Ci sono titoli in grado di spiazzare completamente spettatori e critici, non vedevo l’ora di arrivare a questo strato geologico della filmografia di Gordon, benvenuti al nuovo capitolo della rubrica… Above and beyond!
Provate a chiedere al primo che passa chi è David Mamet, probabilmente vi diranno che è un drammaturgo, produttore, sceneggiatore, regista, saggista, uno che è stato nominato due volte agli Oscar e che ha vinto il Pulitzer. Poi provate a chiedere chi è Stuart Gordon e se siete fortunati, vi diranno che è uno che ha diretto dei film horror.
Cos'hanno in comune questi due? La città di nascita,
Chicago, ma soprattutto una lunga militanza nel teatro, infatti proprio questo
ha spinto questi due personaggi (apparentemente agli antipodi) a collaborare, per
portare sul grande schermo “Edmond”, l’adattamento dell'omonima pièce di Mamet
del 1982. Ed ora, prendetevi un momento per pensare agli strani anni 2000 del
nostro Stuart, una sortita a Providence in Spagna per un horror lovecraftiano a bassissimo
budget, un film per l’Asylum grande quanto una formica e poi, David Mamet e la visibilità che questo autore si porta
dietro. Poi ditemi che Gordon non è stato un regista più unico che raro.
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Tocca la sacra pancia, porta fortuna. |
“Edmond” spiazzò tutti nel 2005, mi pare che allora ancora leggessi “Ciak”, un film scritto da David Mamet, con un cast di attori e attrici nutrito anche senza bisogno di nomi sfavillanti, che per di più era del tutto indipendente, autoriale e così dannatamente buono non poteva essere ignorato. Il fatto che fosse diretto da Stuart Gordon per due minuti ha costretto anche la stampa che di norma ignora l’horror a riconoscere i meriti di un regista che proprio da lì arrivava, uno schiaffo in faccia a quella puzza sotto il naso cinematografica che Gordon non ha mai avuto, perché il regista di Chicago ha sempre mantenuto inalterato il suo stile e le sue tematiche, andando a cercare il cinema, che fosse alla corte della Asylum o a quella di David Mamet, per la semplice gioia e necessità di raccontare storie, in particolare quelle di grottesca umanità che a Gordon piacevano tanto e sapeva raccontare così bene.
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Una Mena Suvari ammiccante al posto dei titoli di testa, anche perché questo film non ne ha (storia vera) |
Di fatto, “Edmond” è stata “la notte brava del soldato Gordon”, finito per un breve periodo sotto i riflettori della serie A cinematografica con un film indipendente e comunque girato con un budget piccolissimo. Idealmente il secondo capitolo di un’ipotetica trilogia a cui nessuno ha mai dato un nome, composta da Kingof the Ants, questo film e “Stuck” (a breve su queste Bare), mi lancio nell’impresa? “Trilogia del grottesco umano”, ma accetto ogni tipo di suggerimento. Tre film in cui l’elemento horror è abbondante e in bella vista, ma sono tutti e tre calati in un contesto realistico, la prova che a differenza di tanti altri suoi colleghi, Gordon ha saputo adattare il linguaggio del suo cinema ai tempi moderni, senza risultare un residuato bellico proveniente da un’altra epoca.
«Ha vinto la lotteria per il fatto di essere nato. La grande mano ha schiaffeggiato un maschio bianco americano, lui non sbaglia, è così curato, lo sporco dalle sue mani viene subito via». Questa è una delle strofe iniziale di W.M.A. dei Pearl Jam. Di fatto, Edmond Burke protagonista di questo film è proprio questo: un maschio bianco americano e in quanto tale, non dovrebbe avere un problema che fosse uno nella vita, parte di (larga) fetta di popolazione che non soffre di discriminazioni, eppure non è serena, afflitta da quella che la vecchia pubblicità di un amaro a base di carciofo definiva, il logorio della vita moderna.
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Cin Cin Ar Ar (cit.) |
Edmond Burke (un William H. Macy incredibile) ha un lavoro,
una bella moglie, una casa arredata in modo minimale e un appuntamento con il
capo all'una e quindici a cui il suo datore di lavoro non si presenterà mai.
Con il bigliettino con l’ora ancora in mano Edmond esce dall'ufficio e la sua
attenzione viene attratta da un negozio di cartomanzia al civico numero 115.
