prima stagione di “Jupiter's Legacy” è composta da otto episodi che ho fatto fatica a terminare, il ritmo non è certo pieno di brio ma mi rendo conto che ci sono alcune storie, che siano esse raccontate sulle pagine di un fumetto o dal paginone di Netflix con cui proprio, non scatta la scintilla, per quanto mi riguarda “Jupiter's Legacy” è una di queste.
Mi rendo conto che il pubblico generalista, l’enorme bacino di spettatori di Netflix, potrebbe apprezzare questa serie più di me, perché Mark Millar è un dritto, un discreto paraculo che non si fa problemi ad abbracciare concetti e trovate altrui per fare bella figura. In “Jupiter's Legacy” viene citato apertamente H.P. Lovecraft, che va sempre di moda ormai, ma ci sono anche scene che ricordano da vicino Watchmen (come Utopian che si confessa con l’unico che lo conosce da tanto tempo, ovvero uno dei suoi peggiori ex nemici) ma anche concetti come la seconda generazione di super eroi, ben diversa nell'atteggiamento dalla prima, che di fatto era già stata raccontata in “Kingdom Come” di Mark Waid e Alex Ross.
Quello che di norma mi piace dello stile di Millar è la sua capacità di imprimere ai suoi personaggi il suo stesso atteggiamento strafottente, purtroppo quell’aria da tipo che si atteggia a Punk, ma sotto sotto è il peggiore dei conservatori lo perseguita, infatti in “Jupiter's Legacy” il personaggio più riuscito risulta essere il super criminale Starfox, l’unico con cui Millar riesce davvero a criticare l’incapacità (o la mancanza di volontà) da parte dei “Super” di modificare lo status quo. Se Alan Moore si era spinto fino a questo estremo con Miracleman, spiegandoci anche qualcosa di molto cinico sulla natura umana, Millar vorrebbe rubare il fuoco agli dei, scrivendo un fumetto che nelle intenzioni, potesse sedersi accanto ad opere come “Watchmen” e “Kingdom Come”, ma la sua natura di conservatore alla fine lo frega.
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Malgrado il costumino discutibile, Starfox resta il più tosto. |
Starfox e la sua critica all’operato dei supereroi dura lo spazio di un mattino, il suo arco narrativo viene spazzato via da Millar, sacrificato sull’altare del colpo di scena a tutti i costi (un altro dei problemi che affligge la prosa dello scozzese) e “Jupiter's Legacy” di fatto si conclude con la peggior morale, il trionfo dello status quo, alla faccia delle volontà rivoluzionare di Millar.
Lo scrittore scozzese è bravissimo a creare fumetti che sono come “Blockbuster” su carta, ma quando si tratta di dire davvero qualcosa di nuovo sui super eroi, le sue ambizioni si scontrano con i finali conservatori delle sue trame. Quindi cosa mi è piaciuto di “Jupiter's Legacy” inteso come fumetto? Essenzialmente solo le ottime tavole di Frank Quitely.
La sensazione di stare guardando un episodio dei Power Ranger girato con i soldi di Netflix mi colpisce più forte dei super pugni. |
Spesso accusato per i volti “cicciotti” dei suoi personaggi, Frank Quitely ha una cura per i dettagli notevole, in “Jupiter's Legacy” ha saputo mandare a segno tavole davvero spettacolari, molto migliori della trama derivativa e frutto di uno stile sempre più stilizzato di Millar. Quindi consiglio la lettura di “Jupiter's Legacy” giusto per i bellissimi disegni di Quitely, la serie tv invece? Forse ha tutto per affascinare il pubblico generalista in cerca di altri super eroi sul piccolo schermo, ma non posso proprio dire che mi abbia esaltato. Leggo troppi fumetti o leggo quelli giusti? Questo dubbio mi tormenterà per un po'.
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Rifatevi gli occhi con la classe del signor Quitely. |
La serie curata per Netflix da Steven S. DeKnight (forte della sua esperienza con i super eroi) è un adattamento fedele che però dispone di mezzi non proprio cinematografici, l’invecchiamento degli attori è gestito in un modo che mette a dura prova la sospensione dell’incredulità inoltre, nella serie non mancano le trovate alla Millar, tipo il super cattivo “teletrasportato” su un piano mentale differente, per essere menato con comodo in quello reale, ma è proprio il formato televisivo a non rendere giustizia alla storia di Millar, che già non è originalissima ma sempre più stilizzata, se poi gli togliamo i budget e il grande schermo cinematografico, che i suoi “Blockbuster” a fumetti richiedono, beh il risultato non può che risultare davvero poca cosa.