Qui la sedicente maga leggendogli la mano dichiara all'uomo che lui, sta
vivendo una vita che non è la sua, questa parole fanno saltare il tappo di una
bottiglia che nella testa di Edmond fermentava da chissà quanto tempo, la cena
a base di topinambur e tre verdurine (tre, di numero) gli diventa
insopportabile come tutto il resto, dalla sua casa, il suo lavoro e ovviamente
sua moglie, il nostro Ed molla tutto rifiutandosi di riporre correttamente la
giacca sul porta abiti comincia la sua rivolta, un “After Hours” nel senso
Scorsesiano del termine, oppure tutto in una notte per dirla alla Landis, però
in stile Stuart Gordon, paura e delirio nella vita media di un maschio, bianco,
americano.
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"Portamene un altro, tanto offre il mio nuovo amico qui" |
Cosa può fare un “W.M.A.” (o W.H.M, William H. Macy) così che ha appena deciso di darsi una botta di vita? Per prima cosa un goccetto al bar, dove incontra il Lucignolo della situazione che, ovviamente, non poteva che essere interpretato da uno dei fedelissimi di Gordon, quel Joe Mantegna con cui il regista di Chicago ha iniziato proprio a teatro. L’uomo al bar per quanto “latinos” mette subito in chiaro il concetto: «Sai chi se la passa bene in questo Paese? I neri», solo che non li chiama così e passa un bigliettino ad Edmond, uno strip club con signorine di livello in cui arriverà la seconda di (tante) facce note che popolano la discesa negli inferi di sé stesso per Edmond.
Facciamo un minuto di silenzio per una didascalia che nessuno leggerà |
Denise Richards quando era ancora da capogiro (prima della chirurgia estetica) cerca di fargli pagare un cocktail un’esagerazione di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti, il nostro Ed non ci sta e vuole togliersi il prurito senza spendere un capitale, quindi scende un altro gradino della scala sociale e finisce in un Peep Show a guardare Bai Ling dimenarsi dietro ad un vetro, ma guardare e non toccare stanca, quindi si passa al bordello gestito da Debi Mazar e su in camera con Mena Suvari, anche lei ancora nel pieno del suo “sesso a pile” (e della sua breve popolarità) anche se ve lo dico subito: la vedremo di nuovo molto presto sempre diretta da Gordon.
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"Pronto sorveglianza, buon Natale a tutti!" (cit.) |
Sesso e denaro, le due pulsioni che potremmo dire muovono la società occidentale, bruciano e sono in lotta tra loro dentro Edmond che tutto vuole, ma nulla stringe, infatti finisce pestato e rapinato senza portafoglio in una bettola a trattare per una monetina per telefonare con Jeffrey Combs, sì, Gordon ha voluto tutti i suoi fedelissimi a fare da piantone lungo il percorso (in discesa) del suo protagonista. Edmond fa a pugni con un mondo governato dai soldi dove se li hai e sei disposto a spenderli, puoi scopare e se non li hai, non puoi fare nemmeno una telefonata e finisci a barattare l’ormai inutile anello di matrimonio ad un banco dei pegni, scambiato con un coltello da combattimento della Prima Guerra Mondiale, perché i maschi bianchi americani non saranno vittima di discriminazioni, ma coltivano la rabbia (armata) meglio di chiunque altro.
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Con Stuart Gordon in giro, Jeffrey Combs non può essere tanto distante. |
Se la cartomante prima e Joe Mantegna poi, hanno fatto
saltare il tappo, ora Edmond usa la sua bottiglia a lunga fermentazione come un
pilota di formula uno sul podio, non starei a scomodare Sigmund Freud che sul
coltello utilizzato come surrogato (ai danni, guarda caso, di un nero, ovviamente
non chiamato così) avrebbe qualcosa da dirci. Ormai, la notte brava del soldato Jonathan
Edmond è lanciata come un treno in corsa verso il disastro e la prossima faccia
nota è quella di un'altra quasi ex famosa che era qualcuno nei primi 2000 come Julia
Stiles che qui interpreta una cameriera aspirante attrice che non
ha mai fatto il salto (e poi ditemi che il cast di questo film non è stato
selezionato in modo geniale) che per qualche ora apre le porte del suo mondo e
del suo letto ad Edmond che sembra essersi liberato dei suoi tormenti, ma anche
di ogni inibizione. Presto, però, come tutti i maschi bianchi americani (ma non
solo) con un minimo di potere, finirà per abusarne, come dicevano in “How i met
you mother”: niente di buono può accadere dopo le due di notte, specialmente se
ti fidi di un W.M.A. (o W.H.M).
"Tosta farsi una carriera anche negli anni '10 eh?", "Non dirmi niente, certi mal di testa" |
Dopo aver messo alla prova il potere dei soldi, il sesso e il potere che deriva da un’arma, “Edmond” mi regala materiale per la mia bislacca teoria per cui ogni bel film, si merita una scena in metropolitana e William H. Macy qui è incredibile. Cioè lo è per tutto il film, ma la capacità del sosia di Ned Flanders (senza baffi) di regalare svariate sfumature (di decadenza) al suo personaggio è da applausi, ci vuole un grande attore per caricarsi sulle spalle un film in cui è in scena per il 100% del tempo, ma per non far scappare il pubblico con un personaggio tanto disgustoso e grottesco ci vuole un grandissimo attore. Quando dico che la selezione del cast è da applausi tanto quanto la prestazione di Macy, intendo anche per i trascorsi, Macy aveva già interpretato un Edmond (però totalmente remissivo) in “Fargo” (1996) e sarebbe finito ad interpretarne un altro, però in chiave comica nella serie tv “Shameless”.
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Anche Ned Flanders ogni tanto, s'incazzata. |
Nel tentativo di liberarsi dalla sua gabbia fatta di quotidianità, quella soffocante normalità che per qualcuno può risultare insopportabile come la tortura della goccia, Edmond attraversa tutte le fasi, arriva a credersi nuovo profeta e poi ripiega su un tentativo ben poco convinto di conversione religiosa, ma in fuga da una gabbia immaginaria, si ritrova in una del tutto non metaforica, ironicamente nella cella numero 115, su questo punto lasciatemi l’icona aperta, tra poco ci torniamo.
“Edmond” oltre ad essere una gran prova di William H. Macy è la conferma della continuità autoriale di Stuart Gordon, un film d’autore a tutti gli effetti, girato da uno con il curriculum pieno di body horror lovecraftiani, in cui sia il personaggio protagonista che il suo regista, non scadono mai nel macchiettistico, sarebbe bastato pochissimo per sbagliare un film così risultando tutti fuori luogo, invece Gordon quando deve far scorrere il sangue è perfettamente a suo agio, mentre il resto del tempo adatta il suo linguaggio cinematografico ai tempi moderni, senza risultare un vecchio rottame che tenta di stare al passo.
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Non ci vuole un |
La storia, poi, mette Gordon nella condizione ideale per continuare a raccontare esempi di umanità grottesca come ha sempre fatto nel suo cinema, il tutto calato in una storia estremamente parlata (specialmente nel finale), dove il lavoro di Mamet si vede tutto, ma in cui Stuart Gordon è perfettamente a suo agio. A memoria mia, non ricordo casi analoghi di registi di genere provenienti dal cinema horror degli anni ’80, così capaci di risultare perfettamente a loro agio e coerenti con la propria poetica, come ha fatto Gordon qui, forse solo Cronenberg potrebbe essere un precedente positivo, perché quelli negativi purtroppo, nel corso del tempo non sono mancati.
Il finale di “Edmond”, per utilizzare l’espressione che
piace molto ai cinefili colti (quindi non il sottoscritto) è devastante perché
ironico, un umorismo nerissimo, ovviamente, senza rivelarvi nulla vi dirò che un
maschio bianco americano in fuga da una gabbia metaforica, si ritroverà in
gabbia a ripensare anche alla sua condizione di maschio bianco, diverso, ma
ancora in gabbia e più che un monito al comportarsi bene per evitare la galera
(altro asso nella manica di Gordon),
“Edmond” è un monito nei confronti di una categoria che ha vinto la lotteria il
giorno in cui è nata, ma resta la più incazzata e pronta a lasciarsi andare ai
più bassi istinti, nel bestiario umano dipinto senza giudizi, ma con estremo e
cinico realismo da Gordon. Filmone? Potete dirlo forte.
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Finali tosti ne abbiamo per questo film? Potete dirlo forte. |
Ultima annotazione, perché avevo un’icona lasciata aperta da chiudere: tutta questa discesa all’inferno dell’animo umano, Gordon la mette su in un film dal ritmo impeccabile, che dura 82 minuti, quindi un’ora e ventidue minuti. Anche se di fatto il film finisce poco prima, avete presente la porzione di titoli di coda quelli dove sono elencati tecnici e maestranze? Quelli scritti fitti fitti che scorrono sullo schermo anche più velocemente di quelli dove, invece, sono ben leggibili i nomi degli attori? Ecco, quel tipo di titoli di coda lì, quelli che vengono letti solo dai sociopatici come me, di norma determinano la fine ufficiale del film. Questo tipo di titoli di coda per “Edmond” comincia esattamente allo scoccare dell’ora e quindici minuti del film. 115… Diavolo di un Gordon!