Sono sicuro che molto pubblico interessato più ai super eroi del piccolo e grande schermo, che a quelli originali cartacei, potrebbe trovare interessante questo “Dallas” con una disfunzionale e potente famiglia di super eroi, ma dal mio punto di vista “Jupiter's Legacy” è quello che succede quando ad un fumetto la cui principale qualità erano degli ottimi disegni, togli anche quelli riducendo tutto a sceneggiato da piccolo schermo.
Oppure molto più semplicemente, Utopian, la sua famiglia ed io, non saremmo mai per davvero amici, ma credo che dipenda dall'onda lunga dei miei problemi con Mark Milla. Temo che dovrò prendermi un'altra lunga pausa dalle opere dello scozzese, anche questo un dubbio che mi tormenterà per un po'.
Sto attualmente seguendo la serie e tra riferimenti ( o citazioni ) più che esplicite a Kingdom come e Watchmen, Lovecraft, Tarantino, se devo dare una risposta al "se" mi sta piacendo, dico "ni.." E' vero, alcune situazioni sono imbarazzanti, vedi il trucco un tantino enfatizzato, le scene sexy che dovrebbero essere di contorno ma, alla fine, annoiano, ma più di tutto manca quello che vorremmo da una serie come questa: dove sono le scaramucce tra i super? Eccole: solo a parole. Saluti.
RispondiEliminaPurtroppo è il DNA di Mark Millar, lui non caratterizza il suo Nick Fury, lo fa disegnare con le sembianze di Sam Jackson e campa di rendita, così come citando Lovecraft e strizzando l'occhio a Moore e Mark Waid. Per questo non riesci tanto ad apprezzare in pieno i suoi lavori ;-) Cheers
EliminaEh.
RispondiEliminaTemo di dover concordare in pieno.
L'andazzo stilistico di Millar, certe volte, e' tremendamente da montagne russe.
Alterna roba notevolissima a vistose cadute di stile, persino dentro a una stessa serie (Kick - Ass, ad esempio).
Il ragazzo spesso parte alla grandissima, ma poi si perde.
O facciamo che prima lancia il sasso ma poi tira indietro la mano, che forse e' pure peggio.
Almeno il buon vecchio Garth e' fedele alla sua linea da secoli e non tradisce mai.
Oddio, con "The Boys" le mie certezze avevano un po' vacillato, ma adesso la sto recuperando e rivalutando in pieno.
Vedendo come parla del bombardamento mediatico a base di super in tempi non sospetti, aveva ragione lui.
In pieno. Chapeau.
Ma forse proprio per questo le opere di Milkar sono piu' vendibili dal punto di vista della trasposizione su schermo.
Se dobbiamo vedere rona "annacquata" come i Boys, appunto, o "Preacher"...
C'e l'ho in lista, comunque. E gli buttero' un occhio.
Magari potrebbe anche piacermi. Per via del fatto che, come hai sottolineato tu, mi ritengo uno che non ne mastica poi tantissimo, paragonato ad altri (questa non la conoscevo, ad esempio).
Presumo che ad un lettore navigato ed esperto dira' poco e niente, trattando di temi gia' affrontati altrove. E in modo decisamente migliore.
A proposito...si tratta di una serie animata, ma per caso hai visto "Invincible"?
Si, l'ho visto. Invincibile e' una serie animata, Jupiter e' recitato da attori in carne ed ossa. Invincible ha quello che manca all'altro. Senza spoilerartelo troppo, l'ho trovato migliore, e senza buchi di sceneggiatura. Un po'cruento ma, del resto, e' abbastanza fedele al fumetto.