Prossima settimana, un nuovo appuntamento con Stuart Gordon il “Master of Horror”, non mancate!
Edmond è considerato un icona gay in italia la comunità gay si mobilito per andarlo a vedere
RispondiEliminaDavvero? Non lo sapevo ma per il finale? Confesso la mia ignoranza totale, non ho mai capito quali sono i parametri per essere considerati un'icona dalla comunità omosessuale, mai avrei immaginato Edmond come Lady Gaga ;-) Cheers
EliminaFilm che recuperai dopo aver iniziato il lento (ma costante) recupero di SHAMELESS (Dio quanto amo la Rossum...) dove W.H.M. interpreta (bravo Capo!) praticamente lo stesso personaggio ma declinandolo in maniera differente.
RispondiEliminaAmmetto però che questo EDMOND me lo ricordo vagamente. Ricordo la notte da incubo che è un viaggio infernale che porta il nostro ad una lenta discesa nel peggio. Ricordo le facce note tanto che rimasi sorpreso dalla ricchezza del cast, ma oltre a ciò ricordo poco altro. Il coltello, la telefonata,... Perfino il finale: nada de nada! Conoscendomi, probabilmente sono rimasto fermo, imbambolato alla prima stazione con la Richards. Quella non si scorda!
Che per altro la Richards compare dai nove ai dodici secondi, con la "stazione" tutto sommato più tranquilla tra quelle percorse da Edmond nella sua via crucis. Proprio in questi giorni sto guardando "Shameless", sono all'inizio della terza stagione quindi non ho idea di cosa accadrà in futuro, lo scoprirò, per ora posso dire che Frank è forse anche più stronzo di Edmond solo che resta sempre impunito (o quasi), anche se sono di fatto due facce della stessa medaglia. Cheers!
EliminaAd un certo punto mi hai fatto tornare un mente una scena iconica di Mr.Crocodile Dundee: "Quello sarebbe un coltello? QUESTO è un coltello!"
RispondiEliminaCitare frasi da Mr.Crocodile Dundee è cosa buona e giusta, ci fa subito sgamare anagraficamente, ma non possiamo farne a meno, anzi ora vado a fare un giro in giro ;-) Cheers
EliminaMai visto nemmeno questo
RispondiEliminaMa posso ipotizzare che Gordon si sia tolto il suo bel sassolino nella scarpa (sassolino? Direi più un pietrone da un quintale!) n ei confronti di certa critica.
Possiamo dire che ha fatto il suo film "impegnato", dunque?
Anche se col tempo ho imparato che certe distinzioni esistono solo nella testa di chi guarda.
Devo vederlo. Anche per la presenza di Macy che, da quanto ho capito, qui regala un altro ruolo come quello di "Fargo".
Lì era veramente il peggior marito e padre di famiglia che si potesse immaginare.
Una persona davvero orribile, nonostante facesse di tutto per passare da vittima.
Anche qui é un frustrato schiacciato dalla sua stessa vita a base di ammorbante normalità e consuetudine. Ma che il giorno in cui decide di muoversi e fare davvero qualcosa finisce solo per far danni e rovinare tutto quel che tocca.
Pare che ognuno abbia i suoi buoni motivi per essere incazzato (nero, anche se qui é bianco. Ok, era pessima).
Anche chi all'apparenza non dovrebbe avere nessun motivo per esserlo visto che ha tutto. E ha quel che in genere molta gente gli invidia per il semplice fatto di non averlo.
A un certo punto un moto di ribellione é inevitabile. Persino sacrosanto.
Ma ogni azione, ogni scelta ha delle conseguenze. E un prezzo da pagare.
Gran bella recensione, Cass. Trasmette sincero entusiasmo. E mi porta a pensare che sia uno dei tuoi film preferiti.
Proprio come con Cronenberg e nelle sua produzione più recente qui si dimostra che per evocare l'orrore, specie nel quotidiano, non é necessario ricorrere a mostri e escrescenze purulente.
I mostri peggiori girano sotto mentite spoglie umane, cercando di passare come tali.
Siamo noi.
Ciò non toglie che non i dispiacerebbe rivedere il grande David cimentarsi di nuovo con uno dei suoi film vecchio stampo.
Continuo a sperarci, nonostante tutto.