EliminaPiccola doverosa premessa visto che ormai gira questa voce in rete, sia "Jupiter's Legacy" che "Invincible" non hanno quasi nulla da spartire con "The Boys". Devo dire che questa serie è un adattamento fedele di un fumetto che non ho apprezzato molto, insomma l'esatto opposto di "The Boys" anche qui ;-) Cheers
EliminaConcordo con Guy su "Invincible" non l'ho ancora terminata ma sto facendo i compiti, arriverà un post spero il prima possibile ;-) Cheers
EliminaCavolo, sembra ricalcare un'altra serie che ho visto da poco su Netflix e che è stata uan sofferenza, Inhumans: non ne voglio proprio vedere un'altra simile! Grazie di avermi avvertito, avevo messo Jupiter's Legacy in lista (a dire il vero, speravo di vedere qualche adominale scolpito soprattutto) ma ora l'ho rimosso!
RispondiEliminaPosso dirti che è meglio di quel pasticcetto di "Inhumans", però non aggiunge molto al tema, secondo me come spettatrice sei già troppo prepratata per trovare del fascino in questa storia, parere mio, non voglio negare la quota addominali a nessuno ;-) Cheers
EliminaMah, per Milllar non è diverso da tutti quegli scrittori che si fanno la gavett in marvel e DC e poi le mollano per mettersi in proprio: cioè, si mettono a fare copie dei fumetti Marvel e DC ma più violenti e volgari.
RispondiEliminaIdem i supereroi che vi appaiono ( tutte copie dei vari SUperman e co. ): che bello, un altro supereroe imitazione di SUperman !
Tra un pò lo si confonde con Omniman di Invincible !
E non venitemi a dire che ormai i supereroi hanno detto tutto ed è impossibile dire/creare qualcosa di nuovo, perché non è vero.
Il problema è che gli americani hanno " l'imprinting" ormai centenario di Marvel e DC e non riescono a distaccarsi da quel modello.
I giapponesi invece, che i supereroi Marvel e DC non li hanno mai letti , sono riusciti a creare supereroi che, se non originali, almeno insoliti come quelli di One Punh Man o my Hero aCADEMIA .
Il fumetto americano è dipendente dai super eroi, la penso come te, pur essendo una tipologia di fumetto con caratteristiche ben precise (per assurdo, di nicchia, se non fosse così popolare) ma con ancora molto da dire, proprio tanto, purtroppo non credo che "Jupiter's Legacy" sia la strada giusta per farlo ;-) Cheers
EliminaIo adoro i supereroi , ma non che mi si creino di continuo nuovi universi che sono copie carbone di quelli Marvel e DC.
EliminaAnche perché la gente di quelle copie prima o poi si stufa e torna agli originali.
Gli sceneggiatori USA di fumetti non hanno fantasia : per questo sfruttano al' inverosimile sempre Lovecraft , Dracula, gli zombie o i personaggi delle favole , perché sono di pubblico dominio , hai un nome famoso di richiamo e non devi sbatterti a inventare nulla .
E quando fai la gavetta scrivendo per anni storie per Marvel e DC , quando ti metti in proprio e devi fare storie di supereroi , che fai ti metti a inventare qualcosa di nuovo e originale ?
Non sia mai, meglio continuare a scrivere di Supes e co. cambiandogli solo il nome e l' aspetto ( come fa Busiek con Astrocity ).
Il problema ha radici più profonde, anche le serie di super eroi ormai non fanno altro che presentare versioni alternative dei personaggi, il vicolo cieco delle storie di super eroi dedite a produrre gadget da vendere e poco altro. Cheers!
EliminaNon ho ancora capito se Millar mi piaccia o meno :/ questa serie però mi dà l'impressione di una recita di cosplayer...
RispondiEliminaSiamo in due, si alterna tra lavori ottimi e gran ciofeche, ma l'effetto cosplayer scorre potente in questa serie. Cheers!
EliminaDico solo questo,Mark Millar è un What if...? vivente. La sua fantasia è tutta incentrata su questo,non mi vengono in mente propio,cosi su due piedi sue storie che non siano un What if...? E se Batman fosse cattivo ? E se un ragazzino provasse a fare il supereroe ? E se la Marvel fosse stata creata nel 2001 ? E se i cattivi della Marvel vincessero ? E se e se e se... Ah Mark,esci da questo tunnel.
RispondiEliminaIn effetti lo hai descritto alla grande ;-) Cheers
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