Ti ringrazio capo, non so se è uno dei miei Gordon preferiti e un film da far vedere a quelli che pensano fosse solo uno che ha fatto un paio di horror negli anni ’80. Cheers!
EliminaGuarda, mi stai facendo scoprire un sacco di film che non conosco.
RispondiEliminaForse è il caso di vedere questa notte di ordinaria follia, anche se mi sembra di capire che non c'è alcun aggancio con il sovrannaturale, il che mi sembra strano per Gordon, ma meglio così.
L'orrore più grande è quello che nasce dallo scoprire quanto siano spaventosi i luoghi più ordinari e confortevoli (mi pare stia scritto in "Supernatural horror in Literature"). Forse HPL è diventato il più grande creatore di mitologie del 20. secolo proprio perché era un incallito materialista, e il suo io spirituale represso gli scaricava addosso tutti quei sogni vendicativi... avercene!
E poi una prostituta interpretata da una che si chiama Mena Su Vari la voglio vedere. :D
Ehehe in effetti non ci avevo pensato ;-) Sapevo che con una rubrica su Stuart Gordon mi sarei preso un rischio, ma poi nemmeno tanto perché ho la fortuna di avere dei lettori curiosi e attenti, un blog che non ha bisogno di andare ad inseguire facili click e soprattutto, Gordon si meritava quel poco (pochissimo) di visibilità che posso offrirgli, resta uno dei miei preferiti anche per film come questo, che non ha nessun gancio sovrannaturale, ma racconta l’orrore più grande, il male quotidiano che gli uomini possono fare. Cheers!
EliminaCon Mamet mi compri facile, e credevo bene o male di essermi gustato le sue opere arrivate in Italia: invece mi fai scoprire una volta di più che quando c'è Gordon in giro mi ritrovo con lacune nelle visioni!
RispondiEliminaDevo recuperare assolutamente un film con due "padri" del genere, segno che i ghetti e i generi sono solo nella testa dei critici, non degli autori ;-)
Bravissimo hai detto bene, penso che ti piacerà, la mano di Mamet si sente perché è un film molto parlato ma scorrevolissimo, perché si sente anche quella di Gordon ;-) Cheers
EliminaMi associo a Lucius nel dire che Mamet è una garanzia; qui poi tornano alcuni volti del cast del mio amatissimo Hollywood, Vermont. Vado fuori tema, Cassidy, ma se non mi sbaglio oggi è il tuo primo anniversario di matrimonio... Auguri a te e alla Wing-Woman!
RispondiEliminaComplimenti per la memoria e grazie anche da parte della Wing-woman ;-) Cheers
EliminaJohn Carpenter rimanendo fedele al cinema di genere,ha ricevuto recensioni sempre peggiori,Gordon e come hai detto tu Cronemberg invece,cambiando approccio hanno ottenuto probabilmente le migliori recensioni della loro carriera da parte della critica specializzata! Sicuramente una persona buona e umile come Stuart era comunque contento che il suo film sia piaciuto,vedendo riconosciuto il suo talento! Neanche poi troppo,ricordo che la critica parlava piu di David Mamet e William H. Macy piuttosto che di Stuart Gordon! Trovo "Edmond" un film molto bello nel suo nichilismo a tratti anche malinconico oltre che carico di rabbia repressa,tuttavia non e certo il primo film che mi viene in mente pensando all'alfiere del cinema di Chicago privo di pregiudizi,legatissimo all'horror e la fantascienza! In pratica il successo di questo film oltre ad essere la prova della versatilita di Gordon,e anche purtoppo il sintomo di una certa insofferenza del giornalismo cinematografico, nei confronti di quello che viene erroneamente considerato cinema di serie B in tutti i sensi!
RispondiEliminaIl nome di Gordon (e Yuzna) è un trafiletto in TUTTI i pezzi su “Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi”, ovunque, tranne che sulla Bara. Stessa cosa per Edmond, non hanno potuto trattarlo come fanno sempre con i nomi legati al cinema horror, almeno per quindici minuti. Cheers!
EliminaE il tutto Gordon riesce a raccontarlo a meraviglia in soli 82 minuti. O meglio un soli 75, se escludiamo i titoli di coda... Ad ogni modo, quando un ottimo cuoco ha a disposizione gli ingredienti giusti (come W.H.M. e David Mamet) non c'è nessun bisogno di allungare il brodo ;-)
RispondiEliminaAppunto, alla faccia dei film contemporanei che se non durano almeno due ore si vergognano ad uscire. Cheers
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